Il Sommelier nr.6/08

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Girovagando

Romano Dal Forno Amarone Vigneto Monte Lodoletta 2003 A dolcezza frenata, questa la prima che cosa che passa per la testa accostando il bicchiere al naso ormai ottuso dagli effluvi zuccherini sui quali gli amaroni sembrano essersi adagiati. Prima del naso il colore profondo, elegante, vivo che preannuncia lunga evoluzione. Molto ampio in bocca con frutto rosso contenuto ma ricco e non zuccheroso, fieno profumato e legni resinosi asciutti, morbidezza ed alcol avvolti e contenuti da sapidità netta e ricca. Lunghissimo il fin di bocca, mai disarmonico. Forse è sconveniente berlo insieme al cibo. Gaja – Sorì Tildin 2005 Poter sfruttare sia il nome che questa bottiglia si è conquistato nel tempo, sia la DOC Langhe lascia al produttore mano molto più libera sui vitigni portando ad un vino intenso di colore, ancora giovane, ricchissimo di profumi intensi e fini. Subito le spezie con evidenti cannella e china, poi affioramento di percezioni balsamiche di legni che ricordano il ginepro stagionato e frutta matura in ottimo equilibrio. Morbido ed armonioso in bocca e potente con tannini lunghi di ottima qualità, fa pensare ad abbinamenti con formaggi stagionati come caprini, tome d’alpeggio ricche e profumate, montasio, ma non alla fine del pasto col palato affaticato bensì a merenda quando sensi e bocca sono liberi e vigili. Barbaresco 2005: un po’ arcigno con legno e tannini ancora in cerca di armonia, ma asciutto di buona struttura con tipicità chiaramente avvertita in bocca. Tenuta San Guido Sassicaia 2005 Maturità già piena come il colore suggerisce. Al naso sentori coloniali evidenti, boisè preciso, piacevole e ben integrato così come il profumo di paglia odorosa. Snello ed elegante in bocca, ben strutturato, ben fusi gli elementi portanti specialmente i tannini. Cacciagione di pelo anche in prosciutto ed altri salumi è la prima proposta cui segue formaggio stagionato non troppo saporito. Valentini Trebbiano di Abruzzo 2005 Vino restio a concedersi ed a dispiegare tutta la sua stoffa. Abbisogna di paziente ossigenazione, non sempre possibile. Ma è trebbiano, a differenza di altri famosi abruzzesi. Naso in progressione, apparentemente deludente all’inizio, ma con frutta e vegetali fini ed armoniosi. Buon corpo equilibrato e piacevole con persistenza sufficiente. Esempio di quanta strada abbia fatto il trebbiano d’Abruzzo negli ultimi due decenni. pagina 40

Le Due Terre COF Bianco Sacrisassi 2006 È dura non poter più scrivere Tocai, ma ancor più dura è scrivere Friulano come vitigno in purezza. Magari Friulaner Weisse, chissà mai. Piccola traccia dell’antico splendore è la citazione in etichetta, in piccolo, di recenti premiazioni quando ancora si poteva scrivere Tocai. Il vitigno però ritorna prepotente quando, goduto il colore cristallino ed elegante, si avvicina il bicchiere al naso. Immediata la nocciola fresca, mandorla appena sgusciata nel finale, gialla la frutta. Nel mezzo affiorano erbe aromatiche forse rosmarino forse salvia con percezione globale di cremosità. Lungo in bocca e caldo, corposo ed armonico con gentile percezione di legno. Germano Ettore Langhe bianco Herzù 2006 Rheinriesling di elevatissima qualità che mi ha ricordato un 2004 di un piccolo produttore di Muscoline, alture del Garda. In Germania bisogna assaggiare la parte storica della Bernkastel per ritrovare queste sensazioni. Netti ed assai intriganti minerali ed idrocarburi, poi note piacevolmente tostate e frutta, il tutto di abbondante intensità. Ben fresco in bocca senza per questo perdere pienezza e struttura, molto, molto lento a sparire. Carni bianche in arrosti aromatici, pesci azzurri di grande taglia in braciole appena grigliate. Gini Soave Classico Contrada Salvarenza V.V. 2006 Come osservato in altri bianchi, giallo paglierino non spesso, con pregevoli sfumature. Naso di frutta gialla, spruzzatina balsamica ed erbe aromatiche da arrosti. Nocciola piena in bocca netta e pulita. Sapidità e morbidezza ben percettibili ed importanti la dicono lunga sulla struttura. In tavola valgono le proposte del precedente. Tenuta delle Terre Nere Si possono fare vini equilibrati ed eleganti anche a Sud sulle pendici dell’Etna. La quota (600 metri ed oltre) ed il clima apportano profumi articolati ed acidità piacevoli. Il colore vivo e lucido ricorda il Pinot Nero, poi la bocca parla siciliano con liquirizia, legni e frutta cotta. Da segnalare che Terre Nere ha portato all’eccellenza sia Etna Prephilloxera 2006, più magro e snello, sia l’Etna su piede americano, Calderara Sottana 2006 ma vuoi mettere gustarsi un piede franco di quella portata? In conclusione, questi rossi che svettano come l’Etna su una pianura di neri d’Avola ricchi solo di frutta spesso cotta, tannici ed inutilmente cupi, sono piacevolissima sorpresa. Da osservare come la banda Vizzari abbia trascurato, mortificato i vini palestrati e gonfi di estratto. Il Sommelier - Anno XXVI - n. 6/2008


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