Cari berlusconiani spaesati, spremetevi per una volta le meningi

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La Transiberiana veloce che collegherà Mosca a Pechino in sole 48 ore. Il «salame Italia» made in Russia Cinquantamila.it, domenica 19 ottobre Immigrati Migliaia di italiani (40 mila secondo la questura) hanno partecipato ieri a

le frontiere»: «Pensiamo prima agli italiani, quelli che hanno il problema di un fisco che rapina, quelli le cui tasse servono a pagare l’operazione Mare nostrum, schiavista e razzista».

FIOR DA FIORE Milano alla giornata di protesta contro l’immigrazione clandestina organizzata dalla Lega. Il segretario Matteo Salvini, che chiederà ufficialmente «la sospensione del trattato di Schengen e la ripresa dei controlli al-

Transiberiana La Russia vuole realizzare una linea di Alta Velocità a fianco delle rotaie della vecchia Transiberiana: medesimi panorami, ma visti di sfuggita attraverso i finestrini

sfrecciando a più di trecento all’ora. Il viaggio infinito (7000 chilometri e sei fusi orari) da Mosca a Pechino che adesso dura almeno sei giorni, si ridurrebbe a due giorni scarsi. A realizzare la nuova linea saranno i cinesi, che possono garantire costi irrisori rispetto ad ogni altra nazione. Se la media del resto del mondo è di circa 26 milioni di euro per un chilometro di ferrovia ad Alta Velocità, le aziende cinesi sono in grado di realizzare la stessa distanza con 13 milioni. Investi-

mento previsto: 200 miliardi di euro (Lombardozzi, Rep).

Tarocchi Secondo Coldiretti, lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha provocato in Russia «un vero boom nella produzione locale di prodotti del nostro Paese taroccati». Ad esempio nei supermercati si vendono il salame Italia, la mozzarella Ca-

sa Italia, l’insalata Buona Italia, la mortadella Milano, il parmesan Pirpacchi, tutti rigorosamente made in Russia (Tropeano, Sta).

lunedì 20 ottobre Famiglia La definizione di famiglia nella quale l’italiano si riconosce maggiormente (53%) è quella di una «qualunque coppia legata da affetto che voglia vivere insieme»; un

italiano su quattro (28%) considera la famiglia solo se è composta da un uomo e una donna sposati e 18% se è composta da un uomo e una donna anche se non sposati. Il 35% si dichiara favorevole al matrimonio gay e il 39%, pur essendo contrario al matrimonio, è favorevole alle unioni civili (Pagnoncelli, Cds).

Lavoro Secondo un sondaggio del-

l’istituto Csa, il 60% dei neolaureati francesi associa il successo professionale a un lavoro gratificante, motivazione che oggi viene molto prima dello stipendio. Avere un salario elevato interessa appena il 20% dei ragazzi e ottenere un posto di responsabilità addirittura solo il 2. I giovani italiani, registra l’Istud, quando si chiede loro il senso della parola “lavoro”, la associano poco (3,1%) al potere, e solo il 3,6 al denaro. Al primo posto (22,6%) (segue a pagina due) viene un impiego

IL FOGLIO Redazione e Amministrazione: via Carroccio 12 – 20123 Milano. Tel 02/771295.1

ANNO XIX NUMERO 253

quotidiano

Sped. in Abb. Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO

LUNEDÌ 27 OTTOBRE 2014 - € 1,50

DIRETTORE GIULIANO FERRARA

Calcio moribondo, Paese già morto

Delitti Indagato il marito di Elena Ceste, trovata cadavere a nove mesi dalla scomparsa Elena Ceste, 37 anni. Torinese, analista chimica, sposata con il vigile del fuoco Michele Buoniconti, 44 anni, madre di due bambine, 6 e 14 anni, e due bambini, di 9 e 11, scomparsa la mattina del 24 gennaio dalla sua casa a San Pancrazio, frazione Motta, di Costigliole d’Asti. Il suo cadavere, in parte ridotto a scheletro, trovato nudo, sabato 18 ottobre, a ottocento metri dall’abitazione di famiglia, impigliato fra rovi, rami e fango, in un canale che i proprietari del terreno stavano ripulendo dopo le piene delle settimane scorse. Venerdì 24 ottobre la procura di Asti, senza nemmeno aspettare i risultati dell’autopsia, ha iscritto Michele Buoniconti, con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, nel registro degli indagati. Lui si giura innocente, gli inquirenti dicono che l’apertura dell’inchiesta è soltanto «un atto dovuto», però in questi mesi s’è scoperto che la Ceste, assidua frequentatrice della parrocchia come il devotissimo marito e all’apparenza dedita solo alla famiglia, un anno fa aveva avuto due relazioni. Il consorte, assai geloso, lo aveva saputo ed è stato lui stesso a dirlo ai carabinieri: «La sera prima di sparire Elena ha confessato di avermi tradito». Dichiarazione che subito gli aveva attirato i sospetti degli investigatori, alimentati poi dal suo comportamento successivo: aveva consegnato ai carabinieri gli occhiali da miope senza i quali la moglie non era in grado di fare un passo e pure gli abiti che la vicina aveva visto addosso a Elena alle 8.15 e che lui aveva detto di aver ritrovato in cortile due ore dopo. I carabinieri hanno sentito ottanta testi che, quella mattina, lavoravano o sono passati nella zona, ma nessuno vide una donna nuda aggirarsi tra stradine e sentieri. Non convince neanche il gelido appunto trovato nell’agenda dell’uomo: «Ore 8. porto i bambini a scuola», poi le sigle dei buoni pasto per la mensa dei figli. «Al ritorno a casa Elena scompare». Infine, «ore 15.30: “Lezioni di catechismo”» e quanto costano i mangimi per polli e conigli. Venerdì 24 gennaio a San Pancrazio, Costigliole d’Asti. Sonia Trimboli, 42 anni. Disoccupata, anoressica, separata, tossicodipendente, era fidanzata con Gianluca Maggioncalda, 42 anni, senza lavoro, soprannominato “lancetta” per via dell’altezza e perché figlio di un riparatore di orologi che ancora lo manteneva. Condividevano la passione per il vino e la droga: le serate a base di ubriacature e «pippotti» di cocaina erano la norma e quasi sempre finivano in risse, con calci, pugni e lanci di bottiglie. Per non farsi sentire dai vicini avevano preso l’abitudine di mettere le canzoni di Baglioni a tutto volume, ma tanto gli urli arrivavano lo stesso. A fine agosto una di queste liti si trasformò in un tentativo di strangolamento da parte del Maggioncalda: la Trimboli lo denunciò e disse di non voler avere più niente a che fare con lui. Eppure ancora si vedevano, come l’altro giorno quando, dopo una serata apparecchiata come al solito con alcool e cocaina, lui, ingelosito forse da un messaggio ricevuto dal cellulare di lei, la strangolò con un elastico da pacchi utilizzato per tenere unite due reti distinte che così andavano a costituire il loro letto matrimoniale. Dopo di ciò scese per le scale, incontrò suo padre, residente un piano più giù, e gli disse che Sonia stava male. Poi telefonò a un amico per dirgli che aveva ammazzato la fidanzata, inforcò la bici, pedalò fino alla basilica di Sant’Ambrogio, si sedette sugli scalini ad aspettare. Lì lo andarono a prendere i carabinieri. Alle 19 di domenica 19 ottobre, in una mansarda al quarto piano di via della Commenda 28, Milano.

Amori

L’umiliazione della Roma in Champions, l’addio di Moratti e la mediocrità del pallone italiano che si scopre povero, perdente e senza futuro Malconcio, bastonato e più povero. Questa l’immagine del calcio italiano alla fine di una settimana segnata dall’umiliazione in Champions della Roma, dalle sconfitte europee di Juventus e Napoli e dall’addio polemico di Massimo Moratti all’Inter. «“Il calcio italiano sarà presto moribondo”, ha detto Andrea Agnelli venerdì all’assemblea degli azionisti bianconeri, usando la gentilezza del verbo al futuro e dell’aggettivo non ancora definitivo. Il corpo malridotto della serie A ha bisogno di un massaggio cardiaco, forse di un elettrochoc» (Emanuele Gamba) [1]. Per il presidente della Juventus è in atto un conflitto politico tra le «forze conservatrici che al momento paiono prevalere» e quelle riformiste: cioè lui e pochi altri (vedi la Roma). Tra le righe, ci sono attacchi anonimi però durissimi non solamente a Tavecchio ma soprattutto a Galliani (e dunque a Berlusconi) e a Lotito. Li accusa di tutelare «piccoli e grandi interessi particolari e rendite personali» [1]. Mario Sconcerti: «Siamo abituati a perdere dai più forti, non capiamo adesso perché anche gli altri lo siano diventati. Come a tutti i vecchi padroni, la democrazia fa un po’ paura e questa paura disorienta» [2]. «Martedì la Roma è stata polverizzata da una squadra di categoria superiore (il Bayern), mercoledì la Juve battuta di stretta misura ma da un avversario, rispettabile certo, di categoria oggettivamente inferiore (l’Olympiacos). È questo il verdetto europeo per le due squadre regine del nostro campionato: che ci costringe una volta di più a domandarci, ma la domanda ormai è retorica, quale sia il livello del calcio di casa nostra» (Gigi Garanzini) [3]. Spietata l’analisi di Silvio Berlusconi, che da presidente del Milan ha vinto tra l’altro

due Coppe Campioni e tre Champions: «Le sconfitte di Roma e Juve, in particolare quella della Roma, deprezzano i valori del calcio italiano. I parametri societari si abbassano. Non solo, si perdono anche posizioni nel ranking europeo. Dopo un 7-1 simile, un nostro giocatore può arrivare a valere addirittura un quattordicesimo rispetto a un giocatore che milita nel campionato tedesco» [4]. La sconfitta della Roma è sembrata un episodio così straordinario da non fare testo. Sconcerti: «È stata sbagliata partita, fin dall’inizio, questo è certo. Ma la differenza tra le squadre è stata imbarazzante. Così la vera scusa diventa che è stato tutto così orribile da non poter essere vero. La giustificazione dei folli. D’altra parte, se avesse senso il risultato, di cosa avremmo realmente discusso fino a ora? E, soprattutto, cosa sarebbe il nostro calcio?» [5]. Le cifre sono impietose: nelle ultime quattro stagioni siamo riusciti a conquistare solo una semifinale in Europa League, persa, dalla Juve con il Benfica. Intanto siamo stati retrocessi nel ranking Uefa e abbiamo perso un posto in Champions, da quattro a tre squadre. Nello stesso tempo la Spagna ha vinto quattro coppe e portato complessivamente venti squadre fino ai quarti di finale. Anche Inghilterra, Germania e Portogallo hanno fatto meglio. Di più: non è mai successo, nella storia della Champions, di trascorrere cinque stagioni senza un’italiana in semifinale. Se Juve e Roma usciranno prima del previsto, il record negativo è raggiunto [6]. Fabio Licari: «Mentalità fragile. Preparazione fisica scadente. Pochi fuoriclasse (Tevez, il migliore della A, in Europa rimpicciolisce). Cattive abitudini italiane (Prandelli accusava i nostri club di adattarsi al “risparmio”). E anche la tattica: eravamo maestri mondiali, oggi troppi si acconten-

tano del comodo 3-5-2. Risultato: siamo in seconda fascia. Spagna, Germania e Inghilterra, ma anche Portogallo, sono di un’altra categoria. E soprattutto non si vede svolta all’orizzonte» [6]. Secondo Andrea Agnelli «le top 4 per fatturato, ovvero Real, Barcellona, Manchester United e Bayern, sono irraggiungibili per i prossimi 3-5 anni. Solo se il sistema calcio italiano e il prodotto collettivo Serie A cresceranno potremo colmare il divario con l’élite». La sua ricetta: «Investire negli stadi e costruire brand globali, visto che negli ultimi 10 anni la A è scomparsa dagli schermi dei maggiori mercati». E poi riduzione delle rose, seconde squadre, paracadute maggiore per le retrocesse [6]. In questo la vicenda di Massimo Moratti rispecchia in pieno i bruschi cambiamenti nel calcio italiano. Moratti ha lasciato l’Inter dopo 19 anni, 8 mesi e 5 giorni. Da giovedì alle 15.08, non è più presidente onorario della società, carica che ricopriva dal 15 novembre 2013, quando Erick Thohir aveva rilevato il 70% del pacchetto azionario [7]. Breve ripasso. Dopo aver rilevato il 70% delle quote dell’Inter, l’indonesiano Thohir aveva deciso di governare lasciando a Moratti la carica di presidente onorario ma anche di punto di riferimento storico ed emotivo per i tifosi. Isidoro Trovato: «Undici mesi è durata la diarchia tra passato e presente, Italia e Indonesia, cuore e ragione. Non è un mistero che l’entourage indonesiano abbia ripetutamente ricordato a tutti che l’Inter fosse piena di debiti e sull’orlo del baratro» [8]. Luca Pisapia: «Nel suo ventennio di presidenza Moratti ha speso oltre 1,2 miliardi provenienti dalla cassaforte di famiglia della Saras – la raffineria costruita cinquant’anni fa dal padre Angelo Moratti a Sarroch, in Sardegna – per regalare ai tifosi, e a se stes-

so, gioie e dolori. Dalle battaglie con la Juventus cominciate sul campo e finite in Calciopoli alle prime gioie con Roberto Mancini in panchina, da campioni come Djorkaeff, Ronaldo, Vieri e Ibrahimovic a clamorosi bidoni come Sorondo, Gresko, Vampeta e Quaresma, dalla “tragedia” sportiva del 5 maggio 2002 alla gioia del triplete con Mourinho nel 2010» [9]. Ma anche per un innamorato del pallone con disponibilità economica straordinaria a un certo punto arriva il conto. Ancora Pisapia: «L’azienda di famiglia Saras, dopo la quotazione in Borsa del 2006 che frutta ai Moratti 1,7 miliardi colpendo però migliaia di piccoli azionisti, non può più ripianare le perdite, lo sponsor Pirelli non naviga neppure lui in buone acque. Moratti torna ad assumere e licenziare allenatori (Benitez, Gasperini, Ranieri, Stramaccioni) come il più arrogante dei padroni, e presenta bilanci sempre in rosso. I tifosi nostalgici lo vorrebbero in sella a vita, altri per la prima volta cominciano a mostrare insofferenza. La società in crisi di liquidità è affidata al mercato in attesa di acquirenti, che si materializzeranno poi in Eric Thohir» [9]. Ma oltre ai Ronaldo e ai Zanetti, agli Scudetti e al triplete, l’eredità lasciata da Moratti all’Inter è un profondo rosso nei conti. Pisapia: «Il 7 novembre, Eric Thohir sarà costretto a discuterne davanti alla Commissione per il fair play finanziario della Uefa, ed è già partita una legittima operazione di maquillage finanziario attraverso la creazione di una società sana, la Inter Media and Communication, che ha assorbito vecchi contratti in essere e ottenuto 230 milioni di credito dalle banche. Ma se il fair play è salvo, i 103 milioni di passivo restano tutti lì. Ed Erick Thohir ha dovuto chiedere a Moratti di liberarlo della sua presenza, concedendogli il gesto teatrale di un’ultima polemica. Quasi a voler caratterizzare un’epoca» [9].

Note: [1] Emanuele Gamba, la Repubblica 25/10; [2] Mario Sconcerti, Corriere della Sera 23/10; [3] Gigi Garanzini, La Stampa 23/10; [4] Arianna Ravelli, Corriere della Sera 24/10; [5] Mario Sconcerti, Corriere della Sera 22/10; [6] Fabio Licari, La Gazzetta dello Sport 24/10; [7] Fabio Monti, Corriere della Sera 24/10; [8] Isidoro Trovato, Corriere della Sera 25/10; [9] Luca Pisapia, il Fatto Quotidiano 24/10.

Cari berlusconiani spaesati, spremetevi per una volta le meningi S

ul casino tra la gente di Berlusconi verrebbe da essere sprezzanti. Cari berlusconiani spaesati e storditi, dipendete storicamente da lui e solo da lui, sarete anche personalmente rispettabili individui dotati di autonomia, e certo che molti di voi lo sono, ma come gruppo politico avete investito tutto quel che avevate sulla leadership personale del Cav., e per anni, lunghi anni, avete rinunciato a ogni autonomia politica e di pensiero, a ogni autentico contrasto, avete votato tutto, contribuito a un mezzo culto della personalità, e non sempre con buon gusto la vostra personalità collettiva è stata sacrificata all’idolo che vinceva, era opulento, distribuiva riconoscimenti e onorificenze perfino oltre i meriti, in molti casi. Ora fate obiezione politica e di coscienza sulla linea, addirittura: non vi va il patto con Renzi, non vi va la legge elettorale con premio di lista, non vi va l’abolizione del Senato, non vi va il sostegno a una regolamentazione alla tedesca delle coppie gay. Va bene il solito cretino anonimo e collettivo che si pronuncia sul web, sono un fenomeno da baraccone le proteste alla Casaleggio, come ieri il popolo dei fax, quello non è popolo e nemmeno populazzo, è un numero contraffatto, un campione non rappresentativo come e peggio di certi sondaggi fatti nel momento sbagliato, in assenza di lotta politica e di con-

Franca Leosini e le sue interviste maledette

Nostra signora del crimine di Malcom Pagani

fronto tra argomenti; ma è la nomenclatura che importa considerare, senatori, deputati, capi e capetti locali. Chi è parte di una nomenclatura non è un tifoso sugli spalti, è un attore sulla scena. Quando il Cav. fa il dipartimento diritti civili e benedice i gay, anche lui dopo tutto il mondo e dopo monsignor Bruno Forte, invece di urlazzare che nessun organismo di partito lo ha deciso, che “perderemo i nostri voti”, che i Salvini e i fratelli ci divoreranno, vi dovete domandare: ma io in questi vent’anni dov’ero? Quando con senso del tempo politico il mobile B. rinsalda il patto con Renzi anche sulla legge elettorale, dovete domandarvi: ma in questi vent’anni quand’è che ho messo in discussione una scelta politica del Cavaliere? La risposta la conoscete, e ve la ricorda un frondista amico di Berlusconi, che gli ha presentato contro alla Camera una lista nelle elezioni del 2008, mettendoci del suo e della fatica di quattro amici al bar: non esistono le basi per un’opposizione politica qualificata e argomentata alla linea del nazareno, non esistono proprio, e le obiezioni di coscienza, poi, sono cose che fanno sganasciare dalle risate, lasciate in pace la vostra coscienza, siate buoni, non svegliate il can che dorme da almeno vent’anni. Ricordatevi la nipote di Mubarak, su, non fate i sepolcri imbiancati.

il Fatto Quotidiano, domenica 19 ottobre ranca Leosini arriva dopo. Quando i processi hanno tirato il sipario, nel retropalco restano solo i rimorsi e con i suoi anacronismi dialettici, da archeologa della parola, l’autrice di Storie Maledette può finalmente spolverare la memoria, lucidare i dubbi, levigare il senso di colpa. Da vent’anni, sulla pista che conduce alla notte, Leosini guida gli spettatori di RaiTre alla scoperta del crimine. Una stanza spoglia, un tavolo, un quaderno, due sedie. Poi campocontrocampo, sbarre alla finestre, domande, risposte. Sui casi giudiziari che a tempo debito riempirono le cronache, indaga una giornalista napoletana che le sommarie biografie pretende-

F

Dice: ma allora siamo prigionieri fino alla morte di un uomo che persegue un suo disegno nel quale non c’è posto per noi, per le nostre aspettative, da quelle più interessate e marginali, l’ansia personale, a quelle politicamente più legittime, un movimento che faccia una opposizione autonoma e non sguarnita al nuovo regime renziano? No, cari. Lo spazio c’è, in astratto, se siete convinti che questa linea è una rovina. Spremetevi le meningi. Trovate un’alternativa che non sia ridicola. Uno schema di gioco. Delle idee competitive con il nazareno, competitive con l’energia e l’assetto programmatico della Leopolda e del renzismo, trovate un set di opposizione che non sia quello ridicolo di dire insieme che “Matteo ci copia, è un bluff, uccide la democrazia”, e altre scemenze degne degli intellettuali dei miei stivali e delle legioni di rosiconi presenti tra i vostri nemici di sempre, oggi inimicissimi verso Renzi e il Cav. uniti nella lotta. Create, oddio, addirittura una nuova cultura politica conservatrice e d’attacco: non limitatevi a dire cosette politiciste come “facciamo le primarie”, perché ciò che a sinistra ha legittimato la nascita dell’erede di Berlusconi nel campo di Agramante, ha legittimato il capo-persona nuovo della sinistra, a destra non ha alcuna potenzialità, infatti le vostre primarie servirebbe-

rebbero nata nel 1949: «Sono più vecchia di qualche anno, ma non ho mai sentito l’urgenza di rettificare». In vent’anni, sulla sponda di una delle più antiche nicchie del servizio pubblico, Leosini ha visto passare davanti agli occhi sguardi non rassicuranti. Secoli di condanne per omicidio, abissi morali, deviazioni, ammissioni, distinguo, dichiarazioni di innocenza, realtà parallele e nomi entrati nell’immaginario collettivo. Ha ascoltato, incalzato e sorpreso aguzzini come Angelo Izzo, l’ex ragazzo nero dei Parioli che con Andrea Ghira e Gianni Guido sequestrò e uccise Rosaria Lopez e devastò per sempre l’esistenza di Donatella Colasanti sul litorale pontino. Pino Pelosi, l’ultimo incontro di

ro solo a mettere una pietra sopra alla leadership personale di cui il Cav. è stato maestro cantore e inventore, servirebbero allo scopo opposto e simmetrico a quanto realizzarono a sinistra. O avete un candidato credibile che sia suscettibile di affascinare e trascinare gli italiani in una nuova fase dell’azione pubblica? Non siete prigionieri. Potete cercare di fare altro. E un giorno, facendo finalmente un po’ di fatica, magari, chissà, scoprirete che si può costruire quella blasonata e stiff destra europea e moderna, oltre l’anomalia italiana, di cui ha bofonchiato Scalfari quando Alfano ha mollato casa e si è messo alle dipendenze di Enrico Letta: vaste programme, in astratto possibile. Ma per far questo bisogna essere autonomi, non protestare in famiglia e pretendere l’eredità del babbo in anticipo. La pretesa di vivere parassitariamente in osservanza di una leadership storica, e ora che combatte per un esito ordinato e serio di una parabola gloriosa, ora che combatte con due mani legate a Cesano Boscone, ora volete fare obiezione politica e di coscienza e inventarvi un berlusconismo che non c’è, un diversamente berlusconismo, pensando (illusi) che un’opposizione stralunata a Renzi vi condurrebbe senza una rivoluzione della vostra cultura da qualche parte.

Pasolini nel 1975, proprio a pochi mesi dal massacro del Circeo: «Feci riaprire il processo». Femmine di mitologica cattiveria e maschi direttamente imparentati con i lupi. E poi, in ordine sparso, tra una Uno Bianca, un catamarano della morte e uno stilista fiorentino ucciso nel centro di Milano, disegnando la geografia del delitto italiano, Leosini ha restituito un quadro arcano e non rassicurante, dei molti motivi che spingono l’apparente normalità a cambiare di segno. A volte raptus, istante, lampo di follia. Altro misfatto meditato. Unico comun denominatore delle vicende trattate, l’irreversibilità. Sapendo di non poter tornare indietro, Leosini studia per scoprire oltre. Nelle pieghe di

Pieraccioni e la Torrisi, separati in casa da due anni. La più sexy del mondo è Penélope Cruz OCCHIOCUPO Alessio Occhiocupo, maestro di surf di Pescara, ha svelato a Chi il suo amore con Laura Torrisi, durato un anno e mezzo – quando lei ufficialmente stava ancora con Leonardo Pieraccioni, da cui ha avuto una bimba di nome Martina – e finito di recente. I due si erano conosciuti in un villaggio turistico del Madagascar e già lo scorso febbraio, quando la loro storia aveva subito una prima battuta d’arresto, lui aveva contattato Oggi raccontando delle notti passate nella dépandance della casa toscana di Pieraccioni, delle mattine in cui sgattaiolava via per non esser visto, del Capodanno a casa di sua mamma a Londra, con Laura. Mostrò le foto in redazione, chiese quanto poteva guadagnare dalla sua storia («Per stare con lei ho lasciato il lavoro di direttore di un villaggio turistico in Madagascar, lo considero un indennizzo»), poi scoppiò a piangere e decise di lasciar perdere. Fino alla copertina di Chi della scorsa settimana, in cui quei panni sporchi li ha lavati in pubblico. Esplosa la bomba, la Torrisi e Pieraccioni, che per due anni nonostante le voci di crisi si sono finti coppia felice (un po’ per tutelare la figlia, un po’ per non danneggiare le loro carriere), hanno affidato alla bacheca di Facebook di lei un messaggio comune: «La storia tra noi è finita da tempo, come molti di voi avevano intuito. Il motivo per cui non ci siamo mai pronunciati sull’argomento, di comune accordo, è dato dal fatto che il processo per metabolizzare una separazione richiede tempo e non è cosa facile. Le nostre vite sentimentali si sono divise, ma è rimasta immutata la stima e la fiducia reciproca di una vita genitoriale insieme che ci auguriamo con tutto il cuore continui ad essere felice come adesso» (Marianna Aprile, Oggi 15/10). STING Trudie Styler, sessant’anni, inglese di Bromsgrove, produttrice cinematografica, attrice teatrale, attivista per l’ambiente, mamma di Eliot Paulina, Mickey, Jake e Giacomo, sta da trent’anni, ed è sposata da ventidue, con Gordon Matthew Sumner in arte Sting. Il segreto del loro matrimonio: «Quello che ho imparato io è che non puoi avere un matrimonio di trent’anni senza alti e bassi, devi stare a bordo, e quando un problema grosso lo risolvi il rapporto diventa più maturo. Il matrimonio non può essere sempre una navigazione serena perché la vita non è una navigazione serena. Ecco, la formula finché morte non vi separi noi l’abbiamo presa sul serio, non è una cosa che si dice in chiesa a vanvera e poi come va va. Cercheremo di stare insieme per sempre e lavorare insieme su quello che non va. È una cosa poco rock? Da conservatori? Così sia» (Matteo Persivale, Corriere della Sera 24/10). BOSCHI Il notaio fiorentino Tommaso Romoli, 39 anni, intervistato da Chi a proposito dell’ex fidanzata, il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi: «Siamo stati insieme un anno. Lei aveva vent’anni io venticinque e studiavo per l’esame da notaio, lei era la ragazza più sveglia di Legge. Ci siamo lasciati senza tragedie e siamo rimasti in buoni rapporti. È una tosta, fra qualche anno la vedrei bene al Colle» (il Giornale 22/10). MORA Secondo Esquire è Penélope Cruz, 163 centimetri d’altezza, la donna più sexy del mondo per il 2014. Penélope, che ha strappato la corona a Scarlett Johansson, interrompe una serie di star americane, salvo qualche eccezione, molto giovani e molto bionde: spagnola, bruna, ha compiuto 40 anni il 28 aprile (Roselina Salemi, La Stampa 14/10).

ciò che non è stato ancora svelato, alla ricerca di un’ulteriore confessione: «Ma la parola “scoop” è lontanissima da me. Il giornalista con un minimo di qualità non ne ha bisogno». L’essenzialità dell’ufficio inorgoglirebbe gli spartani. Fa caldo. Le finestre sono chiuse. L’arredamento è primario, le scrivanie semiarrugginite. Leosini apre armadi gonfi di faldoni. Mostra stralci di deposizioni e blocchi di appunti. Giura che due decenni di periplo nelle prigioni italiane non l’abbiano spaventata. «Mi fanno molta più paura i mostri che sono fuori. I miei interlocutori non sono mai professionisti del crimine, ma persone come me che a un certo punto della loro vita cadono nel vuoto di una maledetta storia». (segue a pagina due)


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