Il Sommelier n.1/2013 (Gennaio/Febbraio)

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FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER

Anno XXXI - Numero 1 - Gennaio-Febbraio 2013

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Salone del Gusto

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Filippo Franchini

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Lettera del Presidente: Mario Del Debbio

Pag.

Lotta aperta e attenta agli pseudo vini o ai vini falsificati - Roberto Rabachino News dall'Italia In Famiglia La Segreteria comunica - Claudia Marinelli

ENOGASTRONOMIA • TURISMO • CURIOSITà

Il Pigato: patrimonio della Riviera ligure di ponente Franco Demoro

Tendenze “coniugali” - Meritxell Falgueras

Turismo legato al vino: la Valpolicella - Elisa Costanzo

sommario

Comunicazione Istituzionale

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Dalla frutta fresca alla birra. Cosa si beve in Panamà. - Enza Bettelli 13 Interpretazioni d’Alsazia - Davide Amadei Il Merano Winefestival si beve la crisi a cura della redazione di Quality ADV

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a cura di Luca Canapicchi Speciale Salone del Gusto di Torino

Speciale ALBANIA Le notizie di enogastronomia e turismo a cura della redazione di Quality ADV

SCIENZA • TECNICA • APPROFONDIMENTI

Il Vino Santo Trentino: la riscoperta di una perla enlogica Luca Iacopini e Massimo Bracci

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La lettera del Presidente - Mario Del Debbio per comunicare con il Presidente Nazionale: presidente.nazionale@fisar.com

Qualità per combattere la crisi

Anno bisesto anno funesto recita il proverbio popolare, e per certi versi, almeno quelli economici, questo 2012 che ci siamo appena lasciati alle spalle, funesto lo è stato davvero.

M

ai come in questo anno gli italiani hanno dovuto tirare la cinghia e tutti i settori hanno dovuto fare i conti con la famigerata spending review. I primi dati, anche se ancora da verificare, parlano di una riduzione dei consumi nel periodo natalizio del 20%, e ci dicono che la ristorazione, il settore che ci tocca più da vicino segna un -15. A soffrire di meno sembra sia il comparto della spesa alimentare, dove su alcuni prodotti specifici qualcuno si azzarda anche a mettere un tiepido segno positivo. Un dato questo che merita di essere letto con attenzione. Ricordiamo prima di tutto che questi primi dati arrivano dalla grande distribuzione e quindi non sono completi, possiamo però fare alcune considerazioni. La prima è che quando un paese si concentra sulle spese alimentari evidentemente pensa prima di tutto alle cose effettivamente utili e necessarie rimandando gli altri tipi di acquisti. La seconda considerazione che va sicuramente fatta è sulla qualità e sulla tipologia di ciò viene venduto. Ad ottobre la Coldiretti aveva presentato uno studio sull’andamento dei consumi alimentari nei primi 9 mesi del 2012 evidenziando un calo dei consumi pressoché generale. A cominciare addirittura dalle famiglie benestanti come dimostra il crollo delle vendite di caviale e champagne. Ma anche la famiglia media evidenzia le proprie difficoltà. Cala del 5% la carne, scende dell’ 1% il pesce e diminuiscono dal 5 al 10% caramelle, pasticceria e prodotti da dessert vari. Aumentano in compenso: farina, latte, uova, pasta. Un aumento questo che, assieme al calo del settore dolciario, è una conferma, secondo Coldiretti, di una tendenza al risparmio delle famiglie italiane. Dati contrastanti a mio avviso arrivano sul comparto vino. Sempre secondo Coldiretti, in grande distribuzione il vino segna un leggero dato positivo

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in considerazione però di un fatto per nulla secondario. Il vino, subito dopo l’olio di oliva, è stato il prodotto più promozionato. Ben il 40% delle vendite dei vini tipici è avvenuto in promozione a scaffale. La verità è che molte aziende vitivinicole potranno salvarsi da questo anno solo grazie al mercato estero che riesce al momento a sopperire alle mancate vendite interne. Insomma, in questa miriade di numeri non ci sembra di vedere per il momento grossi spiragli di luce. Abbiamo però una speranza e una certezza. La speranza è che i piccoli imprenditori ritrovino voglia e stimoli per investire nel nostro paese. Dico piccoli imprenditori perché nel nostro settore, enoteche, bar, ristoranti, i luoghi insomma dove si consuma e si apprezza il vino di qualità, la gestione è solitamente di tipo familiare. a queste piccole imprese bisogna dare sicuramente delle regole ma che siano congrue e semplici da seguire, che invoglino e non invece allontanino o peggio ancora finiscano con lo stancare gli imprenditori come dimostrano purtroppo i numeri di partita IVA chiusi ogni anno. La certezza è invece, che la crisi si combatte a colpi di qualità. Iniziare una guerra sul prezzo più conveniente porterebbe ad uno scenario dominato dalla sofistificazione dei prodotti con tutti i danni per la nostra salute che si possono immaginare. Qualità nei prodotti, quindi, e qualità nei servizi. Anche noi come FISAR dobbiamo fare la nostra parte. La qualità dei nostri corsi deve certificare la qualità dei nostri sommelier, una figura che non è solo coreografica, come qualcuno ancora pensa, ma un vero punto di collegamento e un valido strumento di comunicazione per tutte le aziende. Solo dando la possibilità alle imprese di lavorare con serenità consolidando nel contempo la ricerca di una qualità sempre più alta potremo guardare con fiducia a questo 2013. Questo è il mio augurio per il nuovo anno e Buon Vino a tutti!

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Rivista di Enologia, Gastronomia e Turismo

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Lotta aperta e attenta agli pseudo vini o ai vini falsificati

Editoriale del Direttore - Roberto Rabachino (dati Coldiretti)

Salvaguardare il prodotto enoico nazionale è dovere di tutti. Dovere di ogni sommelier è di segnalare immediatamente all’Autorità Giudiziaria i possibili casi di frode o falsificazione.

I

n Europa almeno venti milioni di bottiglie di pseu-

bottiglie. I wine kit della società Vinland vengono ven-

do vino sono ottenuti da polveri miracolose con-

duti con i marchi Cantina e Doc’s che fanno esplici-

tenute in wine-kit che promettono in pochi giorni

to riferimento alla produzione italiana, ma anche ad

di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti,

un marchio di qualità tutelato dall’Unione Europea,

Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer,

e promettono in soli 5 giorni di ottenere in casa

Barolo, Lambrusco o Montepulciano. È il Presidente

vini come Valpolicella, Lambrusco, Sangiovese o

della Coldiretti Sergio Marini a denunciare quello che

Primitivo, per i quali vengono addirittura fornite le eti-

è un vero scandalo nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato a Cernobbio, dove è stata inaugurata la più ampia esposizione di falsi prodotti alimentari made in Italy con gli ultimi, nuovi e pericolosi esempi di inganno a danno dei più prestigiosi vini delle diverse regioni italiane. Dopo la diffusione in Nordamerica, dove si sta registrando un vero boom con la moltiplicazione delle ditte produttrici e delle etichette ‘falsificate’ (tra esse California Connoisseur e Beaverdale), i wine kit sono arrivati anche in Europa dove, non solo si possono

chette da apporre sulle bottiglie. I prodotti in questione non possono essere commercializzati utilizzando una Denominazione d’origine o una Indicazione geografica protette, nemmeno attraverso una semplice evocazione del nome e per questo motivo tali pratiche violano le norme in materia di etichettatura nel settore vitivinicolo stabilite dalla legislazione europea. Il vino, come ben sappiamo, si fa con l’uva prodotta in vigna e trasformata nella cantina e va eventualmente invecchiato secondo precise regole e non si ottiene certo con le bustine in polvere dalle quali si

acquistare via internet o in molti negozi, ma è sta-

realizzano miscugli che non hanno neanche il diritto

to addirittura aperto uno stabilimento di lavorazione.

di chiamarsi con il nome del nettare di bacco.

In un Paese che fa parte dell’Unione Europea come

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la Svezia si è scoperta una fabbrica che a Lindome,

Salvaguardare il prodotto enoico nazionale è dovere

vicino a Goteborg, produce e distribuisce in tutto il

di tutti. Dovere di ogni sommelier è di segnalare im-

continente e del tutto indisturbata oltre 140mila wine

mediatamente all’Autorità Giudiziaria i possibili casi

kit all’anno dai quali si ottengono circa 4,2 milioni di

di frode o falsificazione.

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Il Pigato: patrimonio della Riviera ligure di ponente di Franco Demoro

Dietro le vigne si ergono le Alpi Marittime che fanno da barriera alle correnti fredde e limitano le perturbazioni, davanti il mare: lo si annusa nel vento che ogni giorno soffia dal mare ai monti. La sua presenza caratterizza il clima, la terra e i suoi frutti.

I

l Pigato è un vino bianco derivato dall’omonimo vitigno autoctono principe della riviera ligure di ponente, di cui, insieme al vermenti-

no, costituisce la DOC più estesa della regione. Il Pigato è parente stretto del Vermentino, si tratta di un clone particolarmente fortunato. Per caratteristiche ampelografiche deriva da un clone di Malvasia. Mentre il Vermentino da il meglio di sé nei ter-

razzamenti che si affacciano sul mare, l’altitudine adatta per il Pigato è circa 300 metri, soglia che gli garantisce il calore ma anche una buona escursione termica notturna e una relativa vicinanza al mare, tutti fattori indispensabili per il corretto sviluppo dell’ampia gamma di profumi e della sua naturale acidità. Dietro le vigne si ergono le Alpi Marittime che

Grappolo di Pigato

È uno dei vitigni più affascinanti e misteriosi della Liguria, dalle origini incerte: sembra che sia originario della Tessaglia importato dai greci durante la colonizzazione della penisola. La sua introduzione in Liguria risale presumibilmente alla fine del 1600. Nel 1830 l’arciprete Francesco Gaglio-

fanno da barriera alle correnti fredde e limitano

lo impiantò ad Ortovero, nell’entroterra di Alben-

le perturbazioni, davanti il mare: lo si annusa nel

ga, il primo vitigno, che poi fu citato per la prima

vento che ogni giorno soffia dal mare ai monti.

volta, nel Bollettino ampelografico del 1883. Il

La sua presenza caratterizza il clima, la terra e i

primo vino Pigato fu messo in vendita dal vigna-

suoi frutti.

iolo Rodolfo Gaggino intorno al 1950, al prezzo

Il suo nome deriva dal termine dialettale ”pigau”,

di 300 lire.

parola dialettale che significa “macchia”, riferita

Le sue zone di maggiore coltivazione sono quelle

alla macchiolina color ruggine presente sugli acini

dell’Albenganese, dell’Imperiese, della Valle Arro-

maturi.

scia. Viene coltivato sulle classiche terrazze liguri

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Vigneto Russeghine

in versanti ben esposti al sole dove il terreno è

ricco di argilla, la quale funge da spugna assorbendo l’acqua, per poi rilasciarne una parte nei caldi e siccitosi mesi estivi. Lasciando il mare di Albenga, verso l’entroterra, quando la strada inizia a salire incontriamo la frazione Salea, appena sessanta metri sul livello del mare addossata sulla collina. Qui la circolazione d’aria che dal mare risale le pendici è generosa, il terreno ha una mineralità accentuata che dona ai vini una sapidità, un’ acidità e una balsamicità che li rende longevi nel tempo. Qui si svolge ogni anno la rassegna del vino pigato. Proseguendo in direzione Pieve di Teco si incontra Ortovero, il comune che vanta la maggiore quantità di vino prodotta e dove sono presenti numerose aziende agricole e cooperative: è considerata la culla del pigato: la sua vicinanza al mare dona ancora al vino una sapidità molto pronunciata; tradizionale dolce della città sono

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le pesche al pigato, ancora oggi celebrate in una sagra nel mese di agosto. Poco oltre, si entra in provincia di Imperia, la valle si restringe sul torrente Arroscia, le montagne fanno da catino e i campi diventano fazzoletti di terra ricchi di alberi di cachi, pesche e rosmarino. Siamo a Ranzo, tra ulivi e macchia mediterranea, sui terrazzamenti con i classici muretti a secco, i vigneti si falde di terra; i filari piantano le radici nella terra che sfuma dal rosso degli ossidi al bianco dell’ argilla. Qui esistono dei veri e propri “cru” come “Bonfigliara” o le “Russeghine” (per la terra veramente rossa): il vino che ne deriva, sapido e minerale, è l’espressione fedele di un terroir d’eccezione. Solitamente lo si vendemmia nella seconda metà di settembre. La vinificazione un tempo avveniva lasciando il mosto a fermentare sulle bucce, successivamente si è virato verso una vinificazione “in bianco” con diraspapigiatura e pressatura soffice. Alcuni

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produttori stanno riscoprendo l’antico modo di

note minerali, e nel finale si riscontra la mandorla

vinificare il pigato con risultati eccellenti.

amara oppure il nocciolo delle pesca.

Lasciato maturare adeguatamente prima dell’im-

Il vino può essere consumato giovane, entro i pri-

bottigliamento, deve poi affinarsi ancora in bot-

mi tre anni di vita, anche se, riprendendo l’antico

tiglia per qualche mese prima di essere gustato

sistema della vinificazione sulle bucce, poc’anzi

nella sua pienezza di sapori.

descritto, il pigato ottiene una grande personalità

All’esame visivo si presenta di colore giallo paglierino, con sfumature e riflessi di colore dorato che ricordano il colore della spiga di grano o dell’olio. Ha una brillantezza intrinseca che conferma la naturale acidità del prodotto. Al naso si presenta persistente ed intenso, fruttato e floreale grazie ai profumi di pesca ed albicocca mature; spiccano inoltre note di agrumi, miele ed un sentore tipico dei profumi della macchia

che sfida il tempo, con splendide note minerali che ricordano, senza esagerare, i grandi vini bianchi francesi della Loira. Attualmente in vigna si tende a ridurre drasticamente l’uso di pesticidi e fitofarmaci per conservare il più possibile gli aromi dell’uva. È un vino che negli ultimi anni ha ottenuto, sulle più importanti guide dedicate, molti riconosci-

mediterranea (ginestra); sentore principale però è

menti , grazie al lavoro di aziende storiche, ma

quello di erbe aromatiche (salvia, rosmarino, timo

anche emergenti, che trattano il prodotto con

e a volte basilico).

tecniche enologiche innovative. Una cantina ha

Sul palato ha corpo, struttura, prevale un sapore

iniziato, quest’anno, a spumantizzare con meto-

sapido, secco e fruttato, di buona acidità e cal-

do charmat il pigato in aggiunta ad una piccola

do, persistente; ha una discreta alcolicità con

percentuale di pinot nero.

Vigna Russeghine

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Abbinamenti e modalità di degustazione È un vino che si presta molto come aperitivo e lo si può abbinare magnificamente con la cucina ligure basata sul pesce e sugli aromi: trenette o trofie al pesto, ovuli crudi, risotti ai funghi, orate o branzini alla ligure (al forno con patate e olive), le classiche verdure ripiene, torte di verdure, scampi al vapore, tortino di porri, zuppa di cipolle, frittatine di verdure e pesce crudo. Ottimo se abbinato ai pansoti al sugo di noci. Per apprezzarlo al meglio va servito molto fresco tra i 13 e 16 gradi centigradi

Pansotti al sugo di noci Ingredienti per 6 persone Per la pasta: 400 g di farina 1 uovo 150 g di acqua 2 cucchiai di vino bianco Per il ripieno: 150 g di ricotta 50 g di parmigiano reggiano 2 uova 1 spicchio di aglio le foglioline di 2 rametti di maggiorana 500 g di prebbogiòn (grattalingua, cicoria, radicchio selvatico, tarassaco, ortica) 700 g di borragine e bietoline 700 g di erbette scarola e indivia

Preparazione Lavate le verdure e cuocetele in pochissima acqua bollente e salata per 20 minuti. Colatele bene, strizzatele e tritatele finemente con la mezzaluna. Mettetele in una ciotola e impastatele con la ricotta, le uova, il parmigiano grattugiato e le foglioline di maggiorana tritate. Aggiungete lo spicchio di aglio tritato, salate e mescolate fino a ottenere un composto omogeneo che lascerete riposare per il tempo della preparazione della pasta. Tirate la pasta in una sfoglia sottile. Secondo la tradizione, la pasta viene tagliata a triangoli che, una volta farciti, vengono ripiegati su loro stessi. Più comodo è tagliare la pasta a quadrati di 8 cm di lato, collocare nel centro una pallina di ripieno grande come una noce e ottenere la forma triangolare richiudendo il quadrato. Diffusa anche la forma semicircolare che si ottiene tagliando la pasta a cerchi poi ripiegati a mezzaluna. Confezionate i pansotti, lessateli e conditeli con la salsa di noci La Salsa di noci Sbollentate 200 gr. di gherigli di noci in mezzo litro d’acqua per 2 minuti. Scolateli, lasciateli raffreddare, asciugateli e spellateli. La spellatura sarà facile e veloce proprio grazie alla sbollentatura. Passateli nel mortaio assieme a uno spicchio d’aglio, a 4-5 grani di sale grosso e a qualche foglia di maggiorana. Unite 50 g di parmigiano grattugiato e la mollica di un panino raffermo precedentemente ammollata in un po’ di latte. Amalgamate il tutto incorporando a poco a poco mezzo bicchiere di olio extravergine di oliva non troppo saporito e qualche cucchiaio di acqua di cottura della pasta.

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Tendenze “coniugali” di Meritxell Falgueras

Josep Roca ha aperto un master di un giorno sulle “relazioni coniugali” del solido con il liquido.

L’

incontro del vino con un alimento non era stato mai così romantico, da una parte, e così tecnico, dall’altra. Il congresso Wine Culinary (che ha messo al primo posto il vino rispetto alla cucina), tenutosi a Barcellona con il patrocinio delle cantine Torres (con un sempre gentleman Miguel Torres), ha presentato tutte le tendenze del abbinamento. Un forum internazionale del vino, in cui i riflettori erano tutti per la combinazione cibo-bevanda. Perché alla fin fine, per quanto si possa parlare del vino in sé (tipo valutazione da guida, fatta di mattina e a ritmo di pane e acqua), la gente quando beve vino mangia sempre qualcosa. È stato Josep Roca ad aprire questo master di un giorno sulle “relazioni coniugali” del solido con il liquido, e lo ha fatto in un ristorante (perché in casa ognuno segue le proprie regole e i propri gusti). Il suo consiglio migliore? “Bisogna viaggiare, bisogna sentire”. Oggigiorno non esistono più gastronomie esotiche, ma incroci di razze universali. E senza limiti, perché “dove non arriva il vino, può arrivare il tè, il cocktail”. Un ripasso delle armonie tradizionali (come l’uccisione del maiale con il vino dell’anno), di quelle accademiche (la famosa coppia foie-sauternes), paesaggistiche,

stagionali, emotive (una bottiglia con l’anno del tuo matrimonio) tra le tante. Il trionfo della nostalgia, che riabilita l’anima. “Perché stiamo vivendo una malnutrizione dei sensi”, ricorda il tristellato sommelier. Da un punto di vista tecnico, nella piramide del gusto il salato fa risaltare il dolce, il dolce maschera l’amaro e l’umami che accentua la struttura e le sensazioni acide. Tuttavia, alcuni esperti delle molecole gustative vanno oltre. François Chartier, leader dei sommelier molecolari olfattivi, ricorda che è grazie all’avanguardia della cucina che ha potuto sviluppare nei suoi libri (il più famoso è Papilles et Molécules) le sue teorie sulle sinergie aromatiche. Non a caso combinò i suoi studi con quelli del “Bulli” per un paio di stagioni, per giocare con le sue proposte azzardate. Ferran Centelles, sommelier de “El Bulli Foundation”, con la sua umiltà e il suo umore, ha illustrato la teoria per un viaggio per la storia della ristorazione, dall’ex-tristellato Senderens fino alle tecniche di E. Bernardo, testata con i 250 partecipanti al congresso: il motto “Keep it simple”, slogan della conferenza dal titolo “Il vino e la cucina dolce: un cammino verso la semplicità”, tenuta insieme al pasticciere Oriol Balaguer.

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Di fronte alla domanda “esiste un mariage perfetto?”, la risposta è stata un positivo “sì”, ma con la postilla “però non unico”. L’influenza della concentrazione nel gusto segna la capacità di sentire interazioni minime, facendo sì che “quanto più difficile è la torta, più difficile sarà accoppiarla”. Che venga dall’intuizione o dalla ragione, il protagonismo spetta (o dovrebbe spettare) al commensale. Il sommelier non deve più (né mai avrebbe dovuto) suggerire i vini che desidera mostrare o quelli “che ci vogliono”. Conoscenza, osservazione, capacità d’improvvisazione sono la chiave. Raccogliere l’empatia, fino al punto di riuscire a rendersi conto se un tavolo sta soffrendo con il vino. Perché il vino è una sostanza che trasforma chi lo ingerisce. Ascoltare (quelli che pagano): c’è gente di qui che desidera scoprire vini di fuori. Ce ne sono altri che vengono da fuori e che desiderano provare i vini tipici di qui. Perché sui gusti non c’è nulla di scritto, soprattutto perché l’interazione con la saliva è sempre diversa, in quanto dipende da ognuno. Abbinamenti che sottraggono, altri che aggiungono. Una delle ten-

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denze è prestare maggior attenzione alla quantità. Forse con una zuppa non è necessario tanto vino, mentre per un piatto salato magari è preferibile un long drinks. Anche la temperatura del piatto o del posto incidono sul criterio da seguire. Nel Celler de Can Roca arrivano persino a combinare un gambero con due vini differenti, perché non sono la stessa cosa la testa e la coda. O con nessuno. O addirittura con tre. Chi ha detto che nei matrimoni (del cibo) deve prevalere la monogamia?

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Turismo legato al vino: la Valpolicella

di Elisa Costanzo

Valpolicella: territorio enologico per definizione. Secondo alcune accreditate ipotesi già il nome Valpolicella porterebbe in seno la tradizione vitivinicola, infatti, deriverebbe proprio dalla contrazione del toponimo vallis-polys-cellae cioè valli dalle molte cantine.

U

n territorio dove storia e tradizione non sono parole di circostanza ma rappresentano una realtà, evoluta nel tempo, che affonda le proprie radici nei luoghi e nelle persone che per secoli hanno abitato e plasmato questa terra. La denominazione comprende l’ampia area geografica che si compone di tre valli percorse dai torrenti di Negrar, Marano e Fumane, che scendendo dai monti della Lessinia defluiscono nell’Adige. La zona definita “classica” è il distretto enologico più antico e si tratta di una terra rigogliosa, con un paesaggio ricco e pieno, soprannominato “giardino di Verona”. Questo nucleo originario si è poi esteso comprendendo oggi anche la fascia collinare veronese che va da Sant’Ambrogio alla Valpantena alla valle di Cazzano di Tramigna, dove, con la vite, con-

vivono anche le colture del ciliegio e dell’olivo. Ernest Hemingway definiva il vino di queste terre “leggero, secco, rosso e cordiale come la casa di un fratello con cui si va d’accordo”. Ma scorrendo a ritroso nel tempo fino al quinto secolo a.C., si trovano testimonianze in cui si definiva Retia la Valpolicella e Rètico il vino che vi si produceva: un vino da uve appassite, menzionato per la sua indiscussa qualità da Virgilio, Marziale, Plinio il Vecchio e Columella. Dei vini passiti o “recioti “ sembra parlasse anche Cassiodoro, segretario scrittore del re ostrogoto Teodorico, che nel V secolo lo chiamava Acinatico. Le uve che concorrono alla produzione provengono per lo più dai vitigni rondinella, molinara e corvina veronese, in percentuali che vanno dal 20 al 40% per il primo, dal 5 al 25% per il secondo e dal 40 al 70% per la

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corvina, ma sono presenti anche cruina, forseli-

classico, Valpolicella superiore, Valpolicella clas-

na, negrara, oseleta per una percentuale variabile

sico superiore, Valpolicella Ripasso, Valpolicella

tra il 5 e il 15%. Per anni la produzione vitivinico-

Valpantena, Valpolicella Valpantena superio-

la si è concentrata soprattutto su poche varietà,

re, Recioto della Valpolicella, Recioto della

di cui si sono scelti e coltivati soprattutto i cloni

Valpolicella classico, Recioto della Valpolicella

più generosi, ma da qualche tempo l’interesse

spumante, Recioto della Valpolicella Valpantena,

scientifico e dei produttori è tornato ad occupar-

Recioto della Valpolicella Valpantena spuman-

si di certe uve dimenticate, le cui caratteristiche

te, Amarone della Valpolicella, Amarone della

invece sembrano rispondere alle richieste di un consumatore più evoluto ed esigente. Del ventaglio di vitigni presenti in Valpolicella, la più importante è sicuramente la corvina: apprezzata soprattutto per il suo corredo di sostanze coloranti, per la concentrazione e la sua grande capacità di adattarsi all’appassimento, dona ai vini della Valpolicella un’inconfondibile nota di ciliegia. A lungo considerato una delle tante varietà di corvina, il corvinone è invece un vitigno a se stante, che nelle annate migliori riesce a rivelare caratteristiche organolettiche superiori perfino a quelle della corvina stessa. A dare i risultati migliori sono soprattutto i corvinoni di collina: quest’uva infatti

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Valpolicella classico, Amarone della Valpolicella Valpantena e Amarone della Valpolicella riserva. Oltre al vino, all’olio e alle ciliege in Valpolicella non mancano le testimonianze storiche e artistiche, è una terra infatti costellata di monumenti e costruzioni che ben sintetizzano lo scorrere dei secoli, a partire dalle Pievi romaniche come quella di San Floriano e quella di San Giorgio “Inganapoltron”, dove recenti scavi hanno portato alla luce l’originario impianto di tempio romano. Oltre agli edifici religiosi sono senza dubbio le residenze patrizie costruite fra il ‘500 e l’800 i monumenti storici di maggior richiamo: dalla

resiste bene al freddo ed è ideale per l’appassi-

Villa del Bene a Volargne a quella Della Torre a

mento, anche se un po’ sensibile agli attacchi di

Fumane, dalla Serègo-Alighieri a Gargagnago

muffa grigia (Botrytis). Più resistente a condizio-

alla Mosconi a Novare di Arbizzano. Impossibile

ni climatiche critiche si dimostra la rondinella: i

citarle tutte, ma le bellezze di queste terre sono

vini che si riescono a produrre risultano in gene-

facilmente individuabili attraverso itinerari, a piedi

re meno strutturati ma posseggono bei profumi

o in bicicletta, che assieme a valori naturali, cul-

floreali e una buona eleganza. I vini che fanno

turali ed ambientali offrono la possibilità di visitare

parte della Doc sono: Valpolicella, Valpolicella

vigneti e cantine aperte al pubblico.

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1


Dalla frutta fresca alla birra. Cosa si beve in Panamà.

di Enza Bettelli

Incuneato tra l’America Centrale e quella Meridionale, questo Paese è famoso per lo strategico canale che collega l’Oceano Atlantico e l’Oceano Pacifico, ma sorprende per i suoi intriganti contrasti, tra moderno e natura primitiva, cibo indigeno e pietanze coloniali.

I

l Panamá è un Paese dove l’antico, anzi l’antichissimo e il moderno convivono in un perfetto amalgama di culture. Nella capitale, molto vivace di giorno come la notte, c’è una imponente presenza bancaria che la rende punto di riferimento internazionale per la finanza. La magnifica skyline della città moderna si affaccia sul mare che accoglie una infinità di isolette anticamente approdo dei pirati, popolate di uccelli marini e ricoperte da una affascinante flora tropicale, con fondali una volta ricchi di perle. A completare la faccia moderna e tecnologica di Panamá c’è il Canale che da circa cento anni permette a mercantili e navi da crociera di aggirare il lungo e pericoloso giro da Capo Horn in cambio di un pedaggio calcolato in proporzione. Il Canale è all’incirca lungo 80 km e profondo da 12 a 14 metri e le navi lo percorrono in media in 9 ore. E poi ci sono i fiumi e i laghi che abbracciano la foresta pluviale, dove si possono trovare ancora alcune comunità di indigeni che vivono in modo primitivo di caccia e pesca, come una volta i loro antenati, e accolgono volentieri i visitatori che risalgono il fiume su una piroga per passare qualche ora con loro, assaggiare il loro cibo e acquistare gli oggetti tradizionali creati con i prodotti della foresta.

Interessante e accogliente, Panamá non è però il territorio più adatto per impiantare vigneti e infatti il vino viene importato, ma di solito non è della migliore qualità e sempre abbastanza caro. Quindi i Panamensi si dissetano con i succhi della frutta tropicale che cresce abbondante e ha polpa aromatica e succosa. Questi succhi (chica), diluiti con acqua e a volte con pezzetti di frutta e zuccherati, vengono venduti per strada, in piccoli

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1

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chioschi, oppure ci si serve dai bidoncini che sono installati nei locali. Molto popolare il cocco verde che viene aperto al momento e servito con una cannuccia che consente di bere il fresco succo che è all’interno. I batido sono dei frullati di frutta con latte o acqua, mentre il chicheme è una bevanda a base di latte, mais dolce, cannella e vaniglia, molto popolare all’ora della prima colazione. Un’ampia gamma di bevande naturali servite sempre ben fredde che si bevono a tutte le ore del giorno, ma naturalmente non si beve solo analcolico in Panamá perché è il seco la bevanda nazionale. Si tratta di un distillato ricavato dalla canna da zucchero come il rum, ma ha un gusto del tutto diverso ed è servito diluito con latte e ghiaccio. Tuttavia è la birra la bevanda alcolica più diffusa e, visto che in Panamá l’acqua è eccellente, se ne producono ben 4 marche nazionali. Lo scorso anno il consumo pro capite si è attestato attorno agli 80 litri e per quest’anno è previsto in aumento. La birra panamense è American Lager, chiara, con circa il 4,5% di alcol (quindi inferiore a quello della maggior parte delle birre in commercio), non eccessivamente aromatica e di gusto delicato, ma molto piacevole e dissetante se gustata ben fredda, anzi addirittura ghiacciata secondo l’uso panamense, per combattere il caldo clima del Paese.

Sapori forti e caratteristici Chi preferisce la cucina internazionale la trova soprattutto nei grandi alberghi e nei vari ristoranti specializzati in gastronomia d’oltreoceano. La cucina locale e del Centro America si gusta invece nelle fondas, un po’ bar e un po’ trattoria, che propongono ropa vieja (vestiti vecchi) il piatto tipico del mezzogiorno a base di riso con cocco, uvetta, lenticchie e fagioli con contorno di carne in padella, yucca saltata con olio e aglio e un bicchiere di chica. Al rincón tableño si consuma invece la prima colazione che in Panamá è perfino più ricca di quella anglosassone. Il piatto più popolare, tra la quarantina tra cui scegliere per il primo pasto della giornata, è il fegato con cipolla, servito di solito con due uova fritte, poi ci sono un intero assortimento di carni, verdure tipiche come yucca e mais, le immancabili banane verdi, le tamales, foglie di banano farcite spesso con pollo in umido, mentre i bollos sono foglie di mais farcite con farina di mais dolce. Oltre naturalmente ai piatti tipici del Centro America, come empanada, il sanchoco, ovvero pollo piccante con verdure che è il piatto nazionale, tortillas di mais o yucca o banane verdi. Altre specialità panamensi sono gamberi, granchi e frutti di mare e il cheviche, cioè il pesce marinato con lime e erbe che viene venduto anche pronto in vaso al mercato del pesce.

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Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1


Con “Il

Sommelier” raggiungi l’obiettivo nel miglior rapporto target/prezzo.

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di Davide Amadei

Interpretazioni d’Alsazia

Cultura e qualità del vino in Alsazia significa far emergere le differenze che la natura crea sulla base dei diversi terroir.

L’

Alsazia presenta molti motivi di fascino: i paesi fiabeschi con le case a graticcio di colori diversi, le cicogne ed i loro nidi sui camini, la situazione di confine che rende unici i francesi che vi abitano, intrisi di cultura tedesca ed accoglienti. Per l’amante del vino, il fascino sta nella qualità ed originalità dei bianchi che vi si producono e che si caratterizzano per l’estrema varietà geologica delle colline sulle quali alligna la vite. La zona dei vigneti è una striscia, di larghezza variabile, di circa 100 km in direzione Nord-Sud, suddivisa amministrativamente in Bas-Rhin e Haut-Rhin, ad una altitudine tra i 200 e i 400 m. s.l.m.; è protetta dai venti e dal freddo del Nord Ovest dal Massiccio dei Vosgi (tra i 400 ed i 1400 m. s.l.m.), tanto da rendere possibile la maturazione delle uve in un’area così settentrionale; è scarsamente piovosa (si pensi che la città di Colmar è la seconda di Francia per scarsa piovosità dopo Perpignan). Soprattutto, ciò che rende davvero unica l’Alsazia del vino è l’estrema variabilità dei suoli e sottosuoli. Essi derivano dalla formazione, 50 milioni d’anni fa, della piana del Reno, con l’emersione

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della catena dei Vosgi e del versante collinare che degrada fino alla pianura dove scorre il grande fiume franco-tedesco; i pendii sono stati modellati dai successivi depositi sedimentari marini, continentali o lagunari, che hanno ricoperto le rocce magmatiche preesistenti, nonché da continui fenomeni vulcanici, di fratture e di erosione. Così, si susseguono e si alternano, cambiando continuamente, suoli di granito, di scisto, di arenaria con quarzo, di gres, di calcare di varia epoca e tipologia, e poi terreni marno-calcarei, vulcanico-sedimentari, argillo-marnosi. Nei vari e diversi territori hanno trovato dimora i vitigni “classici” alsaziani, ed in particolare Riesling, Pinot Gris, Muscat, Gewurztraminer, Sylvaner e Pinot Noir, spesso piantati sui suoli che ciascuno di essi predilige; e sono stati individuati e regolamentati ben 51 vigneti qualificati Grands Crus. Ecco che allora cultura e qualità del vino in Alsazia significa far emergere le differenze che la natura crea sulla base dei diversi terroir, soprattutto per geologia, ma anche per clima, esposizione ed altitudine. Due produttori sanno far questo al massimo livello, ma con scelte interpretative diverse per il

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1


medesimo scopo: si tratta del Domaine Ostertag

nire sono affidate a metodi diversi.

a Epfig e del Domaine Marcel Deiss a Bergheim, che sono senza dubbio tra i più importanti e fa-

Andrè Ostertag è stato tra i primi a valorizzare

mosi produttori d’Alsazia.

la diversità delle caratteristiche geologiche dei

Entrambi hanno scelto di produrre e proporre tre

vigneti e, soprattutto, uno dei pionieri nell’uso

linee di vini: vini di frutto, vini di terroir e vini “del

della biodinamica in Alsazia, per far esprimere

tempo”.

la naturalità del terreno e della vite, rispettare e

Questi ultimi sono le Vendanges Tardives e i

far sviluppare i numerosi organismi viventi che vi

Seletions des Grains Nobles (SGN, da uve botri-

circolano ed apportano nutrimento e comples-

tizzate), i vini che derivano da un tempo maggio-

sità; quanto più possibile le radici delle piante

re di permanenza dei grappoli sulla pianta e che

debbono spingersi in profondità, per recepire

necessitano di tempo per esprimere tutta la loro

tutto quanto la terra può dare, con le sue pecu-

grande complessità e persistenza.

liarità. Così, dopo un esperimento su un ettaro

I vini di frutto sono quelli caratterizzati dal viti-

e mezzo, dal 1997 tutti i vigneti (14,5 ha, quasi

gno, che con i propri elementi varietali prevale su

tutti attorno ad Epfig) sono condotti con metodo

quanto può emergere dalla natura del terreno,

biodinamico. Simbolo del Domaine è un agnello

dove questo non ha particolari caratteristiche.

pasquale, poiché in tedesco Oster-Tag significa

Nei vini di terroir (che Ostertag chiama vins de

letteralmente “giorno di Pasqua”: il trionfo della

pierre, “di pietra”), al contrario, a parlare e farsi

vita sulla morte, così come in vigna la forza della

sentire è il carattere peculiare del singolo vigne-

natura deve emergere e prevalere.

to, ben definito per natura del suolo, geologia,

Strumentale alla sincera espressione del terroir è

microclima, esposizione, altitudine e pendenza.

anche la scelta di produrre solo vini secchi (a par-

Poi, però, le modalità con cui questo deve avve-

te, ovviamente, Vendanges Tardives ed SGN),

Bergheim e l'Altenberg Grand Cru

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1

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Paese di Northalten e la collina che protegge il Muenchberg

anche perché spesso (soprattutto per il Pinot Gris, che normalmente ha pochi aromi) da molti produttori viene ricercata la muffa nobile o lasciato lo zucchero per arricchire il vino di qualcosa che in origine non ha. Perciò, i lieviti, autoctoni e naturali, lavorano fino in fondo, a completo svolgimento degli zuccheri, a volte più velocemente, a volte più lentamente, anche per più di sei mesi. Soltanto il gewurztraminer viene prodotto con residuo zuccherino (51 gr/l per il 2010 Vignoble d’E), bloccando la fermentazione con il freddo. La “lettura” del terroir è affidata soprattutto al Riesling: secondo Ostertag è il vitigno che più di altri sa recepire e tradurre nel vino le peculiarità del suolo, del sottosuolo, della terra. Così, dagli assaggi dei riesling di terroir, si rimane affascinati dal carattere e dalle diversità dei vini. Tra l’altro, l’annata 2009, calda ma non troppo, ha dato vini morbidi, ma che compensano la minor acidità con una elevata struttura sapida: le radici delle viti, per rimediare alla carenza d’acqua, hanno lavorato molto in profondità, recependo sali minerali ed elementi caratteristici. Anche questo è espressione di terroir. Invece, Jean-Michel Deiss è il “profeta” della “complantazione”: nel vigneto sono presenti insieme più varietà, per far prevalere il terroir sulle caratteristiche delle singole uve. I vini da vitigno sono prodotti soltanto nelle aree con A.O.C. regionale o comunale, ove possibile, sulla base della considerazione del suolo. Il Domaine ha 27 ettari, soprattutto attorno a Bergheim, dove ha sede. Ciò che caratterizza

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l’azienda è appunto la scelta, compiuta quindici anni fa, di non produrre vini da vitigno nei vigneti migliori, bensì vini in grado di esprimere il terroir: per Deiss non è comprensibile perché in Francia tutti fanno vini di terroir ed in Alsazia solo vini da vitigno; e in tutta la Francia non si indica il vitigno perché esso è soltanto uno strumento per far esprimere il terroir. L’intento di Deiss, allora, è quello di far prevalere la natura del vigneto, di farla “vincere” sulle caratteristiche varietali delle uve utilizzate; la compresenza di più vitigni, scelti comunque sulla base delle caratteristiche geologiche del vigneto, serve proprio a questo. Per spiegare la scelta, in azienda usano una metafora: si può dire che il vitigno è l’alfabeto, ma il terroir è il libro. Non a caso, allora, in passato in Alsazia erano utilizzati quasi cento vitigni diversi, per ampliare il “vocabolario” a disposizione e dare prevalenza al luogo di origine. In funzione di ciò, Deiss ha ridotto drasticamente le rese per ettaro: in Alsazia per vini A.O.C. si possono produrre anche 90 hl per ettaro (66 hl per l’A.O.C. Grand Cru), mentre nel resto di Francia con tale quantità si può fare solo vino da tavola, essendo prevista per le A.O.C. una resa di 68 hl per ettaro. Se si diminuiscono le rese si consente al terroir di prevalere sul vitigno: da Deiss in media si producono 45 hl per ettaro, con 30/35 hl nei Crus, fino a 20 hl nei Grands Crus. A questi risultati si giunge anche con elevate densità di ceppi per ettaro: mentre in Alsazia sono in media 6000, Deiss ora ne pianta 10000/12000 (anche se, certamente, esistono molte differenze nell’ambito dei 27 ettari dell’azienda); non usa

Gres rosa e pietra vulcanica del Muenchberg

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1


cloni selezionati (perché normalmente sono stati selezionati per alte rese); ha vecchie vigne, con apparato radicale in profondità. Coerente è la scelta della biodinamica per la coltivazione della vigna. Interessante l’interpretazione del residuo zuccherino: anch’esso viene dal terroir, nel senso che ciascun vigneto, a piena maturazione fenolica delle uve, apporta a queste ultime una diversa quantità di zuccheri; poi i lieviti, che sono quelli

autoctoni e naturali delle uve, conducono la fermentazione fino a quando possono, non sempre completando la trasformazione degli zuccheri. In azienda, ogni vino proposto in degustazione è affiancato da un contenitore cilindrico di vetro che contiene un campione del terreno da cui l’uva utilizzata proviene; e prima dell’assaggio si parte sempre di lì, dalla descrizione della natura del suolo che nel vino deve essere tradotta ed esaltata.

Gli assaggi

OSTERTAG - Alsace AOC Riesling

di Northalten, con ripido pendio, ed

finale, molto lungo e ben contrastato,

Clos Mathis 2009

è caratterizzato da calore e mineralità

è agrumato, con fiori gialli ed intriganti

La parcella, situata a Ribeauvillé, ap-

del suolo siliceo, in cui si mescolano

sensazioni di spezie e foglie di tè, ed

parteneva al padre dello chef de vi-

gres rosa dei Vosgi (come nel vicino

una scia sapida netta, quasi marina.

gne del Domaine. Ha prodotto vino di

Muenchberg) e gneiss. Già dal colore

Ostertag per la prima volta con l’an-

quasi dorato è coerente con l’annata

OSTERTAG - Alsace Grand Cru

nata 1997, nella quale tutte le vigne

e l’esposizione; al naso è maturo, con

Muenchberg AOC Riesling 2009

sono state condotte con il metodo

idrocarburi, erbe aromatiche, toni di

Il Muenchberg è un esteso Grand Cru

biodinamico. È caratterizzata da un

lavanda, roccia; l’attacco in bocca è

ad anfiteatro con esposizione a Sud,

suolo di puro granito, nonostante la

morbido, avvolgente, ha centro boc-

caratterizzato da suolo di grés rosa,

vicinanza con il Grand Cru Kirchberg

ca sapido e molto fresco, il finale, pur

compatto e poroso, che si sbriciola

de Ribeauvillé che invece è marno-

succoso, è un po’ caldo, con leggera

diventando sabbia nella parte supe-

calcareo; è coltivata a terrazze, con

sensazione amara.

riore; ma vi si trovano anche molte pietre di origine vulcanica che con-

esposizione Sud, ed essendo collocata all’uscita della valle gode di cor-

OSTERTAG - Alsace AOC Riesling

feriscono al vino tensione ed allungo,

renti di aria fresca durante la notte

Fronholz 2009

completando le caratteristiche di aro-

che determinano elevate e favore-

Il Fronholz è un grande vigneto sulla

maticità e struttura che derivano dal

voli escursioni termiche. All’olfatto in

collina di Epfig, con suolo di sabbia

grés rosa. È sulla collina in una pic-

vino è puro, cristallino, ricorda l’ac-

bianca, ricco di quarzo; il riesling è

cola valle a Nord Ovest del paese di

qua fresca che scorre sulla pietra,

nella parte alta del vigneto, dove il ter-

Nothalten, con una montagna di 900

con eleganti fiori bianchi; in bocca è

reno è più leggero, mentre nella parte

metri a proteggere dal freddo e dal-

diritto, teso, molto minerale, con bel

bassa, più ricca d’argilla, è piantato

la pioggia. Le viti di Ostertarg hanno

contrasto e precisa integrazione delle

gewurztraminer; a metà pendio si tro-

un’età media di 40 anni, con 5500

componenti, finale piuttosto lungo e

vano i pinot, che gradiscono il calca-

piante per ettaro; ma una porzione di

rinfrescante.

re ivi presente. All’olfatto si presenta

vigneto ha ceppi di più di 70 anni, con

complesso e sfaccettato, la minera-

8000 piante per ettaro come usava

OSTERTAG - Alsace AOC Riesling

lità è netta, subito arricchita da sen-

al tempo. Al naso è roccioso, tanto

Heissenberg 2009

tori agrumati, citrini, ma soprattutto

minerale, con erbe aromatiche e frut-

Il nome del vigneto significa “monta-

da aromi freschi, menta ed erbette. In

to bianco; in bocca è grande, entra

gna calda”; è situato sopra il villaggio

bocca è ricco, di grande struttura, il

morbido per poi lasciare spazio ad

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1

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una sensazione quasi salata, con una tensione gustativa che non finisce mai, in profondità. DEISS - Alsace AOC Langenberg 2009 (Saint Hyppolite) Il vigneto si caratterizza per il sottosuolo di granito, l’unico di questa natura che i Deiss hanno. Vi sono piantati cinque vitigni: riesling, i pinot (gris, noir e blanc) ed il muscat. Al naso è roccioso, fresco, agrumato, molto minerale; la bocca è tesa, di bell’equilibrio, sapida, piacevole, con finale pulito non lunghissimo, sul frutto tropicale. Residuo zuccherino di 12 gr/l. DEISS - Alsace AOC Engelgarten 2009 Caratterizzato da sottosuolo di ghiaia, il vigneto si trova dietro Bergheim vicino al fiume. È nettamente minerale, ha leggeri cenni di idrocarburo, sentori affumicati, pietra, frutto bianco. In bocca emerge il lato fruttato, oltre alle sensazioni minerali; di buona profondità, è pulitissimo e ben contrastato, la tensione è continua, il finale è citrino e sapido. DEISS - Alsace AOC Rotenberg 2009 Ha almeno 24 gr/l di zucchero, e ciò avviene ogni anno, non solo in particolari annate: così si esprime il terroir, e ci vorranno otto o dieci anni per integrare lo zucchero e raggiungere l’equilibrio. Il sottosuolo di questo cru è composto da calcare del periodo giurassico, il vigneto è sulla collina, esposto a Sud, con temperature più elevate rispetto agli altri vigneti. Al naso, intenso, il vino ha frutta matura, spezie, cenni di frutta secca. Al gusto è morbido ma molto ben equilibrato da elevata acidità; lungo e fruttato il finale.

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DEISS - Alsace AOC Schoffweg 2008 È su calcare di Alénia, più leggero e sciolto rispetto al calcare del Giurassico, che è più duro e compatto. Ne derivano simili struttura e acidità, ma gli aromi sono diversi, così come le sensazioni in bocca. Il vigneto si trova sulla collina di Altenberg, con esposizione Est. Al naso si presenta con note di vaniglia, di pasticceria (senza uso di legno nuovo), poi frutta bianca matura. La bocca è fresca, sapida, con un bell’allungo, sul frutto ma anche con sensazioni minerali. Ha 10 gr/l di zucchero residuo. DEISS - Alsace AOC Gruenspiel 2007 Vigneto su sottosuolo di marna della glaciazione, con esposizione Sud. Cera d’api, frutti maturi, netta mineralità al naso; bocca molto ricca, potente, continua e dinamica, con finale piccante, minerale, lungo. Il vino è ancora giovane e promette un avvenire di complessità ed equilibrio. DEISS - Alsace AOC Burg 2008 Con esposizione Sud, Sud-Ovest, e sottosuolo marnoso, il vigneto si trova al limite della foresta, per cui la notte la temperatura scende molto, generando elevata escursione termica rispetto al giorno; è vicino al fiume, per cui a causa dell’umidità ogni anno si genera muffa nobile, anche perché l’uva arriva presto e facilmente a maturità. Anche la muffa nobile è un carattere che deriva dal terroir: non tutti i vigneti, nella stessa annata, la hanno. Naso intrigante di pepe bianco, cenni balsamici, fiori e roccia. Lo zucchero è da integrare, ma l’acidità è elevata, la struttura è tanta, il finale è lungo e caratterizzato da agrume maturo netto e spezie.

DEISS – Alsace Grand Cru Mambourg AOC 2009 Sottosuolo di calcare, come a Meursault in Côte d’Or, trasportato in antico da un ghiacciaio, con rocce tonde completamente pulite; inusuale per l’Alsazia. Si trova 10 km a Sud di Bergheim, più vicino a Colmar (che è la seconda città più secca di Francia) ed è uno dei Grands Crus più caldi; è vicino all’imboccatura della valle di Kaysersberg,, per cui è molto ventilato e asciugato dalle correnti, così che non si forma mai la muffa nobile. Sono utilizzati solo i pinot, prevalentemente grigio, ma anche bianco e nero. All’olfatto è molto complesso, con fiori gialli, nocciolina, spezie, noce moscata e pepe. In bocca ha leggero tannino, ma ciò che colpisce è la potenza, con bella sapidità e finale di nocciola, in continua ed incessante progressione gustativa ed aromatica. DEISS – Alsace Grand Cru Altenberg de Bergheim AOC 2007 Sottosuolo di calcare del Giurassico. È la collina che domina Bergheim a Nord; nel vigneto, che vede la maturazione delle proprie uve ben cinque settimane dopo il Mambourg, si forma ogni anno molta muffa nobile. Questo ha 70 gr/l di zucchero! I vitigni, in “complantazione”, con ceppi alternati, sono tutti i tredici d’Alsazia. Il naso è di grande finezza e complessità, molto minerale, progressivamente escono frutti di ogni tipo, fiori gialli. La bocca è rotonda, strutturata, potente ma elegantissima, nonostante la percezione zuccherina, e soprattutto ha un’energia che non finisce mai, con una scia minerale e floreale affascinante, in crescendo. Materia e freschezza lasciano intravedere una lunga vita per questo vino emozionante.

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1


a cura della redazione di

Il Merano WineFestival si beve la crisi

C

on 6.000 visitatori nelle quattro giornate della XXI edizione del Merano WineFestival conferma la sua inossidabile leadership nelle manifestazioni legate al vino di qualità segnando un incremento del 10% sulle presenze 2011 e confermando la credibilità e l’interesse verso un evento con 21 anni di storia alle spalle. La selezione dei 350 produttori presenti e la presenza di 150 produttori internazionali è risultata ancora una volta vincente ed apprezzata da un pubblico di veri intenditori. Il programma del Festival sempre più ricco ed articolato è alla base della riuscita di quest’edizione che sposa sempre più il buon cibo al buon vino. Migliaia di visitatori hanno affollato il Kurhaus e i padiglioni di Culinaria e della GourmetArena, per giornate intense di degustazioni, eventi, presentazioni, tasting guidati, incontri, cene a tema. Grande successo di pubblico alla GourmetArena, palcoscenico di Chef affermati ed emergenti che hanno saputo stupire interpretando con grande creatività il tema dell’anno, l’ecosostenibilità. Non è mancata grande partecipazione nemmeno alle prestigiose degustazioni che si sono susseguite in un ricco calendario di appuntamenti: non ha tradito le aspettative la verticale di Masseto guidata da Luca Gardini, quella di Amarone condotta dallo stesso Romano Dal Forno e, in ambito internazionale, quella del Domaine Taupenot-Merme, vini considerati tra i più grandi della Borgogna, guidata da Ian D’Agata. Forte incremento anche per gli “appuntamenti imperdibili”: i 27 produttori emergenti che si stanno affermando per la qualità, la degustazione di annate vecchie, il debutto del Club Excellence, Associazione di importatori e distributori di vini e spiriti di eccellenza che ha offerto in degustazione delle vere rarità: Champagne Alain Thienot del 1999, Sherry Bunnahabhain 1978, Pinot-gris Rangen de Thann

Clos St. Urbain grand cru 2005, solo per citarne alcuni. Conclusa con soddisfazione questa XXI edizione il Merano WineFestival si prepara per andare con Identità Golose alla conquista del pubblico milanese con la seconda edizione di Milano Food&Wine Festival dove, dal 9 all’11 Febbraio, grandi vini e grandi Chef saranno i protagonisti di un grande Festival all’insegna del gusto e della qualità.

val.com

winefesti www.merano

a cura della redazione di


a cura di L uca C anapicchi

www . mondocana . com


a cura di L uca C anapicchi

www . mondocana . com


Salone del Gusto speciale

Il Salone del Gusto di Torino: emozioni e racconti a cura dell’Ufficio Stampa Nazionale FISAR

Raccogliamo le storie e le dichiarazioni di chi ha fatto di questa kermesse mondiale un evento unico.

con la FISAR nuovamente protagonista

24

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1


vicine Cucine di Strada. Con il

agroalimentare diventi la cartina

suo orto di 400mq situato pro-

di tornasole per comprendere la

prio al centro dell’Oval, l’Africa è

condizione del Paese».

sicuramente stata la protagonista

a cura di Slow Food

«Un grazie di cuore a Slow Food

dell’evento, con i suoi prodotti, le

U

per un Salone del Gusto e Terra

storie delle comunità e soprattut-

n solo giorno non è

Madre dai numeri straordinari.

to le testimonianze dei tantissimi

sufficiente per visitare

Devo riconoscere che in questi

giovani che intendono riprendere

gli stand, incontrare i

ultimi tempi Torino sta sorpren-

in mano il futuro del continente,

produttori e scoprire tutte le re-

dendo per capacità di adesione

ritornando nei loro villaggi con

altà presenti al Salone del Gusto

e partecipazione, e ora la città ini-

gli occhi pieni di testimonianze,

e Terra Madre, su cui stasera si

zierà da subito a lavorare all’edi-

idee e progetti. Africa, dunque,

spengono i riflettori, sono i com-

zione 2014. Ma non dimentichia-

ma non solo. Si è parlato molto

menti più sentiti in questi giorni.

moci che l’Expo 2015 si avvicina

anche di legalità, di lotta alle ma-

«220.000 visitatori italiani e stra-

a grandi passi, e se Torino deve

fie e alla criminalità organizzata,

nieri, 16.000 partecipanti alle 56

diventare il simbolo dell’enoga-

di rinascita e cooperazione tra le

conferenze, 8000 studenti e 3700

stronomia, è fondamentale una

realtà colpite da disastri naturali,

bambini che hanno preso parte

solida collaborazione e una con-

dalla Liguria all’Emilia, dall’Abruz-

alle attività educative, affrontando

vergenza di tematiche con gli or-

zo al Giappone. Mani che si strin-

temi molto attuali, quali acqua,

ganizzatori della manifestazione

gono, contatti che si scambiano,

salute e ambiente». Questi i pri-

milanese. Dobbiamo riuscire a

idee che si confrontano. In mille

mi dati comunicati da Roberto

coinvolgere maggiormente la cit-

lingue diverse. Questi i simboli del

Burdese, presidente di Slow

tà e la popolazione nei prossimi

Salone del Gusto e Terra Madre

Food Italia, raccontando l’even-

anni, includendo le tante impre-

2012.

to che ha colorato i padiglioni di

se e attività presenti nel territo-

Parallelamente

Lingotto Fiere e Oval in questi

rio. Per il resto, semplicemente

650 delegati provenienti da 95

cinque entusiasmanti giorni.

grazie a chi ha reso possibile un

Paesi hanno partecipato al VI

«La fusione tra Salone del Gusto

evento di tale portata, con entu-

Congresso Internazionale di Slow

e Terra Madre ha reso questa

siasmo ed energia», ha aggiunto

Food, discutendo di clima, sicu-

edizione la più bella di sempre,

Maurizio Braccialarghe, asses-

rezza alimentare e biodiversità.

permettendo uno scambio con-

sore alla Cultura e Turismo della

«Con 90 interventi da 51 Paesi,

tinuo tra i Paesi, mescolando

Città di Torino.

Slow Food ha parlato al mondo e

profumi e nazionalità, in cui è

Quindi, per venire alle informazioni

il mondo ha parlato a Slow Food».

stata notevole la partecipazione

salienti, segnaliamo un incremen-

Così Carlo Petrini, rieletto presi-

dei giovani, produttori, delega-

to del 10% nel numero comples-

dente dell’associazione all’unani-

ti e semplici visitatori», continua

sivo di visitatori, il tutto esaurito a

mità, delineando gli obiettivi per i

Burdese. «Nonostante il difficile

Master of Food, Laboratori e Teatri

prossimi quattro anni: «Il nostro

periodo che stiamo attraversan-

del Gusto con moltissimi stranie-

impegno non deve fermarsi, e gli

do, molti prodotti erano esauriti

ri, 15.000 download dell’applica-

obiettivi sono ambiziosi: nei pros-

nel Mercato già domenica sera,

zione dell’evento e una notevole

simi quattro anni dobbiamo conti-

denotando una sempre maggio-

affluenza all’Enoteca, in cui sono

nuare il nostro lavoro in Africa con

re attenzione del pubblico ai cibi

stati i grandi vini i veri protagoni-

sempre maggiore convinzione, e

di alta qualità. È infatti tempo che

sti, accompagnati dai piatti delle

dobbiamo alimentare l’Arca del

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1

all’evento,

Salone del Gusto

lo stato di salute del comparto

speciale

Cala il sipario: l’edizione più bella di sempre

i

25


Salone del Gusto speciale

Gusto con nuovi prodotti tradizio-

Strappano le terre ai contadini,

e la sovranità alimentare: «Non

nali e varietà autoctone a rischio

che rimangono senza la loro fon-

ci dicano che siamo contro gli

di scomparsa». Con queste pa-

te di vita e di guadagno e vedono

investimenti agricoli in generale

role Petrini ha esortato i delegati

il paesaggio in cui sono cresciuti

– aggiunge Anne Van Schaik –

a lavorare nel proprio Paese per

trasformarsi.

quelli reali, finalizzati allo sviluppo

un rafforzamento complessivo

Il fenomeno del land grabbing ha

locale, sono più che necessari».

delle comunità del cibo e dell’as-

coinvolto negli ultimi anni milio-

«Questo tipo di speculazione sta

sociazione. La novità principale

ni di ettari dei Paesi del Sud del

distruggendo intere comunità di

è la costituzione di un ristretto

mondo. «E organizzazioni che

produttori e mettendo in crisi le

comitato esecutivo formato da

dovrebbero contrastarlo hanno

economie locali. Ci sono distese

sei esponenti, con il compito di

avuto invece un atteggiamento

enormi, anche di 100 mila etta-

trasformare le scelte strategico

ambiguo», spiega Stefano Liberti,

ri, coltivate a monocolture, che

politiche in attività concrete.

autore del libro Land Grabbing

vengono

«Torino si conferma la capitale

(minimum fax, 2011), apren-

invece che rispondere ai bisogni

dell’enogastronomia», conclude

do l’incontro Fame di Terraal

delle popolazioni locali», continua

Burdese, «e vorrei ringraziare gli

Salone del Gusto e Terra Madre.

Liberti. «È un modello culturale,

oltre dieci enti che ci hanno as-

Slow Food, insieme ad altre as-

oltre che produttivo, del tutto in-

sistito in tutte le fasi organizzati-

sociazioni e Ong, promuove dal

compatibile con quello agricolo di

ve e tutti i produttori, montatori,

2010 una campagna per sensi-

piccola scala: per gli speculatori,

tecnici che non ci hanno mai ne-

bilizzare le popolazioni e limita-

la terra è una fonte di profitto da

re l’accaparramento delle terre.

sfruttare; per i piccoli produttori

La sfida è non rimanere a guarda-

rappresenta invece la tradizione,

re, ma reagire, anche da sempli-

la cultura, la vita stessa di tutta la

ci cittadini. Come fare, lo spiega

comunità». Il land grabbing, spie-

Anne Van Schaik, di Friends of

ga Karin Ulmer di APRODEV, è

the Earth Europe: «Prima di tut-

incrementato da stili di vita e mo-

to bisogna opporsi alle pratiche

delli produttivi non più sostenibili:

Fame di Terra: accelera la corsa all’accaparramento di terreni fertili

agricole non sostenibili: una ricer-

«L’Europa, ad esempio, per sod-

ca dell’Ong GRAIN ha calcolato

disfare le sue esigenze di consu-

che, se si utilizzassero metodi

mo sfrutta le risorse di 650 milioni

sostenibili, nell’arco di trent’anni

di ettari nel mondo, ovvero una

i terreni del mondo potrebbero

volta e mezza le sue dimensioni».

a cura di Slow Food

tornare alle condizioni dell’era

Le testimonianze dei Paesi col-

gato una mano. Quindi non mi resta che darvi appuntamento al 2014, promettendovi un Salone del Gusto e Terra Madre memorabile!».

26

esportate

all’estero,

D

pre-industriale. In secondo luogo

piti dal land grabbing arrivano

opo la speculazione sul

occorre bloccare l’azione degli

dalla Colombia e dalla Tanzania.

cibo, agli investitori in-

investitori, delle banche, dei fondi

A denunciare la situazione del

ternazionali non resta

pensione: se i cittadini sapesse-

Sud America è Liliana Marcela

che quella sulla terra. Attirati dai

ro che in alcuni casi i loro rispar-

Vargas

prezzi stracciati dei terreni fertili

mi sono utilizzati per comprare

ción de Trabajo Interdisciplinario:

in alcuni Paesi, Stati e organismi

terre sfrattando i contadini, si

«Siamo preda degli investitori e i

finanziari

stanno

ribellerebbero. Perché la specu-

governi locali li facilitano, perché i

scommettendo sulla domanda in

lazione non è un diritto, mentre

capitali stranieri fanno comodo».

crescita di cibo e biocarburanti.

lo è quello di accesso alla terra

Il suo racconto si mescola con

internazionali

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1

Vásquez,

dell’Asocia-


Oxfam Tanzania. Mwanahamis è ritti delle donne del suo Paese: «In Africa sono già stati venduti agli speculatori 203 milioni di ettari, pari a 8 volte la superficie del Regno Unito. E molti dei produttori sfrattati sono donne, che lavorano e tirano su da sole intere famiglie. Private delle loro terre, non hanno più risorse per acquistarne altre: in Africa la so-

Salone del Gusto

in prima linea nella lotta per i di-

speciale

quello di Mwanahamis Salimu, di

cietà sta facendo passi indietro, piuttosto che avanti». Storie che insegnano come il land grabbing, visto dalla prospettiva della terra e non degli uffici delle multinazionali, abbia effetti devastanti.

Le donne si raccontano di Gladys Torres Urday per la FISAR in Rosa Il Salone del Gusto Terra Madre ci ha salutato con un arrivederci al 2014. È stato il grande Carlo Petrini che con un brindisi finale ci ha comunicato l’invito complimentandosi con i nostri e le nostre sommelier per il lavoro svolto con professionalità, garbo ed eleganza. In questo scenario così importante, come sempre, le nostre donne hanno saputo coniugare la loro professionalità con la loro femminilità, sensibilità e sorriso. Significativa è stata la presenza istituzionale del Segretario Nazionale

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1

27


Salone del Gusto

Claudia Marinelli e della Consigliere Nazionale e Responsabile nazionale della “FISAR in Rosa� Luisella Rubin che insieme al nostro Presidente Nazionale Mario Del Debbio e al Responsabile Nazionale dei Servizi dei Sommelier Luigi Mastrocicco e ai molti Consiglieri Nazionali e Delegati provenienti da tutta Italia hanno voluto testimo-

speciale

niare il loro apprezzamento per il lavoro svolto.

Luisella Rubin con Gladys Torres Urday

Le nostre splendide ragazze

Chiara Gionco

Roberto Burdese

Maria Pia Gori

Fiorenza Cambiaghi versa il vino alla nostra Alessandra Rosa

Claudia Marinelli con il presidente Del Debbio

28

Alcune nostre sommelier capitanate da Gladys Torres Urday


Luisella Rubin Consiglie Nazionale e responsabile nazionale Fisar in Rosa Nella Grande Enoteca del Salone del Gusto, gremita di visitatori provenienti da tutto il mondo, curiosi di assaggiare le eccellenze enologiche del nostro paese (1200 etichette) ho avuto il piacere di apprezzare con orgoglio fisariano, l’impegno e la dedizione dei nostri sommelier, che con

professionalità ed eleganza hanno svolto il servizio dei vino. È davvero una bella squadra, animata da una indiscussa passione, la cui numerosa presenza femminile è balzata agli occhi di tutti, a testimoniare ancora una volta che il mondo del vino si “tinge sempre più di rosa”. È questa una realtà tangibile, che la nostra associazione intende potenziare, valorizzando la figura della donna sommelier. le interviste e le immagini di alcune sommelier FISAR, riportate su quotidiani nazional e sui social network, hanno fatto notizia, offrendo alla nostra federazione un’ampia e meritata visibilità. Maria Pia Gori - Delegato Evento di livello internazionale dove il mondo si incontra. Cuore pulsante della rassegna è l’enoteca, la più importante esposizione di vini italiani, punto di ritrovo dei visitatori. Ho avuto il piacere e l’onore di far parte dei sommelier F.I.S.A.R. che hanno gestito l’enoteca, sempre con eleganza e con un “sorriso” per tutte le migliaia di persone desiderose di assaggiare ed avere informazioni. Le nostre immagini hanno fatto il giro del mondo, le piccole difficoltà non ci hanno fermato e la presenza femminile ha dato alla squadra una nota “ROSA” in più. Alessandra Rosa Sommelier L’evento chiave dell’edizione 2012 del Salone del Gusto e Terra Madre, per quanto riguarda il mondo dell’enologia, è stato

la presentazione della Guida dei Vini di Slow Food - Slow Wine. Evento di grandissimo richiamo e prestigio di cui mi ha particolarmente colpito la forte connotazione femminile data sia dal numero delle nostre sommelier impegnate nel servizio che dalla presenza numerosa di produttrici e visitatrici italiane e del resto del mondo. L’incontro tra queste “anime” del mondo del vino, ognuna con il proprio bagaglio di preparazione e aspettative diverse, ha dato vita a piacevolissimi e divertenti momenti di confronto, scambi di impressioni, condivisioni e semplici chiacchiere “intorno al bicchiere”. Il fascino del Salone del Gusto è fatto anche di questo: di incontri, di emozioni, di contatti umani. In ogni caso un’esperienza da non perdere (da qualunque lato del bancone vi troviate...).

Salone del Gusto

Claudia Marinelli Segretario Nazionale FISAR Quando sono arrivata al Salone sono rimasta colpita dai colori che ho visto, specialmente nel Padiglione di Terra Madre. I colori sono espressione di vita e positività, è importante però unirli saggiamente alle persone, è come quando si parla di terroir, ci devono essere tutte le condizioni ottimali, ma il fattore determinante è quello umano, entrando nell’Enoteca è quello che ho visto, il messaggio che mi è arrivato. Il concetto di terroir traslato su tutto quello che stava accadendo: professionalità, conoscenza e duro lavoro. In quei cinque giorni quello che ha fatto la differenza sono stati i nostri Sommelier. In Fisar non abbiamo mai fatto distinzione fra donne e uomini, siamo tutti SOMMELIER, ma credo che questo Salone sia stato un omaggio alle “nostre sommelier” che hanno saputo aggiungere quel tocco di femminilità necessario a far sì che il loro sorriso fosse valorizzato in modo preponderante, attraverso i mass media presenti.

speciale

Abbiamo voluto raccogliere, in questo breve contributo, le impressioni direttamente da alcune delle “nostre” donne presenti al Salone del Gusto – Slow Food di Torino.

Clara Gionco - Sommelier Ascoltare i desideri di un visitatore, riflettere per capire come compiacerli, scegliere un vino, versarlo con tutte le attenzioni necessarie affinché quella bottiglia abbia l’importanza che merita è il nostro dovere come sommelier… osservare gli occhi stupiti di chi apprezza un “bicchiere” che tu hai pensato appositamente per quella persona è il nostro più grande riconoscimento. L’amore per il Vino raggiunge la massima espressione di sé quando viene condiviso, per questo motivo partecipare a una così importante manifestazione, che racchiude tante eccellenze enogastronomiche, è stata una bellissima esperienza.

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1

29


Salone del Gusto

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speciale

La carica

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M. D C. Mael Debbio, rinell F. i e L Cambiag . mastr hi, I. ocic co

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Gruppo di S

Il Presidente Nazionale Del Debbio

30

Pilloni, Rossi, Mastrocicco, Torres Urday, Del Debbio, Rabachino, Terzago e Fragomeni

Il briefing di inizio servizio

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speciale

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Salone del Gusto

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La Festa fi

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Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1

31


Albania speciale

Alla scoperta di una nuova frontiera enologica

di Roberto Rabachino

Lo sviluppo vitivinicolo dell’Albania è ancora precario anche se è un paese di antica tradizione viticola.

I

profondi cambiamenti socio-politici avvenuti negli anni 90 hanno eroso buona parte della superficie vitata nazionale con una perdita elevatissima di vigneti. Dei 23 mila ettari presenti negli anni 90 nel 2010 la superficie vitata non superava i 10 mila ha. Dopo la caduta del regime si sono verificati espianti di massa perchè i vigneti

voluti dal regime erano un simbolo della dittatura sconfitta. Anche la successiva emigrazione ha giocato un ruolo importante perché molte terre coltivate erano ormai abbandonate a loro stesse. Grazie ad LVIA, ong piemontese storicamente presente in Albania, è stato possibile attivare un progetto di sviluppo vitivinicolo nel Nord, finan-

La cave della Cantina Çobo

32

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1


alla sperimentazione per valorizzare il vitigno autoctono Kallmet, vero orgoglio nazionale. In questo contesto opera Alberto Cugnetto, enologo viticolo con esperienza internazionale, nonché ricercatore presso l’Università di Torino, grazie alle risorse apportate da LVIA sta operando per migliorare le produzioni locali, trasferendo quelle competenze basilari necessarie per poter produrre vini di qualità anche in

Può l’Albania produrre grandi vini ed emergere nel mercato moderno? La prima volta che mi parlarono di Albania e mi proposero di operare in questi territori non avevo minimamente idea che in questa nazione si producessero vini. Dopo due anni di attività, facendo il pendolare tra Italia e Albania, mi sto rendendo conto del privilegio viticolo di questa nazione, riserva di vitigni autoctoni perlopiù sconosciuti, ma con grandi potenzialità, e che oggi farebbero la fortuna di molte nazioni produttrici ormai famose, ma carenti di una identità viticola propria. Qual è il vitigno con maggior potenziale in Albania? Grazie al progetto LVIA e al dr. Roland Leka che mi assiste con grande professionalità e passione, siamo riusciti ad imbastire una cantina sperimentale ed un laboratorio per fare analisi enologiche. Questo ha permesso di studiare il vitigno Kallmet in profondità e, dopo due anni di prove, sono convinto dell’assoluto valore enologico di questo vitigno. È una cultivar esigente, profondamente legata al territorio in cui viene coltivato, trovandosi quasi esclusivamente nell’areale che va dal Mirdita fino al confine con il Montenegro, intorno al lago di Scutari. Per molti versi è facile associare questo vitigno a vitigni ben più blasonati come il Nebbiolo o il Pinot Nero, tutti vitigni capaci di dare grandi vini da invecchiamento.

Albania

Enologo Alberto Cugnetto

aziende famigliari. Entriamo nel dettaglio con alcune domande proprio all’enologo Cugnetto.

speciale

ziato con fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo provenienti dal MAE. Andrea Lo Iacono è il referente e responsabile del progetto ed è colui che oggi incomincia a raccogliere i primi risultati di 2 anni di intenso lavoro. L’obiettivo specifico del progetto è rafforzare il tessuto produttivo del mondo rurale a partire da gruppi di produttori consociati grazie alla creazione di un consorzio di tutela dei vini del Nord Albania, all’ accesso facilitato al conto-terzismo, alla creazione di un fondo di microcredito per l’agricoltura, al supporto tecnico enologico e

Quali difficoltà si incontrano operando in questi territori? Lavorare in Albania non è semplicissimo perché ancora oggi in alcune aree vi sono carenze strutturali che mettono in difficoltà le attività agricole. Qui la moderna tecnologia è molto costosa e talvolta inefficace. Capita di avere assenza di luce elettrica e acqua potabile a volte per giorni e quindi bisogna usare bene le proprie conoscenze pratiche e teoriche. Con un pò di malizia e buona volontà si possono comunque ottenere ottimi risultati in contesti famigliari anche poco attrezzati.

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1

33


Albania speciale

Come sarà il futuro vitivinicolo Albanese? All’Albania oggi mancano essenzialmente tre cose: il riconoscimento dell’OIV, conformandosi così agli standard legislativi e produttivi internazionali, il miglioramento del germoplasma viticolo grazie alla creazione di un vivaismo di qualità in sinergia con gli enti di ricerca e la definizione di disciplinari di produzione e di organismi di controllo che permettano di garantire e di identificare con chiarezza i loro prodotti territoriali. I tempi sono ormai maturi e l’entusiasmo non manca. Se i produttori Albanesi sapranno fare associazionismo vero per promuovere queste linee di sviluppo, credo che in pochi anni potranno emergere senza grosse difficoltà con prodotti unici e di qualità. Per capire il citato progetto abbiamo fatto alcune domande a Andrea Lo Iacono, responsabile LVIA per l’Albania. Lo Iacono, ci illustri il progetto e gli obiettivi. Dal marzo 2010 la LVIA (www.lvia.it) si occupa del progetto “Costituzione di consorzi di filiera nelle aree rurali del Nord Albania”, 8957/LVIA/ ALB, finanziato dal Ministero Affari Esteri Italiano. L’obiettivo specifico è quello di “Rafforzare il tessuto produttivo del mondo rurale a partire da gruppi di produttori consociati” è infatti la frammentazione delle aziende agricole il principale dei problemi dell’economia delle zone rurali d’Albania. Quali sono i risultati previsti. I risultati previsti sono: la creazione di un consorzio di tutela dei vini del Nord Albania, l’accesso facilitato al conto-terzismo, la creazione di un fondo di microcredito per l’agricoltura e la crescita delle competenze imprenditoriali.

4) L’assistenza tecnica ai soci in campo ed in cantina. 5) Attività di promozione del territorio e di valorizzazione dei prodotti. 6) L’impostazione di un sistema a garanzia dei termini di qualità attraverso il disciplinare di produzione dei vini e delle uve. In questi due anni quali obiettivi sono stati raggiunti. Nei primi due anni di progetto è stato costituito con 64 soci il Consorzio dei produttori del nord Albania (www.kvvvsh.org), si sono realizzati 72 giorni di assistenza tecnica agronomica, 394 interventi nelle cantine, 12 giorni di formazione in

Per quanto riguarda il primo risultato il progetto

enologia (di cui 7 in Italia), 10 fiere dei prodotti

prevede:

tipici, 6 giorni di formazione nei sistemi di qualità,

1) La creazione di un consorzio di tutela.

un evento di promozione dei prodotti, 5 giorni di

2) L’identificazione della tipologia di vino rappre-

scambio di esperienze con realtà analoghe nei

sentativa del Nord Albania. 3 La realizzazione di uno studio sulle potenzialità dei vitigni autoctoni.

34

Andrea Lo Iacono - Lvia Albania

Balcani. Avviato infine un programma di ricerca sulle potenzialità dell’uva Kallmet in collaborazione con la Facoltà di bioteconlogie di Tirana.

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1


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Organo Ufficiale della FISAR

Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori


Albania speciale I vini in degustazione

A

ll’interno di una struttura

del

Ministero

sono molto espressi. In bocca è elegante ed equilibrato con tan-

Uka, Merlot 2010, Tirana,

nini ben evoluti. Vino pronto da

Tirana accolti dal Direttore del

centro Albania

bere.

dicastero Fahri Isaj abbiamo

Intensità colorante media di un

incontrato alcuni produttori e

bel rosso rubino, al naso ha

Bardha, Merlot 2009,

degustato pubblicamente i loro

una buona finezza olfattiva e un

Durazzo, centro Albania

vini serviti al sommelier albane-

frutto ben espresso, anche se i

Buona

se Gentian Rraboshta. Ecco

descrittori tipici del Merlot non

te, rosso rubino con riflessi

dell’Agricoltura

36

il risultato della degustazione.

a

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1 I partecipanti alla degustazione presso il Ministero Agricoltura di Tirana

intensità

coloran-


Kajoshi, Kallmet 2011, Shtoj i ri, nord Albania Vino di media intensità colorante, caratteristica del vitigno. Rosso rubino con riflessi violetti. Al naso spiccano i frutti rossi e di sottobosco, il corniolo in particolare. Note floreali ben espresse come la viola. Buona speziatura che ricorda il pepe verde e la cannella. In bocca è ricco e discretamente sapido, con tannini ancora in evidenza ma adeguati ad accompagnare un piatto importante.

L'Enologo della Cantina Duka Durres

diamente strutturato e discretamente sapido, con tannini abbastanza evoluti e morbidi. Vino pronto da Bere Kallmeti, Kallmet 2009, Kallmet, nord Albania

Albania

Duka, Merlot 2009, Durazzo, centro Albania Ottima intensità colorante, rosso rubino pieno, Al naso è ricco ed intenso, con delle leggere note speziate, e frutta sotto spirito in evidenza. Anche al gusto è intenso, ricco, morbido, sapido e di buona persistenza.

Buona intensità colorante in relazione al vitigno, Rosso rubino con leggeri riflessi aranciati ad indicare un vino non proprio giovane. Al naso è ricco e pieno con una ottima intensità olfattiva. Leggera empireumatica, cacao e caffè che si fonde con i descrittori tipici del Kallmet, ovvero i piccoli frutti e la cigliegia. Speziatura intensa. In bocca è caldo ed equilibrato con tannini ancora in evidenza ma piacevoli.

speciale

leggermente evoluti. Al naso è intenso, fruttato, con delle leggere note erbacee e speziate. Al gusto è secco, pieno, di giusta sapidità e sorretto da una equilibrata presenza di tannini.

Arberi, Kallmet 2007, Rreshen, nord Albania Ottima intensità colorante in relazione al vitigno. Rosso rubino con riflessi violetti ancora in evidenza. Al naso è molto intenso con un panorama di descrittori ampio. Il frutto non manca e anche il legno è ben dosato, con note boisè ben elevano il prodotto. In bocca è un vino di gran corpo, sapido e con tannini morbidi. Pronto da bere ma sicuramente ancora longevo in bottiglia. Stone Castle, Cabernet Sauvignon 2010, Rahovec Buona intensità colorante, rosso rubino con riflessi violetti. Vino di buona intensità

Miqesia, Kallmet 2009, Koplik, nord Albania Vino di media intensità colorante, rosso cupo. Al naso spicca la cigliegia marasca ed i piccoli frutti. Sentori empireumatici come la liquirizia. Buona speziatura che ricorda i chiodi di garofano. In bocca è me-

olfattiva con i caratteri tipici del Cabernet in evidenza. Note vegetali e piccoli frutti in evidenza. In bocca il vino è di medio corpo con buona acidità e sapidità. Tannini ben dosati. Vino pronto da bere. Frank Kaçorri della Cantina Arberi di Mirdita

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1

37


La mia scoperta sui vini albanesi di Daniela Mecaj, sommelier FISAR di origini albanesi

L’ultimo mio viaggio in

Le mie lacrime e quel-

Albania questa volta non

le di mio fratello, che ci

era per problemi vari

accompagnava,

familiari ma era un bel

giustificate.

viaggio fatto alla sco-

Accompagnare un grup-

perta della cultura eno-

po di esperti e sentire tanti

logica del mio paese.

sinceri apprezzamenti giuLa sommelier FISAR Daniela Meçaj e Eduard Meçaj

In Albania, fino a pochi anni fa, la produzione

erano

Credetemi!

stificava ampiamente la nostra emozione.

del vino si faceva con metodi settecenteschi e io

38

ero una di quelle albanesi che non comprava mai

L’anno scorso si sono festeggiati i 150 anni dell’Uni-

una bottiglia di vino a Tirana perché non avevo fi-

tà d’Italia e le bandiere Italiane ondeggiavano in ogni

ducia nella qualità di quel prodotto. E mi sbagliavo.

balcone. Anche sul mio ce n’era una. Non sono ita-

Grazie anche al contributo che l’Italia il mio Paese

liana, ma mi sento tale. Quest’anno sono i 100 anni

ha sorprendentemente e notevolmente migliorata la

dell’Indipendenza in Albania. Altrettanto le bandie-

qualità dei suoi prodotti ( e i miei connazionali hanno

re sventolano, rosse, sui balconi e nelle strade di

potuto capire che un vino con una buona tecnica,

Tirana.

con il cuore e non solo per guadagnare.). La mia

Sul mio balcone non ondeggiava nessuna bandiera,

scoperta parte dalla degustazione casuale di un

non perché non mi sento Albanese, ma perché non

vino albanese. Il dubbio: è davvero un vino albane-

c’è bisogno di farlo vedere a tutti. Io sono e morirò

se!!?? Incredibile. Era proprio un ottimo vino alba-

Albanese. E tanta è la voglia di dare un contributo

nese. Possibile? La curiosità mia ha spinta a par-

alla mia Albania. Da oggi per me tutto è cambiato.

tecipare attivamente alla visita descritta in questo

Anche io voglio essere protagonista della crescita

servizio. Il mio compito era fare vedere la viticultura

del mio Paese e lo farò accompagnando il vino pro-

del mio paese e far conoscere i miei compaesani

dotto nella mia Terra.

che avevano iniziato a fare il vino.

Credo e spero di essere pronta per farlo. Non lavo-

Che emozione. Sentivo dare consigli ai neo pro-

rerò certo da solo ma insieme ai tanti amici italiani

duttori e mi emozionavo nell’ascoltare gli apprez-

ed albanesi che ogni giorno con le loro azioni mi

zamenti sul livello di qualità raggiunto. Che bello!

iniettano entusiasmo e la voglia di fare.

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1


Visita alla cantina Bardha - Durres

Visita alla Cantina Uka - Tirana

Kokomani, Shen Mihill 2010, Durazzo centro Albania. Vino di un bel rosso granato di buona intensità. Al naso è molto fine ed elegante con una buona intensità olfattiva che ricorda i piccoli frutti e la ciliegia. Anche la rosa è ben espressa. In bocca è concentrato e molto bilanciato, gusto lungo e di buona sapidità. Vino pronto da bere. Merlot vila Shehi 2010, Tirana centro Albania Grande intensità colorante, rosso rubino con riflessi bluastri. Al naso è ricco e pieno, frutti rossi e piccoli frutti in evidenza. Mora e Cassis nero, con una leggera nota vegetale che ricorda la foglia di pomodoro. Vino che rispecchia in pieno le caratteristiche varietali del Merlot. In bocca è fresco e fruttato anche se la nota alcolica si fa sentire, intenso e lungo con una maturità del frutto ottimale. Tannini evoluti al punto giusto. Cobo, Riserva 2007, Berat, sud Albania Vino di grande intensità colorante, rosso cupo con riflessi leggermente aranciati. Al naso è ricco. Frutta matura, prugna e cigliegia predominano con note boisè in evidenza ma ben dosate. Anche il caffè, il cioccolato e la liquirizia sono ben espressi. Vino che deve essere lasciato in bicchiere qualche minuto per esprimere il potenziale. In bocca è concentrato e caldo, equilibrato nella componente tannica, con una buona lunghezza gusto/olfattiva.

Visita all'Enoteca Kallmeti

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1

39


Albania speciale

Momenti unici di Andrea Lo Iacono

A 100 anni dalla proclamazione dell’indipendenza l’Albania ha portato i propri prodotti nel paniere mondiale del Salone del Gusto.

I

l sogno di affiancare l’esperienza e la filosofia Slow Food al patrimonio di bio-

diversità e cultura diffuso sul territorio abitato da albanesi diventa sempre più vero. Grazie all’impegno dei produttori albanesi, alla visione di alcuni caparbi attori del settore eno-gastronomico e al lavoro assiduo di alcune ONG che da anni operano nel territorio a sostegno dei piccoli produttori, in

za, l’Albania ha portato i propri

Da qualche anno Slow Food

questo 2012, a 100 anni dalla

prodotti nel paniere mondiale

guarda con interesse a questa

proclamazione dell’indipenden-

del Salone del Gusto.

parte dei Balcani, unica rimasta senza il riconoscimento di un presidio. Inutile ricordare che 50 anni di regime comunista hanno segnato la cultura rurale del popolo albanese, affermando il primato della produzione massificata sulla qualità e frammentando le competenze su tutte le filiere, ovvero applicando i principi della produzione industriale a quella agricola.

40

Il Sommelier Gennaio-Febbraio 2013 • n. 1


speciale

Albania

Dalla costituzione del primo Convivium Slow Food in Albania, l’immagine e la qualità dei prodotti locali è cambiata molto, in primo luogo agli occhi degli albanesi stessi, che per venti anni hanno vissuto una “moda esterofila” che negava dignita’ ai propri prodotti. Con la partecipazione al Salone del Gusto vi è stata la possibilità di mostrare, con orgoglio, un’immagine nuova dell’Albania che affonda le radici su più di due millenni di viticoltura, olivicoltura e pastorizia. Lo stand dei prodotti albanesi ha portato solo alcuni esempi dal territorio: porcini secchi, marmellata di mirtillo, raki dalle montagne del Kelmend; vino Kallmet dalla Regione di Scutari; olio di oliva da Elbasan; raki, glikò e vino Debine da Permet, questo solo per elencare i principali prodotti. Il Kallmet, vitigno autoctono di cui è documentata la colti-

vazione in Albania da secoli, è stato rappresentato con tre vini giovani. Il Kallmet 2011, prodotto dal Consorzio del nord Albania all’interno di un programma di ricerca viticola e enologica, è un vino franco, ma che non nasconde le proprie virtù, anzi le esalta rispetto ai prodotti commerciali (per maggiori informazioni si consulti il sito www. kvvvsh.org). Il Kallmet 2011, della cantina Ersi, prodotto con uve della zona di Naraç e Hajmel, (Kallmet all’80%, Merlot al 15%

e Tempranillo al 5%), presenta un profilo più internazionale, con un blend studiato per non corrompere le caratteristiche dell’uva autoctona, ma per regalare una sapidità più morbida e un colore più intenso. Il Sapa e Vjeter, della cantina AMT, (Kallmet all’80%, Montepulciano d’Abruzzo al 20%), è il vino più corposo e alcolico dei tre. In generale la curiosità per i tre vini è stata ripagata da un apprezzamento sincero. Sono certo che i lettori di questo articolo che hanno avuto l’occasione di degustarli, ricordino con chiarezza l’impressione avuta. Siamo ancora lontani dal poter offrire agli interessati in Italia e nel mondo questi sapori, invitiamo dunque tutti coloro che desiderano avere esperienza dell’ospitalità del popolo albanese, dei paesaggi montani e dei sapori di questa parte dei Balcani, a venire a conoscere il paese delle aquile, ancora per poco ai confini dell’Europa unita.

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ONLINE IL NUOVO SITO CANTINERIONDO.COM Fruibilità, emozione, immediatezza e dinamicità, sono solo alcuni dei tratti distintivi del nuovo cantineriondo.com, una piattaforma virtuale pensata per permettere ad un pubblico Eterogeneo di interagire con l’azienda e di scoprire tutti i suoi brand. A livello di concept, si è optato per una grafica pulita e lineare, capace di adattarsi alle mutevoli esigenze di comunicazione: sin dalla home page, finestra virtuale sul mondo Riondo, il visitatore ha infatti una panoramica chiara dell’offerta aziendale, grazie a diversi box che mettono in rilievo tutte le novità sull’azienda, i brand e i prodotti. Contenuti dinamici che rispondono alcuni, come i premi e la rassegna stampa, ad esigenze istituzionali, ed altri, come le news e box dedicati a Pink Limited Edition, iSpritz e Soave Castelforte, che rimandano direttamente ad alcuni prodotti, favorendo un’immediata fruibilità. Molto interessante inoltre la nuova sezione “Abbinamenti e ricette” che, grazie ad una selezione in continuo aggiornamento di gustosi manicaretti, spiega come preparare un pranzo o una cena in compagnia dei vini Riondo. Proseguendo nella navigazione, l’utente potrà andare alla scoperta dei diversi brand, ognuno dei quali con una propria homepage identificativa ed uno slideshow dei vini che vi appartengono. Cliccando sul prodotto d’interesse sarà possibile non solo visualizzare la scheda tecnica ma anche leggere articoli, visualizzare premi ottenuti e consultare le ricette relative a quest’ultimo. Ancora, si potrà direttamente esprimere il proprio apprezzamento con i plug in social e, non ultimo, scaricare in pdf la scheda tecnica aggiornata. Particolarmente intuitiva anche la mappa che rappresenta la distribuzione geografica di Riondo: osservando il mappamondo si potrà infatti riconoscere immediatamente i Paesi in cui Riondo è presente e, grazie al form disponibile, chiedere informazioni di approfondimento sullo stato di interesse. Altrettanto semplice il form per contattare l’azienda: un touch point immediato con cui l’utente potrà indirizzare la propria richiesta direttamente al dipartimento di proprio interesse. Concepito per essere responsivo, ovvero per modularsi e adattarsi ai diversi supporti, cantineriondo.com è disponibile in italiano e presto anche in inglese, con contenuti dedicati al pubblico di Riondo worldwide. “Abbiamo voluto creare un’interfaccia virtuale tra noi e i nostri pubblici di riferimento che ci permettesse di esprimere la nostra di-

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namicità e di offrire una experience ad alto valore aggiunto. – ha spiegato Silvia Marinelli, Responsabile Marketing di Cantine Riondo – Inoltre, forti dell’esperienza che abbiamo maturato con iSpritz e Pink Limited Edition, stiamo lavorando per attivarci sui canali social, Facebook, Twitter e You Tube così da interagire e dialogare direttamente con il consumatore finale.” CANTINE RIONDO S.P.A. - www.cantineriondo.com

GIÀ - SENZA SOLFITI AGGIUNTI È sul mercato il “GiA’ ROSSO 2012” Fontanafredda, un vino che nasce da una consapevole e diversa filosofia imprenditoriale. Il rispetto integrale del territorio e dell’ambiente circostante, la naturalità della vigna e della cantina permettono di ottenere vini correlati ad una precisa identità territoriale, mai disgiunta da un’eccellente qualità organolettica. Fattori che si integrano alla perfezione alla tutela della biodiversità dell’agricoltura e alla sostenibilità ambientale. A Fontanafredda, da anni, sono aboliti concimi chimici e diserbanti, ridotti sensibilmente i solfiti, così come packaging eccessivi e inquinanti. Il nuovo “GiA’ ROSSO 2012” è ottenuto adottando nuove tecniche in vigneto e in cantina, senza aggiungere solfiti nel vino. Il contenimento del grado alcolico si ottiene innanzitutto in vigna, con l’utilizzo di varietà a maturazione precoce, con la gestione attenta dei tempi di vendemmia e con un particolare controllo delle rese per ettaro, mentre in cantina si punta all’utilizzo in vinificazione di lieviti a ridotta efficienza nella produzione di alcol e soprattutto con una strumentazione adeguata allo scopo, basandosi su tecniche puramente fisiche e non chimiche che consentono di contenere il grado alcolico, fermi restando i limiti minimi previsti dal disciplinare di produzione. Pertanto non sono compromesse la personalità e le caratteristiche che gli derivano dalle uve nobili con cui è prodotto. Con soltanto 11 gradi di alcol è tra i vini D.O.C. e I.G.T. italiani a più ridotto tenore alcolico. Dal punto di vista organolettico la minore gradazione permette di evidenziare in modo più preciso i caratteri gusto-olfattivi del prodotto, esaltandoli; presenta, infatti, un equilibrio ideale tra la fresca acidità, il bouquet intenso e fruttato, la morbidezza vellutata e la buona struttura. Ideale da aperitivo, facilmente abbinabile a qualsiasi tipo di piatto, in particolare i primi leggeri, le insalate, la pizza. Fontanafredda - www.fontanafredda.it


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PREMIO ENO-LETTERARIO SANTA MARGHERITA VII EDIZIONE In una piacevole serata all’insegna della cultura e dell’enogastronomia, nella prestigiosa cornice del Four Seasons Hotel di Milano, sono stati proclamati i tre vincitori della settima edizione del Premio Eno-Letterario Santa Margherita, realizzato in collaborazione con Librerie Feltrinelli. La giuria, composta da personaggi di rilevanza nazionale, ha selezionato i primi tre racconti, tra gli oltre mille pervenuti. Con questi numeri il Premio si conferma un appuntamento importante per scrittori emergenti che, grazie a questa iniziativa culturale, realizzano il sogno di editare un bestseller, in oltre 300.000 copie. I racconti andranno infatti allegati, come retroetichette, alle bottiglie Santa Margherita Pinot Grigio Valdadige D.O.C., Chardonnay Trentino D.O.C. e Müller Thurgau Frizzante Vigneti delle Dolomiti I.G.T. che verranno spedite in tutto il mondo. I vincitori: Alessandro Di Mase 1° classificato con il racconto “Criminal Wine” Silvia Cerioli 2° classificata con il racconto “Il pranzo di Marcella” Barbara Gramegna 3° classificato con il racconto “O tempùra! O mures!” Santa Margherita quindi prosegue anche quest’anno la sua opera di sensibilizzazione del mondo enogastronomico abbinato alla cultura, allo scrivere e al leggere, che ha già’ coinvolto con successo negli anni migliaia di appassionati. SANTA MARGHERITA S.P.A. - www.santamargherita.com

È BUONO E FA DEL BENE È stato il vino di Golf and Wine, l’Az. Agricola Loglio di Sopra di Montù Beccaria (PV) uno dei protagonisti dell’evento di beneficenza organizzato giovedì 20 dicembre 2012 da Elisabetta Invernici dell’associazione CALLAS&FRIENDS per celebrare l’incontro tra Maria Callas e la città di Milano. Durante la serata infatti, nella splendida cornice di Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano, con la presenza di Silvia Garnero,

Assessore alla Moda, Eventi ed Expo,si è svolta una importante lotteria di solidarietà (in palio, oltre alle bottiglie di Bonarda della già citata Azienda di Antonio Faravelli, un weekend benessere, una giornata di carnevale a Venezia e tanto altro), i cui proventi sono stati devoluti all’Associazione Italiana Glicogenosi. Durante la serata è stato proiettato un filmato inedito sulla vita della famosa cantate lirica scomparsa a Parigi il 16/9/1977, con immagini che raccontano i grandi trionfi, amori e personaggi che hanno fatto parte della sua intera carriera e con l’esposizione di abiti di alta moda ispirati ai personaggi Wagneriani e Verdiani da lei interpretati e dall’esibizione canora di Daniela Ferrari (Milano Swing Italiano). LOGLIO DI SOPRA - www.golfandwine.it

COLLAVINI AL CONCORSO ENOLOGICO INTERNAZIONALE Sono 57 i vini del Friuli Venezia Giulia iscritti al Concorso Enologico internazionale, svoltosi alla Fiera di Verona dal 12 al 16 novembre 2012. Attribuite una Medaglia d’oro, una Medaglia d’Argento e 15 Gran Menzioni. Verona, 20 novembre 2012. Una Medaglia d’oro al Broy Bianco DOC Collio 2010 e una Medaglia d’argento al Forresco Rosso DOC Colli Orientali del Friuli 2005: è questo il risultato ottenuto dalla Eugenio Collavini Viticoltori Srl di Corno di Rosazzo (Udine) al 20° Concorso Enologico Internazionale, la “coppa del mondo” del vino svoltasi alla Fiera di Verona dal 12 al 16 novembre scorsi e che anticipa la 47a edizione di Vinitaly (Veronafiere, 7-10 aprile 2013 - www.vinitaly.com). Nel corso della manifestazione, i 57 vini del Friuli Venezia Giulia presenti hanno conquistato anche 15 Gran Menzioni. Con 70 medaglie assegnate, su un totale di 2.269 campioni esaminati provenienti da 23 Paesi, il Concorso enologico internazionale si conferma anche quest’anno come il più selettivo e rigoroso al mondo. Il concorso è organizzato da Veronafiere in collaborazione con Assoenologi, con il patrocinio del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, del Ministero dello Sviluppo economico, dell’Oiv e dell’Union Internationale des Oenologues. Collavini - www.fontanafredda.it

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CONSORZIO CAPRIANO DEL COLLE, ORA CHIAMATELO “MONTENETTO” Il Consorzio del Capriano del Colle Doc cambia nome e diventa “Consorzio Montenetto”: una decisione maturata con l’intento di identificare compiutamente i vini della storica Doc bresciana con il terroir di produzione. Vendemmia 2012: quantità -25%, qualità ok, con produzione potenziale a quota 378 mila bottiglie. “La scelta è stata assunta dall’assemblea dei soci e condivisa da tutti i produttori della zona – afferma Maria Grazia Marinelli, presidente del Consorzio che associa 25 aziende - La volontà era innanzitutto quella di unificare sotto una bandiera comune le realtà che operano nei tre comuni inseriti nel disciplinare della Doc, ovvero Capriano, Flero e Poncarale. L’obbiettivo primario rimane tuttavia quello di identificare pienamente i nostri vini con quello che a tutti gli effetti è il loro terroir di produzione, ovvero il Monte Netto, 400 ettari di parco, verde e vigneti a pochi minuti di distanza dalla città”. Il cambiamento riguarderà per il momento unicamente il nome del Consorzio, che per il resto continuerà a tutelare sia la Doc Capriano del Colle che l’Igt Montenetto di Brescia, in attesa che l’iter burocratico porti ad un progressivo allineamento anche delle denominazioni dei vini. Divenuto da pochi anni Parco Agricolo Regionale, tramite l’adozione di una misura che punta a salvaguardarne le peculiarità ambientali, il Monte Netto ospita la totalità degli oltre 80 ettari vitati del comprensorio, dai quali arrivano annualmente circa 58 tonnellate di uva (al 70% a bacca rossa). Conclusa da poco, la vendemmia 2012 ha fatto registrare un passivo in termini quantitativi pari al -25%: la produzione potenziale dell’annata sfiorerà le 378 mila bottiglie. Le previsioni qualitative sono decisamente positive: i rossi 2012, in particolar modo, si prospettano fin d’ora particolarmente eleganti ed equilibrati. CONSORZIO VINI MONTENETTO - www.consorziovinicapriano.it

CHAMPAGNE JACQUART UN 2012 TRIONFALE È stato un anno trionfale, il 2012, per lo Champagne Jacquart: ai concorsi internazionali di quest’anno la Maison ha infatti ottenuto 32 fra premi e riconoscimenti di prestigio, a 11 manifestazioni di alto livello tenutesi in Europa, America e Asia: Gilbert & Gaillard (Francia); Decanter WWA (Regno Unito); IWSC (Regno Unito); IWC (Regno Unito); Sommelier

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Wine Awards (Regno Unito); Mundus Vini (Germania); Concours Mondial de Bruxelles (Belgio); Wine Spectator (USA); Sélections Mondiales des Vins (Canada); Decanter Asia (Hong Kong); Japan Wine Challenge (Giappone). Stabilitasi da alcuni anni nello sfarzoso Palazzo di Brimont, in centro a Reims, Jacquart è entrata nella cerchia delle più grandi e prestigiose Case di Champagne. Le tre unioni di viticoltori che compongono la Maison Jacquart rappresentano 2400 ettari di vigne ripartite come un mosaico – da qui il nome delle cuvée – sulla Montagne de Reims, nella Vallée de la Marne e lungo la Côte des Blancs e la Côte des Bar, vale a dire uno dei più vasti territori di approvvigionamento della regione champenois. In questo panorama variegato i maestri di cantina Jacquart selezionano gli Chardonnay, i Pinot Noir e i Pinot Meunier che compongono le cuvée, per dare a ognuna di loro un’identità inimitabile. Lo stile Jacquart, caratterizzato da vivacità e immediatezza, privilegia una vinificazione brillante e gradevolissima, e un invecchiamento che va ben oltre le esigenze della denominazione. Ogni pezzo della collezione Jacquart fa nascere sensazioni ed emozioni uniche, così da soddisfare i desideri di tutti gli intenditori. FRATELLI RINALDI IMPORTATORI - www.rinaldi.biz

UN DOLCE BRINDISI AL FUTURO Unità della filiera, strategie comuni per conquistare nuovi mercati e consolidare aree di vendita già acquisite, trasparenza nella gestione delle risorse, volontà di valorizzare sempre e comunque l’Asti DOCG e il Moscato d’Asti DOCG, in Italia e all’estero. Sono i “messaggi in bottiglia” lanciati nel grande mare del moscato dai vertici del Consorzio di Tutela dell’Asti nel corso del summit che si è tenuto giovedì 6 dicembre a Nizza Monferrato, nell’Astigiano, sotto le antiche volte del Foro Boario di piazza Garibaldi. Un incontro-forum, intitolato in modo significativo “Un dolce brindisi al futuro”, fortemente voluto da Gianni Marzagalli e Giorgio Bosticco, rispettivamente presidente e direttore del Consorzio, a cui hanno partecipato oltre 300 tra giornalisti e operatori del settore che per quasi due ore hanno ascoltato gli interventi dei relatori coordinati dal giornalista Sergio Miravalle. Presenti i rappresentanti del Ctm, il movimento che preserva tradizioni e cultura del moscato, di Assomoscato, delle enoteche regionali di Mango e Canelli, di Coldiretti, di Cia, di Confagricoltura e dei Comuni


le notizie di enogastronomia e turismo del Moscato. Da tutti sono arrivati appelli alla necessità di compattare un settore troppo spesso, in passato, lacerato da divisioni con la volontà di lavorare e collaborare insieme. Dichiarazioni pubbliche che sovente hanno preso spunto dai dati sul comparto presentati da Giorgio Bosticco. Una “fotografia” precisa, puntuale che ha fornito un identikit non solo del mercato e delle vendite, ma anche dei consumatori indicando quello che bisognerebbe fare per incrementare e mantenere posizioni commerciali di leadership. Tra gli elementi più significativi la necessità di rivitalizzare il mercato nazionale che ancora segna il passo soprattutto nel Nord Italia, la volontà di recuperare terreno negli Usa dove la flessione si è fatta sentire di più, la determinazione a valorizzare la denominazione su mercati strategici come Germania e Russia, progetti su nuovi paesi con potenzialità di vendita (Cina e India). Infine il saluto del presidente Marzagalli. Che ha detto: “Sono qui a disposizione della filiera e per lavorare ad un grande progetto di valorizzazione e promozione dell’Asti e del Moscato d’Asti DOCG che deve vederci tutti uniti e determinati a raccogliere e vincere sfide future impegnative e difficili”. Marzagalli ha anche anticipato alcune novità per un ricompattamento della filiera “che è l’unica arma efficace per garantire sempre più dolci brindisi al futuro”. CONSORZIO PER LA TUTELA DELL’ASTI www.astidocg.it - www.astidocgblog.it

ALTA LANGA DOCG: IL METODO CLASSICO ORGOGLIO DEL PIEMONTE È partita “Orgoglio Piemontese”, la campagna di presentazione e comunicazione dello spumante metodo classico che rappresenta l’ultima vera grande novità del comparto vitivinicolo regionale. “Abbiamo in mano un prodotto fantastico, che sta sicuramente almeno alla pari con Franciacorta, soltanto con meno numeri”. Così ha dichiarato lo scorso 20 novembre, alla Fondazione Mirafiore di Fontanafredda, Oscar Farinetti, in apertura dell’evento dedicato all’Alta Langa DOCG, il brut metodo classico della tradizione piemontese. “Il nostro obiettivo ora è riuscire a inserirlo nella rete dei ristoranti piemontesi, impresa facile solo in apparenza - ha quindi proseguito, con un pizzico della sua consueta vis polemica - “Dico questo perché so che la colpa è qualche volta anche nostra, convinti come siamo un po’ tutti da queste parti che “l’erba di casa non è mai buona…!”. Gli ha fatto eco il presi-

dente del Consorzio di Tutela Alta Langa Lamberto Vallarino Gancia: “Lo spumante è un prodotto dell’orgoglio piemontese, nato qui e ora giustamente qui ritornato. Oggi sul mercato italiano ci siamo anche noi, con i nostri 70 ettari e i nostri 12 produttori, che sicuramente aumenteranno nel prossimo futuro. Fermo restando, però, che il nostro è un prodotto di grandissima nicchia: solo millesimato e solo grandi annate. Nemmeno lo champagne può dire altrettanto!” www.altalangadocg.com

CRESCE L’IMPEGNO DI BAYER CROPSCIENCE PER L’AGRICOLTURA ITALIANA “L’innovazione è nel nostro DNA, ma il successo delle nostre soluzioni nasce da una ricetta storica fatta di più ingredienti come ricerca, ascolto e collaborazione”, dichiara Karina von Detten, amministratore delegato di Bayer CropScience srl. Un esempio concreto è la recente acquisizione di AgraQuest, leader nella produzione di prodotti biologici per la protezione delle colture. “Questo non è un cambiamento di rotta, ma un passo coerente con l’approccio costante di un’azienda aperta che ha sempre cercato di offrire le soluzioni più sostenibili per creare valore per tutti”, ha sottolineato von Detten. Noi crediamo in una sostenibilità concreta che si raggiunge con il tempo attraverso collaborazioni e progetti finalizzati a preservare il nostro pianeta, assicurare il benessere per le generazioni presenti e future ed essere economicamente fattibili. Per questo collaboriamo con gli attori della filiera mossi dagli stessi obiettivi”, conferma von Detten. A cominciare dalla vite da vino con Magis vino, che nel 2013 raggiungerà la certificazione, passando poi alla frutta, agli ortaggi, fino al progetto GranFiliera dedicato al grano duro. Continua, inoltre, la comunicazione attraverso Coltura&Cultura con i volumi “le insalate” e “gli agrumi”. Innovare vuol dire anche ascoltare e capire un nuovo bisogno. E Bayer lo ha fatto creando per prima in Italia un catalogo dedicato agli “Hobby Farmers”, oltre un milione di persone che non sono agricoltori professionisti ma neanche semplici amanti del giardinaggio, che vogliono coltivare personalmente la loro frutta e i loro ortaggi ma necessitano di un servizio a loro dedicato. Da ultimo, il 2013 sarà per Bayer un anno storico importante. Infatti, il Gruppo festeggerà il 150° anniversario dalla sua fondazione che sarà celebrato con diversi eventi in tutto il mondo. Un’occasione per ribadire l’impegno del Gruppo per contribuire sempre di più a migliorare la vita delle persone, in linea con il concetto di “better life”. BAYER CROPSCIENCE ITALIA - www.bayercropscience.it

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Il Vino Santo Trentino: la riscoperta di una perla enologica

di Luca Iacopini e Massimo Bracci

Il Vino Santo nasce intorno ai primi del 1800 e per vari decenni generazioni di contadini hanno dato il loro contributo evolutivo nella sua produzione.

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nzitutto sgombriamo ogni dubbio: Il Vino Santo Trentino non è il Vinsanto Toscano. Ha in comune solo il fatto di essere un vino da dessert e una somiglianza nel nome che molte volte fa per così dire “irritare” i produttori o i commercianti delle enoteche perché spesso chi degusta o vuole acquistare una bottiglia di Vino Santo Trentino, e non è particolarmente esperto, come prima domanda in genere dice: “È prodotto come il Vinsanto Toscano?”. Vedremo invece che sono due mondi diversi. Anzitutto la zona di produzione è la cosiddetta Valle dei Laghi conosciuta per i suoi 7 laghi, situata a sud del Trentino lungo il fiume Sarco fino all’estremità nord del lago di Garda. Qui il microclima è mite e mediterraneo, dovuto all’influenza del lago di Garda. La Nosiola è il vitigno utilizzato in questo territorio dove trova il suo habitat ideale. Il vitigno è autoctono, il nome Nosiola deriva da Nosela, un termine dialettale che sta significare nocciola selvatica che è poi l’aroma dominante dei vini fatti con questa varietà. Anche il colore dei tralci e una certa croccantezza della bacca ricordano la nocciola. Il vitigno è usato anche per la produzione di vini bianchi fermi ma la sua maggiore espressione la troviamo in questa tipologia che tra l’altro richiede anche una specifica età produttiva per questa vite affinché si possa produrre il Vino Santo.

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Le viti devono avere almeno 15 anni di vita perché riescono a dare un frutto per il lunghissimo appassimento, devono cioè aver perso la esuberanza produttiva giovanile; sono posti in pochi e distinti appezzamenti, solo il 10% dei vigneti di Nosiola della Valle dei Laghi ed è ritenuto idoneo dai produttori per l’appassimento quindi poco più di 10 ettari complessivi in tutto per i sei produttori esistenti. Per produrlo si utilizzano solo i grappoli spargoli (quelli con acini radi). Tutto questo fa comprendere la rarità della

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Nosiola da Vino Santo e di conseguenza il suo giusto costo. Il Vino Santo nasce intorno ai primi del 1800 e per vari decenni generazioni di contadini hanno dato il loro contributo evolutivo nella sua produzione. Durante questo secolo, fino ai primi anni del Novecento, il Vino Santo raggiunge la sua massima fama, essendo conosciuto nei più importanti centri d’Europa, da Vienna, a Mosca, da Parigi a Londra. Successivamente le due Guerre Mondiali segnano un offuscamento arrivando quasi alla completa sospensione della produzione. Solo all’inizio degli anni Sessanta alcune cantine e i loro produttori associati decidono di farlo rinascere fino ad arrivare nel 2002 alla formazione di un’associazione specifica che li tutela e li contraddistingue: l’Associazione Vignaioli del Vino Santo Trentino DOC. La zona di produzione riguarda i comuni di Arco, Calvino, Cavedine, Drena, Dro, Lasino, Nago-Torbole Padergnone, Riva del Garda, Tenno e Vezzano. Il disciplinare prevede almeno l’85 % di Nosiola più altri vitigni autorizzati non aromatici. Le uve raccolte e selezionate vengono disposte su apposite cassette con un fondo in rete metallica dette Arèle e trasferite negli appassitoi dove resteranno vari mesi fino a Marzo. La tradizione vuole che l’operazione di pigiatura avvenga nella Settimana Santa. Ecco il perché dell’origine del suo nome. L’appassimento è sempre un’operazione difficile e delicata ma fondamentale per la qualità del vino che si otterrà. Vi sono diversi fattori che vanno tenuti costantemente sotto controllo: il giusto calore, una adeguata ventilazione e un ottimale grado di umidità permettono quindi un corretto sviluppo sugli acini d’uva della Botrytis Cinerea, la conosciuta muffa nobile di fondamentale importanza nella produzione dei vini dolci. Questa penetra nelle pareti delle cellule dell’acino determinandovi quelle alterazioni che arricchiscono l’acino di aromi molto particolari. La Botrytis sviluppandosi sulla superficie dell’acino altera la permeabilità della parete cellulare, determina un abbrunimento dell’uva e favorisce l’evaporazione dell’acqua

contenuta negli acini stessi concentrandone così il succo e soprattutto gli zuccheri, anche se una piccola parte di questi viene consumata dalla muffa per il proprio sviluppo. Si procede quindi alla spremitura e successivamente alla fermentazione che può essere spontanea, innescata dai lieviti presenti sull’uva oppure innescata con associazioni di lieviti selezionati. L’appassimento provoca un calo dell’80% e oltre. La fermentazione, dopo i primi giorni in acciaio, procede poi spontaneamente e lentamente in botti di legno. La funzione delle botti è solo quella di ossigenare lentamente il vino permettendone le complesse trasformazioni. Le botti devono essere “esauste”, cioè vecchie, non in grado di cedere sapori di legno al vino e vengono tenute ben colme con rabbocchi di solito mensili. A questo punto rimane l’invecchiamento e, secondo il disciplinare, devono passare almeno quattro anni dalla vendemmia prima che il vino possa comparire sul mercato. Raramente la permanenza in botte supera i sette-otto anni. Al termine di questo periodo c’è un breve passaggio (circa 6 mesi) in acciaio e poi il Vino Santo passa all’imbottigliamento, pronto per essere commercializzato e nel frattempo può continuare ad affinarsi tranquillamente per molti anni ancora. Abbiamo avuto la fortuna di degustare il Vino Santo 1999 di Gino Pedrotti, un’azienda di nicchia a conduzione familiare, pioniere della produzione di questo prodotto e che recentemente ha introdotto un tipo di coltivazione “Biodinamica”. Un modo di coltivare più vicino alla natura che colloca l’intervento chimico ai minimi termini. Nel bicchiere si presenta limpido, trasparente con riflessi accesi senza cedimenti, di color dorato. Ha un impatto olfattivo molto intenso, schietto e molto fine, complesso, con le sue note fresche, sembra di essere in un campo pieno di fiori gialli. Riavvicinando il nostro naso sentiamo note fruttate e mielate in modo particolare di albicocca. In bocca si presenta pieno e rotondo, ottima scorrevolezza, dolce ma con ancora una spiccata freschezza. Un vino equilibrato che tende alla

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morbidezza come giusto che sia per i vini di questa categoria ma a differenza di tanti altri ha un intensa acidità. Al palato vengono confermati i profumi sopracitati, sentiamo albicocche, datteri e canditi; nel finale tira fuori una nota piacevole di frutta secca come la nocciola. E’ qui ci viene a mente subito perché questo vitigno è stato chiamato Nosiola. E’ un vino equilibrato e pronto ma sicuramente con le caratteristiche trovate si mantiene per ancora del tempo. Questo prodotto ci ha pienamente soddisfatto in modo particolare per i suoi contrasti: freschi e maturi, morbidi e acidi; è un vino complesso ma con ottima bevibilità e piacevolezza. Si accompagna bene ai dessert, si abbina ai tipici dolci trentini come lo zelden ed ai dolci a base di mandorle. E’ interessante con i formaggi erborinati, con il patè ed il Foie Gras ma è ottimo anche da meditazione. Da tutto questo si può comprendere facilmente come il Vino Santo Trentino sia frutto più dell’Arte del Produttore che della tecnica con risultati che possono variare molto anche da un anno all’altro nella stessa cantina e ne giustifica anche il prezzo che non può essere basso ma sappiamo che la qualità e il lavoro paziente e meticoloso di chi lo produce deve essere in qualche modo ricompensato e quindi vale la pena spendere qualche euro in più. Il Vino Santo Trentino è inserito nella selezione dei vini estremi ovvero quella categoria dei vini che provengono dai vigneti situati in zone particolarmente disagiate dal punto di vista climatico, morfologico, altitudine e latitudine o con caratteristiche di vinificazione difficili. Recentemente il Vino Santo Trentino è diventato Presidio Slow Food. Un’ulteriore conferma della grande qualità e peculiarità del vino dolce della Valle dei Laghi.

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A Nicola Masiello il premio “Piazza de’ Chavoli” ovvero l’Oscar della Cucina Italiana

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Al Presidente Emerito e FISAR Ambassador l’ambito riconoscimento.

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a cerimonia di consegna del 12° Premio Internazionale Piazza dei Chavoli, si è tenuta a Pisa nel salone del palazzo dei XII, dell’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano. Questo premio, voluto dall’Associazione Cuochi Pisani in collaborazione con Servair Air Chef, azienda leeder della ristorazione di alta quota, presso numerosi aeroporti Italiani e con il Patrocinio della Regione Toscana, Provincia, Comune, Camera di Commercio e Confcommercio di Pisa ha come obiettivo la valorizzazione del lavoro creativo, innovativo e celebrativo di persone che si sono particolarmente distinte in settori chiave per la valorizzazione dell’enogastronomia. Nell’aprire la cerimonia, il coordinatore del premio Cav. Umberto Moschini, ha spiegato la filosofia del premio improntato a premiare quei personaggi di settore che con il loro impegno quotidiano favoriscono la qualità e sono garanti dei prodotti tipici Italiani. Il Presidente dell’associazione Cuochi Pisani Pierluigi Pampana ha ribadito il valore del premio che si caratterizza soprattutto per l’internazionalità dei premiati che fanno lustro all’albo d’oro del premio, ricordando come ognuno di loro abbia contribuito in modo significativo alla crescita ed al blasone del premio. Le categorie dei premiati per l’edizione 2012 sono: Alessandro Circiello (cat. Cuoco), Presidente dei cuochi della Regione Lazio, opinionista televisivo ed esperto di cucina del benessere, vicepresidente di Eurotoques Italia.

Gaetano e Giovanni Trovato (cat. Ristoratore), del Ristorante Arnolfo di Colle Val’Elsa locale storico delle eccellenze Toscane. Massimo Piccin (Cat. Viticultore), del podere Sapaio di Bolgheri per la ricerca nella valorizzazione del territorio. Paolo Petroni (cat. Storico enogastronomico), scrittore, ha pubblicato molti testi sulla cucina ed è delegato onorario dell’Accademia Italiana della Cucina. Fiammetta Fadda (cat. Giornalista), esperta di alta gastronomia e bien vivre, oggi è la gastropenna del settimanale Panorama

ed opinion leeder televisivo. Nicola Masiello (cat. Personaggio), Sommelier, Presidente emerito della Fisar, ristoratore in Bettolle, esperto in enogastronomia, maestro assaggiatore. Tutti i premiati hanno sottolineato l’onore di ricevere un riconoscimento così ambito, impegnandosi nel proseguo dei propri cammini per continuare l’opera che li hanno portati a ricevere questo riconoscimento. Il Presidente Emerito Masiello Nicola ha voluto sottolineare come la Fisar è sempre attenta ai cambiamenti e pronta con i suoi 40 anni ad affrontare le sfide per migliorare il settore dell’accoglienza e della buona ristorazione italiana ed ha portato come esempio la professionalità dei Sommelier Fisar della delegazione di Pisa che hanno effettuato il servizio dei vini nella serata di gala che si è svolta nel chiosco del Museo dell’Opera del Duomo ai piedi della magica “Torre” che tutto il mondo conosce.

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amiglia A cena con il Presidente Napolitano

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enerdi, 22 settembre ore 20,00, la FISAR è chiamata a svolgere il servizio vini alla cena che si terrà nella "Sala del Mappamondo", una delle più belle ed estese sale all’interno del Comune di Siena. L'occasione non può che essere importante dato che tra i commensali c'è il nostro presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e non mancano tra l'altro personaggi della politica italiana quali il Presidente del Consiglio M. Monti, i ministri E. Fornero e C. Passera, gli onorevoli R.Prodi e G. Amato e poi ancora relatori inglesi rappresentanti l'Università di Oxford, il Ministero delle Università e delle Scienze, il Consiglio Britannico ed altri illustri personaggi dei due Paesi. L’occasione è data da due giornate di lavoro che l’Italia ed il Regno Unito svolgono alla Certosa di Pontignano sull’attuale Economia Europea e sul suo futuro. Come si può immaginare il servizio si è svolto in un fermento di sicurezza di polizia e bodyguards ma i sommelier delle Delegazioni Valdichiana e Antica terra di Siena e Valdelsa hanno operato nell’ambito della loro professionalità e discrezione. (Brasini Cristian, Lami Emma, Laurini Giorgio, Laurini Marcello, Daniele Bernazzi, Franchi Filippo, Francesco Villa) I vini che degnamente hanno accompagnato i piatti non potevano che essere le eccellenze del territorio: Chianti , Chianti classico, Nobile, Brunello Al termine della cena il Presidente Napolitano ha voluto salutare i sommelier ringraziandoli per il servizio prestato e concedendo anche una foto di gruppo che ha ripagato e allentato quella velata tensione che serpeggiava nella sala tra gli addetti ai lavori. Il suo saluto di commiato è stato Ce la faremo con questo vino?”.

Notizia inviata dalle Delegazioni Fisar di Valdichiana e Antica terra di Siena e Val’Elsa

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XIII edizione “I Pisani più Schietti”: targa premio ai produttori pisani

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Pisani più Schietti”, l’ormai consueta manifestazione che classifica le produzioni enoiche del territorio pisano, organizzata dalla delegazione di Pisa e Litorale, è giunta alla XIIIma edizione ricalcando il solito successo di partecipazione. Il delegato, Maria Cristina Messina ha illustrato brevemente i propositi dell’iniziativa fisariana , ha presentato la giuria e ringraziato in special modo tutti coloro che danno il proprio contributo rimanendo dietro le quinte e senza i quali l’evento non sarebbe realizzabile. Paolo Ghezzi, vicesindaco di Pisa ha tenuto a sottolineare l’importanza di un riconoscimento in un settore che, in un momento così delicato per tutta l’economia nazionale, pone in evidenza un mondo che riesce, attraverso enormi sforzi,sacrifici e passione, a mantenere in vita le aziende garantendo lavoro ed occupazione. La giuria, presieduta da Davide Mustaro e composta da Pier Luigi Ara, Francesco Bartoletti, Umberto Chericoni, Paolo Del Guerra, Giuseppe Ferroni, Valdo Filippi, Massimo Marchi, Maria Cristina Messina, Stefano Micheletti, Jonathan Raodwell, Piero Ristori e Cinzia Trassinelli, attraverso le schede di valutazione ha esaminato centinaia di bottiglie suddivise nelle 6 categorie classiche: Bianco delle Colline Pisane, Chianti delle Colline Pisane, Montescudaio, Rosso non affinato IGT, Rosso affinato IGT, e Vin Santo. “I risultati delle valutazioni hanno superato le aspettative e per alcune selezioni si è reso necessario una seconda collegiale- ha esordito Davide Mustaro- tanto i punteggi erano vicinissimi, e nelle categorie IGT elaborato e non elaborato si sono notati ritorni a dei buoni livelli, superiori all’anno scorso. Quindi ha comunicato il lavoro della giuria che ha classificato ai primi posti delle categorie sopracitate i seguenti vini: Cenaja Vermentino IGT 2011 della Tenuta Agr. Torre a Cenaia, Casalini 2010 della Fattoria di Fibbiano, Pricipe Guerriero Montescudaio Rosso 2009 dell’Az. Agricola Pagani de Marchi, Giusto alle Balze 2010 del Podere Marcampo, Caiarossa 2008 dell’Az. Caiarossa, Baciamano 2007 dell’Az. Agr. Degli Azzoni Avogadro. La cerimonia della premiazione ha visto consegnare le targhe d’oro ai rappresentanti delle aziende che sono in ordine: l’addetto stampa Paola Verralti, il titolare Nicola Cantoni, la titolare Pia Pagani de Marchi, il titolare Genuino Del Duca,il direttore commerciale Emilio Mancini e il titolare

Marco Faraoni. Nel contempo si è svolta la consueta cena con degustazione dei vini vincitori nella sala ai piani superiori di Villa Poschi il cui lo Chef ha prodotto un menù di carne e prodotti tipici locali. I vini sono stati abbinati dai bravissimi Sommeliers FISAR Lucia Fregoli, Giuseppe Merla e Lorenzo Mariotti ai seguenti piatti, nell’ordine dato: Antipasto (Sformatino al tartufo, Pane alle noci con porcini al gratin, Polentina fritta al cavolo nero e Crostino toscano ai fegatelli). Per primi piatti una pietanza di farro con fagioli scritti e la seconda pietanza di Pappardelle alla lepre abbinati come già detto ai due vini successivi: Casalini e Principe Guerriero. A seguire Bocconcini di daino di San Rossore con tortino di patate e spinaci. La selezione di Pecorini del Parco

con Noci nostrali è stata bagnata dal Caiarossa mentre il Vin santo ha accompagnato un ventaglio di dolci tipici come Cavallucci, Cantuccini, Torta co’ bischeri. Al termine i produttori hanno concesso le bottiglie di vino, rimaste dopo la degustazione, per una raccolta di fondi che la Delegazione pisana ha devoluto all’”Associazione Giovani Diabetici” consegnando il ricavato alla Presidente Licia Nicoli e Segretaria Selene Montanaro, che a loro volta hanno tenuto a ringraziare tutti i presenti ed illustrare le finalità dell’associazione, molto attiva sul nostro territorio. Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione di Pisa e Litorale

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amiglia A Dolci Terre di Novi la Delegazione di Alessandria protagonista

l Comune di Novi Ligure, con la rassegna enogastronomica “Dolci Terre di Novi” ha voluto e saputo dare una importante risposta alla crisi che colpisce ormai dal 2008 l’economia nazionale e locale. Nei quattro giorni, dal 6 al 9 dicembre, le presenze alla kermesse del gusto che si è svolta presso il Centro Fieristico in viale dei Campionissimi sono state oltre 25 mila e hanno consolidato un successo che è andato oltre le più rosee aspettative della vigilia. Ai sommelier della Delegazione Provinciale FISAR di Alessandria l’importante compito di gestire l’Enoteca dove sono stati presentati i vini partecipanti alla rassegna Marengo DOC di Alessandria e i quattro vincitori. La rassegna novese era dedicata al cioccolato, ma in esposizione si potevano trovare

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salumi, carni, formaggi, confetture, prodotti da forno, olio, agrumi, birre e vini. Proprio per presentare e servire ai visitatori le eccellenti produzioni enologiche del territorio, che a maggio avevano partecipato alle selezioni del Marengo DOC, al centro del padiglione espositivo era stata allestita l’enoteca, gestita da dodici sommelier della FISAR di Alessandria, che hanno profuso tutto il loro impegno e messo in pratica la loro provata professionalità. Come detto l’afflusso di visitatori è stato ininterrotto e soprattutto sabato e domenica è stato tale da costringere diversi espositori a effettuare rifornimenti supplementari dei prodotti in vendita. Tra questi merita una citazione il caso dell’Enoteca che è stata letteralmente presa d’assalto tanto da indurre i rappresentanti della Camera

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di Commercio di Alessandria, domenica mattina, a ripristinare le scorte di vino che apparivano insufficienti a far fronte all’ultima giornata di degustazioni. Molto soddisfatti si sono dichiarati gli espositori e gli organizzatori; il sindaco Lorenzo Robbiano ha voluto sottolineare l’impegno con cui il Comune cerca di adoperarsi per fronteggiare la crisi, promuovendo ogni iniziativa in grado di valorizzare le produzioni locali e incentivare il turismo. Il primo cittadino novese ha ringraziato quanti con il loro impegno hanno permesso la buona riuscita dell’iniziativa. Alla delegazione FISAR di Alessandria il Comune di Novi Ligure ha inviato un attestato di stima molto apprezzato dai sommelier. Notizia inviata da Claudio Odino della Delegazione di Alessandria


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A Vercelli consegna attestati e cena degli auguri

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enerdì sera 14 dicembre, nell’elegante e accogliente salone dell’Hotel Ristorante Cinzia di Vercelli, locale associato FISAR, si è svolta la cena per gli auguri di Natale e contemporaneamente la consegna degli attestati ai nuovi sommelier della Delegazione e gli attestati di 1° livello ai corsisti di Gattinara.

piatti nuovi creativi con stile e gusto. In questa cornice e dopo una splendida cena preparata dai Chef Manuel e Cristian Costardi, servita con precisione, stile e puntualità dal maitre Elisa Bellavia e dalla proprietaria, Cinzia Brusasca, e accompagnata dagli Champagne della Maison “CroussetGuillemart” offerti dalla Delegazione,

Il ristorante, che ha raggiunto la prestigiosa stella Michelin nel 2010, ora vanto della gastronomia vercellese, è stato rinnovato nel modo di fare cucina dai fratelli Christian e Manuel Costardi il cui motto è “Tradizione e Innovazione” per non dimenticare le tradizioni culinarie del vercellese e del Piemonte ma allo stesso tempo creare

serviti dal sommelier Marco Rondinelli con capo servizio il sommelier Paolo Baltaro, hanno ricevuto gli attestati e i “tastevin” i sommelier: Accomazzo Laura, Ambrosio Silvia, Arrigone Franco, Bolis Claudio, Borzoni Manuel, Bussi Maria, Kryeziu Ergest, Limina Monica, Maffezzoni Matteo, Melis Pier Paolo, Pellegrini Fausto,

Romagnolo Luca, Sedini Gabriele, Soldera Marco, Rossi Simone, Gasparino Stefano, Marchisio Piero, Mastronardi Antonella, Tosi Barbara. Hanno ricevuto l’attestato di partecipazione al 3° livello i soci Baronchelli Giovanni, Bordonaro Salvatore e Posillipo Augusto. I seguenti soci hanno invece ricevuto l’attestato di partecipazione al corso di 1° livello a Gattinara: Bergantin Jessica, Brambilla Francesco, Brandoni Matteo, Bruno Patrizia, Calzaducca Elisa, Chiadò Alessandro, Chiara Riccardo, Congiu Marco, Damiani Bryan, Iannone Michele, La Delfa Silvana, Malaspina Laura, Manini Silvia, Nardin Enrico, Ottini Massimo, Peonia Ettore Alberto, Rodi Maura, Serraino Paolo, Simoni Laura, Stramandino Cristian, Tacchino Elena, Martinetti Michele, Del Mastro Giuseppe, Miglio Franco, Basso Giuseppe, Parnisari Dario. A festeggiare i nuovi sommelier oltre a sessanta soci e familiari era presente il tesoriere nazionale FISAR Luigi Terzago che ha portato i saluti del Presidente Nazionale Mario Del Debbio e ha consegnato gli attestati assieme al Delegato Claudio Valenza e il Segretario Paolo Baltaro.

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Notizia inviata dalla Delegazione FISAR di Vercelli

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Chianti Classico: inestinguibile ed infinita ricchezza fonte di sapori

a FISAR di Pisa e Litorale ha organizzato in collaborazione con il Consorzio del Chianti Classico, all’interno del viaggio sulle tipicità italiane dei vini, un laboratorio di approfondimento sul Chianti Classico con una degustazione di sei vini, guidata dall’enologo Francesco Bartoletti. Il Consorzio oggi vanta oltre 600 soci iscritti di cui circa 350 sono imbottigliatori dislocati in un’area di 70.000 ettari di quel territorio, tra Firenze e Siena, che comprende i comuni di Castellina, Gaiole, Greve e Radda in Chianti per intero e parte di quelli di Barberino Val d’Elsa, Castelnuovo Barardenga, Poggibonsi, San Casciano in Val di Pesa e Tavernelle in Val di Pesa. Un territorio come si può notare assai vasto e composito, con differenziazioni sia altimetriche che di esposizione e di consistenza del suolo che varia tra argillosa, calcarea e arenaria. Queste diversificazioni costituiscono il patrimonio di ricchezza del Chianti Classico in cui le aziende vinicole danno il meglio di sé, essendo oggi all’avanguardia nelle tecniche di coltivazione, raccoglimento e trattamento delle uve, lavorazione e vinificazione. Per cui è possibile effettuare “una significativa tappa del viaggio” attraverso le innumerevoli produzioni pur restando confinati nel territorio che già dal 1716, con il Granduca Cosimo III, iniziò il percor-

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so di tutela fissandone in un bando i confini della zona di produzione, che ancora oggi corrispondono approssimativamente agli attuali. Lo scopo del laboratorio, come sottolineato da Davide Mustaro della FISAR pisana con l’aiuto di Francesco Bartoletti, è stato appunto quello di sottoporre al giudizio dei partecipanti 6 bottiglie di Chianti Classico in una degustazione guidata che ha riscontrato una varietà di colore, profumi, aromi, sentori, strutture, consistenza, piacevolezza, persistenza e retrogusti. Sono queste differenziazioni che costituiscono la ricchezza del Chianti Classico che si conferma un vero e proprio vino di territorio. Da nessuna altra parte del pianeta potrebbe nascere con le caratteristiche che lo distinguono sui mercati di tutto il mondo, proprio perché il suo

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vitigno principale, il Sangiovese, trova nel Chianti la sua naturale consacrazione. Vitigno a bacca rossa, i suoi frutti danno vita a vini dal colore rosso rubino, dal profumo di viola, mammola e giaggiolo uniti a frutti rossi e fini note speziate in alcune riserve di grande struttura, eleganza unita a rotondità, e vellutati al palato. Vino che deve essere composto mai meno dell’80% di Sangiovese per poter essere ammesso al disciplinare. I vini in esame tutti rigorosamente DOCG sono stati: Le Masse di Lamole 2010 dell’omonima Az. Agr. di Greve in Chianti, Castello di Querceto 2010 dell’omonima Az. Agr. di Greve in Chianti., Tenuta Sant’Alfonso 2010 di Rocca delle Macie di Castellina in Chianti, Foho 2009 dell’Az. Agr. Casa del Vento di Gaiole in Chianti , La Sala


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riserva 2009 dell’omonima Azienda San Casciano Val di Pesa e Le Fonti riserva 2008 della fattoria omonima di Panzano in Chianti. I convenuti hanno vivacemente commentato le proprie sensazioni confrontandosi e relazionandosi con i conduttori della degustazione, disquisendo pure sulle emozioni che questi vini inevitabilmente provocavano loro. Come ben ha detto Davide Mustaro

una rivisitazione approfondita sul vino Chianti che tutti crediamo di conoscere bene, ma che ogni volta che viene messo sotto la lente di ingrandimento, ci accorgiamo quanto ancora c’è da scoprire su questo vino. Infine un grazie al Consorzio del Chianti Classico “Gallo Nero”, che oltre a svolgere in maniera pregevole il proprio ruolo istituzionale di propaganda e difesa delle zone di appartenenza, espli-

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cita una vera cultura, non solo enoica, ma di vita e tradizione, raccontando i terroir con la loro storia , usi e costumi, scolpendo nella pietra del tempo i relativi ed imprescindibili valori universali.

Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione Fisar di Pisa e Litorale

Alla Delegazione di Alessandria si parla di Sangiovese

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resso l’hotel ristorante “Alli due Buoi Rossi” di Gavi serata di degustazione dal tema “Il Sangiovese e le sue espressioni”. L’evento, che ha visto protagonisti i prestigiosi vini dell’azienda Tenimenti Angelini, è stato organizzato dalla Delegazione di Alessandria. Berardino Torrone, area manager dell’azienda, ha illustrato, tra storia e procedure di vinificazione, una grande realtà produttiva guidando la degustazione dei vini assaggio. guidato nella degustazione dei vini in assaggio. In questo cammino sensoriale in ascesa, i partecipanti hanno potuto apprezzare come questo vitigno, in purezza o unito in percentuale ad altri uvaggi, possa dar vita a vini profondamente diversi tra loro, tutti espressio-

ne dei colori, dei profumi e dei gusti del territorio di provenienza. Sono stati degustati: Rosso di Montalcino, Vino Nobile di Montepulciano, Chianti Classico,

Chianti Classico Riserva e Brunello di Montalcino.

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Notizia inviata da Giulia Ferrari della Delegazione di Alessandria

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Giornata di degustazione per la Delegazione Pontedera-Valdera

egustazione aperta a tutti soci di federazione Fisar e non solo, offerta a tutte le persone che desiderano avvicinarsi a questo mondo e provare un esperienza diretta presso un’azienda vitivinicola molto conosciuta nel mondo enologico. L’iniziativa ha avuto enorme successo grazie alla presenza di molti soci non solo della nostra delegazione ma anche di persone esterne rimaste piacevolmente colpite dal mondo vitivinicolo. La visita è iniziata sulla terrazza della cantina con la spiegazione della coltivazione della vite fino alle tecniche di lavorazione sul terreno proseguita nella cantina con i processi legati alla produzione del vino (vinificazione, conservazione )spiegati in modo

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chiaro e semplice dall’enologo Mirko Bessi. Ci siamo spostati poi nella parte di sala adibita alla degustazione. È da notare un’organizzazione e un’attenzione strutturale nel valorizzare il territorio in cui è situata la cantina. L’azienda “La Spinetta” adotta la tecnologia moderna e la integra per quanto possibile, cercando di avere come obbiettivo la personalizzazione dei propri vini, evitando di seguire le mode enologiche del momento, ma dando un’impronta al prodotto finito e avere come risultato finale degli ottimi vini. I vini in degustazione sono stati ben 10: Contratto “Spinetta” Brut 2007 Metodo Classico, Vermentino Toscana 2011, Nero di Casanova 2008-2009, Gentile di Casanova 2007-2008,

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Colorino di Casanova 2008, Chianti Riserva 2007, Anteprima Sezzana 2004 e Moscato d’Asti Biancospino 2012. Per gli intervenuti, oltre ad essere una semplice degustazione è stato un momento di didattica sia per i corsisti aspiranti sommelier che per le persone al di fuori della Fisar, che con grande stupore hanno capito il lavoro e la dedizione che si nasconde dietro il vino. La Delegazione ringrazia la Cantina “Casanova della Spinetta” la famiglia Rivetti per l’accoglienza e per averci offerto in degustazione una grande varietà dei loro prodotti. Notizia inviata da Francesca Gallerini della delegazione Pontedera-Valdera


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La delegazione di Milano-Duomo al Gala di Natale “Callas&Friends”

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sommelier della delegazione di Milano-Duomo, Giovedì 20 dicembre 2012, hanno partecipato con la loro consueta professionalità all’evento di beneficenza organizzato dall’associazione CALLAS&FRIENDS che celebra l’incontro tra Maria Callas e la città di Milano (iniziativa di Elisabetta Invernici, autrice e curatrice del progetto). Durante la serata infatti, nella splendida cornice di Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano, con la presenza dell’assessore Moda Eventi ed Expo Silvia Garnero, i nostri sommelier hanno messo a disposizione la loro competenza per la perfetta riuscita della serata, infatti tutti i partecipanti hanno potuto degustare il binomio (tanto amato dalla Callas) Bollicine&Panettone. Il tutto ha fatto da contorno alla lotteria di solidarietà (in palio un weekend benessere, una giornata di carnevale a Venezia, bottiglie di vino “Loglio di Sopra – Golf and Wine” e tanto altro), i cui proventi sono stati devoluti all’Associazione

Italiana Glicogenosi e la nostra delegazione è stata felice di poter contribuire mettendo a disposizione tre competenti sommelier come Matteo Scianni, Claudio Rossi e Carlo de Giorgis. Durante la serata, per celebrare la cantate lirica (Anna Maria Cecilia Sophia Kalogheròpoulos, nata a New York il 2/12/1923 e scomparsa a Parigi il 16/9/1977), è stato proiettato un filmato inedito sulla sua vita, con immagini che raccontano i grandi trionfi, amori e personaggi che hanno fatto parte della sua intera carriera, con l’accompagnamento dall’esposizione di abiti di alta moda ispirati ai personaggi Wagneriani e Verdiani da lei interpretati (creazioni della giovane stilista Katia Gagliardini) e dall’esibizione canora di Daniela Ferrari (Milano Swing Italiano).

Notizia inviata dalla Delegazione FISAR di Milano-Duomo

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amiglia La Delegazione Valdichiana consegna gli attestati

n occasione della Cena degli Auguri per le feste natalizie presso il ristorante I GIRASOLI dell’Hotel ROTELLE di Torrita di Siena, la Delegazione Valdichiana ha consegnato il 15 Dicembre 2012 gli attestati di 2° livello svoltosi dal 14 ottobre al 4 Dicembre a Bettolle. La serata si è svolta all’insegna della particolare atmosfera natalizia con addobbi, presepe e albero di Natale che facevano da cornice ad un ambiente caldo ed accogliente. La cena presentava un menù tipicamente territoriale con piatti della tradizione: Buffet di salumi e crostoni con verdure in pastella e formaggi accompagnati da un Prosecco “Cuvee lounge” Astoria, risotto ai

porcini e pici al ragù di chianina con un Toscana Rosso Igt Santa Maria dei Servi Gattavecchi, Brasato di chianina al vino rosso, un Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Barocco Riserva 2006 Colonnella, chiudeva la serata un Vinsanto DOC Valdichiana 2008 della fattoria Santa Vittoria in abbinamento ai dolci della tradizione natalizia senese. L’Occasione ha dato modo alla Delegazione di ringraziare il Presidente Nazionale uscente ed attuale Consigliere di Giunta Nicola Masiello per l’operato svolto nel suo breve periodo di reggenza, sicuramente intenso e produttivo per la FISAR Nazionale, ed il Consigliere Nazionale uscente Franco Rossi per l’impegno

sempre attivo durante i suoi mandati. Un ringraziamento particolare al Delegato dell’Antica terra di Siena e Valdelsa, Giuseppe Troilo ed al segretario Filippo Franchi che hanno partecipato alla serata nello spirito di fattiva collaborazione ed amicizia che unisce le due Delegazioni. Infine I corsisti: Agnelli Monica, Di Ciocco Giuliano, Massini Mattia, Mimitella Nikhil, Morbidelli Antonella, Leyla Nappini, Luca Noferi, Padrini Nadia, Perinti Stefano, Andrea Ravagni, Torsoni Sara, Tiberi Mayla, Turrini Luca che guidati dal Direttore di Corso, Senserini Roberto si sono avvicendati a ricevere gli attestati conseguiti e consegnati dai rappresentanti del Consiglio di Delegazion, da Masiello Nicola, da Franco Rossi e dal dott. Esposito Amedeo che ha ricoperto nella vita di Delegazione il ruolo di Delegato per molti mandati. Il saluto finale è del Delegato Dott.sa Emma Lami che auspica per la FISAR e per la Delegazione un 2013 ricco di iniziative e attività miranti allo sviluppo della cultura enogastronomica che ci porta ad educarci ed educare al connubio del buon mangiare con il buon bere. Notizia inviata dalla Delegazione FISAR Valdichiana

Il Delegato FISAR dell’Antica terra di Siena e Valdelsa Giuseppe Troilo con la Delegata FISAR Valdichiana Emma Lami in un momento della "Cena degli Auguri"

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Un anno intenso: dai festeggiamenti dei 40 anni a “Degustando il Teatro”

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uesto per la nostra delegazione è stato un anno importante. Ricordiamo i festeggiamenti dei 40 anni dalla sua nascita (1972), che hanno visto la gran parte delle delegazioni nazionali partecipare all’evento che ha dato una grande visibilità a Volterra ed al suo patrimonio enogastronomico (si veda il nostro sito www.fisarvolterra.it). Numerose sono state le manifestazioni in cui i nostri sommelier hanno partecipato: la festa dei sapori a Montecatini V.C., La Festa Dell’Uva a Montecastelli, gli eventi svoltisi durante la manifestazione di VOLTERRAGUSTO: dalla degustazione dei sigari e distillati nella fortezza medicea del carcere, alla degustazione banco di assaggio dei vini di Volterra e della Val di Cecina, al giuoco Indovina L’intruso. Di particolare interesse è stata l’asta dei vini per la raccolta fondi in collaborazione con il Lions Club a favore della Caritas. Un ringraziamento per questo service di beneficienza va alle aziende vitivinicole dell’associazione Grandi Cru della Costa Toscana (ww.grandicru.it) che hanno gratuitamente offerto i loro vini. Da ricordare che dal 16 novembre sono iniziate le “cene galeotte” (www.cenegaleotte.it), che vedono impegnati a turno i nostri sommelier coadiuvati da alcuni detenuti aspiranti “sommelier”, e che termineranno in giugno. Significativa anche con la partecipazione del Vescovo e del sindaco di Volterra è stata la cena di venerdì 14 dicembre che ha visto lo chef, di madre volterrana, Emanuele Vallini del

ristorante “la Carabaccia” di Bibbona preparare ottimi piatti con abbinati i vini dell’Az. Vinicola Chiappini di Bolgheri. Nel mese di dicembre nei giorni 7-8-9 e 10 grande successo ha avuto con il nostro contributo, la prima edizione di “divino etrusco”, che nonostante il brutto tempo, si è rivelata una occasione unica per la presentazione e degustazione dei vini di Volterra e della Val di Cecina, insieme ai vini di altrettante zone vitivinicole dell’Antica Etruria, ovvero delle 12 città etrusche della Toscana, Umbria e dell’alto Lazio sapientemente coinvolte in degustazioni e assaggi con giornalisti e operatori del settore, sotto la regia di Carlo Zucchetti, e fortemente voluto dall’amministrazione comunale, ed in particolare del nostro socio ed assessore alle attività produttive, Graziano Gazzarri, e dei produttori della filiera corta di Volterra. Come per Volterra gusto anche in questa occasione vi è stato l’impegno dei nostri sommelier, ben 16 in 4 turni nei due giorni, che hanno dimostrato una vera professionalità e che si ringraziano per la disponibilità ed il servizio reso. Infine non ultima per importanza è stata l’iniziativa ideata dal consiglio dell’accademia dei riuniti e dal suo presidente prof. Luciano Nesi, cui la nostra delegazione ha ben volentieri aderito con un fattivo contributo per la stagione teatrale al Persio Flacco cui è stato dato il giusto nome di “degustando il teatro”. Infatti questa iniziativa, assolutamente nuova, vede coinvolti anche i produt-

tori della filiera corta del volterrano. Un successo sono state le due serate del 30 novembre e del 14 dicembre (vedi foto: il nostro delegato Fisar Avv. Flavio Nuti; il sommelier Del Testa Enrico; il prof. Nesi e Anna Maria Barberini della Filiera Corta). In ultimo a conclusione di questa impegnativa annata venerdì 21 dicembre si è tenuta, presso il ristorante “Etruria” (dove la Fisar ebbe i natali 40 anni fa su

iniziativa del ristoratore Beppino Raspi del prof. Sestini, di Aulo Gasperini e Franco Porretti) la festa degli auguri della delegazione con un menù a base di prodotti tipici, ben curato dalla nuova cuoca Patrizia, a cui erano abbinati pregiati vini dal Montecucco riserva 2007 dell’Az. Agr. Collemassari al Poggio al Lupo 2005 IGT Maremma della Tenuta Sette Ponti. La nostra delegazione inizierà,forse per la prima volta nel suo genere,con modalità da concordare con il consiglio nazionale, un corso per sommelier “speciale” per i diversamente abili dell’associazione volterrana Mondo Nuovo con il contributo e patrocino della provincia di Pisa.

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Delegazione storica di Volterra

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Un vitale fermento La Segreteria Comunica - di Claudia Marinelli per scrivere al Segretario Nazionale: segretario.nazionale@fisar.com

Dopo due mesi dal rinnovo del Consiglio Nazionale, mai era accaduto prima, il fermento è veramente tanto. È stata fatta una pianificazione per la suddivisione degli incarichi, che servirà a portare a termine, nei prossimi mesi, tutti quei progetti di cui tanto abbiamo parlato.

L

e cose iniziate negli anni passati sono tante

una professionalità più specifica e settoriale, lì si po-

e tutte meritevoli di essere terminate. Una su

tranno trovare momenti di sbocchi di crescita anche

tutte è quella di concretizzare le idee per far

in termini lavorativi. Noi dobbiamo percorrere questa

partire definitivamente i programmi molto professio-

strada e concretizzare le nostre alte competenze.

nalizzanti del nostro CTN. Sono progetti nuovi che

Concludo con la consapevolezza che oggi la nostra

la Fisar non aveva mai affrontato precedentemente

Associazione, gode di un’importante visibilità media-

perciò è fondamentale che al momento della parten-

tica e di un forte riconoscimento istituzionale.

za, della messa in atto di tutto, ci sia la consapevo-

Questa riconosciuta visibilità unita alla

lezza di avere davanti format ponderati che hanno

crescita sarà la nostra arma vincente. Ci basterà

l’ambizione di raggiungere livelli di qualità eccezio-

mantenere intatti i nostri valori e i nostri principi, che

nali.

sempre ci hanno contraddistinto, uniti alla consape-

Abbiamo focalizzato le priorità, una su tutte è quella

volezza che con l’unione di tutti sarà possibile con-

di avere un CTN che possa lavorare in modo autono-

solidare ed aumentare la nostra presenza al fianco

mo, diviso per settori e progetti. Questo è un grande

di tutti gli operatori del settore, consapevoli di esse-

cambiamento rispetto al passato poiché prima veni-

re indispensabili alla crescita qualitativa del nostro

va centralizzato tutto, con un solo responsabile.

comparto.

La revisione e attuazione dell’Albo Relatori e quello

Al nostro interno già esistono le idee, gli uomini e le

dei Sommelier, strumenti indispensabili per valoriz-

donne, di assoluta qualità e intelligenza, che credo-

zare ancora di più, i professionisti nel nostro interno,

no fermamente in questo progetto.

saranno fra le priorità immediate.

La nostra storia unita alle nostre eccellenze saranno

Sarà aggiornato e integrato il Database della Fisar,

il nostro miglior biglietto da visita.

che dovrà diventare un mezzo unico per promuove-

Puntare in alto utilizzando tutte le forze e la comunio-

re la nostra Associazione.

ne di tutti sarà la sola strada che ci potrà consentire

Il momento generale che vive il Paese, lo sappiamo,

di finalizzare la sicura crescita, numerica e qualitati-

non è dei più facili e in tutti i settori c’è molta crisi

va, della nostra Associazione.

e incertezza. La convinzione mia e di tutto il corpo dirigente della FISAR è che là dove si riuscisse dare

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Buon 2013 a tutti.

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voglia di


Associarsi vuol dire:

USUFRUIRE DI TUTTI I VANTAGGI RISERVATI AI SOCI

Fe dera z io n e Ass o cia rs i a ll a n o st ra Ì FAC ILE! NON È M A I STATO COS

Ricevere la rivista bimestrale di enogastronomia e turismo “Il Sommelier” Partecipare a condizioni vantaggiose alle cene, alle degustazioni, agli eventi organizzati dalla vostra delegazione di zona Usufruire di sconti e omaggi nelle maggiori manifestazioni enogastronomiche nazionali (Vinitaly, Salone del Gusto, Sensofwine ecc.) Usufruire di sconti in locali convenzionati in tutta Italia (Ristoranti, Enoteche, Cantine, Agriturismo ecc.) LE MODALITà PER ADERIRE AL TESSERAMENTO 2013 SONO:

CONTATTARE LA DELEGAZIONE DI APPARTENENZA CHE SAPRà DARVI TUTTE LE INFORMAZIONI NECESSARIE PER L'ISCRIZIONE ALL'ANNO 2013. COMPILARE IL BOLLETTINO POSTALE INTESTATO A F.I.S.A.R. – C/C N. 10677565 – IMPORTO € 60,00 – CAUSALE. RINNOVO QUOTA SOCIALE ANNO 2013 – DELEGAZIONE DI (indicare il nome). Non indicando nessuna delegazione, la Segreteria Nazionale Vi attribuirà la delegazione competente per territorialità. Per i soci fino al compimento del 25° anno di età, l'mporto della tessera è di € 40,00 (comunicare il codice fiscale). EFFETTUARE IL BONIFICO BANCARIO INTESTATO A F.I.S.A.R. – IBAN: IT82 I069 1514 0000 0000 0012 480 – BIC: BMLUIT3L118- IMPORTO € 60,00 – CAUSALE. RINNOVO QUOTA SOCIALE ANNO 2013 – DELEGAZIONE DI (indicare il nome). Non indicando nessuna delegazione, la Segreteria Nazionale Vi attribuirà la delegazione competente per territorialità. Per i soci fino al compimento del 25° anno di età, l'mporto della tessera è di € 40,00 (comunicare il codice fiscale).

ANDARE SUL SITO DI PAYPAL (https://www.paypal.com/it) REGISTRARSI E INVIARE UN PAGAMENTO DI € 60,00 O DI

€ 40,00 per i giovani fino al compimento del 25° anno (comunicare codice fiscale) ALLA SEGUENTE E-MAIL: segreteria.nazionale@fisar.com SPECIFICANDO NELLA DESCRIZIONE: NOME, COGNOME, INDIRIZZO COMPLETO E LA CAUSALE: QUOTA ASSOCIATIVA 2013.

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Il Sommelier - Anno XXXI n. 1 - Gennaio-Febbraio 2013


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