Guida Associazione Nazionale Città delle Ciliege

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Fontana di cantaru

SARDEGNA

BONNANARO Sardegna. Essi divennero un utile elemento di confronto per lo studio dei materiali provenienti dagli scavi condotti nelle necropoli algheresi. Per questo motivo il sito di Corona Moltana venne considerato di grande importanza per l’archeologia sarda. Così il Bronzo Antico assunse in Sardegna il nome di Cultura di Bonnanaro (1800-1300 A.C.), fase storica immediatamente antecedente l’età dei nuraghi. Scodelle, scodellini, tazze, vasi tripodi costituiscono l’insieme più frequente, come mostrano chiaramente i reperti della domus di Corona Moltana, ma compaiono anche forme più insolite, come i vasetti a calamaio e i grandi vasi a collo. Una delle forme più diffuse è quella del vaso tripode, cioè del ciotolone che all’incontro del fondo con la parete presenta dei piedi di forma trapezoidale. Mancano invece reperti in pietra, mentre si conoscono una decina di pugnali attribuiti alla Cultura Bonnanaro. La frequentazione del territorio in epoca romana è testimoniata da numerosi reperti presenti in superficie nelle vicinanze di sepolture e di “ mansio”, segnalati in diverse località del territorio attraversate dal tracciato della strada “a Karalibus-Turrem” . La secolare influenza bizantina è testimoniata dai santuari di chiara origine orientale sparsi nel territorio (S. Barbara, S. Basilio, S.Elia e Enoch, lo stesso patrono S. Giorgio). Le prime tracce documentali testimoniano l’esistenza in epoca medievale di un villaggio denominato “Gunanor” o “Bunanor”; nel territorio erano presenti altri villaggi di cui sono visibili le tracce archeologiche e la cui presenza è ulte-

Varietà “bonnanaro”

riormente attestata da documenti storici . La villa medievale, sorvegliata dal castello di Capula sul Monte Sant’Antonio (non più visibile), fu inglobata nei possedimenti dalla famiglia genovese dei Doria che la controllarono ancora per quasi un secolo anche dopo il crollo del Giudicato del Logudoro. Occupata dalle truppe del Giudicato di Arborea nel 1364, la villa di Bunanor passò definitivamente sotto i catalano-aragonesi dopo la fine del Giudicato d’Arborea nel 1420: seguì così le sorti del feudo del Mejlogu (Bonnanaro, Torralba, Borutta), al centro della regione storica del Logudoro, che fu assegnato come “incontrada” a partire dal 1445 . Il feudo sopravisse per quasi quattro secoli; sotto la dominazione spagnola divenne baronia, contea (1631) e marchesato (1635) e fu più volte sequestrato dal Fisco regio, passando ripetutamente di mano a varie famiglie nobili di origine catalano-aragonese. Nei moti antifeudali del 1796, guidati da Giovanni Maria Angioy, il paese aderì alla rivolta e distrusse palazzo feudale costruito dalla famiglia Carrillo nel ‘500. La fine del feudo (Marchesato di Valdecalzana) si data al 1840, quando fu definitivamente riscattato ed il paese iniziò a godere di una sostanziale autonomia all’interno della provincia di Alghero e poi di Sassari. IL PERSONAGGIO Francesco Carboni (17461817) Poeta e letterato gesuita, latinista, cattedratico di eloquenza e retorica a Genova, Torino, Imola, Bologna e Cagliari; membro della Accademia Italiana che lo considerò “fra i primi latinisti del secolo e tra i più emendati e tersi scrittori dell’età nostra”.

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