Acta 2012

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ANNO LVII

2012

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A C T A CUSTODIÆ TERRÆ SANCTÆ

IUSSU REV.MI P. PETRI BAPTISTÆ PIZZABALLA OFM CUSTODIS TERRÆ SANCTÆ DIGESTA

Custodia di Terra Santa, Segreteria di Terra Santa San Salvatore

Pro manuscripto





Dalla Santa Sede La Santa Sede prosegue la mediazione tra Israele e Palestina
 Città del Vaticano, 31 gennaio 2012 In seguito alla ripresa dei colloqui bilaterali fra la Santa Sede e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), sabato 28 gennaio si è svolto a Ramallah, un incontro ufficiale presso la sede del Presidente palestinese. Lo rende noto un comunicato congiunto della Santa Sede e dell’OLP. I colloqui sono stati presieduti congiuntamente da Mons. Ettore Balestrero, Sotto-Segretario per i Rapporti con gli Stati, e dal Ministro Ziad Al-Bandak, Consigliere del Presidente Palestinese per le Relazioni con i Cristiani. La Parte palestinese ha consegnato alla Delegazione della Santa Sede la risposta alla bozza d’accordo proposta dalla Santa Sede nell’incontro precedente e i colloqui, secondo quanto riferisce la nota, “si sono svolti in un’atmosfera cordiale per rafforzare ulteriormente le speciali relazioni tra le due Parti”. Le Delegazioni hanno deciso di stabilire squadre tecniche per dar seguito alla bozza, in preparazione alla riunione plenaria che si terrà prossimamente in Vaticano. La Delegazione della Santa Sede era composta da: S.E. Mons. Antonio Franco, Delegato Apostolico a Gerusalemme e in Palestina; Mons. Maurizio Malvestiti, Sotto-Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali; Mons. Alberto Ortega, Officiale della Segreteria di Stato; Mons. Waldemar Sommertag, Consigliere della Delegazione Apostolica a Gerusalemme. La Delegazione Palestinese era composta da: Nabil Shath, Membro del Comitato Centrale di Fatah; Bernard Sabella, Membro del Consiglio Legislativo Palestinese; Issa Kassissieh, Vice-Capo del Dipartimento per i Negoziati dell’OLP e Wassim Khazmo, Consigliere politico dell’Unità di Appoggio ai Negoziati dell’OLP. L’incontro segue una riunione della Commissione Bilaterale Permanente di Lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele, tenutasi giovedì scorso, 26 gennaio. La Commissione si è riunita in sessione plenaria presso il Ministero degli Affari Esteri per la prosecuzione dei negoziati in base all’Articolo 10 § 2 del Fundamental Agreement riguardante materie economiche e fiscali. 5


L’incontro è stato presieduto da Mons. Ettore Balestrero, Sotto-Segretario per i Rapporti con gli Stati del Vaticano, e da Danny Ayalon, M.K., Vice-Ministro degli Affari Esteri israeliano. La Santa Sede, in una nota della Sala Stampa, riporta che i negoziati, svoltisi “in una atmosfera aperta, amichevole e costruttiva”, hanno prodotto “progressi sostanziali su questioni significative”. “Le Parti hanno concordato i passi futuri verso la conclusione dell’Accordo”, ha aggiunto la nota, concludendo che la prossima riunione Plenaria si terrà l’11 giugno 2012 in Vaticano.

Appello alla Preghiera e alla Carità per la Terra Santa

Il cardinale Sandri invia una lettera a tutti i Pastori della Chiesa Universale Città del Vaticano, 1 marzo 2012 Il momento storico attuale richiede di pregare con più impegno ed intensità per la Terra Santa. Lo ha affermato il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, in una lettera indirizzata ai Pastori della Chiesa Universale. “L’attesa quaresimale della Pasqua del Signore - ha esordito Sandri - è una occasione propizia per sensibilizzare l’intera Chiesa Cattolica a favore della Terra Santa, promuovendo particolari iniziative di preghiera e di carità fraterna”. Da quando Gesù Cristo si è immolato per l’umanità intera nella Città Santa di Gerusalemme, “ogni cristiano ritrova se stesso in quella Città e in quella Terra”, ha aggiunto il porporato. Il cardinale Sandri ha inoltre rammentato la “costante richiesta” di papa Benedetto XVI affinché sia “generosamente sostenuta la missione della chiesa nei Luoghi Santi”. Si tratta di una missione “specificamente pastorale”, senza trascurare l’“encomiabile servizio sociale” che questa offre. Questo apostolato permette la crescita di quella “fraternità” in grado di abbattere “le divisioni e le discriminazioni per inaugurare sempre di nuovo il dialogo ecumenico le collaborazione interreligiosa”, ha proseguito Sandri, ricordando l’apprensione del 6


Santo Padre in modo particolare per la Terra Santa e la Siria, e il suo appello al cessate il fuoco in quest’ultima nazione. Il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha inoltre rammentato che il Venerdì Santo è anche il giorno della Collecta pro Terra Sancta e che quest’anno, tale data “sembra interpretare ancor più le necessità dei pastori e dei fedeli, le quali sono racchiuse nelle sofferenze di tutto il Medio Oriente”. L’odio che i cristiani devono patire è il “pane quotidiano che alimenta la fede” e fa “risuonare l’eco del martirio in tutta la sua attualità”. Di qui la loro emigrazione, acuita dalla “mancanza di pace”. La generosità dei cristiani di Terra Santa, come l’evangelico “chicco di frumento” (cfr Gv 12,24) ha dato molto frutto e “prepara senz’altro un domani di bene”. Vanno tuttavia sostenute oggi “scuole, assistenza sanitaria, necessità abitative, luoghi di aggregazione”. Conforta, ha detto Sandri, prendere atto della robustezza della fede tra i giovani, “desiderosi di testimoniare le beatitudini, amando i loro Paesi nell’impegno per la giustizia e per la pace con i mezzi della non violenza evangelica”. Una fede la cui testimonianza arriva da “chi proferisce parole di riconciliazione e di perdono, sapendo di dover rispondere in tal modo alla violenza e talora al sopruso”. “Abbiamo il dovere di restituire il patrimonio spirituale ricevuto dalla loro millenaria fedeltà alle verità della fede cristiana - ha proseguito il porporato -. Lo possiamo e lo dobbiamo fare con la nostra preghiera, con la concretezza del nostro aiuto, con i pellegrinaggi”. L’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI rappresenterà quindi l’occasione “per muovere i nostri passi verso quella Terra, peregrinando ancor prima col cuore tra i misteri di Cristo in compagnia della Santa Madre del Signore”. “Il prossimo Venerdì Santo - ha proseguito Sandri - attorno alla Croce di Cristo, ci sentiremo insieme a questi nostri fratelli e alle sorelle: la solitudine che talora si affaccia fortemente nella loro esistenza sia vinta dalla nostra fraternità”. In conclusione il cardinale ha dichiarato che la Congregazione da lui presieduta, “si fa portavoce della gratitudine che Papa Benedetto XVI esprime ai pastori, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai giovani e a quanti si prodigano per la Terra di Gesù. Ed è sicura di interpretare il grazie della Diocesi patriarcale di Gerusalemme, della Custodia Francescana e delle locali Chiese Orientali Cattoliche”. 7


Discorso del Santo Padre all’Assemblea della ROACO Città del Vaticano, 21 giugno 2012 Signor Cardinale, Beatitudine,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari Membri ed Amici della ROACO, Sono molto lieto di accogliervi e di salutarvi in questo consueto incontro. Saluto il Cardinale Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e Presidente della ROACO e lo ringrazio per le cordiali espressioni che mi ha rivolto. Un grato pensiero rivolgo all’Arcivescovo Segretario, al Sottosegretario, ai Collaboratori e a tutti i presenti, rinnovando la mia gratitudine alle Opere qui rappresentate, alle Chiese dei Continenti europeo ed americano che le sostengono, come pure ai numerosi benefattori. Assicuro la mia preghiera al Signore, nella consolante certezza che Egli «ama chi dona con gioia» (2 Cor 9,7). Desidero anzitutto porgere l’augurio a perseverare in «quel movimento di carità che, per mandato del Papa, a Congregazione segue affinché in modo ordinato ed equo la Terra Santa e le altre regioni orientali ricevano il necessario sostegno spirituale e materiale per far fronte alla vita ecclesiale ordinaria e a particolari necessità» (Discorso alla ROACO, 9 giugno 2007). Con queste parole mi esprimevo cinque anni orsono visitando il Dicastero per le Chiese Orientali ed ora desidero ribadire con forza tale esortazione anche per sottolineare le pressanti necessità del momento attuale. L’odierna congiuntura economico-sociale, infatti, così delicata per la dimensione globale che ha assunto, non sembra dare respiro alle aree del mondo economicamente evolute e in misura ancor più preoccupante si riversa su quelle più svantaggiate, penalizzandone seriamente il presente ed il futuro. L’Oriente, madrepatria di antiche tradizioni cristiane, è interessato in modo particolare da tale processo, che genera insicurezza e instabilità anche a livello ecclesiale e in campo ecumenico e inter religioso. Si tratta di fattori che alimentano le endemiche ferite della storia e contribuiscono a rendere più fragili il dialogo, la pace e la convivenza tra i popoli, come pure il rispetto autentico dei diritti umani, specialmente quello alla libertà religiosa personale e comunitaria. Tale diritto va garantito nella sua professione pubblica e non solo in termini cultuali, ma anche pastorali, educativi, assistenziali e sociali, tutti aspetti indispensabili al suo effettivo esercizio. Ai rappresentati della Terra Santa, a iniziare dal Delegato Apostolico, Mons. Antonio Franco, dal Vicario del Patriarca Latino di Gerusalemme e dal Padre Custode, che partecipano stabilmente alla ROACO, si sono uniti quest’anno gli Arcivescovi Mag8


giori della Chiesa Siro-malabarese dell’India, Sua Beatitudine il Cardinale George Alencherry, e della Chiesa Greco-cattolica di Ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, nonché il Nunzio Apostolico in Siria, Mons. Mario Zenari, e il Vescovo Presidente della Caritas Siriana. Ciò mi consente di allargare ancora di più lo sguardo della Chiesa di Roma in quella dimensione universale che la caratterizza in modo profondo e che costituisce una delle note essenziali del mistero della Chiesa. È anche una occasione per riaffermare la mia vicinanza alle grandi sofferenze dei fratelli e delle sorelle di Siria, in particolare dei piccoli innocenti e dei più indifesi. La nostra preghiera, il nostro impegno e la nostra fraternità concreta in Cristo, come olio di consolazione, li aiuti a non smarrire la luce della speranza in questi momenti di buio e ottenga da Dio la sapienza del cuore per chi ha responsabilità, affinché cessi ogni spargimento di sangue e la violenza, che porta solo dolore e morte, lasci spazio alla riconciliazione, alla concordia e alla pace. Non venga risparmiato alcuno sforzo, anche da parte della comunità internazionale, per far uscire la Siria dall’attuale situazione di violenza e di crisi, che dura già da molto tempo e rischia di diventare un conflitto generalizzato che avrebbe conseguenze fortemente negative per il Paese e per l’intera Regione. Elevo anche un pressante e accorato appello perché, davanti al bisogno estremo della popolazione, sia garantita la necessaria assistenza umanitaria, anche a tante persone che hanno dovuto lasciare le loro case, alcune rifugiandosi nei Paesi vicini: il valore della vita umana è un bene prezioso da tutelare sempre. Cari amici della ROACO, l’Anno della fede che ho indetto nel 50° anniversario dell’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II offrirà fecondi orientamenti alle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali, che rappresentano una provvidenziale testimonianza di quanto ci dice la Parola di Dio: la fede senza le opere si spegne e muore (cfr Gc 2,17). Siate sempre segni eloquenti della carità che sgorga dal cuore di Cristo e presenta al mondo la Chiesa nella sua più vera identità e missione, ponendola al servizio di Dio, che è Amore. A San Luigi Gonzaga, celebrato dalla odierna liturgia latina, chiedo di sostenere il nostro rendimento di grazie allo Spirito Santo e di pregare con noi perché il Signore susciti anche nel nostro tempo esemplari operatori di carità verso il prossimo. L’intercessione della Santissima Madre di Dio accompagni sempre le Chiese Orientali in madrepatria e nella diaspora, portando ovunque incoraggiamento e speranza per un rinnovato servizio al Vangelo. Sia Lei a vegliare anche sul prossimo Viaggio che - a Dio piacendo - compirò in Libano per porre il sigillo sull’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Desidero fin d’ora anticipare alla Chiesa e alla Nazione libanesi il mio abbraccio di padre e di fratello, mentre di cuore imparto sulle vostre Organizzazioni, sui presenti e sulle persone che vi sono care, come pure sulle comunità a voi affidate, la mia affettuosa Benedizione Apostolica. 9


VIAGGIO APOSTOLICO 
IN LIBANO 14-16 SETTEMBRE 2012 Discorsi del Santo Padre Benedetto XVI Cerimonia di Benvenuto Aeroporto Internazionale Rafiq Hariri, Beirut, 14 settembre 2012 Signor Presidente della Repubblica,
Signori Presidenti del Parlamento e del Consiglio dei Ministri,
Care Beatitudini,
Autorità civili e religiose presenti, cari amici! Ho la gioia, Signor Presidente, di rispondere al cortese invito che Ella mi ha rivolto a recarmi nel vostro Paese, come pure a quello che ho ricevuto dai Patriarchi e dei Vescovi cattolici del Libano. Questo duplice invito manifesta, qualora fosse necessario, il duplice scopo della mia visita al vostro Paese. Essa sottolinea le eccellenti relazioni che da sempre esistono tra il Libano e la Santa Sede, e vorrebbe contribuire a rafforzarle. Questa visita è anche la risposta a quelle che Lei mi ha fatto in Vaticano nel novembre 2008 e, più recentemente, nel febbraio 2011, seguita nove mesi più tardi da quella del Signor Primo Ministro. È durante il secondo dei nostri incontri, che la maestosa statua di San Marone è stata benedetta. La sua presenza silenziosa presso la Basilica di San Pietro ricorda il Libano in modo permanente nel luogo stesso in cui fu sepolto l’apostolo Pietro. Essa manifesta un patrimonio spirituale secolare, confermando la venerazione dei libanesi per il primo degli Apostoli e i suoi successori. È per evidenziare la loro grande devozione a Simon Pietro, che i Patriarchi maroniti aggiungono al loro nome quello di Boutros. È bello vedere che dal santuario petrino, San Marone intercede continuamente per il vostro Paese e per l’intero Medio Oriente. La ringrazio fin d’ora, Signor Presidente, per tutti gli sforzi compiuti in vista della buona riuscita del mio soggiorno tra voi. Un altro motivo della mia visita è la firma e la consegna dell’Esortazione apostolica post-sinodale dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, Ecclesia in Medio Oriente. Si tratta di un importante evento ecclesiale. Ringrazio tutti i Patriarchi cattolici che sono qui convenuti, in particolare il Patriarca emerito, il caro Cardinale Nasrallah Boutros Sfeir, e il suo successore, il Patriarca Bechara Boutros Rai. Saluto fraternamente tutti i Vescovi del Libano, come pure quelli che hanno viaggiato per pregare con me e ricevere dalle mani del Papa questo documen10


to. Attraverso di loro, saluto con affetto paterno tutti i cristiani del Medio Oriente. Destinata al mondo intero, l’Esortazione si propone di essere per loro una tabella di marcia per gli anni a venire. Mi rallegro inoltre di poter incontrare in questi giorni numerose rappresentanze delle comunità cattoliche del vostro Paese, di poter celebrare e pregare insieme. La loro presenza, il loro impegno e la loro testimonianza sono un contributo riconosciuto e molto apprezzato nella vita quotidiana di tutti gli abitanti del vostro amato Paese. Mi è caro salutare anche con grande deferenza i Patriarchi e Vescovi ortodossi che sono venuti a ricevermi, come pure i rappresentanti delle diverse comunità religiose del Libano. La vostra presenza, cari amici, dimostra la stima e la collaborazione che desiderate promuovere tra tutti nel rispetto reciproco. Vi ringrazio per i vostri sforzi e sono sicuro che continuerete a ricercare vie di unità e di concordia. Non dimentico gli eventi tristi e dolorosi che hanno afflitto il vostro bel Paese per lunghi anni. La felice convivenza tutta libanese, deve dimostrare a tutto il Medio Oriente e al resto del mondo che all’interno di una nazione possono esistere la collaborazione tra le varie Chiese, tutte parti dell’unica Chiesa cattolica, in uno spirito di comunione fraterna con gli altri cristiani, e, al tempo stesso, la convivenza e il dialogo rispettoso tra i cristiani e i loro fratelli di altre religioni. Voi sapete come me che questo equilibrio, che viene presentato ovunque come un esempio, è estremamente delicato. Esso rischia a volte di rompersi allorquando è teso come un arco, o sottoposto a pressioni che sono troppo spesso di parte, interessate, contrarie ed estranee all’armonia e alla dolcezza libanesi. È qui che bisogna dar prova di reale moderazione e grande saggezza. E la ragione deve prevalere sulla passione unilaterale per favorire il bene comune di tutti. Il grande Re Salomone, che conosceva Hiram re di Tiro, non riteneva che la saggezza fosse la virtù suprema? Per questo la domandò a Dio insistentemente, e Dio gli diede un cuore saggio e intelligente (1 Re 3, 9-12). Vengo anche per dire quanto sia importante la presenza di Dio nella vita di ognuno e come il modo di vivere insieme, questa convivenza di cui il vostro Paese vuole dare testimonianza, sarà profonda solo se si basa su uno sguardo accogliente e un atteggiamento di benevolenza verso l’altro, se è radicata in Dio che vuole che tutti gli uomini siano fratelli. Il famoso equilibrio libanese che vuole continuare ad essere una realtà, può prolungarsi grazie alla buona volontà e all’impegno di tutti i Libanesi. Solo allora sarà un modello per gli abitanti di tutta la regione, e per il mondo intero. Non si tratta di un’opera solamente umana, ma di un dono di Dio che occorre domandare con insistenza, preservare a tutti i costi e consolidare con determinazione. I legami tra il Libano e il Successore di Pietro sono storici e profondi. Signor Presidente e cari amici, vengo in Libano come pellegrino di pace, come amico di Dio, 11


e come amico degli uomini. «‫»مُكيطعأُ يمالَس‬: «Vi do la mia pace», dice Cristo (Gv 14,27). E al di là del vostro Paese, vengo oggi idealmente anche in tutti i Paesi del Medio Oriente come pellegrino di pace, come amico di Dio, e come amico di tutti gli abitanti di tutti i Paesi della regione, qualunque sia la loro appartenenza e il loro credo. Anche a loro Cristo dice: «‫»مُكيطعأُ يمالَس‬. Le vostre gioie e i vostri dolori sono continuamente presenti nella preghiera del Papa e chiedo a Dio di accompagnarvi e di consolarvi. Posso assicurarvi che prego particolarmente per tutti coloro che soffrono in questa regione, e sono molti. La statua di San Marone mi ricorda ciò che vivete e sopportate. Signor Presidente, so che il vostro Paese mi prepara una bella accoglienza, un’accoglienza calorosa, l’accoglienza che si riserva a un fratello amato e rispettato. So che il vostro Paese vuole essere degno dell’ «Ahlan wa Sahlan» libanese. Lo è già e lo sarà ancora di più. Sono felice di essere con tutti voi. Che Dio vi benedica tutti. (ُِ‫كِرابَي‬ ُّ ‫)مُكَعيمج‬. Grazie. ‫برلا‬

Visita alla Basilica di St Paul a Harissa e firma dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale Venerdì, 14 settembre 2012 Signor Presidente della Repubblica,
Sua Beatitudine, venerati Patriarchi, 
cari Fratelli nell’Episcopato e membri del Consiglio Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente,
illustri Rappresentanti delle Confessioni religiose, del mondo della cultura e della società civile,
cari fratelli e sorelle in Cristo, cari amici! Esprimo la mia gratitudine al Patriarca Gregorio Laham per le espressioni d’accoglienza, come pure al Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, Mons. Nikola Eterović, per le sue parole di presentazione. Saluto vivamente i Patriarchi, a tutti i Vescovi orientali e latini riuniti in questa bella Basilica di San Paolo, e i membri del Consiglio Speciale del Sinodo dei Vescovi 12


per il Medio Oriente. Mi rallegro anche della presenza delle delegazioni ortodossa, musulmana e drusa, come anche di quelle del mondo della cultura e della società civile. La felice coabitazione dell’Islam e del Cristianesimo, due religioni che hanno contribuito a creare grandi culture, costituisce l’originalità della vita sociale, politica e religiosa in Libano. Non si può che gioire per questa realtà che bisogna assolutamente incoraggiare. Confido questo desiderio ai responsabili religiosi del vostro Paese. Saluto affettuosamente la cara Comunità greco-melchita che mi riceve. La vostra presenza solennizza la firma dell’Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente, e testimonia che questo documento, destinato certamente alla Chiesa universale, riveste un’importanza particolare per l’intero Medio Oriente. È provvidenziale che questo atto abbia luogo proprio nel giorno della Festa dell’Esaltazione della Santa Croce, la cui celebrazione è nata in Oriente nel 335, all’indomani della Dedicazione della Basilica della Resurrezione costruita sul Golgota e sul sepolcro di Nostro Signore dall’imperatore Costantino il Grande, che voi venerate come santo. Fra un mese si celebrerà il 1700o anniversario dell’apparizione che gli fece vedere, nella notte simbolica della sua incredulità, il monogramma di Cristo sfavillante, mentre una voce gli diceva: «In questo segno, vincerai!». Più tardi, Costantino firmò l’editto di Milano, e diede il proprio nome a Costantinopoli. Mi sembra che l’Esortazione post-sinodale possa essere letta ed interpretata alla luce della festa dell’Esaltazione della Santa Croce, e più particolarmente alla luce del monogramma di Cristo, il X (chi) e il P (ro), le due prime lettere della parola Χριστός. Una tale lettura conduce ad un’autentica riscoperta dell’identità del battezzato e della Chiesa, e costituisce al tempo stesso come un appello alla testimonianza nella e mediante la comunione. La comunione e la testimonianza cristiane non sono infatti fondate sul Mistero pasquale, sulla crocifissione, la morte e la risurrezione di Cristo? Non trovano in esso il loro pieno compimento? Esiste un legame inseparabile tra la Croce e la Risurrezione che non può essere dimenticato dal cristiano. Senza questo legame, esaltare la Croce significherebbe giustificare la sofferenza e la morte non vedendo in esse che una fine fatale. Per un cristiano, esaltare la Croce vuol dire comunicare alla totalità dell’amore incondizionato di Dio per l’uomo. È porre un atto di fede! Esaltare la Croce, nella prospettiva della Risurrezione, è desiderare di vivere e manifestare la totalità di questo amore. È porre un atto d’amore! Esaltare la Croce porta ad impegnarsi ad essere araldi della comunione fraterna ed ecclesiale, fonte della vera testimonianza cristiana. È porre un atto di speranza! Considerando la situazione attuale delle Chiese nel Medio Oriente, i Padri sinodali hanno potuto riflettere sulle gioie e le pene, i timori e le speranze dei discepoli di Cristo che vivono in questi luoghi. Tutta la Chiesa ha potuto così ascoltare il grido 13


ansioso e percepire lo sguardo disperato di tanti uomini e donne che si trovano in situazioni umane e materiali ardue, che vivono forti tensioni nella paura e nell’inquietudine, e che vogliono seguire Cristo - Colui che dà senso alla loro esistenza - ma che ne sono spesso impediti. Per questo ho desiderato che la Prima Lettera di San Pietro sia la trama del documento. Nello stesso tempo, la Chiesa ha potuto ammirare quanto vi è di bello e di nobile in queste Chiese su queste terre. Come non rendere grazie a Dio in ogni momento per tutti voi (cfr 1 Ts 1,2; Prima Parte dell’Esortazione post-sinodale), cari cristiani del Medio Oriente! Come non lodarlo per il vostro coraggio nella fede? Come non ringraziarlo per la fiamma del suo amore infinito che voi continuate a mantenere viva e ardente in questi luoghi che sono stati i primi ad accogliere il suo Figlio incarnato? Come non cantargli la nostra riconoscenza per gli slanci di comunione ecclesiale e fraterna, per la solidarietà umana manifestata senza sosta verso tutti i figli di Dio? Ecclesia in Medio Oriente permette di ripensare il presente per considerare il futuro con lo stesso sguardo di Cristo. Essa, con i suoi orientamenti biblici e pastorali, con il suo invito a un approfondimento spirituale ed ecclesiologico, con il rinnovamento liturgico e catechistico raccomandato, con i suoi appelli al dialogo, vuole tracciare una via per ritrovare l’essenziale: la sequela Christi, in un contesto difficile e talvolta doloroso, un contesto che potrebbe far nascere la tentazione di ignorare o dimenticare la Croce gloriosa. È proprio adesso che bisogna celebrare la vittoria dell’amore sull’odio, del perdono sulla vendetta, del servizio sul dominio, dell’umiltà sull’orgoglio, dell’unità sulla divisione. Alla luce della festa odierna e in vista di una fruttuosa applicazione dell’Esortazione, vi invito tutti a non avere paura, a rimanere nella verità e a coltivare la purezza della fede. Questo è il linguaggio della Croce gloriosa! Questa è la follia della Croce: quella di saper convertire le nostre sofferenze in grido d’amore verso Dio e di misericordia verso il prossimo; quella di saper anche trasformare degli esseri attaccati e feriti nella loro fede e nella loro identità, in vasi d’argilla pronti ad essere colmati dall’abbondanza dei doni divini più preziosi dell’oro (cfr 2 Cor 4,7-18). Non si tratta di un linguaggio puramente allegorico, ma di un appello pressante a porre degli atti concreti che configurano sempre più a Cristo, atti che aiutano le diverse Chiese a riflettere la bellezza della prima comunità dei credenti (cfr At 2,41-47; Seconda parte dell’Esortazione); atti simili a quelli dell’imperatore Costantino che ha saputo testimoniare e far uscire i cristiani dalla discriminazione per permettere loro di vivere apertamente e liberamente la loro fede nel Cristo crocifisso, morto e risorto per la salvezza di tutti. Ecclesia in Medio Oriente offre elementi che possono aiutare per un esame di co14


scienza personale e comunitario, per una valutazione obiettiva dell’impegno e del desiderio di santità di ogni discepolo di Cristo. L’Esortazione apre all’autentico dialogo interreligioso basato sulla fede in Dio Uno e Creatore. Essa vuole anche contribuire a un ecumenismo pieno di fervore umano, spirituale e caritativo, nella verità e nell’amore evangelici, che attinge forza dal comandamento del Risorto: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20). In tutte le sue parti, l’Esortazione vorrebbe aiutare ciascun discepolo del Signore a vivere pienamente e a trasmettere realmente ciò che è diventato attraverso il Battesimo: un figlio della Luce, un essere illuminato da Dio, una lampada nuova nell’oscurità inquietante del mondo affinché dalle tenebre facciano risplendere la luce (cfr Gv 1,4-5 e 2 Cor 4,1-6). Questo documento vuole contribuire a spogliare la fede da ciò che la imbruttisce, da tutto ciò che può offuscare lo splendore della luce di Cristo. La comunione è allora un’autentica adesione a Cristo, e la testimonianza è un’irradiazione del Mistero pasquale che conferisce un senso pieno alla Croce gloriosa. Noi seguiamo e «annunciamo… Cristo crocifisso … potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,23-24; cfr Terza Parte dell’Esortazione). «Non temere, piccolo gregge» (Lc 12,32) e ricordati della promessa fatta a Costantino: «In questo segno, tu vincerai!». Chiese in Medio Oriente, non temete, perché il Signore è veramente con voi fino alla fine del mondo! Non temete, perché la Chiesa universale vi accompagna con la sua vicinanza umana e spirituale! È con questi sentimenti di speranza e di incoraggiamento a essere protagonisti attivi della fede attraverso la comunione e la testimonianza, che domenica consegnerò l’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente ai miei venerati Fratelli Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi, a tutti i sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, ai seminaristi e ai fedeli laici. «Abbiate coraggio» (Gv 16,33)! Per intercessione della Vergine Maria, la Theotokos, invoco con grande affetto l’abbondanza dei doni divini su voi tutti! Possa Dio concedere a tutti i popoli del Medio Oriente di vivere nella pace, nella fraternità e nella libertà religiosa! ُّ ‫[ مُكَعيمج‬Dio vi benedica tutti!] ِ‫برلا كِرابَيُل‬

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Consegna dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale per il Medio Oriente Beirut City Center Waterfront Domenica, 16 settembre 2012 Beatitudini, Signori Cardinali,
cari Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio, cari fratelli e sorelle in Cristo! La celebrazione liturgica che abbiamo vissuto è stata l’occasione per rendere grazie al Signore per il dono dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, celebrata nell’ottobre 2010 sul tema: «La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza. “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32)». Intendo ringraziare tutti i Padri sinodali per il loro contributo. La mia riconoscenza si rivolge anche al Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, Mons. Eterović, per il lavoro compiuto, e per le parole che mi ha indirizzato a nome vostro. Dopo aver firmato l’Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente, ho la gioia di consegnarla a tutte le Chiese particolari attraverso di voi, Beatitudini e Vescovi orientali e latini del Medio Oriente. Con la consegna di questo documento, iniziano il suo studio e la sua appropriazione da parte di tutti i protagonisti della Chiesa, Pastori, persone consacrate e laici, affinché ciascuno trovi una gioia nuova nel portare avanti la propria missione, essendo incoraggiato e fortificato per attuare il messaggio di comunione e di testimonianza declinato secondo i diversi aspetti umani, dottrinali, ecclesiologici, spirituali e pastorali di questa Esortazione. Cari fratelli e sorelle del Libano e del Medio Oriente, auspico che questa Esortazione sia una guida per avanzare sulle vie multiformi e complesse dove Cristo vi precede. Possa la comunione nella fede, nella speranza e nella carità essere rafforzata nei vostri Paesi e in ciascuna comunità per rendere credibile la vostra testimonianza resa al solo Santo, Dio Uno e Trino, che si è fatto vicino ad ogni uomo! Cara Chiesa in Medio Oriente, attingi alla linfa originale della Salvezza che si è realizzata su questa Terra unica e amata tra tutte! Avanza sulle orme dei tuoi padri nella fede, essi che hanno aperto, con la loro costanza e la loro fedeltà, la via della risposta dell’umanità alla Rivelazione di Dio! Trova nella splendida varietà dei santi che sono fioriti presso di te gli esempi e gli intercessori che ispireranno la tua risposta alla chiamata del Signore a camminare verso la Gerusalemme celeste, dove Dio asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi (cfr Ap 21,4)! La comunione fraterna sia un sostegno nella vita quotidiana e il segno della fraternità universale che Gesù, Primogenito di una moltitudine, è venuto ad instaurare! Così, in questa regione che ne ha visto gli atti e raccolto le parole, il Vangelo continui a risuonare come 2000 anni fa e sia vissuto oggi e sempre! Grazie. 16


Incontro Ecumenico, Risposta del Santo Padre 
 Salone d’onore del Patriarcato siro-cattolico di Charfet Domenica, 16 settembre 2012 Santità, Beatitudine,
venerati Patriarchi, cari Fratelli nell’episcopato,
cari Rappresentanti delle Chiese e delle Comunità protestanti,
cari fratelli! È con gioia che mi trovo tra voi, in questo monastero di Notre Dame de la Délivrance di Charfet, luogo significativo della Chiesa siro-cattolica per il Libano e per tutto il Medio Oriente. Ringrazio Sua Beatitudine Ignace Youssef Younan, Patriarca di Antiochia dei Siro-cattolici, per le sue forti parole di accoglienza. Saluto fraternamente ciascuno di voi che rappresentate la varietà della Chiesa in Oriente, e in particolare Sua Beatitudine Ignatius IV Hazim, Patriarca Greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente e Sua Santità Mar Ignatius I Zakka Iwas, Patriarca della Chiesa Siro-ortodossa di Antiochia e di tutto l’Oriente. La vostra presenza rende solenne questo incontro. Vi ringrazio di cuore per essere tra noi. Il mio pensiero va anche alla Chiesa copta ortodossa d’Egitto e alla Chiesa etiopica ortodossa, che hanno avuto il dolore della perdita dei loro Patriarchi. Li assicuro della mia vicinanza fraterna e della mia preghiera. Permettetemi di salutare qui la testimonianza di fede resa dalla Chiesa Siriaca di Antiochia nel corso della sua gloriosa storia, testimonianza di amore ardente per Cristo che le ha fatto scrivere, fino ai nostri giorni, pagine eroiche per rimanere fedele alla sua fede fino al martirio. La incoraggio ad essere per i popoli della regione segno della pace che viene da Dio e luce che fa vivere la loro speranza. Estendo questo incoraggiamento a tutte le Chiese e comunità ecclesiali presenti in questa regione. Cari fratelli, il nostro incontro di questa sera è un segno eloquente del nostro desiderio profondo di rispondere all’appello del Signore Gesù: «Perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). In questi tempi instabili ed inclini alla violenza, che conosce la vostra regione, è sempre più urgente che i discepoli di Cristo diano una testimonianza autentica della loro unità, affinché il mondo creda nel suo messaggio d’amore, di pace e di riconciliazione. È questo messaggio che tutti i cristiani e noi in particolare abbiamo ricevuto la missione di trasmettere al mondo, e che acquista un valore inestimabile nell’attuale contesto del Medio Oriente. Lavoriamo senza sosta affinché il nostro amore per Cristo ci conduca poco a poco verso la piena comunione tra di noi. Perciò, attraverso la preghiera e l’impegno comune, dobbiamo ritornare continuamente al nostro unico Signore e Salvatore. Poiché, come ho scritto nell’Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente, che ho il piacere di offrirvi, «Gesù unisce coloro che credono in Lui e che lo amano donando loro lo Spirito di suo Padre, come pure Maria, sua madre» (n. 15). Affido alla Vergine Maria ciascuna delle vostre persone così come i membri delle vo17


stre Chiese e delle vostre comunità. Ella implori per noi il suo Figlio divino affinché siamo liberati da ogni male e da ogni violenza, e questa regione del Medio Oriente conosca infine il tempo della riconciliazione e della pace. La Parola di Gesù che ho citato spesso durante questo viaggio, ‫[ مُكيطعأُ يمالَس‬Vi do la mia pace] (Gv 14,27), sia per noi il segno comune che daremo in nome di Cristo ai popoli di questa amata regione che aspira con impazienza alla realizzazione di questo annuncio! Grazie!

Cerimonia di Congedo Aeroporto Internazionale Rafiq Hariri di Beirut, 16 settembre 2012 Signor Presidente,
Signori Presidenti del Parlamento e del Consiglio dei Ministri,
Beatitudini e Fratelli nell’episcopato,
Autorità civili e religiose,
cari amici! Giunto il momento della partenza, è con rammarico che lascio il caro Libano. La ringrazio, Signor Presidente, per le Sue parole e per aver favorito, insieme con il Governo di cui saluto i Rappresentanti, l’organizzazione dei diversi eventi che hanno segnato la mia presenza fra voi, assecondata in modo rimarchevole dall’efficienza dei vari servizi della Repubblica e del settore privato. Ringrazio inoltre il Patriarca Bechara Boutros Rai, e tutti i Patriarchi presenti, come pure i Vescovi orientali e latini, i sacerdoti e i diaconi, i religiosi e le religiose, i seminaristi e i fedeli che sono venuti a ricevermi. Nel visitarvi, è come se Pietro fosse venuto da voi, e voi avete ricevuto Pietro con la cordialità che caratterizza le vostre Chiese e la vostra cultura. I miei ringraziamenti vanno in particolare all’intero popolo libanese che forma un ricco e bel mosaico e che ha saputo manifestare al Successore di Pietro il proprio entusiasmo, con l’apporto multiforme e specifico di ogni comunità. Ringrazio cordialmente le venerabili Chiese sorelle e le comunità protestanti. Ringrazio particolarmente i rappresentanti delle comunità musulmane. Durante tutto il mio soggiorno, ho potuto constatare quanto la vostra presenza ha contribuito alla riuscita del mio Viaggio. Il mondo arabo e il mondo intero avranno visto, in questi tempi agitati, dei cristiani e dei musulmani riuniti per celebrare la pace. È tradizionale in Medio Oriente ricevere l’ospite di passaggio con attenzione e rispetto, e voi l’avete fatto. Ne sono grato a tutti voi. Ma all’attenzione e al rispetto avete aggiunto un complemento; lo si può paragonare ad una di quelle famose spezie orientali che arricchisce il sapore delle vivande: il vostro calore e il vostro cuore, che mi hanno dato il desiderio di ritornare. Ve ne ringrazio in modo particolare. Dio vi benedica per questo! Durante il mio troppo breve soggiorno, motivato principalmente dalla firma e dalla 18


consegna dell’Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente, ho potuto incontrare le diverse componenti della vostra società. Vi sono stati momenti più ufficiali, altri più intimi, momenti di alta intensità religiosa e di fervida preghiera e altri ancora, segnati dall’entusiasmo della gioventù. Rendo grazie a Dio per queste occasioni che ha permesso, per gli incontri qualificati che ho potuto avere, e per la preghiera fatta da tutti e per tutti in Libano e in Medio Oriente, qualunque sia l’origine o la confessione religiosa di ciascuno. Nella sua saggezza, Salomone fece appello a Hiram di Tiro, per la costruzione di una casa al Nome di Dio, un santuario per l’eternità (cfr Sir 47,13). E Hiram, che ho evocato al mio arrivo, inviò del legno proveniente dai cedri del Libano (cfr 1 Re 5,22). Legname di cedro arredavano l’interno del Tempio e recavano ghirlande di fiori scolpiti (cfr 1 Re 6,18). Il Libano era presente nel Santuario di Dio. Possano il Libano di oggi, i suoi abitanti, continuare ad essere presenti nel santuario di Dio! Possa il Libano continuare ad essere uno spazio in cui gli uomini e le donne vivano in armonia e in pace gli uni con gli altri per offrire al mondo non solo la testimonianza dell’esistenza di Dio, primo tema del Sinodo trascorso, ma ugualmente quella della comunione tra gli uomini, secondo tema dello stesso Sinodo, qualunque sia la loro sensibilità politica, comunitaria e religiosa! Prego Dio per il Libano, affinché viva in pace e resista con coraggio a tutto ciò che potrebbe distruggerla o minacciarla. Auguro al Libano di continuare a permettere la pluralità delle tradizioni religiose e a non ascoltare la voce di coloro che vogliono impedirla. Auguro al Libano di rafforzare la comunione fra tutti i suoi abitanti, qualunque sia la loro comunità e la loro religione, rifiutando in modo risoluto tutto ciò che potrebbe condurre alla disunione, e scegliendo con determinazione la fraternità. Questi sono fiori graditi a Dio, virtù che sono possibili e che converrebbe consolidare radicandole maggiormente. La Vergine Maria, venerata con devozione e tenerezza dai fedeli delle confessioni religiose presenti qui, è un modello sicuro per proseguire con speranza sulla via di una fraternità vissuta ed autentica. Il Libano l’ha ben compreso proclamando, qualche tempo fa, il 25 marzo come giorno festivo, permettendo così a tutti i suoi abitanti di poter vivere maggiormente la loro unità nella serenità. Che la Vergine Maria, i cui antichi santuari sono così numerosi nel vostro Paese, continui ad accompagnarvi e ad ispirarvi! Dio benedica il Libano e tutti i libanesi. Non cessi di attirarli a sé per donare loro la vita eterna! Li colmi della sua gioia, della sua pace e della sua luce! Dio benedica tutto il Medio Oriente! Su ciascuno e ciascuna di voi invoco di tutto cuore l’abbondanza delle Benedizioni divine. ‫[ مُكَعيمج ُّبرلا كِراَبُيِل‬Dio vi benedica tutti!]. http://w2.vatican.va 19


Beati gli operatori di pace Città del Vaticano, 8 dicembre 2012 1. Ogni anno nuovo porta con sé l’attesa di un mondo migliore. In tale prospettiva, prego Dio, Padre dell’umanità, di concederci la concordia e la pace, perché possano compiersi per tutti le aspirazioni di una vita felice e prospera. A 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, che ha consentito di rafforzare la missione della Chiesa nel mondo, rincuora constatare che i cristiani, quale Popolo di Dio in comunione con Lui e in cammino tra gli uomini, si impegnano nella storia condividendo gioie e speranze, tristezze ed angosce [1], annunciando la salvezza di Cristo e promuovendo la pace per tutti. In effetti, i nostri tempi, contrassegnati dalla globalizzazione, con i suoi aspetti positivi e negativi, nonché da sanguinosi conflitti ancora in atto e da minacce di guerra, reclamano un rinnovato e corale impegno nella ricerca del bene comune, dello sviluppo di tutti gli uomini e di tutto l’uomo. Allarmano i focolai di tensione e di contrapposizione causati da crescenti diseguaglianze fra ricchi e poveri, dal prevalere di una mentalità egoistica e individualista espressa anche da un capitalismo finanziario sregolato. Oltre a svariate forme di terrorismo e di criminalità internazionale, sono pericolosi per la pace quei fondamentalismi e quei fanatismi che stravolgono la vera natura della religione, chiamata a favorire la comunione e la riconciliazione tra gli uomini. E tuttavia, le molteplici opere di pace, di cui è ricco il mondo, testimoniano l’innata vocazione dell’umanità alla pace. In ogni persona il desiderio di pace è aspirazione essenziale e coincide, in certa maniera, con il desiderio di una vita umana piena, felice e ben realizzata. In altri termini, il desiderio di pace corrisponde ad un principio morale fondamentale, ossia, al dovere-diritto di uno sviluppo integrale, sociale, comunitario, e ciò fa parte del disegno di Dio sull’uomo. L’uomo è fatto per la pace che è dono di Dio. Tutto ciò mi ha suggerito di ispirarmi per questo Messaggio alle parole di Gesù Cristo: « Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio » (Mt 5,9). La beatitudine evangelica 2. Le beatitudini, proclamate da Gesù (cfr Mt 5,3-12 e Lc 6,20-23), sono promesse. Nella tradizione biblica, infatti, quello della beatitudine è un genere letterario che porta sempre con sé una buona notizia, ossia un vangelo, che culmina in una promessa. Quindi, le beatitudini non sono solo raccomandazioni morali, la cui osservanza prevede a tempo debito - tempo situato di solito nell’altra vita - una ri20


compensa, ossia una situazione di futura felicità. La beatitudine consiste, piuttosto, nell’adempimento di una promessa rivolta a tutti coloro che si lasciano guidare dalle esigenze della verità, della giustizia e dell’amore. Coloro che si affidano a Dio e alle sue promesse appaiono spesso agli occhi del mondo ingenui o lontani dalla realtà. Ebbene, Gesù dichiara ad essi che non solo nell’altra vita, ma già in questa scopriranno di essere figli di Dio, e che da sempre e per sempre Dio è del tutto solidale con loro. Comprenderanno che non sono soli, perché Egli è dalla parte di coloro che s’impegnano per la verità, la giustizia e l’amore. Gesù, rivelazione dell’amore del Padre, non esita ad offrirsi nel sacrificio di se stesso. Quando si accoglie Gesù Cristo, Uomo-Dio, si vive l’esperienza gioiosa di un dono immenso: la condivisione della vita stessa di Dio, cioè la vita della grazia, pegno di un’esistenza pienamente beata. Gesù Cristo, in particolare, ci dona la pace vera che nasce dall’incontro fiducioso dell’uomo con Dio. La beatitudine di Gesù dice che la pace è dono messianico e opera umana ad un tempo. In effetti, la pace presuppone un umanesimo aperto alla trascendenza. È frutto del dono reciproco, di un mutuo arricchimento, grazie al dono che scaturisce da Dio e permette di vivere con gli altri e per gli altri. L’etica della pace è etica della comunione e della condivisione. È indispensabile, allora, che le varie culture odierne superino antropologie ed etiche basate su assunti teorico-pratici meramente soggettivistici e pragmatici, in forza dei quali i rapporti della convivenza vengono ispirati a criteri di potere o di profitto, i mezzi diventano fini e viceversa, la cultura e l’educazione sono centrate soltanto sugli strumenti, sulla tecnica e sull’efficienza. Precondizione della pace è lo smantellamento della dittatura del relativismo e dell’assunto di una morale totalmente autonoma, che preclude il riconoscimento dell’imprescindibile legge morale naturale scritta da Dio nella coscienza di ogni uomo. La pace è costruzione della convivenza in termini razionali e morali, poggiando su un fondamento la cui misura non è creata dall’uomo, bensì da Dio. « Il Signore darà potenza al suo popolo, benedirà il suo popolo con la pace », ricorda il Salmo 29 (v. 11). La pace: dono di Dio e opera dell’uomo 3. La pace concerne l’integrità della persona umana ed implica il coinvolgimento di tutto l’uomo. È pace con Dio, nel vivere secondo la sua volontà. È pace interiore con se stessi, e pace esteriore con il prossimo e con tutto il creato. Comporta principalmente, come scrisse il beato Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris, di cui tra pochi mesi ricorrerà il cinquantesimo anniversario, la costruzione di una convivenza fondata sulla verità, sulla libertà, sull’amore e sulla giustizia [2]. La negazione di ciò che costituisce la vera natura dell’essere umano, nelle sue dimensioni essenziali, nella sua intrinseca capacità di conoscere il vero e il bene e, in ultima analisi, 21


Dio stesso, mette a repentaglio la costruzione della pace. Senza la verità sull’uomo, iscritta dal Creatore nel suo cuore, la libertà e l’amore sviliscono, la giustizia perde il fondamento del suo esercizio. Per diventare autentici operatori di pace sono fondamentali l’attenzione alla dimensione trascendente e il colloquio costante con Dio, Padre misericordioso, mediante il quale si implora la redenzione conquistataci dal suo Figlio Unigenito. Così l’uomo può vincere quel germe di oscuramento e di negazione della pace che è il peccato in tutte le sue forme: egoismo e violenza, avidità e volontà di potenza e di dominio, intolleranza, odio e strutture ingiuste. La realizzazione della pace dipende soprattutto dal riconoscimento di essere, in Dio, un’unica famiglia umana. Essa si struttura, come ha insegnato l’Enciclica Pacem in terris, mediante relazioni interpersonali ed istituzioni sorrette ed animate da un « noi » comunitario, implicante un ordine morale, interno ed esterno, ove si riconoscono sinceramente, secondo verità e giustizia, i reciproci diritti e i vicendevoli doveri. La pace è ordine vivificato ed integrato dall’amore, così da sentire come propri i bisogni e le esigenze altrui, fare partecipi gli altri dei propri beni e rendere sempre più diffusa nel mondo la comunione dei valori spirituali. È ordine realizzato nella libertà, nel modo cioè che si addice alla dignità di persone, che per la loro stessa natura razionale, assumono la responsabilità del proprio operare [3]. La pace non è un sogno, non è un’utopia: è possibile. I nostri occhi devono vedere più in profondità, sotto la superficie delle apparenze e dei fenomeni, per scorgere una realtà positiva che esiste nei cuori, perché ogni uomo è creato ad immagine di Dio e chiamato a crescere, contribuendo all’edificazione di un mondo nuovo. Infatti, Dio stesso, mediante l’incarnazione del Figlio e la redenzione da Lui operata, è entrato nella storia facendo sorgere una nuova creazione e una nuova alleanza tra Dio e l’uomo (cfr Ger 31,31-34), dandoci la possibilità di avere «un cuore nuovo» e «uno spirito nuovo» (cfr Ez 36,26). Proprio per questo, la Chiesa è convinta che vi sia l’urgenza di un nuovo annuncio di Gesù Cristo, primo e principale fattore dello sviluppo integrale dei popoli e anche della pace. Gesù, infatti, è la nostra pace, la nostra giustizia, la nostra riconciliazione (cfr Ef 2,14; 2 Cor 5,18). L’operatore di pace, secondo la beatitudine di Gesù, è colui che ricerca il bene dell’altro, il bene pieno dell’anima e del corpo, oggi e domani. Da questo insegnamento si può evincere che ogni persona e ogni comunità - religiosa, civile, educativa e culturale - è chiamata ad operare la pace. La pace è principalmente realizzazione del bene comune delle varie società, primarie ed intermedie, nazionali, internazionali e in quella mondiale. Proprio per questo si può ritenere che le vie di attuazione del bene comune siano anche le vie da percorrere per ottenere la pace. 22


Operatori di pace sono coloro che amano, difendono e promuovono la vita nella sua integralità 4. Via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale. Veri operatori di pace sono, allora, coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente. La vita in pienezza è il vertice della pace. Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita. Coloro che non apprezzano a sufficienza il valore della vita umana e, per conseguenza, sostengono per esempio la liberalizzazione dell’aborto, forse non si rendono conto che in tal modo propongono l’inseguimento di una pace illusoria. La fuga dalle responsabilità, che svilisce la persona umana, e tanto più l’uccisione di un essere inerme e innocente, non potranno mai produrre felicità o pace. Come si può, infatti, pensare di realizzare la pace, lo sviluppo integrale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che sia tutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare dai nascituri? Ogni lesione alla vita, specie nella sua origine, provoca inevitabilmente danni irreparabili allo sviluppo, alla pace, all’ambiente. Nemmeno è giusto codificare in maniera subdola falsi diritti o arbitrii, che, basati su una visione riduttiva e relativistica dell’essere umano e sull’abile utilizzo di espressioni ambigue, volte a favorire un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia, minacciano il diritto fondamentale alla vita. Anche la struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale. Questi principi non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa. Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Tale azione è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi, perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace. Perciò, è anche un’importante cooperazione alla pace che gli ordinamenti giuridici e l’amministrazione della giustizia riconoscano il diritto all’uso del principio dell’obiezione di coscienza nei confronti di leggi e misure governative che attentano contro la dignità umana, come l’aborto e l’eutanasia. Tra i diritti umani basilari, anche per la vita pacifica dei popoli, vi è quello dei singoli e delle comunità alla libertà religiosa. In questo momento storico, diventa sempre 23


più importante che tale diritto sia promosso non solo dal punto di vista negativo, come libertà da - ad esempio, da obblighi e costrizioni circa la libertà di scegliere la propria religione -, ma anche dal punto di vista positivo, nelle sue varie articolazioni, come libertà di: ad esempio, di testimoniare la propria religione, di annunciare e comunicare il suo insegnamento; di compiere attività educative, di beneficenza e di assistenza che permettono di applicare i precetti religiosi; di esistere e agire come organismi sociali, strutturati secondo i principi dottrinali e i fini istituzionali che sono loro propri. Purtroppo, anche in Paesi di antica tradizione cristiana si stanno moltiplicando gli episodi di intolleranza religiosa, specie nei confronti del cristianesimo e di coloro che semplicemente indossano i segni identitari della propria religione. L’operatore di pace deve anche tener presente che, presso porzioni crescenti dell’opinione pubblica, le ideologie del liberismo radicale e della tecnocrazia insinuano il convincimento che la crescita economica sia da conseguire anche a prezzo dell’erosione della funzione sociale dello Stato e delle reti di solidarietà della società civile, nonché dei diritti e dei doveri sociali. Ora, va considerato che questi diritti e doveri sono fondamentali per la piena realizzazione di altri, a cominciare da quelli civili e politici. Tra i diritti e i doveri sociali oggi maggiormente minacciati vi è il diritto al lavoro. Ciò è dovuto al fatto che sempre più il lavoro e il giusto riconoscimento dello statuto giuridico dei lavoratori non vengono adeguatamente valorizzati, perché lo sviluppo economico dipenderebbe soprattutto dalla piena libertà dei mercati. Il lavoro viene considerato così una variabile dipendente dei meccanismi economici e finanziari. A tale proposito, ribadisco che la dignità dell’uomo, nonché le ragioni economiche, sociali e politiche, esigono che si continui « a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti » [4]. In vista della realizzazione di questo ambizioso obiettivo è precondizione una rinnovata considerazione del lavoro, basata su principi etici e valori spirituali, che ne irrobustisca la concezione come bene fondamentale per la persona, la famiglia, la società. A un tale bene corrispondono un dovere e un diritto che esigono coraggiose e nuove politiche del lavoro per tutti. Costruire il bene della pace mediante un nuovo modello di sviluppo e di economia 5. Da più parti viene riconosciuto che oggi è necessario un nuovo modello di sviluppo, come anche un nuovo sguardo sull’economia. Sia uno sviluppo integrale, solidale e sostenibile, sia il bene comune esigono una corretta scala di beni-valori, che è possibile strutturare avendo Dio come riferimento ultimo. Non è sufficiente avere a disposizione molti mezzi e molte opportunità di scelta, pur apprezzabili. Tanto i mol24


teplici beni funzionali allo sviluppo, quanto le opportunità di scelta devono essere usati secondo la prospettiva di una vita buona, di una condotta retta che riconosca il primato della dimensione spirituale e l’appello alla realizzazione del bene comune. In caso contrario, essi perdono la loro giusta valenza, finendo per assurgere a nuovi idoli. Per uscire dall’attuale crisi finanziaria ed economica - che ha per effetto una crescita delle disuguaglianze - sono necessarie persone, gruppi, istituzioni che promuovano la vita favorendo la creatività umana per trarre, perfino dalla crisi, un’occasione di discernimento e di un nuovo modello economico. Quello prevalso negli ultimi decenni postulava la ricerca della massimizzazione del profitto e del consumo, in un’ottica individualistica ed egoistica, intesa a valutare le persone solo per la loro capacità di rispondere alle esigenze della competitività. In un’altra prospettiva, invece, il vero e duraturo successo lo si ottiene con il dono di sé, delle proprie capacità intellettuali, della propria intraprendenza, poiché lo sviluppo economico vivibile, cioè autenticamente umano, ha bisogno del principio di gratuità come espressione di fraternità e della logica del dono [5]. Concretamente, nell’attività economica l’operatore di pace si configura come colui che instaura con i collaboratori e i colleghi, con i committenti e gli utenti, rapporti di lealtà e di reciprocità. Egli esercita l’attività economica per il bene comune, vive il suo impegno come qualcosa che va al di là del proprio interesse, a beneficio delle generazioni presenti e future. Si trova così a lavorare non solo per sé, ma anche per dare agli altri un futuro e un lavoro dignitoso. Nell’ambito economico, sono richieste, specialmente da parte degli Stati, politiche di sviluppo industriale ed agricolo che abbiano cura del progresso sociale e dell’universalizzazione di uno Stato di diritto e democratico. È poi fondamentale ed imprescindibile la strutturazione etica dei mercati monetari, finanziari e commerciali; essi vanno stabilizzati e maggiormente coordinati e controllati, in modo da non arrecare danno ai più poveri. La sollecitudine dei molteplici operatori di pace deve inoltre volgersi - con maggior risolutezza rispetto a quanto si è fatto sino ad oggi - a considerare la crisi alimentare, ben più grave di quella finanziaria. Il tema della sicurezza degli approvvigionamenti alimentari è tornato ad essere centrale nell’agenda politica internazionale, a causa di crisi connesse, tra l’altro, alle oscillazioni repentine dei prezzi delle materie prime agricole, a comportamenti irresponsabili da parte di taluni operatori economici e a un insufficiente controllo da parte dei Governi e della Comunità internazionale. Per fronteggiare tale crisi, gli operatori di pace sono chiamati a operare insieme in spirito di solidarietà, dal livello locale a quello internazionale, con l’obiettivo di mettere gli agricoltori, in particolare nelle piccole realtà rurali, in condizione di poter svolgere la loro attività in modo dignitoso e sostenibile dal punto di vista sociale, ambientale ed economico. 25


Educazione per una cultura di pace: il ruolo della famiglia e delle istituzioni 6. Desidero ribadire con forza che i molteplici operatori di pace sono chiamati a coltivare la passione per il bene comune della famiglia e per la giustizia sociale, nonché l’impegno di una valida educazione sociale. Nessuno può ignorare o sottovalutare il ruolo decisivo della famiglia, cellula base della società dal punto di vista demografico, etico, pedagogico, economico e politico. Essa ha una naturale vocazione a promuovere la vita: accompagna le persone nella loro crescita e le sollecita al mutuo potenziamento mediante la cura vicendevole. In specie, la famiglia cristiana reca in sé il germinale progetto dell’educazione delle persone secondo la misura dell’amore divino. La famiglia è uno dei soggetti sociali indispensabili nella realizzazione di una cultura della pace. Bisogna tutelare il diritto dei genitori e il loro ruolo primario nell’educazione dei figli, in primo luogo nell’ambito morale e religioso. Nella famiglia nascono e crescono gli operatori di pace, i futuri promotori di una cultura della vita e dell’amore [6]. In questo immenso compito di educazione alla pace sono coinvolte in particolare le comunità religiose. La Chiesa si sente partecipe di una così grande responsabilità attraverso la nuova evangelizzazione, che ha come suoi cardini la conversione alla verità e all’amore di Cristo e, di conseguenza, la rinascita spirituale e morale delle persone e delle società. L’incontro con Gesù Cristo plasma gli operatori di pace impegnandoli alla comunione e al superamento dell’ingiustizia. Una missione speciale nei confronti della pace è ricoperta dalle istituzioni culturali, scolastiche ed universitarie. Da queste è richiesto un notevole contributo non solo alla formazione di nuove generazioni di leader, ma anche al rinnovamento delle istituzioni pubbliche, nazionali e internazionali. Esse possono anche contribuire ad una riflessione scientifica che radichi le attività economiche e finanziarie in un solido fondamento antropologico ed etico. Il mondo attuale, in particolare quello politico, necessita del supporto di un nuovo pensiero, di una nuova sintesi culturale, per superare tecnicismi ed armonizzare le molteplici tendenze politiche in vista del bene comune. Esso, considerato come insieme di relazioni interpersonali ed istituzionali positive, a servizio della crescita integrale degli individui e dei gruppi, è alla base di ogni vera educazione alla pace. Una pedagogia dell’operatore di pace 7. Emerge, in conclusione, la necessità di proporre e promuovere una pedagogia della pace. Essa richiede una ricca vita interiore, chiari e validi riferimenti morali, atteggiamenti e stili di vita appropriati. Difatti, le opere di pace concorrono a rea26


lizzare il bene comune e creano l’interesse per la pace, educando ad essa. Pensieri, parole e gesti di pace creano una mentalità e una cultura della pace, un’atmosfera di rispetto, di onestà e di cordialità. Bisogna, allora, insegnare agli uomini ad amarsi e a educarsi alla pace, e a vivere con benevolenza, più che con semplice tolleranza. Incoraggiamento fondamentale è quello di « dire no alla vendetta, di riconoscere i propri torti, di accettare le scuse senza cercarle, e infine di perdonare » [7], in modo che gli sbagli e le offese possano essere riconosciuti in verità per avanzare insieme verso la riconciliazione. Ciò richiede il diffondersi di una pedagogia del perdono. Il male, infatti, si vince col bene, e la giustizia va ricercata imitando Dio Padre che ama tutti i suoi fi gli (cfr Mt 5,21-48). È un lavoro lento, perché suppone un’evoluzione spirituale, un’educazione ai valori più alti, una visione nuova della storia umana. Occorre rinunciare alla falsa pace che promettono gli idoli di questo mondo e ai pericoli che la accompagnano, a quella falsa pace che rende le coscienze sempre più insensibili, che porta verso il ripiegamento su se stessi, verso un’esistenza atrofizzata vissuta nell’indifferenza. Al contrario, la pedagogia della pace implica azione, compassione, solidarietà, coraggio e perseveranza. Gesù incarna l’insieme di questi atteggiamenti nella sua esistenza, fino al dono totale di sé, fino a « perdere la vita » (cfr Mt 10,39; Lc 17,33; Gv 12,25). Egli promette ai suoi discepoli che, prima o poi, faranno la straordinaria scoperta di cui abbiamo parlato inizialmente, e cioè che nel mondo c’è Dio, il Dio di Gesù, pienamente solidale con gli uomini. In questo contesto, vorrei ricordare la preghiera con cui si chiede a Dio di renderci strumenti della sua pace, per portare il suo amore ove è odio, il suo perdono ove è offesa, la vera fede ove è dubbio. Da parte nostra, insieme al beato Giovanni XXIII, chiediamo a Dio che illumini i responsabili dei popoli, affinché accanto alla sollecitudine per il giusto benessere dei loro cittadini garantiscano e difendano il prezioso dono della pace; accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, a rafforzare i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri e a perdonare coloro che hanno recato ingiurie, così che in virtù della sua azione, tutti i popoli della terra si affratellino e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace [8]. Con questa invocazione, auspico che tutti possano essere veri operatori e costruttori di pace, in modo che la città dell’uomo cresca in fraterna concordia, nella prosperità e nella pace.

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Assemblea Ordinari Nuovo Appello degli Ordinari di Terra Santa contro il traffico di esseri umani nel Sinai Agosto 2012 “Egli guarda dall’alto del suo santuario; dal cielo il SIGNORE osserva la terra per ascoltare i gemiti dei prigionieri, per liberare i condannati a morte,” ( Salmo 102, 19-20) Noi, Ordinari Cattolici di Terra Santa, rinnoviamo l’appello al mondo, profondamente preoccupati per la sorte degli africani richiedenti asilo, che sono stati sequestrati durante il loro passaggio attraverso il Sinai. Il 20 marzo 2012, abbiamo fatta eco all’appello del Santo Padre , il Papa Benedetto XVI, affinché si ponga fine a questi rapimenti, alla tortura ed alla tratta di esseri umani, che sono nostri fratelli e sorelle. Nei giorni scorsi sono intervenuti dei cambiamenti della situazione nel Sinai. Dato lo spiegamento di truppe egiziane, a seguito di violenti incidenti lungo il confine israelo-egiziano, si è aperta una opportunità. Bisogna sfruttare questa opportunità per fermare queste pratiche , questa ferita che sono le prigioni re i campi di tortura nel Sinai. Fino ad ora, le autorità egiziane, hanno dichiarato di non essere in grado di agire e controllare quest’area del Sinai senza legge e piena di bande criminali che approfittano degli africani richiedenti asilo Nonostante la crescente pressione internazionale, le autorità egiziane hanno ripetutamente spiegato che, pena le restrizioni degli accordi di Camp David del 1978 e la smilitarizzazione della zona, l’Egitto non può intraprendere le azioni necessarie. Questo immobilismo del governo centrale lascia al loro posto i campi di tortura. Esortiamo il governo egiziano ad agire ora. Il recente dispiegamento di forze consente alle autorità di chiudere i campi e garantire che si ponga fine alla tratta di esseri umani. In questo momento, ci sono centinaia di persone (principalmente dal Sudan e dall’Eritrea) detenuti in questi campi nel Sinai. Esse sono torturate (appese, bruciati con ferri roventi, sottoposti a scariche elettriche violenti violentate ). 29


Tutto questo è stato documentato coraggiosamente da militanti e attivisti che lottano per i diritti umani. In questo momento, alle famiglie delle vittime sono estorte le taglie per ottenere il rilascio dei loro familiari. Che Il grido degli oppressi sia ascoltato da coloro che hanno ora la possibilità di liberarsi dai loro vincoli. Mentre il mese di Ramadan, si avvia alla conclusione, Dio Onnipotente e Misericordioso, pieno di pietà, possa benedire coloro che ascoltano il grido del sofferente + Fouad TWAL Patriarca Latino di Gerusalemme e Presidente dell’Assemblea degli Ordinarti Cattolici di Terra Santa + Michel SABBAH Patriarca Emerito di Gerusalemme dei Latini; Presidente della Commissione Episcopale Giustizia e Pace + Antonio FRANCO Nunzio Apostolico in Israele e Cipro e Delegato Apostolico per Gerusalemme + Giorgio LINGUA Nunzio Apostolico in Giordania + Elias CHACOUR Arcivescovo Melchita Cattolico di Akka ; Vice Presidente dell’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa + Yaser Al-AYYASH Arcivescovo Melchita Cattolico di Petra e Philadelphia + Boutros MOUALLEM Arcivescovo-emerito Melchita Cattolico di Akka + Gregoire Pierre MELKI
Esarca Siriano Cattolico di Gerusalemme + Joseph Jules ZEREY Vicario Patriarcale Melchita di Gerusalemme + Maroun LAHHAM Vicario Patriarcale Latino per la Giordania + Giacinto-Boulos MARCUZZO Vicario Patriarcale Latino per Israele + William SHOMALI Vicario Patriarcale Latino per Gerusalemme e la Palestina + Kamal-Hanna BATHISH
Vescovo Ausiliare -Emerito del Patriarcato Latino + Selim SAYEGH Vescovo Ausiliare -Emerito del Patriarcato Latino Msgr Joseph KELEKIAN Esarca Armeno Cattolico di Gerusalemme 30


Fr. Pierbattista PIZZABALLA, O.F.M. Custode di Terra Santa Fr. David NEUHAUS, S.J. Vicario Patriarcale Latino per i Cattolici di lingua ebraica Fr. Evencio HERRERA DIAZ, O.F.M. Vicario Patriarcale Latino per Cipro Fr. Raymond MOUSSALLI Vicario Patriarcale in Giordania per i Caldei P. Pietro FELET, S.C.J. Segretario Generale dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa

Lettera Pastorale per l’Anno della Fede La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. (Eb 11,1) Gerusalemme, 7 ottobre 2012 Ai nostri cari fratelli e sorelle nel Signore, Sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose e a tutti i fedeli La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. 1. La Chiesa proclama l’ “Anno della fede” L’11 ottobre 2012 la Chiesa universale apre l’”Anno della fede”, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI. In questo stesso giorno, la Chiesa commemora 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II da parte del Beato Papa Giovanni XXIII e 20 anni dalla promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica da parte del Beato Papa Giovanni Paolo II. Questi anniversari, di buon auspicio, già tracciano un itinerario per il prossimo anno. Inoltre, in ottobre 2012, si terrà la prossima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, incentrata sul tema: “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Il 14 settembre 2012, Sua Santità il Papa Benedetto XVI ha firmato l’Esortazione Apostolica “Ecclesia in Medio Oriente” nella Basilica greco cattolica melchita di San Paolo, ad Harissa, il primo giorno della sua visita in Libano. L’ha poi consegnata ai Patriarchi Cattolici d’Oriente durante la messa pontificale che ha celebrato a 31


Beirut la domenica seguente, 16 settembre. Nell’introduzione all’Esortazione scrive: “L’esempio della prima comunità di Gerusalemme può servire da modello per rinnovare l’attuale comunità cristiana, al fine di farne uno spazio di comunione per la testimonianza” (Ecclesia in Medio Oriente, n. 4). Il Santo Padre, spiegando la sua intenzione per questo “Anno della fede”, ha scritto: “Intenta a cogliere i segni dei tempi nell’oggi della storia, la fede impegna ognuno di noi a diventare segno vivo della presenza del Risorto nel mondo. Ciò di cui il mondo oggi ha particolarmente bisogno è la testimonianza credibile di quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla Parola del Signore, sono capaci di aprire il cuore e la mente di tanti al desiderio di Dio e della vita vera, quella che non ha fine” (Porta fidei, n.15). Papa Benedetto XVI elogia il Concilio e il Catechismo, due tesori contemporanei che ci aiutano a vivere come discepoli di Cristo in questa nuova era, con le sue molte sfide. 2. “Un segno vivo del Signore Risorto” nella terra della fede e della resurrezione Insieme alla Chiesa universale, anche noi rendiamo grazie per i due tesori costituiti dai documenti del Concilio Vaticano II e dal Catechismo della Chiesa Cattolica. Aggiungiamo a questi due documenti gli Atti del Sinodo per il Medio Oriente, l’Esortazione Apostolica, già menzionata, le Lettere Pastorali dei Patriarchi Cattolici d’Oriente ed i sedici documenti del Piano Pastorale Generale pubblicato dopo il Sinodo della Chiesa Cattolica in Terra Santa (stampato nel 2000). Si tratta di risorse importanti per il rinnovamento sempre necessario nella nostra vita di cristiani. Qui troviamo un primo impegno per quest’anno: studiare questi documenti e definire un piano d’azione che li trasformi per noi in un modo di vivere. Possiamo inoltre attingere ai discorsi pronunciati durante le tre visite fatte a questa Terra Santa dai successori di Pietro: Papa Paolo VI nel 1964, il Beato Papa Giovanni Paolo II nel 2000 e Papa Benedetto XVI nel 2009. Che cosa significa essere “un segno vivo della presenza del Signore risorto” nella nostra terra, la terra chiamata santa, che è legata intimamente alla storia di questa fede? “La nostra è una terra benedetta poiché è la culla della rivelazione divina e della storia della salvezza e soprattutto perché è la terra dell’incarnazione di Dio” (Chiesa di Gerusalemme, Piano Pastorale Generale, 6). Fu a questa terra che Abramo fu chiamato dalla sua terra, per intraprendere un cammino di fede che ci guida ancora oggi quando meditiamo sul suo racconto nella Sacra Scrittura. Da quel momento in poi, la nostra terra è stata la geografia di questa storia di fede, da Abramo a Mosè, a Davide; dai sacerdoti, re, saggi e profeti dell’ Antico Testamento a Colui 32


che compie le loro preghiere e sacrifici, i loro proverbi e oracoli, Gesù di Nazaret, il Signore risorto, “autore e perfezionatore della fede” (Eb 12,1). La grande nube di testimoni della fede (cfr. Eb 12) che popolano le Sacre Scritture nacque da questa stessa terra. Qui nacque anche la Chiesa a Pentecoste e da qui si diffuse fino alle estremità della terra, portando con sé la fede nel Signore risorto. La Chiesa Madre di Gerusalemme, custode della fede degli Apostoli, è la nostra Chiesa e continua a donare ancora modelli di fede fino ad oggi: la Beata Maryam Bawardi, la Beata Marie-Alphonsine, il Venerabile Samaan Sruji. L’Anno della Fede è il momento per rinnovare il nostro senso di essere fedeli di questa venerabile Chiesa e per conoscere meglio la sua storia e la sua diversità. È il momento per accogliere seriamente la sfida di essere una comunità di santi così che la Chiesa Madre di Gerusalemme possa continuare ad essere un faro di luce. La nostra terra, forse più di ogni altra, è chiamata ad irradiare la fede. Milioni di persone vengono qui a rinnovare la loro fede visitando i Luoghi Santi. Eppure noi, le “pietre vive” di questa Terra Santa, chiamati ad essere custodi dei Luoghi Santi e ad animarli con le nostre preghiere e suppliche, con la diversità dei nostri riti e con la fedeltà della nostra continua bimillenaria testimonianza, siamo chiamati ad essere in un modo esemplare “popolo di fede”. L’Anno della Fede è un’opportunità benedetta per riflettere su come noi, sia come singoli credenti che come Chiesa, possiamo essere “segno vivo della presenza del Signore risorto” in questa terra e nel mondo. 3. Rinnovamento della Chiesa in Terra Santa Abbiamo bisogno di una profonda conversione quotidiana, un costante rinnovamento nello Spirito, al fine di compiere la nostra missione di discepoli e apostoli di Cristo in questa terra, dando testimonianza della vittoria di Cristo sulla morte, segni viventi del Signore risorto. San Paolo ci ricorda che nel Battesimo siamo rinati a vita nuova: “O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,3-4). L’Instrumentum Laboris per il Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione afferma: “La fede cristiana è un incontro reale, una relazione con Gesù Cristo. Trasmettere la fede significa creare in ogni luogo e in ogni tempo le condizioni perché questo incontro tra gli uomini e Gesù Cristo avvenga. L’obiettivo di ogni evangelizzazione è la realizzazione di questo incontro, allo stesso tempo intimo e personale, pubblico e comunitario” (n. 18). 33


Come segni viventi della presenza del Signore risorto, cerchiamo di rinnovare noi stessi in questo Anno della fede e rendiamo grazie per i doni che ci circondano. In questa terra ospitiamo il costante flusso di pellegrini che vengono a rinnovare la loro fede. Essi sono per noi un richiamo costante alla geografia privilegiata in cui viviamo. Siamo fedeli di una Chiesa arricchita da decine di ordini e congregazioni religiose che cercano di stabilire la loro casa nella terra di Gesù di Nazaret. Il loro servizio devoto, attraverso le loro scuole, università, ospedali, cliniche, orfanotrofi, case per anziani e per disabili e centri di spiritualità, è un ricordo costante che “come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta” (Gc 2,26). In modo particolare siamo arricchiti dai monasteri contemplativi che sono centri vitali di preghiera sparsi in tutta la nostra terra. Anche le nuove comunità, vibranti di vita nuova, affollano la nostra terra, offrendo la loro esperienza del Signore risorto e le loro risorse per il rinnovamento. La nostra Chiesa, inoltre, continua a essere messa in discussione dall’arrivo di molti cristiani che vengono nella nostra terra per trovare una casa, per cercare lavoro o per trovare rifugio dalla persecuzione, dall’oppressione e dalla violenza. I cristiani locali sono chiamati ad aprirsi e ad aprire le loro chiese a questi nuovi arrivati, al fine di creare “le condizioni che portano a questo incontro tra la persona e Gesù Cristo”. Inoltre, dalle loro tradizioni e culture questi migranti portano ricchezze che possono aiutare nel rinnovamento della fede. 4. La nuova evangelizzazione in mezzo a enormi sfide “Occorre che le comunità cristiane, segnate dagli influssi che i forti cambiamenti sociali e culturali in atto stanno operando su di esse, trovino le energie e le strade per tornare ad ancorarsi in modo solido alla presenza del Risorto che le anima dal di dentro. Bisogna che si lascino guidare dal suo Spirito, che tornino a gustare in modo rinnovato il dono della comunione col Padre che in Gesù vivono, e tornino ad offrire agli uomini questa loro esperienza come il dono più prezioso che possiedono” (Instrumentum laboris, n. 46). La nostra terra è il contesto in cui siamo chiamati ad essere segno della presenza del Signore risorto. Le sfide sono molteplici e ardue. La nostra terra continua ad essere lacerata dalla violenza, dall’ingiustizia, dall’occupazione e dall’insicurezza. Molti sono rinchiusi dietro muri e check points, altri languono nelle carceri, soffrono discriminazione, piangono i loro cari, anelano ai propri familiari ai quali non possono essere riuniti, vivono nella paura e nell’ansia. I cristiani sono un piccolo gregge nelle nostre società che sono dominate da altre tradizioni religiose, l’islam e il giudaismo, e sono sempre più emarginati. Intorno a noi si sta come sgretolando un mondo conosciuto e dittatori potenti vengono destituiti, il 34


futuro appare incerto quando correnti sotterranee, in passato trattenute, si scatenano. Molti dei nostri fratelli e sorelle nella fede hanno scelto di emigrare lasciando le nostre comunità ancora più povere e fragili. Il mondo intorno a noi a volte appare molto minaccioso. Per quanto riguarda la fede, cerchiamo di coltivarla, la nostra sfida più grande è la disperazione. È in questo contesto specifico, con tutte le sue non comuni sfide, che dobbiamo concepire in modo creativo e profetico una “nuova” evangelizzazione. “L’aggettivo ‘nuova’ fa riferimento al mutato contesto culturale e rimanda al bisogno che la Chiesa recuperi energie, volontà, freschezza e ingegno nel suo modo di vivere la fede e di trasmetterla” (Instrumentum laboris, n. 49). Il discorso e la testimonianza della Chiesa devono essere formulati nello specifico contesto di vita dei fedeli in modo che possano essere espressioni di una fede autentica. Le nostre chiese non devono diventare ghetti chiusi dove ci separiamo dal mondo minaccioso che ci circonda, ma piuttosto centri pulsanti di vita, di attività e di celebrazione. Il Piano Pastorale Generale, che descrive la mentalità di fede, ha sottolineato: “Lo scopo (della formazione religiosa) è quello di penetrare l’intimo dell’uomo e di incidere sulla sua mentalità, trasformandola in una ‘mentalità evangelica’. Più questo si verifica, più armonico sarà il collegamento tra fede e vita, e allora i comportamenti e le azioni del cristiano saranno più conformi al messaggio evangelico. Solo così la fede può contribuire a trasformare la società e ad edificare la Chiesa”. (La catechesi degli adulti, 33). Nell’essere “un segno vivo della presenza del Signore risorto”, cogliamo la sfida di parlare un linguaggio di fede che promuova anche la giustizia, la pace, il perdono, la riconciliazione e, soprattutto, la speranza, lì dove il mondo e il suo linguaggio riflettono solo la disperazione. Questo linguaggio deve essere confermato da coraggiosi atti di fede che favoriscano la guarigione e la costruzione di ponti ad ogni livello della nostra vita. È precisamente questa la lingua che parliamo e gli atti che compiamo quando celebriamo l’Eucaristia - l’offerta di sé di Cristo per la nostra salvezza e per la salvezza del mondo. Infatti, l’Anno della fede “sarà un’occasione propizia anche per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia, che è «il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua energia»” (Porta fidei, n. 9). Quest’anno, inoltre, rinnoverà i fedeli che, “inviati” dalla celebrazione eucaristica, cercheranno di - edificare comunità cristiane che irradino amore nel contesto delle nostre famiglie e parrocchie; - promuovere la collaborazione e la comune testimonianza all’interno della Chiesa Cattolica, che è arricchita e non divisa da una varietà di strutture e di riti; - rafforzare le relazioni ecumeniche e la condivisione fraterna con tutti gli altri cri35


stiani, mentre ci sforziamo di offrire una comune testimonianza all’unico Signore risorto; - osare costruire e rafforzare relazioni con tutti i credenti in questa terra, musulmani, ebrei e drusi, tutti creati a immagine di Dio, Padre amorevole di tutti; - cercare tutti i nostri fratelli e sorelle in umanità affinché possiamo lavorare insieme per una società che offra a ciascuno il suo posto, nella dignità, nella sicurezza, nella giustizia e nella pace. - Dobbiamo tuttavia essere consapevoli che la mancanza di gioia e di speranza sono di fatto i principali ostacoli alla nostra vocazione in questa nostra Terra. Come l’Instrumentum laboris sottolinea: “Spesso questa mancanza di gioia e di speranza è così forte da intaccare lo stesso tessuto delle nostre comunità cristiane. La nuova evangelizzazione si propone in questi contesti anche come farmaco per dare gioia e vita contro ogni paura. In simili contesti diventa imperativo rinvigorire la nostra fede” (n. 168). La nostra fede deve essere davvero una fede profetica - “fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono” (Eb 11,1) - basata su una profonda esperienza di un rapporto personale e intimo con il Signore risorto e con il Padre Suo, eternamente fedele alle sue promesse. 5. Alcuni suggerimenti pratici per vivere quest’Anno della fede Incoraggiamo i parroci, i catechisti, gli insegnanti, i religiosi e le religiose, i genitori e tutti i fedeli a considerare quest’anno come un’occasione concreta per approfondire, rinnovare e aggiornare la fede. Rendiamo le nostre chiese, le nostre scuole, le nostre istituzioni sanitarie e sociali, le nostre case religiose, i nostri monasteri e soprattutto le nostre case, luoghi di incontro con Gesù Cristo. Egli ci chiama a conversione e a seguirlo. Ecco che cosa possiamo fare concretamente per celebrare questo “Anno della fede”: • Celebrazioni - Celebriamo in vari modi la nostra fede. Si può porre l’accento sulle celebrazioni nelle singole parrocchie e nelle nostre diocesi. Particolarmente significative in questo Anno della fede possono essere delle celebrazioni interrituali che introducano i fedeli, e in particolare i giovani, alla ricca diversità di riti nelle nostre Chiese cattoliche. Queste celebrazioni comuni rivestono un’importanza particolare in questo anno, al fine di fortificare la nostra unità. Gli Ordinari Cattolici di Terra Santa annunceranno una serie di iniziative per celebrare quest’anno. • Sacramenti - Celebriamo i sacramenti con una profonda consapevolezza che sono espressione viva della nostra fede. Quando celebriamo i sacramenti del Battesimo e / o della Confermazione, siano essi un’occasione per rinnovare la nostra fede, oltre ad essere una possibilità per riunire i nostri amici e parenti attorno alla 36


nuova grazia che Dio dà a una delle nostre famiglie. Organizziamo celebrazioni penitenziali in ogni parrocchia, al fine di porre i fedeli di fronte a Dio e di iniziare un nuovo cammino di grazia, di forza e di amore, nelle nostre famiglie e nelle nostre società. Celebriamo l’Eucaristia, la Messa della domenica e in tutti i giorni di festa con dignità ancora maggiore. Siano occasioni per comprendere meglio il dono di Dio, il senso della Sua vicinanza a noi in questo Santissimo Sacramento e la Sua permanente presenza in mezzo a noi come fonte di forza e di amore in noi, affinché la nostra presenza diventi più attiva nelle nostre società. Celebriamo l’ordinazione di sacerdoti, di diaconi, e le professioni religiose in quest’anno, di modo che possano essere una fonte di gioia particolare per la famiglia che ha offerto il proprio figlio al servizio di Dio e di tutti gli uomini. Cerchiamo di prestare particolare attenzione al sacramento del Matrimonio, al fine di farne un’occasione di gioiosa accoglienza della grazia di Dio e della Sua benedizione sulla nuova famiglia, oltre ai momenti di festa che la circondano. E, infine, sia l’Unzione degli infermi un’occasione per pregare con loro, per accompagnarli, per indirizzare le loro sofferenze a far parte delle sofferenze di Gesù Cristo per la redenzione delle nostre società, minacciate da tanti pericoli materiali e spirituali. In tutte queste celebrazioni, preghiamo, proclamiamo e rafforziamo la nostra fede nel Signore risorto e nella sua vittoria sulla morte e sul peccato. • Pellegrinaggio - In questa terra, noi fedeli viviamo la nostra vita quotidiana attorno ai Luoghi Santi. Qui, nella nostra terra, proprio a casa nostra, si svolse la storia della salvezza e la grazia di Dio venne sull’umanità. Qui, in mezzo a noi, a casa nostra, ci sono i luoghi che ci ricordano la storia della salvezza: qui, la Parola di Dio si incarnò e divenne uomo. Qui Gesù nacque e visse, insegnò, compì i suoi miracoli, morì e risorse, trionfante sulla morte, poi ascese al cielo, e inviò lo Spirito Santo a Pentecoste. Qui il Signore dimorò nella nostra terra e questi luoghi sono ancora i luoghi della nostra vita quotidiana. In questo anno dovrebbero essere organizzati pellegrinaggi di preghiera ai vari Luoghi Santi per gli studenti, i genitori, i lavoratori e tutti i nostri parrocchiani. • Studio Abbiamo accennato all’inizio di questa Lettera Pastorale ai tanti documenti che possono aiutarci ad approfondire la nostra fede e ad indirizzare la nostra vita nella Chiesa e nella società. Dobbiamo conoscerli, meditarli, trovare in essi principi di azione, per saper comportarci nelle nostre società e per comprendere quale posizione assumere nei diversi ambiti e nelle diverse situazioni. Priorità viene data allo studio della Bibbia, da qui la necessità di organizzare gruppi di studio della Sacra Scrittura, al fine di approfondire la nostra comprensione della Parola di Dio, in modo che possa diventare la nostra guida in ogni situazione della 37


vita. Dobbiamo organizzare anche gruppi che studino i documenti del Vaticano II, il Catechismo della Chiesa Cattolica, nonché il Piano Pastorale e le Lettere Pastorali dei Patriarchi cattolici d’Oriente. In particolare, prendiamoci tempo per studiare l’Esortazione del Santo Padre indirizzata alla Chiesa Cattolica in Medio Oriente. È responsabilità dei parroci, con l’aiuto delle comunità religiose, guidare questi gruppi di studio. Gli istituti universitari della diocesi sono invitati a dare un contributo a questo studio congiunto invitando i laici a partecipare ad incontri dedicati a temi rilevanti per quest’anno. • Formazione - impegniamoci a formare tutti coloro che prendono parte alla vita della Chiesa. Organizziamo incontri per quanti partecipano attivamente alla liturgia, in modo da poter approfondire la nostra comprensione della liturgia come espressione primaria della fede. • Collaborazione tra sacerdoti - La nostra fede ha bisogno di essere testimoniata. La prima testimonianza viene data dall’unità del clero e dalla collaborazione comune a diversi progetti e iniziative. I sacerdoti sono chiamati a pregare insieme nella diversità dei nostri riti, e a vivere la carità gli uni verso gli altri. Il modo migliore per esprimere tutto questo sono gli incontri comunitari. Un altro ambito di collaborazione tra i sacerdoti può essere costituto dalle omelie. I sacerdoti sono invitati a creare un corpus di omelie che sottolineino temi tratti dal Catechismo, che possano essere utilizzate in questo Anno della Fede per rafforzare la fede dei credenti. • I giovani - Portiamo l’Anno della Fede nelle scuole cattoliche organizzando attività per i giovani (festival di musica religiosa, quiz, giochi, ecc.) che ne promuovano la consapevolezza negli alunni e negli insegnanti, in modo tale che possano conoscere la loro fede e viverla in ogni circostanza. In questa occasione, raccomandiamo nuovamente alle scuole di prestare particolare attenzione, quest’anno, al catechismo e all’educazione religiosa. Chiediamo a tutti i direttori delle nostre scuole di porre maggiore attenzione al catechismo. L’”Anno della Fede” deve essere per le scuole “l’Anno del catechismo”. La Chiesa ha affidato ad esse la responsabilità di un’educazione religiosa. Hanno pertanto il dovere di educare le nuove generazioni a conoscere la propria fede, perché possano, alla sua luce e con la sua forza, affrontare le sfide quotidiane della vita in questa Terra Santa. • Copertura mediatica - L’anno della fede è anche l’anno dei media cattolici, visto che i media sono uno degli strumenti più importanti per l’educazione dei fedeli e per comunicare la giusta immagine della fede. Uno degli obiettivi di quest’anno 38


dovrebbe essere una migliore formazione cristiana per coloro che sono coinvolti nei mezzi di comunicazione, e questo per preparare altri a lavorare in questo campo, al fine di stabilire un legame tra la fede e la società e tutti i suoi sviluppi. I media cattolici si concentrino sul tema della fede invitando i singoli a dare una testimonianza personale sulla propria storia (o esperienza) di fede - si può attingere dall’esperienza di laici, religiosi, contemplativi, sacerdoti e vescovi. • Iniziative ecumeniche - L’anno della fede in Terra Santa, in cui ci troviamo ad avere la diversità e la divisione tra le Chiese, e la presenza di religioni diverse, deve essere anche un anno di azione ecumenica tra cristiani e di dialogo con le diverse religioni, al fine di rafforzare la carità, la comprensione reciproca e la collaborazione tra tutti i credenti. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nel mese di gennaio dovrebbe assumere un significato speciale in questo Anno della Fede. Cerchiamo i nostri fratelli e sorelle delle altre Chiese e comunità ecclesiali, al fine di sottolineare la nostra comune fede in Gesù Cristo. I parroci, i religiosi, le religiose, e tutti i fedeli dovrebbero prepararsi a consacrare una settimana di preghiera in tutte le parrocchie, ricordando ogni giorno la preghiera di Gesù (cf. Gv 17, 17-24) per l’unità dei cristiani. Similmente, la Settimana per l’unità dei cristiani potrebbe essere ulteriormente sviluppata in una settimana di “dialogo e comprensione reciproca” tra i credenti delle diverse religioni come contributo alla crescita dell’amore tra le persone nelle nostre society, lacerate da così tante liti politiche e sociali. • Occasioni di riflessione condivise - Con particolare gioia, e a tempo opportuno, gli Ordinari Cattolici di Terra Santa annunceranno iniziative specifiche comuni per quanto riguarda “l’Anno della Fede”. Essi si augurano che questo possa essere veramente un momento condiviso con i seminaristi, con gli studenti di Teologia e di Sacra Scrittura, con i professori, con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, con i consacrati e con tutti i fedeli, per riflettere insieme su questo anno. Queste sono solo alcune idee concrete che possono ispirare il nostro clero e i nostri fedeli a trarre il meglio da questa opportunità piena di benedizione. Li incoraggiamo a prendere iniziative in collaborazione con i sacerdoti e con i vescovi, al fine di promuovere quest’anno come un’opportunità per approfondire la nostra fede. 6. Conclusione: un “Anno della Fede” per le generazioni future Nell’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente, Papa Benedetto XVI si rivolge a noi, dicendo: “L’Anno della Fede che si situa nel contesto della nuova evangelizzazione sarà, se vissuto con intensa convinzione, un forte stimolo per pro39


muovere una evangelizzazione delle Chiese della regione, e per consolidare la testimonianza cristiana. Far conoscere il Figlio di Dio morto e risorto, solo e unico Salvatore di tutti, è un dovere costitutivo della Chiesa e una responsabilità imperativa per ogni battezzato. Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 4). Di fronte a questo compito urgente ed esigente, e in un contesto multiculturale e pluri-religioso, la Chiesa gode dell’assistenza dello Spirito Santo, dono del Signore risorto che continua a sostenere i suoi, e del tesoro delle grandi tradizioni spirituali che aiutano a cercare Dio” (Ecclesia in Medio Oriente n. 88). Questa Esortazione Apostolica si rivolge a noi e alle nostre Chiese, affinché possiamo crescere nell’unità e nella carità nella nostra stessa casa, nella nostra stessa diocesi, e tra tutte le Chiese che dovrebbero essere nella loro essenza una sola Chiesa. L’Esortazione menziona anche gli eventi incorsi nelle nostre società arabe, visto che siamo parte di queste society. L’Esortazione ci orienta a definire il nostro ruolo e a comprendere il nostro posto in questi eventi. In primo luogo, il cristiano deve conoscere se stesso, al fine di sapere che cosa deve fare. Nel mondo arabo di oggi, con tutta la sua inquietudine, e con tutte le sue rivoluzioni politiche e sociali, e nella società israeliana, con tutti le sue componenti, pacifiche o oppressive, c’è perplessità, ansia e paura di fronte al futuro nel cuore di molti fedeli. Noi diciamo: un cristiano, un vero credente, non teme. Un cristiano non può rimanere perplesso. Il cristiano sa a Chi ha creduto. Egli sa che Dio è Padre compassionevole e misericordioso, che la Sua bontà prevarrà contro tutte le manifestazioni di male di cui soffriamo oggi. Si tratta di un “Anno della Fede”, che ha tra gli obiettivi quello di invitare il cristiano a conoscere se stesso e a comprendere il proprio posto e ruolo nella sua società, nel piano di Dio, nella Sua provvidenza e nel Suo amore. Nostro Signore Gesù Cristo ci ha detto che un solo credente può smuovere le montagne, il che significa che è possibile cambiare queste società. Noi siamo credenti. Allora possiamo veramente cambiarle, con la forza e l’amore di Dio. Stiamo attraversando un periodo storico necessario ma difficile, con le sue rivoluzioni e con tutte le forze nuove che sta determinando. Sono giorni difficili per noi e per tutti i nostri compatrioti. Gesù ha detto: “Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore” (Mt 10,30-31; cfr. Lc 21,18.). Dobbiamo ricercare la grazia di Dio in tutti questi eventi, anche dove c’è la morte, il sangue, l’emigrazione forzata e la persecuzione. Dobbiamo cercare la volontà di Dio in tutti questi eventi, quale sia la volontà di Dio per noi e per tutti i nostri paesi, e quale sia il nostro ruolo in questa tempesta che infuria intorno a noi. Gesù ci ha anche detto “Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime” (Lc 21,19). 40


Ci apprestiamo ad intraprendere questo cammino dell’ ”Anno della Fede” con una maggiore consapevolezza della nostra responsabilità. Desideriamo trasmettere la nostra fede in modo particolare alle nuove generazioni, che assicureranno la continua testimonianza al Signore risorto nella Sua terra. In particolare, vogliamo dedicarci in primo luogo ai nostri figli e pregare che possano trovare in noi, i loro genitori, i loro pastori, i loro insegnanti, i loro catechisti, “un segno vivo della presenza del Signore risorto”. In effetti, la fede che cerchiamo è una grazia e così preghiamo che il nostro Signore risorto possa veramente aumentare la nostra fede e renderci Suoi testimoni gioiosi e pieni di speranza. Cerchiamo di rinnovare la determinazione con cui abbiamo concluso il Piano Pastorale Generale: “La nostra è una Chiesa viva. Nonostante tutte le difficoltà, gli ostacoli, gli insuccessi, essa apre il suo cuore alla grazia dell’avvenire che il Signore dispone per lei. Questo è il futuro che vogliamo costruire, con speranza e impegno, con gioia e zelo, contando sulla grazia di Dio che ci rinnova, rinnova le nostre Chiese e le mette al servizio del Regno e della comunità umana, fiduciosi che il Cristo è presente in mezzo a noi, lui che è lo stesso ieri, oggi e sempre’ (Eb 13,8)” (Fedeli a Cristo, Corresponsabili nella Chiesa, Testimoni nella società, Piano Pastorale Generale, Gerusalemme 2000, 190). In conclusione, volgiamo lo sguardo a Maria, “Madre di Dio, proclamata ‘beata’ perché ‘ha creduto’ (Lc 1,45)” (Porta fidei, n. 15), figlia della nostra terra e sua regina, perché interceda per noi e sia in ogni tempo nostro modello nel suo essere sempre rivolta verso Colui che è il nostro Salvatore e Redentore. “Anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio”. (Eb 12,1-2). Chiediamo a Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, che vi benedica tutti. + Fouad TWAL Patriarca di Gerusalemme dei Latini Presidente A.O.C.T. 41


+ Giorgio LINGUA Nunzio Apostolico per la Giordania Mons. Waldemar SOMMERTAG Incaricato d’Affari della Delegaz. Apost. Gerusalemme/Palestina Nunziatura Apost. per Israele e Cipro + Michel SABBAH Patriarca emerito dei Latini + Yaser Al-AYYASH Arcivescovo. Melkita Catt. di Petra + Yousef SOUEIF Arcivescovo Maronita di Cipro + Moussa El-HAGE Arcivescovo Maronita di Haifa + Boutros MOUALLEM Arciv. Melkita Cattolico Emerito /Akka + Joseph Jules ZEREY Vicario Patr.Melk.Catt. di Gerusalemme + Gregoire Pierre MELKI Esarca Siro Catt. di Gerusalemme + Maroun LAHHAM Vicario Patriarcale latino / Giordania + Giacinto-Boulos MARCUZZO Vicario Patriarcale latino / Israele P.Pietro FELET, scj Segretario generale + Elias CHACOUR Arcivescovo Melkita Cattolico di Akka Vice presidente A.O.C.T.S. + William SHOMALI Vicario Patriarcale latino/Gerusalemme + Kamal-Hanna BATHISH Vicario Patriarc. latino emerito + Selim SAYEGH Vicario Patriarc.latino emerito Mons. Joseph KELEKIAN Esarca Armeno Cattolico/Gerusalemme P. Pierbattista PIZZABALLA, O.F.M. Custode di Terra Santa P. David NEUHAUS, S.J. 42


Vicario Patriar. Vicariato espressione ebraica P. Evencio HERRERA DIAZ, O.F.M. Vicario Patriarcale latino per Cipro P. Raymond MOUSSALLI Vicario Patriarcale. Caldeo / Giordania

Pasqua 2013 nelle Chiese di Terra Santa 15 ottobre 2012 Lunedì 15 ottobre è stata pubblicata una direttiva dell’Assemblea degli Ordinari di Terra Santa (AOCTS) riguardo alla celebrazione della Pasqua secondo il calendario giuliano. Il documento afferma che tra due anni tutti i cattolici di rito orientale e latino delle diocesi di Terra Santa adotteranno il calendario giuliano (seguito dagli ortodossi), dopo la redazione del decreto definitivo e la sua approvazione da parte della Santa Sede. La direttiva lascia ai vescovi delle varie chiese cattoliche la libertà di scegliere se cominciare l’esperienza a partire dal 2013. È il caso del Patriarcato Latino di Gerusalemme che, in persona del Patriarca Fouad Twal, ha invitato tutti i parroci latini della diocesi di Terra Santa (e cioè Palestina, Giordania, Israele e Cipro) ad adottare il calendario ortodosso. Pertanto la Pasqua del 2013 sarà celebrata il 5 Maggio, con l’eccezione di Gerusalemme e della regione di Betlemme, a motivo dello “Statu Quo”. Per quanto riguarda le altre Chiese di Terra Santa, l’Arcivescovo della chiesa greco-melkita di Galilea Mons. Elias Chacour ha invitato i parroci della sua diocesi a seguire il calendario giuliano per la Pasqua 2013. Al contrario l’Arcivescovo di Haifa e della Terra Santa per i maroniti Mons. Moussa Elhaj ha affermato che la chiesa maronita segue il calendario del Patriarcato Maronita del Libano, e dunque festeggerà la prossima Pasqua nella data della chiesa cattolica. In passato diverse parrocchie cattoliche nella Diocesi di Terra Santa avevano sperimentato l’unificazione della pasqua occidentale con quella degli ortodossi, e con molto successo, considerato che numerose famiglie sono costituite da matrimoni misti tra cattolici, ortodossi, protestanti. La differenza di calendario tra cattolici (che seguono il calendario gregoriano), e ortodossi (che seguono quello giuliano) impedisce ai membri delle famiglie miste di celebrare la Pasqua nello stesso giorno. Lo 43


scarto risale al Concilio di Nicea (anno 325), nel quale tutte le Chiese si accordarono perché la Pasqua cristiana venisse celebrata la domenica che segue il plenilunio (14 Nisan) dopo l’equinozio di primavera. Come si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica, “A causa dei diversi metodi utilizzati per calcolare il giorno 14 del mese di Nisan, il giorno di Pasqua non sempre ricorre contemporaneamente nelle Chiese occidentali e orientali. Perciò esse cercano oggi un accordo per ritornare a celebrare alla stessa data il giorno della risurrezione del Signore.” (cfr. CCC. 1170) Per la Pasqua 2015 e le seguenti, un decreto dell’AOCTS sarà sottomesso alla Santa Sede per l’approvazione. Esso dovrebbe sancire l’adozione definitiva del calendario giuliano per la celebrazione della Pasqua, da parte di tutte Chiese cattoliche di Terra Santa, “con la conseguenza dell’adattamento del calendario liturgico per l’inizio della Quaresima e la solennità della Pentecoste”. È quanto si legge nella Direttiva dell’AOCTS, che spiega: “Questa decisione sarà accolta, rispettata e messa in atto da tutti i cattolici di rito orientale e latino, dai cattolici del paese e dagli stranieri residenti nelle nostre diocesi”. Nel 2014 la luna sarà ecumenica. Cattolici e ortodossi celebreranno la Pasqua lo stesso giorno, il 20 aprile.

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Dalla Curia Custodiale Omelie e Interventi del Padre Custode Fra Pierbattista Pizzaballa, ofm Maria Madre di Dio Gerusalemme, 1 gennaio 2012 • Il tempo di Natale è il tempo della manifestazione di Dio, tempo in cui Lui si rivela, si mostra, si fa conoscere. • L’apice di questo tempo è la festa dell’Epifania, che significa appunto manifestazione, rivelazione. • E abbiamo visto come si rivela: nella povertà di Betlemme, nella semplicità di una famiglia normale, nello spazio che la storia riserva ai piccoli. • E abbiamo visto - e vedremo- a chi si rivela: ai pastori, a Simeone e Anna, ai Magi, e cioè agli ultimi, ai piccoli, ai lontani, a chi si mette in cammino, a chi cerca, a chi fa di Lui il centro dei propri desideri, ma anche a chi non pensa di meritarselo, a chi non se l’aspetta. • Quando Dio si rivela, questo suo rivelarsi non è fine a se stesso. Dio non si rivela tanto per rivelarsi, ma per entrare in relazione con l’uomo, per aprire una strada di incontro con Lui. • E ogni volta che Dio rivela qualcosa di Sé, in realtà rivela anche qualcosa dell’uomo, perché, per sapere chi siamo noi, abbiamo bisogno di sapere chi è Lui. • Natale è rivelazione di Dio, ma anche rivelazione dell’uomo, verità dell’uomo. • E questa festa di oggi ci è data proprio per questo: in questo tempo di Natale, in cui lo sguardo è fisso su di Lui, su questo Dio che si fa bambino, oggi lo sguardo si sposta, e si ferma su di noi. Parte da Lui, ma ritorna a noi, con una domanda: • Se Dio è questo Bambino, noi chi siamo? Le letture della Liturgia di oggi ci donano almeno due risposte. 1. La prima ci viene dalla seconda lettura (Gal 4,4-7), e ci dice che noi siamo figli. 45


S. Paolo, nella lettera ai Galati, fa tutto un cammino per spiegare in cosa consiste la novità del cristianesimo, una novità radicale, che provoca una rottura con il mondo della legge, della circoncisone, dei sacrifici, e di una giustificazione che bisognava conquistarsi attraverso tutte queste opere … E Paolo vuole arrivare a qui, a dire che la novità del cristianesimo è la libertà dei figli di Dio. Libertà dalla legge, dal peccato, da ogni forma di schiavitù, dal dovere di meritarsi la giustificazione … Per Paolo la relazione con Dio è un’altra cosa, ed è questa relazione fra i figli e il loro Padre. Questa relazione non è una relazione che si merita: non meriti di diventare figlio, semplicemente questo è naturale: nel momento in cui tu esisti. Se sei, sei figlio. Così è anche per il cristiano: se sei battezzato, sei figlio di Dio. Figli si nasce, e figli si rimane. Non si smette mai di essere figli. Non so se ci rendiamo conto di cosa significa questo. Significa che abbiamo la Sua vita, che siamo vivi della Vita di Dio. Significa che noi, nella casa di Dio, nella relazione con lui, ci stiamo come di diritto. Come un figlio abita la casa del proprio padre, così noi siamo nella casa di Dio. Non come degli ospiti, tantomeno come dei servi. Dio poteva accontentarsi di avere dei servi, e di essere un buon padrone per questi servi, avrebbe potuto trattarci con benevolenza, ma senza fare di noi dei figli, senza compromettersi così tanto da farci entrare in casa sua come dei familiari. E invece no! Significa anche che tutto ciò che è Suo, è nostro. Che cos’ha il Padre, che diventa anche nostro? Lo dice ancora S. Paolo, ed è molto significativo, molto forte. La prova che tutto questo è vero è che noi abbiamo lo Spirito Santo, ovvero che ciò che il Padre aveva di più Suo, cioè il Figlio, ce lo ha donato. E ciò che Gesù aveva di più Suo, ciò che ha ricevuto dal Padre, cioè lo Spirito, anche Lui ce lo ha donato. Che siamo figli ne è prova il fatto che Dio ci ha donato il Suo spirito, che il Verbo si è fatto carne per farci questo dono. Non poteva bastare un profeta, per fare questo, non poteva bastare una legge. Il Figlio doveva farsi uomo, per fare di noi dei figli di Dio. 2. La seconda risposta ci viene da Maria, dalla festa di oggi che la celebra Madre di Dio, ed è una risposta più impegnativa, direi quasi un po’ scandalosa. Se S. Paolo ci ha detto che noi siamo figli di Dio, Maria ci dice che siamo anche madri di Dio! Perché ciò che Maria ha vissuto, questo suo generare il Cristo, non è una prerogativa 46


solo sua, ma è un dono che poi passa alla Chiesa, ad ogni cristiano. Tanti santi, tanti mistici (anche Francesco e Chiara), hanno percepito così la vita cristiana, come una lunga gestazione, un continuo lasciare che Cristo nasca in noi, e attraverso di noi. Ma cosa vuol dire? Vuol dire innanzitutto che Cristo abita su questa terra, che il Suo regno è presente, se qualcuno lo lascia vivere in sé. Se lo accoglie come una madre accoglie un figlio, se diventa dimora Sua. Se accetta di fare di questa relazione l’evento centrale della vita. Una donna sa cosa quanto è forte il rapporto con il proprio bambino, quanto un figlio cambia completamente la vita: è un’esperienza unica di intimità, di accoglienza, di amore, di familiarità, di confidenza, di conoscenza. … Questa è la relazione che Gesù vuole instaurare con noi: come una madre vive per il proprio figlio, così noi siamo chiamati a vivere per Lui. Generare non è questione di pensieri, non è un fatto mentale. È un evento che passa per la carne e per il sangue, per il nostro corpo. Cristo nasce in noi, quando il nostro corpo è donato, quando il dono di noi stessi passa per la nostra vita, tocca tutto il nostro essere. Lì, allora, senza forse neanche troppo rendercene conto, generiamo il Signore. La nostra vita, con i suoi eventi grandi o piccoli, è chiamata ad essere questo, a questo generare Lui. Non si tratta semplicemente di fare cose buone, e neanche di farle per Lui. Si tratta di qualcosa di molto più grande, di ciò che veramente rende grande la nostra vita: si tratta di diventare anche noi madri del Signore Gesù. Noi spesso cerchiamo Dio molto lontano, e dimentichiamo che non possiamo trovarlo se non generandolo, se non impregnando tutto il nostro essere di Lui, se non compiendo la volontà del Padre. Il Vangelo ci racconta di un atteggiamento molto bello di Maria, che custodisce tutto quello che accade, meditandolo nel proprio cuore. Essere madri è proprio questo atteggiamento silenzioso che accoglie la vita, che ti rende un luogo dove semplicemente la vita può accadere, dove anche Dio può accadere. Essere figli, dunque, ed essere madri. Due atteggiamenti apparentemente contrapposti, ma in realtà tanto legati l’uno all’altro. Semplicemente perché genera Cristo chi vive in pienezza il proprio essere figlio di Dio, che accoglie lo Spirito e vive di esso, così come lo Spirito si è posato su Maria a Nazareth, e l’ha resa feconda. Mi piace che ogni anno, che quest’anno, inizi con questo grande orizzonte, con 47


questo sguardo spalancato su questa verità di ciò che siamo. Poi, durante l’anno, sicuramente a volte abbasseremo il tiro, restringeremo l’orizzonte, ma rimane il fatto che questa possibilità rimane aperta, ci è rinnovata. Che a questo siamo chiamati, e che la vita di ciascuno, lì dov’è, porta questa dignità immensa, che niente e nessuno può cancellare. Questa è la pienezza dei tempi. E forse la pace passa proprio per qui, per queste relazioni di intimità profonde, che generano nel mondo le opere di Dio.

Messaggio per la Giornata Internazionale di Intercessione per la Pace in Terra Santa Gerusalemme, 25 Gennaio 2012 Pace per Gerusalemme e per la Terra Santa. Questo il messaggio in sintesi dell’incontro di papa Benedetto XVI rivolgendosi ai membri dell’Israeli Religious Council, ricevuti in udienza giovedì mattina, 10 novembre, nella Sala dei Papi. Nel suo discorso ha inoltre aggiunto «La giustizia, insieme con la verità, l’amore e la libertà, è un requisito fondamentale per una pace sicura e duratura nel mondo. Il movimento verso la riconciliazione richiede coraggio e lungimiranza nonché la fiducia nel fatto che sarà Dio stesso a indicarci la via».

Sulla scia di questo auspicio del Santo Padre, il 29 gennaio 2012 si terrà la Quarta Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa, una iniziativa di preghiera nata dalla volontà di alcune associazioni cattoliche giovanili che per questa edizione prevedono il coinvolgimento di più di duemila città in tutto il mondo per 24 ore. 

Facciamo nostro l’invito di Papa Benedetto XVI: «Infatti, non smettiamo mai di pregare per la pace della Terra Santa, con fiducia in Dio che è nostra pace e nostro conforto!».


Messaggio del Custode: Nella Grotta della Natività a Betlemme, appena prima dell’altare della stella, c’è il “camino della cometa”. L’antica devozione dei betlemiti richiama ancora oggi il prezioso servizio della cometa, che ha indicato la strada a pastori e magi e terminato il suo compito unico e irripetibile - si è “spenta” in un “camino”. Il mese che ha seguito la nascita del Signore nostro Gesù Cristo dev’essere stato un tempo molto movimentato. Anche l’attuale gennaio è un mese che continua a rifarsi al Natale, in un crescendo di iniziative che testimoniano quanto ci sia ancora da fare per accogliere degnamente il Principe della Pace. Il “camino della cometa” ci dice 48


che essa ha finito il suo compito, non dobbiamo attendere altro, è al Figlio di Dio che dobbiamo guardare per incontrare Colui che è la giustizia e la pace. Ma pace non c’è… Invocata, proclamata, cercata, proposta, indicata, anche premiata: tutti parlano di pace, ma la pace non c’è. Forse che la pace sia altro dalle parole degli uomini? “Di fronte alla difficile sfida di percorrere le vie della giustizia e della pace possiamo essere tentati di chiederci, come il Salmista: Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? (Sal 121,1). La pace non è soltanto dono da ricevere, bensì anche opera da costruire. Per essere veramente operatori di pace, dobbiamo educarci alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all’interno della comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questioni nazionali ed internazionali e sull’importanza di ricercare adeguate modalità di ridistribuzione della ricchezza, di promozione della crescita, di cooperazione allo sviluppo e di risoluzione dei conflitti (Benedetto XVI, Messaggio Pace 2012). Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio », dice Gesù nel discorso della montagna (Mt 5,9). Per cambiare il cuore ci vuole la preghiera: questo sì. E senza cambiare il cuore non si riuscirà neppure a indirizzare lo sguardo nella giusta direzione. La nostra preghiera dovrà dunque chiedere la determinazione e la coerenza di abbracciare questo impegno, educandoci alla compassione… L’elenco che ci offre il Papa è quanto mai esaustivo circa ciò che va fatto per giungere alla beatitudine di chi opera per la pace nella verità. Egli ribadisce: La pace per tutti nasce dalla giustizia di ciascuno e nessuno può eludere questo impegno essenziale di promuovere la giustizia, secondo le proprie competenze e responsabilità. Invito in particolare i giovani, che hanno sempre viva la tensione verso gli ideali, ad avere la pazienza e la tenacia di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò che è giusto e vero, anche quando ciò può comportare sacrificio e andare controcorrente. Benvenuti, dunque alla quarta Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa. Un appuntamento che arricchisce questo mese di riflessione corale sul Dono appena ricevuto, e ci invita a superare ogni divisione per rendere grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo (tema della Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani). Anche la Giornata di dialogo con l’Ebraismo che ha per tema La Sesta Parola: Non Uccidere, ci ricorda l’urgenza della giustizia e della pace. Lo specifico pregare per far crescere nei cuori e nelle volontà l’amore per la Terra Santa e l’impegno per la giustizia e la pace delle quali soffriamo la mancanza, è innanzitutto dovere di 49


tutte le Chiese che qui convivono e che devono ancor più e meglio testimoniare la riconciliazione, l’unità e la pace, cominciando da Gerusalemme. È compito di tutti, dovere di ciascuno, dai Pastori ai genitori, dagli insegnanti ai giovani: pregare per essere capaci di accogliere questo dono è un’urgenza che ci coinvolge tutti. Questo non-stop di preghiera, di tante Chiese in tanti luoghi del mondo, è un dono importante per la Terra Santa. È consolazione, aiuto, sostegno alla speranza per i nostri cristiani che vivono ogni giorno il disagio, la sofferenza, la frustrazione per una situazione sociale alla quale non vedono miglioramenti. Sapere che il 29 gennaio tante persone vorranno unire volontà e cuori per chiedere a Dio la pace per la Terra Santa, per la loro Terra, è rugiada del cielo, è solidarietà di fratelli sconosciuti ma infinitamente cari. Di questo hanno bisogno, di questo abbiamo bisogno.

Omelia III Congresso Internazionale Commissari San Salvatore, 1 febbraio 2012 Vorrei fermarmi sul Vangelo che abbiamo ascoltato (Gv 20, 1-9), che è un Vangelo molto particolare: è particolare perché in questo vangelo Gesù non c’è. Non c’è più il Suo corpo morto, ma nessuno ancora l’ha visto risorto, non c’è ancora l’incontro con Lui risorto. Al centro, protagonista, c’è una tomba vuota e i teli che avevano avvolto il corpo di Gesù. Giovanni, più che gli altri evangelisti, dà molta importanza a questa tomba vuota, e mette questo episodio a cerniera tra la morte di Gesù e gli incontri del Risorto con Maria di Magdala e con i suoi discepoli. Prima di incontrare il Risorto, i discepoli incontrano questa tomba, questi teli. Giovanni dà così tanta importanza a questa tomba e a questi teli, che afferma che questi bastano al discepolo amato perché creda: “vide e credette” (v 8). Ma cosa vuol dire? Forse una chiave di lettura ci è data dal verbo “avvolgere”. Lo troviamo una prima volta nel Vangelo di Giovanni al cap. 11 v. 44: si tratta di 50


Lazzaro, che esce dal proprio sepolcro “con i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario”. In greco troviamo “δεδεμένος”, in latino “ligatus”, cioè legato, imprigionato. Lazzaro era stato prigioniero della morte, avvolto dalla morte, ed ora esce con i segni della morte che lo aveva legato a sé. E su di lui si posa la Parola di Gesù, Parola che lo libera dalla morte, una parola di liberazione, di vita: “Liberatelo (λύω; lt.: solvere) e lasciatelo andare” (Gv 11,44). Al capitolo 19 di Giovanni, è Gesù stesso avvolto in un lenzuolo, così come era stato per Lazzaro: al v. 40 leggiamo che “Essi presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi” ecc … Troviamo lo stesso verbo di Gv 11, 44: anche il corpo di Gesù, come il corpo di ogni uomo, è avvolto dalla morte, è “ligatus”. Ed è strano che questo verbo ricompare qui, nel vangelo che abbiamo letto oggi, ma questa volta non è usato per “avvolgere” il corpo di Gesù. Pietro, entrato nella tomba, vede il sudario, che aveva avvolto il capo di Gesù, “avvolto in un luogo a parte” (v. 7). Qui la traduzione italiana usa lo stesso avvolgere per tradurre un altro verbo greco, εντυλίσσω, che letteralmente significa “ripiegare”. Dunque non solo questo sudario non avvolge più il corpo del Signore, ma addirittura avvolge se stesso. La morte non ha più nessuno da avvolgere, e ora si trova lì, da parte, ripiegata su di sé. E questo significa due cose: • la prima è che Gesù è libero dalla morte, la morte non l’ha più in suo potere. Gesù è entrato nella morte, è stato avvolto da essa, ma la morte non l’ha potuto trattenere. Gesù l’ha vinta. • la seconda è che la morte è stata distrutta, che questo evento drammatico che è la Passione di Gesù ha come esito ultimo la distruzione della morte. La morte, cercando di uccidere Gesù, si è in qualche modo autodistrutta, tale è la potenza di vita che il Signore ha sprigionato con la Sua risurrezione. Dunque la morte non avvolge più il corpo di Gesù, ma non avvolge più nessun altro corpo, non è più padrona della vita dell’uomo. Non per niente, la notte di Pasqua leggiamo dalla lettera ai Romani che “se moriamo con Cristo, vivremo con Lui, perché Cristo, risorto dai morti, non muore più: la morte non ha più potere su di Lui” (Rom 6, 8-9), e il verbo greco con cui traduciamo “non ha più potere” è il verbo “χυριω”, da cui “χυριος”, signore! La morte non è più signora, padrona della vita dell’uomo; da questo momento, solo il Cristo ha il nome di Signore (Fil 2,11); nessun 51


altro, nemmeno la morte, è “χυριος”, è signore della vita dell’uomo. Dunque, questo è ciò che i discepoli vedono, questo è ciò per cui credono. Vedono dei teli che non servono più a niente, vedono una tomba che non racchiude più nessuno. Prima di vedere il Risorto, i discepoli fanno esperienza di una morte che è stata vinta. Ed è bello, che Giovanni commenta che allora credono, perché fino ad allora non avevano ancora capito le Scritture (v 9): cioè le Scritture possono portarti lì, sulla soglia del sepolcro vuoto, ma poi, per capirle, devi entrarci, e devi fare esperienza che sei vivo, che la vita vera è quella che nasce da questo sepolcro vuoto. Il brano finisce con un versetto, il v. 10, che oggi non abbiamo letto, ma che mi sembra importante, e che dice così: “I discepolo perciò se ne tornarono di nuovo a casa”. É un versetto che serve ad introdurre l’episodio successivo, per cui i discepoli tornano a casa e Maria di Magdala, invece, si ferma lì, rimane, e incontra il Signore. Ma mi sembra anche che dica qualcosa di importante, c’è questo “perciò se ne tornarono a casa”. Tornano a casa perché lí non c’è più niente da fare: se il corpo fosse stato ancora lì, sarebbero potuti rimanere per onorarlo; se avessero pensato che il corpo era stato trafugato, si sarebbero messi a cercarlo, come ha fatto Maria di Magdala. Invece no, loro hanno già fatto un passaggio, hanno visto e hanno creduto, e perciò tornano a casa. E lì li incontra il Signore. Ebbene, tutto questo è l’avventura cristiana. Incontri il risorto quando fai esperienza di una morte che in te è stata vinta, ed è stata vinta grazie alla Sua. Che l’esperienza del male, del dolore, é qualcosa che rimane nella vita, ma non ha più la forza di possederti, di legarti, di avvolgerti. Per cui tu rimani nella speranza, e puoi tornare a casa, come Giovanni e Pietro. I sacramenti, la Parola, la fede, sono questo accesso a questa potenza di vita scaturita da questa tomba vuota. Ma mi sembra anche che questo brano di Vangelo è uno di quelli che, paradossalmente, meglio descrivono l’esperienza di un pellegrinaggio in Terra Santa. Si parte insieme, come Pietro e Giovanni, ma ciascuno con il suo bagaglio di esperienze, di domande, con il proprio bisogno di salvezza, con la propria esperienza di fede. Ciascuno con il proprio passo. Quanta gente parte con un bisogno di salvezza, per sé, per la propria famiglia, quanti legami di morte avvolgono la vita della gente. Si arriva qui, e cosa si trova? Si trovano dei segni di un’assenza, una tomba vuota. Il pellegrinaggio è arrivare con tutto se stessi dentro questo mistero di vita, di 52


risurrezione, di speranza, è immergersi in questo mistero; è vedere e credere. E poi tornare, come Pietro e Giovanni, nelle proprie case, nella propria vita, ma tornarci trasformati da un’esperienza di salvezza, con nel cuore una speranza. A noi il dono e il compito di vivere per primi questa esperienza, e poi di aiutare altri a fare lo stesso.

Incontro con i Formatori Montefalco, 11 febbraio 2012 Vorrei fermarmi un po’ su questo canto del Magnificat e sottolineare due aspetti. Il primo aspetto è la sua relazione con quanto è avvenuto a Nazaret: penso che non si possa comprendere questo canto di Maria se non si parte dal momento della chiamata, della vocazione di Maria. Cosa è successo a Nazaret, cosa ha vissuto Maria in quella grotta a noi tanto cara? È successo che Maria si è resa completamente disponibile all’opera di Dio, si è fidata. E fidarsi significa appunto giocarsi la vita sulla Parola di un Altro, non avere altro progetto, altra vita, che quella che Dio va facendo crescere in lei. È entrare in un vuoto di sé per accogliere la promessa di vita che gli viene da Dio. È non essere più nient’altro se non una totale accoglienza di Lui. Maria c’è stata, ha creduto, ha legato la propria vita a quest’opera, l’ha scelta, se n’è assunta la responsabilità, e ha rinunciato a tutto il resto. Quindi da Nazareth Maria parte, arriva dalla cugina Elisabetta, e subito ha una conferma che questo fidarsi in qualche modo “funziona”, che l’opera di Dio è vera, che Dio è veramente all’opera. Allora Maria può cantare il Magnificat e lodare il Signore; perché la lode non è quella cosa per cui si dicono delle cose belle del Signore. La lode, la preghiera di lode, la vita come lode, non è semplicemente dire che il Signore è buono, è fedele, è misericordioso, la lode non è una poesia. La lode è l’abbandono totale alla volontà di Dio, è l’acconsentire profondo alla sua 53


opera, è la sintonia con Lui. È il si che nasce quando ci si abbandona al Signore. È la libertà di lasciarlo fare, anche se Dio non facesse niente, anche se sembra dormire, come Gesù sulla barca durante la tempesta. La lode è un riconoscere stupito che, se ti fidi anche quando non hai nessuna garanzia, poi la vita ti è data. La lode scaturisce da un’esperienza di salvezza che ti ha toccato nella carne: i salmi di lode nascono per la maggior parte dopo un evento drammatico, in cui ci si è fidati e si è sperimentato che davvero il Signore è intervenuto a nostro favore, e ci ha tirati fuori da una situazione da cui, da soli, non saremmo mai potuti uscire... Anche per Francesco la lode scaturisce dopo un momento drammatico, cioè dopo le stimmate. Prima delle stimmate Francesco è sempre un po’ protagonista del proprio cammino, delle proprie imprese. Ma dopo le stimmate Francesco canta semplicemente l’opera di Dio: Tu sei santo... Quindi, concretamente, la lode nasce quando una persona diventa semplicemente cosciente della presenza e dell’opera di Dio in lei. Il secondo aspetto riguarda più il contenuto del Magnificat, che è il contenuto dell’opera di Dio, il modo in cui Lui decide di agire. Se volessimo riassumerlo in una sola parola, potremmo usare il termine “ribaltare”. Maria vede che quando Dio entra nella storia ribalta la vita della gente: chi sta in alto finisce in basso, chi sta in basso finisce in altro. Chi è ricco diventa povero e chi è povero diventa ricco. I piccoli diventano grandi e i grandi piccoli. Le sterili partoriscono, i ciechi vedono, e così via. Mi sembra che questo testo abbia echi profondi in altri brani del Nuovo Testamento (oltre ai tanti dell’Antico), pensiamo alle Beatitudini, o pensiamo anche a Luca 4, quando Gesù, nella sinagoga di Nazareth, legge il profeta Isaia e dice di essere stato mandato proprio per questo, per questo ribaltare le sorti della storia. Il Signore fa questo semplicemente perché Lui stesso, per primo, ribalta la propria situazione, e si mette dalla parte dell’uomo. Anzi, ancor più, si mette dalla parte dell’uomo povero, dei piccoli. Lui, che è Dio, si fa uomo. E, quando entra nella storia, abitualmente rovescia la situazione, e fa questo fino alla Pasqua, quando anche il regno della morte viene rovesciato, quando il peccatore viene giustificato, quando la vita nasce dalla morte... E tutto questo cosa dice a noi, oggi? 54


Mi sembra che ci dica almeno due cose. La prima, che il cammino della formazione, alla luce del percorso di Maria, può essere pensato come un cammino da Nazareth ad Ain Karem. Ciò che Maria ha vissuto a Nazareth, poi fiorisce, esplode nella lode nell’incontro con Elisabetta. Il momento della vocazione, il momento iniziale, poi deve divenire cammino quotidiano dove, dentro l’incontro con l’altro, con la vita, si realizza l’opera di Dio. La vita intera è chiamata a diventare questo inno, non nel senso poetico del termine, ma come abbiamo detto, dentro un quotidiano affinare i propri sentimenti su quelli di Cristo, dentro un abbandono -a volte drammatico, segnato dall’esperienza della croce- alla Volontà del Padre. Questa è una vita che loda Dio. La seconda riguarda quanto abbiamo detto sul Dio che “ribalta”. Anche qui, se pensiamo al nostro cammino, e a quello dei giovani in formazione, vediamo come sia vero questo modo di agire di Dio. Perché Lui opera in questo modo con chiunque, entra e rovescia: si serve dei nostri limiti, va ad abitare nella nostra debolezza, sceglie proprio le zone più buie per portare una novità di vita, e così via... Ma vediamo anche come non sia scontato “lasciarsi ribaltare”, lasciarsi fare, lasciarsi trasformare. È molto più facile formare dei perfetti osservanti della Regola che delle persone capaci di lasciarsi “rovesciare” dal Signore, cioè delle persone libere. È molto più facile essere persone che riescono, che ce la fanno, piuttosto che persone che si lasciano fare. E si può formare gli altri a questa libertà solo se noi per primi ce l’abbiamo dentro. Il Signore ci doni la grazia di fare, come Maria, questo cammino da Nazareth ad Ain Karem e, nel cammino, passo dopo passo, cresca il nostro essere lode e la nostra libertà.

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Emergenza Siria: Appello del Custode di Terra Santa Gerusalemme, 16 febbraio 2012 Dopo il cambiamento avvenuto in Egitto, la situazione in cui si trova la Siria indica in maniera inequivocabile come stia trasformandosi il panorama in Medio Oriente. Fino a un anno fa sarebbe stato impensabile prevedere simili scenari.

In questi mesi di grande tensione, quando la Siria è dilaniata da scontri interni e il conflitto sembra assumere, sempre più, le caratteristiche di guerra civile, i francescani, insieme a pochi altri esponenti della chiesa latina, sono impegnati a sostenere i bisogni della popolazione cristiana locale.

La Custodia è presente in diverse zone del Paese: Damasco, Aleppo, Lattakiah, Oronte.

I dispensari medici dei conventi francescani, secondo la tradizione della Custodia, diventano luogo di rifugio e accoglienza per tutti, senza alcuna differenza fra etnie di Alawiti, Sunniti, Cristiani o ribelli e governativi.

In un momento di totale confusione e smarrimento, molte aziende, soprattutto d’import-export, hanno chiuso i battenti. Delle migliaia di turisti, che alimentavano una moderna e florida industria, con un indotto di centinaia di posti lavoro nel settore dei trasporti, alberghiero, servizi, non rimane alcuna traccia.

I produttori agricoli sono in grave difficoltà. L’embargo internazionale impedisce ogni possibilità di esportazione e i prezzi sono crollati. Le fasce più deboli sono colpite in modo ineludibile e subiscono la mancanza di approvvigionamento energetico e di acqua. Nelle grandi città la corrente elettrica manca per diverse ore ogni giorno, se non del tutto; il gasolio è razionato. Tutto ciò crea enormi disagi alla popolazione, costretta ad affrontare le temperature invernali senza possibilità di riscaldarsi.

Stare con la gente, accogliere e assistere chi si trova nel bisogno, senza distinzione di razza, religione e nazionalità. Garantire, con fiduciosa presenza, il servizio religioso ai fedeli perché comprendano l’importanza di restare nel proprio Paese.

Questo rimane il senso della missione francescana. In tempi non così dissimili da quelli in cui Francesco si rivolgeva ai frati esortandoli a mantenere saldi i valori del Vangelo. Nelle sue semplici esortazioni Francesco rifletteva la grazia ricevuta dal Signore e, nell’esperienza di vita quotidiana, testimoniava l’accoglienza della fede, come il bene più caro e prezioso da coltivare e rinvigorire. Noi frati, che ci ritroviamo ricchi di questo straordinario esempio, ereditato senza alcun merito, abbiamo il compito di emulare e diffondere l’insegnamento del nostro maestro alle future generazioni, perché possano proseguire la strada da lui tracciata con immenso amore e umile dedizione.

Chiediamo a tutti gli amici di ATS Pro Terra Sancta di sostenere, con un gesto concreto, i numerosi cristiani siriani e le opere di carità della Custodia di Terra 56


Santa. Gli aiuti raccolti saranno consegnati, tempestivamente, ai frati residenti in Siria, che provvederanno ad utilizzarli in maniera oculata e attenta.

Grati, se potrete diffondere quest’appello, porgiamo ogni augurio di Pace e Bene!

Festa di San Giuseppe Nazareth, 19 marzo 2012 Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci parla della vocazione di Giuseppe. Giuseppe è una persona chiamata, e questo è importante per capire come accade la nascita di Gesù. Innanzitutto Dio chiama Maria, e la vocazione è il dono del Signore a prendere parte al Suo disegno di salvezza. È il luogo che ciascuno ha nella storia che Dio manifesta con il Suo popolo. Maria dice il Suo sì, e il disegno del Signore avanza di un passo. Giuseppe si trova davanti a questi eventi inattesi, e non ci entra, non li assume, fino a quando non è chiamato a farlo. Siccome è un uomo giusto, rimane fuori, ma non entra fino a quando è il Signore a introdurlo. Nessuno può entrare nel mistero di Dio se non attraverso la porta della vocazione, se non nel modo che Dio sceglie. E così accade anche per Giuseppe, che rimane fuori da questa storia, fino a quando capisce che Dio lo chiama a entrarci. Allora obbedisce immediatamente, e come Maria dice il suo sì. Maria è chiamata a dare un grembo al Figlio di Dio, a essere Madre del Signore. Ma a cosa è chiamato Giuseppe? Nel Vangelo di Matteo, sono tre gli episodi in cui si parla di Giuseppe. Il primo è quello che abbiamo ascoltato oggi. Il secondo è la fuga in Egitto (Mt 2,13 ss). Il terzo è il ritorno dall’Egitto (Mt 2, 19ss). Ed è abbastanza sorprendente che in ognuno di questi tre brani vi sia un’espressione che ricorre, quasi identica: “Giuseppe, prendi con te”. È ciò che l’angelo ripete ogni volta che incontra Giuseppe, ogni volta che lo chiama 57


per affidargli un compito, gli dice sempre la stessa cosa: prendi con te. E poi, altra cosa sorprendente, è che in ciascuno di questi tre brani, Matteo riferisce che Giuseppe, destatosi dal sonno, obbedisce al comando dell’angelo, e prende con sé. Non dice niente, e non fa nient’altro se non prendere con sé. Giuseppe prende con sé Maria e il Bambino, e l’angelo gli spiega che ciò è accaduto è opera dello Spirito Santo. Potremmo dire che la vocazione è prendere con sé ciò che Dio opera, ciò che lo Spirito opera. Non è fare qualcosa, la vocazione non è opera nostra, ma è il salto che ci fa passare da un’opera nostra all’opera Sua in noi e per noi. È prendere con noi, dentro la nostra vita, il disegno di Dio, è vivere di questo, e basta. È assumere. Giuseppe è quest’uomo docile, capace di mettere da parte le proprie idee, i propri progetti, anche se sono progetti giusti, anche se sono obbedienti alla Legge di Dio, e si apre al disegno di Dio. Giuseppe è l’uomo coraggioso che, quando è sicuro che quanto accade viene da Dio, si mette in gioco e accetta tutte le conseguenze, accetta l’insicurezza che viene da una tale situazione. Di solito lo Spirito stravolge i piani e ci porta dove noi non pensiamo di dover arrivare. Lo Spirito conosce altre misure, altre strade, che non sempre capiamo. Che cosa avrà compreso Giuseppe del discorso dell’angelo? Probabilmente poco, ma ha capito l’essenziale, cioè che quello che stava accadendo era opera di Dio e, fidandosi, ha accolto la vita e, accogliendo la vita, ha accolto Gesù. Lo Spirito compie in noi la vita di Gesù: perdono, accoglienza, dono, gratuità, amore. La redenzione, questo grande progetto di Dio, è passato per il sì di Maria e per l’obbedienza di Giuseppe. Obbedienza fiduciosa, silenziosa, operosa. È un’importante lezione della scuola di Nazareth, dalla quale vogliamo ripartire anche oggi.

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Pasqua 2012: “Sempre” Gerusalemme, 8 aprile 2012 La storia della salvezza è costellata da una serie costante e fedele di interventi di Dio nella vita del popolo di Israele. E Dio, quando interviene, interviene sempre per salvare, cioè per ridonare la vita, perché il popolo è un popolo di disperati, di gente che da sola non ce la fa, e si trova sempre in situazioni più grandi di lui, in situazioni di morte. E Dio interviene, e il suo intervento è sempre qualcosa di molto concreto, è un’azione. Ed è un’azione sempre imprevedibile, che va al di là delle attese dell’uomo. Ecco allora che Dio crea, che libera dall’Egitto, che dona la legge, che salva dai popoli nemici, che libera dall’esilio... Cioè Dio non abbandona mai il suo popolo nella prova, non lo lascia solo, ma sempre gli apre una strada. È il Dio dei disperati, di chi non ha più altra speranza, se non Lui. E l’agire di Dio ha un fine preciso, interviene non solo per intervenire, ma ha sempre un fine, e il fine di questo suo agire è sempre l’alleanza. Anzi, potremmo dire che Dio interviene per essere fedele al suo patto di alleanza, perché Lui per primo si è impegnato a non lasciar mai solo il suo popolo. Ma interviene anche per rinnovare questa alleanza, per salvare il popolo da tutto ciò che lo porta fuori dall’alleanza, e cioè dal vivere solo di Dio. La Pasqua è l’ultimo, definitivo intervento di Dio, nella storia, per tutti. Il più inatteso e il più sorprendente. Perché dopo aver salvato dal nulla, dalla schiavitù, dall’esilio, Dio doveva ancora salvarci da un ultimo nemico, che è la morte. La morte, e cioè il peccato, perché la morte è ogni luogo della vita dove Dio è assente, dove l’uomo manca la relazione con Lui. Questo è il vero fallimento della vita; cioè la vita non è senza senso quando ci manca qualcosa, quando sperimentiamo il dolore, la fatica, ma quando ci manca il Signore, quando siamo soli, senza di Lui. La morte è lì dove Dio non è Padre, dove non c’è Lui come sorgente di vita. Nel vangelo di Giovanni, più che in ogni altro vangelo, Gesù parla di Suo Padre. Praticamente, prima del racconto della passione, non c’è capitolo in cui Gesù non parli del Padre. Gesù parla di ciò che gli sta più a cuore, di ciò che lo costituisce nella sua identità, di ciò che lo fa essere. C’è una ricchezza infinita e affascinante di espressioni e di termini con cui Gesù 59


parla di suo Padre, e Gesù è completamente preso da questa volontà del Padre di dare all’uomo la vita eterna, di salvarlo dalla morte. Questo è ciò che sta a cuore al Padre, e quindi anche al Figlio. Gesù dice chiaramente che il Padre non lo lascia mai solo, che tra loro c’è una relazione costante, sempre aperta, vera. Anzi, c’è una parola chiave che dice la certezza di questa relazione tra Gesù e il Padre, ed è la parola “sempre”. Gesù la usa almeno due volte: • Al capitolo 8 v. 29, quando Gesù dice che Lui non fa nulla da se stesso, ma fa e dice le cose del Padre. E aggiunge: “ Io faccio sempre le cose che gli sono gradite” • Nel racconto della resurrezione di Lazzaro (Gv 11,42), quando Gesù dice: “Padre, io so che sempre tu mi ascolti” C’è dunque un sempre del Figlio verso il Padre, e uno del Padre verso il Figlio. C’è una fedeltà reciproca assoluta. Ed è bello perché questo “sempre” in greco è πάντοτε, da πάν, che vuol dire “tutto”. è qualcosa più di una semplice indicazione temporale; indica piuttosto una completezza, una totalità: questa relazione fra il Padre e il Figlio è tutto, è la vita, la pienezza. Sempre. Gesù ha la certezza che il Padre non lo lascia solo, è sempre con Lui, che la stessa fedeltà che ha usato verso il popolo d’Israele ora il Padre l’avrà verso di Lui. E quindi che questa relazione tra Padre e Figlio non verrà mai meno, sarà sempre viva, che il Padre sarà sempre sorgente di vita per il Figlio. È con questa certezza che Gesù entra nella morte. Gesù entra nella morte con questo “sempre”, e quindi Gesù porta anche lì il “sempre” del Padre, la sua fedeltà. Ci entra con questa fiducia, una fiducia drammatica, che al Getsemani e sulla croce abbiamo visto essere frutto di una lotta durissima. Ma mai Gesù viene meno nel suo rivolgersi al Padre, questa relazione “tiene”, anche quando viene meno tutto il resto, anche quando viene meno la vita. Anche quando il Padre sembra venir meno, Gesù rimane nella fiducia, e va fino in fondo nel dare la vita, nel fare la volontà del Padre, nel far coincidere la propria vita, la propria volontà con quella del Padre. Lì dove l’uomo aveva peccato, aveva creduto che Dio gli stava dando la morte e non la vita, lì Gesù crede che il Padre gli sta dando la vita e non la morte. E lo crede e si fida, al di là di ogni evidenza. 60


Allora cos’é la morte per Gesù? La morte per Gesù è affidare la vita al Padre. Non è affidarla al nulla, non è buttarla via, non è disprezzarla, ma rimetterla completamente a Colui che questa vita te l’ha data, che ne è la sorgente infinita, che la custodisce, e che te la restituisce. Questo è ciò che avviene nella risurrezione. Avviene che non c’è più luogo dove il Padre non sia presente, che neanche la morte è più questo luogo, per cui la morte non può trattenere Gesù, perché Gesù appartiene al Padre, perché questa relazione è più forte di tutto, e ha tenuto, ed è rimasta viva anche nella morte. Gesù non è avvolto dalla morte perché è avvolto dalla vita che il Padre gli dà. Per cui oggi i discepoli vanno al sepolcro, ma non trovano nulla. In Giovanni, non ci sono annunci espliciti della passione e della risurrezione, come negli altri vangeli sinottici. Ma Gesù l’aveva detto più volte, che il “luogo” della sua vita è il Padre, che da Lui veniva e a Lui ritornava, che l’ultima tappa non sarebbe stato il sepolcro, ma la vita del Padre. Tutto questo cosa dice a noi, oggi? Cos’é la Pasqua per la nostra vita? Dice che questo “sempre”, questa pienezza di relazione che c’è tra il Padre e il Figlio, da quel mattino di Pasqua, è anche nostra. Prima di allora questo non era possibile, perché rimaneva la morte come luogo dove la fiducia nel Padre non era ancora entrata, dove l’uomo era ancora solo. Ora anche noi siamo avvolti dalla vita del Padre, perché Gesù, donando lo Spirito, ci dona questa relazione tra Lui e il Padre, ci dona questo “sempre”. E quindi, concretamente, non c’è luogo della nostra esistenza, della nostra storia, che non possa essere potenzialmente casa di Dio, luogo di incontro con Lui. Perché la nostra salvezza è questa relazione, il nostro essere figli. Che non significa che siamo esenti dall’esperienza della prova, del dolore, del buio. Tutto questo rimane, ma non è più una condanna: in ognuna di queste situazioni può entrare la fiducia che Dio è con noi, che anche da lì Lui può trarre la vita. Che anche lì Lui darà la vita, e non la morte. Pensiamo un attimo a tutte le situazioni di morte che ci avvolgono: se ci crediamo, se crediamo alla forza dello Spirito, alla forza della Parola, se le affidiamo a Lui, se le facciamo diventare domanda, preghiera, grido, allora queste stesse situazioni diventeranno un sentiero di vita. 61


Ciò che fa risorgere anche la nostra vita, dunque, è il dono di una relazione nuova con Dio, una relazione stabile e definitiva. Ed è ciò che ora celebriamo, nell’Eucaristia. Ci sia dato di celebrarlo anche nella vita di ogni giorno.

Domenica in Albis:

“Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto” Fabriano, 15 aprile 2012 Il problema di Tommaso è un problema molto serio. È il problema dei discepoli che, dopo aver creduto in Gesù, aver giocato la vita per Lui, aver lasciato tutto per poterlo seguire; dopo aver visto la sua bontà, i suoi segni, dopo tutto questo, si ritrovano a vedere e a vivere lo scandalo della croce. La croce aveva rovinato tutto, e in modo irreversibile; aveva rovinato questo sogno di una salvezza definitiva, di un compimento della storia. Pensavano che Gesù fosse il Messia atteso, il Figlio di Davide, e poi... E poi la croce, che non è solo la morte, è una morte infame, umiliante, la morte dei condannati. Una morte senza speranza. E questo era successo proprio pochi giorni prima, siamo nel pieno della delusione, nel lutto, nella rabbia. La reazione di Tommaso non ci deve stupire; anzi, ci dovrebbe stupire se, dopo tutto questo, uno credesse senza problema all’annuncio che quest’uomo, finito così, sia vivo. Il problema di Tommaso è quello di mettere insieme la croce e la risurrezione, di poter arrivare a capire come proprio quest’uomo, morto proprio così, ora sia vivo. Per questo vuole vedere le piaghe, vuole mettere le sue mani dentro questi segni di morte, vuole vedere come siano diventati segni di gloria. Questo problema serio non è solo di Tommaso: è il grande scandalo che l’evento di Gesù Cristo ha suscitato sia in ambito ebraico che in ambiente pagano, è la reazione del mondo intero di fronte a questa pretesa ostinata, da parte di un gruppo di povera gente, a credere e a dire che quest’uomo, finito così, fosse Dio. 62


Perché era veramente un annuncio assurdo: • per gli Ebrei: come poteva essere che la salvezza venisse al mondo attraverso un uomo che era morto della morte dei maledetti? Questa salvezza, che veniva loro attraverso la legge, attraverso il culto, i sacrifici, l’elezione, la circoncisione... Ora avrebbero dovuto credere non solo che tutto questo non serviva più, ma che ora bastava credere in un uomo morto in un modo che la stessa loro legge diceva maledetto! • E poi per i pagani: per il mondo romano, se la legge aveva messo a morte quest’uomo, significa che era un malfattore. E da quando la salvezza viene da un brigante? Come accettare la pretesa che un Dio abbia potuto farsi uomo, e poi soffrire e addirittura morire? Perché avrebbe dovuto farlo? Gesù è uno scandalo, perché ha ucciso l’immagine di Dio che ogni uomo si porta dentro. L’immagine di un Dio che non si coinvolge, che non soffre, un Dio lontano, un Dio chiuso dentro i limiti dell’esperienza umana. Gesù non è questo, ed è invece un Dio che ha la pretesa di amare fino alla fine, fino alla follia. Gesù ha ucciso dunque l’immagine di Dio, ma anche quella dell’uomo. Ha ucciso l’immagine di un uomo forte, ricco, capace di cavarsela sempre, di gestire la vita secondo i propri schemi. L’uomo “inaugurato” da Gesù è un uomo fallito, un perdente, uno che difficilmente farà strada, che difficilmente avrà successo. Come credergli? Ma questo “problema” non è solo di Tommaso, non è neanche solo della polemica anticristiana dei primi secoli. Il problema è anche nostro. Perché credere alla risurrezione di Gesù non è facile, e forse è meno facile di quanto pensiamo. Possiamo credere alla croce, a questo Dio che arriva a dare la vita per noi, in un eccesso di generosità. Ma che proprio da lì venga la salvezza, che proprio da lì venga la vita, questo è un abisso. Che anche dentro la nostra morte, dentro la nostra debolezza e sofferenza sia nascosta la vita vera, questo è un abisso. Eppure questa è la fede cristiana; è credere proprio attraverso la sua morte Gesù ha donato la salvezza, si è fatto solidale con ogni uomo, si è fatto morte perché anche i morti possano ricevere la vita. É credere che la vita passa attraverso la morte. 63


A questa fede vi si arriva, come Tommaso, solo attraverso un’esperienza personale, di chi entra nella morte con Cristo e scopre che la vita vera nasce da lì. Non basta semplicemente saperlo, deve diventare un’esperienza di risurrezione, quando ti sembra che perdi tutto, che non hai più nulla, e proprio lì ti scopri vivo veramente. La fede non è dunque una garanzia che ti preserva dal male, ma è il dono di una vita che in tutto, sempre, anche nel male, è capace di donarsi, di andare oltre, di amare. Questa è una vita risorta. Chi arriva a questa fede, è beato: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto” (Gv 20, 29) Nel Vangelo di Giovanni, troviamo solo due beatitudini. Una è questa, detta a Tommaso, ed è riferita a tutti i discepoli, ai credenti. E l’altra, ugualmente rivolta al futuro, ai discepoli, è in Gv 13, 17: “Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica”. Il contesto è quello dell’ultima cena, in cui Giovanni racconta la lavanda dei piedi, e le “cose” da sapere e da mettere in pratica sono questo atteggiamento di servizio, perché “un servo non è più grande del suo padrone”. Poi Gesù riprenderà questa frase nel grande discorso di addio, e ripete: “Ricordatevi che vi ho detto: un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15, 20). Cioè, se voi entrate in questo mio scandalo, preparatevi ad essere voi stessi scandalo, e a portarne le conseguenze. Per Giovanni è beato che crede nello scandalo e poi, a sua volta, è capace di diventare scandalo, di portare in sé, nella propria carne, lo scandalo della Pasqua. Solo così la Pasqua è veramente compiuta, quando vive nei credenti, cioè quando i credenti vivono di Cristo. Il fine della risurrezione è quello per cui Dio sia vivo nell’uomo, e lo sia non in senso generico, ma nel modo di Cristo, nel modo dello scandalo, dell’amore. Dunque non c’è beatitudine se non nella fede, ma in una fede che trasforma la vita in una vita pasquale, in una vita che porta in sé i segni della pasqua, che entra in quel cammino per cui anche le nostre ferite e le nostre morti diventano possibilità di vita. La beatitudine della fede è quella che trasforma la morte in vita, che si espone a questo potere trasformante del Signore risorto. L’Eucaristia che celebriamo ci trascina di nuovo dentro questo scandalo, questo mistero di morte e di vita. 64


Anche oggi Gesù viene, e mostra anche a noi le sue piaghe gloriose. Anzi, fa di più, ci dona il Suo corpo, quello stesso corpo passato per la morte e ora vivo per sempre. Ce lo dona perché possiamo vivere in Lui, di Lui. E anche noi, di fronte a tutto questo, possiamo dire non tanto con le parole, ma con la vita questa frase scandalosa, dire: “Mio Signore e mio Dio” a questo Uomo, passato attraverso la morte della Croce e, ora, vivo per sempre.

Ingresso Padre Carballo al S. Sepolcro Gerusalemme, 2 maggio 2012 Reverendissimo Padre e Fratello carissimo, Cristo nostra Pace e nostra Riconciliazione ti doni la sua Pace! È per me gioia grande accoglierti a nome della Chiesa e dell’Ordine dei Frati Minori nella più sacra delle Chiese e la più preziosa per tutti, ma sopratutto la più cara al nostro Ordine, che da secoli, insieme ai fratelli ortodossi, la cura e la custodisce. In questo Luogo la Chiesa fin dalle sue origini canta la grandezza dell’amore di Dio, attraverso la devozione ininterrotta dei fedeli, che ancora oggi giungono numerosi, spesso portando alla tomba vuota di Cristo Risorto il loro carico di sofferenze e di speranza Questo Luogo testimonia ancora oggi la storia e la vita di questa Chiesa e di questa Terra. Una vita piena di ferite, di divisioni, di lacerazioni e di dominazioni, che hanno segnato in maniera indelebile le nostre relazioni, nel passato e ancora oggi. E tuttavia questo Luogo è segno anche dello splendore che questa Terra ancora oggi testimonia: lo splendore di un Dio che ha voluto farsi presente nella storia concreta, che ha voluto rendersi visibile, consegnarsi a questo nostro uomo, assumendosi le nostre ferite, glorificandole qui con la Sua resurrezione. La nostra presenza qui, come Frati Minori, vuole testimoniare con la vita a tutti i fedeli che qui giungono da tutto il mondo ciò che proprio qui venne proclamato: “Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto” (Mt 28, 6). Le ferite, le divisioni, le dominazioni… la morte non prevale più. Nemmeno oggi, nemmeno in questa nostra terra lacerata. Dentro le ferite di questa terra e dentro le relazioni che la storia ci ha consegnato, vogliamo testimoniare la resurrezione e la vita. 65


Questo luogo è parte integrante della nostra storia, della storia dei Frati Minori, che fin dalla loro fondazione sono legati in maniera unica e indissolubile alla Terra Santa e ai Luoghi santi della Redenzione, come parte integrante del carisma francescano, che ha nell’incarnazione il suo cuore. E come si può annunciare la gioia dell’incarnazione, senza annunciare il luogo dell’incarnazione? In un certo senso, carissimo Padre, posso dire che questa è casa Tua, e che questo luogo è affidato in primo luogo a Te, che sei il Custode di tutto l’Ordine e al quale la Chiesa ha affidato i luoghi santi. Benvenuto in mezzo a noi. Benvenuto a casa. Il Cristo risorto ti sproni a testimoniare la forza irrompente della vita, in Lui rinnovata, a tutti i fratelli della grande fraternità che ti è affidata.

Messa con il Definitorio Generale Gerusalemme - Cenacolino, 6 maggio 2012 Vorrei iniziare questa riflessione a partire da una frase del Salmo responsoriale, il salmo 147, che è un salmo di lode che sottolinea in modo particolare l’intervento del Signore a favore dei piccoli: Dio risana i cuori affranti, fascia le ferite, provvede anche al bestiame, a tutti coloro che gridano a Lui. Al v. 14 il salmista dice che il Signore mette pace ai confini. Ora sta parlando di Gerusalemme, che è invitata a lodare Dio perché rinforza le sbarre delle sue porte, benedice i suoi figli, mette pace ai confini e sazia con fior di frumento. Cioè fà di questa città una città sicura, stabile, amata, a cui non manca nulla. Colpisce questo accenno ai confini. • I confini sono sempre il luogo più pericoloso e conflittuale di una nazione: basta vedere qui in Israele, ma ovunque. Una nazione può anche essere in pace all’interno, ma i confini, le frontiere, sono sempre luoghi dove è necessario essere pronti alla difesa, presidiare. Le guerre iniziano sempre ai confini, e spesso per questioni di confini. • Non solo i confini degli stati sono conflittuali: anche i confini che ci sono tra noi, le soglie che segnano le nostre relazioni sono spesso conflittuali, per cui uno non 66


sa mai bene fin dove arrivare, fin dove spingersi, e c’è sempre il rischio di essersi spinti troppo oltre, o di essere stati troppo al di qua. Le nostre relazioni sono spesso segnate dal problema del confine. • E infine c’è una sorta di battaglia dei confini anche dentro di noi, dove il confine sono i nostri limiti, il nostro limite anche ontologico, esistenziale, con il quale siamo sempre a combattere, perché in fondo vorremmo che non ci fosse. Eppure i confini sono cosa buona, Dio stesso, creando, ha usato confini, ha messo confini. Creando, Dio separa, e solo così può definire, dare un nome, un significato. I confini impediscono la confusione, permettono di definirsi, di darsi un’identità, e quindi in questo senso permettono la relazione tra le persone. Non c’è relazione se non si definiscono confini. • Sarebbe interessante rileggere la storia della salvezza a partire da questo concetto dei confini, che nella Bibbia ritornano spesso e ritornano fino al termine, quando vediamo nell’Apocalisse (cap. 21) la Gerusalemme nuova che è una città che ha dei confini, una città cinta di mura, ma anche dei confini aperti, perché nelle mura ci sono 12 porte e queste porte sono sempre aperte. La Gerusalemme nuova è una città ai cui confini il Signore ha messo pace, per cui non c’è più paura, e la città è una città aperta. • È stato il peccato a stravolgere il significato dei confini: nel libro della Genesi c’è un’escalation di male che via via rende i confini, le relazioni, sempre più problematici. - Il peccato di Adamo ed Eva chiude i confini tra cielo e terra, chiude le porte del giardino, che diventa inaccessibile (Gn 3,24). - Il peccato di Caino, che di nuovo allontana Dio e l’uomo, ma anche l’uomo dal proprio fratello (Gn 4, 1-26). - E poi c’è Babele, che ha allontanato i confini tra i popoli, li ha dispersi, ha creato confusione e incomprensione (Gn 11, 1-9). • Potremmo dire che quando l’uomo diventa il centro e misura a se stesso, allora perde la propria libertà e cessa di essere ciò che è chiamato ad essere, cioè un dono. Cessa perché, donandosi, ha paura di perdersi… I confini sono chiusi quando l’uomo non è più capace di donarsi, di consegnarsi all’altro, a Dio. • Allora accade che i confini diventano luoghi di tensione, e se prima erano un luogo d’incontro, ora sono diventati un luogo di scontro, un ostacolo. I confini sono chiusi, e l’uomo non incontra più né Dio né il fratello. 67


L’opera redentrice di Dio deve arrivare qui, a mettere di nuovo pace. E ciò che celebriamo in questo luogo è esattamente questo, è questa scelta di Gesù di riaprire i propri confini, e di farlo in un modo totale e irreversibile. Se è la mancanza di dono a chiudere i confini, è il gesto di donazione totale di Gesù a riaprirli: • Riapre i confini della relazione con Dio, perché da questo Corpo aperto viene all’uomo lo Spirito stesso di Dio, la Sua Vita, la vita dei figli che gridano al Padre: Abbà! • E riapre i confini della relazione con l’altro, con il fratello, tra i popoli, perché l’uomo è di nuovo capace di servire, di perdonare, di aver fiducia, di aprirsi all’altro. Il gesto che qui Gesù ha fatto è quello di offrire il Suo Corpo, la Sua vita perché l’uomo possa di nuovo fare un’esperienza di comunione: lo dice anche S. Paolo nella Prima lettura: “Il calice della benedizione … non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane non è forse comunione con il corpo di Cristo? E noi, pur essendo molti siamo un solo corpo” (1Cor10,16-17). Sono solo due versetti, ma c’è tutto il mistero di questa pace ritrovata, di questi confini che di nuovo permettono la comunione. I confini sono di nuovo aperti quando ci si nutre dello stesso dono di Cristo, Pane della Vita, cioè quando ci si lascia nutrire tutti dalla stessa vita. Mettere pace ai confini passa da questa esperienza, non c’è altra strategia possibile che questa, sapendo bene cosa significa nutrirsi di questo Pane, che ci nutre proprio perché ci trasforma a nostra volta in pane, in dono.
 • Non a caso il versetto del salmo 147 che abbiamo ascoltato continua dicendo che Dio ha messo pace e nutre con fiore di frumento. .. La pace, dono del risorto, è dunque nata qui, e non può che rinascere qui, anche per noi. Allora oggi portiamo al Signore i nostri confini, e non solo i nostri, ma anche quelli di tante persone che conosciamo, dei frati di tutto l’Ordine, i confini di questa terra … Quanti confini e quanti conflitti … E ci lasciamo nutrire e trasformare da questo fiore di frumento che mette pace proprio lì, ai confini e, ai confini, riapre le porte della comunione, tra di noi e con Lui.

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I cristiani nel mondo arabo, un anno dopo la primavera araba Bruxelles, 9 maggio 2012 I cristiani: cartina di tornasole del nuovo mondo arabo «In Medio Oriente non si può parlare di laicità, semmai di piena cittadinanza». È questa la vera sfida per padre Pierbattista Pizzaballa, tra i relatori del seminario «I cristiani nel mondo arabo, un anno dopo la primavera araba» promosso il 9 maggio a Bruxelles dalla COMECE (Commissione delle Conferenze episcopali europee). Nel suo intervento il Custode di Terra Santa ha sottolineato come in Israele e nei Paesi arabi la religione non sia un’esperienza individuale, ma il tratto distintivo di ogni gruppo che in quanto tale ha propri usi e costumi, tradizioni e stili di vita. Non si deve dunque aspirare ad un Medio Oriente laico ma «dialogare perché sia riconosciuta la piena cittadinanza a tutti i cittadini, di qualsiasi credo». Prima dell’incontro, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha intervistato il francescano raccogliendo il suo invito a non pretendere un cambiamento immediato. «La primavera araba ha scatenato due reazioni opposte - ha detto padre Pizzaballa - un grande entusiasmo e una forte preoccupazione». Tuttavia negli ultimi quarant’anni i Paesi arabi hanno conosciuto esclusivamente la stabilità e l’immobilismo dei regimi, e riemergere dallo «status quo» richiede un processo lungo e graduale. «Non possiamo aspettarci che, dopo decenni di governi non democratici, il Medio Oriente viva una trasformazione talmente positiva da generare dinamiche sociali serene. Dobbiamo compiere tutti i passi necessari». Un banco di prova è rappresentato oggi dalle nuove Costituzioni che devono essere riscritte e al tempo stesso riflettere l’identità dei partiti: «un ulteriore innesco di tensioni e malintesi». Pazienza dunque e attenzione a «non fare di tutta un’erba un fascio», avverte il Custode di Terra Santa. Non si può generalizzare ed accomunare tutti Paesi mediorientali, perché ognuno ha una propria storia e differenti caratteristiche ed equilibri. «È evidente però - ha spiegato ad ACS-Italia - che possiamo guardare alla condizione dei cristiani come ad una cartina tornasole per comprendere che tipo di governi si stanno istaurando». Ad allarmare maggiormente il ministro provinciale dei Frati minori è ovviamente la Siria, «dove è in corso una guerra civile». Sebbene i cristiani siriani non siano ancora un obiettivo specifico - «soffrono come soffre tutta la popolazione» - il loro essere minoranza li porta ad essere considerati vicini 69


agli alauiti, ramo minoritario sciita a cui appartiene l’attuale presidente, e quindi alla dittatura. «I fedeli hanno molta paura e chi ha possibilità lascia il Paese» ha raccontato il religioso, convinto che «la Famiglia Assad non sopravvivrà a lungo», anche se la situazione è «molto frammentata e di non rapida soluzione». Commentando le dichiarazioni di alcuni vescovi cristiani in difesa del regime siriano - tra cui il patriarca greco-melchita di Antiochia, Gregorio III Laham - il francescano ha dichiarato che «l’episcopato deve essere sempre moderato». Poi ha ribadito la sua ferma opposizione ad un intervento militare nel Paese, che si limiterebbe soltanto ad esasperare il quadro, scatenando ulteriori violenze. «Imposizioni dall’esterno - ha detto ad ACS-Italia - creerebbero reazioni uguali e contrarie. I cambiamenti devono nascere dall’interno ed essere messi in atto gradualmente». E nel processo di trasformazione delle società mediorientali, un valore aggiunto è costituito dai cristiani: «i nostri fratelli nella fede - ha notato padre Pizzaballa - sono pacifici, ben inseriti nel territorio e con una grande preparazione culturale. Il loro aiuto contribuirà sicuramente allo sviluppo del mondo arabo. Ma tutto a suo tempo: la strada da percorrere è ancora lunga».

Capitolo Zonale per i frati della Giudea Emmaus, 24 maggio 2012 Il Vangelo che abbiamo ascoltato (Gv 17,20-26) rischia di sembrarci un Vangelo lontano, lontano dalla nostra esperienza. Gesù parla di unità, dell’essere una cosa sola e questo a noi sembra un po’ un’utopia. La nostra esperienza ci parla al contrario di una vita molto frammentata, se non addirittura divisa: è ciò che vediamo dentro di noi, fuori di noi, a volte tra di noi … In più, Gesù parla di un’unità non solo tra noi, ma di un’unità nostra con Lui, con il Padre. E questo ci appare ancora più lontano: passi l’essere uniti tra di noi, ci si potrebbe pure sperare. Ma che il cielo e la terra siano una cosa sola, che Dio e l’uomo siano una cosa sola, che noi e Lui siamo una cosa sola … Ci crediamo, lo viviamo? Che cosa vuol dire? Eppure, non mi sembra che la storia di Gesù, la sua epoca, fosse meno frammentata 70


della nostra: anche lì, c’erano i Palestinesi e i Romani; all’interno dell’Ebraismo c’erano farisei, sadducei, zeloti … C’era la Galilea, la Giudea e la Samaria e non sempre le relazioni erano ottimali … Gesù non trova un mondo unito e non s’illude che l’uomo sia capace di questo. Eppure ha il coraggio di dire che il fine della sua opera è quello di ricapitolare ogni cosa, di ristabilire quell’unità che era nel progetto originario del Padre sulla Sua creazione. Allora vorrei fermarmi su due aspetti, che ci aiutino a entrare in questo Vangelo, per vedere se quanto Gesù dice in questo finale del capitolo 17 di Giovanni è davvero così distante da noi. 1. Innanzitutto sull’ultimo versetto (Gv 17,26), dove Gesù dice: “Padre, ho fatto conoscere loro il Tuo Nome”. Gesù sintetizza così tutta la sua missione in mezzo a noi: è venuto per farci conoscere il nome di Dio, che è Padre. Questo è tanto più vero nel Vangelo di Giovanni, dove Gesù parla molto spesso del Padre. Qui sembra dirci che tutto quello che ha fatto -guarire, insegnare, moltiplicare i pani, fare i miracoli, tutto!- aveva un unico scopo, quello di farci conoscere il Padre. Ora, mi sembra che ci sia una relazione diretta tra questa conoscenza del Padre e l’essere una cosa sola. Forse la possiamo capire meglio tornando indietro ad una pagina del Libro della Genesi (Gn11,19), una pagina che ugualmente ci parla di nome e di unità, anzi, di dispersione. È il racconto della Torre di Babele Lì c’è della gente che vuole farsi un nome per non disperdersi, per rimanere unita e, che per questo, si costruisce una città e una torre; ma, alla fine del brano, si scopre che l’esito ottenuto è quello opposto, perché alla fine si trovano dispersi su tutta la terra. Cos’è Babele, cosa vuol dire farsi un nome? • Mi sembra che sia innanzitutto qualcosa che ti fai tu: • facciamo mattoni, costruiamo una città, facciamoci un nome, cioè una grande autonomia, un fare senza Dio, con la pretesa di decidere tu dove metti tutto, anche il Signore • Da qui, la conseguenza è questo delirio di onnipotenza, per cui farsi una torre alta come il cielo, una torre che ti pone al posto di Dio. Farsi un nome è decidere “chi si è”. E a Babele l’uomo decide che Dio non c’entra 71


con il proprio nome, si dà un nome senza Dio. Tutto questo non regge, evidentemente, perché è semplicemente umano e il Signore scende, ha pietà di questa umanità chiusa e disperde quest’opera. Volersi fare un nome divide, perché, alla fine, ci saranno solo tanti nomi, tante città e tante torri. E tanta solitudine, perché ognuno avrà solo il suo nome. Qui arriva Gesù e qui porta il Nome del Padre, cioè rivela di nuovo all’uomo che Dio è Padre e che questo è la sorgente della nostra identità, del nostro nome. Questo -e nient’altro!- dice chi siamo. Cioè siamo figli, tutti, ugualmente, abbiamo tutti lo stesso nome, lo stesso valore, la stessa dignità. Allora l’unità sta lì: sta in quest’esperienza per cui tu puoi essere te stesso solo dentro la relazione con il Padre, solo rimanendo unito a Lui. Proprio siccome il Nome di Dio è “Padre”, allora questa relazione con Lui ti rimanda ai fratelli, all’essere una cosa sola con loro. E succede che non devi più farti un nome, perché ce l’hai già, l’hai ricevuto, ti è stato donato, ed è il nome di figlio e di fratello. Questi due nomi sono i nostri unici titoli di gloria, sono la nostra verità, sono la via dell’incontro con l’altro e con Dio. 2. La seconda cosa che colpisce è che leggiamo questo capitolo 17 di Giovanni tra l’Ascensione e Pentecoste. Nella liturgia dell’Ascensione si leggono proprio brani della Parola che parlano di unità: per esempio Efesini 4, Ebrei 10, 1 Pt 3, tutti brani che vedono nel ritorno di Gesù al Padre il compimento di questo progetto di ricapitolazione di ogni cosa in Cristo. L’unità sembra nascere quando Gesù apparentemente lascia i suoi, quando ritorna al Padre da uomo. Era partito “solo come Dio” e, ora, torna al Padre anche come Uomo e questo non gli impedisce di essere una cosa sola con il Padre. Non solo non glielo impedisce, ma questo permette anche a noi, anche all’umanità, di essere una cosa sola con il Padre. È il primogenito di una moltitudine di fratelli. Non solo, ma siamo tra l’Ascensione e Pentecoste, che mi sembrano due feste speculari: • l’Ascensione è la nostra umanità che prende dimora in cielo. (cfr Babele! Il desiderio dell’uomo è compiuto, ma è compiuto in Cristo!) • e la Pentecoste è lo Spirito di Dio che prende dimora sulla terra. Allora, ritornando all’unità, forse va cercata qui, in questa circolarità di vita che s’innesca tra l’Ascensione e Pentecoste. 72


Non è tanto un’idea, né qualcosa di irraggiungibile, ma è questo dato di fatto, già compiuto in Cristo, già donato a tutti, da accogliere vivendo il compimento della Pasqua, vivendo tra queste due feste in modo stabile, per quanto possiamo. Essere una cosa sola, in noi, fra noi, con Dio, è il compimento della Pasqua. E noi siamo chiamati innanzitutto a questo, perché poi tutto il resto -pastorale, testimonianza, servizio, cura dei santuari… - nasce da lì. Ma se manca questo, mi verrebbe da dire che siamo ancora a Babele. Molto occupati, magari costruiamo tante cose, ma alla fine ci si trova sempre un po’ vuoti e un po’ dispersi… Mentre l’essenziale è conoscere questo Nome del Padre, e magari arrivare anche noi a dire a dire, con Gesù: Padre ho fatto conoscere il Tuo Nome.

Capitolo Zonale per i frati della Galilea Cafarnao, 25 maggio 2012 Questo incontro tra Gesù e Pietro (Gv 21,1-19) mi sembra davvero una meraviglia. Dopo la sua Risurrezione, Gesù ha incontrato diversa gente: ha incontrato Maria di Magdala, Tommaso, i due di Emmaus … Sembra proprio che sia andato a cercarli, che li abbia voluti recuperare. Poi ha incontrato gli Undici, tutti insieme, ma mancava questo incontro personale con Pietro. Un incontro di cui Pietro aveva molto bisogno. Mai Gesù sarebbe potuto andarsene, senza questo incontro. È Gesù che va a cercarlo: finisce questa cena strana, che sembra assolutamente inutile perché nessuno dice niente, in cui nessuno osa chiedere a questo sconosciuto: “Chi sei?”, perché sanno che è Gesù. Nei racconti dei sinottici, quando il Risorto incontra gli Undici, spiega loro il senso di quanto ha vissuto, il senso della Pasqua, a partire dalle Scritture. Qui niente, sta semplicemente con loro, mangia con loro. I discepoli hanno di nuovo una conferma che Gesù è vivo e che è con loro, senza troppe parole. Ma poi, finita la cena, Gesù non se ne va, non sparisce: cerca questo spazio d’intimità 73


e d’incontro con Pietro, che probabilmente non avrebbe mai osato fare il primo passo, e che sicuramente aveva un peso abbastanza grosso sul cuore. Aveva tutto il peso del proprio rinnegamento, proprio lui che aveva giurato una fedeltà assoluta al Signore, fino alla morte. Va bene, ora Gesù era risorto, ma Pietro cosa doveva farci con il proprio peccato, con quelle tre volte in cui aveva detto: “Non lo conosco”? Che posto aveva questo rinnegamento nella relazione nuova con il Signore? Possiamo intuire come un dubbio, una paura nel cuore di Pietro. Proprio qui arriva Gesù e arriva con una domanda, ripetuta tre volte: “Mi ami tu più di costoro?” (Gv 21,15) Forse una chiave per capire la bellezza di questo incontro sta in questo “PIU’”. Cos’ha Pietro PIU’ degli altri, se non il fatto di aver rinnegato il Signore, di aver -per così dire- perso completamente la faccia? In PIU’, Pietro ha solo un peccato evidente: ha dimostrato di non saper amare, o di saperlo fare solo a parole. Ebbene, Gesù trasforma questo più di peccato in un più di amore, anzi, nell’esperienza stessa dell’amore, perché dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia. L’amore di Pietro nasce lì: Gesù gli chiede di amarlo a partire dalla propria umiliazione, dalla propria incapacità di amare, dalla verità di se stesso. Il Signore cerca di far capire a Pietro che il suo peccato può non essere un ostacolo alla relazione con Lui nel momento in cui Pietro si lascia mettere nella verità, ed è questa verità che gli fa fare finalmente un’esperienza vera dell’amore di Gesù, del Suo amore assolutamente gratuito. Il peccato non è un ostacolo nel momento in cui ci rende umili e a volte il Signore, per spogliarci della nostra presunzione, non ha altro da usare se non il nostro peccato. Gesù chiede a Pietro un amore umile, un amore che sappia rinunciare alla gratificazione che gli viene dal credersi capace di amare. Adesso Pietro è capace di amare PIU’ di costoro.

Qui allora inizia la vera sequela di Pietro: “Seguimi” (Gv 21,19). È interessante, perché in Giovanni, all’inizio (Gv 1, 35-42), non c’è una vera e propria chiamata, e questo verbo -“seguimi”- per quanto riguarda Pietro ricorre qui per la prima volta. Questo Pietro, che ha fatto questo cammino di miseria e di misericordia, ora è finalmente un discepolo di Cristo. Non lo era necessariamente quando era sicuro nelle sue professioni di fede e nelle sue dichiarazioni di amore e di fedeltà. Ma ora sì. Il discepolo è colui che entra in quest’ umiltà dell’amore, per cui vive nella coscienza 74


che c’è sempre uno scarto immenso tra quanto il Signore ci dà e quanto noi sappiamo restituire. E forse la sequela è proprio la capacità di starci dentro, di vivere di questa gratuità, senza la pretesa di esserne degni, di esserne all’altezza.

Ora dunque Pietro è un discepolo, e quindi ora è anche un pastore: “pasci le mie pecorelle” (Gv 21,15…) Perché il pastore buono è colui che ha fatto esperienza del proprio peccato e della misericordia del Signore: un pastore che non abbia fatto questa esperienza sarà un pastore senza cuore. Invece Pietro sarà capace di guidare gli altri a trasformare il “di più” del loro peccato in un “di più” di amore, d’incontro con Cristo. E questa è l’unica cosa di cui l’uomo ha bisogno, che non sa fare da solo, per cui ha bisogno di una guida. Perché una delle domande più difficili e più vere dell’uomo riguardano il proprio peccato, il cosa farci con il male che uno si scopre dentro. E siccome ora Pietro lo sa, allora è una guida Con questo incontro, sulle rive del Lago di Galilea, si conclude il Vangelo di Giovanni. Due cose mi sembrano importanti. La prima, è che il vangelo di Giovanni si chiude con una chiamata, cioè con un inizio, con una partenza. È un Vangelo aperto, che ricomincia ogni volta, che ricomincia con chi lo legge. Chi arriva alla fine della lettura del Vangelo, ascolta questo invito a seguire il Signore, e riparte. La seconda, che questo Vangelo così “teologico”, così intenso, così alto, si concluda con questa scena così delicata, che ci parla di un Gesù semplicemente attento a recuperare l’altro che si è perso nel proprio fallimento. E se un po’ tutto il Vangelo di Giovanni è percorso dalla domanda sull’identità di Gesù, mi sembra che qui troviamo una risposta, proprio guardando questo incontro tra Gesù e Pietro. Inoltre a me sembra che questo episodio possa avere un sapore liberante per la nostra fede e per la fede della gente che incontriamo, una fede che spesso ci sembra insufficiente, un po’ piena di sensi di colpa, di paure. Abbiamo visto cosa ne fa Gesù di tutto questo, come lo trasforma in un’esperienza di amore … Ebbene, oggi anche noi abbiamo la possibilità di metterci un po’ al posto di Pietro e di incontrare il Signore così. 75


Festa della Visitazione Ein Karem, 31 maggio 2012 Abbiamo celebrato da pochi giorni la Pentecoste, e mi piace pensare che, finito il tempo pasquale, inizia il tempo della Pentecoste, il tempo dello Spirito Santo. Che quindi quello che noi chiamiamo “Tempo Ordinario” sia un lungo spazio di tempo -fino al prossimo Avvento-, che ci dona di vivere il mistero della presenza definitiva di Cristo in noi attraverso il Suo Spirito. E quest’anno, proprio in questi giorni subito dopo Pentecoste, ci è dato di celebrare la Visitazione, e io vorrei cogliere il legame tra queste due celebrazioni, il significato di questa vicinanza. Perché è come se la solennità di oggi ci dia un primo esempio -uno dei tanti fra quelli che ci saranno dati anche attraverso tutte le altre celebrazioni dell’anno liturgico, attraverso la memoria dei santi- per mostrarci concretamente cos’è la vita nello Spirito. La vita di Maria è una vita abitata dallo Spirito: mi sembra significativo che, nel Nuovo testamento, la presenza di Maria sia racchiusa tra due effusioni dello Spirito: la prima, donata a lei in modo particolare a Nazareth, al momento dell’Annunciazione (Lc 1,26-38); la seconda -l’abbiamo ascoltato domenica scorsa- con la presenza di Maria al Cenacolo nel giorno della Pentecoste (At 2,1-12. cfr At 1,14). • Ed è come se nel giorno di Pentecoste si compisse la missione di Maria: quanto è accaduto per lei sola, a Nazareth, a Pentecoste è donato a tutti; come lei è stata riempita di Spirito all’Annunciazione, così tutta la Chiesa ne è colma a Gerusalemme nel Cenacolo. (Francesco: Vergine fatta Chiesa). • Possiamo dire in qualche modo che il senso ultimo dell’Annunciazione è la Pentecoste: Maria è colmata di Spirito per generare Cristo, e perché Lui, attraverso la Pasqua, possa donare allo stesso modo lo Spirito ad ogni credente in Lui. - Ed è come se Maria in qualche modo portasse in sé questa vocazione a suscitare lo Spirito, ad attendere lo Spirito, a rivolgersi allo Spirito come sorgente di vita - È quello che vediamo accadere oggi, qui: dove Maria arriva, c’è una presenza dello Spirito, un’effusione, una piccola Pentecoste. Maria è talmente piena e traboccante di Spirito, che -dove lei arriva- lo Spirito è come risvegliato, e investe Elisabetta, Zaccaria, perfino Giovanni nel grembo di Maria. Allora, mi sembra che possiamo guardare a Maria, e in modo particolare a quanto lei ha vissuto qui nel momento della Visitazione, per vedere come opera lo Spirito Santo nella vita dei credenti. • e lo possiamo fare con una certa sicurezza, perché siamo sicuri che Maria, nella sua purezza, nella sua trasparenza, non ha messo ostacoli all’opera dello Spirito, si 76


è lasciata fare; e quindi, guardando lei, vediamo perfettamente lo Spirito all’opera. Dunque, cosa fa lo Spirito? Mi fermo su tre considerazioni fra tante. • La prima, la più importante, è che lo Spirito genera Cristo in noi. Esattamente come ha fatto in Maria, lo Spirito porta in noi la vita di Cristo. Senza lo Spirito, ciascuno di noi è solo se stesso. Con lo Spirito, ciascuno di noi è un’incarnazione particolare della Vita di Cristo. • E questo significa che, senza lo Spirito, non si è cristiani, che la nostra fede non è tanto una chiamata a fare determinate cose, ma a lasciare vivere Cristo in se stessi, ad essere pienamente noi stessi lasciando che Lui viva in noi stessi. • E significa anche che non si tratta tanto di sforzarsi di pregare, di fare del bene, di perdonare, perché tutto questo è impossibile se non è il frutto naturale della presenza dello Spirito in noi: Come Gesù è il frutto dello Spirito in Maria, così anche il nostro essere cristiani -e quindi il nostro comportarci come tali- è il frutto dello Spirito in noi. • La seconda cosa che lo Spirito fa in noi è quella di renderci capaci di riconoscere Cristo anche nella vita degli altri. • Maria si mette in cammino (ed anche questo è un frutto dello Spirito, che muove, che non lascia fermi, che invia sempre verso l’altro), e viene qui per vedere l’opera di Dio nella vita di Elisabetta. • La vede nella cugina Elisabetta, ma la vede anche in tutta la storia della salvezza, per cui canta questo inno nel quale ripercorrendo tutte le generazioni e nel presente in Elisabetta, scruta ed esalta -al di là delle apparenza, in profondità- l’opera paziente e buona di Dio. Vede ciò che Dio vede. E l’opera paziente di Dio è la vita dell’uomo. o c’è una capacità, che lo Spirito dona, di vedere la vita, di credere nella vita • E ci vuole lo Spirito, perché sono talmente tanti i segni di morte, che noi, da soli, potremmo solo scoraggiarci. Invece lo Spirito ci dona uno sguardo nuovo, capace di cogliere dentro i vari passaggi della storia l’opera di un Altro • Questo sguardo, porta in sé un frutto importante, che è quello di cambiare le nostre relazioni. La visitazione ci dice cosa sono le relazioni quando ciascuno è colmo di Spirito, quando vive non di Sé, ma della presenza di Cristo al proprio cuore; quando la nostra vita nasce da Lui. Allora le relazioni diventano come la visitazione tra Maria ed Elisabetta, un reciproco riconoscersi nel profondo della propria appartenenza a Lui, della propria somiglianza a Lui. Un reciproco riconoscersi, e quindi un reciproco confermarsi in questa fede. - E di questo, mi sembra, abbiamo sempre tanto bisogno, perché se è vero che 77


ciascuno deve trovare dentro di sé la sicurezza della propria relazione con Dio, è vero anche che c’è una conferma che può venire solo dal di fuori, che può venire solo nella relazione con l’altro. - La terza cosa che lo Spirito opera, la vediamo ascoltando Maria cantare il Magnificat, e mi sembra la sintesi tra i primi due passaggi: se lo Spirito ha generato Cristo in noi, se ci ha dato uno sguardo nuovo e puro, capace di vedere l’opera di Dio nella storia, allora il cuore è nella gioia, e canta. Allora, soprattutto, nasce la preghiera, che è il modo cristiano di restituire a Dio la sua opera. • Anche qui, la preghiera è qualcosa di tanto lontano e tanto diverso da tante nostre preghiere, dove noi siamo ancora protagonisti. La preghiera è arrivare a quel luogo profondo del nostro intimo dove lo Spirito vive, dove prega in noi, è arrendersi alla Sua presenza e lasciarlo finalmente fare. Perché tutto questo sia possibile, la solennità di oggi ci dice che bisogna “solo” credere: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1,45). La fede è la porta che apre la vita allo Spirito. Questa porta, Maria l’ha tenuta sempre aperta, si è lasciata completamente fare. Oggi le chiediamo di aiutarci a fare altrettanto, a lasciare che lo Spirito compia in noi ciò che ha operato in lei.

Messa per il Papa Betlemme, 30 giugno 2012 Vorrei ascoltare il Vangelo di questa Liturgia a partire da questa domanda: “Cosa significa conoscere Gesù, come lo si conosce?”. Perché conoscere Lui è la cosa più importante della vita, è il nostro desiderio più profondo. San Paolo dice che questa conoscenza supera ogni altra conoscenza, che cioè possiamo anche sapere tutto il resto, ma se ci manca la conoscenza di Cristo ci manca la cosa più importante, ci manca il senso della vita, ci manca la vita stessa. Allora vorrei cercare nel Vangelo che abbiamo ascoltato qualche indicazione, per conoscere Gesù. 78


La prima ci viene dal luogo dove questo episodio si è svolto. Il Vangelo è molto preciso, e lo colloca a Cesarea di Filippo, al Nord della Galilea. È un luogo “lontano” da Gerusalemme, da questa città dove Gesù si rivelerà in modo definitivo come Figlio di Dio che dà la vita, dove la risposta alla nostra domanda sarà piena e definitiva; è anche un luogo segnato da un passato di idolatria, di scismi, un luogo un po’ pagano… Da qui inizia il cammino di Gesù verso Gerusalemme: nei sinottici, questo brano fa un po’ da cerniera tra due parti del vangelo, tra gli anni di Gesù in Galilea e il suo viaggio verso Gerusalemme. Si parte da qui. Mi sembra importante partire da qui, e cioè da lontano. Conoscere Gesù significa partire da dove si è, da Cesarea di Filippo, e mettersi in cammino verso Gerusalemme. Mi sembra importante dirsi che siamo sempre un po’ lontani da questa conoscenza piena, che non ci è mai data, che è costantemente rimessa in cammino. Conoscere Gesù significa ripartire ogni giorno da Cesarea di Filippo, passare per il Tabor, poi discendere, salire a Gerusalemme, affrontare lo scandalo della croce e la novità della risurrezione, attendere lo Spirito … Quindi la risposta non è una frase, non è un’idea che ci siamo fatti su di Lui, ma è un cammino, da Cesarea a Gerusalemme, e poi da Gerusalemme ripartire per portare la buona notizia alle nazioni … La seconda ci viene da Pietro. Pietro dà un risposta importante, perché non solo intuisce che quest’uomo, che ha davanti, è diverso, ma anche arriva a questa professione di fede, per cui Gesù è il Messia, il Figlio di Dio. E Gesù ci dice che questa professione di fede non viene semplicemente da Pietro, ma che il Padre gliel’ha rivelato; cioè conoscere Gesù è un dono che viene dal Padre. Per ogni altra conoscenza, basta impegnarsi, leggere, studiare. Per conoscere Cristo bisogna abbandonarsi al Padre, chiedere a Lui la grazia della fede. È la conoscenza della fede, nella fede, e quindi nello Spirito Santo. Poi è bello perché anche Pietro dovrà fare il suo cammino, per riempire di significato questa frase, per conoscere come il Cristo è Messia, Figlio di Dio. Non basta la conoscenza di Cesarea, anche Pietro deve arrivare a Gerusalemme, e vivere il suo fallimento, il fallimento di Gesù, e scoprire che Gesù è veramente Figlio di Dio perché il Padre non lo abbandona nella morte, ma gli ridona la vita. Per scoprire anche che Gesù vive questo sacrificio d’amore perché anche noi possiamo ritornare ad essere figli, come Lui, in Lui. 79


Ecco, mi sembra che Pietro ci dica che non è Lui a sapere chi è Cristo, ma è lo Spirito che agisce in Lui. E che quindi la conoscenza nasce da un’umiltà del cuore, che si mette in ascolto, che ha bisogno di ricevere il dono di conoscere il Signore. Anzi, forse conoscere Cristo è proprio questo atteggiamento di accoglienza dell’altro, della vita, come rivelazione: cioè un vivere con questa domanda dentro, e lasciare che la vita porti in sé la risposta, sia rivelazione del Volto di Cristo. Il Vangelo riporta proprio questa beatitudine, di colui che lascia che la risposta gli sia rivelata (Mt 16,17), di chi vive la vita con questo atteggiamento di ricerca, di ascolto, cercando nella vita la rivelazione del mistero di Cristo, del suo amore. Non io sembra che il Vangelo di oggi ci chieda di dare una risposta su chi è Gesù. Mi sembra piuttosto un invito a farsi la domanda, a rimanere nella domanda, a vivere così, come con un costante anelito del cuore. Mi sembra importante, quindi, vivere con in cuore questa domanda, con questo desiderio di conoscere il Signore, sapendo che la risposta verrà dal riconoscere la presenza di Cristo dentro gli eventi della vita. O, meglio ancora, riconoscere che tutto quello che ci succede è esattamente la forma con cui la Pasqua di Gesù arriva fino a noi. La terza indicazione ci viene da Gesù stesso, perché ad un certo punto la domanda è come ribaltata, e Gesù - che aveva chiesto chi era Lui- arriva a dire chi è Pietro, gli dà un nome, un’identità nuova. Lui ci risponde alla sua stessa domanda, come se ci volesse dire: “Io sono Colui che ti dice chi sei”. Ecco, Gesù è proprio Colui che ti dice chi sei, e quindi trovarlo, conoscerlo, alla fine è incontrare se stessi. Perdersi per conoscere Lui (cfr Fil 3,7 ss!) è l’unico modo per trovarsi veramente. Conoscerlo, quindi, è lasciarsi conoscere, è non lasciarsi definire da nient’altro che non sia Lui, lasciarsi rigenerare, lasciarsi dare un nome nuovo. Lo conosci se gli appartieni, cioè se entri in questa relazione di fiducia in cui lasci che il Signore ti dica chi sei. E per questo è necessario perdere tutto, lasciarsi spogliare di tutto, per non avere altro che Lui. Abbiamo visto, quindi, che questa risposta su chi è Gesù non è facile; chiede un cammino, chiede umiltà, chiede di giocarsi la vita. Ma mi sembra che l’occasione di oggi ci dia un’altra indicazione preziosa. E cioè che per conoscere il Signore, in qualche modo bisogna passare per Pietro. Che questo suo primato nel proclamare la fede diventa servizio alla fede di tutti coloro che vengono dopo di lui, perché la fede è la stessa. 80


E che quindi bisogna mettersi in cammino con Pietro, con tutta la Chiesa, e percorrere lo stesso tragitto, da Cesarea di Filippo a Gerusalemme, fino a Roma, alla testimonianza del martirio. Questo è, anche oggi, il servizio di Pietro, quello di confermare i fratelli in questa fede, che riconosce dentro la storia di oggi come di ieri la stessa dinamica pasquale, lo stesso Signore. La fede, quindi, la conoscenza di Cristo, passa per la comunione con Pietro. Ci sia dato oggi di ridire e di rivivere questa comunione con il successore di Pietro nella gratitudine e nella preghiera: oggi, come allora e come sempre, il cammino di Pietro è travagliato, ma questo non deve stupire. Ciò che stupisce è che il Signore continua a garantire la sua presenza e a rivelarsi, esattamente dentro tutto ciò che accade su questo cammino, da Cesarea a Gerusalemme.

Festa del Preziosissimo Sangue Gerusalemme, 1 luglio 2012 La festa di oggi ci offre una porta preziosa per entrare nel Mistero della rivela-zione e della redenzione: l’immagine del sangue percorre tutto l’Antico Testa-mento, ci parla della relazione dell’uomo con Dio, della salvezza che Dio ha ini-ziato con il popolo di Israele e che poi si è compiuta nella Pasqua di Gesù. 1a) Nel Libro del Levitico troviamo più volte la proibizione di gustare il sangue degli animali: dietro c’è l’idea che il sangue è la vita, e la vita appartiene solo a Dio. E quindi che Dio solo può decidere del sangue, perché, se il sangue è la vita, solo il Signore è Signore della vita (Lv 17). La proibizione era così grave e assoluta che la pena per la sua infrazione era la morte: chi mangiava il sangue di un animale, doveva morire. E Dio stesso, tante volte, interviene nella storia per dire che Lui stesso vendicherà il sangue sparso innocentemente. 2a) Proprio perché il sangue è la vita, ha un valore espiatorio. Lo leggiamo chiara-mente 81


in Lv 17,11: “il sangue espia, perché è la vita”. Valore espiatorio significa che in qualche modo ridona alla vita la sua integrità, la sua pienezza: la vita dell’uomo, segnata dal peccato che in qualche modo la muti-la, la impoverisce, viene purificata e rinnovata attraverso il sacrificio del sangue. Il sangue in sé non aveva valore espiatorio. Quello offerto in sacrificio, offerto a Dio sull’altare era il sangue che purificava ed espiava. Il sangue veniva asperso sull’altare, per dire che in qualche modo veniva restituito a Dio: il sacrificio di un animale nel tempio poteva avere diversi significati, fra cui proprio questo, di restituire tutto a Dio, di restituirgli la vita. Ed è altrettanto importante che questa offerta di un sacrificio, questa offerta del sangue, aveva senso solo dentro il contesto dell’Alleanza. Anzi, il sacrificio veniva offerto proprio per ristabilire quest’alleanza, questa comunione con Dio; perché questa è la vita! La vita dell’uomo è piena solo dentro la comunione con Dio, solo dentro un’alleanza. Nell’AT, quando questa comunione veniva offuscata, era necessario un sacrificio, era necessario lo spargimento del sangue, l’offerta di una vita, per-ché la vita dell’uomo -cioè la sua alleanza con Dio- tornasse ad essere integra. Con Gesù, tutto questo si compie, in modo nuovo e definitivo. 1b) È Lui il Signore della vita, è Lui che può decidere della vita dell’uomo, della sua propria vita. E decide di donarla, cioè di spargere questo sangue in sacrificio per tutti. E se nell’AT chi beveva il sangue di un altro essere vivente, doveva essere messo a morte, qui è esattamente il contrario, che proprio questo sangue dà la vita. 2b) Il sangue di Cristo viene versato in sacrificio, per questo la Croce è il vero altare, su cui questo sangue viene versato, per tutti e per sempre. E il sangue di Gesù ha questo valore di espiazione, di rinnovo dell’alleanza, solo perché è versato per amore, in obbedienza al Padre. Nel racconto della cena, nei vangeli sinottici, è molto chiaro e molto forte che donando il suo Sangue, Gesù stabilisce la nuova ed eterna alleanza. La nuova alleanza dell’uomo con Dio passa attraverso il sangue di Gesù, ed è un’alleanza veramente definitiva. Gesù ci dona il suo sangue da bere perché la vita di Dio abiti in noi. 82


Quando nella Bibbia si usa il termine sangue per parlare dell’uomo (spesso uniti a carne: “carne e sangue”), lo si usa per dire la vita umana nella sua limitatezza. Il dono di Cristo è dato perché la vita di Dio sia innestata in noi, e noi in Lui. Una vita senza fine, eterna. Così non abbiamo più solo un cuore nuovo, o uno spirito nuovo, ma abbiamo dentro di noi il sangue stesso di Dio, che in qualche modo ci vive dentro. Perché questo fosse possibile, Gesù ha versato il suo sangue, perché l’alleanza è un’alleanza d’amore, che si fonda sul dono definitivo di Dio. Per questo il Risorto può donare la pace. Perché ha versato il suo sangue per la riconciliazione tra Dio e il suo popolo, e ora, nel suo sangue, la pace è compiuta. Vorrei finire con un’immagine tratta dal Libro del profeta Ezechiele. I capitoli 40-48 di Ezechiele sono capitoli che parlano in modo particolare di culto, di offerte, di tempio, di sacrifici. E al capitolo 47 c’è un’immagine molto bella, per cui il profeta vede acqua uscire dal lato destro del tempio. L’immagine è ripresa nel Libro dell’Apocalisse, al capitolo 22. Cosa succede? Succede che il tempio diventa una sorgente. In Apocalisse è il trono dell’Agnello ad essere una sorgente, e noi sappiamo che il trono dell’Agnello è la croce. Questa sorgente, piano piano diventa un immenso fiume, un fiume particolare, perché lì dove arriva porta una vita abbondantissima: pesci abbondanti come nel Mar mediterraneo e, sulle sue rive, alberi che portano frutto ogni mese, che non appassiscono, e le cui foglie servono da medicina. Insomma, tutte immagini di vita, di quella vita di cui abbiamo parlato poco fa, dicendo che il sacrificio del sangue era per la vita, per ridonare la vita in abbondanza. Ecco, la vita nasce da qui, dal vero santuario, dal vero altare. Come un fiume. Questo fiume arriva fino a noi, oggi. È lo stesso fiume, nato il giorno del venerdì santo, con l’offerta in Croce del vero Agnello. Come in Ezechiele 47, basta stare nei suoi paraggi, in riva al fiume, per vivere. Cioè basta lasciarsi raggiungere, lasciarsi toccare e penetrare da questa grazia, da questo dono d’amore. Oggi, questa Eucaristia, non è altro se non questo stesso fiume. Ancora una volta il Sangue di Cristo viene offerto in sacrificio, per noi. È lo stesso sacrificio, che oggi ci raggiunge. Ci doni il Signore di stare lì accanto e dentro questo mistero trovare la vita in abbondanza. 83


XXV Anniversario Romitaggio Getsemani Gerusalemme, 7 luglio 2012 Le vocazioni, la profezia: Il roveto ardente, il Getsemani, la voce che grida ancora oggi: tre manifestazioni di Dio La vocazione di Mosè Es 3, 1-6. 10-16; 4, 10-17. Manifestazione di Dio per eccellenza. Gli atteggiamenti tipici del profeta e a cui il profeta si espone sono diversi: lo scandalo, il confronto con le istituzioni con conseguente persecuzione e messa in discussione della mentalità corrente, ecc. Vi è anche il dolore. La profezia mette il dolore nell’animo del profeta, altera il suo animo e la sua vita. È proprio quest’alterazione a creare il dolore. “È strappato alla propria famiglia, al suo ambiente, alle sue condizioni di vita, alla sua mentalità, al suo temperamento, e buttato altrove. È sottratto al suo io e, trasformato, non riconosce più se stesso. Si fa di lui la sua stessa contraddizione; dice ciò che non ha mai pensato, annuncia ciò che ha sempre temuto. La sua esistenza è il paradosso del suo essere” (Neher, 244). La profezia richiede sradicamento. Pensiamo ad Amos, che stiamo ascoltando proprio in questi giorni. L’appello di Dio è assoluto: Va’… dal Faraone. (Rottura con la vita corrente. Per Mosè, l’abbandono del mestiere di pastore). “Dopo lunghi giorni di esitazione, alla fine Mosè è costretto ad abbandonare le sue greggi e ad essere profeta. Ma non ha ancora compreso quanto la sua vocazione sia così alterante. Tutto preso nei suoi pensieri, considera la vocazione profetica ancora a misura delle sue modeste preoccupazioni, si mette in cammino come un buon padre di famiglia, con tutta la sua famiglia. Occorrerà un nuovo incontro, violento questa volta, oscuro, patetico, perché Mosè comprenda che mettersi in cammino profeticamente non è seguire un itinerario per gente borghese. Un taglio deciso si è ormai operato tra lui e la famiglia. Quello è il momento in cui comincia veramente ad accedere alla vocazione che sarà, per lui, sempre più un vivere al di sopra degli altri e in solitudine” (Neher, 248). La pesantezza: il profeta non agisce liberamente, mosso cioè dal desiderio di agire di sua stessa volontà. Desidererebbe essere invece liberato dal fardello che il Signore impone. Tra Dio e il profeta vi è lotta a tutti i livelli. A volte anche una lotta corpo a corpo (Es 4, 24; Yabbok, il giogo di Geremia, ecc.). Anche Mosè cerca di conservare la sua libertà, fin dal principio, con la sua vocazione, come abbiamo visto. “Egli non accetta la sua vocazione se non dopo un lungo dialogo, della durata di 84


parecchi giorni. Davanti al miracolo del roveto ardente che lo affascina e di cui vorrebbe penetrare il segreto, si ferma, sconvolto nell’apprendere che ciò che gli si rivela riguarda proprio lui. Con pazienza instancabile cerca di perorare la sua innocenza. La semplicità del dialogo è pari solo all’ingenuità degli argomenti che Mosè oppone al suo grande interlocutore… le obiezioni di Mosè vengono tutte scartate, l’una dopo l’altra, da una risposta di Dio, senza che questa risposta sia discussa. L’ultima grande obiezione rivela il dramma di Mosè: manda chi vuoi (Es 4, 13). La collera di Dio l’obbliga a cedere. Perlomeno ha potuto, preventivamente, parlando con Dio, manifestare il suo desiderio di restare libero” ( Neher, 256). Altri atteggiamenti: rivolta, rifiuto, contestazione. “I profeti per i quali l’elezione non si riduce a un istante, ma si dilata ampiamente in un’intimità prolungata con Dio, resteranno, tuttavia, anch’essi, con la loro sete, e non conosceranno la decifrazione ultima del loro messaggio. Dio non li dimentica, certo, ma non li sostiene abbastanza per giustificarli. L’alterazione ha per conseguenza ultima, l’abbandono. Trasformato dalla profezia, il profeta è nell’assoluto agli occhi degli uomini, e, davanti a Dio, è fra gli uomini. È se stesso senza mai esserlo” . Il Getsemani Mt 26, 36-46. Anche qui abbiamo a che fare con una manifestazione di Dio, una sorta di teofania. Qui troviamo inoltre gli stessi atteggiamenti tipici dei profeti e della loro vocazione. Questi però non sono rifiutati; sono anzi assunti e accolti. Gesù al Getsemani è veramente se stesso, senza alterazioni. Gesù si pone in intimità con Dio nella preghiera (36. Cadde faccia a terra; altrove un angelo viene a confortarlo). Prova dolore (37-38. Altrove si parla di gocce d sangue). Desidera evitare tale missione (rifiuto), ma si rimette alla volontà del Padre (39.42.44). La solitudine e l’abbandono dei suoi (40. 43. 47. 56, ecc). La pesantezza degli occhi dei discepoli richiama alle manifestazioni di Dio dell’AT (la sonnolenza di Abramo, Gen 15; Giacobbe, Gen 28, ecc.). La ripetizione per tre volte, richiama anche a una sorta di rituale, di teofania. Sembra quasi un paradosso: in un momento d’intimità così profondo e unico con il Padre, vi è anche il culmine della solitudine e del dolore, della separazione, dell’alterità. Come se la piena umanità di Gesù gridasse tutta la sua ritrosia e fatica nell’accettare il suo fallimento. In questo momento in Gesù non vi è solo un Dio che si è fatto carne, ma l’Assoluto che entra nella notte. Al Getsemani, in effetti, inizia anche il fallimento di Gesù, fallimento necessario, che lo porterà in conclusione ad assumere la morte. Solo così del resto questa può essere annientata. Getsemani è Gesù che ricorda ai discepoli la necessità di vegliare e di pregare per non cadere nella tentazione, tentazione che è separarsi da Dio, allontanandosi dalla 85


sua volontà, la vera morte dell’uomo. Nell’obbedienza alla volontà del Padre, Gesù condanna la morte, la separazione da Dio. Nell’obbedienza, nel rimettersi alla Sua volontà, nello stare nella relazione con Lui, sta la nostra vita. Ciò che Gesù ha richiamato nella sua predicazione (i tralci e la vite, amore-unità, ecc.) al Getsemani lui lo compie in sé. Così nella sua unità così profonda con il Padre, che al Getsemani si manifesta e che sulla croce si compie in pienezza, Gesù rivela definitivamente la sua identità. Con l’invito a pregare al quale Gesù richiama i suoi discepoli, si manifesta il desiderio che essi stiano nella vita, cioè nella relazione con Lui, nella tensione costante della ricerca di Lui. Mentre nel profeta vi era generalmente la tentazione di fuggire, di recalcitrare, di interrompere a volte la missione cui era chiamato, qui Gesù entra liberamente nella sua missione e indica la nostra: pregare, stare con Lui, vivere. Cessa la missione dei profeti. Non è più necessario richiamare altri recalcitranti personaggi per ricondurci a Dio. L’obbedienza, cioè la vita, intesa come relazione piena con il Padre, si è manifestata in maniera assoluta, una volta per tutte. Il Getsemani non è il racconto della vocazione di Gesù. Il Getsemani è la nostra vocazione. La voce che grida ancora oggi Mt 10, 5-26. Con voce che grida ancora oggi si intende il grido di Gesù, che risuona ancora oggi nel mondo. Sono i suoi discepoli a portare questa voce. “Un discepolo non è più grande del suo maestro, né un servo più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro” (Mt, 10, 24-25). La via è la stessa. La nostra vocazione, indicata dai profeti e ricevuta al Getsemani, è quella di stare con il Signore, e il nostro destino non può essere diverso: i sentimenti di solitudine, abbandono, dolore, non sono però più fine a se stessi, ma sono calati nella vita, cioè nella relazione piena con il Padre, che Lui ci ha donato. Le persecuzioni e le solitudini non ci saranno risparmiate. Ma Gesù, cioè la vera vita, non può più esserci tolto. Ci è donato per sempre. La voce che grida ancora oggi, ha bisogno di ginocchia piegate, come al Getsemani, più che di organizzate strategie. Il Romitaggio vuole essere questo. L’opportunità di vegliare e pregare con Lui; la possibilità di riscoprire questo dono. Farlo nello stesso Luogo, è poi più che un dono. È una grazia.

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Festa di S. Ignazio Dt 30, 15-20; 1Tm 1,12-17; Lc 9, 18-26 Gerusalemme, 31 luglio 2012 Mi sembra bella questa occasione di riavvicinare S. Ignazio e il Custode di Terra Santa. È l’occasione soprattutto di riavvicinare Ignazio e Francesco, che sembrerebbero molto distanti, in realtà hanno molti punti in contatto: • Sono entrambi dei convertiti, due uomini che prima di lasciare tutto e di iniziare a vivere la sequela di Cristo, hanno inseguito altri ideali, hanno cercato la gloria, l’onore, hanno “cercato di salvare la propria vita”, direbbe il Vangelo di oggi ◦ in entrambi c’è stesso passaggio, “dall’egocentrismo al Cristocentrismo”,da una vita centrata su di sé ad una vita centrata su Cristo, spesa per Lui ◦ ed in entrambi con una radicalità totale, con una grande passione. • Poi vivono questa conversione in 2 epoche diverse, e sono essi stessi diversi, quindi Ignazio sistematizza, ordina, scrive, mentre Francesco no. • Quindi c’è la stessa follia evangelica, con la stessa decisione di sottomettersi al Signor Papa, dove il Papato e la Chiesa, sia all’epoca di Francesco che in quella di Ignazio, non risplendevano di particolare virtù evangelica. ◦ Eppure, in entrambi, questa scelta che dice che non è possibile amare Cristo senza amare la Sua Chiesa, senza mettersi in un atteggiamento di servizio e di sottomissione. ▪ È la scelta coerente alla logica dell’Incarnazione, scelta che ama il Corpo di Cristo, così com’è. • Sono anche due santi che, in modo diverso, vivono una minorità, scelgono questa minorità: ◦ Francesco, che di questa ◦ ma anche Ignazio, che magari parla meno di minorità, ma letteralmente scompare dietro l’Ordine che fonda, dietro i suoi Esercizi Spirituali, dietro Cristo. • In sintesi, potremmo dire che entrambi sono portatori di una novità evangelica, e guarda caso questa novità riguarda il modo di vivere il potere nella Chiesa, nelle relazioni tra gli uomini, un potere vissuto come servizio, come possibilità e libertà di dare la vita. ◦ E in questo modo nuovo di dare la vita, entrambi la vita la trovano, trovano un’abbondanza, una discendenza, una grande fecondità Proprio di questo parlano le letture della festa di oggi. La parola che più vi ricorre è la parola “vita”. Troviamo questo imperativo di Dio per l’uomo, questo imperativo che è semplicemente la vita. “Scegli dunque la vita” (Dt 30, 19) ► Il brano del Deuteronomio ci dice che vivere è amare, cioè stare uniti al Signore, che al di fuori di questo non c’è vita vera, perché Lui è la vita... ► Il Vangelo ci fa fare un passo in più, e ci dice che amare è perdere. Cioè che 87


questa vita, che è il disegno di Dio, l’imperativo di Dio per l’uomo, la si trova soltanto perdendosi. Non un qualsiasi perdersi, ma un perdersi completamente in Lui, perdersi in Colui che si è perso per noi. “Perdersi nel Perso” ► Ma io vorrei fermarmi soprattutto sul v. 17 del Deuteronomio, perchè mi sembra che la grande attenzione di Ignazio sia stata quella di dare un metodo, di indicare una via per arrivare ad amare, per arrivare a perdersi. E qui il Deuteronomio dice esattamente quali sono le tre tentazioni che impediscono all’uomo di amare, di perdersi: 1: “Se il tuo cuore si volge indietro” 2: “Se tu non ascolti” 3: “Se ti lasci trascinare a prostrarti dinanzi ad altri dei e a servirli” allora “oggi vi dichiaro che certo perirete” (v. 18), che non troverete questa vita, che invece Io voglio donarvi. Queste 3 tentazioni sono 3 fughe, 3 modi per tornare al mettere al centro se stessi, non il Signore. 1. La prima, “Se il tuo cuore si volge indietro”, è Israele che esce dall’Egitto, ma si volge indietro, e rimpiange ciò che non ha. Voltarsi indietro significa non accettare la realtà, così com’è (a partire dalla realtà di se stessi, della propria storia) , e quindi non credere che oggi, qui, dentro questa realtà il Signore opera, agisce. Che questa realtà è sacramento di Dio. É costruirsi una realtà altra; ma un’altra realtà non esiste, e quindi è fuggire in un mondo irreale. Chi fugge il reale, chi fugge se stesso, non incontra il Signore. 2. La seconda, è il non ascoltare. Ascoltare significa fidarsi, significa riconoscere l’altro, è lasciare che in qualche modo sia l’altro, la relazione con l’altro a dirti chi sei. Ascoltare significa non essere autosufficienti, non bastarsi, essere in un atteggiamento di accoglienza ,di umiltà. É ciò che rende la verità possibile. Il non ascoltare, invece, è la radice della violenza, è il non riconoscere la presenza dell’altro come possibile. 3. E la terza è l’idolatria, che significa fondamentalmente scegliere a chi appartenere, come lasciarsi salvare. È scegliere di decidere da te chi è il tuo dio. La morte è l’incapacità di accettare la vita così com’è (1), di accogliere l’altro così com’è (2), e di credere in Dio così com’è (3). Questo ammonimento lo ritroviamo lungo tutta la storia di Israele, sulla bocca di tutti i profeti. È la chiave di lettura della storia, per cui viene da sé che Israele, nel momento in cui cede a queste tentazioni, si chiude alla vita, alla relazione con Dio. E muore. Ma queste tentazioni le ritroviamo anche nella vita di Gesù. Possiamo rileggerle nella filigrana di Dt 30, 17: Nel Vangelo di Matteo (Mt 4,1-11), le ritroviamo praticamente 88


nello stesso ordine: 1: “Dì a queste pietre diventino pane” (Mt 4,4), cioè trasforma la storia, non accettare il limite... 2: “Gettati giù”, cioè non ascoltare, ma dì tu a Dio cosa deve fare, come deve salvarti. Dì tu a Dio chi sei 3: “Tutte queste cose ti darò se mi adorerai”, cioè scegli un altro dio, un dio che ti dà tutto. Scegli tu chi è il tuo dio. • Ora, qui Gesù “sceglie la vita”, cioè sceglie il Padre, e sceglie di essere Figlio obbediente, che si riceve e che si dona. • Gesù non si volta indietro, Gesù ascolta, Gesù non si prostra ad un altro dio. Mi sembra che la grande sapienza di Ignazio sia stata quella di saper scoprire, dentro gli eventi della vita, dentro le mozioni del cuore, la via della vita; e di essere stato come un profeta, capace di indicare dove e come si sceglie la vita. Di saper discernere le tentazioni di morte che ci abitano, di imparare la libertà che si volge alla verità, alla realtà della vita. La gente, oggi forse più che mai, ha bisogno di questo. Perchè mai come oggi queste 3 tentazioni, queste vie alternative, hanno una attrazione così forte sul cuore dell’uomo. S. Ignazio interceda per voi in particolare e per tutta la Chiesa questa stessa sapienza e questa stessa passione; passione per Dio, per l’uomo, e per illuminare questo cammino che rende possibile l’incontro e l’amicizia tra Dio e l’uomo. Cioè che rende possibile la vita.

Vestizioni Fra Ellie Al-Sayed, Fra Jeries Ghatas, Fra Marco Carrara Ez 37, 1-14; Reg Bol X, 8-12, FF 104 Montefalco, 6 settembre 2012 La prima lettura che abbiamo ascoltato, dal profeta Ezechiele, è una Parola molto forte. Ci parla in qualche modo di una....vestizione..., ed è per questo che oggi la ascoltiamo. La Bibbia è piena di vestiti, di persone che si vestono e che si spogliano, tanto questo gesto è simbolico di un’identità che cambia, che nell’incontro con Dio ritrova un nuovo nome, un nuovo essere. Questa “vestizione” del libro di Ezechiele è decisamente un po’ particolare, un po’ strana. 89


Proviamo ad ascoltarla Ezechiele è il profeta delle grandi visioni e quella che abbiamo ascoltato è particolarmente possente, impressionante. È una visione che il profeta ha avuto mentre il popolo è in esilio, in Babilonia, e gli viene mostrata in spirito una grande valle, piena di ossa inaridite. Il profeta è chiamato a passare accanto ad esse e a guardarle bene. E vede che sono proprio tutte inaridite, senza vita, e in “grandissima quantità”. Allora possiamo immaginarci anche noi questa distesa piena di ossa e, fra quelle ossa, possiamo pensare che ci sono anche le nostre. Queste ossa sono il simbolo dell’uomo senza Dio, dice cos’è la vita di una persona quando Dio è lontano, quando Dio non è la vita. L’uomo è morto quando Dio non è vivo: cioè quando Dio è un’idea, un pensiero, è qualcosa da dire, qualcosa da fare; quando non è la sorgente della tua stessa vita. Quando non è più qualcuno su cui ti puoi appoggiare. Perché ti puoi appoggiare solo su un Dio vivo, non su un’idea. Allora succede che l’uomo è solo, e questa è la morte. Israele è in esilio, ma il vero problema non è questo, perché Dio è capace di andare in esilio con il suo popolo. Il vero problema è quando Israele cessa di aver fiducia in Dio, quando non è più sicuro che Dio lo può salvare da qualsiasi esilio. Le ossa sono inaridite perché l’uomo ha perso la speranza, cioè la fiducia in Dio. Non basta Dio ci sia, deve essere vivo, deve essere l’evento centrale e decisivo della nostra vita, a cui sempre tornare e da cui sempre ripartire. Accanto a queste ossa, a questa morte, il profeta passa, il Signore lo porta proprio lì, e il profeta vede questo. Vede la verità dell’uomo, senza fiducia, senza Dio. E lì c’è questo piccolo dialogo, bellissimo. “Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?” - “Signore Dio, tu lo sai”. Il profeta è colui che ascolta la domanda di Dio sull’uomo, che intercetta il desiderio di vita che Dio ha per l’uomo. Il profeta non risponde “no”. Sarebbe stato ovvio, giusto, logico, di fronte a una distesa di ossa aride, sarebbe stato giusto dire “no”. Noi, probabilmente, avremmo detto “no, non è possibile”. L’uomo di oggi, la scienza, 90


la società avrebbero risposto: “no”. Il profeta, l’uomo di fede, non risponde “no”. Ma non risponde neanche “sì”. Sarebbe stato altrettanto assurdo, e un po’ presuntuoso, o ingenuo. Risponde: “Signore, Dio, Tu lo sai”, che significa: “Signore, Dio, la vita è tua, Tu solo puoi fare questo”. Allora accade il miracolo, ed è un miracolo strano perché è il profeta stesso che lo fa: Dio ordina al profeta di invitare lo Spirito a investire queste ossa, e renderle di nuovo vive. Allora c’è tutta una gradualità, c’è tutto un processo, per cui prima si riforma il corpo, ma è ancora un corpo senza vita. Quindi di nuovo una profezia, e lo Spirito prende possesso di questo corpo, e le ossa diventano di nuovo persone. E le persone diventano un popolo. Allora, se prima abbiamo visto cos’è un uomo senza Dio, e cioè qualcosa di arido, senza vita, ora vediamo cosa fa Dio, cosa è capace di fare Dio quando entra nella vita di una persona, quando Dio ritorna ad essere la speranza: Dio fa l’uomo, ti rende un uomo. Ti rifà uomo. E abbiamo visto qual è il fine di questo processo di “umanizzazione”, il fine di questa “vestizione”: un uomo è veramente uomo quando dentro di sé ha lo Spirito di Dio. Siamo fatti per questo. L’uomo non è solo delle ossa con un po’ di carne attorno, ma è questa vita complessa, che ha come cuore, come senso, come suo tutto lo Spirito di Dio, e cioè la Sua stessa vita. Allora, abbiamo solo bisogno di diventare uomini, e di diventarlo così. Ebbene, tutto questo Francesco l’ha vissuto, e lo ha anche insegnato ai suoi frati e l’ha ritenuto così importante, così fondante da metterlo nella regola; è quello che abbiamo ascoltato nel brano della Regola Bollata, dove Francesco dice qual è il fine della nostra vita: è esattamente quello di Ezechiele, cioè avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione. Il fine della nostra vita non è fare qualcosa, non è neppure fare qualcosa di santo. Non è conoscere bene S. Francesco, o la Parola di Dio, non è qualcosa da sapere. • Ci può essere la sottile tentazione di far coincidere la nostra vita con qualcosa da fare. Facciamo quello che fanno tutti gli altri, ma lo facciamo meglio, lo facciamo perfettamente. • Non è così! La nostra vita è lasciar fare lo Spirito in noi, è vivere la vita di Dio. • Perché solo questa è una vita veramente umana, una vita salvata. 91


• E siccome lo Spirito soffia dove vuoi, lasciar fare a Lui è molto pericoloso, perché è lasciarsi portare dietro a Lui sulle vie della Pasqua, che di solito non sono quelle che noi ci immaginiamo, né quelle che noi vorremmo. Non sono mai scontate, e non sono mai finite. Dunque il fine della nostra vita è essere così poveri da poter lasciare posto in noi allo Spirito di Dio. Nel brano della perfetta letizia, Francesco dice la stessa cosa in un altro modo: se anche convertissi tutti, se anche facessi miracoli, se anche noi fossimo tantissimi e facessimo tutti cose meravigliose, lì non è la perfetta letizia. Ma la perfetta letizia è la capacità di accogliere la vita, così com’è, senza perderne neppure un pezzettino. Quello che accade oggi è l’inizio di questo cammino di umanizzazione, che ha come fine l’essere pieni di Spirito Santo, come Maria. È il cammino di tutta la vita, e il bello di questo cammino è che niente può impedire che questo accada. Non saranno le cose che accadono ad impedirlo, non sarà neppure il nostro limite, e neanche il nostro peccato. Questo cammino si compie là dove ciascuno ha l’umiltà e la sapienza di credere che nulla è impossibile a Dio, e che anzi la nostra verità è che questo impossibile si compia in noi. E che quindi si tratta solo di essere poveri di sé e aperti a Lui. Sembrerebbe la cosa più semplice, ma evidentemente non è così: è molto più facile fare che lasciarsi fare. Quando fai, hai in mano qualcosa; quando ti lasci fare, NON SOLO NON HAI IN MANO NIENTE, MA SEI NELLE MANI DI QUALCUN ALTRO... Oggi vogliamo credere che queste mani sono mani buone, alle quali possiamo affidarci, senza riserve.

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Professione Temporanea Fra Marco Maria Baldacci, Fra Clóvis Luis Bettinelli, Fra Domenico Diana, Fra Miguel Eduardo Gitierrez Jimenez, Fra Jairo F. Garcia Lopez, Fra Lukas Lerner, Fra Mark della Croce McPherson Mt 1,1-16.18-23 La Verna, 8 settembre 2012 “Tutto questo è avvenuto perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: a Lui sarà dato il nome di Emmanuele > (Is 7,14) che significa Dio con noi .” (Mt 1,23) Il vangelo di Matteo presenta come un’inclusione, data dall’espressione “Dio con noi”: • all’inizio c’è questo v. 23, che abbiamo ascoltato ora, c’è questo disegno di Dio che, dopo aver accompagnato la storia dell’uomo, ora arriva finalmente al suo culmine, quello dell’incarnazione, del Dio con noi. • Ma solo la Pasqua renderà totale e definitivo l’essere di Dio con l’uomo. Ed è per questo che il Risorto, congedandosi dai discepoli, annuncia che questo si è compiuto definitivamente, quando dice: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). • Gesù muore e risorge “solo” per essere Eucaristia, cioè Dio con noi, presenza vera, reale, sicura nelle nostre vite. • “Dio con noi” è il nome di Dio, cioè la Sua identità. Per noi cristiani, e per nessun altro, Dio è il Dio con noi, cioè un Dio che inspiegabilmente, per amore, lega la Sua vita e la Sua storia alla vita e alla storia dell’uomo. Sceglie di non fare senza di noi. • E perché questo avvenga, Dio “inventa” una storia, fa una storia con l’uomo che, ferito dal peccato, deve di nuovo accogliere e credere in un Dio così... Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci parla proprio di questa storia: Matteo dice che tutto questo è avvenuto perché potesse compiersi questo disegno disegno di Dio, quello di essere un Dio con noi. 1. Matteo fa evidentemente riferimento alla seconda parte del vangelo che abbiamo letto, con la vocazione di Giuseppe ad assumersi la paternità legale di Gesù, a prendere con sé Maria e il bambino: tutto questo accade in vista dell’incarnazione, per rendere possibile l’ingresso di Cristo nella storia dell’uomo. Giuseppe entra in questa storia come colui che rende legale, e quindi possibile, questo evento. Ognuno ha la sua parte, e questa è la parte di Giuseppe. 93


• Oggi festeggiamo la nascita di Maria. E potremmo dire che … “questo è avvenuto perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore”, perché Dio potesse essere con noi; cioè che il senso, il fine, la bellezza della vita di Maria è proprio di incarnare questa Parola del Dio con noi in modo unico e particolare, in modo “originale”, “primo”, in modo che, dopo di lei e grazie a lei, anche in ciascun cristiano si possa compiere questa stessa Parola. Anche la Chiesa e ciascun cristiano possa fare esperienza che Dio è con lui. 2. Ma noi potremmo usare il versetto 23 anche come chiave di lettura di tutta la genealogia: tutta la genealogia tende a questo evento, tutta la storia tende a questo momento in cui il grembo di Maria diventa gravido di Dio stesso, diventa dimora di Dio in mezzo all’uomo. E quindi tutto tende a questo, tutto ha come unico fine questo, che Dio sia l’Emmanuele. • E il bello è che la genealogia è una storia strana e poco pulita, in cui non manca il peccato, non manca la presenza di donne straniere o di non chiara reputazione; una storia piena di eventi che avrebbero potuto in qualche modo interrompere il cammino della promessa di Dio. Ma evidentemente non è così, questo non riesce in nessun modo a impedire che questa storia porti qui, porti a Cristo. • Perché non c’è niente di più forte della misericordia del Signore, e non c’è evento al mondo che Lui non riesca a fare entrare dentro questa storia di salvezza...se ci crediamo. • vivere la vita così, con questa lente e con questa fede, cambia veramente tutto... 3. E poi potremmo usare questo versetto 23 anche come chiave di lettura della nostra stessa storia, e, in particolare, di quanto stiamo vivendo oggi, di questo momento in cui dei fratelli consacrano a Dio la propria vita: • Innanzitutto, la nostra storia, personale e comunitaria. Allora questa storia, così spesso frammentata, poco chiara -come la genealogia...-, ha come un centro, e quindi una forza, quella di essere fatta per questo. Siamo in qualche modo predestinati a questo, a questa relazione di comunione, di intimità con il Signore. È questa la nostra identità, la nostra verità, per cui tutto ciò che facciamo al di fuori è una fuga da noi stessi, dalla nostra verità. Ma la cosa bella mi sembra è che il Signore non riesce a rassegnarsi a perdere niente di noi. E quindi tutti gli eventi della nostra vita altro non sono che un tentativo di Dio di 94


spogliarci di tutto ciò che non è Lui, che ci distoglie dalla relazione con Lui, per rimetterci nella verità, cioè dentro questa relazione. S. Paolo dice esattamente questo, quando scrive che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio (Rm 8,28). E questo è il cammino di tutta la vita... • E poi il momento che stiamo vivendo, la professione. Perchè la fate? La fate solo perchè di nuovo si adempia questa promessa, quella di un’umanità nuova, che non fugge più da Dio . La vostra professione è una professione di umanità, di questo tipo di umanità, quello in relazione con Dio. Voi oggi professate che tutto ciò che siete, la vostra vita, la vostra volontà, la vostra affettività, i vostri pensieri, il vostro corpo, e quindi tutto, sia in relazione con Lui. Tutto di voi sia con Lui, e quindi tutto abbia vita e senso solo dentro la relazione con Lui. Solo così tutto è salvo. Quindi è una professione di fede: è scegliersi in Dio, è credere che questo può accadere. Che questa cosa così grande e così vera, può accadere da oggi, per me. È credere che questo passa per le vie ordinarie degli eventi quotidiani, che “tutto questo accade” perché si compia questo mistero di amore e di comunione. Vivendo con Lui, si diventa via via come Lui. Si diventa i Suoi sentimenti, il Suo pensiero, si diventa anche il Suo corpo. Si diventa uomini che vivono la vita di Dio, la Sua stessa capacità di dono, di compassione, di bellezza. Cioè è una relazione che -come tutte le relazioni vere- ti trasforma. Attenzione, perché tutto questo è gratuito, ma non automatico. Accade solo lì dove si ha l’umiltà, la pazienza, la preghiera, l’amore di lasciarsi trasformare, purificare, mettere nella verità. Solo se si accetta che questo è gratis, che è dono. È quello che è avvenuto in Maria, che ha semplicemente accolto con cuore povero, che ha riconosciuto che tutto viene da Lui. Maria interceda anche per noi questo cuore povero, e quindi capace di accogliere la misericordia di Dio. Solo così Dio è con noi, e noi con Lui. 95


Il pluralismo nel futuro del mondo arabo-islamico Sarajevo, 11 settembre 2012 Molte volte, soprattutto oggi, parlare di pace e di dialogo in Terra Santa sembra essere, da un lato, un ideale utopistico lontano da ogni possibilità concreta di realizzarsi e, dall’altro lato, un argomento scottante, in attesa di urgenti e indispensabili soluzioni. Questo paradosso è dovuto al fatto che la Terra Santa è il luogo in cui si intrecciano, si incontrano e si scontrano tensioni ataviche e secolari, interessi politici e culture diverse, e che le tre grandi religioni monoteiste considerano sacra. Eppure la Terra Santa non è solo terra di conflitti. Essa è anche la culla della nostra cultura occidentale e in gran parte anche di quella orientale. “Tutti là sono nati” (Salmo 87,4). È il luogo che ha dato origine alla nostra fede e ne è un riferimento irrinunciabile. Le nostre radici affondano in Terra Santa e ciò che quivi accade ha ripercussioni nel resto del mondo. Se da un lato, dunque, questa terra sembra essere senza speranza, a causa della sua plurimillenaria esperienza di conflitto, essa paradossalmente rimane ancor oggi il luogo che ha dato vita alla speranza di molti: ebrei, cristiani e musulmani. “Tutti là sono nati”. Tutti là siamo nati. Questa apparente contraddizione sussiste ancora oggi: mentre gli odi e il rancore sembrano erigere barriere impenetrabili, la Terra Santa rimane il luogo, unico ed affascinante, in cui le tre religioni monoteiste coesistono come in un intreccio o in un mosaico bellissimo, impreziosito da differenti tradizioni. Le speranze in Terra Santa, vale a dire le prospettive per un futuro diverso, trovano le proprie ragioni nel passato e nella storia di questa terra. La mia prospettiva, ovviamente, è quella di un uomo di fede, che crede nel Dio della rivelazione biblica, che si mantiene fedele alla Sua alleanza nonostante le infedeltà del popolo. Per me, uomo di fede più che uomo di religione, fondamento di ogni speranza è proprio la fede. “La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. Per mezzo di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza” (Eb 11,1). Oggi ci troviamo ancora in un contesto di conflitto logorante, carico di rancori e di ingiustizie. Esso influisce in modo determinante sulle dinamiche religiose, sociali e politiche locali, chiudendo ciascuno nel proprio dolore e nella propria paura e rendendo difficile l’ascolto e la comprensione dell’altro, della sua storia, delle sue aspirazioni, delle sue sofferenze. Eppure vi sono molte persone, israeliane e palestinesi, che si incontrano e che, nonostante siano state colpite in un modo o nell’altro dal conflitto, non hanno paura e continuano a dialogare e a credere nella pacifica convivenza, operando concretamente per dare speranza al futuro della Terra Santa. 96


Statuto del dialogo interculturale ed interreligioso in Terra Santa Il dialogo, e soprattutto il dialogo interreligioso, si può considerare come un pellegrinaggio, un invito, appunto, ad uscire dal proprio mondo e dalle proprie certezze per incontrare l’altro e la sua esperienza di fede, per scoprire il comune desiderio di raggiungere la verità, cercando la crescita umana e spirituale di ciascuno. Il dialogo è una “pro-vocazione” all’esercizio della responsabilità storica e sociale ed è “una competenza ed uno strumento” che devono essere sviluppati e incrementati al fine di favorire la conoscenza e la comprensione reciproche, soprattutto in quei contesti in cui convivono culture e religioni diverse. Il dialogo rappresenta perciò un processo, un cammino reale delle coscienze nella loro diversità verso un punto ideale che è il riconoscimento universale della verità etica, almeno negli ambiti di maggiore rilevanza. Tutti siamo in cammino verso il consenso: né già arrivati né sul punto di partenza, ma in una situazione in cui l’incontro, il dialogo delle culture, è insieme necessario e possibile, irrinunciabile e percorribile. Il dialogo richiede la distinzione e l’integrazione di due momenti: da un lato, la determinazione di una base comune, e su questo versante risulta essenziale il lavoro delle istituzioni politiche, giuridiche e religiose; dall’altro lato, la ricerca del consenso delle coscienze, per colmare attraverso l’impegno educativo lo scollamento tra il livello istituzionale (coscienza dei diritti dell’uomo, del rispetto ecc.), che va gradualmente maturando in molteplici contesti, e il livello di coscienza vissuta (non soltanto nel senso della coerenza, ma anche in quello del riconoscimento convinto), che resta in molti casi di grande incertezza. Ciò che tuttavia risulta essenziale, «è la convinzione che non c’è nessuna cultura (religiosa o laica) che non possa dare il suo contributo positivo alla scrittura di questo codice etico ideale, e d’altra parte non c’è nessuna cultura che possa considerarsene il luogo integrale». La realtà della Terra Santa è la particolare condizione di una terra, attualmente divisa da un muro, di due popoli, israeliano e palestinese, che da oltre 60 anni cercano una strada di pacifica convivenza, e di tre religioni, Ebraismo, Cristianesimo e Islam, anch’esse frammentate al loro interno in molteplici correnti spirituali, tradizioni e culti. Se la vocazione del mondo cristiano, specie in tale contesto, è certamente quella di promuovere il dialogo tra i diversi gruppi e le varie comunità culturali e religiose presenti in Terra Santa, è tuttavia evidente, come si è detto, che le difficoltà, le sofferenze e i traumi che attraversano la storia di questi popoli sottraggono spesso energie e motivazione all’impegno per il dialogo. La religione è particolarmente legata all’identità individuale e sociale, è una manifestazione ed un’affermazione del sé, ma è anche un canale di espressione del senso di vulnerabilità personale e del sentirsi sotto pressione. Nel Medio Oriente questo fenomeno è particolarmente 97


intenso: ciascuno si sente vulnerabile e minacciato e perciò è spesso più difficile in questo contesto aprirsi all’altro ed affermare la comune umanità non soltanto attraverso il riconoscimento del fatto che ogni essere umano è creato a immagine di Dio, ma anche grazie al fatto che tutte le religioni monoteistiche sostengono il valore della pace come ideale della società umana e considerano la violenza e la guerra come manifestazioni indesiderate. In Terra Santa esistono anche molte iniziative di dialogo inter religioso condotte a diversi livelli e ciascuna ha il proprio significato e la propria importanza ed anche quelle che si realizzano a livello ufficiale ed istituzionale devono essere supportate da un capillare lavoro di base. In questo senso, la prospettiva della pace acquista una specifica e concreta identità, contro la tendenza, diffusa laddove il conflitto e la guerra sono condizioni che si protraggono nel tempo, ad assumere atteggiamenti che considerano il conflitto come un aspetto normale della vita sociale. E la cultura della pace assume caratteri positivi e sostanziali, non si riduce ad un ideale utopico o ad un obiettivo limitato, che risponde soltanto a eventi e ad esigenze sociali urgenti e che considera la pace semplicemente come “risoluzione dei conflitti” e “riduzione della violenza”. L’autentica cultura di pace dov’essere il risultato di un approccio costruttivo che promuove, attraverso un’azione educativa mirata, le condizioni sociali che generano “pace positiva”. Essa si riferisce all’esistenza di pratiche e relazioni economiche, culturali, intellettuali, umane e politiche che concorrono al benessere integrale dei cittadini, fino all’ultimo suggestivo orizzonte della ricostruzione delle relazioni personali e sociali come relazioni etiche e nonviolente. La componente religiosa In Terra Santa, sia in Israele sia nei Territori dell’Autonomia palestinese, la religione è determinante, sia in senso strutturale, sia in senso storico, culturale ed umano. È raro trovarvi traccia di elementi laici, nel senso introdotto in Occidente dalla Modernità. In Terra Santa, dove tutte le anime culturali e religiose si trovano rappresentate, la religione entra in tutti gli aspetti della vita quotidiana, pubblica e privata, e la permea in profondità. La componente religiosa costituisce quasi sempre un elemento essenziale nella costruzione dell’identità personale e tende ad esprimersi in alcuni tratti specifici, distintivi e ricorrenti, tra cui la partecipazione attiva alla preghiera rituale e alle celebrazioni, il modo di vestire, la scelta di esporre e di indossare oggetti e simboli specifici del proprio credo confessionale, la scelta dei nomi dei figli. Inoltre, ogni individuo riceve alla nascita un numero di identità accanto al quale è posta una sigla che definisce la sua fede di appartenenza. Essa diventa dunque parte integrante della sua identità civile: ciascuno è definito e considerato cristiano, ebreo o musulmano indipendentemente dal fatto che sia praticante o meno. Infine, 98


all’autorità religiosa vengono delegati molti aspetti della vita del Paese. Un esempio significativo è rappresentato dal matrimonio: non esistono né in Palestina né in Israele matrimoni civili, il matrimonio è sempre religioso con notevoli conseguenze a livello sociale. Si pensi alla drammaticità che assumono in un contesto simile i matrimoni misti: il fatto di sposare una persona appartenente a una fede diversa è considerato un abbandono della propria comunità. Tuttavia, poiché l’Autorità Nazionale Palestinese e lo Stato di Israele presentano dinamiche differenti e peculiari in merito al ruolo e alla funzione della componente religiosa, nonché riguardo agli sviluppi del dialogo interculturale ed inter religioso, sarà bene trattarne separatamente. I Territori dell’Autorità Nazionale Palestinese Il conflitto in Terra Santa non è fatto solo di violenza fisica, di carri armati israeliani e di kamikaze palestinesi, ma è anche un modo di pensare, un atteggiamento che penetra nella cultura e permea la mentalità delle persone. Per esempio, nei libri di testo palestinesi di geografia il conflitto si manifesta nel fatto che Israele è assente dalle carte geografiche. Corrispettivamente, nei libri di testo israeliani non esiste la Palestina o, ad esempio, la guerra del 1967 è chiamata «guerra di liberazione». Perciò il volto violento del conflitto è solo l’ultimo anello di una catena, di un processo che nasce più in profondità nella società, a livello culturale, educativo, formativo. E questo conflitto che permea la vita sociale è diventato in questi anni anche un conflitto di carattere religioso. Hamas non è soltanto un movimento di liberazione dall’occupazione israeliana, ma anche un movimento di matrice religiosa: considera infatti anche la fede islamica come lo strumento attraverso il quale realizzare il suo obiettivo di liberazione. Se è impensabile l’imposizione ufficiale della legge islamica, la sharia’, anche perché l’Autorità Palestinese ha stretti legami con l’Occidente, l’Islam permea comunque la vita sociale palestinese attraverso le consuetudini. Per esempio, nelle scuole cristiane le donne non indossano il velo, però la pressione sociale resta. Ci sono perciò alcuni movimenti che sostengono la diffusione dell’Islam e delle sue tradizioni. Essi sostengono, pur senza astio né intenzioni anticristiane, che «questa terra è terra islamica», ma in genere desiderano avere buoni rapporti con i cristiani. In effetti, non c’è nessuna intenzione dichiaratamente anticristiana, sebbene non manchino focolai di tensione in alcuni luoghi caldi come la striscia di Gaza. Il fondamentalismo si esprime piuttosto nella tendenza sempre più evidente a far sì che i princìpi dell’Islam permeino tutta la società. La convinzione di essere in una 99


terra islamica induce i musulmani a fare valere l’elemento islamico anche attraverso i segni esteriori. Ciò coinvolge direttamente la vita dei cristiani, della Chiesa e delle Chiese, e pone una sfida nuova, anzi, una sfida antica - perché da secoli la Chiesa in Medio Oriente vive dentro un contesto islamico - secondo modalità nuove. All’interno dello stesso mondo cristiano è presente una corrente di pensiero che sostiene che i cristiani arabi siano culturalmente musulmani. Questa tesi è argomentata partendo dal fatto che l’Islam ha permeato lungo i secoli la vita della società e perciò ne ha plasmato la cultura indipendentemente dall’appartenenza religiosa dei singoli individui: tra musulmani e cristiani, perciò, ci sarebbe distinzione religiosa, ma identità culturale. Questa posizione contiene una parte di verità, poiché realmente l’Islam ha permeato la vita della società e ne ha plasmato la cultura, ma è importante porre le necessarie distinzioni anche laddove i confini sono molto labili. L’appartenenza culturale ad uno stesso popolo non elimina le differenze tra cristiani e musulmani: l’appartenenza religiosa non si limita all’osservanza di precetti e norme peculiari, ma costituisce una forma mentis, un atteggiamento che impronta l’intera vita della persona. E la fede cristiana deve saper esprimere la propria singolarità. Tutto ciò deve far riflettere sull’influenza che gli approcci culturali e religiosi esercitano sugli atteggiamenti della vita quotidiana e civile. La vera sfida è rappresentata dal fatto che ebrei, cristiani e musulmani, in quanto credenti e in quanto cittadini di una società civile, possano condividere tra loro e con i non credenti responsabilità e compiti per il bene comune. Benché nate dall’unica tradizione abramica, le tre comunità hanno prevalentemente tenuto, nel corso dei millenni, un reciproco atteggiamento di diffidenza e di esclusivismo, sviluppando sistemi dottrinali e scuole di pensiero a volte molto differenti. A parte alcuni esempi di vero dialogo, solo a partire dal XX secolo, grazie a protagonisti come Louis Massignon, Jules Isaac e Papa Giovanni XXIII, si è compiuta una vera svolta che ha avuto nel Concilio Vaticano II l’espressione più alta e significativa, grazie alla Dichiarazione Nostra Aetate. Dopo il Concilio, il dialogo islamo-cristiano ha avuto un notevole sviluppo, proseguendo sulla via aperta da teologi come Piero Rossano e Hans Kung. Alcune aree fondamentali di questo dialogo sono: la necessità della reciproca conoscenza e stima; il riconoscimento dei valori religiosi, sia comuni alle fedi monoteistiche rivelate, sia specifici di ciascuna di esse; una comune tensione etica religiosamente fondata; una comune responsabilità nella vita sociale e civile. Recentemente è nato un forum cattolico-musulmano al quale partecipano il Pontificio consiglio per il dialogo inter religioso e una delegazione dei 138 firmatari musulmani della lettera Una Parola comune tra noi e voi indirizzata a Papa Benedetto XVI nel 2007. L’obiettivo è di accrescere la consapevolezza condivisa dei valori trascendenti e dell’importanza dell’educazione morale e religiosa nel rispetto del pluralismo culturale e religioso. 100


Lo Stato di Israele Pur essendo il contesto molto diverso dal precedente, anche in Israele esiste una sorta di fondamentalismo religioso, quello dei coloni ebrei che vanno a stabilirsi nei Territori palestinesi non per ragioni pratico-economiche, quanto per convinzioni politiche supportate da una chiara matrice religiosa. Dunque, qualunque sia l’ambito specifico in cui le spinte integraliste tendono a manifestarsi, alla loro base si trova quasi sempre uno stretto connubio con ragioni ed interessi politici, che strumentalizzano ed estremizzano certe posizioni religiose. Essi interpretano in modo intransigente i tre elementi distintivi dell’ebraismo, Torà, popolo, terra, intrinsecamente dotati di una valenza tanto storica, quanto messianica. Secondo queste posizioni, Dio ha dato al popolo ebraico quella terra ed i coloni assolvono perciò al compito di redimerla, dove «redimerla» significa conquistarla, impossessarsi di essa per viverci, trasformarla, farla interamente propria in tutto, anche materialmente. In questo contesto la convergenza, a partire dagli anni Venti-Trenta del secolo scorso, del movimento sionista di tipo laico-nazionale con fermenti religioso-messianici ha condotto, da un lato, alla caratterizzazione di Israele come Stato Ebraico, in cui l’obiettivo di un fondamento democratico ispirato a libertà, giustizia e uguaglianza di diritti sociali e politici per tutti gli abitanti convive con una qualificazione ebraica «soddisfatta sia integrando nelle proprie strutture amministrative una componente religiosa, sia escludendo “simbolicamente” altri elementi, a iniziare dalla costituzione (sostituita dalla presenza di un certo numero di leggi fondamentali), che sarebbero potuti apparire “concorrenziali” alla presenza, per lo meno implicita, della Torà come suprema norma della vita collettiva ebraica». Dall’altro lato, specialmente dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967, è venuta consolidandosi anche una forma radicale di messianismo territoriale che, nella sua esaltazione del legame popolo-terra (movimenti etnico-messianici), concepisce il rapporto con la terra in termini di possesso inalienabile e statualmente garantito, operando per l’integrale ebraicizzazione dei «luoghi simbolo ebraici». Tuttavia, i coloni sono una parte ridotta della popolazione ebraica, poche centinaia di migliaia. Israele si può annoverare tra gli Stati laici e democratici, ma ha anche una chiara impronta giudaica: è lo Stato ebraico, lo Stato dove il carattere ebraico si è affermato pubblicamente e diventa evidente nella vita sociale. Questo non comporta che tutti i cittadini debbano essere praticanti e osservanti, ma significa che lo Stato ha come scopo primario quello di consentire agli ebrei di vivere da ebrei nel loro contesto. La pratica religiosa è secondaria: ci sono moltissimi atei in Israele, proprio come accade nelle nostre società occidentali, ma sono comunque ebrei. Anche se non credono in Dio, molti osservano Yom Kippur e festeggiano la Pasqua per esprimere la loro appartenenza al popolo di Israele. 101


La Chiesa che vive in Israele, perciò, si trova di fronte a una sfida totalmente diversa da quella dell’Autonomia Palestinese. Mentre, infatti, la Chiesa è abituata da secoli a vivere nel mondo islamico e ad avere relazioni con esso, anche attraverso le sue strutture - le scuole soprattutto, che sono molto importanti non solo per preservare l’identità cristiana, ma anche per sviluppare il dialogo col mondo musulmano -, all’interno di Israele la Chiesa è quasi totalmente assente. Ciò per due ragioni. In primo luogo Israele, a differenza del mondo arabo, non ha bisogno delle strutture della Chiesa e dunque la presenza e il ruolo di quest’ultima sono oggettivamente più complessi. Costruire e gestire scuole, ospedali, case di riposo costituisce infatti un modo concreto di essere in dialogo con la società, di fare cultura. In secondo luogo, non si può dimenticare la condizione di conflitto: la Chiesa in Israele è quasi tutta arabo-palestinese e resta perciò abbastanza lontana ed estranea al mondo ebraico. Tutto ciò rende difficile un rapporto costruttivo di dialogo culturale che sarebbe invece di grande interesse e importanza. La Chiesa, infatti, ha molto in comune e da condividere con Israele e con la sua società. Per esempio, la musica sacra cristiana è molto apprezzata dagli ebrei, che affollano i concerti d’organo molto più dei cristiani. In alcune università ebraiche si tengono corsi di Nuovo Testamento perché gli ebrei sono consapevoli che conoscere il Cristianesimo è indispensabile per comprendere la storia, l’arte e la letteratura dell’Occidente. In Oriente, sia gli ebrei, sia i musulmani hanno grande consapevolezza delle radici e delle tradizioni cristiane dell’Europa e dunque sanno che la sua storia è profondamente debitrice al Cristianesimo. Io stesso ho trascorso molto tempo nelle università ebraiche a spiegare i fondamenti della vita cristiana, la storia della Chiesa, l’interpretazione cristiana del Nuovo Testamento, per fornire agli ebrei chiavi interpretative, per esempio, degli artisti rinascimentali. Dal punto di vista culturale, perciò, lo spazio di lavoro è molto vasto e quasi interamente da costruire. In particolare, per quanto concerne la promozione del dialogo e della collaborazione con il mondo ebraico, oltre alla conoscenza della storia e della letteratura di Israele, occorre tenere presenti alcuni essenziali prerequisiti: 1. l’attenzione a presentare la religione ebraica come viva oggi nel suo popolo e non come una religione del passato e a riconoscere il diritto all’esistenza dello Stato di Israele; 2. la disponibilità a riconoscere che gli ebrei rimangono carissimi a Dio, i cui doni e la cui chiamata sono senza pentimento. Essi sono il popolo eletto, che comunica a tutta la famiglia umana la conoscenza del Dio uno, unico e vero e la fedeltà verso di Lui; 3. la riflessione sempre più approfondita sui Dieci Comandamenti, cuore della Torà e messaggio etico che Israele offre alla Chiesa, ai fedeli delle altre religioni, ai 102


non credenti e a tutta l’umanità; 4. la riflessione sull’unicità del destino di Israele, grazie ad uno speciale rapporto con Dio, con la Rivelazione e con l’evento della chiamata e dell’alleanza. Da una parte, l’esperienza che Israele compie come popolo è quella del Dio che trae fuori e che guida, camminando alla testa di un popolo nomade e tracciando per esso la sola via giusta in mezzo ad innumerevoli vie sbagliate; dall’altra parte, vi è l’esperienza dei profeti, a cui Dio rivolge la parola e, per loro tramite, parla al popolo, affinché Israele giunga alla conversione e viva come una «nazione santa»; 5. la riflessione sui diversi modelli ermeneutici proposti per comprendere la relazione tra Cristianesimo e Giudaismo, fino al modello dell’adempimento recepito dal Concilio Vaticano II, che stabilisce tra ebrei e cristiani un rapporto di complementarietà e non di sostituzione; 6. il superamento della reciproca chiusura di fronte alle rispettive interpretazioni delle Scritture, accettando anche il valore della differenza. I cristiani, infatti, possono apprendere molto dalle interpretazioni ebraiche della Bibbia, mentre gli ebrei dovrebbero leggere il Nuovo Testamento con i cristiani, poiché le Sacre Scritture costituiscono una preziosa base per il dialogo spirituale e per l’impegno etico; 7. l’attitudine alla condanna della Shoà, di ogni forma di persecuzione contro gli ebrei e di ogni manifestazione di antisemitismo e di antigiudaismo e il riconoscimento delle mancanze anche di alcuni cristiani nei confronti del popolo ebraico. Ciò dovrebbe accompagnarsi ad una riflessione storico-sociale, etica, antropologica, teologica e pedagogica sulla Shoah, ad un approfondimento delle questioni del male, della colpa, del dolore innocente, della responsabilità, della giustizia, del perdono, ad una conoscenza delle risposte storiche e culturali alla Shoà in ambito ebraico e cristiano, ad un’analisi dei problemi e delle prospettive del dialogo inter religioso dopo la Shoà. Alla luce di quanto detto, tra gli aspetti critici che richiedono una particolare sensibilità da parte di quanti promuovono la reciproca comprensione e il dialogo, con particolare riferimento alla Terra Santa, vi sono certamente: 1. la riflessione sull’identità ebraica oggi, alla luce di una riconsiderazione aperta al futuro della tradizione, dell’Alleanza con Dio, dei precetti etici, dell’interpretazione della Sacra Scrittura; 2. la riflessione sul rapporto tra religione e Stato, tra autorità religiosa e civile, con specifico riferimento allo Stato di Israele; 3. la riflessione sul rapporto del popolo ebraico con la terra della promessa, un tema essenziale nel dialogo ebraico-cristiano. È importante esaminare la questione con 103


riferimento alla Sacra Scrittura e alle sue interpretazioni, ai documenti ecclesiali e pastorali, al significato storico e messianico dei tre elementi Torah, popolo, terra; 4. la riflessione sui diritti civili delle minoranze nello Stato di Israele e l’impegno per la libertà religiosa e la tutela dei Luoghi Santi. Come affermato dai delegati della Commissione bilaterale per il dialogo cattolico-ebraico in Israele nell’ambito della VII sessione tenutasi a Gerusalemme nel marzo 2007, «grava sulle autorità e sulle comunità religiose l’obbligo di prevenire l’uso improprio della religione, e di educare al rispetto per la diversità, il che è essenziale per assicurare una società sana, stabile e pacifica. A questo proposito, un ruolo speciale spetta alle famiglie, scuole e autorità dello Stato e della società, così come ai media, nel trasmettere questi valori alle future generazioni»; 5. la riflessione, condotta a molteplici livelli (teologico, filosofico, pedagogico, socio-politico ecc.), sui temi della pace, della riconciliazione, della non violenza nelle tre religioni monoteiste. Da un lato, tale impegno si propone di demistificare la relazione tra religione, violenza e potere politico e di condannare l’abuso violento della religione, il fondamentalismo e l’intolleranza; dall’altro lato, esso mira a rafforzare la filosofia e la pedagogia della non violenza e il loro ruolo profetico ed educativo nella gestione dei conflitti e nel sostegno di processi politici positivi, testimoniando l’uso costruttivo della religione e la sua importanza come forza di riconciliazione. La sfida, soprattutto in Terra Santa, consiste nel facilitare la più ampia espressione dei valori religiosi universali da parte di comunità religiose particolari e nel promuovere l’apprendimento di una non violenza attiva e creativa, da esprimere nelle attitudini personali, nelle parole e nelle azioni. La cultura di pace è infatti uno stile di vita e «la religione assume un ruolo cruciale nel favorire un atteggiamento di rispetto e di responsabilità nei confronti degli altri, atteggiamento basato sui profondi insegnamenti eticoreligiosi che tutti condividiamo. Ma la vera sfida sarà superata soltanto se le nostre religioni insegneranno il rispetto verso gli altri non solo sulla base del principio universale della nostra comune umanità, ma anche attraverso il riconoscimento e il rispetto delle nostre diverse particolarità. Tale insegnamento e tale attitudine ci trasmetteranno tutto il senso di sicurezza psicologica che, insieme allo sviluppo delle condizioni politiche ed economiche, renderà nel futuro capaci le nostre comunità di relazionarsi concretamente e positivamente ad ogni altra». Una consapevole azione educativa Lo sviluppo di un’azione educativa mirata risulta imprescindibile nella formazione dei giovani, degli insegnanti, delle guide spirituali, dei religiosi, dei responsabili laici, della cittadinanza locale in senso ampio, così come dell’intera comunità umana, valorizzando le dimensioni e i prerequisiti del confronto interculturale ed 104


inter religioso e confrontandosi sugli aspetti critici che necessitano di un surplus di attenzione, dedizione e impegno. Paradossalmente, la religione o, meglio, le religioni, quando vengono intese nella loro genuinità e alla luce della loro vocazione profonda, che consiste nel porre l’uomo in intimo contatto con Dio e in comunione sincera con gli altri, presentano non tanto il rischio di produrre conflitti, quanto piuttosto sono portatrici di risorse di riconciliazione e di pacificazione, di un patrimonio di valori grazie al quale l’apertura all’universale e l’interpretazione/comprensione della diversità diventano possibili e di strumenti non violenti per affrontare e risolvere i conflitti, passando anche attraverso un’ermeneutica dei testi e delle tradizioni religiose umanamente e moralmente sensibile. Questa prerogativa è propria di tutte le religioni, specialmente delle tre grandi religioni monoteiste, nelle quali è chiaramente espressa la necessità di riconoscere a ciascun soggetto, anche se di fede diversa, condizioni di uguale libertà e dignità. Così come ci sono autori, tra cui Martin Buber, Judah L. Magnes e il rabbino Marc Gopin, che hanno messo in luce il potenziale non violento e la ricchezza di risorse di pacificazione propri della religione ebraica, anche con specifico riferimento alla complessa dinamica mediorientale, allo stesso modo ci sono studiosi, come Abdul Aziz Said, Mohammed Abu-Nimer e Chaiwat Satha-Anand, che hanno operato in modo analogo a partire dal versante della religione islamica, alla luce di quei valori universalistici fortemente enfatizzati nell’Islam. Il dialogo interculturale ed inter religioso, dunque, ha un significato filosofico e soteriologico, laddove rappresenta l’assidua e condivisa ricerca della Verità, ma deve anche concorrere a rafforzare l’eredità di valori umani, saggezza, solidarietà, compassione comune a tutte le religioni, al fine di aiutare a riconoscere e a difendere alcuni importanti diritti civili, umani, religiosi e culturali, raggiungere soluzioni condivise per problemi universali, sviluppare le relazioni umane, esercitare una cittadinanza attiva e responsabile, rafforzare il legame tra dimensione umana e dimensione politica, cioè valorizzare la componente umana della politica. Per costruire una cultura di pace, specialmente in Terra Santa, è dunque necessario che «i figli di Abramo» lavorino attivamente per sviluppare un’autentica cittadinanza di pace, con effetti umani e politici. Anche il documento Dabru Emet, concernente le relazioni tra Cristianesimo e Giudaismo, firmato da numerosi rabbini ed intellettuali ebrei e pubblicato sul «New York Times» nel settembre 2000, sottolinea l’importanza della collaborazione inter religiosa per promuovere i valori morali e spirituali che trovano fondamento nelle convinzioni di fede: «Ebrei e cristiani devono lavorare insieme per la giustizia e per la pace. Ebrei e cristiani riconoscono, sebbene in modi diversi, che lo stato di irredenzione del mondo si riflette nella persistenza di 105


persecuzioni e povertà, e nella miseria e degradazione degli uomini. Sebbene la giustizia e la pace appartengano ultimamente solo a Dio, i nostri sforzi congiunti, insieme a quelli di altre comunità credenti, possono aiutare la realizzazione del regno di Dio che attendiamo con speranza. Separatamente e assieme, dobbiamo lavorare per portare la giustizia e la pace nel nostro mondo». Un’esperienza personale Come Custode di Terra Santa, che a nome della Chiesa custodisce i Luoghi Santi della Rivelazione cristiana, ho il grandissimo dono di vivere in una delle località più affascinanti della terra, ma anche più dolorose. Sono giunto in Terra Santa 20 anni fa, da sacerdote novello, per gli studi biblici. Fu per me molto difficile, inizialmente. Eravamo nel cuore di una delle tante crisi della regione (prima intifada, guerra del Golfo, ecc.) e mi ritrovai improvvisamente gettato in un ambiente totalmente estraneo, incomprensibile (parlavo solo italiano) che mi sembrava perfino ostile, carico di violenza. Qui si confrontano due popoli, drammaticamente isolati l’uno dall’altro. Non è raro sentire chiamare l’altro come “il nemico”. Oggi tra gli abitanti della Terra Santa non vi è fiducia reciproca, o ve n’è poca. Gli israeliani non si fidano dei palestinesi, e questi non degli israeliani. Tutti pensano che gli altri mentono e che non dicono tutto. È necessario dunque con sano realismo confrontarsi con il male, condannare senza riserve le atrocità ma mai le persone. L’uomo di fede non deve mai cessare di credere nella bontà dell’uomo. Dietro e dentro ogni situazione non c’è un nemico, ma una persona con le nostre stesse paure. Riconoscere la comune umanità è la base per riconoscere i comuni diritti e doveri. Possiamo scoprirci capaci di un pensiero più positivo, capaci di cambiamento, di ricominciare, di riconciliarci con noi stessi e con gli altri, di perdonarci, di perdonare noi stessi e gli altri. I primi tre anni a Gerusalemme furono dedicati interamente allo studio della Bibbia e delle lingue antiche. Il contatto con le realtà non cattoliche e non cristiane si limitava ad un semplice incrociarsi per strada con ebrei, musulmani, cristiani di altre fedi, alla presa di coscienza delle diverse tradizioni che influivano sulla vita dell’antica città. Non ci furono incontri personali particolari, a parte i soliti episodi più o meno simpatici, di cui tutti gli abitanti di Gerusalemme hanno esperienza: chi ti benedice, chi ti maledice, chi ti sputa addosso, chi ti ferma per parlarti... La mia vita trascorreva tranquilla dentro i conventi. Non ebbi, insomma, particolari occasioni di “dialogo”. Le cose cambiarono quando fui inviato a studiare all’Università Ebraica di Gerusalemme. Quello fu il primo vero contatto con una realtà a me totalmente diversa ed estranea. Studiavo Bibbia e mi trovavo perciò nel Dipartimento di Bibbia dell’Università, dove erano tutti religiosi, chi più e chi meno. In quel periodo ero l’unico cristiano in tutto il Dipartimento. Dopo le prime inevitabili difficoltà, 106


nacquero vere amicizie. Nelle nostre relazioni e nelle lunghissime discussioni, mi resi conto che non possedevamo un linguaggio comune. Nel parlare della mia fede perché era quasi e solo esclusivamente di questo che si parlava con me - non riuscivo a trasmettere quasi nulla, non tanto perché mi mancassero le parole, ma perché eravamo di due mondi diversi: eucarestia, trinità, incarnazione, perdono, famiglia, vita sociale, ecc. Lo stesso concetto di messianicità, che io credevo fosse assodato, è assai diverso, così come completamente diversa è la lettura della storia. L’Antico Testamento, che in genere riteniamo ci accomuni, in realtà viene letto e vissuto in maniera diversa e non ci unisce poi così tanto. Poco alla volta capii che più che la mia riflessione su Cristo, a loro interessava la mia esperienza di Cristo. I miei compagni erano per lo più coloni, provenienti cioè dai cosiddetti insediamenti, occupati militarmente da Israele, o comunque legati a quel mondo. La loro esperienza di fede e la lettura della Bibbia li avevano portati a scelte forti, anche discutibili. Qual era la mia? Non c’era alcuna sfida o ostilità nel loro atteggiamento, ma semplice e sincera curiosità. Di fronte alla quale ero inizialmente piuttosto impacciato. Qual era la mia esperienza di Cristo e come parlarne in maniera comprensibile e credibile? Fino ad allora ero sempre vissuto in ambiente cristiano ed ecclesiale e il mio modo di essere rifletteva quel mondo. Insieme allo sforzo di comunicazione andava fatto anche uno sforzo di purificazione delle proprie motivazioni. Capii allora concretamente cosa significasse la parola “testimonianza”, la sua fatica ed il suo fascino. Quel periodo segnò per me una sorta di rifondazione della mia vocazione. Il contatto - se si vuole, il dialogo - con il mondo ebraico mi aveva spinto a rileggere la mia esperienza, a confrontarla con quella di altre persone, a condividerla in un modo che prima non conoscevo. Parlavo di Cristo a persone che non lo accettavano come Signore. Eppure questo non solo non ci divideva, ma rafforzava il nostro legame. Non potrò mai dimenticare la lettura continua del Nuovo Testamento che facevamo insieme nei pomeriggi o nelle sere. Alcuni venivano da lontano per non perdere quegli incontri. E non ero io a spingere per incontrarsi. Io piuttosto li subivo, almeno inizialmente. Quasi ad ogni pagina mi veniva chiesto: “Cosa vuol dire, cosa ti dice, perché…” e trovavano sempre un parallelo concettuale nella letteratura rabbinica. E poi ascoltavo le loro impressioni, mi commuovevo alla loro commozione. Nemmeno San Paolo li faceva arrabbiare più di tanto. Quando qualche volta mi permettevo amicalmente di fare qualche osservazione un po’ critica su questioni riguardanti la Chiesa, forse anche inconsciamente come captatio benevolentiae, li imbarazzavo. Loro amavano Israele. Io dovevo amare la Chiesa. Le mie questioni interne non le dovevo discutere con loro. La testimonianza non era più solo un mio comandamento, 107


ma una loro necessità. Mi veniva in un certo senso ‘imposta’ dalla loro amicizia. Fu allora che decisi di rimanere in Terra Santa e da allora ho dedicato gran parte delle mie attività in Terra Santa a quello che oggi si chiama “dialogo”. Tutti i miei confratelli, anche quelli arabi, soprattutto all’inizio quando tutto era così difficile, mi hanno sempre sostenuto. Prima di assumere il servizio di Custode, passavo la maggior parte del mio tempo a far conoscere il Cristianesimo agli ebrei e Israele ai cristiani. In questi anni non ho mai incontrato una persona, organizzazione, gruppo o movimento, anche tra i più estremi, con il quale fosse impossibile dialogare: scuole, caserme, militari, università, insegnanti e studenti, ecc. In Terra Santa viviamo tutti l’uno accanto all’altro, eppure ci conosciamo ancora poco. Per abbattere i muri e le paure, bisogna conoscersi e incontrarsi, creando occasioni concrete di dialogo. Per esperienza sostengo che ciò è possibile anche nella Terra dei Conflitti. Dobbiamo inoltre accettare che il volto del prossimo non sia come lo avremmo immaginato, nel bene e nel male! Il confrontarsi e lo scontrarsi, fra uomini, comporta la capacità di accettare i propri limiti e quelli dell’uomo che ci sta di fronte. Caduta la corazza della paura, riconosciuta la comune umanità, e assaporato il gusto di farsi prossimi di ogni uomo, si è ormai accettata una sfida grande ed esaltante. Il coraggio di fare/accettare la pace è ben diverso da quello che si associa alla guerra. Il coraggio della pace è una sfida maggiore, appassionata e appassionante: produce nel cuore dell’uomo un radicale cambiamento, meglio indicato con la parola teshuvà. Nel Vangelo di Gesù la parabola del Samaritano illustra l’idea di “farsi prossimo”. Alla base della capacità di farsi prossimi a chi è nel bisogno, sta il riconoscimento della comune umanità. Non più nemici, ma uomini, persone, volti… E se, come Chiesa, si vuole essere “ponte”, occorre essere presenti e radicati in entrambe le realtà in conflitto: Israele e Palestina. Bisogna essere in unione con entrambi, amare entrambi appassionatamente, essere solidali con entrambi, anche quando sbagliano. Significa, forse, avere la libertà e il coraggio di dire ai palestinesi e agli israeliani che non siamo d’accordo, ma che stiamo ugualmente con loro. Allo stesso tempo dobbiamo avere anche il coraggio della verità. Non è facile rimanere fedeli alla verità e allo stesso tempo fedeli alle due parti in conflitto. Su questo aspetto, come Chiesa, dobbiamo ancora crescere, facciamo ancora fatica ad avere questa libertà.

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Transito di San Francesco Gn 12,1-5

Gerusalemme, 3 ottobre 2012 Nella lettura abbiamo ascoltato la chiamata di Abramo, e abbiamo sentito che “Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore” (Gn 12,4). Siamo al capitolo 12 di Genesi, e qui inizia la storia di Abramo, che è un viaggio. È un testo famoso, importante, fondante: c’è la vocazione di Abramo, le promesse, la benedizione, l’alleanza, c’è tutto, come in un seme. Abramo, dunque, parte; ma dove finisce questo viaggio di Abramo, che inizia qui? Dove porta, per dove passa? È strano perché il viaggio sembra finire subito, dura esattamente un versetto, per cui al versetto 5 Abram è già arrivato: “Abram prese la moglie Sarai e Lot, figlio di suo fratello e tutte le persone che lì si erano procurate, si incamminarono verso la terra di Canaan. Arrivarono nella terra di Canaan” (v. 5)! è appena partito, e subito arriva. Ma la cosa interessante è che la meta sembra scomparire e Abram rimane in cammino. E per tutti i capitoli successivi, per quanto si svolgano per la maggior parte nella Terra di Canaan, Abram non sembra mai stare fermo. La prima cosa che ci dice Abramo, è che la meta del nostro viaggio è il cammino stesso, è il partire, continuamente ripartire. Non significa che la meta non ci sia, anzi. La meta è lì dove il Signore ti sta conducendo oggi, è la capacità di lasciarsi condurre, e la docilità di chi si fida del Signore; e da lì si può sempre ripartire, proprio perché sai che hai una casa, cioè la sicurezza di un’appartenenza, e di qualcuno che ti guida. • La casa di Abramo è la promessa di Dio, ed è una casa sicura, perché Dio è fedele. Abramo abita lì, e da lì si muove, cammina, sbaglia, ritorna, ricomincia: questo viaggio, che ha inizio in modo così solenne, e anche così poetico, poi in realtà è un viaggio molto normale, anche drammatico a volte; molto umano. Abramo intraprende un viaggio che sa essere imprevedibile, come tutti i viaggi. Non si può sapere in anticipo cosa accadrà per strada. Ad Abramo accadrà un po’ di tutto: pericoli, fallimenti, scoraggiamenti, sotterfugi, drammi. Sul monte Moria, il luogo del sacrificio di Isacco, questo viaggio sembrerà finire in modo addirittura tragico, questo camminare sembrerà essere stato completamente inutile. Ma non è così, perché c’è una promessa di Dio che accompagna tutto il viaggio, che 109


è come un filo rosso che unisce tutto, e che rimette sempre in cammino… • Qual è questa promessa? La promessa di Dio ad Abramo è la promessa di una vita che lo supera, che non viene da lui, Abramo, ma da Dio. Il “ciclo di Abramo”, non ci dice altro che questo: la chiamata, la promessa, la nascita del figlio Isacco, la richiesta di sacrificarlo, portano alla fine a questo: entrare nella consapevolezza che tutto proviene da Dio. La Lettera agli Ebrei (Eb11,12), parlando di Abramo, dice che era un uomo “già segnato dalla morte”, e che da lui “nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo...”. Cioè una vita feconda, piena, vera, la vita in abbondanza, la vita eterna; e tutto questo come dono. Esattamente quella vita che l’uomo da solo non può darsi -proprio perché siamo tutti già segnati dalla morte-, ma anche che l’uomo desidera più che ogni altra cosa. La promessa di Dio è quella di una vita che vinca la morte, e cioè, concretamente, il male. La seconda cosa che Abramo ci dice è che tutto questo è possibile solo a chi lascia tutto il resto. Non solo lasciare delle cose, ma lasciare un’identità, un passato, le proprie sicurezze, non conformarsi a un modo di vivere secondo il proprio egoismo, ma lasciarsi continuamente aprire e trasformare dalla grazia, dallo Spirito. E lasciare non solo una volta, ma lasciare come stile di vita, che non s’impossessa di ciò che vive, di ciò che incontra, di ciò che è e di ciò che ha. Non si parte se non si lascia dietro di sé ciò che è stato il tuo modo di vivere finora, per entrare in una novità di vita, dove si vive del Signore e per il Signore. • Altrimenti si parte, ma non si cammina, e non si arriva in nessun luogo... Questo lasciare ha qualcosa di drammatico, perché si tratta davvero di entrare in un vuoto, in un’insicurezza, in un lasciare la vita. Eppure, proprio questo lasciare è ciò che rende possibile il compimento della promessa di Dio, cioè dona a Dio la possibilità di darti la vita. • I voti di povertà, castità, obbedienza, non sono altro che la scelta e la grazia di lasciare tutto: si tratta di stare in quel luogo dove il tuo nome, il tuo volto, la tua vita viene da Dio, e da nient’altro: ◦ non dai tuoi beni, non dalle cose che hai ◦ non dai tuoi affetti, dal futuro che ti garantisci attraverso una famiglia, dei figli ◦ non dai tuoi progetti, dal tuoi gestirti la vita, non da come tu pensi il tuo cammino 110


Non sarà questo a dirti chi sei, ma ciò che sei ti verrà detto e dato nella misura in cui rinuncerai a costruirtelo da solo. Tutto questo (i beni, gli affetti, i progetti), rimarranno in qualche modo “segnati dalla morte” perché sia il Signore a donarti la vita. E questo non è facile, e di solito… non lo facciamo, e siamo sempre in cerca di qualche compromesso, qualche sotterfugio, come Abramo. Ma questo non impedisce a Dio di continuare a prometterci la vita. In questo cammino, che è la relazione particolare con Lui, sarà Lui stesso, poco alla volta a spogliarci di tutto, piano piano, perché il cammino è lungo, come ad Abramo.

Gesù sottolinea questa difficoltà del lasciare, nelle parole del Vangelo di Giovanni: è la storia di un altro cammino, quello del chicco di grano. Gesù usa una parola più forte di “lasciare”, e dice che solo chi odia la propria vita in questo mondo la salva per sempre. Odiare è una parola forte, e forse dà anche un po’ fastidio. Eppure è vera, perché dice il rifiuto totale di un modo di vivere, un rifiuto senza compromessi. Se tu non odi un modo, il modo di pensare e di vivere di questo mondo, prima poi gli acconsenti, perché il mondo seduce e ti chiede di appartenergli. Odiare la propria vita significa la libertà di dire di sì solo al Signore, e al Suo modo di darti la vita. E a nient’altro. Questa è la fede, perché solo chi crede fa questo salto. Questo salto è possibile solo se si crede che, dentro tutti gli eventi della vita, il Signore non farà altro che darti la vita, anche quando sembrerà che te la sta togliendo... La fede non è tanto un generico credere in Dio, ma è questo nesso costante tra quanto ti accade e la Sua sorgente, che è in Dio. È la capacità di stare dentro gli eventi della vita sapendo che proprio così il Signore ti sta conducendo a Sé. E quindi non cercandone altri. E la Professione che rinnovate oggi è esattamente questo atto di fede. È questo partire di Abramo, questo suo lasciare tutto, per trovare casa nella promessa di Dio, nell’appartenenza a Lui. Con le conseguenze concrete che questo comporta, e cioè con il percorrere il cammino del seme che muore per avere la vita, per diventare una vita abbondante e feconda, come quella di Abramo; questo seguire Gesù nella Pasqua. Tutto il resto avrà senso solo se nasce da lì, solo se è frutto di questo seme. 111


Altrimenti sarà frutto dei nostri sforzi, e magari sarà cosa buona, ma non sarà l’opera di Dio, non avrà la sua bellezza, la sua fecondità. Tutto questo è un cammino che dura tutta la vita: oggi ricomincia con l’unico fondamento che conta, che è quello di appartenere a Lui. E questo cammino si compirà non tanto in base ai vostri sforzi o alle vostre capacità, ma alla vostra docilità, al vostro credere che Dio può davvero fare questo, può davvero donare la vita in pienezza.

S. Francesco d’Assisi nell’Anno della fede Centro “Tau” - Salerno, 16 ottobre 2012 Grazie, dopo tutte queste presentazioni ora sono un po’ a disagio! Comincio col dire di cosa non parlerò. In genere sono chiamato a parlare di Terra Santa, della presenza cristiana in Terra Santa, della situazione in Terra Santa. Ma Padre Fernando mi ha più volte detto che non era questo il tema di oggi. Trovandoci nell’Anno della Fede, mi è stato proposto di parlare dell’esperienza di fede di San Francesco e delle sue conseguenze nella vita apostolica e missionaria. Il mio intervento verterà su questo, sebbene io non sia un esperto di francescanesimo né di liturgia, parlerò , ma da semplice francescano. Questa sera, come semplice francescano e francescano di Terra Santa, desidero raccontare in che modo vedo e leggo l’esperienza di fede di San Francesco nell’ottica della vita apostolica e del significato che da essa ne deriva. Naturalmente parlerò anche di Terra Santa. Altrimenti non sarei venuto! Innanzitutto, bisogna partire dall’esperienza di fede del Padre Francesco, anticipando sin dall’inizio, anche la conclusione e il succo del mio intervento. A differenza di quanto hanno fatto altri Istituti di vita apostolica, soprattutto quelli sorti tra l’800 e il ‘900, nati cioè con l’intento di fare qualcosa di concreto, iniziative bellissime e necessarie (basti pensare alle opere per gli orfani, per i disabili o all’esperienza di Cottolengo); a differenza di questi: l’andare, il fare.....non sono la prima intuizione, la prima esperienza di San Francesco. La prima esperienza di San Francesco è l’incontro con Gesù. Il punto di partenza di San Francesco è innanzitutto un’esperienza di fede, una fede 112


che diventa esperienza concreta che si manifesterà anche in tutto il suo percorso spirituale. Da questo incontro scaturisce poi tutto il resto. Prima di tutto “piegare le ginocchia”, prima di tutto l’incontro con Cristo. E questo, in seguito, trasforma la sua esistenza mettendo in azione meccanismi di predicazione, di annuncio: annuncio di un’esperienza vissuta. La prima cosa che mi ha colpito della fede di Francesco è il fatto che sia una fede integrale. La sua fede è il punto di sintesi di tutta la sua vita. Fede integrale significa che tutto era coinvolto, l’esistenza, il cuore, gli affetti, il pensiero. Chi mi conosce sa che io sono un po’ secco, un po’ spiccio. Ebbene, ci sono alcuni aspetti della vita di San Francesco che da giovane non riuscivo a comprendere bene, quasi m’irritavano. Ad esempio quando San Francesco piangeva e, a chi gli chiedeva perché stesse piangendo, rispondeva: “perché l’Amore non è amato”. Tutte queste espressioni, un po’ romantiche, da giovane facevo fatica a comprenderle, ma ora, dopo anni di esperienza, riesco a capirle di più. Queste espressioni che faticavo a comprendere rivelano che la fede di Francesco è integrale, perché coinvolge tutte le parti della sua esistenza, non è meramente un’azione intellettuale: per lui la fede è sempre esperienza. Perché la conoscenza passa sempre dall’esperienza. In secondo luogo la fede di Francesco è trinitaria. Per lui era chiaro che la fede in Dio passa attraverso la fede in Gesù Cristo e che solo lo Spirito può darti questa capacità di aprire gli occhi a questo incontro con Cristo. Inoltre, Francesco nella sua prima ammonizione, usa un’altra espressione, un po’ strana, rispetto alla fede. Parla, infatti, di: “Fede nella Chiesa e nei sacerdoti. Nel suo Testamento, ad esempio, leggiamo: Il Signore mi dette tanta fede nella Chiesa che ogni volta che incontravo una chiesa dicevo: “Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo”. Lui ha fede anche nei sacerdoti, non nell’ideale di sacerdote, ma nei sacerdoti concreti che, ora come allora, non sono diversi, con tutta la loro umanità. Ad esempio scrive: “Se dovessi incontrare un angelo che scende dal cielo per portarmi il più strabiliante annuncio e, dall’altra parte un sacerdote peccatore, mi fermerei prima a baciare le mani del sacerdote peccatore perché, attraverso le sue mani da peccatore, quel sacerdote mi consegna Gesù nell’Eucarestia”. Per lui la fede è sempre un’esperienza concreta. Un altro aspetto importante della fede di Francesco è che per lui questa esperienza è un “vedere, toccare e credere”; chi ha parlato prima di me ha parlato dell’incarnazione e dell’umanità di Gesù, di Gesù-Uomo. Se c’è un aspetto caratteristico della fede e della vita di San Francesco è questo 113


amore per l’Umanità di Gesù. Pensiamo a Greccio, dove egli ha voluto rivivere la natività di Gesù, oppure ancora, al culmine della sua esperienza di fede, pensiamo alla Verna, dove ha voluto rivivere anche nella sua carne, fisicamente, l’esperienza della crocifissione, della morte di Gesù. Alla Verna Francesco scrive questa bellissima preghiera: “Ch’io possa sentire nel mio cuore quello stesso amore che Tu provasti quando eri sulla croce e anche nel mio corpo lo stesso dolore che provasti quando eri sulla croce”. Prima di ricevere le stimmate c’era questo desiderio profondo e per noi frati di Terra Santa questo desiderio è molto importante, perché non c’è incarnazione senza luogo, non c’è umanità senza il luogo, non c’è Greccio senza Betlemme e non c’è La Verna senza il Calvario… Per un francescano stare in Terra Santa è parte integrante del carisma di Francesco, significa non solo custodire la memoria dell’incarnazione di Gesù, ma anche rifarne l’esperienza. Non a caso, i Papi quando parlano della presenza dei francescani in Terra Santa, parlano sempre di un disegno della Provvidenza. Non è casuale che proprio i francescani, gli “araldi” dell’incarnazione di Gesù siano in Terra Santa per custodire quella memoria dell’incarnazione di Gesù. San Francesco, insomma, è un uomo molto concreto e il luogo dove s’incontra Cristo è la Chiesa, nella Chiesa si incontra Cristo, non c’è altra via per lui, perché la Chiesa, attraverso i sacramenti, ci dà la possibilità di fare esperienza di Cristo, soprattutto nell’Eucarestia. Bisogna essere capaci di vedere non solo secondo la carne, ma anche secondo lo spirito. Secondo la carne, quel prete è un peccatore e da lui non voglio andare, ma secondo lo spirito è colui che mi consegna la persona di Gesù. E questa è la cosa più importante che ci sia. Questo oggi non è scontato, né ovvio rispetto a tutti gli scandali che ci sono. C’è sempre la tentazione di fare un po’ i “Savonarola” per fare pulizia. Certo non intendo giustificare questi scandali, ma un’esperienza di fede sa andare all’essenziale, oltre gli scandali della carne. E l’essenziale della vita di fede è l’incontro con Gesù: quel sacerdote mi consente di incontrare, di toccare Gesù attraverso l’Eucarestia e i Sacramenti. Pertanto il resto viene dopo. La comunione con la Chiesa per Francesco è essenziale, pensiamo al tempo dell’eresia catara, o valdese: Francesco vuole che i frati siano assolutamente cattolici. Nella “Lettera a un Ministro”, un inno alla misericordia che io rileggo continuamente perché ha a che fare con la povertà e le debolezze umane, San Francesco ci dice: “Devi perdonare tutto”. Ha una libertà talmente grande da affermare di: “Non 114


pretendere che quel frate peccatore diventi un cristiano migliore. Amalo così com’è! Non importa.” Eppure su una cosa non transige mai, sulla cattolicità: i frati devono essere cattolici, cioè devono essere in piena comunione con la Chiesa e non con quella ideale, ma con quella reale, perché se non sei in comunione con la Chiesa reale allora non puoi fare esperienza di Cristo, non puoi toccarlo, non puoi accedere all’Eucarestia. Ecco, da quanto detto finora nasce tutto il resto, almeno dal mio punto di vista. San Francesco non ha voluto cominciare dall’annunciare, ma ha innanzitutto voluto vivere come viveva Gesù e la sua fede ha poi coinvolto tutta la sua persona. C’era un aspetto sicuramente intimistico nella fede di Francesco, una fede personale, interiore, ma anche un aspetto comunitario molto forte. Pensiamo ad esempio alla “Lettera ai reggitori di popoli”. Francesco ha lasciato scritti molto importanti, o almeno molti importanti per me! Queste lettere oggi sarebbero impensabili. San Francesco si presenta come un illetterato, uno che non sapeva scrivere, ma scrive comunque lettere ai capi dei popoli, a chi comandava. Ma non scrive perché questi lavorino per la pace, la giustizia, la convivenza tra i popoli. Dice loro di convertirsi, di fare penitenza, di andare a messa, di far conoscere la devozione per l’Eucarestia. Cose molto concrete, molto legate alla vita di fede ed ecclesiale. Oggi sarebbe impensabile, non politically correct o roba del genere, perché è come invadere le diverse sfere; la sfera religiosa che tenta di invadere la sfera civile, che essendo pubblica deve essere laica… è un mondo molto diverso e lontano! Ma io comprendo bene le ragioni di Francesco. Io ho fatto questa esperienza e questa esperienza mi ha preso tutto, ha preso tutta la mia esistenza dalla A alla Z, non c’è una fibra del mio essere che non vibra quando incontra questo Gesù, per cui tutti devono conoscere questa esperienza e tutti coloro che hanno una responsabilità, qualunque essa sia, bisogna che lo sappiano, bisogna che ne parlino. Francesco se ne infischia del politically correct! Se fosse stato un politically correct non sarebbe andato in Terra Santa a incontrare un Sultano, non sarebbe andato insieme ai crociati, ma da non-crociato, a dire al Sultano non di fare la pace, o di lasciare liberi i crociati, ma a parlare con lui di Cristo! In questo incontro, Francesco e il Sultano hanno dialogato per diversi giorni sulla figura di Gesù… Era impensabile, il Sultano era il nostro nemico, l’eretico. Ma San Francesco non era pazzo, era un uomo molto concreto, legato alla sua esperienza, ma talmente innamorato di essa, talmente appassionato che l’amore, la passione l’hanno spinto a fare cose che la ragionevolezza non consente o non contemplerebbe. 115


Da quell’esperienza nasce un desiderio di comunione, di verità, di comunicazione e di libertà. La fede in Gesù, la fede in quell’incontro ha innanzitutto trasformato la sua vita ed è nato un desiderio di verità, di comunicazione, di libertà. Cito ancora una volta la “Lettera a un Ministro”. I francescani dovrebbero essere noti per la loro povertà e per il loro vivere senza nulla di proprio, che non vuol dire soltanto non avere beni, ma che è ripetere l’esperienza che fa Abramo, che è padre nella fede e che Francesco cita in questa lettera, la vicenda di Abramo al culmine della sua esperienza di fede, quella del sacrificio di Isacco (cap. XXII della Genesi). All’inizio Dio lo chiama, dice “Vieni con me, seguimi, e in cambio ti darò una grande ricompensa, la terra e una discendenza infinita come le stelle”. Abramo lo segue e va, in attesa di questa ricompensa che tarda ad arrivare e quando Abramo gli chiede “Quando arriverà la mia ricompensa?”. Ecco che, quando ormai non c’è più speranza perché Sara era sterile, allora Dio gli fa avere un figlio. E quando ancora tutta la speranza viene riposta nel figlio cosa gli chiede Dio? “Uccidi tuo figlio”. Dio ti toglie tutto, in questa esperienza. L’esperienza di fede, l’incontro con il Signore ti toglie tutto ciò che non è in funzione di questo rapporto fondamentale che è il rapporto con Dio. E questa è anche l’esperienza che fa Francesco e, come Abramo, questa è la sua grandezza: rinuncia alla ricompensa, rinuncia alle promesse, ma non rinuncia a Dio. Allora Dio gli dice: “Ora so che veramente temi Dio”, ora so che veramente credi, che la tua fede è salda, sei pronto a rinunciare a tutto pur di preservare la tua relazione con me. E questa è la più grande libertà e insieme la più grande responsabilità. Tutto questo è anche tipico dell’esperienza di Francesco: il vivere senza nulla di proprio non è semplicemente il vivere poveri, ma vivere nella tua vita, nelle relazioni, nel tuo cuore, nella tua vita di fede, senza nulla che ti possa impedire di avere questa relazione piena, integrale, totale con il Signore. Da qui, poi, nasce l’esperienza della Terra Santa: l’esperienza di fede. E questo, l’ho constatato personalmente, ha anche alcuni rischi. Quando la fede diventa funzionale a un’identità essa ti chiude o almeno rischia di chiuderti. Se non è più un’esperienza di vera fede, se diventa “religione”, allora può divenire elemento di conservazione, può creare dei confini. In Terra Santa questo è molto forte e molto evidente: le fedi e le identità sono la stessa cosa, le anagrafi civili sono divise per appartenenza religiosa, tu, credente o no, sei cristiano, ebreo o mussulmano. 116


Non esiste matrimonio civile in Terra Santa, se ti vuoi sposare devi andare dalla tua autorità religiosa di riferimento. In quella terra, piena di muri e di divisioni, l’elemento religioso corre il rischio, non necessariamente lo è, ma corre il rischio di diventare elemento di erezione di barriere e di conservazione della tua identità. Anche in Europa c’è questo rischio, ovvero di servirsi dell’esperienza religiosa per conservare qualcosa, che è sempre un conservare qualcosa “da” qualcuno. La vera esperienza di fede invece ti porta all’incontro: la fede è incontro! Fede è innanzitutto incontro con Gesù, e attraverso Gesù con Dio, e questo incontro con Gesù e con Dio ti porta a incontrare l’altro, perché ogni uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio, quindi vedi in ogni uomo un riflesso di quell’immagine. Questa è anche l’esperienza di san Francesco. Pensate che parliamo di 800 anni fa, quindi non c’erano carte di Ginevra o dell’ONU sui diritti fondamentali delle persone, sui diritti della libertà religiosa. Quando San Francesco manda i suoi frati tra i Saraceni, nella “Regola non bollata” dà un’indicazione importantissima per quei tempi, che è stata anche un po’ la chiave del successo dei francescani in Terra Santa: “Quando andate tra gli Infedeli ci sono due modi per starci: primo, stare lì, sottomessi ad ogni umana creatura, semplicemente manifestando e dicendo che siete cristiani; secondo, quando lo Spirito lo suggerirà, andate ad annunciare che Gesù è il Signore”. Quindi l’esperienza di fede ti porta anche al rispetto per l’altro, all’incontro rispettoso e libero con l’altro. Non è vero che la fede diventa elemento di conservazione o causa di guerra! Quando l’esperienza di fede diventa strumentale ai bisogni di identità c’è questo rischio, ma se l’esperienza di fede è vera, autentica, essa ti dona quella libertà di incontrare l’altro senza negare nulla e nessuno. Concludo con una breve nota di grammatica ebraica: la parola “Shalom” significa “Pace”, tutti lo sappiamo. Invece no, non significa pace, non è vero! In ebraico ogni parola ha una radice dalla quale poi nascono tutte le altre parole, sono radici con 3 lettere da cui nascono tutte le parole, le coniugazioni dei verbi, le declinazioni, aggiungendo o togliendo questa o quella vocale si formano tutte le parole. Ebbene la parola “Shalem”, radice di “Shalom” non significa “pace” ma “Integrità”, “Completezza”, “Interezza”. Ad esempio quando Gesù ha detto sulla croce: “Tutto è finito, tutto è compiuto”, ha usato il passivo di “shalem”. In ebraico “pagare” si dice usando la stessa radice, “shillem”, perché tu mi dai una cosa, io ti pago e componiamo una completezza nella relazione fa noi due, nel nostro patto commerciale. 117


Dunque la vera pace nasce, c’è, quando la persona è integrale, quando le relazioni sono integrali, complete, piene: questo è un grido di attesa che noi abbiamo in Terra Santa e che noi francescani cerchiamo nel nostro piccolo di portare, sapendo che non sconvolgeremo drammaticamente i percorsi della macro-politica in Medio Oriente. Ciò che siamo chiamati a fare come francescani è semplicemente quello che San Francesco fece a suo tempo e ci chiese. Innanzitutto: “Piegare le ginocchia”, siamo in Terra Santa per stare in quei luoghi e dire: Qui Gesù è nato, qui Gesù è morto”. E noi vogliamo stare qui per toccare quelle pietre e rifare quell’esperienza, per rivivere l’esperienza che quel luogo ti permette di rivivere. E poi aprire gli occhi all’uomo, non al cristiano semplicemente, ma all’uomo che vive lì, a qualunque fede esso appartenga. E lì amarlo, che vuol dire rispondere ai suoi bisogni, costruire una scuola, una casa, tenere un incontro, una conferenza, per intessere un dialogo. Tutte queste cose nascono come conseguenza, ma la prima chiamata, la prima missione è questa: stare sempre con gli occhi rivolti a Lui e, guardando Lui, aprire gli occhi al mondo e vedere nel mondo un riflesso di quell’amore che ti ha toccato per sempre. Questa, credo sia l’esperienza che siamo chiamati a vivere ancora oggi, che è molto attuale e penso sia valida dappertutto, in Terra Santa come qui a Salerno. Grazie.

Il rispetto di ogni culto Per Oriente e Occidente una lezione di convivenza più che mai attuale Milano, 25 ottobre 2012 L’Editto di Milano, emanato nel 313, concedeva a tutti, entro i confini dell’Impero, e in particolare ai cristiani, piena libertà di religione e di culto, senza preferenze statali per alcuna particolare religione. Abolì la croce come strumento di morte ed equiparò l’uccisione di uno schiavo a un assassinio e l’uccisione di un bambino, eseguita in nome dell’autorità paterna, al parricidio. Soppresse la facoltà, data al magistrato, di destinare i colpevoli di gravi delitti alle lotte dei gladiatori... 118


Quasi millesettecento anni sono trascorsi e l’Editto di Milano oggi è più che mai attuale. Ancora oggi, infatti, in molte parti del mondo, in particolare in Medio Oriente, si tende a identificare l’appartenenza religiosa con le identità nazionali o con gruppi sociali particolari. Non di rado, proprio per questa ragione, tensioni sociali e nazionali in Oriente sono spesso interpretate come tensioni religiose. È purtroppo la cronaca di questi nostri giorni, che ci riporta alla storia di difficile convivenza tra identità e religioni diverse, soprattutto in Medio Oriente. In queste terre la storia delle comunità religiose, infatti, è segnata da battaglie, vinte e perse, da conciliazioni e trattati, rispettati e disattesi. A periodi apparentemente tranquilli durante i quali s’intravedevano improbabili spiragli di luce, si sono succeduti momenti di tensione e di persecuzione. Oggi non è più tempo per guerre o battaglie a difesa d’identità, religiose o sociali esse siano. È necessario, invece, imparare ed educare a confrontarsi serenamente, senza paura e allo stesso tempo senza negarsi. In Oriente come in Occidente. Il confronto, se pur difficile, è assolutamente indispensabile per vivere soprattutto in Terra Santa, che non è terra solo di tensioni e conflitti, ma è anche culla della nostra cultura occidentale e in gran parte anche di quella orientale. Mentre gli odi e il rancore sembrano a volte prevalere, la Terra Santa rimane comunque luogo, difficile e affascinante, in cui le tre religioni monoteiste nonostante tutto si sforzano di coesistere. Qui non c’è solo tensione, ma anche coesistenza. Le vicende in atto in questi ultimi due anni in Medio Oriente hanno fatto crescere la speranza di positivi cambiamenti nelle società mediorientali, ma hanno anche accentuato le paure che ogni novità porta con sé. Quasi tutti i principali Paesi arabi si trovano al centro di un profondo e a volte tragico cambiamento, imprevisto e dalle prospettive ancora non chiare. La tragedia alla quale assistiamo in Siria, infatti, non consente di farci illusioni. I cambiamenti non sono sempre facili e lineari. Inizialmente la Primavera araba ha suscitato tanto entusiasmo: finalmente il popolo, e i giovani in particolare, sono diventati protagonisti della vita dei loro Paesi e ne hanno fatto la storia. A tale breve momento di euforia, però, è seguito il periodo attuale, meno glorioso ed esaltante, ma non meno decisivo: la ricostruzione. Questi Paesi devono ridefinirsi, nelle loro dinamiche sociali e religiose interne. È un passaggio difficile, ma anche un’occasione importante da non perdere. Anche per l’Italia e l’Europa è in atto un cambiamento epocale. La società è sempre più pluriculturale e plurireligiosa. L’arrivo di milioni di nuovi cittadini di culture e religioni diverse, pone alle nostre vecchie comunità nuove sfide. L’Editto di 119


Milano, 1.700 anni fa, seppe interpretare i cambiamenti in atto, e fissò i criteri per un nuovo modello di convivenza sociale e religiosa. Oggi ci troviamo di fronte ad una sfida simile, in Oriente come in Occidente. Per l’Oriente, dove identità e religioni spesso ancora coincidono, la sfida è appunto la coesistenza serena e pacifica tra identità e religioni diverse. È necessario che le appartenenze religiose non prevalgano sul diritto alla piena cittadinanza di ciascuno. Per l’Occidente, forse, la sfida consiste maggiormente nel definire serenamente i criteri e i modelli d’integrazione con le nuove culture e religioni che da ormai più di una generazione si sono inserite nel tessuto del nostro territorio. La città di Milano, in questi ultimi anni, ha avuto un ruolo importante per la comprensione di tali cambiamenti. Al di là di tante discussioni, anche per le iniziative dei pastori che si sono succeduti, Milano è una città che con concretezza e serenità può guidare ad accogliere e interpretare i mutamenti in atto. Le celebrazioni per l’anniversario di questo importante Editto, dunque, siano anche occasione per le nostre comunità di rinnovare l’impegno all’ascolto reciproco.

Gaza: riflessioni 21 novembre 2012 Da più parti siamo stati sollecitati a esprimerci su quanto sta accadendo a Gaza. Non ci siamo espressi fino ad ora perché, onestamente, non si sa più cosa dire. Già Istituzioni ecclesiali lodevolmente aggiornano e si esprimono al riguardo e non sembra dunque necessario ripetere quanto altri pubblicano, nell’ormai abituale rito delle dichiarazioni bilanciate e corrette. In certe occasioni, poi, le solite esortazioni d’invito alla cessazione delle ostilità, di richiamo al dialogo, anche se verissime e necessarie, sembrano così avulse dalla realtà, da sembrare messaggi ipocriti. Su questo ennesimo, inutile bagno di sangue, dobbiamo però fare alcune considerazioni. 1. Ancora una volta violenza, morte e distruzione sono state il linguaggio comune nel quale ci si è ritrovati. E non ha senso cominciare a discutere su chi ha iniziato, fare la conta dei morti e attribuire le responsabilità. Sappiamo solo che non si è arrivati ad alcuna soluzione e sarà solo questione di tempo, prima che tutto 120


questo ricominci, in una sorta d’inutile circolo vizioso. Purtroppo, una soluzione complessiva ci appare ancora molto lontana. 2. Ci auguriamo che tale violenza non degeneri in nuovi attentati e altre forme di ritorsione, che ci riportano indietro nel tempo. Bisogna che tutti i responsabili si adoperino per ritornare alla moderazione e frenino ogni forma di pericoloso deterioramento. 3. Di fronte a tanta violenza e all’impotenza di tutti, per noi credenti la preghiera resta l’unica risorsa. Essa ci è necessaria come l’aria che respiriamo, perché ci consente di guardare a quanto sta accadendo con uno sguardo di fede. Il credente dovrebbe guardare al mondo con gli occhi di Dio che è Padre, giusto e misericordioso. È l’unico modo per non cadere nella logica della violenza e del rifiuto dell’altro, di cui questo ennesimo conflitto è testimone. Abbiamo bisogno, nonostante tutto ciò che sta accadendo, di credere ancora nell’Altro. Senza Dio, è impossibile. 4. Le nostre Comunità religiose dovranno impegnarsi, ancora di più, nelle tante piccole iniziative di dialogo e di pace. Non cambieranno il mondo in Terra Santa, ma saranno quella boccata di ossigeno che ci farà constatare che, nonostante tutto, ci sono ancora tante persone che rifiutano questa logica e sono disposte a impegnarsi seriamente e concretamente. Spetterà soprattutto alle Istituzioni che lavorano con i giovani, cui è affidato il nostro futuro, prendere iniziative di dialogo. 5. Mentre in Medio Oriente sono in atto epocali trasformazioni, sembra che in Terra Santa, invece, tutto resti immutato. Sia in Terra Santa, sia nel resto del Medio Oriente, comunque, le Comunità cristiane sono chiamate a rendere testimonianza, a trasmettere fiducia, e non lasciare spazio al disfattismo. Ebrei, musulmani e cristiani sono stati chiamati qui, in questa Terra, dalla Provvidenza a vivere insieme. Vogliamo dimostrare con la vita, che questa vocazione è possibile e realizzabile. E con questa certezza ricominceremo.

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Ingresso Nunzio Mons. Giuseppe Lazzarotto al S. Sepolcro Gerusalemme - S. Sepolcro, 26 novembre 2012 Eccellenza Reverendissima, Il Signore Le dia pace! Benvenuto a Gerusalemme, culla della nostra fede cristiana e cuore della vita di tutti i credenti, di Terra Santa. Secondo una tradizione antica, ma molto bella e significativa, all’inizio del proprio mandato, i responsabili religiosi (e qualche volta anche civili), giungono qui al S. Sepolcro, alla Basilica dell’Anastasis, per ricevere la solenne benedizione e il mandato ufficiale. Come potrebbe essere diversamente? Questo è il Luogo che custodisce la memoria fondamentale della nostra fede: la morte e la risurrezione di Cristo. Ma questo è anche il Luogo che, meglio di qualunque altro, nelle sue dinamiche di vita, rappresenta ciò che siamo. In questi muri e nei rapporti delle comunità di credenti, che li custodiscono, c’è molto della storia e del presente delle nostre comunità. Ciascuna comunità cristiana ha una fortissima storia di attaccamento e di appartenenza a questo Luogo e questa Terra. Così come le nostre comunità sono anche state divise dalla storia, consegnandoci un’eredità dolorosa, che nella vita quotidiana siamo continuamente chiamati a superare e purificare. Se in questo Luogo emergono, dolorose ed evidenti, le ferite delle divisioni, è tuttavia anche il Luogo della risurrezione, il luogo cioè dove milioni di credenti cristiani di tutto il mondo, nonostante tutto, ritrovano i passi della loro vita di fede, s’incontrano nuovamente con la misericordia di Dio e risorgono a nuova vita. Questo Luogo ci dice quale deve essere la nostra missione in Terra Santa. Questa Terra, lacerata da divisioni e discordie, ferita da continue guerre e conflitti tra i Paesi che la compongono, come nelle relazioni sociali, religiose e nella vita familiare, ha bisogno di testimonianze di vita, di risurrezione. Ha bisogno di persone che con eccesso di amore abbiano ancora il desiderio di versare olio e balsamo sulle ferite di questo Paese. In quest’ultimo anno, fino a pochi giorni fa, siamo stati testimoni di profonde crisi politiche, religiose e sociali. Anche le nostre comunità religiose, a volte, sono state colpite da fenomeni d’intolleranza. 122


In tutto questo siamo chiamati a portare la vita, che significa: speranza, fiducia nonostante tutto, forza di ricominciare sempre, fede nell’uomo. La Sua missione, Eccellenza, non è semplice. La Sua prima missione fra tutte è quella di portarci la parola, autorevole, dell’Apostolo Pietro, il capo della Chiesa. Gerusalemme ha bisogno di Roma. Abbiamo bisogno proprio noi, Chiesa Madre di Gerusalemme, della parola del Santo Padre, che ci riporti alla verità, nella concretezza della vita. Se è vero che tutto è cominciato qui, è anche vero, che proprio noi abbiamo bisogno che Pietro ci indichi la via, il modello al quale richiamarci, perché la nostra testimonianza resti credibile e i nostri riti e le nostre tradizioni non diventino vuoti contenitori. I Frati Minori di Terra Santa, Le assicurano preghiera costante e sostegno. Nella Sua difficile ma essenziale, missione potrà contare sul sostegno, convinto e fedele, di tanti fratelli che, nella loro plurisecolare missione, portano la testimonianza della Chiesa Universale in queste nostre comunità di fede. Il Signore le dia pace!

Messaggio del Padre Custode per il Santo Natale 2012 Gerusalemme, 25 dicembre 2012 “Consolate, consolate il mio popolo”, dice il vostro Dio. 
“Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele 
che il tempo della sua schiavitù è compiuto, 
che il debito della sua iniquità è pagato, 
che essa ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati” 
Isaia 40, 1-2

Gesù rispose: “In verità, in verità ti dico che 
se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio”
Giovanni 3,3

È Natale. In questo tempo nelle nostre menti e nel nostro cuore si rinnova la domanda che ci interroga personalmente sul significato di quella nascita che 2000 anni fa - a Betlemme di Giudea - sconvolse la storia. 
Superata la valanga di belle parole e buoni sentimenti che in questo periodo ci sommergono, dobbiamo davvero provare a chiederci se e quanto quella nascita, ancora oggi, riesca a sconvolgerci. Durante l’Avvento, Giovanni il Battista ci presenta Gesù come il compimento dell’annuncio 123


di consolazione. Lui è la consolazione che si fa carne, che possiamo toccare con mano. Giovanni proclama che la consolazione, ora, è una certezza e non più un annuncio di liberazione futura. 
Gesù è qui, in mezzo a noi, dono e presenza di Dio, manifestazione visibile del suo amore per noi. 
E oggi, come allora, ci viene chiesto se il nostro cuore e la nostra intelligenza hanno posto fiducia in questa presenza e trovano in essa consolazione.
Un mondo nuovo; il regno di Dio. Per poterlo accogliere, per poterlo vedere, dobbiamo rinascere.
Nulla di questo possiamo comprendere, se non diventiamo nuovi, liberi e, per questo, capaci di accogliere la novità. 
Lasciarsi sconvolgere dal Natale, significa essere ancora in grado di rinascere e ricominciare, con fiducia, con determinazione, con serena consapevolezza dell’impegno che questa nuova nascita ci domanda. La paura, il sospetto, l’incapacità di credere che l’altro possa cambiare, che io possa cambiare, che l’amore possa rinascere, che la consolazione non sia una chimera… tutto questo a volte prevale e ci paralizza. È l’ombra della morte e la schiavitù di satana.
Ma noi apparteniamo a Cristo: per questo vogliamo, come Giovanni il Battista, gridare che la nostra schiavitù è finita. E che siamo pronti e desiderosi di rinascere di nuovo e dall’alto, con la forza del suo amore, con la potenza del suo Spirito.
Le nostre comunità cristiane di Terra Santa, della Siria e del Medio Oriente in generale, sono messe a dura prova. Le famiglie, così come le comunità religiose, sono provate da guerre, persecuzioni, abbandoni e solitudini. Non abbiamo i mezzi materiali per aiutare tutti e ci sentiamo impotenti. Ancora più grave è il diffuso sentimento di sfiducia riguardo al futuro, la voglia di abbandonare tutto e di andarsene, di non credere più a nulla e a nessuno.
Il libro delle consolazioni di Isaia, che alimenta la nostra preghiera in questo periodo, contiene anche i canti del Servo Sofferente. Consolazione e speranza non cancellano sofferenza e dolore, ma li rendono comunque impotenti. La morte e le distruzioni di questi tempi non cancellano la nostra voglia di vita e il desiderio di rinascita.
Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto e che il Signore ci ha fatto sapere (Lc 2, 15).
È Natale: il mio augurio e quello dei francescani di Terra Santa, per tutte le persone che vivono in Terra Santa, e per coloro che da tutto il mondo guardano a noi, è quello di non cedere al disfattismo e di lasciarsi ancora una volta conquistare dall’amore di Dio e dal vivo desiderio, dalla concreta volontà di ricominciare, a tutti i costi.
Abbiamo bisogno e vogliamo andare a Betlemme, per verificare ciò che è avvenuto a tutti noi: siamo rinati, di nuovo capaci di sorriso e gratuità. Buon Natale a tutti.

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Sintesi dei Verbali dei Discretori

Dal Discretorio del 26 gennaio Gerusalemme San Salvatore 1. Attività della Curia Il Custode di Terra Santa informa il Discretorio sui suoi recenti viaggi, in particolare sulla visita ai fratelli della Regione S. Paolo, che stanno vivendo un momento particolarmente difficile, a causa della situazione politica. Ancora una volta, dopo la discussione nella sessione precedente, il Discretorio ha analizzato le difficili prospettive future per quel paese. 2. movimento di personale a. Fra Placido Robaert, è stato assegnato alla fraternità del Convento dell’Agonia, Gethsemani, Gerusalemme. È nominato: Addetto al santuario. b. Il Discretorio ha accolto le dimissioni di Fra Angelico Pilla, e lo ha assegnato alla fraternità del Convento di San Giuseppe, Beirut, Libano. È nominato: Vicario locale e Addetto alla parrocchia. c. Fra Halim Noujaim: è stato assegnato alla fraternità del Convento di Sant’Antonio, Harissa, Libano. È nominato: Guardiano. d. Fra Roger Saad della fraternità di S. Antonio, Harissa, Libano: è nominato: Economo locale. e. Fra Sesar Melanius: è stato assegnato alla fraternità del Convento dell’Annunziata, Nazareth. È nominato: Adetto al Santuario e assistente spirituale dei pellegrini. f. Fra Gerard Bourdonneau: è stato assegnato alla fraternità del Convento di San Cleofa, Emmaus. È nominato: Cronista. Per l’ennesima volta, inoltre, si studia la situazione delle nostre fraternità in Cipro, con particolare attenzione a Limassol. Si deliberano infine alcuni aiuti e lavori minori in diversi conventi.

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Dal Discretorio del 22 Febbraio 2012 Gerusalemme San Salvatore 1. Formazione Come di consueto, la sessione del mese di febbraio è dedicata alla valutazione del cammino formativo dei nostri candidati, nelle diverse tappe di formazione iniziale e accademica. Si è discusso, in particolare, sulle valutazioni finali della settimana di convegno dei nostri formatori. Particolare attenzione è stata riservata all’animazione vocazionale, rilevando che nonostante i tanti documenti e incontri, si fa ancora fatica a coordinare le attività degli animatori. Ci si è poi soffermati sulla necessità di coordinare meglio il passaggio tra aspirandato e postulato, tenendo presenti le esperienze problematiche precedenti. Il Segretario per la Formazione Iniziale e gli Studi, ha poi presentato tutti i candidati, uno per uno: il loro cammino formativo e la loro situazione accademica. Si è rilevato che l’anno prossimo il numero degli studenti sarà molto elevato. Il Discretorio si è soffermato particolarmente nella valutazione sui candidati che quest’anno terminano i loro studi di teologia, individuando per essi alcune possibili prospettive, da decidere entro la prossima sessione del Discretorio. Frati in formazione di post grado o superiore a. Fra Usama Bahbah: Teologia Pastorale, Pontificia Università Lateranense, Roma, Italia. Licenza. b. Fra Alessandro Coniglio: Scienze Bibliche, Pontificio Istituto Biblico, Roma, Italia. Dottorato. c. Fra Bahjat Karakach: Antropologia Teologica, Istituto Teresianum, Roma, Italia. Dottorato. d. Fra Ibrahim Sabbagh: Dogmatica, Pontificia Università Antonianum, Roma, Italia. Licenza. e. Fra Feras Lutfi: Teologia Biblica, Pontificia Università Gregoriana, Roma, Italia. Licenza. f. Fra Rami Asakrieh: Licenza in Gestione Educativa, Università di Betlemme, Palestina. 126


g. Fra Aquilino Castillo: Master Predottorale in relazioni Islamiche-Cristiane, Università di Saint Joseph, Kaslic, Libano. h. Fra Carlos Thomas: Master Counceling Educativo-Relazionale, Scuola Superiore di Analisi Transazionale, Seminari Romani di Analisi Transazionale Roma, Italia. i. Fra Jihad Krayem: Pastorale Giovanile e Catechetica, Università Pontificia Salesiana, Roma, Italia. j. Fra Piotrek Blajer: Nuovo Testamento (Luca), The Catholic University of America, Washington, Stati Uniti. Dottorato. k. Fra Pius Baranowski: Antico Testamento (Pentateuco) e antico oriente, Toronto State University, Toronto, Canada. Dottorato. l. Fra Agustin Guadalupe Pelayo Fregoso: Licenza in Studi Francescani, Istituto Teologico, Assisi, Italia. 2. Movimento di personale a. Fra Fadi Shallufi, è stato assegnato alla fraternità del Convento di San Cleofa, Emmaus. È nominato: Superiore, economo locale e cronista. b. Fra Sebastiano Matti, è stato assegnato alla fraternità del Convento del Dominus Flevit, Gerusalemme. È nominato: Superiore, economo locale e cronista. c. Fra Franciszek Wiater: è stato assegnato alla fraternità del Convento delle Palme, Betfage. È nominato: Superiore, economo locale e cronista. d. Fra Mario Hadchiti: è stato assegnato alla fraternità del Convento del Buon Pastore, Gerico. È nominato: Superiore, economo locale, direttore della scuola e cronista. e. Fra Antonio Dudek: è stato assegnato alla fraternità del Convento della Trasfigurazione, Monte Tabor. È nominato: Guardiano, economo locale e cronista. f. Fra Bernard Barbaric è stato assegnato alla comunità del Santo Sepolcro: in servizio e addetto al santuario. 3. Questioni economiche In terza lettura, il Discretorio ha approvato il budget della Custodia per l’anno 2012, includendo le spese ordinarie e quelle straordinarie, definendo i progetti per l’anno in corso e quelli invece che dovranno essere rimandati all’anno seguente. Si è fatto presente che per l’anno prossimo la procedura dovrà essere più snella e anticipata al mese di ottobre.

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Dal Discretorio del 6-7 Maggio 2012 Gerusalemme San Salvatore 1. Attività della Curia Incontro del Ministro Generale con il Governo della Custodia di Terra Santa. 2. Nuovi missionari a. Fra Anizio Rodriguez, Presbitero - brasiliano - da Nasice, diocesi di Zagreb, figlio di Josip e Goranka Stimac, nato il 02/05/1974; v. 07/08/1993; pt. 06/08/1994; ps. 19/09/1998; s. 10/06/2000 della Provincia dei Santi Cirillo e Metodio, Croazia. È assegnato alla fraternità del Santo Sepolcro, Gerusalemme. È nominato: In servizio al Santo Sepolcro 3. Movimento di personale a. Fra Wilhelm Fornal, è stato assegnato alla fraternità della Promessa Eucaristica, Cafarnao, Israele. È nominato: Addetto al santuario. b. Fra Andrew Verdote, residente nella fraternità si Santa Caterina V.M., Limassol, Cipro. È nominato: Superiore, parroco e cronista. c. Fra Victor Peña, residente nella fraternità si Santa Caterina V.M., Limassol, Cipro. È nominato: Vicario locale, vicario parrocchiale e assistente OFS. d. Fra Antonino Milazzo, è stato assegnato dalla fraternità del seminario di San Salvatore, Gerusalemme alla fraternità di San Fortunato, Montefalco, Italia. È nominato: Addetto alla chiesa, adetto alla casa di formazione e membro del Coetus. 4. Rientro in provincia a. Fra Witold Pelczar, residente nella fraternità della Trasfigurazione, Monte Tabor, Israele, è rientrato in provincia.

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Dal Discretorio del 2-6 luglio 2012 Gerusalemme San Salvatore 1. Attività della Curia Incontro del P. Custode con la ROACO a Roma. 2. Movimento di personale a. Fra Auksencjus Gad, è stato assegnato alla fraternità del Convento dell’Agonia, Getsemani, Gerusalemme. È nominato: Addetto al santuario e incaricato del Giardino sopra la Grotta degli Apostoli. b. Fra Adriano Maznicki, residente nella fraternità del Convento del Santo Sepolcro, Gerusalemme, è stato assegnato alla fraternità del Convento della Visitazione, Ain Karem. È nominato: Addetto al santuario e cronista. c. Fra Antoni Rojek, residente nella fraternità del Convento del Commissariato di Terra Santa a Washington D.C., è stato assegnato alla fraternità del Convento di San Francesco ad Coenaculum. È nominato: Addetto al santuario e assistente spirituale dei pellegrini. d. Fra Lawrence Coblavie, residente nella fraternità del Convento di San Giovanni Battista in Montana, Ain Karem, è stato assegnato alla fraternità del Convento di San Salvatore, Gerusalemme. È nominato: Responsabile dell’ufficio oggetti religiosi. e. Fra Samhar Ishac, residente nella fraternità del Convento di San Bonaventura, Frascati, Italia, è stato assegnato alla fraternità del Convento della Delegazione di Terra Santa, Roma, Italia. È nominato: Studente Scuola Cinema Cinecittà.

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Relazioni Sottoposte al Discretorio Relazione della Formazione Permanente Anno 2011-2012 Segretaria per la Formazione e gli Studi Premessa Il Programma per la Formazione Permanente prevedeva, come obiettivo generale per l’anno 2011-2012, il tema: “Restituire il Dono del Vangelo in Terra”. Noi vorremo che ogni fraternità desse una testimonianza credibile di Cristo con la gente e tra la gente con cui si trova (Formazione Permanente, Programma 2010-2013, numero 5, B pagina 4). Nel scegliere i temi per gli incontri di formazione (conferenze, relazioni, interventi preparati dai vari confratelli) si è cercato di riflettere per sviluppare l’obiettivo generale della FoPe per il 2011- 2012 e, nelle dinamiche degli incontri, ricavare spazi di condivisione fraterna per testimoniare, in maniera semplice, esperienze della propria vita. Nelle Appendici del Memorandum FoPe 2011 - 2012, troverete i testi degli interventi, conferenze, presentazioni nei diversi incontri. Eventi straordinari La programmazione di quest’anno ha risentito dell’influsso di alcuni eventi importanti della vita Custodiale: • Visita del Segretario Generale e del Vice Segretario per la Formazione e gli Studi dell’Ordine; • Anno di Santa Chiara; • Congresso dei Commissari di Terra Santa; • Esercizi Spirituali e Peregrinazione, del Ministro Generale e Definitorio Generale, in Terra Santa; • Capitolo Under Ten dell’Ordine. In collaborazione con i responsabili delle diverse iniziative, si è approfittato dell’occasione, per rendere gli incontri momenti formativi per alcuni dei nostri fratelli, in base al settore di lavoro di ognuno di loro. VISITA DEL SEGRETARIO GENERALE PER LA FORMAZIONE E GLI STUDI DELL’ORDINE L’incontro del Consiglio di Formazione Permanente della Custodia di Terra Santa con Fra Vidal Rodríguez (Segretario Generale per la Formazione e gli Sudi nell’Or130


dine) e Fra Sergiusz Baldyga (Vice Segretario Generale), svolto a novembre 2011, ha permesso di presentare l’attuale cammino di Formazione Permanente della Custodia di Terra Santa e confrontarci con le idee e opinioni dell’Ordine. Gli apprezzamenti del Segretario Generale e Vice Segretario Generale sono stati positivi e incoraggianti. Fra Vidal Rodríguez, ha fornito alcune, utili, indicazioni e suggerimenti per affrontare la formazione dei Direttori delle Scuole e dei Parroci. Il Programma triennale di FoPe, è stato lodato per la sua completezza e articolazione. Il Segretario Generale per la Formazione ha suggerito di procedere con più calma nella presentazione e attuazione del Progetto Comunitario e Progetto Personale; perché ambe due sono nuovi nella Custodia di Terra Santa. Servirà il tempo necessario per la loro maturazione e l’inserimento nelle dinamiche delle fraternità. III CONGRESSO INTERNAZIONALE DEI COMMISSARI DI TERRA SANTA Il III Congresso dei Commissari di Terra Santa, svolto a Gerusalemme dal 30 Gennaio al 4 Febbraio 2012, data la particolarità di temi e contenuti trattati, si è rivelato occasione favorevole per partecipare ai lavori, come ascoltatori facoltativi, soprattutto per i Direttori di Casa e i frati impegnati nella guida dei Pellegrini. L’invito era, comunque, esteso a tutti i frati della Custodia di Terra Santa. ANNO DI SANTA CHIARA Per l’anno di Santa Chiara era stato elaborato, insieme alle clarisse, un ricco programma celebrativo. Il moderatore della FoPe ha tenuto le due conferenze previste: una nell’Auditoriun di Nazaret, l’altra nella sala dell’Immacolata di San Salvatore. La conferenza sulla storia della Clarisse, curata da P. Noel Muscat, si è svolta a Nazareth. Durante l’incontro, suor Pascal, clarissa del Monastero di Nazareth, ha reso una testimonianza di vita. In occasione della visita del Ministro Generale e Definitorio erano previsti alcuni incontri nei due Monasteri di Clarisse in Terra Santa. Domenica 29 aprile 2012, il Generale ha presieduto, a Nazareth, una celebrazione comunitaria con la presenza dei frati, religiose e laici. ESERCIZI SPIRITUALI-PELLEGRINAGGIO DEL MINISTRO GENERALE DEL DEFINITORIO GENERALE Il corso di Esercizi Spirituali e il Pellegrinaggio del Ministro Generale dell’Ordine e del Definitorio Generale (28 Aprile - 8 Maggio 2012) che, in apparenza, non sembravano poter influire sulla Formazione Permanente, sono stati, invece, nei momenti di condivisione delle fraternità con il Ministro e Definitorio Generale, strumenti significativi di crescita formativa. Poter ascoltare le parole del Ministro Generale e gli incoraggiamenti del Definitorio, durante le visite e le celebrazioni nei Conventi 131


e Santuari della CTS, si sono rivelate occasioni fondamentali di Formazione Permanente. Tra i momenti forti d’incontro con tutti i frati e la famiglia francescana. Possiamo ricordare: • Il Rinnovo della Professione presso la grotta di Nazareth, seguito da cena conviviale a Casa Nova; • L’ingresso al Santo Sepolcro; la Messa dell’Invenzione della Santa Croce; • La celebrazione eucaristica a Tabga, insieme ai frati del Lago e le suore francescane del Cuore Immacolato di Maria; • La celebrazione penitenziale a San Giovanni di Ain Karen, animata dagli aspiranti della Custodia; la processione con i pellegrini a Betlemme; • Le meditazioni a Betania e sul Monte Tabor, altri momenti forti di preghiera con la fraternità locale e della zona. La convivenza con i membri del governo dell’Ordine ha messo in risalto una delle caratteristiche positive dei frati della Custodia di Terra Santa: l’accoglienza e l’internazionalità, vissute con gioia fraterna; di cui il Convento di San Salvatore è uno degli esempi più concreti. CAPITOLO GENERALE DELLE STUOIE “UNDER TEN 2012” Tre frati minori della Custodia di Terra Santa, con meno di dieci anni di professione solenne (Under 10), hanno partecipato al “IV Capitolo Internazionale delle Stuoie”, tenuto a Guadalajara e Città del Messico, 2-10 giugno 2012. All’evento hanno partecipato più di 140 frati provenienti da tutto il mondo, accompagnati dal Ministro Generale fra Josè Rodriguez Carballo. Di seguito, alcune sensazioni riportate dai tre confratelli. Il motto del Capitolo - Aspicientes in Jesum - annunciava sin dall’inizio, quanto è stato sviluppato durante le intense giornate di lavoro e fraternità, ovvero: la rilettura delle beatitudini evangeliche in relazione all’identità francescana, le numerose difficoltà delle fraternità di appartenenza e la tentazione di compromesso che rende mediocre la nostra quotidianità. “Qui abbiamo potuto vedere e credere che vivere il Vangelo nello stile di San Francesco è bello e possibile, soprattutto nel riscoprire quella fedeltà creativa e quella radicalità di scelte che, Dio e il mondo, non si stancano di esigere da noi”. Per fra Nerwan al-Banna, fra Sinisa Srebrenovic e fra Aquilino Castillo, è stato anche una eccellente occasione per presentare le realtà della Custodia di Terra Santa, intesa non come una semplice provincia dell’Ordine, anche se la struttura è tale, ma come oggetto di responsabilità che coinvolge l’intero Ordine, nel compiere il mandato dei Papi affidato ai francescani per custodire i luoghi più sacri del Cristianesimo. 132


Corsi di Esercizi Spirituali svolti nell’anno 2011- 2012, in tutta la Custodia di Terra Santa I CORSO 22-27 Agosto - San Giovanni in Montana Predicatore P. Vianney Cunningham, TOR. Lingua del Corso Inglese 14 Partecipanti II CORSO 7 - 12 Novembre - Monte Tabor Predicatore P. Giuseppe Maria Gaffurini, o. cist. Tema: Vocazione e Restituzione dei Doni 18 Partecipanti III CORSO 20-26 Novembre - Adonis, Libano Predicatore Fra Rubén Tierrablanca, ofm Fraternità di Istanbul Tema: La vita e l’identità francescana 11 Partecipanti IV CORSO 22 -27 Gennaio - Pervolia, Cipro Predicatore Fra Rubén Tierrablanca, ofm Fraternità di Istanbul Tema: La vita e l’identità francescana 11 Partecipanti V CORSO 13 - 18 Febbraio - San Giovanni in Montana Predicatore P. Luigi Recchia, ofm Tema: Vocazione e Restituzione dei Doni 15 Partecipanti VI CORSO 27 Febbraio - 2 Marzo. Commissariato di Washington 16 Partecipanti VII CORSI IN ALTRI SEDI 23 frati hanno fatto gli esercizi annuali da soli o in altre provincie dell’ordine. 133


Il totale dei frati che hanno fatto gli esercizi spirituali nel 2011-2012 è di 105, il 43,3 % dei frati conteggiati da FoPe nella Custodia di Terra Santa. I dati indicano un aumento della partecipazione pari al 11,3 % rispetto al biennio 2010-2011. Aumento incrementato, dalla sollecitazione durante gli incontri di formazione, dalla verifica annuale con pubblicazione dei nomi dei partecipanti agli esercizi, dal cambio del programma dei corsi per favorire la partecipazione tra le regione più e meno vicine. NUOVI PROGRAMMA PER I CORSI La programmazione e i temi dei corsi sono scelti in base all’obiettivo proposto dal Programma di formazione. Per quest’anno, in tre dei corsi il programma tradizionale è stato cambiato, riducendo le conferenze del mattino ad una sola. Il pomeriggio è stato dedicato a momenti di preghiera animati dai partecipanti. La presidenza di messe, lodi, vespri e celebrazione pomeridiane, è stata assegnata dal Moderatore FoPe, affinché tutto fosse organizzato in anticipo. È stato appurato che, con questa modalità, è rimasto più tempo per la meditazione personale, il riposo e la condivisione. Al termine di ogni corso è stata fatta la verifica finale, esposta per scritto da uno dei partecipanti e pubblicata su I Frati della Corda. Capitoli Zonali Giovedì 24 Maggio nel Convento di S. Cleofa, a Emmaus, è stato celebrato il primo dei due capitoli di fine anno. Il secondo dei Capitolo Zonali, per la Galilea, è stato celebrato venerdì 25 Maggio sul Monte delle Beatitudine, presso la Casa per i pellegrini delle Suore Francescane del Cuore Immacolato di Maria. In Calendario è previsto un capitolo Zonale per la Regione San Paolo da celebrare il 27 Giugno. Lo scopo principale dei Capitoli Zonali, è quello di ritrovarsi con i fratelli per condivisione di vita e approfondimento di alcuni aspetti della nostra fraternità Custodiale. Il tema portante dei Capitoli, “Essere Minori”, corrisponde al Capitolo I del Sussidio per la formazione permanente sul Capitolo IV delle Costituzione Generali dell’Ordine, Pellegrini e Forestieri in questo mondo, pagine 13-21. I capitoli furono, allora, occasioni di studio e approfondimento del nostro essere frati minori alla luce degli articoli 64 - 67 delle Costituzioni Generali dell’Ordine. Insieme al materiale menzionato si è consegnato ai capitolari due sussidi preparati da P. Miron Sikiric, ofm, professore di Diritto Canonico, Il Primo degli appunti è un riassunto della legislazione vigente nell’Ordine e la Custodia sull’amministrazione economica e, il secondo sussidio sul rapporto Guardiano - Economo Locale. In entrambi i capitoli zonali, le sessioni, precedute dalla preghiera delle lodi del giorno, con la lettura delle Fonti Francescane 2 Cel 148, sono state presiedute dal P. Custode. Seguite immediatamente dalle sessioni capitolari. Più tardi, in aula, lettura del brano del Vangelo Lc 22, 24-27 e recita della preghiera di Formazione Perma134


nente per il triennio 2010-2013. Il Moderatore della FoPe ha presentato ai capitolari il programma del giorno e il metodo per svolgere i lavori. Nella presentazione del tema del Capitolo, il Moderatore ha ricordato che la riflessione sulla “minorità” è nata come necessità naturale dopo il camino di formazione permanente dell’anno 2011-2012. Nei diversi incontri con superiori ed economi è emersa la domanda riguardo l’idea del voto di povertà e la concreta realizzazione di esso nella vita. Dalla riflessione tenutasi nell’incontro degli economi e superiori è risultato evidente che la buona amministrazione economica delle nostre case e attività ha una radice fondante nel nostro modo di essere frati minori. Il tema portante della FoPe nel 2011-2012 è stato la testimonianza di vita tra la gente e con la gente. Ecco che la “minorità” è la nostra forma identificante e distintiva per testimoniare il Vangelo. Quindi l’imperativo per una riflessione seria sulla nostra vita in “minorità” era argomento da chiarire durante i Capitoli Zonali. Il P. Custode ha sviluppato il tema della “Minorità” nella Custodia alla luce del Capitolo I Sussidio Pellegrini e Forestieri, ricordando che il tema della “minorità” lo riportava agli inizi della suo percorso formativo. “Si prende atto che, purtroppo, a volte c’è una marcata carenza, forse non voluta, nel tornare allo studio dei pilastri del nostro carisma. La “minorità” - ha proseguito il P. Custode - è la porta che ci fa entrare in relazione con il mondo, con il create, la gente e i confratelli. La condizione dell’essere minori ci rende bisognosi dell’aiuto altrui, sia dall’alto, Dio, sia dal basso, il prossimo. Il minore è capace di essere uguale, è capace di capire il bisogno dell’altro, in questo atteggiamento è racchiuso il bisogno del servizio, dell’annuncio e della carità. Tante volte noi ci presentiamo come maggiori, data la nostra plurisecolare presenza e la qualificata organizzazione istituzionale. La regola ci direbbe di lasciare tutto per essere minori? No! Il punto sta nel modo come ci poniamo davanti alle nostre strutture (proprietà, ricchezze…?). Se le utilizziamo come semplici mezzi, non nostri, per il servizio del Regno di Dio, cioè per il bene dei fratelli, entriamo in una dinamica di “minorità”. Se, invece, tali strutture non sono strumenti della provvidenza, ma diventano segni di possesso e potere, siamo molto lontani della “minorità”. Nel vivere quotidiano si testimonia la vita interiore del vero frate minore, cioè, nella fraternità, nella condivisione senza frontiere dello status tra fratelli. Nel distacco dalle cose materiale e anche affettive, nella semplicità dei rapporti e costumi, nella spontaneità e nella gioia si testimonia concretamente la minorità. L’evangelizzazione risente fortemente del nostro stile di minore. Il minore è capace di arrivare direttamente all’altro, in una relazione personale a tu per tu, perché riesce a donarsi senza riserve al lavoro per il Regno di Dio. La vita sociale in Terra Santa non è propizia per la vita di “minorità” perché tante volte siamo abituati ai modi culturali, accettati da secoli, dove il religioso deve essere tra i maggiori. La grande sfida, allora, è quella di essere capaci di conservare un cuore umile di servo 135


e di minore nonostante queste situazioni. Esiste, da altra parte una situazione diametralmente opposta, un numero ogni volta più grande di persone assetate di Dio e, quindi, di religiosi francescani capaci di annunciare con semplici parole la Salvezza che è in Cristo, povero e crocefisso. A queste situazione indubbiamente, dobbiamo rispondere e provvedere con responsabilità. Nel pomeriggio, prima della presentazione dei risultati del lavoro di gruppo, il P. Custode ha informato i frati su alcune situazioni generali della Custodia, tra le quali il Concordato tra lo Stato di Israele e il Vaticano, il Santo Cenacolo, la situazione dei frati in Siria, la formazione nella Custodia. IL LAVORO CAPITOLARE I frati della Giudea, divisi in quattro gruppi di circa 20 frati e quelli della Galilea, divisi in due gruppi di circa 13 frati, erano coordinati da un moderatore e un segretario, precedentemente scelti dai membri del gruppo. Le tappe del lavoro: • lettura degli articoli 64-67 delle Costituzioni Generale, • lettura di una riflessione del Sussidio p. 30 - 31 • riflessioni e risposte alle domande proposte, di seguito riportate. Domande: Essere Minori in Terra Santa 1. Dove ritrovare i nostri tratti caratteristici come minori? La minorità, come ci è stata presentata da S. Francesco, dalle Costituzioni Generali e dai documenti, di primo acchito, non sembra essere un atteggiamento costitutivo della presenza francescana in Terra Santa. Siamo considerati “potenti” e importanti. Case, scuole, santuari ecc. non sono solo espressione concreta della nostra missione, ma sono espressione anche dell’importanza che la nostra missione ancora oggi riveste in Terra Santa. Tuttavia, se ci confrontiamo con altre realtà religiose locali, cristiane e non, ci accorgiamo che vi sono invece elementi nella nostra missione che ci caratterizzano e distinguono e che, in qualche modo, si richiamano al nostro tratto francescano e al nostro modo di essere. Tutti qui costruiscono case, hanno parrocchie e scuole e qualche altro santuario. Ma il nostro modo si distingue. A. Tenendo dunque presente il contenuto della nostra missione (Luoghi Santi e comunità cristiana), quali sono i tratti caratteristici che ci identificano qui in Terra Santa come francescani e minori. Quali sono gli elementi positivi, in questo contesto, delle nostra attività nei seguenti campi: a. Liturgia nei santuari; b. Accoglienza dei pellegrini; c. Servizio nelle parrocchie; 136


d. Sistema educativo nelle scuole; e. Uso del denaro nella nostra amministrazione; f. altro. B. Quali sono, invece, negli stessi campi, gli elementi di contro-testimonianza, gli atteggiamenti problematici? 2. La qualità delle nostre relazioni fraterne La minorità, prima ancora di essere un atteggiamento, è la risposta ad un’esperienza di fede. Essa non richiede soltanto di essere semplicemente poveri, ma è innanzitutto un modo di essere e di relazionarsi agli altri e all’Altro. E non è compresa dalla mentalità moderna, in qualsiasi parte del mondo. Anche nel Paese nel quale viviamo, compresa la nostra cultura cristiana locale, conta invece essere importanti, maggiori, unici. La minorità acquista senso nella misura in cui la relazione con Dio non rimane solo un dono ricevuto e non sviluppato, ma diviene esperienza vissuta. S. Francesco ce lo richiama continuamente. Senza il rapporto con Dio, attraverso Cristo, la minorità si trasforma in ideologia o rimane un valore morto e non considerato. a. Dove, nelle relazioni tra noi, in fraternità (a tutti i livelli), si rende visibile l’atteggiamento di minorità e dove invece questo manca? Quali sono gli atteggiamenti positivi e quali quelli mancanti? Abbiamo coscienza che la fraternità è il luogo naturale nel quale esprimere e testimoniare in forma silenziosa il vangelo? b. La vita di fraternità in minorità ha nel nostro ordine un suo modo originale di espressione: i ministeri intesi come servizi resi tra fratelli e da fratelli, senza privilegi e diritti speciali. I capitoli dovrebbero essere il luogo dove questa comunione tra fratelli viene valutata e condivisa. Credi che queste siano solo belle parole, non attuali al nostro reale contesto? Qual’è la ragione di tale sfiducia, indifferenza, apatia, ecc.? c. L’incontro prezioso con Dio e con i fratelli della comunità ci dovrebbe suscitare una naturale inclinazione ad allargare le nostre fraternità. Consideriamo gli altri come fratelli ai quali sono inviato? Nel rispetto di propri carismi e missioni, sentiamo la collaborazione con gli altri come fonte di crescita per il Regno? (Pensiamo ai nostri collaboratori più prossimi: laici, membri di altre congregazioni, dipendenti, ecc.). Risposte dei Gruppi Le riposte dei sei gruppi di lavoro si possono riassumere in questi punti: 137


- Senza la vita spirituale seria non possiamo vivere la minorità, perché questa è un atteggiamento interiore che si deve coltivare nella preghiera. Le attività liturgiche della Custodia devono essere vissute come veri momenti di preghiera e atti di devozione propri del nostro patrimonio e vita spirituale. - Passare dalla vita-in-comune alla comunione-di-vita: migliorare le relazioni non significa aumentare le informazioni, ma incontrarsi per condividere; a tal proposito, si insista sul ruolo di animazione dei guardiani e sulla celebrazione dei capitoli conventuali, purché non sappiano di autoreferenzialità. - L’uso del denaro deve essere più oculato. Dobbiamo evitare lo stile di vita dei nobili che vivono nei palazzi, gareggiano nell’utilizzare macchine prestigiose e godono di cose superflue; altrimenti diamo testimonianza scandalosa, perché la gente ci osserva con attenzione. Bisogna tener conto che la povertà è una scelta per noi frati e non per gli altri. - Il tempo dedicato a un frate non è mai perso. Qualsiasi frate è un dono dal Signore e ci aiuta crescere in virtù. Vivendo in continua conversione, dobbiamo cercare il coraggio di correggere le nostre mancanze in modo discreto, senza troppa critica o sfiducia che distruggono i rapporti fraterni. Sarebbe dannoso se l’internazionalità delle nostre comunità si cambiasse in nazionalismo privilegiato. - Si deve insistere nell’uguaglianza dello stile di vita tra i frati. Le relazioni, pur salvando la differenza dei ruoli, devono essere fondate sulla minorità e sul reciproco accesso all’uso dei beni comuni. Si portino professionisti per aiutare la crescita nelle nostre relazioni fraterne, soprattutto per aiutare i superiori che non riescono a convocare e dirigere un capitolo conventuale. - Come frati, siamo noti per la nostra accoglienza e disponibilità verso pellegrini e ospiti. Dobbiamo conservare questo bella caratteristica, sebbene a volte si esiga di superare la nostra stanchezza o esasperazione. Dobbiamo insegnare ai pellegrini come comportarsi nei luoghi sacri. Si nota, anche in certe guide, un atteggiamento ostile verso i frati. Si provveda ad accogliere i gruppi dei giovani e dei pellegrini poveri o che vengano a piedi. - È auspicabile che nei nostri santuari vengano unificati, nel limite del possibile, gli orari per le visite. Nei santuari si favorisca un clima di maggior raccoglimento, aumentando il personale in servizio, affinché s’inviti il visitatore al rispetto del luogo. Il rapporto in sacrestia sia improntato a maggiore cortesia e tolleranza. Nei nostri santuari si curi l’essenza del messaggio, che il luogo stesso comunica, con attenzione alle decorazioni artistiche e alla pulizia degli spazi. - Le parrocchie dovrebbero essere dotate di un progetto pastorale serio, mirato ad approcciare e accompagnare i fedeli laici. Si pensi alla formazione dei laici più inseriti, affinché, a loro volta, possano formarne altri. - Il nostro rapporto con gli operai. Da noi dipendono tante famiglie, tale responsabi138


lità ci obbliga ad una maggiore coscienza come minori e semplici amministratori dei beni che riceviamo per quei fini. Non dobbiamo presentarci con gli atteggiamenti da padroni. L’esperienza insegna, con dispiacere, che un impiegato cacciato da un convento, o da un lavoro in altra istituzione custodiale, non dovrà essere assunto in un altro convento o ufficio custodiale. - Formazione dei frati della Custodia di Terra Santa. Serve maggiore contatto con le realtà dei santuari e le fraternità della Custodia. Si teme una separazione tra il seminario e la realtà di vita delle comunità esterne. I fratelli laici devono essere formati. Attività nei Capitoli Il capitolo della Giudea, in confronto agli anni scorsi, è stato poco frequentato, in tutto erano presenti 85 frati. In Galilea, 26 frati. La partecipazione appare alta, ma bisogna tener conto della presenza di 26 frati della Giudea. Alcune fraternità non hanno partecipato a nessuno dei capitoli. Tali situazioni preoccupano perché si creano diseguaglianze nello scambio di informazioni e nella formazione; ripercuotendosi inevitabilmente nelle scelte concrete che testimoniano stili di vita diversi nella grande fraternità della Custodia. Uno dei motivi che potrebbero giustificare la scarsa affluenza è, forse, la scelta delle date, coincidenti con feste e altre situazioni. Bisognerebbe rivedere le priorità per meglio pianificare questi appuntamenti. I capitoli sono momenti forti di fraternità, uno stacco dalla ruotine, occasioni per stare tranquilli e fruire della semplice ma profonda, condivisione di progetti, preoccupazioni, aspettative, paure e sogni. La buona accoglienza della fraternità di Emmaus ha contribuito ad inserire il capitolo della Giudea in una cornice di festa. La giornata del Capitolo di Emmaus, si è conclusa con la celebrazione Eucaristica presieduta dal P. Custode. Nell’omelia della festa della dedicazione della Basilica del N.S. P.S. Francesco, il Custode ha fatto notare come la Parola di Dio, nel santo Vangelo, continua a interpellarci, sul nostro modo di annunciare il Regno di Dio, come minori; in una fraternità che è capace di includere e non escludere nessuno. Come novità di quest’anno, il capitolo della Galilea, si è svolto in una sede che non appartiene alla Custodia, ma presso il Monte delle Beatitudini, nella Casa dei pellegrini delle Suore del CIM. La buona accoglienza, la bellezza del posto, il fatto di cambiare ogni tanto, a dire dei frati, ha favorito la riuscita di una splendida giornata. Il capitolo, concluso con la peregrinazione, per la prima volta al Santuario di Tagba, nel giorno della festa del Santuario. L’anno scorso il Custode, l’ultimo venerdì di Pasqua, istituii la festa della Manifestazione di Gesù Risorto a Pietro e ai sei Apostoli. La messa, è stata preceduta dall’ingresso del Custode, accompagnato dagli Scout di Nazareth. Alla concelebrazione eucaristica erano presenti religiosi di altre comunità. Gli aspiranti della Custodia hanno animato la celebrazione, le suore francescane del 139


CIM, i canti. La lunga giornata è terminata con una cena offerta dal Padre Superiore di Tabga e dalla fraternità, in un gradevole clima di festa, gioia e fratellanza. Incontri per attività e settori INCONTRI DEI GUARDIANI E SUPERIORI CON IL P. CUSTODE Nel mese di novembre il P. Custode ha incontrato i Superiori; Mentre in due differenti date ha incontrato gli Economi Locali. Giovedì 24 Novembre 2012, si è svolto nel Convento di San Giovanni in Montana in Ain Karem il “III Incontro Guardiani e Superiori con il P. Custode”. Il tema, trattato durante l’incontro, verteva sulla richiesta specifica del Ministro Generale posta durante i Capitoli zonali del mese di Maggio 2011. Più precisamente riguardo le metodologie da approfondire e inserire nel piano di Formazione Permanente per affrontare, in maniera seria, la gestione economica nelle fraternità della Custodia. La proposta, presentata all’epoca per rispondere alle richieste, prevedeva tre distinte fasi: Voto di povertà, rivolta a Guardiani e Superiori; Gestione e amministrazione dei beni, rivolta a Guardiani, Superiori ed Economi; La nostra testimonianza di minorità nei capitoli zonali. All’incontro, presieduto dal P. Custode, erano presenti 19 frati. P. Marcello Badalamenti relatore della Conferenza; P. Noel Muscat ha trattato il tema dell’iter formativo dei frati della Custodia; P. Badie Elias ha presentato le attività di Pastorale Vocazionale in Galilea e Giudea; P. Giorgio Kraj ha illustrato il nuovo sistema di prenotazioni delle Messe al CIC. I lavori, iniziati alle ore 9.00 con la lettura dalla Regola non Bollata Cap IX (FF 29-32), Del chiedere l’elemosina, son proseguiti con la recita del Cantico d’Anna (1 Sam 2, 2-9), la lettura del Vangelo della Visitazione ( Lc 1, 39-56) e l’orazione. Dopo l’introduzione del Moderatore FoPe, P. Marcello Badalamenti ha tenuto la conferenza sul “Voto di Povertà un dono di Dio per la Chiesa e gli uomini”. Il tema sviluppato gravitava attorno a tre argomenti portanti: La sacra scrittura, la povertà nei Vangeli e in Gesù. San Francesco, gli insegnamenti sulla povertà nella Regola e negli Scritti. Le Costituzioni Generali articoli 75,1; 82,1-2. Al termine della conferenza seguirono momenti di condivisione. Ogni Superiore Locale ha presento brevemente la propria fraternità sull’andamento dell’anno, riguardo a: progetto comunitario, numero di Capitoli Locali celebrati, ritiri mensili, attività della fraternità. Dai dati forniti dai Superiori è emerso che la media di capitoli locali celebrati durante l’anno oscilla da 3 a 5. La media dei ritiri mensili è difficile da calcolare. Infatti, mentre alcune fraternità celebrano i ritiri in modo periodico, altre 140


hanno preferito organizzare due volte l’anno la giornata di ritiro in diverse località, altre ancora non ne organizzano alcuno. Dopo l’intervallo il P. Custode ha presentato il “III Congresso Internazionale dei Commissari di Terra Santa” illustrando la motivazione per cui è stato indetto, il metodo di svolgimento. Il Custode ha posto l’accento, lo scopo della redazione del Vademecum, atto a chiarire e definire le relazioni tra Commissari, Custodia e Provincia; garantire una gestione di trasparenza nei conti; promuovere attività evangelizzatrice del Commissario attraverso i pellegrinaggi; diffondere la conoscenza della Custodia. Dopo l’intervento del Custode sono seguiti quelli P. Noel Muscat, Rettore del Seminario di Gerusalemme; P Badie Elias con la relazione sulla Pastorale Vocazionale in Giudea-Galilea; P. Giorgio Kraj con il nuovo sistema del CIC. Al termine delle relazioni spazio per domande, approfondimenti e richieste di chiarimenti. Alle ore 12.45, l’incontro si è terminato con il pranzo nel refettorio del convento. UNDER FIVE Dei due incontri con i frati giovani Under Five, previsti nel Programma FoPe 20112012, si è svolto solo il primo ad Ain Karem. Il secondo incontro, previsto per la Giordania, è stato cancellato per mancanza di iscrizioni e sovrapposizioni con altri impegni dell’agenda custodiale. Incontro a San Giovanni in Montana Il primo incontro Under Five, si è tenuto dal 15 al 17 di Novembre 2011 nel Convento di San Giovanni Battista presso Ain Karem. Tema dell’incontro: “La vocazione consacrata dono di Servizio alla Chiesa”. Il programma svolto durante l’incontro è stato il risultato scaturito dall’alternarsi di conferenze, lavori di gruppi, celebrazioni liturgiche presiedute dagli Under Five e dalla celebrazione eucaristica, del giorno 16, presieduta dal P. Custode. Conferenze e presentazioni: • P. Marcello Badalamenti: La vocazione consacrata dono di Servizio alla Chiesa. • P. Aquilino Castillo: La Casa d’Accoglienza della Regione S. Paolo. • P. Rami Azakrieh: La casa del Fanciullo di Betlemme. • P. Adrian Maznicki: Il servizio al Santo Sepolcro. • P. Simone Herro: “La Scuola di Terra Santa di Gerusalemme”. Il lavoro di gruppo consisteva nello studio del “Capitolo V delle Costituzione Generali dell’Ordine 2010” per dare continuità agli altri incontri dove si furono studiati gli Statuti della Custodia.. Di seguito, l’articolo scritto da Fra Aquilino Castillo per il sito internet della Custodia: “Tu, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza” (Lc 1, 76-77) 141


Dal 15 al 17 novembre si è celebrato presso Ain Karem il terzo incontro di giovani frati, un incontro al quale sono stati convocati i frati che sono nei loro primi cinque anni di professione solenne, i cosiddetti “Under Five”. Con il fine di condividere esperienze, pensieri, preoccupazioni e progetti, questi giovani si sono incontrati nel convento di San Giovanni Battista “in Montana” dove hanno seguito il programma proposto da Fra Marcelo Ariel Cichinelli, moderatore per la Formazione Permanente. Il primo giorno è stato caratterizzato dall’arrivo dei frati provenienti dai diversi punti della Custodia in cui prestano servizio: Santo Sepolcro, San Salvatore, Betlemme e Beit Hanina in Giudea, Nazareth in Galilea; o i più lontani dalle terre di Siria, Giordania e Libano o Cipro al di là del mare. Il secondo giorno, dopo la preghiera, il convegno ha preso l’avvio con una conferenza di Fra Marcello Badalamenti, esperto in Teologia Morale e noto per le sue numerose pubblicazioni su questo ramo della teologia applicata agli scritti di san Francesco e alla vita consacrata. Così Fra Marcello, che ha intitolato la sua conferenza “La vocazione consacrata, dono di servizio alla Chiesa”, ha illustrato il mistero della vocazione intesa come il consegnarsi agli altri attraverso la Restituzione; termine inteso come donazione di tutto quello che ci è stato dato attraverso la Grazia. In questo modo ha fatto un percorso in cui si è soffermato in ogni dettaglio delle vocazioni di Giovanni Battista e Zaccaria, suo padre, uomini al servizio di Dio e della comunità dei credenti, aggiungendo ulteriori commenti sulla “Regola non bollata” di San Francesco, e sulle “Ammonizioni”. Alla conferenza è seguita, dopo un breve intervallo, una “Tavola Rotonda”, dove tre dei fratelli convocati hanno esposto altrettanti modi di servire la Chiesa mediante la missione che realizzano in diversi campi. Il primo di loro, Rami Azakriyeh, ha fatto conoscere la missione e le sfide che affronta come direttore della Casa del Fanciullo di Betlemme, dove vengono accolti bambini e giovani senza tetto, o carenti delle condizioni necessarie per crescere umanamente e intellettualmente. Questo servizio verso le persone socialmente svantaggiate, la durezza di certe situazioni e l’amore che ha saputo comunicare, hanno rappresentato una spiegazione dettagliata del suo enorme lavoro. Dopo Rami ha preso la parola fra Adrian Maznicki, che dalla sua ordinazione, avvenuta il 29 giugno, fa parte della comunità stabile del Santo Sepolcro. Fra Adrian ha spiegato concisamente i diversi aspetti della vita e del lavoro nel Sepolcro: l’ecumenismo, lo “Status Quo”, la vita in comunità con degli orari “fuori dell’ordinario” per la particolarità di certe celebrazioni liturgiche, il desiderio d’imparare le lingue in modo di potersi donare alla Chiesa universale, sia nel servizio della comunità araba locale, sia per chi arriva davanti al Signore ad offrirGli la sua confessione. Quest’ul142


tima parte è stata forse quella che ha colpito di più gli ascoltatori: il dono di riconciliare con Dio Padre tutti coloro che lo chiedono, un dono gratuitamente ricevuto e gratuitamente dato. Un aspetto delicato, semplice, ma pur sempre importantissimo, del servizio che la Chiesa ci chiede di prestare nel luogo più sacro della Cristianità. Dopo Rami e Adrian è stato il turno di Fra Aquilino Castillo Álvarez, responsabile della Casa Vocazionale di Harissa, in Libano e membro del Consiglio della Regione San Paolo. Aquilino ha cominciato spiegando che cosa fosse esattamente la Regione San Paolo, che, come parte della Custodia sin dalla sua fondazione, riunisce sotto questo nome i territori di Libano, Siria e Giordania. In modo sintetico ha spiegato come una provincia quale la Custodia di Terra Santa, estesa in diversi paesi, purtroppo a volte carenti d’intesa politica, dispieghi un territorio con una amministrazione propria, il Consiglio della Regione San Paolo, che insieme al governo della Custodia a Gerusalemme, veglia per mantenere la missione che i frati hanno istituito otto secoli fa’ nei territori che vanno dall’Oronte, in Siria, fino al Nebo in Giordania. In questa parte della Custodia è stata eretta una casa per accogliere tutti quei giovani del Medio Oriente che vogliono fare un’esperienza di vita francescana. Fra Aquilino ha spiegato in dettaglio il programma stabilito in collaborazione con i responsabili per la Formazione della Custodia e l’identità propria della casa. Un servizio che cerca di far maturare chi è chiamato a consacrarsi al Signore perché in questo modo sappia se la chiamata è alla vita clericale o laicale, conoscendo allo stesso tempo la vita francescana dal di dentro, nel lavoro giornaliero, nello studio degli scritti di San Francesco, nella Lectio Divina, nell’incontro personale con Dio attraverso la convivenza quotidiana e la preghiera in questa casa resa internazionale dalla composizione dei membri che la compongono. Dopo le presentazioni e la discussione aperta che ne è seguita, i fratelli si sono diretti verso il santuario, la chiesa che ospita il luogo di nascita del Precursore, dove hanno celebrato l’Eucaristia presieduta da p. Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, che ha sottolineato nella sua omelia come il Battista sia un modello per chi è chiamato ad evangelizzare, soprattutto nel senso di un giovane uomo che incarna il messaggio della missione ricevuta e si dedica ad essa con coraggio, consacrando la propria vita. Nel pomeriggio il tempo è stato diviso in due spazi, il primo è stato quello di fra Simon Herro, direttore del Terra Sancta School di Gerusalemme, che ci ha preparato per il futuro, chiarendo i particolari di questo lavoro così legato ai più poveri. Non a caso la scuola della Custodia è la più accessibile per le famiglie bisognose della città. Non solo questo aspetto è stato indicato dal padre Simon, ma anche il fatto che questi studenti sono quelli che ottengono i migliori risultati nell’esame finale di Stato. Ciò è dovuto alla cura umana e spirituale per i giovani della Città Vecchia che sono nella 143


nostra scuola, oltre alle attività di catechismo e molte altre legate alla parrocchia. Simon ha ricordato che nella scuola vi è una presenza di almeno il 30% di musulmani, che trovano un clima di dialogo e di tolleranza nelle strutture. Questa è stata una spiegazione-invito, perché, come sappiamo, la scuola è aperta a tutti coloro che vogliono dare una mano. La seconda parte del pomeriggio è stata spesa lavorando in diversi gruppi sul capitolo V della Costituzioni Generali. Ancora una volta un’occasione per riflettere sul proprio servizio offerto per il bene della Chiesa. Giovedì 17 è stata una giornata dedicata alla condivisione, una mattinata intensa perché ciascun frate ha presentato il proprio lavoro sul capitolo V, risultati, riflessioni ed anche preoccupazioni per il futuro. La mattinata si è conclusa con la celebrazione eucaristica presso il Santuario della Visitazione, dove fra Haitham Yalda, parroco coadiutore di Betlemme e “Under Five”, ci ha incoraggiato attraverso una bella omelia ad abbattere i muri delle nostre celle, ad uscire da noi stessi per testimoniare che la vicinanza ai più bisognosi è vicinanza a Cristo. Una omelia che ha riassunto tutto l’incontro, la gratuità del servizio come dono di Dio ricevuto gratuitamente e gratuitamente donato alla sua Chiesa. Due giorni e mezzo per incontrarsi e rincontrarsi, dove oltre alle presentazioni interessanti e ai lavori di gruppo sono da evidenziare il clima di gioia, di accoglienza fraterna e di profonda fraternità, lo stare insieme dopo cena, condividendo una tazza di tè, una bibita, una piacevole conversazione di gruppo ...un re-incontro di fratelli. Incontri per settori di lavoro GUARDIANI, SUPERIORI, ECONOMI E AMMINISTRAZIONI VARIE Forse, uno degli incontri più attesi di quest’anno di formazione, è stato quello che trattava il tema dell’Economia. Dopo diversi imprevisti e rinvii l’incontro è stato organizzato il 21 e 22 Marzo 2012. Il primo incontro è stato a di San Salvatore, nella Curia Custodiale, il secondo incontro nel Convento di Nazareth. Agli incontri, presieduti dal Padre Custode, hanno partecipato la maggioranza dei convocanti. L’invito è stato allargato a tutti i frati che desideravano partecipare. Tra i presenti: P. Romualdo Fernandez, Economo della Regione San Paolo e P. Aquilino Castillo, Consigliere della Regione. Il P. Custode, nella sua introduzione, ha rilevato: “Come l’importanza di questo incontro faccia parte di un lungo cammino di ripensamento del nostro modo di amministrare i beni e, quindi, del nostro stile di vita. I tempi cambiamo, il modo di pensare dei donatori richiede più chiarezza e, allora, anche noi dobbiamo essere all’altezza delle situazioni. Dobbiamo avere un atteggiamento franco, senza paure dei cambiamenti che si avvicinano, con risposte concrete ed efficaci strumenti di controllo, affinché la nostra credibilità istituzionale non venga meno e, anche internamente, 144


possiamo crescere con sincera onestà dentro la fraternità”. Tema portante dell’incontro: “L’amministrazione economica dei beni dentro l’Ordine dei Frati Minori e la Chiesa ”. P. Renato Beretta, ofm, Economo Provincia di Milano e membro del Consiglio Economico dell’Ordine dei Frati Minori, ebbe il prezioso incarico di sviluppare il tema per i frati della Custodia. Di seguito, gli argomenti più significativi della sua conferenza: 1. Necessità e rischi di un servizio apostolico La Chiesa è abilitata a possedere beni solo a condizione che questi servano ai quattro fini riconosciuti dal diritto canonico: - esercizio del culto divino, - esercizio della missione evangelizzatrice e pastorale, - esercizio della carità particolarmente verso i più poveri, - sostentamento del personale ecclesiale totalmente dedicato ai fini della Chiesa. - compito amministrativo, da questo punto di vista, può essere una via di grande testimonianza, come può diventare un elemento di forte contro-testimonianza. - pericoli del ruolo d’amministratore - rapporti si fanno equivoci, - amicizie non trasparenti, - rete delle raccomandazioni estese prima i parenti, poi gli amici, poi gli amici dei parenti e, infine, i parenti degli amici. 2. Economia, vita consacrata e missione L’economo è un consacrato prima di tutto - C’è il rischio che noi religiosi, ordinariamente e generalmente vicini ai poveri, diventiamo, a livello amministrativo, con la partecipazione a modelli e strutture economiche oggi imperanti, “complici” della sperequazione e dell’impoverimento di tanta parte dell’umanità. - Il ruolo dell’economo, è amministratore dei beni “sotto la direzione del rispettivo Superiore”. - Un elemento di crisi per il ruolo istituzionale dell’economo è dato dalla esigenza delle competenze. Ciò può causare una sopravvalutazione del ruolo degli amministratori laici. 145


Elementi essenziale per l’amministrazione - Il “rendiconto amministrativo”, il “controllo” amministrativo, liberato da connotazioni emotive e da pregiudizi che richiamino sfiducia, sospetto e disistima, è uno strumento indispensabile di aiuto reciproco, di prevenzione di errori, di responsabilità condivisa. Favorisce la trasparenza e con essa l’autentica comunione dei beni. - L’informazione sui dati economici è necessaria a tutti i livelli; va diversificata e realizzata in modo prudente ma veridico. - La categoria evangelica del “Dono” ci introduce nella nostra spiritualità Quando la legislazione dell’ordine parla di “lo spirito e le esigenze dell’economia fraterna” non si riducono ad alcuni corsi di economia, amministrazione e contabilità, ma tendono all’assimilazione di un nuovo stile di vita che ponga al centro la fraternità e la comunione tra i frati. - L’economia è un mezzo importante, nel quale si concretizza la comunione di vita, è molto di più di un semplice sistema di contabilità o di una giusta condivisione delle risorse della cassa. È un nuovo rapporto con il denaro per costruire la fraternità. - L’obiettivo centrale di un’economia fraterna è quello di aumentare la comunione tra le persone. Principi di un economia fraterna - Nei principi dell’economia fraterna, la finalità ultima è quella di rendere idonei i frati a testimoniare la propria opzione evangelica di imitare la povertà di Gesù Cristo, come fedeli seguaci di San Francesco. - La trasparenza. L’osservanza della povertà deve essere vissuta in maniera speciale nella trasparenza dell’economia. - La partecipazione. Le decisioni e le responsabilità di una fraternità devono essere condivise nella maniera più ampia possibile dai frati. - L’equità. Essa esige che la Provincia/Custodia abbia la capacità di rispondere alle necessità di ogni religioso in particolare e del suo ministero. L’equità non è egualitarismo, né lotta sindacale; è la giusta conseguenza dell’essere fratelli. Per assicurare l’equità a ciascun frate si richiede la trasparenza del frate. - La sussidiarietà. Il principio di sussidiarietà richiede che nessuna entità abbia diritto di chiedere ad altre ciò che può essere provveduto tramite il lavoro dei frati e l’elemosina della propria gente. Tuttavia dal frate si esige uno sforzo per ottenere con il suo lavoro quello di cui necessita o almeno parte di esso. - La solidarietà. È la risposta che consegue al fatto di essere fratello. È la risposta dell’uomo di fede che fa crescere la comunione tra gli uomini. - L’austerità. Il significato dell’austerità supera il suo più grande valore ascetico, mediando fra la solidarietà e l’equità. Senza l’auto-limitazione dell’austerità, la 146


solidarietà si converte in oggetto di offesa e di distruzione. - La corresponsabilità. L’economia fraterna è la risposta francescana al desiderio di cambiare il mondo partendo dal Vangelo. Un’amministrazione fraterna esige che tutti i membri della fraternità conoscano e partecipino alle decisioni economiche. Trasparenza, autonomia, solidarietà, fraternità sono sicuramente favoriti dai nuovi stili di vita non consumistici, ma più attenti alla giustizia, al risparmio, alla sobrietà, alla condivisione dei destini degli uomini; stili chiamati a uscire dalla mediocrità corrente, a diventare segni di forte richiamo all’essenziale, a ciò che conta. Dopo la relazione di P. Renato si è tenuto in entrambi gli incontri un profondo scambio di idee e opinioni da cui è emerso che il problema di una cattiva amministrazione dei beni non è proporzionale a una cattiva legislazione. Ciò in relazione diretta a una vita consacrata seria e responsabile. La moltiplicazione dei documenti può snellire la gestione, ma resta sempre il sottratto personale e umano del cuale dipende la realizzazione delle leggi. INCONTRO SACRESTANI E SANTUARISTI Uno splendido giorno d’inizio primavera ha scandito le ore dell’incontro di Formazione Permanente nel Convento di San Pietro a Giaffa l’8 Marzo 2012. Meritata occasione e momento di stacco mentale, dalle attività quotidiane, per i frati della Custodia di Terra Santa che prestano servizio nei santuari, come sagrestani o guide per i pellegrini. Tema portante dell’incontro: L’Annuncio del Vangelo, testimoniato dalla nostra presenza, nei santuari. Meditazione del punto II dell’Instrumentum Laboris della FoPe 2010-2013. Erano presenti ventotto frati coordinati dal Vicario Custodiale p. Artemio Vítores. La sessione è iniziata, alle ore 9.30, con la celebrazione della Parola, presieduta dal Vicario Custodiale. Dal libro di Samuele 1, 1-21 ci si è lasciati interpellare. “Il brano scelto” ha spiegato p. Artemio “illumina, in particolare, sul significato della missione di mediazione tra Dio e fedele, affidata a coloro che l’obbedienza ha messo a servizio dei pellegrini nei santuari”. Il moderatore ha introdotto le due conferenze del giorno, con la lettura della Lettera del Papa Benedetto XVI, inviata ai partecipanti al Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrini e Santuari, insieme alle Costituzioni Generali dell’Ordine dei Frati Minori (art.116-117); gli Statuti Particolari della Custodia di Terra Santa (art. 1), alcuni spunti della Lettera Apostolica Redemptoris Missio, della Regola non Bollata (capitolo 16) e le fonti francescane. “Il servizio nei santuari, come gesto dovuto di accoglienza, il lavoro dei religiosi nelle sacristie, nel ministero della Confessione, rimane punto centrale d’immenso 147


valore per la Missione e l’Evangelizzazione” ha detto il Moderatore. “Unione inscindibile e caratteristica peculiare di missione e di evangelizzazione, tipici del carisma francescano: per diventare Testimoni di vita, mantenendo relazioni personali con l’altro, cercando di comunicare con un dialogo semplice, cortese e sincero, senza dispute; per essere minore all’amore di Cristo, povero e Crocefisso”. Il primo intervento, esposto con preparata bravura, da p. Bruno Varriano, frate della Custodia di Terra Santa, dottore in Psicologia. Fra Varriano, ha esposto i metodi per gestire al meglio i rapporti di relazione in genere e, in particolare, quelle dei religiosi, con il compito di accogliere i Pellegrini. Qualificare la vita psichica delle persone in servizio è obiettivo fondamentale per migliorare le relazioni interpersonali, garantendo un equilibrio tra lavoro, riposo e preghiera. Stress, incomprensioni, maltrattamenti, insieme a altre circostanze, sono le cause evidenziate come fattori negativi e pregiudiziali per la missione di accoglienza nei santuari. Dopo aver presentato meccanismi e tipologie nella comunicazione con le persone, p. Bruno Varriano, ha indicato la prevenzione, come miglior metodo di qualificazione delle nostre attività. Una vita programmata ed equilibrata, la condivisione del lavoro con gli altri, evitando sovraccarichi, una vita di preghiera soprattutto con la pratica della meditazione, la direzione spirituale, il tempo per lo svago, la condivisione fraterna libera, la positività nell’analisi dei successi quotidiani….. tra gli altri sono quei fattori, di ieri e oggi, che aiutano a far stare bene il religioso e migliorarne, dunque, la missione. P. Athanasius Macora, responsabile dello Status Quo, è intervenuto, dopo l’intervallo. La storia dello Status Quo è comprensibile, solo tenendo presente l’origine e i fondamenti del carisma francescano. La nostra missione nacque per l’amore del Serafico Padre Francesco al Verbo di Dio fatto uomo, povero e bambino a Betlemme, crocefisso al Calvario e risorto al Santo Sepolcro. I frati, durante i secoli s’impegnarono a custodire e preservare le vestigia del passato del Redentore in questa terra, per mandato della Chiesa affinché tutti facciano esperienza del suo amore per noi. Questa fedeltà alla Chiesa di Roma sarà motivo di relazioni intrecciate con gli altri riti, che diventano difesa, dei propri diritti, ogni volta che sono lesi ingiustamente. L’alternarsi di relazioni diplomatiche, tra diverse potenze e confessioni, sarà l’origine di un insieme di regole e accordi che, nel secolo XIX, prenderà il nome di Status Quo. La terza e ultima parte dell’incontro è stata dedicata al tema della condivisione. Divisi in due gruppi, i partecipanti hanno condiviso fraternamente la loro esperienza di vita, seguendo come linea guida: Restituire il Dono del Vangelo in Terra Santa. L’animazione dei Luoghi Santi e dei Pellegrini (Programma FoPe 2010-2013, p. 24-25). La condivisione ha toccato molti temi comuni, come: La gioia di servire i Luoghi Santi, la bellezza di accogliere chi viene a trovare Dio nei Luoghi Santi, l’importanza della preparazione personale, la maggiore consape148


volezza di sentirsi in un vero luogo di missione. Le difficoltà condivise sono in genere quelle causate dal sovraccarico di lavoro, dal maleducato comportamento di alcuni gruppi di pellegrini, dal fatto negativo che molti gruppi prenotano e non vengono senza avvisare dei cambiamenti. In alcuni casi si è scoperto che alcuni frati che non hanno giorno libero o di mezza giornata libera a settimana. Si fa appello ai Capitoli conventuali di rivedere il progetto Comunitario per trovare il modo di garantire il giorno “off” o “libero” con sistema di rotazione (vedi metodo Santo Sepolcro o Nazareth), nei servizi ai santuari, come diritto al riposo, necessità equa e responsabile, dovuta a tutti i religiosi. DIRETTORI E VICE DIRETTORI DELLE SCUOLE DI TERRA SANTA Uno degli incontri che hanno richiesto più tempo per la sua organizzazione e preparazione è stato quello per i Direttori delle Scuole. L’individuazione e la scelta dei temi, il far coincidere i nostri tempi con quelli del relatore P. Ariel Amato, ofm, sono state le cause incontrate nella preparazione dell’incontro. Il 16 e il 17 aprile 2012, nella Sala San Francesco della Curia, presso il Convento di San Salvatore, si è tenuta la formazione, come corso di aggiornamento per i nostri direttori e vice direttori di scuole di Terra Santa. L’organizzazione del programma ha prodotto un ottimo risultato grazie alla concreta collaborazione con il Responsabile dell’Ufficio Centrale delle scuole di Terra Santa, P. Abdel Masih Fahim. Nonostante mancassero alcuni direttori delle nostre scuole, si può ritenere buona la partecipazione al corso. Come proposto, insieme ai frati, erano presenti alcune Direttrici delle scuole del Collegio Spagnolo di Gerusalemme, le suore Dorotee e le suore del Verbo Incarnato. In questa relazione presenteremo la struttura dell’incontro e i contenuti in essa trattati. I risultati dei lavori di gruppo, le conclusioni e applicazioni derivanti da essi saranno presentati nelle relazioni dell’Ufficio Centrale delle Scuole di Terra Santa. Il corso è iniziato la mattina del 16 Aprile, con la celebrazione della parola presieduta da P. Massimo Tedoldi, Segretario Generale dell’Ordine dei Frati Minori per L’Evangelizzazione Missionaria. Dopo l’introduzione all’incontro del Moderatore FoPe, P. Tedoldi ha presentato il “Rapporto tra scuole e nuova evangelizzazione nell’Ordine dei Frati minori”. Il relatore ha precisato che l’Ordine gestisce più di 300 centri educativi. Ciò è motivo di grande attenzione da parte del Governo attuale dell’Ordine, che considera queste opere come strumento privilegiato per raggiungere i giovani d’oggi e comunicare il messaggio del Vangelo. I centri educativi, per l’insita potenzialità di evangelizzazione, esigono aggiornamenti continui per garantire un’offerta educativa al passo con i tempi. Nel suo intervento P. Massimo ha presentato il documento curato dal Segretariato per l’Evangelizzazione dell’Ordine: “Andate 149


ed Insegnate”. Linee guide per l’educazione francescana”. Il tema del Corso è stato “L’Educazione nelle Scuole Cattoliche, Elementi di pastorale educativa Francescana”. Il relatore P. Fra Ariel Amato, ofm, attuale Segretario per l’Educazione della Provincia dell’Assunzione del Rio de la Plata, è membro del Consiglio Generale dell’Ordine dei Frati Minori per l’Educazione Francescana. Di seguito i temi trattati nel suo intervento: • La scuola in generale e la scuola francescana in specifico. • Fondamenti di Organizzazione e gestione dei centri educativi francescani della pastorale educativa provinciale. • Criteri Organizzativi della struttura scolastica. • Sistema delle idee educative per i centri della provincia. • Modelli d’organizzazione, animazione, gestione centri educativi francescani della provincia. • Manuale dei Ruoli e funzioni. • Distinzione specifica tra i diversi ruoli degli agenti del centro educativo. • Alla sessione di lavoro, presentata con l’ausilio del materiale scelto, sono seguite alcune domande preventivamente preparate. Il 17 aprile, il P. Custode ha aperto i lavori, puntualizzando che: “La Custodia di Terra Santa ritiene l’educazione scolastica un’attività prioritaria e irrinunciabile. Le nostre istituzione scolastiche godono fama di essere le prime scuole fondate in Terra Santa. Tale certezza, oggi, deve essere riaffermata con coraggio e creatività studiando metodi all’altezza delle situazioni educative imposte dai governi di Israele, Palestina, Giordania, Cipro, Argentina”. L’ultima sessione è stata dedicata alla presentazione dei lavori di gruppi e sulle domande concernenti il documento “Andate ed Insegnate”. Il dialogo si è concentrato su alcune perplessità per l’applicazione di quanto presentato da P. Amato nelle scuole della Custodia. Sono emersi nuovi input che motiverebbero l’elaborazione di un piano pastorale educativo per la Custodia. Appare necessaria approntare un Sistema d’idee per l’Educazione in Custodia. Il materiale relativo ruoli e funzioni è una fonte da utilizzare nella ristrutturazione dell’Ufficio Centrale della Scuola. Alcuni frati vorrebbero partecipare al convegno dei direttori delle scuole francescane dell’America Latina. Si spera che P. Ariel possa ritornare ancora in Terra Santa. L’incontro di formazione specifica per i Direttori è stato molto impegnativo e si è resa necessaria la traduzione simultanea. P. Eduardo Sanchez ha svolto il servizio di traduzione dallo spagnolo all’italiano. La verifica finale dell’incontro è stata positiva. Il materiale di tutto l’incontro sarà pubblicato nel Memorandum FoPe 2011-2011. Corsi di Formazione, Conferenze e Aggiornamenti 1. CONFERENZE: SANTA CHIARA - MESSALE TRIDENTINO 150


PERDONO D’ASSISI In concomitanza con lo Spirito di Assisi 2011, per approfondire la conoscenza della storia delle sorelle Clarisse, nel VIII centenario della loro Fondazione, il Consiglio per la Formazione Permanente della Custodia di Terra Santa ha organizzato una serie di conferenze tenutesi a Nazareth e Gerusalemme. Alla conferenza di Nazareth, del giorno 28 ottobre, erano presenti i frati della Galilea, il Vicario Patriarcale per lo stato di Israele, Mons Giacinto Boulos Marcuzzo e numerosi religiosi e religiose della Galilea. Padre Noel Muscat ofm, Segretario per la Formazione e gli Studi della Custodia di Terra Santa, ha tenuto il suo intervento sulla Storia del Movimento delle donne che, seguendo Francesco e Chiara d’Assisi, diedero origine al secondo Ordine Francescano, conosciuto oggi con il nome di Ordine di Santa Chiara, comunemente chiamato delle Clarisse. Tra gl’importanti punti, nella presentazione di padre Noel, vi è stato quello, quasi sconosciuto ai più, delle diverse fasi di sviluppo, lungo i secoli, del secondo Ordine Francescano. Dall’interessante storia delle Clarisse si è passati, poi, alla seconda conferenza indicata nel programma, ovvero la testimonianza di vita di Suor Pascale Khaburi, osc del Monastero di Santa Chiara di Nazareth, la quale ha parlato della vita claustrale francescana incominciando dalla storia del Monastero di Santa Chiara, prima pietra miliare delle Clarisse in Terra Santa, aperto nel secolo XIX. Questo monastero fondato dalle Clarisse della riforma colettina di Francia è stato madre del Monastero di Gerusalemme e Malta. Suor Pascale ha spiegato all’attento auditorio presente la vita delle suore clarise, e segnalato come all’interno del chiostro il tempo sia consacrato al dialogo intimo e profondo con Dio nel lavoro quotidiano. La vita contemplativa clarense, spiegava suor Suor Pascale ha la sua origine nello sguardo fisso degli occhi del corpo, dell’anima e della mente in Gesù Verbo fatto Carne, presente nella santa Eucaristia. L’interiore rapporto con Gesù Uomo e Dio, assicura la gioia della vita fraterna ed il desidero di donazione piena agli altri nella costante preghiera per l’uomo di oggi. La terza parte della conferenza ha riguardato un argomento più pratico, P. Dobromir Jasztal, ofm professore e dottore in Diritto Canonico ha presentato e spiegato il Decreto N o 49/2011 del Patriarca Latino di Gerusalemme sull’Applicazione della Summorum Pontificum nella Diocesi di Gerusalemme. Nella sua presentazione Padre Jasztal ha esposto sinteticamente la legislazione attuale esistente nella Chiesa e le condizioni per poter celebrare nella Forma Straordinaria del Rito Romano. Infine, l’incontro si è concluso con un semplice momento di preghiera presso la Grotta dell’Annunciazione, dove si è reso grazie per l’incontro di tutte le religioni, ad Assisi, con il Santo Padre. Il giorno 31 ottobre a Gerusalemme, si è tenuta la seconda serie di conferenze programmate per il Consiglio della Formazione Permanente. In questa occasione il pri151


mo dei tre interventi è stato dedicato alla Storia della Custodia di Terra Santa, il cui inizio si deve alla presenza di Francesco in Medio Oriente nel secolo XIII. Il Vicario Custodiale, Fra Artemio Vitores,ofm ha presentato l’arrivo dei primi frati francescani in Terra Santa e l’incontro di Francesco con il Sultano. Questo incontro storico sarà l’icona che ispirerà gli incontri dei papi b. Giovanni Paolo II, nel 1986 e Benedetto XVI, nel 2011, volti a promuove dei momenti di comunione tra i rappresentanti di tutti le religioni ad Assisi. Dopo P. Vitores hanno tenuto i loro interventi: P. Muscat, sulla storia delle Clarisse e P. Jazstal sull’applicazione del Decreto 49/2011. A questo incontro, che si è concluso con la celebrazioni dei Primi Vespri della solennità di Tutti i Santi, erano presenti un gran numero di frati ed altri religiosi. Animazione delle Fraternità CELEBRAZIONE DEL CAPITOLO LOCALE: PROGETTO PERSONALE E COMUNITARIO Il tema scelto dal Consiglio di Formazione Permanente per l’Animazione delle fraternità nel 2011-2012, è stato “La Formazione Permanente”. Ovvero, spiegare in cosa consiste la Formazione Permanente, il suo concetto, la sua definizione, le sue dimensioni. Le riflessioni ispirate dal libro “Il Respiro della Vita. La grazia della Formazione Permanente” di P. Amedeo Cencini, sono state opportunità per precisare le nostre idee sull’importanza della Formazione Permanente. Tutto il programma o progetto formativo deve essere in grado di accompagnare il consacrato nelle diverse fasi della sua crescita, come persona umana e come uomo di fede, durante l’arco di tutta la vita. La riflessione sulla definizione di Formazione Permanente ci ha permesso, anche, l’approfondimento del concetto di Progetto Comunitario e Progetto Personale. Il Progetto Comunitario e Personale si presentano come semplici mezzi, accettabili o no; che ci permettono di acquisire, mediante le verifiche nel tempo, una maggiore consapevolezza sullo stato attuale della nostra risposta quotidiana al Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, regola e vita dei frati minori. Durante l’anno 2011-2012, abbiamo visitato l’80 % delle fraternità della Custodia, iniziando il mese di Luglio con le due fraternità del Libano. L’intenzione era di proseguire in Siria ma, su consiglio della Nunziatura Apostolica di Beirut, non si è potuti andare. Tagba. Ritiro Mensile - Animazione delle Fraternità Nel mese di ottobre, Domenica 16 e Lunedì 17, si è celebrato il ritiro mensile e formazione con le fraternità di Galilea nel Convento di Tabga. Il primo giorno, nel pomeriggio, dopo la celebrazione del vespro P. Stefano De Luca ha guidato la lectio divina su uno dei Vangeli della Pedagogia del Battista. Poi, il moderatore della FoPe 152


ha consegnato il materiale per la meditazione tratto dal documento “Ripartire dal Vangelo, anni 2012-2013: Restituiamo il Dono del Vangelo” p. 27-31. Erano presenti i frati di Tabga, Cafarnao, le suore del CIM e le suore Elisabettine. Il giorno 17, alle ore 17.00, si è celebrato il Vespro nella Cappella del Primato con tutti i frati di Galilea e le suore presenti. Il Moderatore FoPe ha illustrato il tema per l’animazione delle singole fraternità. Ogni frate ha condiviso la sua giornata di ritiro con riflessioni sui temi presentati. L’incontro si è concluso con una festa in onore dell’anniversario di professione di fra Daniel Barrera. San Salvatore. Capitolo Verifica - Progetto Comunitario Il 23 di Novembre si è svolto il Capitolo Locale per tutta la fraternità di San Salvatore. Le piccole fraternità si dovranno unire per agevolare la condivisione. La comunità di San Salvatore, invece per le riflessioni si deve dividere a gruppi per raggiungere una riflessione proficua. Il Moderatore della FoPe, insieme al Guardiano di San Salvatore, ha proposto alla comunità il seguente modo di svolgimento del Capitolo Locale: Preghiera del Vespro, presentazione e introduzione del Moderatore della FoPe, Divisione della fraternità in 4 gruppi di lavoro sui temi consegnati. I gruppi avevano il compito di verificare l’andamento della vita nella fraternità e di scegliere due obiettivi per il Progetto Comunitario per l’anno 2011-2012. Sia la verifica sia la scelta degli obiettivi si dovevano riferire ai numeri dell’Instrumentum Laboris consegnati al gruppo. Lo stesso giorno il risultato dei lavori di gruppo fu presentato al Capitolo Locale, per la votazione. 1. Lettura dell’Istrumentum Laboris I.1 (Gruppo 1 e 3); I.2 (Gruppo 2e 4) 2. Verifica del Progetto Comunitario della Fraternità nell’anno 2010-2011 3. Alla luce del testo proposte e obiettivi per il Progetto Comunitario 2011-2012 Altre fraternità L’animazione delle altre fraternità della Custodia si è svolta nel modo previsto dal programma cioè: visita alle fraternità piccole riunite, visita singola per fraternità grandi. Il 20 Febbraio a Beit Hanina, si prevedeva d’incontrare anche Betania e Gerico. L’incontro si è svolto solo con le fraternità di Beit Hanina e Betania. Durante questo incontro i frati hanno chiesto una maggiore adesione. Il 21 Febbraio a Ramle s’intendeva incontrare le fraternità di S. Pietro e San Antonio, ma la fraternità di San Antonio non era presente. All’incontro ha partecipato anche P. Raffaele Caputo di Casa Nova. L’incontro è stato animato con la celebrazione dei vespri preparata dai frati di San Pietro e alcune preghiere in ebraico. Dopo la presentazione e il dialogo fraterno, è seguita la cena festiva preparata da P. Abdel Masih e 153


le suore del Convento di Ramle. Il 23 Febbraio alla Visitazione, si sono riunite anche le fraternità di Emmaus e S. Giovanni del Deserto. In un ambiente sereno e di profonda condivisione in questo incontro i frati hanno fatto presente le difficoltà di vivere da soli. Il 24 Febbraio al Dominus Flevit, erano presenti le comunità di Getsemani e Betfage. Nello stesso mese di febbraio si sono trovate le fraternità di Betlemme per l’animazione e la fraternità del Santo Sepolcro con cui si era celebrato il Capitolo Locale. Il 12 Marzo Monte Tabor. Il 13 Marzo al Terra Santa College era presente anche la fraternità del Cenacolino. Nel mese di Marzo, presso il Convento di Santa Croce di Nicosia, si sono riuniti tutti i frati dell’Isola di Cipro. Dopo la preghiera e la presentazione del Moderatore FoPe si è tenuto uno scambio di pensieri sul tema presentato. Il sabato 15 Giugno si è riunita la fraternità di San Giovani ad Ain Karem. Il 18 Giugno con la fraternità di San Salvatore si è celebrato il capitolo di verifica annuale. Convento di San Salvatore, 20 Giugno, 2012 Fra Marcelo Ariel Cichinelli, ofm Moderatore per la Formazione Permanente

Programma Formazione Permanente 2012-2013 La realizzazione del Programma 2010-2013 della Formazione Permanente per la Custodia di Terra Santa arriva alla sua conclusione con l’anno 2012-2013. Il tema del terzo e ultimo obiettivo indicato nel programma è: Fedeltà creativa alla Missione della Custodia: questo chiede da noi di rivedere le priorità della nostra missione in Medio Oriente, affinché sia rinnovata nel presente la nostra azione missionaria. ( Formazione Permanente, Programma 2010-2013, numero 5, C; pagina 4 ). Corsi di Esercizi Spirituali Anno 2012 I Corso 20-25 Agosto, San Giovanni in Montana, in inglese II Corso 6-12 Novembre, Monte Tabor, in italiano Anno 2013 154


III Corso Gennaio - Febbraio, Cipro - Rodi IV Corso, Regione San Paolo da determinare V Corso 4-10 Febbraio, si propone una sede che non sia della CTS Capitoli Zonali Si propone che i Capitoli Zonali, siano nel mese di Marzo-Aprile e che essi abbiano la caratteristica di verifica triennale ed elaborazione di proposte per la Commissione preparatoria del Capitolo Custodiale. Dato il fine dei Capitoli, si ritiene opportuno che siano celebrati i Capitoli Zonali in tutte le Regioni. Giudea, 7 Marzo, Emmaus Galilea, 8 Marzo, M. Tabor R. San Paolo, 11-12 Marzo Cipro, 8 Aprile, Larnaca Incontri per Attività e Settori Guardiani e Superiori con P. Custode Anno 2012 1 Ottobre, San Giovanni, Ain Karem. Animazione dei Capitoli Locali. 29 Novembre, Curia Custodiale. Collaborazione con laici. Assistente Generale dell’OFS. Ministro Generale OFS. Anno 2013 2 Maggio, Curia Custodiale. Ultimo incontro del Triennio. Under Five. Accompagnamento dei Frati Giovani Anno 2012 15-17 Ottobre, Amman: Incontro con gli Under Ten della CTS. La missione in TS. Anno 2013 15-19 Aprile, Gerusalemme: Mini Missione nel quartiere cristiano. Coordinatore della Missione, Giancarlo Rosati, ofm. Incontri per settori di lavoro Anno 2012 12-13 Novembre, Parroci, Vice Parroci, frati giovani della Custodia: Metodo Pastorale dei 10 Comandamenti. Mons. Fabio Rosini, Vicario per la Pastorale Giovanile del Vicariato di Roma. Curia, San Salvatore. 3 Dicembre, Sacrestani, Santuaristi. Casa Nova Betlemme. Anno 2013 14 Gennaio, Direttori e Vice Direttori di Case Nove, Responsabili dei Lodge o Case di Accoglienze di Gruppi, Responsabili delle Case Nove della Custodia affidate ad altre Comunità Religiose che collaborano nelle Case Nove. Pastorale dell’Accoglienza - Gestione dei self service. 155


2 Maggio, Guardiani Superiori, Economi, Amministrazioni Varie. Corsi di Formazione, Conferenze, Aggiornamenti Conferenze Anno 2012 29 Novembre, Conferenze sull’OFS e GiFra. Fra Ivan Matic, ofm - Ministro Generale OFS. Sala Immacolata, San Salvatore. Dicembre, Conferenza sull’anno della Fede. Anno 2013 1 Febbraio, Conferenze sulla spiritualità Francescana e San Paolo. P. Marcelo Buscemi Aggiornamento Corso di aggiornamento per i Confessori e Direttori Spirituali dal 2-5 Aprile, 2013. Professore dell’Antonianum di Roma. Aperto anche ad altri sacerdoti e religiosi. San Salvatore. Animazione delle Fraternità La condivisione tra le fraternità vicine, i ritiri mensili, l’animazione delle fraternità in genere si terrà in funzione del calendario della Visita Canonica. In linea di massima, le visite alle singole fraternità verranno fate dopo la visita canonica in quelle fraternità. Il tema fondamentale degli incontri sarà l’approfondimento del Progetto Comunitario. Il contenuto dei ritiri mensili con le fraternità vicine sarà la celebrazione della Lectio Divina in base alla pedagogia del Battista. Nuovi Missionari Il Consiglio della Formazione Permanente ha valutato, nella sessione del Mercoledì 6 di Giugno, tutto l’andamento della Formazione, tra cui un punto di analisi è stata la formazione dei nuovi Missionari. Il Consiglio dopo aver analizzato le diversità di casi che presenta una formazione dei nuovi missionari, ha raggiunto un piano comune che vorrebbe presentare come proposta di programma di inserimento più che di formazione dei nuovi missionari alla vita della Custodia. 1. Si intende nuovo missionario in Terra Santa il Frate Francescano che non ha vissuto in una fraternità della Custodia per un periodo minore ad un anno. 2. Il programma di inserimento e formazione consiste in un adeguato tempo di passaggio e adattamento alla fraternità Custodiale in un periodo minimo di due mesi sotto la responsabilità di due referenti chiari e diretti. 3. Il primo mese lo trascorra a San Salvatore sotto la guida Guardiano. Questi assicurerà che visiti le fraternità della Giudea, partecipi alle Celebrazioni del Santo Sepolcro e Betlemme e a qualche Conferenza sulla Terra Santa. 4. Il secondo mese lo trascorra a Nazareth sotto la guida del Guardiano. Questi assicurerà che visiti le fraternità della Galilea, partecipi alla vita del Santuario, special156


mente attraverso il contatto con i pellegrini, confessioni, messe. 5. Il Moderatore per la Formazione Permanente, provveda al nuovo arrivato delle dispense sulla storia della Terra Santa, guide di Terra Santa, CD della Custodia. Eventi straordinari nel 2012 -2013 L’assistente Generale dell’Ordine per l’OFS e la GiFra, Fra Ivan Matic, ofm, ha espresso il vivo desiderio, suo e del governo generale dell’Ordine Francescano Secolare, di visitare, in primis i frati della Terra Santa e poi le fraternità dell’OFS presenti in Terra Santa. Ora per quello che concerne la Formazione Permanente, dopo aver sentito Fra Ivan, abbiamo organizzato due incontri di formazione con i frati, superiori e assistenti dell’OFS. È loro desiderio incontrare prima i frati per spiegare le diverse dinamiche tra i due Ordini. Se bene non sia campo della FoPe, fra Ivan ci ha indicato che desidererebbe venire dal 25-29 Novembre, insieme alla Ministro Generale dell’OFS, Sig.ra Dolores del Poso e al Sig.re Benedetto Lino, Consigliere Generale OFS. Insieme a Fra Tony Choucri e Fra Ivan Matic si è elaborato il seguente programma approssimativo della visita. Nazareth, Domenica 25 novembre 2012 Incontro con i giovani. Presentazione della GiFra. Ore 16.00-17.00 Incontro con la fraternità OFS, 18.00 - 20.00 Gerico, Lunedì 26 novembre 2012, Incontro con i giovani. Presentazione della GiFra. Ore 19.00-20.00 Betlemme, Martedì 27 novembre 2012, Visita alle Fraternità OFS - GiFra Incontro con i giovani. Presentazione della GiFra. Ore 18.00-19.00 Incontro con la fraternità OFS. Ore 20.00-21.00 Giaffa-Gerusalemme, Mercoledì 28 novembre 2012 Incontro con la fraternità OFS, Gerusalemme. Ore 15.00-17.00 Incontro con la fraternità OFS, GiFra. Ore 20.00-21.00 Gerusalemme - 29 novembre 2012, Visita alle Fraternità OFS - GiFra Curia custodiale, Incontro con i Superiori e Assistenti Spirituali OFS. Incontro con i giovani. Presentazione della GiFra. Ore 15.30-17.00 Conferenza sull’OFS e GiFra a tutti i frati, famiglia Francescana, laici.
 Sala dell’Immacolata, San Salvatore. Ore 18.30 Fra Marcelo Ariel Cichinelli, ofm Moderatore per la Formazione Permanente 157


Relazione annuale del Segretariato Custodiale per la Formazione e gli Studi Gerusalemme, Curia Custodiale, 2 luglio 2012 Introduzione Vorrei iniziare la mia relazione con un riferimento a quel che il Ministro Generale ha scritto nella recente Lettera di frati Under Ten OFM, Ravviva il Dono di Dio che è in te, in occasione del 4o Capitolo delle Stuoie tenuto in Messico, p. 20: “La formazione, permanente ed iniziale, deve essere molto più esigente di quanto lo sia attualmente. Questo non vuol dire che debba essere rigida, tutt’altro. Chiamati ad essere maestri di umanità, la nostra formazione, ricevuta e data, deve coniugare umanità e radicalità evangelica”. La presente relazione presenterà l’attività del Segretariato Custodiale per la Formazione gli Studi nel campo della Formazione Iniziale. Una relazione separata sarà presentata dal Moderatore per la Formazione Permanente per quanto riguarda questo campo specifico di attività formativa nella CTS. Il Segretariato FS è composto dai seguenti membri: • fra Noel Muscat ofm (Segretario FS e Maestro del Seminario) • fra Marcelo Cichinelli ofm (Moderatore FoPe) • fra Bruno Varriano ofm (Animatore Vocazionale Cutodiale) • fra Bahjat Karakach ofm (Maestro dei Postulanti) • fra Giovanni Loche ofm (Vice-Maestro del Seminario e Segretario STJ) • fra Massimo Pazzini ofm (Decano dello SBF) • fra Najib Ibrahim ofm (Modertore degli Studi dello STJ). La figura del Maestro dei Novizi vacat durante questo triennio, dato che i novizi della CTS trascorrono l’anno del noviziato a La Verna. 1.

Situazione attuale e statistiche

Durante quest’anno accademico 2011-2012: Il 6 settembre 2011 hanno ricevuto l’abito francescano e hanno cominciato l’anno del Noviziato a La Verna i seguenti 7 fratelli, i quali sono rimasti tutti: Jairo Fernando GARCÍA LÓPEZ (Colombia) 158


Joseph Mark MC PHERSON (Stati Uniti) Clovis BETTINELLI (Brasile) Eduardo Miguel GUTIERREZ JIMENEZ (Messico) Marco BALDACCI (Italia) Lukas Benjamin LERNER (Stati Uniti) Domenico DIANA (Italia) L’8 settembre 2011 fra Jihad KRAYEM ha emesso la Professione solenne nella casa dei professi temporanei della Provincia Romana a Frascati. Il 6 ottobre 2011 fra Sergio GALDI e fra Sergey LOKTIONOV hanno emesso la Professione solenne nella Basilica del Santo Sepolcro. Il 20 ottobre hanno iniziato il postulato nella Casa di Montefalco i seguenti 5 aspiranti, dei quali sono rimasti 3: Elie AL-SAYED (Libano) Arles QUEVEDO (Colombia) - uscito Samir AWAD (Israele) - uscito Marco CARRARA (Italia) Jeries GHATTAS (Israele) Durante l’anno la CTS ha avuto i seguenti studenti: Ayman BATHISH (1 anno filosofia, residente nel Seminario) Luai BSHARAT (3 anno teologia, residente nel Seminario) Tony CHOUCRY (1 anno teologia, residente nel Seminario) Tomasz Franciszek DUBIEL (anno di studio di lingua inglese, residente a Washington) Sergio GALDI (2 anno teologia, residente nel Seminario) David GRENIER (2 anno teologia, residente nel Seminario) Samhar ISHAAC (3 anno teologia alla PUL, residente a Frascati) Sergey LOKTIONOV (3 anno teologia, residente a S. Giovanni, Ain Karem) Antonino MILAZZO (4 anno teologia, residente nel Seminario) Alberto Joan PARI (anno di studio di lingua ebraica, residente a S. Pietro, Giaffa) Haroulitioun SAMOUIAN (4 anno teologia, residente a Terra Sancta College) Pasquale SERAPPO (1 anno filosofia, residente nel Seminario) Ulises Ramón ZARZA (2 anno teologia, residente nel Seminario) Il 29 giugno fra Antonino MILAZZO ha ricevuto l’Ordine del Presbiterato e fra Sergey LOKTIONOV l’Ordine del Diaconato. 159


2. Attività del Segretariato per la Formazione e gli Studi 2.1. Congresso Internazionale Segretari FS delle Conferenze dell’OFM Il Segretario generale per la formazione e gli studi, Fr. Vidal RODRÍGUEZ LÓPEZ e il Vicesegretario Fr. Sergiusz BALDYGA, hanno visitato dal 18 al 24 giugno 2011, le case di formazione dell’Ordine nella Custodia di Terra Santa (Gerusalemme, Betlemme, Ain Karem), incontrando postulanti e studenti. Hanno potuto incontrare il Moderatore della Formazione Permanente insieme al suo consiglio, Formatori del postnoviziato e del postulato. Un incontro speciale è stato dedicato al corpo dei docenti e studenti dello Studio Biblico Francescano presso il Convento della Flagellazione, dove hanno incontrato il decano e altri membri della comunità. Con l’aiuto del Segretario di Terra Santa hanno fatto i preparativi in vista del Consiglio Internazionale per la Formazione e gli Studi programmato per ottobre a Gerusalemme. Il XIII Consiglio Internazionale Formazione e Studi OFM si è tenuto a Gerusalemme dal 9 al 16 ottobre 2011 e che ha visto partecipi i Segretari delegati delle Conferenze dell’Ordine, incluso fra Noel MUSCAT, Segretario FS della CTS che è una Conferenza ad instar. Il Consiglio Internazionale si riunisce ogni due anni ed è una realtà collegiale che contribuisce al lavoro della Segreteria Generale Formazione e Studi, promuovendo la conoscenza delle rispettive esperienze formative e il confronto sui progetti e sulle iniziative posti in atto nei diversi contesti. Ciò risulta di grande utilità per favorire l’aiuto reciproco nel campo della formazione e per assicurare un’adeguata conoscenza ed un periodico aggiornamento delle varie realtà di formazione permanente. Il tema dei lavori del XIII Consiglio Internazionale ha trovato ispirazione nel Salmo 24: Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri (Sal 24,4). La vocazione francescana tra perseveranza e appartenenza. Esso ha inteso promuovere una riflessione che, partendo dall’esame consapevole delle attuali difficoltà a perseverare nella vocazione religiosa francescana, giungesse ad approfondire il versante della motivazione positiva della scelta religiosa, delle ragioni per cui occorre ed è bello essere perseveranti, delle sorgenti spirituali che ispirano la proposta francescana. Il programma dei lavori della settimana ha previsto due fasi essenziali. La prima fase, dopo la S. Messa di apertura e le introduzioni del padre Custode, fra Pierbattista PIZZABALLA, e del Segretario Generale Formazione e Studi, fra Vidal RODRÍGUEZ LÓPEZ, è stata dedicata all’approfondimento dei temi della vocazione e della perseveranza e mancanza di fedeltà nella Bibbia, attraverso le relazioni tenute rispettivamente da fra Claudio BOTTINI, Decano dello SBF, e da fra Frederic MANNS, 160


professore di Esegesi del Nuovo Testamento e Giudaismo presso lo Studium Biblicum. Il confronto e il dialogo dei partecipanti con i relatori sono stati seguiti dalla breve presentazione delle attività formative delle varie Conferenze dell’Ordine. Successivamente, la seconda fase ha posto al centro i problemi della crisi nella vita religiosa, grazie all’intervento di fra Niall O’CONNEL, docente e psicologo irlandese, e i percorsi e le risposte possibili a tale crisi, attraverso l’analisi di don Giuseppe CREA, padre comboniano di Roma. Questi due momenti di intenso lavoro sono stati intervallati da alcune importanti visite ai Luoghi Santi, in particolare a Gerusalemme, Nazareth, Cafarnao e Tabgha, con la guida di fra Eugenio ALLIATA, e a Betlemme, con la guida di fra Stephane MILOVITCH. A conclusione delle giornate di lavoro del Consiglio Internazionale si sono tenute le elezioni del nuovo Comitato Esecutivo. 2.2. VII Convegno dei Formatori e Animatori Vocazionali della CTS Il settimo Convegno dei Formatori e Animatori Vocazionali della CTS è stato celebrato tra il 5 e l’11 febbraio 2012 nel convento di Montefalco. Il relatore della prima parte del Convegno era Fr. Bruno VARRIANO, che ha parlato del tema “Motivazioni e resilienza (resistenza) dei candidati alla vita religiosa”. Hanno partecipato al Convegno tutti i membri del Consiglio della Formazione e Studi della CTS, con l’aggiunta degli Animatori Vocazionali, Badie ELIAS (Giudea-Galilea), Toufic BOU-MERHI (Libano), Rami PETRAKI (Siria), Jacob Matthew SMITH (Washington), Rafael SUBE (Buenos Aires), Agustín PELAYO FREGOSO (Europa) e Aquilino CASTILLO (Direttore della Casa di Accoglienza di Harissa). Sono stati invitati anche Alessandro CONIGLIO e Jihad KRAYEM. Durante i giorni del Convegno si è tenuta la sessione plenaria del Consiglio per la Formazione e Studi della CTS. Il Consiglio ha avuto un incontro conclusivo con il Padre Custode e ha mandato un messaggio a tutti i frati della CTS. Sono emerse alcune difficoltà di coordinamento nel lavoro di animazione vocazionale, che sono state affrontate con franchezza e con intenzione di migliorare la qualità dell’animazione vocazionale per il bene degli aspiranti che chiedono di entrare nell’Ordine nella CTS. 3.

Formazione Iniziale

3.1. Animazione vocazionale (fra Bruno VARRIANO, Animatore Vocazionale Custodiale) Penso che sia giusto iniziare questa mia relazione sull’animazione vocazionale custodiale dell’anno 2011/2012, ringraziando il Signore per il dono di numerosi fratelli 161


che sono in discernimento e si preparano per iniziare l’anno di postulandato nell’ottobre del 2012. Possiamo dire che siamo cresciuti come équipe, ma rimane ancora tanto da migliorare; nonostante ciò i giovani ci sono. Questo implica che dobbiamo ancora come consiglio dell’animazione vocazionale unire le forze e aiutarci, ricordando che siamo soli strumenti, in quanto è Dio che chiama e le vocazioni sono sue. In quest’anno seguendo le indicazione della Ratio Formationis della Custodia, ho provato di seguire e coordinare il lavoro dell’animazione vocazionale custodiale. Ho visitato di persona la case di accoglienza di Buenos Aires, Montefalco e Ain Karem, coordinando le date di arrivo degli aspiranti nelle diverse case e cercando di conoscere i candidati, lasciando sempre l’autonomia agli animatori zonali. Non ho visitato la casa di Washington in quanto non avevano nessun candidato negli USA, e in questi giorni sono stato nella casa di accoglienza di Harissa. Siamo riusciti a cooperare come équipe di animatori nei diversi passaggi degli aspiranti, nelle diverse case di accoglienza in vista dell’inizio del loro cammino a Montefalco. In questo devo ringraziare a fra Badie e la fraternità di Ain Karem che hanno accolto gli aspiranti latino-americani e li anno seguiti per bene 2 mesi e mezzo, caricandosi di tutta la fatica dei visti e altro. Breve accenno delle diverse case di accoglienza: Buenos Aires: Sono tanti i giovani che chiedano di fare esperienza dell’America del Sud. Hanno iniziato il cammino a Buenos Aires quest’anno 9 candidati. 4 argentini, 1 cileno, 4 colombiani. Da questi 5 sono partite per la Terra Santa. La casa di Buenos Aires è una opportunità unica per accogliere le numerosi vocazioni del sud America, [...]. Ain Karem: La casa di accoglienza di Ain Karem ha funzionato molto bene quest’anno. Fra Badie sta svolgendo un lodevole servizio di annuncio ai giovani locali medianti i corsi vocazionali, incontri giovanili e altro. Tanti sono i giovani locali della Galilea e Giudea a fare periodi di esperienza nella casa di casa di accoglienza di Ain Karem. Oltre sono stati accolti gli aspiranti latino-americani che oggi si trovano a Montefalco. USA: [...]. L’annuncio vocazionale negli USA viene fatto per mezzo dei media e dell’internet. Attualmente non abbiamo candidati a Washington. Montefalco: fra Agustín ha ricevuto tanti giovani per periodi di accoglienza e discernimento, e con l’aiuto di fra Bahjat abbiamo già i primi frutti. Abbiamo 3 canditati provenienti dall’Europa, 1 Spagnolo, 1 Slovacco e 1 Turco-Cipriota. Harissa: Sono 2 i giovani nella casa di accoglienza di Harissa, e altri sono in discernimento. Dopo alcuni difficoltà di chiarezza dei ruoli, la casa di accoglienza di Harissa sta funzionando abbastanza bene. Le cose saranno più chiare dopo l’incontro del 25 giugno sulla formazione e l’animazione vocazionale. Il lavoro di animazione 162


vocazionale in Siria ha subito un arresto a causa delle vicende a tutti note, e si aspettano tempi migliori per riprendere l’animazione in questa terra ricca di vocazioni. Altri candidati: Quest’anno alcuni candidati sono arrivati per altre provenienze. 1 candidato del Panama, figlio di una guida di Terra Santa. Egli aveva già fatto un pellegrinaggio in Terra Santa. 1 giovane Brasiliano di 18 anni è venuto in Terra Santa pagando lui il biglietto ed è stato presentato da un prete italiano mio amico missionario in Brasile. Casi particolari: abbiamo un candidato Israeliano di Tel Aviv di 38 anni, secondo quanto prevede la Ratio Formationis della Custodia, è il Custode determina i tempi e i luogo per l’accoglienza di questi candidati. Attualmente dopo una breve esperienza a Giaffa, questo giovane è stato accolto nella fraternità di San Salvatore per una breve esperienza insieme agli altri aspiranti in esperienza i Terra Santa. Un altro candidato di origine Turca, che è stato accolto nella casa di accoglienza di Montefalco. Un altro candidato Israeliano di Nazareth ha già fatto l’accompagnamento iniziale ad Ain Karem, e d’accordo con fra Bahjat e il Custode fa un periodo di discernimento prima di riprendere il postulandato. Esperienza dei candidati in Terra Santa: Quest’anno i frati di Montefalco insieme al padre Custode hanno organizzato un periodo di esperienza per gli aspiranti provenienti dall’Europa, per un periodo di esperienza in Terra Santa. Mi è stato chiesto di guidare questa esperienza, che potrei giudicare positiva. È giusto anche ringraziare la fraternità di San Salvatore per l’accoglienza in questa esperienza, e la fraternità di Betlemme, a fra Stéphane in particolare, che con tanto affetto e disponibilità accolgono giovani in discernimento per un periodo di servizio e fraternità. Quest’anno sia i postulanti che gli aspiranti hanno fatto una esperienza di servizio a Betlemme. I visti: Abbiamo trovato difficoltà in avere i visti per i giovani latino-americani da Gerusalemme per l’Italia, in quanto non hanno il visto in Israele (hanno il visto turistico), dobbiamo pensare ad un’altra soluzione… anche da un punto di visto psico-pedagogico non è buono che i giovani rimangono così poco tempo delle case accoglienze e che cambiano troppo le case. Sono circa 15 i candidati che attualmente sono in discernimento per l’ingresso in postulandato. Voglio ringrazio agli animatori vocazionali zonali per il prezioso servizio e con l’augurio di poter meglio cooperare e di crescere nella fiducia reciproca, che continua ad essere il nostro punto debole, ma piccoli passi sono stati fatti. 163


3.2. Casa di accoglienza e Postulato di Montefalco (fra Bahjat KARKACH, Maestro) L’accoglienza dei giovani, che desiderano conoscere il nostro stile di vita, continua lungo tutti i mesi dell’anno. Infatti, con la collaborazione dell’animatore vocazionale per l’Europa, fra Agustín PELAYO, la nostra fraternità accoglie i giovani che vengono alla nostra casa per fare esperienza della vita francescana. Durante questo tipo di conoscenza diretta, il giovane viene inserito nell’orario di preghiera e lavoro, e accompagnato in modo personale in vista del suo discernimento vocazionale. Il periodo che va da maggio a ottobre è considerato la stagione dell’accoglienza definitiva degli aspiranti, per la preparazione immediata che precede l’ingresso al Postulato. In questa fase si esige uno sforzo maggiore per imparare la lingua italiana, e si cerca di “creare un gruppo”, attraverso l’affiancarsi nel lavoro e negli incontri formativi. Si cerca anche, nei limiti del possibile, di fare una conoscenza diretta dei luoghi francescani. È importante dire che l’esperienza dell’anno scorso ci ha fatto notare l’effetto destabilizzante creatosi nel gruppo a causa di continui e provvisori passaggi formativi, in cui si sono succedute diverse figure di riferimento, un fatto che non ha aiutato gli aspiranti ad avere una serenità interiore e una continuità di stile formativo. Ragion per cui si è scelto di ridurre - nei limiti del possibile - tali passaggi concentrando nella figura del maestro anche il ruolo di responsabile per l’accoglienza definitiva. Attualmente ci sono sei aspiranti e ne attendiamo altri che verranno di seguito a causa di difficoltà personali o dei soliti ritardi burocratici. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i fratelli animatori che contribuiscono alla preparazione dei candidati. Per quanto riguarda il Postulato: il giorno di giovedì 20 ottobre 2012, ha avuto luogo l’ingresso ufficiale al Postulato. Questo momento si è svolto in un clima di profondo dolore per la scomparsa improvvisa, in quello stesso giorno, del P. Giovanni BATTISTELLI, membro della nostra fraternità. Ai sei ragazzi postulanti abbiamo cercato, noi frati, di stare vicini e spiegare che la fraternità francescana è una grande famiglia dove la vita si svolge nella sua quotidianità, e porta in sé gioie e dolori che vanno condivisi con spirito di fede. Ovviamente non è stato per nulla facile cominciare l’anno formativo in un clima funebre [...]. Attualmente ci sono tre postulanti che proseguono il loro cammino formativo. Quest’ultimo è stato impostato, grosso modo, come quello dell’anno precedente, con la differenza del numero ridotto dei postulanti, una realtà che, da un lato ha impoverito le possibilità di interazione, ma dall’altro ha favorito un clima molto familiare e sereno, direi meno istituzionalizzato, che ha permesso ai postulanti di crescere nell’iniziativa ed essere più responsabili e direttamente coinvolti nella programmazione. Si procede, intanto, nel piano formativo, grazie anche al prezioso aiuto dei confratelli della nostra comunità e quelli della Delegazione di Roma, che ci raggiungono assiduamente per aiutarci nella for164


mazione intellettuale e spirituale dei postulanti. Prosegue anche l’esperienza con le persone disagiate nel centro Caritas (Oasi di S. Francesco) e l’esperienza della missione al popolo, una ricca iniziativa pastorale, molto apprezzata dai formandi, che abbiamo scelto di fare quest’anno con i frati della Provincia Toscana, in tal modo è stata anche una occasione per una conoscenza più profonda tra i postulanti e i nostri novizi, inseriti anche loro nella missione. I giovani di queste due tappe formative hanno collaborato insieme per ben dieci giorni, un fatto che ha incoraggiato i postulanti ad andare avanti nel loro cammino. Un altro modo di confronto è stato quello di organizzare ritiri periodici con i postulanti della Provincia Romana e quelli della Fondazione Beato Egidio (Palestrina), di cui abbiamo fatto due nelle rispettive case, mentre a giugno attendiamo questi postulanti con i loro formatori per trascorrere un altro ritiro a Montefalco. Questi momenti servono per avere più familiarità con i futuri compagni di noviziato alla Verna. Attualmente i nostri postulanti trascorrono un periodo di formazione in Terra Santa, guidati dall’animatore vocazionale custodiale fra Bruno VARRIANO, visto l’attuale ostacolo burocratico che mi si è creato, per cui sono impedito di entrare a Gerusalemme. A differenza dell’anno scorso, questa esperienza è stata ridotta ad un mese, dato che un periodo di due mesi è stato giudicato lungo, e rischia di disabituare i formandi all’ambiente conventuale del Postulato. Il tempo che ci rimane dal loro rientro in Italia fino alla vestizione sarà impiegato per trattare direttamente il tema dei consigli evangelici. Personalmente continuo questo servizio con gioia e fervore, cosciente della grave responsabilità affidata alla nostra comunità, per il futuro dei giovani e della Custodia. Sono grato alla mia fraternità che mi sostiene generosamente in questo lavoro e conto sul vostro fraterno aiuto per le eventuali correzioni e/o proposte che vorrete indirizzarmi. 3.3. Noviziato a La Verna Anche quest’anno il gruppo di sette novizi della CTS è stato mandato nella casa di noviziato di La Verna, dove compongono il gruppo più grande di novizi. La scelta di mandare i novizi a La Verna continuerà in vigore fino al prossimo Capitolo Custodiale. Il sentimento di molti frati della CTS è quello di riportare l’anno canonico del noviziato nel territorio della Custodia (attualmente a Betlemme) con la scelta di un maestro e un coetus formatorum. Secondo le relazioni dei novizi presentate da fra Lorenzo COLI, Maestro dei Novizi alla Verna, il gruppo è stato giudicato positivamente in vista della prima professione temporanea. Un fattore incoraggiante è che il gruppo è rimasto compatto durante tutto l’anno e non ci sono state uscite. Si deve riconoscere il lavoro formativo dell’équipe dei formatori della Verna, e anche del supporto che ha offerto in modo regolare fra Bahjat KARAKACH, incaricato per seguire i novizi con frequenti visite 165


e contatti. In questo modo abbiamo riempito la lacuna di non avere un formatore della CTS in situ a La Verna. Durante l’anno i novizi hanno anche avuto occasione di varie esperienze francescane, inclusa una missione al popolo. Il Padre Custode ha anche visitato i novizi ogni volta che ha potuto farlo durante le sue visite in Italia. 3.4. Seminario Francescano Internazionale Durante quest’anno il Seminario ha ospitato un totale di 29 studenti. Di questi 17 sono professi temporanei e 12 professi solenni. [...]. La ricchezza del seminario internazionale della CTS è sempre stata la internazionalità. Quest’anno la provenienza degli studenti è stata la seguente: • 8 studenti della CTS (senza contare altri 5 studenti fuori dal seminario) • 7 studenti della Provincia dei SS. Francesco e Giacomo, Messico • 3 studenti della Custodia Autonoma di S. Chiara in Mozambico • 2 studenti della Provincia dei SS. Pietro e Paolo, Messico • 2 studenti della Provincia del Santissimo Redentore, Slovacchia • 2 studenti della Provincia di S. Francesco, Brasile • 1 studente della Provincia dei SS. Cirillo e Metodio, Croazia • 1 studente della Provincia dell’Assunzione BVM, Herzegovina • 1 studente della Provincia del Santissimo Nome di Gesù in Sicilia • 1 studente della Provincia dell’Assunzione BVM, Brasile • 1 studente della Provincia di S. Francesco Solano, Perù. Il progetto formativo del seminario è coordinato dal Maestro e Vice-Maestro, coadiuvati da tre membri del Coetus Formatorum. Durante l’anno il Coetus si è incontrato regolarmente, particolarmente per vagliare le relazioni degli studenti in vista di professioni, ordinazioni, ecc., per fare una valutazione periodica della situazione formativa. Gli incontri personali con gli studenti hanno seguito un ritmo abbastanza regolare, direi più regolare durante il primo che durante il secondo semestre. Questo è un impegno che richiede tempo ed energie, dato che il confronto personale diventa sempre più un’esigenza di primaria importanza durante gli anni di formazione iniziale e i primi anni dopo la professione solenne. Il programma formativo ha seguito un iter a doppio binario. Prima di tutto sono stati programmati e attuati incontri regolari mensili in tre gruppi distinti, un gruppo per professi solenni, un gruppo di 2-3 anno teologia, e un gruppo di filosofi e 1 anno teologia, seguiti rispettivamente da fra Kevin O’LAOIDE, il Vice-Maestro e il Maestro. Purtroppo sono mancati gli incontri di insieme per valutare l’andamento nei gruppi formativi. Il secondo iter è stato quello dei ritiri mensili, anche questi celebrati regolarmente, sotto la guida di fra Matteo MUNARI. 166


[...] Come ho già riferito più sopra la difficoltà maggiore è quella di stilare un programma che risponda veramente alla situazione complessa di un seminario internazionale in una comunità grande e variopinta come è quella di San Salvatore. Durante l’anno, malgrado le apparenze di una situazione calma e serena dal punto di vista esterno, non sono mancati momenti di tensione e di stanchezza. Si riconosce la disponibilità dei frati, iniziando dal guardiano della casa, per i bisogni formativi degli studenti, ma ci si rammarica del fatto che esiste ancora una mentalità troppo rigida e chiusa [...] Durante l’anno abbiamo intensificato l’opportunità di fare qualche apostolato e l’abbiamo aperta a tutti gli studenti. Sotto la direzione del Vice-Maestro alcuni studenti hanno assunto degli impegni abbastanza importanti nel campo del lavoro pastorale con i giovani della parrocchia, in quello catechetico, in quello assistenziale-caritativo, con la distribuzione della comunione ai malati e visite ai malati collaborando con le Suore Missionarie della Carità, e con visite a bambini con disabilità a Saint Vicent ad Ain Karem. È stato valutato positivo l’impegno di altri studenti di visitare regolarmente i nostri frati anziani nell’infermeria custodiale. Altri studenti che hanno padronanza delle lingue locali hanno collaborato in alcune iniziative di animazione vocazionale e nella cura pastorale dell’Ordine Francescano Secolare. Sabato 2 giugno è stata organizzato una una riunione plenaria del seminario per la valutazione dell’anno accademico che sta per concludersi. La partecipazione è stata positiva e si vede un sincero desiderio di migliorare la qualità di vita nel seminario e anche in rapporto alla comunità di San Salvatore nella quale si vive. Il Maestro ha concluso la valutazione. Ha prima presentato una sua breve valutazione dell’anno in corso, dicendo che è stato un anno positivo in molti sensi. [...] La formazione si costruisce essenzialmente su un rapporto di fiducia reciproca. Se questo manca crolla tutto l’edificio del progetto formativo. Il fatto che il Maestro non affronta sempre direttamente situazioni e persone può [...] Detto questo si continua a ribadire che dobbiamo rafforzare il bene che c’è in ciascuno di noi e crescere insieme in un clima di gioia e fraternità che tenga conto delle diversità di cultura e sensibilità, ma che non dimentichi che certi valori francescani rimangono attuali dovunque ci troviamo, incluso nella Custodia di Terra Santa. Riguardo al futuro prossimo si prevede un aumento notevole di studenti nel seminario durante l’anno accademico 2012-2013. Il quadro completo della situazione numerica del seminario sarebbe il seguente: • 15 studenti della CTS (8 già presenti e 7 nuovi che finiscono il noviziato) • 5 studenti della Provincia dei SS. Francesco e Giacomo, Messico • 3 studenti della Custodia Autonoma di S. Chiara in Mozambico • 2 studenti della Provincia dei SS. Pietro e Paolo, Messico • 2 studenti della Provincia del Santissimo Redentore, Slovacchia 167


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2 studenti della Provincia di S. Francesco, Brasile 2 studenti della Provincia di S. Antonio, Brasile 2 studenti della Provincia dei SS. Cirillo e Metodio, Croazia 1 studente della Provincia dell’Assunzione BVM, Herzegovina 1 studente della Provincia dell’Assunzione BVM, Brasile.

Gli studenti nuovi saranno i 7 novizi della CTS che attualmente stanno a La Verna (vedi nomi sopra) e i seguenti 5 studenti provenienti da altre province: Hugo Pèrez Villasana e Rodolfo Ramírez De La Torre (Prov. Jalisco, Messico) Rogério Da Costa e Joanan Marques De Mendonça (Prov. S. Antonio, Brasile) Filip Durdevic (Prov. SS. Cirillo e Metodio, Croazia). Il numero totale sarà di 36 studenti. Di questi 10 saranno professi solenni. Dal seminario usciranno 4 studenti professi solenni che saranno destinati alle comunità di Ain Karem e del Cenacolino. 3.5. Studi e studenti in specializzazione La maggioranza dei nostri studenti frequentano i corsi dello Studium Theologicum Jerosolymitanum. I risultati degli esami danno l’impressione di un serio impegno nello studio. La stragrande maggioranza sta a posto sia con gli esami e con i lavori scritti. Durante le riunioni passati del consiglio dei docenti STJ i rappresentanti degli studenti hanno presentato delle proposte per la riforma dell’organigramma dei corsi in modo da adeguare il nostro programma a quello contemplato per le università pontificie per quel che riguarda il sistema ETCS o Processo di Bologna. La decisione del consiglio dei docenti è stata quella di creare una commissione per lavorare su queste proposte e presentarle nel futuro. La commissione è composta dal Moderatore degli Studi, dal Maestro e dal Vice-Maestro degli studenti. Si è incontrata il giorno 25 giugno per avanzare alcune proposte al prossimo consiglio dei docenti. I ritmi di lavoro si prevedono che saranno lenti e lunghi, a causa di una paura infondata che le proposte vorrebbero togliere i corsi di alcuni docenti. Quest’anno la CTS ha avuto un buon numero di frati che fanno corsi di studi superiori. I frati della CTS che attualmente fanno studi superiori nelle università pontificie e in altri centri accademici sono i seguenti: • Fra Usama BAHBAH: Teologia Pastorale, Pontificia Università Lateranense, Roma, Italia. Licenza. • Fra Alessandro CONIGLIO: Scienze Bibliche, Pontificio Istituto Biblico, Roma, Italia. Dottorato. • Fra Bahjat KARAKACH: Antropologia Teologica, Istituto Teresianum, Roma, Italia. Dottorato. • Fra Ibrahim SABBAGH: Dogmatica, Pontificia Università Antonianum, Roma, 168


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Italia. Licenza. Fra Oscar MARZO: Scienze Bibliche, Studium Biblicum Franciscanum, Roma, Italia. Licenza. Fra Feras LUTFI: Teologia Biblica, Pontificia Università Gregoriana, Roma, Italia. Licenza. Fra Rami ASAKRIEH: Licenza in Gestione Educativa, Università di Betlemme, Palestina. Fra Aquilino CASTILLO: Master Predottorale in relazioni Islamiche-Cristiane, Università di Saint Joseph, Kaslic, Libano. Fra Carlos Alberto THOMAS: Master Counselling Educativo-Relazionale, Scuola Superiore di Analisi Tramsazionale, Seminari Romani di Analisi Transazionale Roma, Italia. Fra Jihad KRAYEM: Pastorale Giovanile e Catechetica, Università Pontificia Salesiana, Roma, Italia. Licenza. Fra Piotrek BLAJER: Nuovo Testamento (Luca), The Catholic University of America, Washington, Stati Uniti. Dottorato conseguito quest’anno. Fra Pius BARANOWSKI: Antico Testamento (Pentateuco) e antico oriente, Toronto State University, Toronto, Canada. Dottorato. Fra Agustín Guadalupe PELAYO FREGOSO: Studi Francescani, Istituto Teologico, Assisi, Italia. Licenza.

4. Valutazione e proposte C’è molto di positivo da dire nel campo della formazione iniziale e permanente nella CTS. La CTS è benedetta di ricevere ancora un discreto numero di vocazioni da tutto il mondo. Questo è anche grazie allo sforzo lodevole dell’Animatore Custodiale e degli animatori regionali. È vero che abbiamo incontrato molte difficoltà, e che ogni nuova vocazione comporta un rischio, ma dobbiamo accettare questo come parte del nostro essere frati in missione. Un rischio ce lo dobbiamo prendere, evitando di essere affrettati nel processo di discernimento e scelte di candidati. Un altro fattore positivo è che, malgrado le partenze inevitabili durante il periodo dell’aspirandato e postulato, in quest’ultimo anno abbiamo registrato zero partenze durante il noviziato e gli anni di professione temporanea. Di fatto, la CTS ha una ratio di partenze e abbandoni minore a quella di altre entità dell’Ordine. Ci auguriamo che questo continui e che sia un segno che prendiamo sul serio la priorità della formazione. Qualche punto debole nella formazione iniziale riguarda prima di tutto l’animazione vocazionale. Dall’ultimo Convegno dei Formatori e Animatori Vocazionali della CTS è emersa la difficoltà di creare un programma di animazione che sia veramente un progetto condiviso da tutti e in cui c’è continuità tra le varie tappe di discernimen169


to dei candidati. Soprattutto ci si rammarica che non sempre si guarda al vero bene dei candidati, magari anche sacrificando un po’ di amor proprio e di attaccamento ai propri progetti. In questo campo, come in altri, c’è bisogno di riprendere in mano la Ratio Formationis della Custodia e cercare di implementare con costanza le indicazioni che vengono offerte. Un altro punto debole riguarda gli stessi formatori. La CTS ha fatto degli sforzi lodevoli per formare i formatori in questi ultimi anni. Ma ora si tratta di investire di più su formatori nuovi per il prossimo futuro. Pur consapevoli della difficoltà di trovare frati che siano disponibili e che abbiano le qualità necessarie per questo ministero, si deve riconoscere che urgono nuovi formatori. Le ragioni per questo sono molteplici, tra le quali la mancanza di formatori per riempire tutte le case di formazione e la difficoltà di alcuni formatori con più esperienza alle spalle di adeguarsi a nuove sfide nella formazione, specialmente per quanto riguarda conoscenze delle dinamiche di formazione umana e sensibilità al divario generazionale. Ultimo elemento che potrebbe ricevere più attenzione in CTS è quello della formazione ai valori francescani. Su questo punto molto si fa nel campo della formazione permanente, con risultati vari secondo le buone disposizioni di ciascun frate. Manca qualche volta la corrispondenza tra la formazione francescana permanete e quella iniziale. In questo campo la collaborazione nei diversi settori di formazione rimane fondamentale. Riconosco la mancanza di non poter sempre convocare in modo regolare il Consiglio della Formazione della CTS, come pure la mia difficoltà di visitare altre realtà di formazione iniziale legate alla Custodia (noviziato, studenti fuori di Gerusalemme, Regione San Paolo per quel che riguarda il discorso di animazione vocazionale). Sono altri campi di attività formativa che avranno più bisogno di attenzione nel futuro. Un grazie al Padre Custode per la sua vicinanza e ai fratelli colleghi nel lavoro di formazione iniziale e permanente della CTS. fra Noel MUSCAT ofm Segretario Custodiale per la Formazione e gli Studi

S. Salvatore, 13 giugno 2012 - Solennità di S. Antonio di Padova

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Relazione dell’animatore vocazionale di Israele e della Palestina 26 Giugno 2012 Pace e bene: Secondo quanto mi è stato richiesto presento il lavoro dell’inizio dell’anno come Animatore Vocazionale della Giudea e della Galilea, dei miei due campi di animazione giovanile e vocazionale. Dal punto di vista dell’animazione vocazionale ho un’equipe di frati e suore. I frati danno sempre una mano sono Rami Asakrie, Rafael Taiem, Mario Hatchiti, con diversi ordini di suore una Giuseppina, una Carmelitana, una di Santa Anna, due Francescane missionarie di Maria, due Francescane del cuore immacolato di Maria. Il servizio si svolge così: ogni ultimo sabato del mese abbiamo l’incontro per tutti i giovani di Terra santa, di tutti i riti sia di Israele che della Palestina. L’incontro si svolge una volta nella zona della Galilea e un’altra in Giudea, sia nelle nostre parrocchie che in altre; così facciamo conoscere chi siamo e la nostra missione come frati francescani in tutta la terra santa, poiché in alcuni posti non ci conoscono. Fin ora abbiamo 18 parrocchie che partecipano agli incontri. Sempre il primo sabato del mese ci incontriamo con tutta l’equipe per preparare l’incontro. Cerchiamo di fare un cammino di fede per tutto l’anno per dare ai giovani di oggi quello che cercano che è utile per loro come Cristiani. Gli incontri che sono fatti: 28-1-2012 incontro di125 giovani a Rame, nella chiesa greca cattolica e latina. L’incontro era intitolato “perché paura di amare”. 24-3-2012 incontro di 110 giovani a Asiffia nella chiesa greca cattolica e nel sacrificio di Elia, con titolo “perché paura di dire che sono io”. Tenuto della psicologa Sara Araf. Tante volte portiamo persone adatte per fare le conferenze. 28-4-2012 incontro di 140 giovani a Tarshiha (vicino al Libano) nella chiesa ortodossa e greca cattolica intitolato “chi sono”. 10-6-2012 a causa del mese mariano l’incontro di maggio è stato spostato in questa data. 150 giovani a Ramalla, con titolo “la libertà di vivere come Cristiano”. In questo incontro ho vuoto il rifiuto della chiesa latina dopo aver fissato la data 3 mesi prima e il vice parroco ci ha promesso un’aula per la conferenza e il pranzo e per la messa. Alcuni giorni prima mi chiama la segretaria e mi dice che non può darci niente, per questo motivo cambiato all’ultimo momento siamo andati delle suore. Presento questo problema per far vedere quello che fanno. Non lavorano e non la171


sciano lavorare gli altri. Ho visto quanto sono importanti per i giovani questi incontri mensili, attraverso questi incontro il programma con tanta varietà si svolge in genere con canti, conferenze, gruppi di lavoro, ora santa, confessione e alla fine alla giornata la santa Messa. Tutti abbiamo notato quante ore noi e sacerdoti hanno confessato. Loro sono rimasti colpiti da quanti giovani vanno a confessarsi e chiedere direzione spirituale. Noi suore e frati facciamo capire quanto importante sia la direzione spirituale nella loro vita e loro sono contenti di poter parlare con noi, grazie a Dio. Perché i giovani di oggi hanno perso il senso e il valore della vita, perché incontro tanti casi in cui hanno deciso di suicidarsi questo è un problema molto serio, i giovani stanno cercando qualcosa di diverso dalla routine della parrocchia come ad esempio cosa significa essere giovani, essere una persona importante nella propria società nella propria famiglia. Il bisogno di aiutare i giovani quest’anno sono riuscito a fare il corso Yabok ad Ain Karem per 3 giorni, 20-21-22 febbraio c’erano 45 giovani, è stato un incontro che ha aiutato i giovani a chiedersi chi sono! Quale cammino sto facendo! Dove voglio andare!! . Abbiamo questo corso che si ripete durante l’anno con tanti corsi. 10-3-2012 abbiamo fatto in giorno di divertimento per i giovani , siamo andati al monte Armon con la neve e dopo il una valle che si chiama Galabon. Faremo altre 2 gite di divertimento per attirare, giovani e frati, ad essere vicini a noi. Un’altra attività l’ho fatta nella scuola di Betlemme per le 130 giovani studentesse di San Giuseppe: un giorno di ritiro e attività che è stato molto positivo sia per me sia per le suore. Con l’aiuto di Dio nel programma per le scuole ho un’altra equipe di lavoro per queste attività. Voglio condividere con voi il fatto che sto facendo un libro di preghiera, strumento che manca per i giovani e le famiglie. Il capolavoro sempre la marcia francescana che sarà sempre fissata dal 27-7 al 3-8. Cerco sempre di andare in paesi dove non ci conoscono così vedono chi siamo, quest’anno per la prima volta partiamo da Akko e passiamo ad Makker Gdaide e Abo Sanan, per la prima volta dormiamo in una chiesa ortodossa, dopo a Nazareth e in fine al monte Tabor. Attraverso il campo “animatore vocazionale” possiamo incontrare i giovani e mostrargli le nostre attività. Se loro sentiranno la chiamata del Signore si rivolgeranno a noi per parlare e potranno fare esperienza a Ain Karem. Gli incontri e la marcia sono occasioni nelle quali i giovani possono riconoscere la nostra spiritualità. La casa di Ain Karem è sempre aperta ad accogliere i giovani che pensano di entrare a fare parte della nostra vita; hanno la possibilità ogni due settimane di venire per un periodo di alcuni gironi così da conoscere la nostra vita, io conosco loro e li accompagno per verificare la loro motivazione. Questo periodo di esperienza dura più meno 6 mesi, così io posso conoscere e visi172


tare le loro famiglie. Come abbiamo fissato tutti gli aspiranti vengono ad Ain Karem per 3 mesi, stanno insieme immersi in tutta la nostra vita comunitaria: quello nella preghiera, sia nel lavoro e come fraternità. Voglio davvero ringraziare la comunità di Ain Karem che è sempre disponibile a una grande collaborazione. Grazie a Dio che ci manda vocazioni, ma il capito nostro è sapere apprezzare, guidare e aiutare questi giovani a scoprire la volontà di Dio nella loro vita. Fra Badie Elias

Relazione della Segreteria per l’Evangelizzazione Missionaria Innanzi tutto vorrei ringraziare i membri della commissione per contributi interessanti e significativi che danno nei loro campi di attività: fra Amjad Sabbara, direttore di scuola e parroco fra Abd al-Masiah, direttore di scuola e parroco fra Louis Bothe, Giustizia e Pace e Integrità del Creato In primo luogo vorrei ricordare che la CTS è stata presente, rappresentata dal sottoscritto, al Consiglio Internazionale per la Missione e l’Evangelizzazione (CIME) riunitosi a Rabat, in Marocco, nello scorso mese di Febbraio. La nostra presenza è stata salutata molto favorevolmente. Non sto qui a ricordare che l’azione della CTS si muove tradizionalmente, e con efficacia, su 3 binari: 1) i santuari ; 2) le parrocchie; 3) le scuole. Non starò quindi a ripetere quello che altri, meglio di me, potranno spiegare. Permettetemi solo di ricordarvi alcuni campi d’azione nei quali mi sono mosso anche quest’anno, non tanto a titolo personale, quanto ovviamente come frate. Mi riferisco soprattutto all’incontro con gruppi di israeliani/ebrei che sempre più fanno richiesta di incontrare un frate che parli loro della nostra vita e delle nostre 173


attività qui in terra Santa. Nella relazione di fra Louis Bothe troverete invece un contributo interessante sul suo lavoro con la popolazione musulmana di Betlemme. Colgo l’occasione per ringraziare il Guardiano di S. Salvatore, P. Artemio Vìtores, per aver facilitato moltissimo il mio lavoro e per aver reso, in queste occasioni, il convento di S. Salvatore un luogo in cui tutti si sono sentiti accolti a braccia aperte. Il ringraziamento non è affatto formale! In occasione della riunione del CIME in Marocco, fra Vidal Rodriguez, ha giustamente ricordato come “Dialogo” sia il nuovo nome dell’Evangelizzazione. Se questo è vero, allora credo fortemente che nel nostro impegno di dialogo con una certa parte ebraica della popolazione qui in TS, il convento di S. Salvatore possa giocare un ruolo molto importante. A questo proposito anche la realizzazione di un museo sulla storia della CTS sarà un ottimo strumento per questo dialogo. Tra i vari incontri che ho avuto voglio segnalarne quattro in modo particolare: 1) “Case aperte” Per il terzo anno consecutivo S. Salvatore aderisce a questa iniziativa organizzata da alcuni privati di Tel Aviv in collaborazione con la municipalità di Gerusalemme. Si tratta di una giornata durante la quale, in tutta Gerusalemme, i locali di alcuni edifici privati vengono aperti al pubblico. A S. Salvatore, oltre alla chiesa, è stato possibile visitare il refettorio, il pianterreno della Curia Custodiale (ex-tipografia) e la cantina. La partecipazione è stata notevole e i visitatori hanno apprezzato l’accoglienza ricevuta. Per la prima volta sono stato affiancato nelle spiegazioni da un altro frate, Alberto Pari, che ringrazio. Anche il Terra Sancta College ha aderito alla stessa iniziativa. 2) Studenti universitari Da diversi anni ormai il dott. Amnon Ramon guida gli studenti dell’Università Ebraica di Gerusalemme a visitare S. Salvatore e la chiesa parrocchiale. La visita si inserisce nell’ambito del corso sulle “Comunità Cristiane a Gerusalemme” che Ramon tiene alla H.U.. Quest’anno la visita è stata preceduta da un lungo incontro, dove ho presentato la C.T.S., e dopo il quale gli studenti hanno avuto la possibilità di rivolgere numerose domande sugli argomenti più vari. Quest’anno, per la prima volta, ho anche incontrato un gruppo di studenti di Storia dell’Arte dell’Università di Beer Sheva. 3) Contatti con l’Istituto Ben Zvi e altre guide Sono proseguiti anche i contatti con l’Istituto Governativo Ben Zvi. Anche quest’anno hanno portato due gruppi in visita a S. Salvatore. Ci tengo a ricordare che que174


sto istituto ha contatti frequenti anche con il Patriarcato Greco Ortodosso e Latino. Credo che quindi sia giusto e opportuno da parte nostra rispondere positivamente ai loro appelli. Ci tengo a farvi sapere che, spesso, soprattutto nel mese di Maggio, le richieste di incontro sono state davvero numerose, tanto che spesso non sono riuscito a rispondere positivamente a tutte. Proseguono inoltre i contatti con guide israeliane particolarmente “illuminate”. 4) Guida per funzionari governativi del Ministero dell’Interno Anche quest’anno mi è stato chiesto di guidare alcuni funzionari del Ministero dell’Interno (misrad ha-penim) a Gerusalemme, facendo loro visitare il Getsemani, il Cenacolo e il Santo Sepolcro. 5) Nell’inverno scorso sono stato invitato da un gruppo di studenti israeliani alla HU di Gerusalemme per dialogare con un monaco buddista sulla nostra forma di vita 6) Invito alla Dormizione È già il terzo anno consecutivo che i benedettini della Dormizione mi invitano, per la notte di Natale, a leggere il Vangelo in ebraico e a spiegare il senso del Natale sempre in ebraico agli astanti. Questo è dovuto al fatto che in quell’occasione centinaia di israeliani/ebrei partecipano alla messa di mezzanotte dai benedettini per ascoltare i tradizionali canti natalizi. Questo avviene anche nella nostra chiesa di Ain Karem e ad Abu Gosh. Considerazioni Finali Come ben sapete in Israele il proselitismo attivo è vietato per legge. Niente però ci impedisce di rendere ragione della nostra speranza, se ci viene richiesto, con delicatezza e discrezione, in qualsiasi occasione. È rilevante il fatto, ed è anche giusto che sia così, che queste iniziative si sono sempre basate su una dinamica di domanda-risposta. Così come è degno di nota un altro fenomeno, e cioè che queste richieste negli ultimi anni sono cresciute tantissimo. Certamente questi incontri non hanno avuto un esplicito taglio missionario. Questo è dovuto alla particolare situazione sociale e religiosa che viviamo qui e che conoscete molto meglio di me. Ma voglio ancora ricordarvi che “Dialogo” è ormai, in alcuni contesti, il nuovo nome di Evangelizzazione. Vorrei chiudere questa mia relazione con due domande/appelli, che vorrei ci ponessimo: 1) Tutto quello di cui vi ho parlato può essere molto bello, ma credo che sia anche molto “fragile”. Come fare per dare “stabilità” istituzionale a queste iniziative? 2) Nel mondo moderno il dialogo tra culture e tra religioni è ormai un dialogo basato 175


sulla “cultura”. Cosa fa la CTS in questo senso? Siamo all’altezza del compito? Grazie! fra Oscar M. Marzo Di seguito trovate gli allegati.

Allegato n. 1 - Fr. Amjad Sabbara ofm Relazione sulle parrocchie francescane in Terra Santa L’impegno parrocchiale durante l’anno 2011 - 2012 nella varie parrocchie francescane di Terra Santa è stato compiuto il servizio tradizionale: - Comunione mensile agli anziani ed infermi. - Benedizione delle case - Scuola della domenica - Corsi per i fidanzati dove si aiutano nelle parrocchie grandi Betlemme e Nazareth anche le altre parrocchie piccoli limitrofe. Durante quest’anno si è avuto una giornata di formazione per i parroci francescani assieme al vicario patriarcale Mons. William Shomali dove si è approfondito due temi: 1. Le sfide del parroco oggi. 2. La predica come strumento di evangelizzazione e formazione e che deve essere sempre una buona notizia perchè deve partire dalla parola di Dio proclamata e che illumina e leggere la storia dell’uomo oggi e attuale che parla ai parrocchiani e li invita sempre a prendere posizione di fronte alla chiamata e all’annuncio di Dio. Perchè essere efficace bisogna prepararla per bene e che non superi i 10 - 15 minuti. L’impegno dell’anno 2012 - 2013 - Approfondire l’esortazione apostolica che uscirà a settembre prossimo sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente. - Implementarla nel progetto parrocchiale di ciascuna parrocchia. - Un programma di formazione per accompagnare le nuove coppie nei primi 7 anni di matrimonio. - Aumentare l’attività della Lectio Divina nelle case come strumento di rievangeliz176


zazione difronte alla sfida delle nuove sette che stanno crescendo di numero nelle nostre parrocchie. - Centri di catechismo degli adulti e di leadership program per i giovani per scoprire la loro identità cristiana. Preghiamo con l’intercessione di di S. Francesco di benedire tutte le nostre parrocchie e che l’impegno di ciascuno dei frati che lavorano nella parrocchie possa fruttificare per il bene della Chiesa locale. Fr.Amjad Sabbara ofm

Allegato n. 3 Report JPIC 2011 - 2012 - Survey of activities - In February, the president of JPIC attended the meeting of the African Conference for JPIC in Nairobi. It was a fruitful meeting, about which there has been reported to the Custos and two reports in Frati della Corda. During the meeting there was a growing attention for the African values. We realize more and more that there exist many different values in our world rooted in the many cultures our worlds know. We are a worldwide Order. We deal with this phenomenon here in the Custody of the Holy Land. It has an impact on how we deal with each other as friars. One of the meetings of the Interfaith Encounter Association was about anti-Semitism, introduced by Louis Bohte. It went well and therefore he proposed one of the participants, who is professor at the University of Tel Aviv, to talk with her students about this issue. The planning is to do it during the first semester of the academic year 2012 - 2013. - There were some articles published in Frati della Corda. - There are also articles published on the website www.arabgenerationofpeace.org, which are relevant for the Custody: Christians and Muslims: For Allah Muslims and Christians are sisters and brothers; Prophet Mohammed respected women. These articles promoted the website. The first half of June there were more than 44000 visitors, obviously because of the two articles. - The child slave Ameer has been released just before Christmas. - A remarkable event was what happened on Tuesday after Easter, while the Greek 177


Orthodoxies were visiting us in Bethlehem. An older woman from Ukraine started to scream near our entrance. People were thinking that she was possessed by the devil. I saw a woman in need, went slowly to here and made contact. There was no devil, but she became angrier, when a friar put a cross over her. She felt the cross as an exclusion which made her angrier. Often screaming people do it not because they are possessed by the devil, but because of pain and also because social exclusion. I was only disappointed not to have contact with the devil (jinny; witch). I compare the perception of devil as explanation of the existence of evil with the perception of deus ex machine to explain what we cannot understand until science makes further progress and explains something. It means that evil is not coming from a bad entity outside us, but from us, human beings. This has consequences for the perception on and tasks for JPIC to combat evil committed by us human beings. To look at Hinduism and Buddhism, how they see evil, could be helpful. - In May, postulants were in Bethlehem and I organized a meeting with them. Like last year I want to emphasize that it seems to me helpful, if the subject JPIC is a integrated part of the introduction of postulants in the Custody, especially to understand the situation of the Custody in the Holy Land. Then it is also a part of their spiritual food to nurture their vocation of becoming a friar minor like balanced physical food for our well-being. I recommend the book ‘Francis and Islam’ by Jan Hoeberichts in order to develop a peaceful attitude towards Muslims in the Custody of the Holy Land. This book is available in Italian and English. If we have to deal with Muslim fanatics, it could be helpful to know a text from the Qur’an, 60, 7: It may be that Allah will establish friendship between you and those of them who were your enemies. Allah is All-Powerful, and Allah is All-Forgiving and All-Merciful. - Also in May there should be hold a meeting with friars about JPIC. It was postponed. I regret that there was no communication between the decision maker and the Commission about this decision to postpone it. JPIC is based on: - The Pastoral Constitution Gaudium et Spes from Vaticanum II 1965, 7 December - The Encyclical Populorum Progressio by Pope Paul VI 1967, 26 March - The document Justitia in Mundo from the International Bishop Synod in 1971, 30 November It is important that the friars have knowledge about these documents of the Church. The planning is to have the meetings in November 2012. - When a friar passes away in San Saviour, the location is mentioned Jerusalem, 178


Israel. The Commission sees this as a mistake, because this is a political statement, saying that the old city of Jerusalem belongs to Israel, which is politically not correct. Therefore I propose to mention Holy Land instead of Israel as we are the Custody of the Holy Land. Everyone understands what has been meant. - A point of moral authority. As friars minor we have to maintain a moral authority by our way of life. This is in the present situation, in which from different Jewish sides is warned for the development in Israel, a challenge. We refer for instance to Avram Burg, former speaker of the Knesset and Ilan PappĂŠ, an Israeli historian. Especially the respect for international law is at a stake. The warnings lay on the level of politics. We can and have to look for another level: to deal with the religious arguments Chosen People and Promised Land. From our side we have to emphasize that The Eternal stands at the side of righteous people: Abraham and Melchizedek. Promised Land is where they cooperate for the sake of Peace, anywhere in the world. - In a world of internet, more and more young people develop their own faith using all kind of websites. It could be helpful to encourage young people to study the Bible with their own questions. Give the Holy Spirit free space and stop fanatics. In interesting book is from Amin Maalouf, a Greek Catholic man from Lebanon, living since the civil war in Paris: On Identity. A young Palestinian friend lent it to me to read it. It can be bought in the Educational bookshop in the Saladin street. We have to take in account the growing influence of Salafi Islam as a reaction against Western dominance in the world. It is difficult to distinguish it from the Wahhabism as a form of Salafism. We have to deal with it more and more. There is a lot of money available for Salafism. The situation in the Middle East is dangerous, because there is a growing tension between Sunni and Shia opposite to the Islam. Behind this there is a struggle between USA, Israel, Russia and China; between Iran, Saudi Arabia and Qatar. An analysis of the situation in the Middle East. It will surprise many that Russia and China block any attempt to dismiss Assad of Syria in order to stop the violence from the side of Assad against civilians. Women and children are often the victim. Why Russia and China block action by the UN? Last year, both countries still agree to make it possible that the NATO overthrew Qaddafi. But Russian oil companies could then leave the country and there was room for European companies and one from Qatar. The latter is significant. See http:// www.reuters.com/article/2011/08/22/us-libya-oil-idUSTRE77L1QU20110822 179


Russia and China would not again be put out of play. But there is more. What role does Qatar play? When Assad speaks about foreign fighters, he is talking about people from Qatar. In Qatar, the U.S. has located their base for the Middle East. The U.S. and Israel have an interest to overthrow Assad without themselves be directly involved. Qatar may be doing the dirty work. A fall of Assad means the isolation of Iran. This is reinforced by a possible civil war in Lebanon, where Hezbollah will be switched off. Then Hamas attenuated. This is in the interest of Israel. Meanwhile, tensions between Sunni and Shia are on the rise, totally contrary to Islam. Thus, the Middle East is the battleground of the interests of the U.S. and Israel in the background. Iran must get a different kind of government, as was attempted in 1953 with the fall of the then democratically elected government, which was replaced by the Shah. Also then the U.S. played a dubious role. Through here is another problem. That is the growing influence of Muslim fanatics supported by Qatar and Saudi Arabia. Both of these countries are supported by the United States. Both countries support in turn Islam fanaticism. This compares with U.S. support to Osama bin Laden when he fought against the Russian occupation in Afghanistan. These Islamic fanatics are both found in Europe like Sharia4Holland as in Indonesia and Nigeria. Christians are the target. It is perhaps understandable that, in 10 years that Qatar may organize the World Cup football standing at position 91 in the rankings. We have to learn to think with our heart. Can we imagine that sometimes God smiles about us? It is good to realize that culture plays a more important role in the life than religion. Louis Bohte ofm President JPIC

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Relazione dell’Anno Scolastico 2011/2012 Riunioni: 1-7/12/2011 a Ramleh. 2-8/2/2012 in Nazareth. 3-16 e 17/4/2012 incontro con i direttori e i vici direttori a Gerusalemme. 4-6/6/2012 presso la scuola Femminile a Gerusalemme. Argomenti trattati Alcune informazioni dalle diverse scuole: Ogni direttore ha parlato della sua scuola. 1. Akko: preparano i maestri della scuola per il nuovo sistema obbligatorio, per usare i mezzi di tecnologia moderna nelle classi, da notare che i posti della scuola sono limitati . (anche da notare che la CTS ha acquistato un edificio nuovo per la scuola). Il direttore ha presentato il problema di trovare maestri cristiani dai luoghi vicini. 2. Nazareth: è stata nominata una direttrice nuova per la sezione elementare per quest’anno scolastico e ha dovuto licenziare alcuni maestri perché, hanno diminuito alcune sezioni nella scuola secondaria. 3. Gerico: la costruzione non è adatta e ha bisogno di rinnovazioni, non ha laboratorio né biblioteca. Il lavoro della nuova scuola spesso è fermo a causa di problemi tra il prenditore e l’autorità civile. 4. Betlemme: hanno cominciato alcuni corsi per gli studenti deboli dopo l’orario ordinario della scuola quattro giorni alla settimana, e offrono un pasto caldo. Hanno eseguito un altro progetto per gli studenti che hanno difficoltà di apprendimento che é finanziato finora dalla stessa scuola. 5. Scuola Maschile Gerusalemme: come tutte le scuole di Gerusalemme hanno il problema dei libri offerti dal municipio di Gerusalemme. Usano Le scuole come un campo di lotta di sovranità tra Israele e Palestina. La scuola ha bisogno anche di miglioramenti. 6. Scuola Femminile di Betlemme: La Scuola organizza molti corsi per gli studenti, maestri, e genitori. Alcuni di questi corsi sono per l’attività parascolastica (dramma, danze … ETC.) 7. Scuola Femminile di Gerusalemme: Uno dei problemi è la posizione della scuola alla porta di Giaffa, che influisce sul numero delle ragazze che diminuisce perché, non possono arrivare facilmente a scuole. Un altro problema é: le ragazze dopo la classe decima devono scegliere un’alta scuola o continuare nella scuola maschile. 8. Scuola di Giaffa: Il direttore segue le informazioni del ministero e cerca di risolvere i diversi problemi (per esempio legge di Nahari). Il numero dei cristiani é 181


diminuito a causa delle altre scuole di Giaffa. 9. Ramleh: L’attività del Centro Culturale di T. S. è svolta quattro volte alla settimana dopo l’orario scolastico ordinario per gli studenti deboli e per insegnare corsi alternatevi di lingue, matematica, musica, arte … Giornate di Studio: Con FOPE si sono organizzati due giorni di studio per i direttori e vice direttori a Gerusalemme. L’animatore era P. Ariel Amato, Segretario per l’educazione della prov. Del Rio de la Plata e membro del consiglio per l’educazione Francescana dell’ordine. Gli argomenti trattati: - Rapporto tra scuole e la nuova evangelizzazione ( la conferenza e state presentata dal P. Massimo Tedoldi) - Pastorale educativa. - Pastorale educativa francescana. - Modelli di Gestione delle scuole. Visione pratica dell’ufficio centrale: In due riunioni, i direttori hanno discusso alcuni punti per l’ufficio Centrale: Scopo, luogo, comitato di direzione, comitato professionale e i diversi ruoli. Ancora non abbiamo finito di organizzare il progetto per presentarlo al Discretorio Fr. Abdel Masih Fahim Direttore dell’ufficio

Segreteria per i Luoghi Santi Gerusalemme, 2 Luglio 2012 Introduzione La Segreteria per i Luoghi Santi comprende, secondo gli Statuti Particolari e Speciali della Custodia: Santuari, Santuari retti dallo Statu Quo (c’è una commissione ad hoc), Liturgia, Arte Sacra, Case Nove e Commissari di Terra Santa. I Membri della Segreteria: La Segreteria è formata da: Artemio VÍTORES, pre182


sidente, Eugenio ALLIATA, Enrique BERMEJO, Ricardo BUSTOS, Marcelo CICHINELLI, Jerzy KRAJ, Athanasius MACORA, Stéphane MILOVITCH, Carlos MOLINA e Sinisa SREBRENOVIC. La Segreteria ha avuto una riunione ordinarie: l’11 Giugno 2012. C’è da aggiungere l” Incontro dei Sacrestani e Santuaristi tenutosi nel Convento di San Pietro a Giaffa l’8 Marzo 2012, che ha trattato il tema dei Luoghi Santi: accoglienza, lo Statu Quo e altri temi. Presentiamo i temi trattati dalla Segreteria in quest’anno, mettendo in risalto ciò che è stato fatto e ciò che, secondo la nostra opinione, dovrebbe essere fatto o completato. I. Animazione ed informazione È indubbio che la Custodia sente l’importanza dei Luoghi Santi e la necessità dell’informazione ed animazione sia dei frati che dei pellegrini. Qualche volta, però, manchiamo di concretezza. 1. Incontro dei sacrestani e dei responsabili dei Santuari: ne abbiamo già parlato (cf. Appendice 1). 2. Incontro con i gruppi di pellegrini: La Segreteria insiste sulla necessità di aumentare gli incontri del P. Custode, del Vicario, e di altri religiosi con i diversi gruppi di pellegrini, giacché sono importanti per far conoscere meglio la missione della Custodia francescana di Terra Santa, l’importanza dei Luoghi Santi come sorgenti della nostra fede, e la necessità di salvaguardare la presenza cristiana nella Terra del Signore. Per questo, si continui la traduzione, nelle diverse lingue, del libro La Presenza Francescana. Manca in polacco, ormai quasi pronta, e in altre lingue. Dai dati disponibili, possiamo dire che il Padre Custode, fra Pierbattista PIZZABALLA, ha incontrato, dal 1º luglio 2011 al 30 giugno 2012, 4.720 pellegrini, in 77 gruppi: 70 dall’Italia, 4 USA, 1 Irlanda, I Austria, e 1 Germania; Fra Artemio VÍTORES, Vicario custodiale, dal 1º luglio 2011 al 30 giugno 2012, ha incontrato 6.843 pellegrini, in 135 gruppi: 80 dalla Spagna, 26 dall’Italia, 10 dall’Argentina, 5 dal Messico, 3 dal Panama, 2 dall’Ecuador, 2 dal Venezuela, 1 da Chile, 1 dal Portogallo, 1 dal Brasile, 1 dal Perú, 1 da Puerto Rico, 1 da Cina e 1 Internazionale (sacerdoti e religiosi). Fra Vianney DELALANDE, Fra Stéphane MILOVITCH e Marie-Armelle BEAULIEU, Fra David GRENIER in quest’anno, hanno avuto incontri con pellegrini, provenienti dalla Francia o Canadá. Anche altri frati: Fr. Ibrahim FALTAS, Fr. Atanasio MACORA, Fra Jerzy KRAJ hanno avuto incontro, ma non abbiamo i dati dei 183


gruppi e dei pellegrini. È importante che questi incontri dei pellegrini avvengano anche con i Frati di Nazaret, di Betlemme (Superiori, Parroci, Direttori di Scuola, ecc.),Giaffa, ecc. È un mezzo per mostrare lo specifico della nostra presenza dei Luoghi Santi e anche come propaganda vocazionale. Sappiamo però quanto sia difficile raggiungerli, sia per motivi di tempo, sia per l’organizzazione propria dei gruppi. Sarebbe conveniente che ciascuno facesse un registro personale delle quantità dei gruppi, nazioni e regioni o città, che deve essere inviato al presidente della Segreteria per i Luoghi Santi. . 3. Comunicazioni e Media: Verranno presentati con relazioni a parte alcuni aspetti della Custodia in questo campo. La Segreteria dei Luoghi Santi insiste sulla necessità che ci sia un orientamento nelle pubblicazioni e nei contenuti. Ci vuole un frate che supervisioni i servizi, controlli e, soprattutto, una “politica editoriale”. 4. “Franciscan Corner”: La libreria francescana presso la Porta di Giaffa lavora bene e porta profitto. È aperta dalle 9 alle 19.00 con due turni di lavoro. Nel marzo scorso la municipalità ha realizzato dei lavori nella parte esterna del negozio autorizzati dall’economato custodiale. È stata cambiata la pensilina all’ingresso e istallato il sistema di chiusura con porta a serranda automatica. Con i fondi del negozio sono state stampate due pubblicazioni, preparate dal Centro Edizioni di Milano: “La Terra Promessa” di P. Kaswalder (1.000 copie) e “Sulle orme di Gesù - Guida ai santuari di Terra Santa” (2.000 copie). Attualmente è in fase di stampa la versione inglese della guida e la redazione di quella in lingua polacca è ormai completata. Purtroppo c’è poca collaborazione da parte dei superiori o di chi potrebbe aiutare nella distribuzione di queste pubblicazioni, soprattutto per la guida “Sulle orme di Gesù” che dovrebbe diventare un aiuto ordinario per vivere l’esperienza spirituale del pellegrinaggio. La stessa cosa si può dire del libretto del P. Artemio Vítores “Francisco de Asís y Tierra Santa”, che si è venduto molto e sta facendo sì che molti scoprano la figura di Francesco e la missione della Custodia di Terra Santa. 5. Congresso dei Commissari di Terra Santa: Dal 30 gennaio al 4 febbraio 2012 si è svolto il III Congresso Internazionale dei Commissari di Terra Santa . Il Congresso, presieduto dal M.R.P. Ministro Generale dell’Ordine ha lavorato bene. Si aspettano i risultati concreti, specialmente intorno alla comunicazione, le peregrinazioni e l’aspetto economico. Tutto incentrato nel Vademecum. 6. VII Congresso mondiale di pastorale del turismo Cancún (Messico), 23-27 aprile 2012. Il P. Giorgio presenta il Congresso sul tema: “Il turismo che fa la differenza”, 184


che è stato organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e dalla Prelatura di Cancún-Chetumal (Messico). Vi hanno partecipato 258 rappresentanti di 42 nazioni di 4 continenti. La Custodia di Terra Santa è stata rappresentata da due frati: fr. Jerzy Kraj, di Gerusalemme e fr. Umberto Barato di Cipro. Oltre ai due frati, all’assemblea hanno partecipato il diacono maronita, signor Sobhy Makhoul e p. Pietro Felet, scj, segretario generale dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa, che ha presentato una relazione sul tema: “La tessera dell’animatore dei pellegrinaggi in Terra Santa. Legislazione, difficoltà ed esigenze”. La Terra Santa è stata più volte evocata, nei pannelli di discussione, come la meta privilegiata del pellegrinaggio e come uno degli itinerari sempre più richiesti del turismo religioso. La partecipazione dei frati francescani (vestiti di saio) ha suscitato l’interesse degli altri partecipanti che hanno posto molte domande, anche al di fuori dell’aula congressuale, sulla Custodia di Terra Santa. 7. Alcune cose da fare: Manca ancora una formazione, nelle parrocchie francescane, sul messaggio dei Luoghi Santi. È un tema che si ripete, ma si è fatto poco, giacché manca la relazione tra le comunità locali, specialmente quelle che sono dirette dai nostri parroci e i Santuari. I parroci devono essere i primi a potenziare questo aspetto fondamentale della vita della Custodia. Senza la Grotta della Natività non c’è la parrocchia di Betlemme. Abbiamo trattato di altri incontri: “Associazione nazionale di Direttori di pellegrinaggi di Francia”, nel quale la presenza della Custodia è stata messa in risalto; l’incontro di Messico. In conclusione: è importante prendere coscienza che l’informazione è necessaria, consapevoli che una buona informazione serve anche per raccogliere quello che si è seminato, in vista della nostra missione in Terra Santa. II. Le celebrazioni nei santuari La priorità della Custodia di Terra Santa è la vita, la cura e l’animazione liturgica dei Santuari, attualizzando nei Luoghi Santi i misteri della nostra salvezza. Perciò ogni sforzo in questo campo sarà sempre insufficiente, anche se è stato fatto molto in questi ultimi anni. Abbiamo accennato all’Incontro dei Sacrestani e Santuaristi tenutosi nel Convento di San Pietro a Giaffa l’8 Marzo 2012. Ecco alcuni temi importanti: 1. Ci sono i problemi messi in risalto già l’anno scorso: le difficoltà ad avvicinarsi alla Grotta della Natività o al Santo Sepolcro. È più attuale il tema della Grotta 185


dell’Annunciazione a Nazaret e la proibizione di visitarla a causa della situazione difficile nella quale si trova. E lo stesso vale adesso per le celebrazioni eucaristiche difronte alla Grotta, cioè nella Basilica inferiore. 2. […] 3. Si è insistito sulla necessità di fare un catalogo dei paramenti dei diversi santuari, per valorizzarli e conservali bene, ed evitare il furto dei paramenti e altri oggetti sacri (stole e, a volte, i calici, che vengono presi dai sacerdoti come ricordo). Perciò è necessaria la presenza continua di chi svolge azione di controllo e sorveglianza nelle sacrestie. È indispensabile la presenza dei volontari per questo e altri servizi a cui non possiamo fare fronte da soli. In questo contesto si è parlato dei problemi che causa ai nostri sacrestani la visita, continua, per “ammirare” la spada de Goffredo de Bouillon. Cosa fare? 4. L’Animazione liturgica nei nostri Santuari. Si costata l’animazione liturgica fatta al Santuario dell’Annunciazione a Nazareth e l’approvazione dei pellegrini e degli altri fedeli. Si insiste sulla necessità di organizzare qualcosa di simile al Getsemani. Diamo qui alcuni elementi nuovi presentati dal Fra Marcelo Cicchinelli, Responsabile delle celebrazioni liturgiche e Cerimonire di Terra Santa (Cf. Apendice II: Relazione Celebrazioni Custodiali 2011 - 2012) a) Getsemani: Solennità dell’Assunta (vigilia: ore 20.00; Santa Messa del 15 Agosto, alle ore 9.00, insieme alla parrocchia; Vespri e processione alla Tomba, come ogni anno. Si è pàrlato anche dell’Ora Santa al Getsemani, ogni giovedì del mese). b) Nazaret: - Sacra Famiglia: Mantenere l’orario delle 6.30 del giorno di festa. - Assunzione: Difficoltà quando la festa cade nella Domenica di Quaresima (problemi di quest’anno). . Nel 2013: il 24 è Domenica delle Palme, secondo il Calendario Gregoriano o 5ª Domenica secondo il nuovo progetto. L’anno 2013 si deve celebrare l’8 aprile, il lunedì libero dopo Pasqua. c) Pellegrinazione al Fiume Giordano Abbiamo constatato che la celebrazione del Battesimo di Gesù al Fiume Giordano, spostata alla Seconda Domenica dopo l’Epinafia, è stata molto seguita e continuerà quindi così. Ci sono state alcune novità liturgica. d) Celebrazioni con il Patriarcato al Santo Sepolcro. Ci sono stati alcune difficoltà e malintesi. Ci sono state riunioni di chiarimento. e) Alcune proposte: - Celebrazioni vigiliari del Sabato Santo davanti al altare di Santa Maria Magdalena. Da aggiustare alcune cose. 186


- Tabga: celebrata la festa il 20 Maggio 2012. - Sant’Antonio di Padova, patrono della Custodia: I Vespri, con benedizione con la reliquia; Santa Messa e consacrazione della Custodia a Sant’Antonio e II Vespri con la benedizione e distribuzione del pane di Sant’Antonio. 1. La situazione nelle nostre Sacrestie: Relazione Diamo qui un breve riassunto della situazione nelle nostre Sacrestia, secondo la relazione preparata dalla Commissione Sacrestie della Custodia. (2011-2012): Norme per le Sagrestie: Nel primo secondo semestre del 2011 si è conclusa la distribuzione a tutti i Santuari dei tre cartelli in lingua Inglese, Spagnola ed Italiana delle norme per le Sagrestie. Si è verificato che più meno essi sono stati disposti, secondo veniva richiesto in luoghi visibili dentro delle Sacristie. Paramenti Liturgici e Arredi Sacri: Si è continuato durante il percorso dell’anno con l’acquisto di paramenti, arredi tali come candele a cera liquide, che rendono molto più decorosi gli altari per messe dei pellegrini. Si è verificato che in certi santuari si continuano a usare i camici che non sono puliti e non sono decorosi, anche per lo stille antiquato. Libri liturgici: La commissione sta lavorando con le Edizione Terra Santa di Milano per fornire dei Messali Romani secondo le nuove traduzioni ai Santuari. In questo momento si sta consegnando la Nuova edizione del Santorale Francescano, in lingua italiana. Arredamento delle Chiese: Bet Hanina: c’è ancora da fare molto. San Giuseppe a Nazareth: bisogna continuare lo studio per dare una soluzione alla Cripta di San Giuseppe. Betfage: Si chiede che nella progettazione del presbiterio e altare del Santuario di Bet Fage si tenga conto dei progetti studiati dalla Segreteria dei Luoghi Santi, e approvati dal Discretorio nell’anno 2010. Questo per evitare che dopo fatti i lavori si deve ulteriormente rifare perché non sono utili alla loro funzione liturgica. Decoro nei Santuari: Su osservazione del Ministro Generale dell’Ordine e di altri frati si è costato che le devozioni particolare invadono senza criteri i santuari a modo di collocare immagini di Santi, Madonne del nostro Signore persino opere di arte, tutte queste iniziative sono da eliminare poiché sfigurano la spiritualità e il messaggio evangelico dei Santuari. Secondo la nostra consuetudine in Custodia e secondo lo spirito delle nostre legislazioni, nessuno fuorché i soggetti per esso istituiti, ha la potestà di mettere opere di 187


arte o qualsiasi tipo immagini nei santuari promettendo che essi saranno a perpetuità nell’area del santuario. Tale azione senza l’approvazione del Rev.mo P. Custode deve scomparire perché falsa l’immagine istituzionale della Custodia e inganna dannosamente la buona volontà del donatore promettendogli qualcosa di cui non se ha l’autorità. Per fare una seria sistemazione in questo campo si richiede di nominare una commissione pro tempore che con il fine di asportare le immagini abusive nei santuari e di scrivere una lettera dove venga spiegato il mandato e funzione di tale commissione. 6. Abito: I responsabili dei Santuari che accolgono i pellegrini devono vestire l’abito: è un segno per tutti; sia per dire che il Santuario appartiene ai francescani, sia perché i pellegrini vedano nei frati l’assistenza e l’accoglienza fraterna secondo lo stile e la tradizione francescana. 7. Christian Information Centre (CIC) e Franciscan Pilgrims Office (FPO) Il P. Giorgio presenta la situazione: A partire dalla prima domenica di Avvento (27 nov. 2011) è attiva la nuova pagina web (www.cicts.org) firmata da FOTONICA, ditta di San Marino che gestisce gran parte del servizio Internet della Custodia di TS. Il nuovo sito è ancora lontano dalla perfezione ma è molto apprezzato per la grafica innovativa e per i regolari aggiornamenti che vengono fatti dallo staff del CIC. Dallo scorso mese di febbraio, FPO adopera un nuovo programma per la prenotazione delle celebrazioni nei santuari. Dopo i primi mesi di assestamento e di non poche difficoltà nel passaggio dal vecchio al nuovo programma, sembra che i problemi siano per il momento risolti e tutto funzioni regolarmente. Nell’ultimo anno vi sono stati anche significativi cambiamenti di personale, sia per il CIC che per l’FPO. Da settembre 2011, al banco informazioni al posto di sr. Cristiana Fritsch lavora suo fratello, don Andres, sacerdote della comunità dell’Opera. La presenza di Lioba Radke, della comunità di san Giovanni Battista, è molto apprezzata per il suo servizio nella gestione della data base e nell’accoglienza di chi ci visita. Negli uffici dell’FPO c’è stato un cambiamento ancora più radicale. […] L’atmosfera di collaborazione è buona e la gestione del lavoro sembra molto soddisfacente. Grazie al nuovo programma per le prenotazioni delle celebrazioni nei nostri santuari, FPO ha adesso la possibilità di fare le statistiche sul lavoro svolto e sulla presenza dei pellegrini secondo diversi criteri: paese, lingua, rito, ecc., nel periodo desiderato. Ecco la lista della presenza dei gruppi nei mesi da marzo a giugno secondo il paese di provenienza: Marzo 2012: 1a Italia - 149 gruppi; 2o USA- 97; 3a Germania - 93; 4a Polonia - 76; 5a Spagna - 53; 6a Francia - 45; 7 a Indonesia -23. Totale gruppi: 781. Aprile 2012: 1a Italia - 173 gruppi; 2a Polonia - 123; 3a Spagna - 92; 4a Francia - 79; 188


5o USA - 75; 6a Germania e Brasile - 49; 7° Filippine - 26. Totale gruppi: 916. Maggio 2012: 1a Italia - 97 gruppi; 2o Brasile - 81; 3a USA - 79; 4a Germania - 53; 5a Spagna - 44; 6a Indie - 39; 7a Francia - 38. Totale gruppi: 738. Giugno 2012: 1a Italia - 113 gruppi; 2o USA- 103; 3a Spagna - 48; 4a Brasile - 46; 5a Indonesia - 24; 6a Mexico - 20. Totale gruppi: 539. 8. PROPOSTA AL DISCRETORIO della Custodia di Terra Santa di unificare gli orari dell’apertura dei santuari in mano ai francescani Gli orari di apertura dei santuari gestiti dalla Custodia di Terra Santa sono molto diversificati e spesso dipendono dalla personale decisione dell’attuale superiore del sito. Questo non è funzionale per le agenzie, guide e pellegrini che si sentono confusi, disorientati e a volte irritati da questa situazione. Tale situazione diventa insostenibile quando il cambio del superiore comporta una nuova politica di apertura del santuario sotto la sua giurisdizione nel corso dell’anno. Ecco l’attuale situazione dell’orario di apertura dei santuari curati dalla Custodia di TS, secondo le indicazioni comunicate al Christian Information Centre e al Franciscan Pilgrims Office. Santuario

Ain Karem Church of St. John Ain Karem Church of the Visitation Ain Karem St. John in the Desert Bethlehem Church of St. Catherine

Orario di apertura Orario estivo + 1 ora invernale / Orario celebrazioni SS. Messe 8.00 - 12.00 / 14.30 - 16.45 Israel Summer Time 8.00 - 12.00 / 14.30 - 17.00

from April 1 to September 30

8.00 - 16.00 (+ 2 h.) 8.00 - 12.00 / 14.00 - 16.00 6.30 - 17.00 8.00 - 12.00 / 15.00 - 17.00

from April 1 to September 30 8.00 - 12.00 / 14.00 - 18.00 According to the Status quo

Bethlehem Milk Grotto

8.00 - 17.00 8.00 - 12.00 / 15.00 - 17.00

from April 1 to September 30

Beit Sahur

8.00 - 17.00 (Sunday 8.00 - 11.30, 14.00 - 16.30) 8.00 - 12.00 / 14.00 - 17.00

from April 1 to September 30

8.00 - 12.00 / 14.00 - 17.00

from April 1 to September 30

The Sheperd’s field Bethany Sanctuary of St. Lazarus

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Bethphage Sanctuary of the Palms

8.00 - 12.00 / 14.00 - 17.00

from April 1 to September 30

Capernaum St. Peter’s memorial

8.00 - 17.00 8.00 - 12.00 / 14.00 - 17.00

NO CHANGE

Cana Church of Jesus’ first miracle

8.00 - 12.00 / 14.00 - 17.00

from April 1 to September 30

Emmaus Basilica of the Manifestation

8.00 - 12.00 / 14.00 - 17.00

NO CHANGE

Jaffa ST. Peter’s church

8.00 - 11.45 / 15.00 - 17.00

NO CHANGE

Jericho Sanctuary of the Good Shepherd

8.00 - 12.00 / 14.00 - 17.00

from April 1 to September 30

Jerusalem Gethsemane Basilica of the Agony

8.00 - 12.00 / 14.00 - 17.00 8.00 - 12.00 / 15.00 - 17.00

from April 1 to September 30

Jerusalem Gethsemane Grotto

8.00 - 12.00 / 14.30 - 17.00 8.00 - 12.00 / 15.00 - 17.00

NO CHANGE

Jerusalem Cenacle 8.00 - 12.00 / 15.00 - 18.00 Chapel “ad Coenaculum”

from April 1 to September 30

III. Sussidi per le celebrazioni liturgiche Sussidi liturgici a cura dell’Ufficio Liturgico della Custodia: 2010 - 2012 2010 Calendarium Pro celebratione Missæ et liturgiæ Horarum ad usum Fratrum Minorum Custodiæ Terræ Sanctæ pro anno liturgico 2009-2010 ( B - I ), H. Bermejo Cabrera (ed.), CTS - Hierosolymis 2009. Paschalia sollemnia ritus latini in Basilica Ss. Sepulcri D.N.I.C. et in aliis Sanctuariis Terræ Sanctæ - alleluia!, Ierusalem - Anno Domini 2010, fpp 2012 (e italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo). Officium Liturgicum C. T. S., Pellegrinazioni liturgiche 2010. Custodia di Terra Santa, fpp, Hierosolymis 2011. 190


Pellegrinazioni Liturgiche 2010 (tabella) Celebrationes Hebdomadæ Sanctæ in S.to Sepulcro D. N. Iesu Christi - Ierosolymis - Missale. Ierosolymis 1997. Comm. Lit. CTS Officium Liturgicum, Ierosolymis 2010 (libro di altare). Feria V in Cena Domini. Peregrinatio ad Cenaculum. Officium Liturgicum CTS, FPP Hierosolymis 2010. Custody of the Holy Land, (ed. Π.V.PEÑA mΠ.M.Zavaleta - Π..Dulniok Limassol Cyprus 2010. FPP - Officium Liturgicum CTS. Hierosolymis 2010. Messe Votive per i Santuari della Custodia di Terra Santa. Messale ( Getsemani ), Officium Liturgicum CTS, Hierosolymis 2010. Messe Votive per i Santuari della Custodia di Terra Santa. Lezionario ( Getsemani ), Officium Liturgicum CTS, Hierosolymis 2010. Messe Votive per i Santuari della Custodia di Terra Santa. Messale ( Acco ), Officium Liturgicum CTS, Hierosolymis 2010. Messe Votive per i Santuari della Custodia di Terra Santa. Lezionario ( Acco ), Officium Liturgicum CTS, Hierosolymis 2010. Celebratio Vigiliæ Dominicalis I-V Quadragessimæ, Palmarum et Resurrectionis Domini, Officium Liturgicum CTS, FPP, Hierosolymis 2010 (libro del presidente) Hebdomada Sancta. Feria V. Adoratio Coram Ss.mo Sacramento in Basilica S. Sepulcri D. N. Iesu Christi. Ierusalem, Officium Liturgicum CTS, FPP, Hierosolymis 1997/2010. Feria Quinta Hebdomadæ Sanctæ. Missa in Cena Domini in Basilica Resurrectionis Domini Jerosolymis. Commissio Liturgica Custodiæ Terræ Sanctæ - Officium Liturgicum, Hierosolymis 1999. (ristampa 2010). Custodia Terræ Sanctæ, Celebrationes Hebdomadæ Sanctæ in S.to Sepolcro D.N. Iesu Christi - Ierosolymis-. Lectionarium, Officium Liturgicum CTS, Hierosolymis [2010]. (Libro di ambone). Custodia Terræ Sanctæ, Celebrationes Hebdomadæ Sanctæ in S.to Sepolcro D.N. Iesu Christi - Ierosolymis-. Missale, OLCTS, Hierosolymis 2010. (libro di sede e altare) Hebdomada Sancta. Feria V. Adoratio coram Ss.mo Sacramento in Basilica S. Sepulcri D. N. Iesu Christi, OLCTS, Hierosolymis 2010. Feria V in Cena Domini. Peregrinatio ad Cenaculum, OLCTS, Hierosolymis 2010 (ed. riveduta). Hebdomada Sancta. Vigilantes cum Christo in Hortu Gethsemani. Hora Sancta in feria V Maioris Hebdomadæ, OLCTS, Hierosolymis 2010 (ed. riveduta). 2011 Calendarium Pro celebratione Missæ et liturgiæ Horarum ad usum Fratrum Minorum Custodiæ Terræ Sanctæ pro anno liturgico 2010-2011 ( A - I ), H. Bermejo Ca191


brera (ed.), CTS - Hierosolymis 2010. Paschalia sollemnia ritus latini in Basilica Ss. Sepulcri D.N.I.C. et in aliis Sanctuariis Terræ Sanctæ - alleluia!, Ierusalem - Anno Domini 2011, fpp 2011 (e italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo). Hebdomada Sancta. Vigilantes cum Christo in Hortu Gethsemani Hora Sancta in feria V Maioris Hebdomadæ, OLCTS, FPP, Hierosolymis 2010/11 Officium Liturgicum C. T. S., Pellegrinazioni liturgiche 2012. Custodia di Terra Santa, fpp, Hierosolymis 2011. Officium Liturgicum C. T. S., Liturgical Pilgrimages 2012. Custody of the Holy Land, fpp, Hierosolymis 2011. Officium Liturgicum C. T. S., Peregrinaciones litúrgicas 2012. Custodia de Tierra Santa, fpp, Hierosolymis 2011. Pellegrinazioni Liturgiche 2011 (tabella) Vigiliæ Dominicalis Celebratio I Quadragessimæ - Palmarum, Officium Liturgicum CTS, FPP Hierosolymis 2011 (edizione a fascicoli). Dominica Paschae in Resurrectione Domini Missa in die et sollemnis Processio in Basilica Resurrectionis Domini, Comm. Lit. OLCTS, Jerosolymis 2003 (ristampa 2011) Feria V In Cena Domini. Peregrinatio ad Cenaculum. Officium Liturgicum CTS, FPP Hierosolymis 2010/11. Feria VI Hebdomadæ Sanctæ. Processio Funebris in Basilica SS. Sepulcri D. N. Iesu Christi, Officium Liturgicum CTS, FPP Hierosolymis 2011. Sabbato postmeridiem. Ad Vesperas Paschæ. Basilica S. Sepulcri D. N. I. C. Officium Liturgicum CTS. FPP Hierosolymis 2011. Vigilia in dominica paschæ resurrectionis Domini. Basilica S. Sepulcri D. N. Iesu Christi, Officium Liturgicum CTS, FPP Hierosolymis 2011. Week of Prayer for Christian Unity 2011. One in the apostles’ teaching, fellowship, breaking of bread and prayer (cf. Acts 2:42). St Saviour’s Latin Parish. Ufficio Liturgico CTS, 2011. 2012 Calendarium Pro celebratione Missæ et liturgiæ Horarum ad usum Fratrum Minorum Custodiæ Terræ Sanctæ pro anno liturgico 2011-2012 ( B - II ), H. Bermejo Cabrera (ed.), CTS - Hierosolymis 2011. Paschalia sollemnia ritus latini in Basilica Ss. Sepulcri D.N.I.C. et in aliis Sanctuariis Terræ Sanctæ - alleluia!, Ierusalem - Anno Domini 2012, fpp 2012 (e italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo). Pellegrinazioni liturgiche 2012. Officium Liturgicum CTS, FPP Hierosolymis 2011. Liturgical Pilgrimages 2012. Officium Liturgicum CTS, fpp, Hierosolymis 2011. 192


Peregrinaciones litúrgicas 2012. Officium Liturgicum CTS, fpp, Hierosolymis 2011. Pellegrinazioni Liturgiche 2012 (tabella) Hebdomada Sancta. Hora Sancta in feria V Maioris Hebdomadæ. Vigilantes cum Christo in Hortu Gethsemani. Officium Liturgicum CTS, FPP Hierosolymis 2010/12 In Ascensione Domini. Sollemnitas. Celebrationes ad Sanctuarium Ascensionis D. N. I. C. in Monte Oliveti a Fratribus Minoribus Peracta. Officium Liturgicum C.T.S., Hierosolymis 1012. (Nuova edizione). Messe Votive per i Santuari della Custodia di Terra Santa. Messale. ( Cenacolo ). Officium Liturgicum C.T.S., Hierosolymis 2012. Messe votive per i Santuari della Custodia di Terra Santa. Messale. ( Cenacolo ). Officium Liturgicum C.T.S., Hierosolymis 2012. Programma Esercizi spirituali del Ministro Generale e Definitorio ofm. 28 Aprile - 8 Maggio 2012. Ufficio Liturgico CTS, 2012. Esercizi spirituali del Ministro Generale e Definitorio ofm. 28 Aprile - 8 Maggio 2012. Ufficio Liturgico CTS, 2012. Ingressus Sollemnis Rvmi. P. Ministri Generalis, Fr. José Rodríguez Carballo et Definitorii Generalis Ordinis Fratrum Minorum in Basilica Ss.mi Sepulcri D. N. J. C. die II Mai MMXII, Ufficio Liturgico CTS, 2012. III Congressus Internationalis Commissariorum T.S. 2012. 30 Ianuari - 4 Februarii 2012. Subsidia Liturgica. Officium Liturgicum CTS, FPP Hierosolymis 2012.

Approvazione Settimana Santa Con lettera del 21 marzo 2012 (Prot. CA-85-RT/12) il p. Custode comunicava ai frati della CTS l’approvazione della Riforma Liturgica della Settimana Santa al Santo Sepolcro che era stata comunicata a sua volta mediante una lettera del Segretario di Stato il Cardinale Tarcisio Bertone il 12 ottobre 2012. Nella lettera il P. Custode menzionava le tappe della presentazione del progetto di Riforma fino alla sua approvazione “perdurante Statu quo”. Dopo questa lettera, fr. Enrique Bermejo Cabrera, dava più informazioni su questo percorso e del significato delle celebrazioni che venivano approvate e già celebrate dal 1997: Italiano: Spagnolo: http://goo.gl/JVRosk Inglese: http://goo.gl/3vW4n9 E. Bermejo ofm, La Semana Santa en el Santo Sepulcro: Tierra Santa n. 816 (2012) 44-50. Per un resoconto della prima presentazione approvata ad esperimentum, consultare: 193


La Settimana Santa al Santo Sepolcro di Gerusalemme. Una riforma liturgica problematica: E. Bermejo Cabrera ofm, Rivista Liturgica 88 (2001) 227-238. Il P. Stéphane MILOVITCH ha preparato i seguenti sussidi liturgici: 2011-2012 1. BEATÆ MARIÆ VIRGINIS DEL PILAR, festum, die 12 Octobris, Celebratio Eucharistica in festivitate Hispaniæ, Ss.mi Salvatoris - Hierosolymis, Custodia Terræ Sanctæ 2012. 2. DE COMMEMORATIONE MANIFESTATIONIS DOMINI AD CASTELLUM EMMAUS, Sollemnitas, Feria II infra octavam Paschæ, Celebrationes in basilica Manifestationis Iesu, Emmaus - Al-Qubeibeh, Custodia Terræ Sanctæ 2012. 3. EUCHARIST LITURGY ON THE SEVENTH ANNIVERSARY OF POPE BENEDICT XVI’S ELECTION, Bethlehem, 30th June 2012, Apostolic Delegation in Jerusalem and Palestine 2012. 4. EUCHARIST LITURGY ON THE SEVENTH ANNIVERSARY OF POPE BENEDICT XVI’S ELECTION, Jerusalem, 28th June 2012, Notre Dame of Jerusalem Center 2012. 5. FERIA III HEBDOMADÆ SANCTÆ, Sollemnitas, Celebratio Eucharistica in ecclesia Flagellationis Domini, Custodia Terræ Sanctæ 2012. 6. 6. IN BAPTISMATE DOMINI, Sollemnitas, Dominica post diem 6 ianuarii occorrente lebratio Eucharistica ad Flumen Iordanem, Iericho, Custodia Terræ Sanctæ 2012. 7. IN COMMEMORATIONE OMNIUM FIDELIUM DEFUNCTORUM, die 2 novembris, Celebrationes liturgicæ de die, Custodia Terræ Sanctæ 2011. 8. IN EPIPHANIA DOMINI, Sollemnitas, diebus 5-6 Ianuarii, Celebrationes in Civitate Bethlehem, Custodia Terræ Sanctæ 2011. 9. IN PRESENTATIONE DOMINI, die 2 februarii, Missa in Crypta Lactis celebrata, Bethlehem, Custodia Terræ Sanctæ 2012. 10. INGRESSUS SOLLEMNIS IN BASILICA SANCTISSIMI SEPULCRI A GALLICANIS PEREGRINATIONUM RECTORIBUS PERACTUS, die 15 novembris 2011, Custodia Terræ Sanctæ 2011. 11. ORDO EXSEQUIARUM FRATRUM IN TERRÆ SANCTÆ CUSTODIA, Sanctissimi Salvatoris, Ierusalem, Custodia Terræ Sanctæ 2011. 12. ORDO EXSEQUIARUM SORORUM, Aida, Bethlehem, Custodia Terræ Sanctæ 2012. 13 PROFESSIO SOLLEMNIS FRATRIS SERGII GALDI ATQUE FRATRIS SERGII LOKTIONOV IN ORDINE FRATRUM MINORUM, die 6 Octobris 2011, Sanctissimi Sepulcri basilica, Ierusalem, Custodia Terræ Sanctæ 2011. 13. S. MARTHÆ MARIÆ ET LAZARI, HOSPITUM DOMINI, Festum, die 29 Iulii, Missa Sollemnis in Ecclesia Bethaniæ, (Lazarium), Custodia Terræ Sanctæ, 194


Ierusalem 2011. (ristampa) 14. SANCTI ANTONII DE PADOVA, Presbyteri et Ecclesiæ Doctoris, Custodiæ Terræ Sanctæ Principalis Protectoris, Sollemnitas, die 13 Iunii, Celebrationes in Ecclesia Sanctissimi Salvatoris - Ierusalem, Custodia Terræ Sanctæ 2012. 15. XIII CONVEGNO INTERNAZIONALE DEI SEGRETARI PER LA FORMAZIONE E STUDI DELLE CONFERENZE OFM, Ierusalem, 9-16 Octobris 2011, Custodia Terræ Sanctæ 2011. Messali votivi per i santuari 1. MESSA VOTIVA DEL SANTUARIO FRANCESCANO DEL Dominus Flevit, Gerusalemme, Celebrazione eucaristica in lingua italiana [inglese - spagnola], Custodia Terræ Sanctæ 2012. 2. MESSA VOTIVA DEL SANTUARIO FRANCESCANO DEL GETSEMANI, Gerusalemme, Celebrazione eucaristica in lingua italiana [inglese - spagnola], Custodia Terræ Sanctæ 2012. 3. MESSA VOTIVA DEL SANTUARIO FRANCESCANO DELLA FLAGELLAZIONE, Gerusalemme, Celebrazione eucaristica in lingua italiana [inglese - spagnola], Custodia Terræ Sanctæ 2012. 4. MESSA VOTIVA DEL SANTUARIO FRANCESCANO DELLE PALME, Betfage, Celebrazione eucaristica in lingua italiana [inglese - spagnola], Custodia Terræ Sanctæ 2012. 5. MESSE VOTIVE DEL CAMPO DEI PASTORI, Beth Sahour - Betlemme, Celebrazione eucaristica in lingua italiana [inglese - spagnola - polacca], Custodia Terræ Sanctæ 2012. 6. MESSE VOTIVE DEL SANTUARIO FRANCESCANO DELLA GROTTA DEL LATTE, Betlemme, Celebrazione eucaristica in lingua italiana [inglese - spagnola - polacca], Custodia Terræ Sanctæ 2012. 7. MESSE VOTIVE DEL SANTUARIO FRANCESCANO DELLA TRASFIGURAZIONE SUL MONTE TABOR, Gerusalemme, Celebrazione eucaristica in lingua italiana [inglese - spagnola - polacca], Custodia Terræ Sanctæ 2012. 8. MESSE VOTIVE DEL SANTUARIO FRANCESCANO DELLA VISITAZIONE, Ain Karem, Celebrazione eucaristica in lingua italiana [inglese - spagnola - polacca], Custodia Terræ Sanctæ 2012. 9. MESSE VOTIVE DEL SANTUARIO FRANCESCANO DI SAN GIOVANNI in Montana, Ain Karem, Celebrazione eucaristica in lingua italiana [inglese - spagnola - polacca], Custodia Terræ Sanctæ 10. MESSE VOTIVE DEL SANTUARIO FRANCESCANO DI SAN GIOVANNI NEL DESERTO, Ain Karem, Celebrazione eucaristica in lingua italiana [english - spagnola], Custodia Terræ Sanctæ 2011. 195


11. MESSE VOTIVE DEL SANTUARIO FRANCESCANO DI SAN LAZZARO, Betania, Celebrazione eucaristica in lingua italiana [english - spagnola], Custodia Terræ Sanctæ 2012. 12. MESSE VOTIVE DEL SANTUARIO FRANCESCANO DI SANTA CATERINA, Betlemme, Celebrazione eucaristica in lingua italiana [inglese - spagnola - polacca - croata - ucraina bizantina], Custodia Terræ Sanctæ 2012. 13. MESSE VOTIVE DELLA BASILICA DEL SANTO SEPOLCRO, Gerusalemme, Celebrazione eucaristica in lingua italiana [inglese - spagnola - polacca], Custodia Terræ Sanctæ 2012. Il francese e il tedesco saranno pronti alla fine dell’estate. Si spera di completare con il polacco dove manchi. Si spera il portoghese per l’anno prossimo. A questa lista, mancano i santuari di Cana, Nazareth, Tabgha, Cafarnao, Monte Sion, San Salvatore, Emmaus e del Monte Calvario. IV. Arte Sacra e Musica Sacra: a) Musica sacra Fra Carlos MOLINA, moderatore del canto al Santo Sepolcro e non che cantore, ha presentato la seguente relazione sulla musica sacra in Custodia (cf. Apendice IV): 1) Il Coro Magnificat della Custodia di Terra Santa è formato da 25 membri. Il coro continua il suo impegnativo lavoro e assicura un servizio decoroso nelle principali festività dell’Anno Liturgico. Direttore del coro è Hania SOUDAH SABBARA. Un’insegnante di canto, Prof. Veronika TONKONOGOV, li ascolta personalmente e li segue nell’insieme. Il Coro MCTS è affiancato dai due cori giovanili dell’Istituto Magnificat: Il Coro Yasmeen (cantori dagli 11 ai 17 anni), diretto sempre dal M° Hania Saoudah Sabbara, e il Coro Bud Ysmeen (ragazzi fino agli 11 anni), diretto dal M° Mirjam Fleckenstein Younan. I due cori sono impegnati in celebrazioni liturgiche, festive, trasmissioni televisive, nel Festival della Magic Lamp, in concerti e saggi scolastici in Israele e all’estero. 2) L’Istituto Magnificat, diretto dal M° Hania Soudah Sabbara con la Presidenza di Fra Armando PIERUCCI e l’Amministrazione di Fra Riccardo Ceriani, continua il suo percorso di studio e insegnamento annuale, formando bambini, giovani e persone adulte al valore educativo, religioso e sociale della musica. Ai 197 studenti del Magnificat (157 Cristiani, 35 Musulmani, 5 Israeliani) viene dato un solido inse196


gnamento, basato sui programmi musicali Europei; insegnamento cui il Governo Italiano, è vicino a dare il riconoscimento che abilita il Magnificat a dare titoli accademici legalmente validi. L’insegnamento, impartito da 30 professori (10 Cristiani, 20 Israeliani) è offerto nella prospettiva di un impiego lavorativo: attualmente sono cinque gli studenti del Magnificat i quali, avendo conseguito un titolo accademico, vivono con il lavoro in campo musicale. 3) Le prestazioni musicali degli Studenti del STJ meritano un grande apprezzamento. I cantori dello studentato (formati da sei membri) insieme al resto degli studenti hanno lavorato arduamente per offrire un ottimo servizio sia nelle celebrazioni del Santo Sepolcro, sia nelle peregrinazioni che negli altri momenti di raduno e preghiere organizzate dalla Custodia di Terra Santa. Le loro esecuzioni hanno dato grande decoro alle celebrazioni. 4) Al Santo Sepolcro il canto gregoriano è la base per l’accompagnamento della celebrazione liturgica e una buona riuscita decorosa. Quest’anno il numero dei frati in servizio al S. Sepolcro è stato molto più stabile dell’anno scorso, questo vuol dire che l’Ufficiatura si è svolta più armonica e decorosamente, non che più sistematica e scorrevole la partecipazione dei frati. Ringrazio confratelli e religiosi che prestano generoso servizio in supporto alla Comunità del Santo Sepolcro. Hanno collaborato a richiesta del Moderatore e Cantore del Santo Sepolcro Fra Carlos MOLINA, i confratelli: Fra Noel MUSCAT, Fra Jordan GAZDA, Fra Gregor GEIGER e Fra Petrus SCHULER. Da rilevare la costante presenza e puntualità degli organisti Fra Armando PIERUCCI e Suor Anna LAURENT agli uffici del Santo Sepolcro, siano diurni che notturni e la collaborazione avuto assieme al cantore. Riguardo al Convento di San Salvatore è da sottolineare il valido servizio che svolgono gli organisti della Custodia Fra Armando PIERUCCI, FRA Petrus SCHULER e Don Joaquin ESTEVEZ, da Fra Sandro Tommasevic e alcuni altri studenti. A Nazareth lavora come organista della basilica della SS. Annunziata il Signor Haig Vosgueritchian, ex-studente dell’Istituto Magnificat e laureato in Italia al Conservatorio di Venezia (a spesse della C.T.S.). 5) La cura del patrimonio organistico: Nella Basilica di Nazareth parte l’ambizioso progetto della costruzione di due organi per la Basilica della SS. Annunziata, e questo progetto parte su iniziativa di Fra Stanislao Bertagnoli, dopo aver costruito gli organi della Chiesa di S. Caterina, a Betlemme, e di S. Salvatore, a Gerusalemme, negli anni precedenti (per non parlare del S. Sepolcro). Il 24 maggio, il lavoro dei nuovi organi della Basilica della Annunziata e della Chiesa di S. Giuseppe viene completato e i tecnici austriaci se ne tornano in 197


patria, dopo un periodo assai lungo e molto impegnativo. Nella Basilica del Getsemani è ancora da pensare ad un organo nuovo o, eventualmente, ad una riparazione totale dell’attuale organo. Questo organo, attualmente, viene usato dalle suore, per l’adorazione eucaristica, da alcuni gruppi di pellegrini per le messe, e dai frati per le peregrinazioni della Custodia, non che per altre funzioni. Nella Chiesa di San Pietro a Giaffa si pensa, in un futuro, riparare un organo piccolo (molto antico), tipo fisarmonica, che potrà essere di nuovo essere messo in uso nel coro dei frati. Si scarta la possibilità di un altro tipo di organo a motivo dei fattori climatici, specialmente l’umidità. Si è consigliato, anche, un normale organo elettrico. Nella Basilica del Santo Sepolcro è da sottolineare che l’organo funziona abbastanza bene, ma con il tempo si dovrà ancora pensare a farlo aggiustare, per il fatto che l’umidità, il fumo delle candele e delle lampade a olio, rovinano molto il suo funzionamento e già, da un po’ di tempo, alcuni registri ogni tanto (soprattutto al variare delle stagioni) si attaccano e, come si intuisce, è difficile accompagnare il canto con suddetto organo. b) Arte sacra Lavori nel Convento di San Francesco presso il Cenacolo: Il 12 di Marzo sono cominciati i lavori di ristrutturazione nel Convento di S. Francesco presso il Cenacolo. A causa di questi si è vista la necessità di intervenire sugli ambienti condivisi con i pellegrini. Per ampliare la sagrestia della cappella superiore si è quindi spostato il muro (di questa) verso il Convento. In tal modo i sacerdoti entreranno dalla chiesa e non ci sarà bisogno che occupino il chiostro del Convento, perciò la vetrata accanto alla porta della sagrestia diventerà, anche questa, una porta. Il presbiterio sarà modificato leggermente e l’illuminazione sarà migliorata. La cappella sarà dotata inoltre di un condizionatore. Questo vale anche per la cappella sottostante, che sarà ingrandita (prendendo lo spazio del divano) e abbellita di vetrate con la finalità di creare un ambiente di preghiera più consono e luminoso, che secondo alcuni sarebbe da applicare anche per la cappella superiore. Perché inoltre l’ambiente possa essere più armonico si penserebbe di sostituire l’altare e ambone con altri due del medesimo stile. La porta di questa cappella verrebbe spostata in fondo alla cappella stessa e l’ingresso sarà poi adattato affinché i disabili possano entrarvi comodamente dal Giardino. Anche quest’ultimo sarà modificato in modo da creare uno spazio per l’ascolto, per la proclamazione, ed eventualmente per la celebrazione eucarestica. Per le eventuali spese si chiederà la collaborazione dei pellegrini e dei fedeli. Nuova sistemazione dell’altare di Santa Caterina a Betlemme: È stato presentato al Discretorio il progetto di ristrutturazione dello spazio liturgico della chiesa di Santa 198


Caterina in Nativitatem, a Betlemme. Finalità del progetto: rendere più dignitoso lo spazio per la celebrazione del Natale del Signore, sia per quanto riguarda una maggiore visibilità dell’area presbiterale, che per la partecipazione dei fedeli; rendere la chiesa più agibile per la sua funzione di chiesa parrocchiale, senza dover aggiungere sedie ogniqualvolta la situazione lo richiede (liturgie domenicali, solennità Pasquali, mese di Maggio…); dare il dovuto spazio alle celebrazione dei pellegrini, contenendo il flusso dei pellegrini di passaggio al limite della cappella della Madonna. Con questo progetto la capacità di accoglienza della chiesa passa dalle attuali 359 persone (posti a sedere nei banchi), a 611 persone (posti a sedere nei banchi). Il lavoro potrebbe cominciare subito dopo l’Epifania 2013, e si prevede sia finito entro due mesi senza chiudere la chiesa al culto. Fr. Artemio Vítores, ofm Presidente della Segreteria per i Luoghi Santi

Appendice Relazione Celebrazioni Custodiali 2011 - 2012 1) Getsemani: Solennità dell’Assunta Vigilia Il 14 Agosto si inizio a celebrare la vigilia dell’Assunzione della Santissima Vergini Maria preso i giardini del Getsemani più vicini alla Santa Tomba della Madonna. La celebrazione inizio alle ore 20.00 di sera. In questo giorno devono essere cancellate le Ore Sante, sia nella Basilica che nella Cripta. La celebrazione diede inizio con i canti e intronizzazione dell’Immagine dell’Assunta. La celebrazione intendeva riassumere con la lettura della parola di Dio la vita della Madre di Dio ma incominciando dal Cenacolo luogo della Sua Dimora finale all’indietro fino a Nazareth sua casa della giovinezza. In fine si è ripristinato dai Cerimoniali della Custodia del 1700, i Sette Gaudi di Maria. La celebrazione vigilare consta delle seguenti parti: • Intronizzazione dell’Immagine • Maria in Preghiera al S. Cenacolo - La Chiesa con Maria • Maria ai Piedi della Croce - Madre della Chiesa • Maria è la Piena di Grazia - Madre di Gesù • Processione alla Basilica del Getsemani. Messa La messa solenne dell’Assunzione di Maria quest’anno si celebrò insieme alla parrocchia di Gerusalemme alle ore 9.00 nella Basilica del Getsemani, il Parroco tenne l’omelia. L’unione di ambe due le messe favorì, delle maggiori partecipazioni dei 199

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fedeli. L’animazione del canto fu curata dalla Corale della Custodia. Si raccomanda di continuare in questo modo affinché ci sia la partecipazione popolo. La messa nella Grotta del Tradimento alle ore 7.00 mattina, in arabo si dovrà mantenere per alcuni anni giacché c’è della gente che lo richiede a causa del loro lavoro. È importante che non ci siano in questi orari altri messe nei santuari del Getsemani, affinché ci sia la partecipazione alla messa principale del Santuario. Questo principio deve essere valido in tutti i santuari quando ci sono le feste proprie. Ora Santa Getsemani I progetti di fare un Ora Santa al Getsemani i primi giovedì del Messe va lento per diversi motivi che tralasciamo in questa relazione. Si sono tenuti diversi incontri con P. Diego Della Gassa e Fra Benito Choque dei quali sono venuti fuori degli elementi che devono attuarsi all’incominciare il primo giovedì d’ottobre del prossimo anno. • Tutte le Ore Sante nei Santuari del Getsemani il primo Giovedì del Messe devono essere cancellate, affinché ci sia la concentrazione di energie nel servizio e del popolo a solo l’Ora Santa proposta dal Santuario alle ore 20.30 di sera. • Si deve fare pubblicità nei mezzi ufficiali della nuova attività. • L’animazione del canto sarebbe inizialmente con le suore che oggi, già stanno servendo l’Ora Santa dei primi Giovedì. • Le messe di Dominica con la Benedizione Eucaristica va ripensata negli orari. La Messa delle 16.00 domenicale dovrebbe chiudere le celebrazioni dei gruppi con la benedizione Eucaristica, Memoria del Getsemani, affinché ci sia fino la chiusura il silenzio per l’orazione privata in Basilica. • Ogni Giovedì, alle ore 16.00 viene celebrata una delle messe votive del Santuario. Dopo questa messa anche si dovrebbero cancellare tutte le altre celebrazioni dei pellegrini affinché sia lo spazio per la preghiera personale fino la chiusura. • Se vogliamo, queste messe della Domenica e Giovedì pomeriggio, pur celebrata da un sacerdote della comunità locale posso iniziare ad essere le messe per tutti i peregrini che oggi tanto si chiede nella chiesa. I canti i latino ed italiano delle suore assicura la corale, poi i sussidi che abbiamo in diverse lingue già coinvolge al gruppo. Se ci sono i preti del gruppo essi possono leggere il vangelo per indicazione dei frati del santuario. • È molto importante per l’esito di questo programma. L’eliminazione di tutte le celebrazioni dei singoli gruppi prima e dopo le celebrazione principale del Santuario. • In questo orario, parlo come Moderatore FoPe, si da la possibilità di due giorni alla settimana di riposo delle Ore Sante notturne ai frati del Getsemani e si provvede a concentrare le forse su cose molto concrete per tutti i peregrini. Questa bozza è il riassunto di colloqui parzialmente comunicati al Guardiano del Getsemani. Si come è un progetto che coinvolge orari e disposizione nel santuario 200


che superano i le nostre mansioni si è voluto presentarlo per sentire il parere del Discrettorio, prima di continuare con i passi seguenti. 1. Nazareth Santa Famiglia Nella Chiesa della Nutrizione in Nazareth, SER il Cardinale Coppa ha presieduto solennemente la Santa Messa della Solennità della Santa Famiglia. La messa solenne fu celebrata il 30 Dicembre come indica il Calendario Romano, per essere titolare della Chiesa la Santa Famiglia fu celebrata come solennità. L’orario della celebrazione fu 6.30 mattino. Si pensa che sia buono mantenere questo orario dato il tempo natalizio, giacché sembra essere più favorevole per la partecipazione dei gruppi di pellegrini e i fedeli locali. Dopo la messa in processione si scese nella Cripta dove si fece Memoria dell’ingresso e Annunciazione B.V. M L’anno 2012 la festa principale del Santuario di Nazareth, ha avuto delle modifiche dovuti alla ricorrenza con la Domenica V di Quaresima, cioè il sabato 24 Marzo, e la Domenica 25 Marzo. […]. 2. Pellegrinazione al Fiume Giordano La pellegrinazione fu fatta dopo nel suo giorno liturgico proprio dopo le decisioni del Discretorio di Terra del messe di Luglio dell’anno 2011. La partecipazione delle parrocchie è stata molto buona. La messa fu celebrata presso il fiume giordano nella parte nuova provveduta dal Governo di Israele. La struttura della messa fu modificata spostando la Benedizione con l’acqua lustrale al posto dell’atto penitenziale. Dopo l’omelia del Parroco di Gerico si tennero i battesimi dalla Parrocchia di Gerusalemme, Gerico, Nazareth, e la Cappellania degli Indiani in tutto 11 battessimo. […] 3. Quaresima - Settimana Santa […] 4. Celebrazione Vigliare la notte del Sabato Santo Ci si sta studiano di rivedere la struttura dell’Ufficio Vigilare del Sabato Santo. È necessario di provvedere a un adeguamento della struttura della celebrazione che sia adeguabile alle due possibilità celebrative esistenti cioè quando la Vigilia viene celebrata davanti l’Altare di Maria Maddalena (pasqua assieme) e, quando la Vigilia è celebrata davanti all’Edicola del Santo Sepolcro. Si consiglia di seguire la struttura della celebrazione Vigilare del Corpus Domini. 5. Tabga Il Venerdì 25 Maggio, 2012 si celebrò la festa del Santuario di Tabga la Manifestazione di Gesù Risorto a Pietro e gli Altri sei Discepoli preso il Mare di Tiberiade. L’ultimo venerdì di pasqua i frati al finire il capitolo di Galilea insieme al Custode di Terra Santa Celebrarono la Santa Messa che fu pressa della terza domenica di pasqua e le letture proprie secondo il Messale Votivo della Custodia di Terra. I Canti furono 201


animati delle Suore del CIM. La celebrazione fu dentro la Cappella della Mensa Cristi e Primato di Pietro alle ore 17.00. Si suggerisce per l’anno prossimo fare la Messa in riva il Mare per favorire la partecipazione del popolo. 6. Sant’Antonio di Padova La solennità del Santo Patrono della Custodia di Terra Santa, ha avuto alcuni cambiamenti nel 2012. Si è inserita la celebrazione Solenne dei I Vespri Presieduti dal P. Custode, con la Benedizione e Venerazione con la Reliquia del Santo nel Convento di San Salvatore alle ore 17.00. La Messa si è celebrata alle ore 10.30 con la Consacrazione della Custodia di Terra Santa a Sant’Antonio. I II Vespri sono stati presieduti questo anno dal P. Vicario Custodiale, assistito dal Vice Parroco e Parroco, qui si ha benedetto il Pane di Sant’Antonio si ha consegnato al Popolo. Convento di San Salvatore, 21 Giugno, AD 2012 Fra Marcelo Ariel Cichinelli, ofm Cerimoniere - Responsabile Celebrazioni Liturgiche

Appendice Relazione Commissione Sacristie (2011 - 2012) Norme per le Sagrestie Nel primo secondo semestre del 2011 si è conclusa la distribuzione a tutti i Santuari dei tre cartelli in lingua Inglese, Spagnola ed Italiana delle norme per le Sagrestie. Si è verificato che più meno essi sono stati disposti, secondo veniva richiesto in luoghi visibili dentro delle Sacristie. Paramenti Liturgici e Arredi Sacri Si è continuato durante il percorso dell’anno con l’acquisto di paramenti, arredi tali come candele a cera liquide, che rendono molto più decorosi gli altari per messe dei peregrini. Ci è verificato che in certi santuari si continuano a usare i paramenti tale come camici che non sono pulite e non sono decorosi per lo stille antiquato. Libri liturgici La commissione sta lavorando con le Edizione Terra Santa di Milano per fornire dei Messali Romani secondo le nuove traduzioni ai Santuari. In questo momento si sta consegnando la Nuova edizione del Santorale Francescano, in lingua italiana. Arredamento delle Chiese 202


Bet Hanina Come fu richiesto dal Decretorio Custodiale si tento di trovare una soluzione all’arredo della Chiesa di Bet Hanina, per risolvere la situazione dell’altare troppo grande e l’ubicazione del Tabernacolo del Santissimo Sacramento, Sede, Ambone, Immagine della Madonna. La soluzione trovata, dopo una lunga riunione in situ, con i membri della Commissione, il Superiore del Convento, il Parroco di Gerusalemme e, il Direttore della Scuole di Terra Santa. Fu la seguente trovare un arista locale per il Tabernacolo, e metterlo nel lato sinistro dell’altare seguendo un modello di un tabernacolo in una basilica in Croazia. Poi la Madonna sul lato destro dell’altare, lasciare la sede al centro, ed spostare l’ambone immediatamente davanti e a destra dell’ambone. Al lato sinistro sul muro si decise di far mettere un crocefisso di San Damiano e dal lato destro la pittura di San Giacomo, ambe due le immagine le può fare lo stesso eremita che lavoro nelle Icone di San Giovanni del Deserto. L’artista il lavoro lo fa gratis se si li paga il biglietto e la stadia in terra santa con il materiale necessario per le opere. Tutto il completo in pietra fu fatto da un artista di Betlemme e fu pagato tra parrocchia e convento. San Giuseppe Nazareth Si sta elaborando uno studio per dare una soluzione alla Cripta di San Giuseppe di Nazareth. Dal momento che fu rimosso l’altare antico della Cripta e con esso la stella che indicava il Luogo della Casa della Nutrizione, il santuario rimase come senza cuore perché i pellegrini non hanno più il caratteristico oculo per la venerazione dei santuari. In base ad antiche disegni si pensa di rimettere un nuovo oculo a forma di sole sotto un nuovo altare dove ci sia la scritta HIC IESU CRESCEBAT SUDDITUS ILLIUS. Betfage Si chiede che nella progettazione del presbiterio e altare del Santuario di Bet Fage si tenga conto dei progetti studiati dalla Segreteria dei Luoghi Santi, approvati dal Discretorio nell’anno 2010. Questo per evitare che dopo l’esecuzione dei lavori si debbano on parte rifare perché non sono utili alla loro funzione liturgica. Decoro nei Santuari Su osservazione del Ministro Generale dell’Ordine e di altri frati si è constato che le devozioni particolari invadono senza criterio i Santuari, come la collocazione d’immagini di Santi, Madonne del nostro Signore persino opere d’arte…Tutte queste iniziative sono da eliminare poiché sfigurano la spiritualità e il messaggio evangelico dei Santuari. Secondo la consuetudine della Custodia e secondo lo spirito delle nostre legislazioni, nessuno fuorché i soggetti incaricati, ha il potere di mettere opere d’arte o qualsiasi tipo d’immagini nei santuari promettendo che essi resteranno in maniera 203


perpetua nell’area del santuario. Tale azione senza l’approvazione del Rev.mo P. Custode deve scomparire perché falsa l’immagine istituzionale della Custodia e inganna dannosamente la buona volontà del donatore promettendogli qualcosa di cui non si ha l’autorità. Una situazione simile succede con le immagini di devozioni private messe dai singoli frati al culto pubblico, fuori dalle feste proprie che ricordano le immagini, con l’intenzione che rimangano stabilmente nel santuario senza la debita autorizzazione del Rv.mo P. Custode. Per sistemare seriamente questo settore si richiede la nomina di una commissione pro tempore con il fine di asportare le immagini abusive dai santuari e scrivere una lettera dove siano spiegati mandato e funzione di tale commissione. Fra Marcelo Ariel Cichinelli, ofm Cerimoniere - Responsabile Celebrazioni Liturgiche

Sartoria e Lavanderia Gerusalemme, 25 giugno 2012 Al Rev.mo Padre Custode e Padri Discreti di Terra Santa Pace e Bene. Relazione per il Discretorio di fine anno - Luglio 2012 Da luglio scorso (Discretorio di fine anno 2011) presento oggi la relazione circa quest’anno di lavoro del servizio del quale sono responsabile. È stata acquistata una lavatrice della portata di 11 Kg., in aiuto indispensabile, perché le due lavatrici da 30 Kg e quella da 18 Kg. sono andate ormai in disuso completo, per usura. La Provvidenza ci ha fornito gratuitamente di un’automobile, che era appartenuta al convento di Ain Karem: è in buono stato e ci rende autosufficienti per il trasporto degli acquisti che deve compiere la Lavanderia e la Sartoria. Sono stati cercati altri Fornitori di saponi e detersivi, in modo da poter confrontare 204


qualità - prezzo di diversa provenienza. Si è acquistato un ferro da stiro industriale a vapore optando per un modello manuale e portatile, in modo da poter essere meglio usufruito in Sartoria e Lavanderia. Sono stati acquistati (arrivati all’inizio dell’inverno) due container di stoffa per abiti (leggera - media - pesante) e un container di stoffe per abiti liturgici. È stata finalmente acquistata in Italia una lavatrice da 30 kg (è attualmente in porto di Haifa in attesa di sdoganamento), e che sarà subito utilizzata in attesa di essere poi impiantata nella nuova Lavanderia. Circa il personale: con gli operai (uomini e donne) si è stabilito un buon rapporto e le cose vanno abbastanza bene. Si sono dovuti fare alcuni richiami per stabilire un po’ di ordine e chiedere il rispetto di un regolamento condiviso da tutti. I richiami sono stati accettati. Il Regolamento che avevo predisposto per gli operai è stato presentato all’Avvocato della Custodia per rendere chiari alcuni punti che avranno validità ad iniziare dai nuovi contratti che la Custodia sta facendo per tutto il personale. La sig.ra Afaf Mousa Bajali, che lavorava in lavanderia-stireria e sartoria, a finito il suo servizio dopo 45 anni di lavoro per la Custodia. A sostituirla è venuta una Consacrata del movimento dei Focolari, Analia Chavez, che abita a Betlemme, dove si trova la sua comunità. Devo tuttavia rilevare che ogni fine mese, al momento della consegna dei salari, si crea sempre del malumore, o meglio sorgono dei malintesi, perché c’è sempre qualche errore circa il conteggio dei giorni, o delle vacanze, o dell’aggiornamento dei salari circa gli scatti di anzianità o altro che non vengono conteggiati. Naturalmente, se questa contabilità che ci giunge dal contabile dell’Economato, arrivasse all’Ufficio in modo esatto, questi malintesi non avrebbero ragione d’essere e tutto contribuisce a rendere sereno e fraterno il rapporto di lavoro. L’occasione dello spostamento nella nuova Lavanderia spero possa anche permetterci di valutare meglio l’opportunità di mantenere al loro posto gli operai che abbiamo ora. Andranno certamente educati all’uso delle nuove macchine e al rispetto della nuova sistemazione e organizzazione del lavoro, ma si potrebbe anche, nello stesso tempo, approfittarne per ridistribuire impegni e responsabilità. Viene in seguito presentato il progetto definitivo, che è già stato approvato dal p. Custode e anche dall’Economato, circa la nuova Lavanderia. Attentamente in Cristo e San Francesco… Fra Carlos G. Molina ofm Responsabile dell’Ufficio Custodiale Lavanderia/Sartoria 205


Attuale Progetto della Nuova Lavanderia PREMESSA SULLO STATO ATTUALE DEGLI SPAZI 1) L’ambiente della lavanderia è umido e malsano. L’impianto elettrico è completamente da rifare, in rispetto alle norme per la sicurezza sul lavoro dei dipendenti. Lo stesso vale per l’impianto idraulico le cui tubazioni, usurate dal tempo, provocano consistenti perdite di acqua. I locali sono sprovvisti dei necessari impianti di aerazione. 2) Al momento l’ambiente di lavoro è poco adatto per gli operatori che svolgono il loro servizio. Negli spazi, relativamente angusti, sono in funzione la lavanderia, con sei macchine lavatrici; la lavanderia a secco; due lavelli per il bucato a mano (assolutamente inadatti); la stireria con due macchine, il laboratorio per aggiustare la biancheria e gli abiti liturgici. In poche parole, tutto ciò definito come “ambiente lavanderia” andrebbe completamente risistemato per rendere più funzionale il servizio. 3) Anche la Sartoria, dove si confezionano gli abiti per i frati, dovrebbe essere rinnovata, acquistando alcune moderne macchine da cucire e potenziando il sistema esistente. Ovviamente, anche questi locali andrebbero ristrutturati. NUOVO PROGETTO 1) Lo studio ha individuato come spazio ottimale i locali posti sotto il Salone dell’Immacolata. L’ambiente si presenta completamente asciutto e ben arieggiato, adatto alla facile installazione dell’impianto per lo sfiato del vapore degli essiccatoi e delle macchine da stiro. È prevista l’istallazione delle macchine, secondo gli standard attuali, con sistema digitalizzato che ne permetterà il controllo a distanza, così come l’intervento di assistenza delle stesse. Tuttavia, sarà necessario mantenere in uno spazio della Lavanderia, il sistema di riscaldamento con i bollitori, per l’alimentazione dei ferri a vapore. 2) Il nuovo progetto, prevede, all’interno dei tre locali identificati, l’installazione di un percorso a catena, molto funzionale e moderno, per svolgere le diverse fasi operative, ovvero: raccolta biancheria sporca, lavaggio, asciugatura, stireria, piegatura, rammendo, sistemazione e preparazione per la ridistribuzione ai Conventi e ai Frati. La sartoria e un piccolo ufficio, sarebbero inseriti nei nuovi locali senza intralciare in alcun modo il percorso produttivo. 206


3) Macchinari e attrezzature. È previsto l’acquisto di nuovi macchinari e attrezzature, mentre quelli non obsoleti saranno, ovviamente, riutilizzati anche nella nuova struttura. PRESTAZIONE TECNICA Al momento la Custodia è in contatto con la ditta italiana, IMESA, che ha riservato un trattamento economico di assoluto favore. IMESA è in grado di garantire: • Lo studio ergonomico, per la corretta distribuzione dei macchinari; • L’installazione dell’impianto generale a norma di legge (sistemi di sicurezza degli scarichi e dello spazio areato che serve agli essiccatoi); • La formazione del personale locale. IMESA, azienda specializzata in sistemi d’impianti industriali di lavanderia, ha sviluppato un sistema di controllo delle macchine totalmente computerizzato, ideato per il controllo a distanza (il sistema è in uso sia in Italia sia all’estero). Il contratto prevede una visita trimestrale di controllo in loco dell’impianto, da parte di un tecnico specializzato. POTENZIALE NUOVA LAVANDERIA Gli spazi individuati per la ex ferramenta rappresenta la più idonea collocazione. La nuova lavanderia rappresenta quanto di meglio si può riprogettare per una futura e tecnologica lavanderia all’avanguardia. I locali contigui dell’odierna falegnameria S145Hx155L possono rappresentare l’adeguato locale di riconsegna, rammendo e potenziale deposito biancheria pulita con annesso ufficio del responsabile. Adeguamento dislivello ex locale falegnameria con la restante lavanderia nella adiacente ferramenta per circa 70cm. Due muri nel locale falegnameria attualmente presenti sono potenzialmente abbattibili. Con interventi non particolarmente invasivi ma di facile attuazione attraverso la ristrutturazione del locale, la regolazione delle altezze dove inserire agevolmente tutte le opere idriche, elettriche e murarie sono nel contesto un’ottima opportunità da vagliare. Ottima potenzialità di ristrutturazione muraria-idrica con scarichi nonché ottimizzazione della fluidità continua del flusso nel trattamento della biancheria con area deposito biancheria sporca, cernita, lavaggio, asciugatura, locale stiratura, rammendo, deposito biancheria pulita. 207


LOCALIZZAZIONE E CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE LAVANDERIA Analisi del percorso: 1) Raccolta e stoccaggio: ritiro della biancheria sporca e raccolta in luogo adiacente alla zona cernita. 2) Cernita: consiste nella divisione dei capi per gruppi omogenei secondo la tipologia di sporco, di colore o di tessuto. Tale operazione è molto importante in quanto consente il contenimento dei costi ed una ottimizzazione della qualità del servizio (i programmi di lavaggio sono realizzati in funzione al tipo di biancheria, grado di sporco, omogeneità del colore, ecc.) In questo ambiente è necessario prevedere un grande tavolo di raccolta, un bilico a pavimento, un’area di deposito carrelli per biancheria sporca. 3) Lavaggio: dove prevedere una serie di lavatrici super centrifuganti con controllo a Computer Touch Screen, sistema di Tele assistenza tramite GSM, inverter, pompe per detersivi liquidi. 4) Asciugatura: dove prevedere una serie di essiccatoi rotativi con inversione rotazione cesto e controllo umidità, prevedere il recupero della macchina a secco. 5) Stiratura: dove prevedere il recupero della calandra Primus e l’eventuale affiancamento di una nuova calandra e tutte le attrezzature da stiro sagomato recuperabili. 6) Rammendo/guardaroba: dove prevedere macchina da cucire completa di tavolo, carrelli porta abiti con sistema completo di immagazzinamento, riconsegna e confezionamento. SUGGERIMENTI Pavimentazione: È bene che si tratti di una superficie lavabile e contemporaneamente impermeabile (idoneo è il Gres di tipo “bulinato” poiché anti sdrucciolo). È bene che il pavimento sia leggermente inclinato per assicurare il convogliamento dell’acqua verso apposite grate di scarico. Le macchine devono essere posizionate a 60-70 cm dal muro per poter consentire eventuali interventi di manutenzione. È consigliabile infine che le pareti laterali siano rivestite di piastrelle per un’altezza minima di 200cm. Impianto idraulico: Innanzitutto deve essere verificata la durezza dell’acqua e che qualora questa sia pari o superiore ai 25 gradi francesi, è necessario che sia addolcita al fine di eliminare i Sali di calcio e magnesio in eccesso dannosi per la biancheria e le macchine. L’impianto deve essere dimensionato per soddisfare le esigenze di funzionamento contemporaneo di tutte le macchine da installare (supponendo che tutte le macchine funzionino contemporaneamente, l’impianto deve essere in grado di fornire acqua fino al livello alto). 208


Impianto elettrico: L’aspetto più delicato è rappresentato dalla messa in opera poiché i cavi devono essere perfettamente isolati in modo da eliminare il rischio di cortocircuito in relazione all’umidità presente nel locale. Impianto idraulico ed elettrico devono essere ben isolati l’uno dall’altro. Ogni apparecchiatura deve essere collegata singolarmente al quadro elettrico con un interruttore magneto-termico opportuno per polarità ed amperaggio di intervento così da proteggere i motori delle macchine. Impianto di ventilazione: Un razionale impianto di ventilazione, oltre ad evitare che un’umidità intensa e persistente che rechi danno alla biancheria, evita un precoce invecchiamento delle macchine. La soluzione ideale è rappresentata dalla messa in posa di bocchette aspiranti a 15/30cm dal pavimento e bocchette di immissione aria nella parte alta del locale.

Magnificat Gerusalemme 28 giugno 2012 Cari Fratelli del Discretorio, […] L’Istituto Magnificat ringrazia la Custodia di Terra Santa per il sostegno convinto e fattivo con il quale ne condivide la missione e l’operato. Rileggendo la relazione dell’anno scorso non si può fare a meno di notare che molte richieste, allora avanzate, sono state esaudite e i problemi , ai quali si riferivano, sono stati risolti o sono in via di soluzione. IL BILANCIO Quello del Magnificat è già un bilancio “auditel”, certificato da vari anni dall’ufficio di revisione Jabbour Amir & Co. di Haifa, valido per lo Stato d’Israele. Inoltre, per renderlo sempre più preciso, Fr. Riccardo ha adottato una contabilità computerizzata, che registra tutte le entrate, tutte le uscite e tutti i movimenti in maniera sistematica, sia in ordine cronologico, sia per aggregazione di dati in voci comuni. Il Dott. Jabbur ha molto apprezzato questo lavoro, che gli risparmia la difficile ricerca delle causali, il rischio delle doppie registrazioni e gli permette un controllo velocissimo delle voci e delle fatture, tanto che l’ha utilizzato al bilancio “auditel” e a quello interno, richiestoci dall’Economo Custodiale. 209


IL PERSONALE DIPENDENTE Per quanto riguarda il Personale dipendente, è tutto in regola con l’eccezione di un paio di casi. Si sa che il Magnificat non gode di una sicura giurisprudenza di riferimento in quanto non è una “budget school” riconosciuta dallo Stato d’Israele, come altre Scuole di Terra Santa. Per esempio, gl’Insegnanti non sono inquadrati come tali, ma come normali impiegati e non hanno contratto, benché tutti ricevano una busta paga regolare. Per ovviare a questa situazione, con l’Avvocato della Custodia Farid, è vicino a essere approntato un modello di contratto da sottoporre a tutti i docenti, a cominciare dai nuovi, che ci garantisca davanti ai tribunali in caso di conflitto. GLI SPAZI Nella relazione dello scorso anno abbiamo presentato il problema degli spazi, un problema che nell’anno scolastico concluso il 30 giugno 2012, ci ha fatto molto soffrire, trovandoci spesso a non sapere dove collocare una classe, o a elemosinare degli spazi dal vicino Terra Santa High School. La Custodia è stata sensibile alle richieste: a) Nel corso dell’anno si è ricavata una sala prove per il coro e per l’orchestra nella parte dell’Immacolata Hall che sta fra l’organo e la prima colonna. b) Inoltre la Custodia ha iniziato i lavori di risanamento dell’attuale sede del Magnificat, come pure la ristrutturazione dei locali, usati precedentemente dal compianto P. Alberto Arch. Prodomo, e ora destinati al Magnificat. c) Rimane sul tavolo la richiesta di attrezzare nel salone dell’Immacolata delle apparecchiature che permettano la registrazione audio-video dei vari eventi: conferenze, spettacoli, concerti. In ogni modo molta parte delle attrezzature è stata acquistata, grazie all’aiuto del Consolato Belga e dell’AVSI. LA COMUNICAZIONE E LA REPUTAZIONE La reputazione del Magnificat sul territorio e all’estero è molto alta, anche sproporzionata rispetto alle sue reali dimensioni e alle sue attuali possibilità didattiche e produttive. Ma il valore che il Magnificat rappresenta è grande, sia per la qualità “certificata” dai risultati, come e soprattutto per quelle immagini di “laboratorio di Pace” che la caratterizza: infatti in questa scuola collaborano, studiano e suonano persone appartenenti a religioni e culture diverse. L’aspetto della comunicazione non ha avuto uno sviluppo significativo rispetto all’anno precedente, ma si stanno facendo operazioni propedeutiche all’apertura del nuovo sito internet (per esempio l’acquisizione di domini attualmente non in nostro possesso) . 210


DIDATTICA E PRODUZIONE ARTISTICA Non è stato facile immettere l’iter didattico nel quadro dei programmi, recentemente aggiornati a livello europeo. Ora, grazie alla fermezza del direttore del Magnificat, Hania Soudah Sabbara, e al Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza, che invia i propri professori a presiedere gli esami di passaggio dall’uno all’altro dei tre cicli pre-accademici, le cose sono entrate nell’alveo. Addirittura in questi giorni abbiamo inviato una professoressa di pianoforte a Vicenza, perché, assistendo agli esami, si cerziori che i programmi sono realizzabili e rispettati. E questo è l’unico cammino percorribile, al fine di poter immettere i nostri allievi nei corsi accademici (universitari), tanto più che ormai il Ministero Italiano della Pubblica Istruzione ha abilitato il Magnificat a dare i titoli di studio di valore legale europeo. Al riguardo Fr. Riccardo, il 27 giugno 2012, ci ha comunicato da Roma qunto segue. “Questa è la “breaking news” di questi giorni, l’evento che rappresenta una pietra miliare per il futuro didattico del Magnificat: il 26 giugno 2012, a Roma, presso il Ministero dell’Istruzione, alla presenza del Sottosegretario di Stato Elena Ugolini e del direttore generale dell’Afam Bruno Civello è stata firmata la Convenzione tra il Conservatorio di Vicenza e l’Istituto Magnificat della Custodia di Terra Santa, che istituisce a Gerusalemme i Corsi accademici di primo livello in pianoforte e organo e di secondo livello in Musica Sacra (e altri se ne potranno aprire). Il Magnificat potrà rilasciare diplomi in attestazione congiunta col Conservatorio di Vicenza. Come recita l’art.4 “I titoli finali saranno sottoscritti anche dal direttore dell’Istituto Magnificat e saranno corredati della documentazione relativa al “Diploma supplement” previsto dall’ordinamento europeo”, per cui i diplomi rilasciati avranno valore nell’Unione Europea. Considerando che i diplomi di primo e secondo livello rilasciati dai conservatori italiani sono equiparati ai diplomi di laurea, per analogia di attribuzione i corsi del Magnificat avranno carattere universitario e comunque rilasceranno un titolo legale equivalente riconosciuto. Si tratta anche di un riconoscimento formale implicito della scuola di musica della Custodia di Terra Santa da parte dello Stato italiano, che però -come si è detto - è già ampiamente legittimato e operativo nei suoi effetti (per un riconoscimento esplicito sarà necessario un passaggio ulteriore presso il Ministero degli Esteri che potrà essere fatto in un secondo tempo)”. L’impegno didattico va di pari passo con la produzione artistica. Cito alcuni eventi. Il concerto del 15 ottobre 2011, presentato dal Vescovo Mons. William Shomali e offerto al Cavalieri del S. Sepolcro nella basilica gremita di St. Etienne. L’Ottobre Organistico che ha visto la chiesa di S. Salvatore affollata da un pubblico venuto perfino da Haifa. Il concerto del 27 novembre 2011 nella Hall dei Mormoni, durante il quale l’organista Haig Vosgueritchian e il pianista Jiries Boullata, che alcuni anni fa erano stati applauditi come allievi del Magnificat, hanno suonato 211


come concertisti di valore e professori del Magnificat. La partecipazione dei nostri allievi a Concorsi, organizzati dal Magnificat (Strings Competition e Piano Competition), o da altri enti: in questi Concorsi i nostri allievi sono stati sempre sulla pedana dei vincitori; addirittura al concorso intitolato a F. Chopin hanno conquistato tutti i tre premi in palio (15 giugno 2012). La formazione dell’orchestra del Magnificat ha dato un nuovo fascino all’ottava edizione della Magic Lamp, il festival del canto dei ragazzi; e alla seconda edizione del MOM (Magnificat Open Music), nei cinque affollatissimi concerti eseguiti dai professori e dagli studenti del Magnificat. Grazie a queste iniziative, i Francescani hanno avvicinato centinaia di persone, e hanno ottenuto simpatia e sostegno dai Consolati Belga, Statunitense, Italiano; come pure da Enti come l’AVSI, la Compagnia di S. Giorgio, il Premio Vallesina; e anche della Regione Marche e del Comune natale di P. Armando, Maiolati Spontini: queste tre ultime entità sponsorizzano con un finanziamento di 240,000 euro i lavori in atto al Magnificat; come anche, da parte del Premio Vallesina, l’acquisto di un prestigioso Pianoforte a gran coda “Steinway” per 45,000 euro. CONCLUSIONE Faccio mie le parole di Fr. Riccardo. “ Ora dobbiamo prepararci per far corrispondere il livello delle strutture e della didattica alla grande opportunità che ci è stata offerta dal Ministero Italiano, come pure dalla stima della società. La Custodia si è già mossa in questa direzione, concedendo al Magnificat gli spazi richiesti lo scorso anno. Naturalmente la nuova dimensione accademica non potrà non incidere sulla progettazione futura sia a livello di spazi e di strumentazioni che di adeguamento del budget, secondo gli impegni già presi dalla Custodia in vari atti ufficiali e non. Un pensiero particolare va al progetto legato alla nuova area di Porta Nuova, che il Magnificat desidera vedere ed eventualmente proporrà di rivedere alla luce della nuova situazione”. “CHI PAGA?”, continua a chiedersi Fr. Riccardo, “ La Custodia è ovviamente il maggior benefattore del Magnificat, con i suoi 120.000 shekel mensili che servono esclusivamente a pagare gli stipendi dei dipendenti. Come si è appena detto, questa cifra è destinata ad essere ritoccata di anno in anno per adeguarla alle mutate esigenze. Ma il Magnificat non è passivo sotto questo aspetto e sta sviluppando delle operazioni per alleggerire il più possibile l’impatto sulle casse della Custodia. Nel 2011 il finanziamento della Custodia al Magnificat corrisponde al 56,6% delle entrate: questo significa che il Magnificat ha reperito in proprio risorse corrispondenti al 43,7% delle entrate, che per una scuola è tantissimo. Mediante un’efficace opera di persuasione tutti gli studenti, eccetto coloro ai quali è stata assegnata una borsa 212


di studio, ora pagano la loro quota (il contributo delle famiglie corrisponde però solamente al 16% delle entrate). Ci stiamo attrezzando per realizzare un piccolo merchandising tramite la produzione di CD e DVD e altri gadget; per favorire l’operatività e le possibilità di autofinanziamento; con il permesso del Padre Custode e la doppia firma del delegato italiano, abbiamo aperto un Conto Corrente Postale a Roma, con la stampa di bollettini postali personalizzati”. Con questo termino, non senza ringraziare di nuovo il Signore, la Vergine del Magnificat, come pure il P. Custode e il Discretorio di Terra Santa per le cose stupende di cui ci hanno fatto collaboratori e spettatori. Fra Armando Pierucci, Presidente Esecutivo Fra Riccardo Ceriani, Direttore Amministrativo e Responsabile della Comunicazione del Magnificat

Franciscan Foundation for the Holy Land July 2012 This report covers the full year of 2011 and part of 2012: During 2011 we visited 30 cities in the U.S. and had over 35 talks/receptions as well as four fundraisers amounting to $970,000.00 They were: - - - -

Universal Endowment Gala/ New York City: $ 465,000.00 Indianapolis Dinner: $ 200,000.00 Vatican Dinner/Washington DC : $ 185,000.00 Cradling Christianity/ Columbus, Ohio: $ 120,000.00

PROGRAMS AND PROJECTS The Custody’s foundation now maintains fifteen (15) programs for the Custody. A. Educational: - College Scholarship Program - Child Sponsorship Program 213


- Magnificat Scholarship Program - Vocational/Technical Scholarship Program - Educational Grants B. Humanitarian - Franciscan Boys Home- Bethlehem - Franciscan Family Center- Bethlehem - Children without Borders- Jerusalem - Children Christmas Show-Bethlehem - Children “March for Peace� Jerusalem/Bethlehem - Franciscan Social Service Office- Bethlehem - Franciscan Family Center- Nazareth C. Housing D. Others - Maintenance of the Holy Sepulcher Convent - Memorial Hall/ Bethlehem EDUCATION 1. College Scholarship Program Since 1997, FFHL has given 182 college scholarships. As of December 2011: - Ninty-one (91) students successfully graduated from the Universities - Nineteen (19) students have gone on for a M.A. - Seventy two (72) are still pursuing their studies. In 2011 we gave $425,000.00 for scholarship grants In 2012 we gave $525,000.00 for scholarship grants 2. Child Sponsorship Program Since 1997, FFHL has sponsored 250 economically marginalized children to receive a free elementary and high school education. In 2011 we gave $90,000.00 for the program In 2012 we gave $100,000.00 for the program

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3. Magnificat Institute Since its inception in 2004, FFHL has given $90,000.00 worth of musical scholarships for flute,violin,piano and organ. - In 2011, we gave $20,000.00 for the Institute - In 2012 we gave $20,000.00 for the Institute 4. Vocational and Technical Scholarships In order to promote additional educational opportunities as requested by Fr. Custos, the foundation is now providing for an educational program which consists of paying the school tuition for Christian students who have a desire to learn a skill or a trade such as becoming an electrician, a plumber, a carpenter, a auto-mechanic, a metal worker, or even a cuisine cook. FFHL found two schools which have a’ two program’ for these trades- Lutheran World Federation in Beit-Hanina and the Notre Dame Center in Jerusalem. Upon graduation and in order to further their success, FFHL will give each student their own tool kit based on their particular field whether it be plumbing, auto-mechanics, electricity, etc. so they will be able to secure jobs in their profession on the outside. In 2011 we gave $100,000.00 for the program In 2012 we gave $120,000.00 for the program 5. Educational Grants (New) From time to time, FFHL receives requests from our young Christians to assist them financially in paying for the tuition for becoming an Israeli guide, or helping a special case where one of the parents died and they need to finish their schooling, etc. Since 2010 we have given $22,000.00 in educational grants HUMANITARIAN 1. Franciscan Boys Home Since its inception in 2008, FFHL has given $530, 00.00 for its budget. It has over thirty (30) boys. - in 2011 we gave $130,000.00 for the home - in 2012 we gave $140,000.00 for the home 2. Franciscan Family Center- Bethlehem

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The Franciscan Family Center budget covers salaries, utilities, rent, office supplies, maintenance and staff. In 2011 we gave $62,800.00 In 2012 we gave $64,000.00 3. Children Without Borders FFHL continues to fund this program in helping to support the sports programs for our Christian youth. The subsidy pays for the salaries of the coaches, transportation, equipment, and uniform In 2011 we gave $110,000.00 In 2012 we gave $110,000.00 4. ANNUAL CHRISTMAS SHOW Back in 2004, the Director of Terra Santa School in Bethlehem asked FFHL if we would provide the funding to purchase Christmas gifts and toys as well as paying for a Christmas show in the school auditorium for many needy children. We have given over $67,000 to date. In 2011 we gave $10,000.00 In 2012 we gave $10,000.00 5. CHILDREN “MARCH FOR PEACE� BETHLEHEM/JERUSALEM In 2008, the parish priest of Jerusalem approached the foundation asking if we could assist them with a special event where several hundred children would walk from the outskirts of Bethlehem after arriving from Jerusalem to meet several hundred children from Bethlehem so as to show solidarity for peace. In 2011 we gave $15,000.00 In 2012 we gave $15,000.00 6. FRANCISCAN SOCIAL SERVICES- BETHLEHEM This new program of the Custody was established in 2008 is to care for needy families and individuals on a financial, psychological, and medical platform. The provide food coupons, allowances for the elderly, utilities support (water, electricity) and medical assistance. FFHL was asked to participate in one of the above areas and it was decided that we 216


would assist in paying for the medicine needed by the indigent. In 2011 we gave $25,000.00 In 2012 we gave $25,000.00 7. FRANCISCAN FAMILY CENTER- NAZARETH Fr. Amjad Sabarra, pastor of the Church of the Annunciation spoke about the need for a center for the local families of Nazareth‌something along the lines of Franciscan Family Center in Bethlehem. One of the initial programs revolves around social needs of a community. Fr. Amjad hired a learning institute called TUT Coaching and Results Ltd. A representative of the company has been meeting with a group of parishioners for the last six months on social concerns and what is needed to make this center a relevant and dependable entity for the Catholic families of Nazareth. -In 2011 we gave $60,000.00 -In 2012 we gave $60,000.00 HOUSING Since 2001, FFHL has given over $1,900,000.00 for the construction of housing. Hence FFHL has built 18 apartments for the Custody. MAINTENANCE OF THE CONVENT OF THE HOLY SEPULCHER (NEW) One of our major benefactors of FFHL has committed to give the Custody’s foundation $7,200,000.00 (million) for the next twenty (20) years. Each year, FFHL will receive $360,000.00 to pay for the ordinary monthly expenses such as food, salaries, and utilities, medical of our convent at the Church of the Holy Sepulcher. Any extra money from this amount may be used for renovation of the convent. In addition, he plans to increase scholarship grants by $50,000.00 each year. At present he is giving the foundation another $100,000.00 per year for vocational/ technical scholarships. In 2011 we gave $250,000.00 In 2012 we gave $250,000.00 Memorial Hall Since 2009, we have sold 950 plaques and 780 names in the Book of Remembrance Total royalties to FFHL: $86,700.00

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Associazione di Terra Santa (ATS) Relazione del Revisore dei Conti della Associazione di Terra Santa Roma, 13 maggio2012 Il giorno 13 maggio 2012 alle ore 16.00 il Revisore Unico redige la propria relazione al Bilancio chiuso al 31 dicembre 2011 dell’Associazione di Terra Santa avente sede legale in Via Matteo Boiardo n.16. Nel corso dell’esercizio chiuso il 31 dicembre 2011 l’attività di revisore è stata ispirata alle norme di comportamento contenute nelle raccomandazioni emanate dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili. In particolare: * si è vigilato sull’osservanza della legge, dell’atto costitutivo e dello statuto nonché sul rispetto dei principi di corretta amministrazione e funzionamento dell’ente. * si è acquisito conoscenza e vigilato sulle principali attività dell’ente, non rilevando in tal senso alcuna anomalia. * si è valutato e vigilato sull’adeguatezza del sistema amministrativo e contabile, nonché sull’affidabilità di quest’ultimo a rappresentare correttamente i fatti di gestione e a tale riguardo non abbiamo osservazioni particolari da riferire. * si è verificata la rispondenza del bilancio ai fatti ed alle informazioni di cui si è venuti a conoscenza a seguito dell’espletamento dei relativi doveri. La revisione contabile è stata svolta al fine di acquisire ogni elemento necessario per accertare se il bilancio sia viziato da errori significativi e se risulti, nel suo complesso, attendibile. Si ritiene che il lavoro svolto fornisca una ragionevole base per l’espressione del relativo giudizio professionale. Il Bilancio chiuso al 31 dicembre 2011, che viene sottoposto alla Vostra approvazione, presenta un risultato gestionale per l’esercizio 2011 pari a € 6.488,33. Si espongono i dati riepilogativi del bilancio redatto al 31.12.2011 : Stato Patrimoniale attivo 31/12/2011 218


Immobilizzazioni immateriali Immobilizzazioni materiali Immobilizzazioni finanziarie Crediti Disponibilità liquide Ratei e risconti attivi

€ 0,00 € 815,28 € 0,00 € 16.940,00 € 237.550,08 € 99.000,00

TOTALE ATTIVO

€ 354.305,36

Stato Patrimoniale passivo 31/12/2011 Patrimonio netto Fondo di dotazione € 43.918,70 Riserve accantonate negli esercizi precedenti € 299.763,61 Avanzo (Disavanzo) di gestione dell’esercizio € 6.488,33 Totale patrimonio netto

€ 350.170,64

Debiti

TOTALE PASSIVO

€ 354.305,36

4.134,72

Il conto economico presenta i seguenti valori: Conto Economico

31/12/2011

Proventi e ricavi da attività tipiche € 2.048.550,92 Proventi finanziari e straordinari € 1.180,94 Uscite e oneri operativi correnti tipiche € 2.036.274,28 Oneri finanziari e straordinari € 4.278,02 Imposte e tasse dell’esercizio € 2.691,23

Avanzo del periodo

6.488,33

A mio giudizio, non vi sono elementi che possano far ritenere da quanto verificato che il bilancio/rendiconto non sia conforme alle norme che ne disciplinano i criteri di redazione, rappresenti in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria ed il risultato economico per l’esercizio chiuso al 31 dicembre 2011 . 219


Ciò considerato, propongo al Consiglio Direttivo dell’Associazione di Terra Santa di approvare il bilancio chiuso il 31 dicembre 2011, così come redatto dagli amministratori. Il Revisore dei Conti D.ssa Marina Cecere

I PROGETTI IN CORSO NEL 2012 Emergenza, Educazione, Sviluppo Le attività nell’ambito di quest’area comprendono: - interventi di sostegno alle fasce più deboli: anziani, infanzia, famiglie povere, persone con disabilità minoranze e popolazioni in caso di conflitti; - interventi educativi: supporto alle scuole di Terra Santa, sviluppo attività di formazione professionale. 1. Emergenza Educativa nei Territori Palestinesi 2. Betlemme Emergenza Bambini e Famiglie - Campagna Natale 2012 3. Betlemme è anche Anziana 4. Magnificat, Musica nella Città Santa 5. Formazione di Formatori - disabilità 6. Gerico, aiuto ai cristiani 7. Emergenza Egitto 8. Emergenza Siria - Campagna comunicazione online e tentativi con donatori istituzionali (EU-MAE) Memoria e Cultura - Luoghi Santi Conservazione e valorizzazione aree archeologiche e santuari, tutela patrimonio archivistico e museale, materiale informativo. 1. Pietre della Memoria, Case di Gerusalemme 2. Archeologia per lo sviluppo, progetto Sebastia 3. Progetto Biblioteche (San Salvatore e SBF) 4. Terra Sancta Christian Museum - progetto di conservazione e valorizzazione 5. Basilica del Getsemani: conservare il passato e formare il futuro I progetti dell’area Memoria e Cultura vengono realizzati con il contributo scientifico ed in stretta collaborazione con i padri biblisti e archeologi dello Studium Bilblicum Franciscanum (SBF). 220


LE RISORSE UMANE I COLLABORATORI L’operatività di ATS pro Terra Sancta è assicurata stabilmente da un piccolo staff di collaboratori stabili e da numerosi collaboratori ed esperti coinvolti su base occasionale. Il coinvolgimento in ATS pro Terra Sancta richiede un’adesione su base “ideale” oltre che professionale. Solo la coscienza di un servizio libero e gratuito alla Terra Santa e alla Chiesa può sostenere e dare ragioni per adempiere il servizio richiesto. I VOLONTARI Molte attività vengono svolte con il contributo tecnico e scientifico di volontari professionisti del campo educativo, dell’archeologia, della comunicazione e dei media. Coinvolgiamo volontari di tutte le età, provenienti da vari paesi. Lavoro svolto dall’Italia, in Europa e a Gerusalemme Rapporti con i donatori Istituzionali Pubblici: i ministeri, le regioni, i comuni, le Nazioni Unite, la Comunità Europea. Rapporti con i donatori Istituzionali Privati: le fondazioni bancarie, le Caritas, le grandi ong. Cerchiamo inoltre di lavorare con le Aziende e di promuovere i progetti diffondendo dei Prodotti Artistici. È importante intensificare il lavoro con le aziende definendo assieme operazioni di corporate social responsability legate alla Terra Santa. I nostri progetti, per il loro valore e la loro unicità, promettono un buon ritorno d’immagine ed un duraturo nesso, nella storia, del proprio nome alla rinascita di luoghi e progetti molto significativi. Coordinamento della comunicazione online, fonte di tanti contatti, incontri, richieste. Si cerca di coinvolgere gruppi di amici pro Terra Sancta, legati a parrocchie, scuole, associazione locali. Comunicazione verso… • I Frati della Custodia di Terra Santa; • I collaboratori, volontari e amici della Custodia di Terra Santa; • Gli opinion leader e i media; • I pellegrini e chiunque abbia visitato la Terra Santa; • Il grande pubblico. Comunichiamo con il desiderio di… • Far conoscere la Custodia di Terra Santa e le attività svolte da ATS pro Terra Sancta; 221


• Condividere e far conoscere i risultati e gli impatti sociali e culturali dei progetti realizzati; • Mantenere regolarmente informati i donatori e tutte le persone coinvolte nella realizzazione delle attività dei nostri progetti; • Stimolare il coinvolgimento di tutti gli amici per accogliere correzioni e suggerimenti per nuove proposte.

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Dal Discretorio del 2 ottobre 2012 Gerusalemme San Salvatore 1. Attività della Curia Il Custode ha visitato le comunità di formazione in Italia a Montefalco e La Verna. In seguito ha fatto una serie di conferenze e incontri con la Conferenza Episcopale in India e ha incontrato le realtà dei frai minori presenti nel paese. 2. Revisione delle Tavole di Famiglia a. Fra Gregory Giannoni, è stato assegnato dalla fraternità del Santo Sepolcro, Gerusalemme, alla fraternità di Washington D.C., Stati Uniti. b. Fra Pierre Richa, è stato assegnato dalla fraternità del Memoriale di Mosè, Monte Nebo, Giordania, alla fraternità del Santo Sepolcro. È nominato: Secondo sagrestano. c. Fra Haroutioun Samouian, è stato assegnato dalla fraternità del Cenacolino, Gerusalemme, alla fraternità di Santa Caterina, Betlemme, Autorità Palestinese. È nominato: Responsabile del Campo dei Pastori. d. Fra Lawrance Coblavie è stato assegnato dalla fraternità di San Giovanni Battista, Ain Karem, Gerusalemme, alla fraternità di San Salvatore, Gerusalemme. È nominato Responsabile dell’Ufficio degli oggetti religiosi. 3. Varie a. Approvato il Proprio di Terra Santa proposto da fra Stéphane Milovitch ofm b. Revisione dei voti e delle delibere del Capitolo Custodiale 2010 Numeri di telefoni Monte Tabor e Mondo X Si comunica che i seguenti numeri di telefono e fax di Monte Tabor e Mondo X sono in funzionamento Monte Tabor: Tel. 04 662-0720 / 04 676-5107 / 04 667-6300 Fax: 04 673-5466 / 04 667-6311 Mondo X: Tel. 04 677-2486 / 04 667-6322 Fax: 04 662-0518 / 04 667-6312 223


Nomina P. Vincenzo Ianniello, attuale guardiano del convento dell’Assunzione della B.V.M., Musky, Egitto, è stato nominato Visitatore Generale per la Provincia della Sacra Famiglia in Egitto. ESERCIZI SPIRITUALI GOVERNO OFM CONVENTUALI M.R.P. Marco TASCA, Italia, Ministro Generale M.R.P.Jerzy NOREL, Polonia, Vicario Generale R.P. Vincenzo MARCOLI, Italia, Segretario generale R.P. Valentín REDONDO, Spagna, As. Europa Med. R.P. Tadeusz ŚWIĄTKOWSKI, Polonia, As. Africa R.P. John Lee WINKLER, USA, As. Area inglese R.P. Seung Jae BAEK, Korea, As. Area asiatica R.P. Jacek CIUPIŃSKI, Polonia, As.Europa Est R.P. Miljenko HONTIĆ, Croazia, As. Europa C. R.P. Jorge Rolando FERNÁNDEZ, Argentina, As. America Latina

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Dal Discretorio del 13 dicembre 2012 Gerusalemme San Salvatore Il Discretorio di Terra Santa si è riunito a Gerusalemme, presso la Curia Custodiale, il giorno 13 Dicembre, per l’ultima riunione dell’anno. La sessione è stata presieduta dal Visitatore Generale, padre Renato Beretta, ofm. Tra i diversi argomenti, il Discretorio ha discusso del rapporto della Custodia con l’Obra Pia del los Santos Lugares, del governo di Spagna, con particolare riferimento alla questione dell’Oliveto di Ramle; si è poi parlato dell’accordo con l’Università Cattolica di Betlemme, in relazione all’acquisizione della proprietà chiamata Mount of David. Si sono discusse anche alcune questioni personali e si è poi ratificato il trasferimento presso la comunità di Giaffa S. Antonio di fra Carlos SANTOS ofm, nuovo missionario francescano delle Filippine. Sarà addetto alla parrocchia, con particolare attenzione alla comunità filippina di Tel Aviv. Si è poi passati a discutere del cammino di preparazione al prossimo Capitolo Custodiale. In particolare, in ottemperanza agli articoli 3-4 dell’Ordinamento del Capitolo Custodiale, il Discretorio ha nominato tre frati, i quali insieme al Visitatore Generale e il Discretorio costituiscono il Comitato Capitolare, che presiederà a tutte le decisioni necessarie alla preparazione del Capitolo. La questioni economiche sono rimandate al Discretorio seguente. Fra Noel Muscat, ofm Pro-Segretario di Terra Santa

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Comunicazioni della Segreteria Lettera d’auguri per la nomina di Monsignor Maroun Elias Lahham Gerusalemme, 24 gennaio 2012 Prot: BA-15-RV/12 Signor Vescovo Monsignor Maroun Elias Lahham Ausiliare e Vicario Patriarca di Gerusalemme dei Latini per la Giordania, Sede Vescovile Medaba Giordania -------------------------------“ Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce”. Prima Lettera di Pietro 5, 2-4

Vostra Eccellenza Reverendissima. Apprendo con gioia la notizia della Vostra recente nomina ad Ausiliare e Vicario del Patriarca di Gerusalemme per le Chiese dei Latini di Giordania. Insieme ai frati della Custodia di Terra Santa, desidero porgere sentite felicitazioni per il nuovo importante incarico. Con spirito di collaborazione, saremo vicini nel Vostro operare a sostegno delle Chiese locali, chiamate a un rinnovato slancio missionario; per diffondere il messaggio di speranza alla società, in continua trasformazione, dove la libertà religiosa sembra 227


essere, ingiustamente, limitata. Con sentimenti di devozione e cordialità fraterna, auguriamo ogni bene nel Signore.

Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa

Fra Pierbattista Pizzaballa, ofm Custode di Terra Santa

Volontariato in Custodia di Terra Santa Gerusalemme, 14 marzo 2012 Prot. CA-73-CL/12 A tutti i superiori, guardiani, responsabili dei vari servizi Oggetto: volontariato in Custodia di Terra Santa Cari fratelli, Pace e Bene! Con la presente desidero comunicarvi alcune decisioni prese riguardo il servizio di volontariato, così prezioso e utile per la Custodia, ma nello steso tempo impegnativo e complicato da gestire. Le persone disponibili a prestare servizio di volontariato in Custodia sono fra le più variegate, giovani e meno giovani; comunque persone generose che mettono a disposizione il proprio tempo e la propria energia per servire, là dove i bisogni sono più evidenti, a prescindere da qualsiasi soluzione proposta o impegno loro richiesto. A volte capitano anche casi di persone spinte da desideri irrazionali o attratte dal fascino della terra in cui viviamo. Sta a noi comprenderne lo spirito e le motivazioni. Riceviamo, quasi ogni giorno, proposte, ma non sempre siamo in grado di rispondere positivamente. Da anni, tanti di voi mantengono lodevolmente rapporti con le proprie province o città di origine, avvalendosi dell’aiuto di volontari, che non gravano sull’economia della Custodia ma, al contrario, vanno considerati come un valore aggiunto. Queste persone giungono a noi per fare esperienza della Terra Santa, per aiutare con spirito di 228


servizio i frati che spendono qui la loro vita, per essere di aiuto nei vari bisogni della Custodia. I volontari però portano con sé anche un bisogno di accompagnamento e di gratitudine, che bisogna sapere esprimere. Spesso, infatti, insieme alla richiesta di esperienza di volontariato, c’è anche un desiderio di approfondimento e di discernimento, di carattere spirituale o anche vocazionale. Questo aspetto non è sempre tenuto in debita considerazione. È bene, inoltre, anche fare alcune considerazioni riguardanti la loro accoglienza. Ogni volontario ha un costo: vitto, alloggio, spese mediche, assicurazioni, trasporto… È ingenuo pensare che volontario sia sinonimo di lavoro donato gratuitamente e che quindi non ci siano spese. Spesso si accolgono nelle nostre case e/o attività, persone che poi ci si accorge di non riuscire ad accompagnare propriamente, lasciando poi alla “Custodia” di risolvere gli eventuali problemi. Per questa ragione è stato approntato un testo di riferimento, che servirà come criterio per accogliere nel futuro i volontari presso le nostre strutture. È necessario, insomma, chiarire la situazione attuale per stabilire alcune regole, volte a migliorare e uniformare le procedure di accoglienza e il trattamento dei volontari, che arrivano per supportarci nel nostro lavoro. Ogni Convento e/o realtà della Custodia dovrà essere indipendente, nell’individuazione dei bisogni, nella selezione dei volontari e nella loro totale gestione (viaggio, ospitalità, affidamento dei compiti, affiancamento spirituale). Alla presente viene allegato un modello di linee guida, con preghiera di volersi attenere alla prassi suggerita. Al Segretario di Terra Santa, fra Silvio R. DE LA FUENTE (e collaboratori), è affidato il compito di seguire le fasi burocratiche per i permessi di soggiorno e la stipula delle polizze assicurative. Per quanto riguarda i volontari che prestano servizio a Gerusalemme (Convento di San Salvatore, Curia, SBF, Biblioteca, Magnificat, ATS, FMC, ecc.), normalmente ospitati a Maria Bambina, anticipiamo che le condizioni, al momento applicate, avranno validità fino e non oltre il prossimo dicembre 2012. È sottinteso che a Maria bambina resteranno sempre disponibili gli spazi riservati all’accoglienza di pellegrini a piedi, gruppi di pellegrini e/o giovanili, in visita alla Terra Santa, con poche risorse economiche. Il coordinamento degli spazi di Maria Bambina è delegato a Ettore SORANZO che risponderà alle vostre richieste. In ogni caso, prima di definire la scelta del volontario, sarà buona cosa segnalare al Custode e alla Segreteria Custodiale una breve scheda informativa affinché si possano verificarne le caratteristiche e confermarne il gradimento. Fraternamente.

Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa

Fra Pierbattista Pizzaballa, ofm Custode di Terra Santa 229


Situazione in Siria Gerusalemme, 19 marzo 2012 Pace e bene! Desidero rendervi noto che la situazione in Siria sta degradando e ieri è arrivata ancora una volta a lambire la nostra vita e le nostre attività. Nell’esplosione avvenuta ieri 18 marzo, in Aleppo, è rimasto coinvolto il nostro Convento di Er Ram, dedicato alle attività di oratorio per i bambini del quartiere. L’esplosione è avvenuta proprio sul nostro muro di cinta che è parzialmente crollato, come pure è crollato parte del muro della chiesa. Le finestre e gli altri infissi sono tutti andati completamente distrutti. La provvidenza ha voluto che pochi minuti prima dell’esplosione Padre Shadi Bader, che era in sede con un bel numero di bambini, decidesse di chiudere le attività in anticipo. Pochi minuti dopo la chiusura, l’esplosione ha distrutto tutto. Bastava un ritardo di qualche minuto, e sarebbe stata una strage. Il ricordo e la preghiera solidale va a tutti i nostri confratelli di Siria. Chi desidera, può esprimere solidarietà ai nostri confratelli. In unione di preghiera

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Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa

Fra Pierbattista Pizzaballa, ofm Custode di Terra Santa


Riforma Liturgica per la Settimana Santa al Santo Sepolcro Gerusalemme, 21 marzo 2012 Prot. CA-85-RT/12 Carissimi fratelli Pace e Bene! Con la presente desidero comunicarvi che la Santa Sede ha approvato la Riforma Liturgica per la Settimana Santa al Santo Sepolcro. Ringraziamo il Signore per il sostegno elargito, anche in questo gravoso compito, affidatoci dalla Sede Apostolica, che ci ha impegnato per molti anni. Pur consapevole che il risultato non è quello sperato, ma il massimo che abbiamo potuto ottenere, data la situazione imposta dallo Status Quo. Ritengo utile e istruttivo ripercorrere, in breve, il cammino finora compiuto. Nel 1955, a seguito della Riforma Liturgica della Settimana Santa, la Custodia di Terra Santa cercò di introdurre i nuovi riti nella Basilica del Santo Sepolcro; purtroppo senza successo, causa gli orari delle comunità conviventi nella Basilica, regolati dallo Status Quo. Su richiesta del Custode di allora, la Santa Sede concesse l’indulto per celebrare secondo il vecchio rito. La situazione, comunque insoddisfacente e poco agevole per tutti i soggetti coinvolti, ha portato, lentamente, a mischiare i riti vecchi con quelli nuovi ottenendo una sorta d’ibrido liturgico. Dal 1986, la Commissione Liturgica della Custodia di Terra Santa, ha lavorato per adattare la liturgia della Settimana Santa ai nuovi libri liturgici, alla particolarità del luogo, alle tradizioni proprie della liturgia di Gerusalemme, alle esigenze pastorali del nostro tempo. Perciò, riti e ordini dei nuovi libri liturgici, furono adeguati a orari e spazi celebrativi, senza mai rinunciare ai diritti della Chiesa Cattolica nel Santuario. Questo lavoro ha comportato il coinvolgimento, non solo di diversi esperti, ma anche della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, del Delegato Apostolico e del Patriarca Latino. Il progetto della riforma della Settimana Santa, predisposto in tre volumi (Messale, Lezionario e Uffici) fu approvato dalla Commissione Liturgica l’11 marzo 1996, 231


alla presenza del Custode. Il 28 marzo 1996 fu presentato al Patriarca Latino e, il 16 dicembre 1996, fu inoltrato alla Santa Sede. Il 5 marzo 1997, il Segretario di Stato, Cardinal Angelo Sodano, comunicò alla Custodia l’approvazione concessa, ad experimentum, al Progetto e, in un allegato, una serie di modifiche richieste dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Il 23 di marzo 1997, in coincidenza con la Domenica delle Palme, fu inaugurato il nuovo Ordo della Settimana Santa. Il 15 febbraio 2010, trascorsi gli anni di sperimentazione, la Commissione incaricata, inviò alla Santa Sede le informazioni del caso (corredate da aggiunte, suggerimenti e correzioni), insieme alla richiesta di approvazione definitiva della riforma. Il 12 ottobre 2011 il Segretario di Stato, Cardinale Tarcisio Bertone, comunicava l’approvazione perdurante dello Status Quo per le “Celebrationes Hebdomadæ Sanctæ in Sancto Sepulcro Domini Nostri Jesu Christi” (Missale-LectionariumOfficia). Lieti di questo risultato, uniti nella preghiera, potremo percorrere insieme il cammino di fede che ci conduce alla Pasqua di Resurrezione.

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Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa

Fra Pierbattista Pizzaballa, ofm Custode di Terra Santa


Programma Discretorio di fine anno Gerusalemme, 21 maggio 2012 Prot. BA-96-RT/12 Rev.di Padri Presidenti delle Segreterie e attività CTS Loro Sedi ----------------------------Fratelli carissimi, in vista del Discretorio di fine anno sociale (appuntamento ormai stabile per tutte le attività della Custodia), vi comunico il programma, in modo che possiate organizzarvi di conseguenza. Il Discretorio di fine anno sociale è diventato un momento di verifica importante, al quale è bene prepararsi adeguatamente. Il programma presentato di seguito è orientativo e all’ultimo minuto potranno esserci cambiamenti. Si possono comunicare al Segretario eventuali suggerimenti e/o dimenticanze. Vi comunico queste date e il programma per tempo, per non sentirci dire, com’è accaduto in passato, che non si sapeva. Il Discretorio conta sulla vostra collaborazione. I presidenti dovranno comunicare con i responsabili dei diversi settori assegnati alle loro segreterie (parrocchie, scuole, case nove, santuari, ecc.) e farsi dare per iscritto un sommario delle loro attività e invitarli alla riunione con il Discretorio, al quale si presenterà il lavoro svolto. Vi sarà prima una presentazione del Presidente della Segreteria; in seguito i vari responsabili di settore parleranno in specifico delle loro attività. Si concluderà con un dialogo/scambio con il Discretorio. È necessario che vi sia una relazione scritta di tutto quello che si presenta, come ogni anno. La relazione dovrà essere inviata in Segreteria entro il 20 giugno. Vi ringrazio della collaborazione. Lunedì 2 luglio Sessione antimeridiana Ore 8,30. Segreteria Formazione e Studi (Segretario con i membri della Segreteria presenti in Terra Santa): aspirandato, postulato, noviziato e seminario. Quanti escono dal Seminario e loro prospettive, chi esce e dove per l’anno francescano e linguistico, chi lascia il Seminario per Ain Karem o Cenacolino. Ore 10,30. Formazione Permanente. Valutazione dell’anno trascorso. Verifica degli incontri fatti. Programmazione dell’anno prossimo. 233


Sessione pomeridiana Ore 15,00. Segreteria Evangelizzazione. Il Presidente presenterà il lavoro della Segreteria. Saranno presenti rappresentanti dei diversi settori (parrocchie, GPIC, scuole, lavoratori stranieri). Ore 16,30. Segreteria Luoghi Santi. Il Presidente presenterà il lavoro svolto durante l’anno per una valutazione. Saranno presenti i responsabili dei diversi settori (liturgia, santuari, CIC, Case Nove, Animazione pellegrini). Martedì 3 luglio Sessione antimeridiana Ore 8,30. Segreteria per gli Affari Economici. Presente il Padre Economo con tutta la SAE, si discuterà del lavoro svolto nell’anno trascorso e si programmerà l’anno venturo. Nel corso della riunione si approverà il bilancio 2011. Sessione pomeridiana Ore 15,00 Incontro con: Ufficio legale della Custodia. Ufficio Tecnico Custodiale. Ufficio Case e proprietà. Responsabile Tipografia. Responsabile Lavanderia e Sartoria. Mercoledì 4 luglio Sessione antimeridiana Ore 8,30. Incontro con: Magnificat. FFHL. ATS. FMC. Internet. Sessione pomeridiana Libero per incontri e chiarimenti Giovedì 5 e Venerdì 6 luglio Sessione ordinaria del Discretorio e valutazioni finali. Fraternamente.

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Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa

Fra Pierbattista Pizzaballa, ofm Custode di Terra Santa


Decreto celebrazione Messe Basilica di Nazareth Gerusalemme, 28 maggio 2012 Prot. AA-35-RC/12 Reverendissimo Padre Pierbattista Pizzaballa ofm Custode di Terra Santa al Reverendo Padre Ricardo Bustos, ofm Guardiano Convento dell’Annunciazione Rettore della Basilica Nazareth DECRETO - Facendo seguito alle mie precedenti lettere (Prot. AA-24-RT/12, AA-34-RT/12) riguardo alla celebrazione delle sante messe dei gruppi di pellegrini nella Basilica inferiore, - Al fine di consentire a tutti i gruppi in maniera costante di potere accedere alla Basilica inferiore e sostare in preghiera davanti alla grotta, - Tenendo presente le diverse proposte emerse, DISPONGO che la celebrazione delle messe per i gruppi, nel santuario dell’Annunciazione in Nazareth, sia come segue: 1. Per tutto l’anno, davanti alla Grotta, in via ordinaria - fatta eccezione per la messa conventuale e le messe parrocchiali - non si potranno più avere celebrazioni dopo l’apertura ufficiale del Santuario, cioè dopo le ore 8,00 antimeridiane. 2. I gruppi celebreranno nella Basilica superiore, che dovrà quindi essere preparata per la celebrazione di gruppi di diversa grandezza. Tale disposizione si dovrà mantenere nonostante le prevedibili iniziali incomprensioni. La Basilica inferiore dovrà comunque mantenere un carattere sacro, evitando quindi, come ora, spiegazioni in Basilica e curando il silenzio e la preghiera. Nonostante qualsiasi opinione contraria.

Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa

Fra Pierbattista Pizzaballa, ofm Custode di Terra Santa 235


Richiesta di preghiera per la pace in Siria Gerusalemme, 15 giugno 2012 Prot. AA-38-RT/12 Ai religiosi della Custodi di Terra Santa Loro Sedi ----------------------------Fratelli carissimi, il Signore vi dia pace! In questi ultimi mesi la situazione nel Medio Oriente si è fatta ancora una volta incandescente e tante nuove ed antiche paure si sono ripresentate alla nostra coscienza. Senza volere escludere nessuno, penso in particolare ai nostri fratelli della Siria, con i quali abbiamo una particolare relazione di vicinanza, e che stanno vivendo un momento assai difficile. Purtroppo non possiamo fare molto per loro, poiché ci troviamo in situazioni che non possiamo dominare. Possiamo al contrario evitare di farci dominare da queste stesse situazioni, evitando di cadere nella sfiducia. Il nostro primo dovere è la preghiera. Sono certo che tutti lo stiamo facendo, ma penso che sia giunto il momento di farlo anche come comunità, prevedendo tempi ancora più difficili. La nostra unica risorsa è rivolgere il nostro sguardo al Padre delle Misericordie, e lasciarci guidare da Lui. Prego, dunque, i guardiani e superiori delle rispettive comunità, a loro discrezione, di trovare un modo per pregare insieme per la pace, per la Terra Santa in generale e per la Siria in particolare. A questo proposito, alcuni confratelli hanno preparato un piccolo sussidio per le invocazioni e intercessioni della Liturgia delle Ore, che allego alla presente e che mi auguro possa essere di aiuto. La presente richiesta non verrà pubblicata sui nostri organi di informazione. Richiamandoci al Vangelo (Mt 6, 5-6) credo che sia bello che rimanga un gesto “nostro”, di famiglia, che vuole rimanere nel segreto della nostra casa. Ringraziandovi della vostra comprensione, vi auguro ogni bene nel Signore Gesù. Fraternamente. 236

Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa

Fra Pierbattista Pizzaballa, ofm Custode di Terra Santa


Preghiera per la pace Lodi Nelle formule rivolte al Padre: Guarda i popoli sofferenti della Terra Santa e della Siria, - e trasformali in costruttori coraggiosi del Tuo Regno di giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. Nelle formule rivolte al Figlio: Tu, Risorto dai morti, hai lasciato alla tua Chiesa il dono della pace, - fa’ di noi testimoni di questo dono per operare con verità in mezzo alle sofferenze che lacerano i popoli della Terra Santa e della Siria. Vespri Nelle formule rivolte al Padre: Tu che, nel Tuo Figlio, ti sei mostrato Padre di tutti gli uomini, a qualunque popolo, lingua o cultura essi appartengano, - infondi il Tuo Spirito su coloro che hanno in mano la sorte del popoli, perché promuovano veramente la concordia, la giustizia e la dignità dell’uomo. Nelle formule rivolte al Figlio: Gesù, Parola di Verità e Testimone fedele, che hai accolto la sofferenza e la morte per salvarci, - donaci il Tuo Spirito, perché, in mezzo alle violenze che affliggono i popoli della Terra Santa e della Siria, possiamo testimoniare con coraggio Te, Unica Verità che ci rende liberi.

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Abolizione Legati delle Sante Messe in Custodia Gerusalemme, 30 giugno 2012 Prot. AA-41-RT/12 Alla cortese attenzione dei Religiosi della Custodia di Terra Santa Loro Sedi ----------------------------Fratelli carissimi, il Signore vi dia pace! In alcune nostre case religiose e specialmente al Santo Sepolcro, sono ancora in vigore diversi Legati di Sante Messe, alcuni anche abbastanza onerosi. Hanno segnalato tale situazione alcuni guardiani ed è stata constatata anche nelle diverse visite canoniche di questi ultimi anni. Tali legati non hanno più alcun fondo economico e non è più possibile rintracciare i discendenti delle persone coinvolte. Si tratta nella maggior parte dei casi di retaggi storici antichi (il legato più antico risale al sec. XV), legati a famiglie reali o aristocratiche del passato. Tenendo presente che al Santo Sepolcro si celebra ogni giorno una messa per i benefattori e che tutti i sacerdoti della Custodia celebrano individualmente ogni mese quattro messe per i benefattori, ho chiesto alla Sede Apostolica di abolire i suddetti legati. Con rescritto del 20 giugno scorso (prot. 201221854), la Congregazione per il Clero ha abolito tutti i legati nella Custodia di Terra Santa. Con la presente comunico quindi a tutti i guardiani e superiori interessati che da questa data non si è più tenuti a celebrare i legati fino ad oggi prescritti e chiedo che i registri dei legati siano portati all’archivio custodiale, per la loro conservazione. Ringraziandovi della collaborazione, vi auguro ogni bene nel Signore Gesù. Fraternamente.

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Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa

Fra Pierbattista Pizzaballa, ofm Custode di Terra Santa


Calendario Riunioni Discretori 2012/2013 Gerusalemme, 7 luglio 2012 Prot. BA-154-RT/12 Ai religiosi della Custodia Loro Sedi ----------------------------Fratelli carissimi, il Signore vi dia pace! Come ogni anno, vi comunico le date delle riunioni dei prossimi Congressi Discretoriali, così che possiate organizzarvi per le varie richieste che dovessero eventualmente interessare il Discretorio. Approfitto della presente per comunicarvi che la Segreteria per gli Affari Economici si riunisce generalmente due settimane prima di ogni riunione del Discretorio, per valutare eventuali richieste di carattere amministrativo e dare un parere consultivo al Discretorio stesso. Prego inoltre i guardiani delle fraternità interessate, di prendere nota delle località in cui si celebrerà il Discretorio. Queste le date: 2012 02 Ottobre: Gerusalemme: San Salvatore 15 Novembre: Betlemme: Santa Caterina 13 Dicembre: G erusalemme: San Salvatore 2013 23-24 Gennaio: Giaffa: San Pietro 28 Febbraio: Gerusalemme: S. Salvatore 18 Aprile: Ain Karem: San Giovanni del Deserto 30 Maggio: Gerusalemme: San Salvatore Fraternamente fra Silvio R. De La Fuente ofm Segretario di Terra Santa

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Sintesi verbale del Discretorio di fine anno Gerusalemme, 7 luglio 2012 Prot. AA-44-RT/12 A tutti i religiosi della Custodia di Terra Santa Loro Sedi ---------------------------Fratelli carissimi, il Signore vi dia pace! Il Discretorio Custodiale, sotto la presidenza del Padre Custode durante i giorni 2-5 luglio 2012, si è riunito nella Curia Custodiale per il Congresso Discretoriale di verifica annuale e prendere visione globale dei vari settori di attività della Custodia di Terra Santa. Sono state giornate intense di lavoro e, soprattutto, di ascolto dei molti fratelli che ci hanno informato, riguardo alle loro attività, nei vari settori di apostolato e nelle diverse segreterie. A tutti loro e ai fratelli che con essi collaborano e hanno fornito il materiale su cui abbiamo riflettuto, va il nostro sentito ringraziamento e apprezzamento, per il grande bene che continuano a compiere a favore della nostra missione in Terra Santa; non soltanto nel centro della Custodia, ma anche nelle situazioni, non sempre facili, della nostra presenza nelle zone periferiche. In questo momento il nostro pensiero è rivolto, in modo speciale, ai confratelli della Regione San Paolo che vivono e lavorano in Siria; ci sentiamo uniti a loro nella preghiera ed esprimiamo ammirazione per la costante, fedele presenza che dimostrano nell’affrontare la vita quotidiana, nonostante le innumerevoli difficoltà di ogni giorno. I cinque giorni di lavoro erano dedicati, come di consueto, oltre al lavoro ordinario del Discretorio e all’ascolto delle varie relazioni presentate, alla verifica dei lavori svolti durante quest’anno in corso. Siamo sempre più consapevoli dell’importanza di tale ascolto, che ci consente di avere una visione, più chiara e globale, della nostra presenza e missione in Terra Santa, anche in vista dell’ormai prossima preparazione al Capitolo Custodiale, che celebreremo fra circa un anno. La relazione del Segretario per la Formazione e Studi, ha evidenziato un quadro 240


generale della situazione attuale della pastorale vocazionale, nelle varie zone della Custodia, così come dei candidati in formazione nelle case di accoglienza, di postulato a Montefalco, di noviziato a La Verna e nel seminario di San Salvatore a Gerusalemme. Abbiamo apprezzato gli sforzi compiuti durante questi anni per migliorare la qualità dell’animazione vocazionale, che sta dando i suoi frutti; ringraziamo il Signore per un numero discreto e stabile di vocazioni che continuano ad arrivare e perseverare nella nostra entità. Nello stesso tempo, continueremo ad affrontare le sfide della precarietà inevitabile della nostra vita, che ci richiede di essere dinamici e flessibili nell’adattarci a nuove sfide che includono, l’internazionalità, l’appartenenza a vari riti, la preparazione professionale dei formatori. Dobbiamo anche far fronte ai nuovi problemi durante la formazione iniziale, legati all’educazione per l’uso corretto dei mezzi di comunicazione di massa, tendenti all’individualismo, frutto della cultura in cui viviamo. Il Moderatore per la Formazione Permanente, ha presentato un quadro dettagliato dell’attività svolta durante quest’anno, nell’ambito del programma triennale di formazione permanente presentato a tutta la Custodia. Abbiamo apprezzato gli sforzi lodevoli che il Moderatore compie personalmente, non soltanto per coordinare un programma assai complesso d’incontri, esercizi spirituali, capitoli locali e zonali, ecc., ma anche per animare le singole fraternità nelle varie Regioni della Custodia, particolarmente le fraternità più piccole poste in periferia. Ci rendiamo conto dell’importanza degli incontri organizzati per settori: guardiani, economi, parroci, sacrestani, direttori scuole, nuovi missionari; così come per gli incontri formativi per i frati più giovani, che richiedono un accompagnamento specializzato, nei primi passi del loro ministero. Prendiamo atto di alcune difficoltà legate alla nostra qualità di vita, specialmente il problema della solitudine che affrontano alcuni confratelli, sia nelle grandi, sia nelle piccole comunità. Siamo consapevoli e convinti che lo sforzo per curare la formazione permanente abbia già portato buoni frutti; sforzo apprezzato, anche dal Governo generale dell’Ordine e dallo stesso Ministro Generale che insiste, giustamente, affinché la formazione permanente sia l’humus della formazione iniziale. La relazione della Segreteria per l’Evangelizzazione ha toccato diversi settori importanti del nostro ministero nella Custodia. Questi settori includono le parrocchie, le scuole, il ministero tra le varie comunità cristiane di stranieri, la cura pastorale dei cristiani locali, il dialogo ecumenico, il dialogo con il mondo ebraico e islamico, il lavoro di giustizia, pace e salvaguardia del creato. 241


Ci rendiamo conto della complessità di un tale lavoro e della difficoltà per coordinare, in modo efficace, tanti sforzi che coinvolgono molte persone e altrettante energie. Apprezziamo gli sforzi che ciascuno compie nel suo specifico settore di apostolato, ma non possiamo dimenticare le priorità che investono, per ragioni storiche e per la presenza continua di noi frati in Terra Santa, le nostre parrocchie e le nostre scuole. Auspichiamo sia possibile, nel prossimo futuro, stilare un progetto pastorale per le nostre parrocchie, seguendo le indicazioni che saranno proposte nella prossima pubblicazione dell’Esortazione Apostolica, di Papa Benedetto XVI, sulle Chiese in Medio Oriente. Nel campo dell’educazione giovanile nelle nostre scuole, anche se apprezziamo gli sforzi continui spesi per creare un miglior coordinamento tramite l’Ufficio Centrale per le Scuole di Terra Santa, ci rendiamo contro che il settore non è ancora, pienamente funzionante, come avremmo desiderato. Lodiamo gli sforzi per aggiornare le strutture materiali (edifici scolastici e sussidi educativi) delle nostre scuole in Israele, Territori Palestinesi, Giordania, Libano e Cipro, mirati ad affrontare le nuove sfide della società civile in campo educativo, non soltanto in Terra Santa, ma anche nelle altre zone dove la Custodia gestisce le sue scuole. La relazione della Segreteria per i Luoghi Santi, tocca il punto fondamentale della nostra presenza in Terra Santa, cioè, quello della cura e animazione dei Luoghi Santi e dei pellegrini che li frequentano. Abbiamo preso atto della complessità e intensità del lavoro in questo campo, dello sforzo compiuto da tanti frati che si dedicano, a tempo pieno, a quest’apostolato: liturgisti, cerimonieri, guardiani, sacrestani, assistenti nei santuari, confessori, ecc. Apprezziamo l’ottimo lavoro svolto per pubblicare sussidi liturgici per le peregrinazioni e fornire, nei diversi santuari, abiti, vasi e libri liturgici per una più degna celebrazione della liturgia. La cura dei pellegrini, particolarmente l’accoglienza che ricevono, nei nostri Santuari e durante gli incontri con il Padre Custode, con il Vicario Custodiale e con molti altri frati, che si prestano a questo prezioso servizio, rimane il marchio caratteristico della nostra presenza francescana in Terra Santa. In questo campo, non dobbiamo dimenticare il servizio generoso svolto dai nostri fratelli che gestiscono le Case Nove, dove alloggiano molti gruppi di pellegrini. Il lavoro di animazione, tramite Christian Information Centre, ha continuato a essere un elemento indispensabile per l’organizzazione complessa dei momenti liturgici e altri servizi per i gruppi di pellegrini; l’introduzione di un nuovo sistema di database per la prenotazione delle Messe nei Santuari, è un altro passo in avanti nella professionalità d’accoglienza, che siamo chiamati a offrire a tutte le persone che visitano e pregano nei Santuari. 242


La celebrazione del Congresso dei Commissari di Terra Santa, si è dimostrata occasione unica, per affermare l’importanza specifica e indispensabile del lavoro dei Commissari. Ci auguriamo che gli sforzi iniziali profusi, possano continuare per migliorare un coordinamento sempre più efficace tra i Commissari, anche in vista di una situazione geografica, di presenze francescane nell’Ordine, in continua evoluzione e cambiamento. Infine, ci siamo soffermati sulla sfida di dover migliorare la preparazione al servizio nei Santuari, che si esprime come servizio di testimonianza o di semplice presenza e, a volte, non è sempre gratificante. Il Consiglio per gli Affari Economici, ha presentato il bilancio complessivo economico dell’anno 2011. Inutile ribadire l’importanza del lavoro compiuto dall’Economato Custodiale, in piena collaborazione con il Governo della Custodia, per realizzare tanti utili progetti, che fanno parte della nostra missione in Terra Santa e servono ad aggiungere professionalità al nostro lavoro, nelle varie attività. In questo lavoro, non va dimenticata l’importanza dell’Ufficio legale della Custodia, che ha il dovere di illuminare il Governo della Custodia nelle scelte concrete che si compiono in campo economico, argomento importante che tocca da vicino la nostra vita e la nostra missione. La cura dei cristiani locali, nell’assicurare loro un ministero pastorale e un’educazione adeguata, non sarebbe completa senza lo sforzo lodevole della Custodia nel costruire e restaurare le case, particolarmente nella vecchia città di Gerusalemme. In questo campo, apprezziamo gli sforzi dell’Ufficio Tecnico della Custodia, che si fa carico anche del restauro di Conventi e Santuari, particolarmente, durante quest’anno, per quello di Betfage e del Cenacolino. Continua lo sforzo dell’Economato Custodiale, per adeguare alle esigenze attuali, i criteri di contabilità, secondo le indicazioni offerte dalla Commissione istituita ad hoc da parte della Curia Generalizia. La complessa attività della Custodia, tocca molte altre strutture, che elenchiamo di seguito, dopo aver ascoltato le brevi relazioni esposte dai responsabili dei vari settori. Questi includono: Tipografia della Custodia; Lavanderia e Sartoria, in fase di totale rifacimento con linee più professionali; Istituto Magnificat, di cui abbiamo appreso, con soddisfazione e gratitudine, il riconoscimento accademico valido in Europa; Associazione Terra Santa, per il suo lavoro prezioso di fundraising a favore dei vari progetti della Custodia; Franciscan Foundation for the Holy Land, che continua con crescente successo il suo lavoro professionale di fundraising negli USA e di aiuto 243


all’educazione dei cristiani locali; Franciscan Multimedia Centre, che promuove la Custodia al mondo dei mass-media; Ufficio Internet che, con professionalità, presenta l’immagine della Custodia e dei nuovi siti sui diversi Santuari. Non abbiamo dimenticato il prezioso contributo della Rivista di Terra Santa, edita in varie lingue, che si rivela un investimento utile per divulgare il messaggio dei Luoghi Santi e della nostra presenza francescana. L’incontro con il Ministro della Regione San Paolo, ha permesso di calarci sempre di più, nella realtà della Regione, in vista dell’approvazione degli Statuti della medesima durante il prossimo Capitolo Custodiale. Il legame con la Custodia, tramite le visite del Padre Custode, i diversi incontri tenuti dal Consiglio della Regione e gli sforzi comuni, nel campo della formazione permanente, sono segni benaugurali per il futuro, nonostante le difficoltà dell’attuale situazione politica in Siria, la mancanza di personale e vocazioni, registrate nella stessa Regione. Giunti alla conclusione del nostro lavoro per quest’anno, vogliamo esprimere il nostro grazie a tutti i frati, per il servizio prezioso che prestano, ovunque si trovano. Il nostro pensiero, va in modo particolare, ai frati della Siria che stanno vivendo un momento particolarmente difficile. Siamo consapevoli che, forse, non sempre abbiamo corrisposto alle tante aspettative sperate da molti. L’anno che ci attende sarà un anno importante, in modo particolare per l’arrivo del Visitatore Generale e per la preparazione del Capitolo Custodiale, nonché per l’elezione del nuovo Governo della Custodia. Che il Signore ci accompagni nel nostro cammino. Auguriamo buone vacanze estive e invochiamo su ciascuno la benedizione del Signore, datore di ogni pace e bene. A nome di tutti i Discreti

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Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa

Fra Pierbattista Pizzaballa, ofm Custode di Terra Santa


Istituzione nuove date per le feste di Naim, Tagba e Cafarnao Gerusalemme, 20 settembre 2012 Prot. BA-220-RI/12 A tutti i superiori, guardiani, parroci, assistenti dei pellegrini ----------------------------Cari confratelli, il Signore vi dia Pace! Durante i lavori svolti negli ultimi due Capitoli Custodiali, è emerso il comune desiderio di ripristinare le Pellegrinazioni nei Santuari della Galilea, in particolare, ai Luoghi Santi del Lago. Nella riunione Discretoriale del 1-5 Luglio 2011, furono approvate le nuove date delle feste di Naim, Tabga, Cafarnao, presentate dalla Segreteria dei Luoghi Santi e, di seguito, meglio specificate. Presso il Santuario di Cafarnao si potranno celebrano annualmente tre memorie: 1. Festa dell’Annuncio della Santissima Eucaristia, III Venerdì di Pasqua 2. Solennità di San Pietro Apostolo, 29 Giugno 3. Solennità di Cafarnao, la Città di Gesù, II Sabato di Ottobre. La pellegrinazione annuale a Cafarnao “La Città di Gesù” intende celebrare la memoria dei tre diversi avvenimenti salvifici attuati da nostro Signore: dopo il Suo Battesimo; dopo l’arresto di Giovanni il Battista; prima della Sua partenza per Gerusalemme. Essenzialmente, i passi evangelici riguardanti le attività di Gesù a Cafarnao, si possono riassumere in tre momenti: Gesù che predica e insegna il Vangelo del Regno di Dio; Gesù che chiama i primi apostoli; Gesù che sana da ogni malattia e perdona i peccati. Le pericopi evangeliche di Cafarnao sono particolarmente legate alla Sinagoga, alla Casa dell’Apostolo Pietro, alla riva del Lago. Nelle nostre celebrazioni intendiamo far memoria e presentare al popolo di Dio proprio questo: la fede al Vangelo, la chiamata a seguire Cristo, la vita sacramentale nella Chiesa. Inoltre, la solennità ricorre nella stagione che segna la fine del lavoro agricolo; anche per questo, quindi, si vuole ringraziare Dio per il frutto dell’ultima raccolta annuale. La pellegrinazione è celebrazione Custodiale; a Guardiani e Superiori locali è dunque richiesto di promuovere, secondo le possibilità di ognuno, la partecipazione della 245


propria comunità. Così come i fratelli Parroci o Cappellani delle diverse Comunità, gli Assistenti dei pellegrini sono pregati di diffondere le date delle nuove festività, al fine di sollecitare la partecipazione dei fedeli, utilizzando gli strumenti di diffusione necessari. In allegato, programma della festività Con sentimenti di cordialità fraterna, auguro a tutti voi ogni bene nel Signore.

Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa

Fra Pierbattista Pizzaballa, ofm Custode di Terra Santa

Ordinazione diaconale di Fra Sergio Galdi Roma, 8 dicembre 2012 Nel pomeriggio dell’8 dicembre 2012, Solennità dell’Immacolata Concezione, patrona dell’Ordine dei Frati Minori, nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma, si è compiuto un ulteriore passo nel cammino di formazione del nostro confratello Fra Sergio Galdi, che è stato ordinato Diacono. Il luogo dove la madre di Costantino, Sant’Elena, creò l’oratorio per custodire la reliquia della Santa Croce, ha visto radunata l’intera comunità francescana di Terra Santa in Italia. La celebrazione è stata presieduta dal Cardinal Renato Raffaele Martino, già Nunzio Apostolico e Presidente emerito del Pontificio Consiglio Justitia et Pax, assistito dai Padri Antoni Szlachta, Guardiano della Fraternità di Roma e Giuseppe Ferrari, Delegato del P. Custode. L’intera comunità dei Frati di Terra Santa in Italia era rappresentata dal Commissariato di Napoli, dalla Fraternità di Formazione di Montefalco, dai Novizi della Verna e da tutta la Fraternità della Delegazione di Roma. Il servizio liturgico è stato curato dai Novizi e dai Postulanti ed un coro, formato da Frati studenti dell’Antonianum, ha animato il canto. Insieme ai genitori e familiari di Fra Sergio era presente una numerosa schiera di amici ed ex colleghi di lavoro, giunti a Roma per l’occasione. Al termine della celebrazione tutti gli ospiti hanno preso parte all’agape fraterna nelle sale di Villa Massimo al Laterano, sede della Delegazione di Terra Santa in Italia per festeggiare il neo Diacono. P. Gianfranco Pinto Ostuni, ofm 246


Agenda del Custode GENNAIO 1

Gerusalemme, Patriarcato latino: Messa per la Pace in Terra Santa

5

Ingresso solenne a Betlemme e Primi Vespri dell’Epifania

6

Betlemme: Solennità dell’Epifania

8

Kasser el-Yahud (Gerico): Solennità del Battesimo del Signore

9-14

Gerusalemme, Seminario: Incontro con gli studenti

11

Giaffa, Chiesa di S. Pietro: Incontro Formazione Permanente per sagrestani, assistenti di santuari e animatori di pellegrinaggi

15

Cana di Galilea: Commemorazione inizio Ministero di Gesù e posa prima pietra del Centro Parrocchiale e Scuola

16

Cafarnao: Visita Canonica

17

Tabgha: Visita Canonica

18

Betfage: Visita Canonica

19

Gerusalemme: Incontro guardiani e superiori di Giudea

20

Monte Tabor: Incontro guardiani e superiori di Galilea

23-25

Flagellazione, Gerusalemme: Visita canonica

26

Gerusalemme: Prima Riunione Discretorio di Terra Santa

30/1-4/2 Gerusalemme: Terzo Congresso Internazionale dei Commissari di Terra Santa FEBBRAIO 1-4

Gerusalemme: III Congresso Internazionale Commissari di Terra Santa

6

Gerusalemme: Assemblea straordinaria degli Ordinari di Terra Santa

8-11

Roma, Montefalco, La Verna (Italia): Incontri coi responsabili per la formazione iniziale della Custodia

12

Fabriano (Italia): Giornata diocesana di sensibilizzazione Pro Terra Sancta

13

Urbino (Italia): Incontro con gli studenti dell’Università

14

Tel Aviv (Università): Conferenza sul contributo della Custodia nella storia dell’arte e dell’architettura della Terra Santa

19-21

Gerusalemme: Seconda Riunione Discretorio di Terra Santa

27-29

Roma (Italia): Visita Canonica alla Delegazione di Terra Santa 247


MARZO 3-5

Milano-Bergamo (Italia): Conferenze varie

7-9

Rodi (Grecia): Visita Canonica

13-14

Nazareth: Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa

19

Nazareth: Solennità di S. Giuseppe

21

Gerusalemme: Incontro con Superiori ed Economi locali di Giudea

22

Nazareth: incontro con Superiori ed Economi locali di Galilea

27-29

Roma (Italia): Incontro Pontificia Commissione per il dialogo religioso con l’Ebraismo

APRILE 1

Gerusalemme: Processione delle Palme

2-8

Gerusalemme: Settimana Santa

9

Emmaus: Lunedì di Pasqua. Peregrinazione

11

Gerusalemme: Pellegrinaggio Diocesi di Valencia, Consegna copia del Santo Graal

15

Fabriano (Italia): Giornata diocesana di Terra Santa

16

Urbino (Italia): Incontro con gli studenti dell’Università

17

Gerusalemme: Incontro con i direttori Scuole di Terra Santa

17

Gerusalemme: Scambio di auguri con le comunità ortodosse

19-21

Montefalco (Italia): Visita Canonica

23-25

Galilea: Visita alle fraternità

26

Gerusalemme: Discretorio di Terra Santa (IV Sessione annuale)

28-30

Gerusalemme: Visita ufficiale del Ministro Generale e Definitorio generale

MAGGIO 1-8

Visita ufficiale del Ministro Generale e Definitorio Generale

6-7

Gerusalemme, S. Salvatore: Riunione Discretorio di Terra Santa

7

Gerusalemme (S. Sepolcro): Solennità del ritrovamento della S. Croce

9

Bruxelles: Incontro presso la Commissione Europea e conferenza presso COMECE

248


12

Nola (Italia): Incontro con Azione Cattolica Italiana

14

Betania: Visita Canonica

15

Beit Hanina: Visita Canonica

18-23

Gerusalemme (S. Salvatore): Visita Canonica

24

Emmaus: Capitolo zonale Giudea

25

Cafarnao: Capitolo zonale Galilea

GIUGNO 1-3

Napoli (Italia): Visita Canonica

8-10

Slovacchia: Visita al Commissariato e alla Provincia

13

S. Salvatore, Gerusalemme: Solennità di S. Antonio

14

Ramleh: Posa prima pietra del nuovo edificio scolastico

18-21

Roma: Incontro ROACO

21-23

Turchia: Incontro con i Frati Minori Cappuccini della Regione

24

Ein Karem: Solennità di S. Giovanni Battista

25-27

Harissa (Libano): Incontro con i frati della Regione S. Paolo e Consiglio Regionale

29

S. Salvatore, Gerusalemme: Ordinazioni Diaconali e Sacerdotali

30

Betlemme: Festa del S. Padre

LUGLIO 2-7

Gerusalemme, S. Salvatore: Discretorio di Terra Santa- valutazione di fine anno

9-16

Buenos Aires (Argentina): Visita Canonica

17-22

Montefalco - La Verna (Italia): Visita ai postulanti e ai novizi

31

Gerusalemme: Festa di S. Ignazio di Loyola. Messa con i Gesuiti

AGOSTO 2012 1-3

Lecce-Alessano (Italia): Commemorazione di don Tonino Bello

6

Monte Tabor: Solennità della Trasfigurazione di NSGC

14-15

Gerusalemme: Solennità dell’Assunzione di Maria Vergine

16-19

Giordania: Visita alle comunità

30-31

Milano: Visita alle ETS 249


SETTEMBRE 2012 2

Guidonia (Italia): Professione Solenne di fr. Samhar Ishac

4

Gerusalemme: Inaugurazione locali del Magnificat realizzati con il contributo della Regione Marche

6

Montefalco (Italia): Vestizione dei postulanti della Custodia

8

La Verna: Prima Professione dei novizi della Custodia

9-11

Sarajevo (Bosnia): Incontro S. Egidio

12

Roma (Italia): Incontro organizzato dall’Associazione Biblica Italiana

14-17

Cracovia (Polonia): Incontri sulla Terra Santa

19

Bergamo (Italia): Incontro sulla Terra Santa durante “Bergamo Incontra”

20

Montefalco (Italia): Ingresso nuovi postulanti della Custodia

22

Gerusalemme, Getsemani: Concerto Sinfonico ecumenico

23-30

India: Incontro con la Conferenza Episcopale e altre realtà ecclesiali

OTTOBRE 2012 2

Gerusalemme, S. Salvatore: Riunione Discretorio di Terra Santa

3-4

Gerusalemme, S. Salvatore: Festa di S. Francesco

5

Gerusalemme, S. Salvatore: Apertura dell’Anno Accademico 2012-2013

8-10

Cipro: Visita alle comunità

15

Brescia (Italia): Incontro con studenti di V superiore della Città

15

Palazzolo s/o Brescia (Italia): Visita Comunità Shalom

16

Salerno (Italia): Conferenza Centro Tau

17

Pordenone (Italia): Incontro Aperto al pubblico

18

Pordenone (Italia): Incontro con il Vescovo e i Presbiteri della Diocesi

19

Roma, Italia: Presentazione dello Studio sugli olivi del Getsemani

20

Roma (Italia): Giornata dei Volontari di Terra Santa

27

Assisi (Italia): Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo

29-30

Roma (Italia): Incontro sul dialogo inter religioso ebraico cattolico

250


NOVEMBRE 2012 1

Gerusalemme, S. Salvatore: Festa di Tutti i Santi

2

Gerusalemme, S. Salvatore: Memoria di tutti i fedeli defunti

6

Gerusalemme: Conferenza in commemorazione di Daniel Rossing

7

Gerusalemme: Conferenza presso Ecumenical Fraternity of Jerusalem

8

Gerusalemme: Visita all’Ospedale San Giuseppe

13

Betlemme, Santa Caterina: Riunione Discretorio di Terra Santa

15

Haifa: incontro dei capi delle Chiese con il Presidente Israeliano

16-17

Washington D.C. (USA): Fund raising dinner e incontro con la comunità.

23

Tabgha, Primato S. Pietro: Incontro con UNITALSI e Comune di Roma

24

Betlemme: Ingresso Solenne Santa Caterina I

25

Betlemme: Pontificale d’Inizio Avvento

DICEMBRE 2012 3

Betlemme: Formazione Permanente con i sagrestani e addetti ai santuari

6

Tabgha: Incontro con le comunità del lago

8

Nazareth: Inaugurazione dei nuovi tre organi della Basilica e di S. Giuseppe

9

Domus Galiaeae: Ordinazioni Diaconali

12

Gerusalemme, S. Salvatore: Festa della Madonna di Guadalupe

13

Gerusalemme, S. Salvatore: Discretorio

19

Auguri Natalizi del Sindaco di Gerusalemme

24-25

Betlemme: Celebrazioni del Natale

26

Gerusalemme, Infermeria Custodiale: Natale con i fratelli anziani

27

Gerusalemme: Scambio di auguri natalizi con le comunità ortodosse

31

Gerusalemme: Auguri natalizi e per il nuovo anno del Presidente Israeliano

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Formazione Permanente Esercizi spirituali a Cipro Meneou, 27 gennaio 2012 Dal 23 al 27 gennaio, nel International Journalists’ Village di Meneou (vicino a Larnaca), si è tenuto il primo corso degli esercizi spirituali previsto dal programma custodiale della Formazione Permanente per l’anno 2012. L’incontro, dedicato in modo speciale ai frati dell’Isola, ma aperto a tutti i frati, ha radunato 12 frati (compreso il predicatore): 4 da Israele, 2 dalla Siria e 5 dall’Isola stessa. Il predicatore, fra Rubén Tierrablanca ofm, superiore della fraternità internazionale di Istanbul per la promozione del dialogo ecumenico ed interreligioso, ha scelto come tema principale “La vita e l’identità francescana”. L’argomento veniva approfondito quotidianamente in base ai capitoli della Costituzione Generale e ai diversi, ma spesso sconosciuti per la scarsa ricezione tra i frati, sussidi di formazione pubblicati dall’Ordine negli ultimi decenni, tra i quali si trovano anche alcuni provveduti da fra Rubén nel tempo del suo servizio nella Curia Generale. Il primo giorno è stato dedicato alla vita di orazione e seguenti alla fraternità, minorità ed evangelizzazione. Il programma del giorno, anche se abbastanza pieno con le conferenze e diverse forme di preghiera, ha permesso di avere alcuni momenti di semplice divertimento nello stare insieme: momenti preziosi per tutti, ma specialmente per i frati di Cipro e, ancora di più, della Siria, che per la loro situazione geopolitica sono un po’ isolati. Si spera che i frutti spirituali dei partecipanti siano comparabili solo all’abbondante pioggia di questi giorni! Fra Adrian Maznicki OFM

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Messaggio finale VII Convegno dei Formatori della Custodia di Terra Santa Montefalco, 5-11 febbraio 2012 Noi, frati responsabili della Formazione e dell’Animazione vocazionale, al termine del Convegno che ci ha visto riuniti dal giorno 5 al giorno 11 febbraio 2012, ringraziamo il Signore per averci guidato e dato la possibilità di porci nuovamente a confronto su quello che è il nostro servizio nei riguardi dei giovani che chiedono di poter camminare alla scoperta della volontà di Dio nella Custodia di Terra Santa. Quest’anno abbiamo vissuto il nostro incontro presso la Fraternità di Montefalco, vicino a Foligno, sede della Casa di Postulato, dove ci siamo sentiti veramente in famiglia. Purtroppo le avverse condizioni atmosferiche, per le eccezionali e abbondanti nevicate, hanno creato non poche difficoltà sia all’inizio che a conclusione del Convegno, quando abbiamo dovuto cancellare con rammarico la visita ai novizi presso il santuario francescano della Verna e anticipare di un giorno il nostro rientro a Roma, accolti dalla Fraternità della Delegazione. I primi due giorni del Convegno abbiamo potuto seguire degli incontri offerti da fra Bruno Varriano, Animatore custodiale, su “Motivazione e resilienza (resistenza) dei candidati alla vita religiosa”, sulle “strategie” per aiutare nel migliore dei modi i candidati ad avere sempre nuove motivazioni per continuare il cammino intrapreso per cercare di rispondere alla chiamata di Dio e saper affrontare le difficoltà che questo comporta con maggiori mezzi di resistenza. Gli altri giorni sono stati di verifica dei vari settori della formazione, soprattutto riguardo al programma stabilito nello scorso Convegno. Diverse sono state le difficoltà affrontate, ma, allo stesso tempo, anche la volontà e capacità di incontro per poter migliorare le cose. Prima di tutto è emersa la necessità di una maggiore comunicazione fra le varie realtà, soprattutto tra gli Animatori e la casa del Postulato, nella fase di passaggio tra la seconda accoglienza e l’inizio del Postulato stesso, che da questo anno sarà sotto la responsabilità diretta del maestro di Postulato. Comunicazione che non si ferma, comunque, a questa fase e che coinvolge anche gli altri membri del Consiglio di Formazione, per esempio, attraverso una mail a mo’ di news letter. Alcune questioni pratiche sono state nuovamente prese in esame, come l’arrivo a Montefalco a maggio di tutti i candidati al Postulato e l’insistere sulla conoscenza, per quanto è possibile, della lingua italiana allo stesso livello per poter seguire il 253


programma delle attività e comunque la vita di tutti i giorni, con più facilità. In questo caso si riconosce la necessità di essere elastici nei tempi per coloro che trovano difficoltà nell’apprendimento della lingua e quindi la possibilità di allungare il periodo di accoglienza stabile nelle case di prima accoglienza (Ain Karem, Buenos Aires, Harissa, Montefalco, Washington), iniziando, per esempio, ad ottobre detto periodo. Ancora, si è chiarito ulteriormente il ruolo e competenze dell’Animatore regionale della Regione San Paolo. Per il prossimo anno si prevede di anticipare a novembre il Convegno, in particolare, oltre alla verifica, per preparare una relazione da presentare al Capitolo custodiale del 2013. Affidiamo al Signore le nostre vite e quelle di coloro che “bussano alla nostra porta”, per cercare di comprendere e compiere con più fedeltà la sua volontà per le nostre vite.

Ultimo corso Esercizi Spirituali 2011-2102 Ain Karem, 13-18 febbraio 2012 
Come previsto dal Programma della Formazione Permanente 2010-2013 della Custodia di Terra Ssnta (FoPeCTS) , dal 13 al 18 febbraio 2012 si è svolto ad Ain Karem (S. Giovanni in Montana) l’ultimo corso di Esercizi Spirituali dell’anno 2011-2012. Vi hanno preso parte quattordici frati provenienti da varie comunità e di una fascia di età molto ampia, da qualche ottantenne ad alcuni non ancora quarantenni. Ad essi si è aggiunto un presbitero diocesano ospite nella CTS. Predicatore degli Esercizi è stato P. Luigi Recchia OFM della Provincia Romana con esperienza nel campo della formazione iniziale e della pastorale. Facendo continuo riferimento alle Fonti Francescane, in particolare agli scritti di S. Francesco e di S. Chiara, egli ha svolto il tema: “Vocazione e restituzione dei doni”, indicato dagli obbiettivi della FoPe CTS in consonanza con il documento dell’OFM “Ripartire dal Vangelo”. Lo ha articolato in cinque riflessioni: La vocazione (lunedì), Caratteristiche della vocazione francescana (martedì), La conversione (mercoledì), 254


Le relazioni fraterne (giovedì), Restituzione dei doni (venerdì). Ad esse ha aggiunto una “Lectio divina” su Gv 15,1-17 (mercoledì). Tra le novità del programma per il Corso sono state le giornate scandite da vari momenti di preghiera (Rosario, Ora Santa, Penitenziale), oltre che dalla celebrazione dell’Eucaristia e della Liturgia delle Ore animate dagli stessi partecipanti agli Esercizi. In chiusura vi è stato un incontro di verifica nel quale tutti hanno espresso soddisfazione per lo stile semplice e francescano con il quale padre Luigi ha offerto le sue ricche riflessioni, sia per la “grazia” di poter trascorrere insieme alcuni giorni edificandosi vicendevolmente con l’esempio. Qualcuno si è augurato che si curi maggiormente il silenzio, almeno in qualche giorno, se non per la durata dell’intero corso degli Esercizi. Fra Giovanni Claudio Bottini, ofm Partecipante al corso degli esercizi

Convegno di Harissa Harissa, 25-27 Giugno 2012 Tre giorni d’incontri per i frati della Regione San Paolo a Harissa Tra il 25 e il 27 la Casa di Harissa era in movimento. Con il Padre Custode, il Moderatore della Formazione Permanente, padre Marcello, il Promotore Vocazionale Custodiale, padre Bruno, il responsabile della casa del Postulandato a Montefalco, il Ministro della Regione San Paolo, padre Halim Noujaim e altri frati della Regione San Paolo, eravamo in ventidue frati. Tutti presenti nel Convento di Harissa per tre giorni di incontri di Formazione Permanente (FOPE), di Promozione Vocazionale nella Regione San Paolo, e si conclude con un’Assemblea Regionale. Per l’occasione si sospesero i lavori di ristrutturazione nel Convento di Harissa, iniziati un mese fa. I lavori sembrano ben fatti, ma si giudicherà alla loro conclusione. Tutti i frati erano ospiti nel convento di Harissa, eccetto i frati di Beirut che facevano la strada di andata e ritorno ogni giorno. Abbiamo alloggiato alcuni frati nel seminario 255


Maronita accanto al nostro convento di Harissa. I lavori del Convegno iniziati alle tre del pomeriggio del 25 Giugno sono terminati la sera del 27 Giugno. Il 25 e 26 Giugno si studiarono i problemi della Formazione Permanente e della Promozione Vocazionale. Il terzo giorno venne dedicato all’Assemblea Regionale e si presentò il Resoconto del lavoro fatto dal primo Capitolo Regionale celebrato tra il 23 e il 25 di Novembre 2010 fino alla fine del mese di Maggio 2012. Si discussero i seguenti problemi: - Resoconto del lavoro del Consiglio Regionale. - Lo stato Economico della Regione - Gli Statuti della Regione, Revisione e note specifiche. - Varie discussioni sulla situazione in Siria. Lato Spirituale del Convegno: Siccome il 26 Giugno ricorre la festa del Beato Jack Haddad, Cappuccino, allora il 25 Giugno sera, celebrammo la Messa con tutte le Famiglie Francescane e i Terziari Francescani in Libano, nel piazzale di fronte alla Tomba del Beato. Il piazzale era gremito di persone. Dopo la Messa tornammo alla nostra casa di Harissa. Il 26 Giugno celebrammo la Messa alle 12 nel Santuario della Nostra Signora del Libano. Il 27 Giugno celebrammo la Messa alle sette di sera come conclusione di questi tre giorni. Il padre Custode presiede la Messa, fa il discorso di conclusione e ringrazio Iddio per questa grazia nel vedere tanti frati che nonostante la situazione anormale in Siria vennero al convegno di Harissa. Dopo la Messa il padre Custode partì subito all’aeroporto. Mentre gli altri frati finirono i loro tre giorni di incontri con una cena all’aria aperta nel piazzale del convento, con una deliziosa cena di carne al fuoco. La sera del 26 Giugno a Tripoli Mina. Da tempo che la scuola di Tripoli Mina aspettava la visita del padre Custode. Il momento è giunto il 26 Giugno alle sette di sera, quando il padre Custode con tutti i frati presenti a Harissa, arrivarono con un pulmino a Tripoli Mina. Non appena presero i loro posto che subito la scuola di Tripoli Marina con i suoi 300 alunni iniziarono a festeggiare la fine dell’anno scolastico. Quest’anno la festa ha preso un tono e un gusto speciale. Difatti: - La scuola festeggia oggi la chiusura dell’anno scolastico, “libri valete”. Ma quest’anno questa festa ha un gusto speciale: • Oggi dopo 163 anni la scuola di Tripoli Marina, raggiunge la classe nona, e cioè i suoi ragazzi possono finire il ciclo scolastico elementare medio. Gli scolari 256


sono nove. Si spera che questo inizio sia una nuova tappa nel progresso della scuola di Terra Santa Tripoli Mina. • Si celebre questa festa per la seconda volta colla presenza del padre Custode di Terra Santa. • Si celebra pure l’inaugurazione del gioco del Mini Football, come l’anno scorso si inaugurò il gioco del Basketball. • L’inaugurazione del gioco del Mini Football fu fatta colla presenza del rappresentante del Ministro della Gioventù e Sport libanese. • Prima della inaugurazione del gioco del Mini Football, fu organizzato un campionato del Mini Football tra 20 squadre che hanno partecipato. Nell’inaugurazione furono distribuite le medaglie e le coppe ai vincitori. Fr. Halim Noujaim

IV Incontro “Under 5 - 10” Terra Santa College Amman, 15 - 19 ottobre 2012
 “Non sono io il Cristo, ma sono stato mandato avanti a lui” (Gv 3, 28).

Queste parole di San Giovanni Battista sono state scelte come punto di riferimento per il IV Incontro Under 5-10 di Formazione Permanente rivolto ai giovani frati della Custodia di Terra Santa; svoltosi presso il Convento di Amman dal 15 al 19 Ottobre 2012.


Il programma di Formazione Permanente della Custodia di Terra Santa, prevede una forma di accompagnamento particolare per i frati professi solenni con meno di cinque anni di professione.

Siccome quest’anno in Messico è stato celebrato il Capitolo delle Stuoie Under 10 di tutto l’Ordine dei Minori, abbiamo ritenuto conveniente allargare l’incontro Under 5 ai frati con meno di dieci anni di Professione Solenne.

Nella fraternità della Custodia di Terra Santa i frati con questi requisiti sono sessantacinque.

Ad Amman si sono radunati i frati, provenienti dalla Giudea, per ritrovare i confratelli di Cipro, Libano, Siria e Giordania.

Il programma svolto nei quattro giorni di lavoro è stato articolato in funzione dell’obiettivo generale della Formazione Permanente per il 2012-2013 dal titolo “Fedeltà creativa alla Missione della Custodia: questo chiede da noi di rivedere le priorità della nostra missione in Medio Oriente, affinché sia rinnovata nel presente la nostra azione 257


missionaria.” 

Nelle quattro sessioni di studio alcuni fratelli hanno presentato:

· Linee guida del Sinodo dei Vescovi: La Nuova Evangelizzazione per la Trasmissione della Fede Cristiana;

· Esortazione Apostolica di Paolo VI Evangelii Nuntiandi;

· Lettera del Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori ai frati Under 10 dal titolo Ravviva il dono di Dio che è in te.

Inoltre, ci sono stati momenti di condivisione della propria esperienza di vita, tra i quali la testimonianza di P. Rachid Mistrih, Vicario della Regione San Paolo e Direttore del Collegio di Amman, che ha presentato la realtà dell’Istituto. Altri fratelli hanno presentato le Missioni Popolari svolte in Messico e il servizio nel Convento - Parrocchia del Sacro Cuore a Lattakiah in Siria.

Lo scambio d’informazioni è uno degli scopi dell’Under 5, ma l’obiettivo principale è quello di ritrovarsi come fratelli, ascoltarsi, condividere le gioie e le difficoltà dei primi anni dopo la professione solenne.

Da qui, l’importanza di ritrovarsi anche con i confratelli che ci precedono nel cammino della vita consacrata per imparare, da loro, ad affrontare con fiducia le difficoltà.

La visita al Convento del Monte Nebo è stata un altro momento forte.

Un momento di conferma della propria fede per ripercorrere, ognuno, la propria storia, alla luce del cammino del Popolo di Dio.

Dallo studio dei testi sulla missione doveva scaturire un risultato pratico, tipico della tradizione francescana: “Tutto lo studio ha lo scopo di portare agli uomini la conoscenza dell’amore di Dio”.

 Ogni annuncio del Vangelo dev’essere preceduto dalla preghiera.

Infatti, questi sono stati i momenti salienti della Lectio Divina, predicata sull’ultimo dei Vangeli della Pedagogia del Battista: le ultime parole del Precursore su Gesù prima del suo martirio in terra Giordana (Gv 3, 22-36 ).

Le celebrazioni dell’Ufficio Divino e le Sante Messe sono state i momenti forti dove si è pregato e ringraziato Dio, per la pace in Terra Santa, per i fratelli della Siria, per il Sinodo dei Vescovi, per le Vocazioni alla missione, per i Consacrati che sono provati nella perseveranza della sequela di Cristo.

L’annuncio concreto della Buona Novella si è materializzato nell’incontro con gli studenti dell’ultimo del Terra Santa College, del Collegio delle Suore Francescane del Cuore Immacolato di Maria e i giovani che hanno partecipato alla Marcia Francescana estiva in Giordania.

Ogni frate ha potuto testimoniare la Sequela del Vangelo di Cristo, nella persona di Gesù e San Francesco d’Assisi.

Le visite alle scuole e gli incontri con i giovani sono stati definiti “mini-missione” quali annunci di Cristo dentro la “grande Missione” che è la Custodia.

 Gli incontri sono stati segnati da sorpresa, letizia, condivisione e il dialogo con i giovani e professori; stupiti e ammirati nel vedere un unico saio marrone scuro, ma con tanti colori di lingue e nazioni diversi uniti da un unico amore: Gesù, Povero e Crocefisso! 258


Sorella Morte † fra Luca (Choukri) El-Osseily ofm n. Cairo (Egitto) 17 dicembre, 1927 † Gerusalemme (Israele) 27 febbraio, 2012 Custodia di Terra Santa I nostri defunti non sono degli assenti. Guardano con i loro occhi pieni di luce nei nostri pieni di lacrime. Sant’Agostino Cari fratelli, Fra Luca (Choukri) El-Osseily è tornado alla casa del Padre. Egli era nato il 17 dicembre 1927 al Cairo, Egitto. Dopo essere stato ordinato presbitero della Chiesa Copta-Cattolica per l’imposizione delle mani del Patriarca Copto-Cattolico Mons. Marc Khouzam, il 22 giugno 1952, e aver esercitato la cura pastorale in varie parrocchie del Basso Egitto, era venuto a Gerusalemme, sempre a servizio dei fedeli della sua Chiesa. A Gerusalemme accolse la vocazione all’Ordine Francescano e iniziò il noviziato a Emmaus il 22 ottobre 1957, seguendo poi tutte le fasi della formazione francescana nella Custodia di Terra Santa. Fece la professione solenne il 29 ottobre 1961. Nuovamente ebbe incarichi pastorali in Egitto, Suez e Mousky. Poi, per parecchi anni, diresse la scuola Francescana di Tiro, Libano; più tardi, con l’avanzamento dell’età, fu trasferito nelle fraternità di Beyrouth, di Harissa, e di Betlemme. Il 16 febbraio 2006 il P. Custode, Fr. Pierbattista PIzzaballa lo nominò Confessore per la Parrocchia di S. Giuseppe al Cairo. Ma ormai le energie di Fra Luca si erano affienite. Non poteva più predicare con la sua voce forte e tonante... e dire che aveva predicato anche in qualche moschea parlando della Vergine Maria, ed era stato ascoltato con devozione.... Non poteva più fare apostolato nelle scuole e nelle parrocchie dove era ascoltato e ben accetto ai fedeli. In questi ultimi mesi, l’obbedienza l’ha portato all’Infermeria Custodiale di Gerusalemme. Fra Luca ormai era un sofferente. Il Signore, dopo averlo unito alla sua Passione, lo renderà partecipe della sua Risurrezione, riconducendolo nella Casa del Padre: “dall’Egitto ho chiamato mio figlio” (Osea 11,1). Siamo grati al Signore per il dono di fra Luca. Ringraziamo anche i confratelli, le suore, i medici e gli infermieri che in questi ultimi anni, al Cairo e a Gerusalemme, hanno avuto cura di lui. Fra Luca aveva 84 anni di età, 54 di professione e 49 di sacerdozio. A norma dei nostri Statuti Particolari, ogni sacerdote applichi 3 Messe e gli 259


altri frati partecipino ciascuno ad 3 Messe. Lodevolmente, i singoli frati pratichino 3 Via Crucis. In ogni fraternità una Santa Messa sia celebrata in comune. Ricordiamo con sollecitudine questo fratello nella preghiera, nella gratitudine al Padre che ce l’ha donato, affinché ora la nostra unione fraterna sia piena, nella luce del Signore. San Salvatore, 28 febbraio 2012 Fr. Silvio R. De La Fuente ofm Segretario di Terra Santa

† fra Ovidio Dueñas ofm Custodia Terræ Sanctæ
Jerusalem n. Villandiego (Spagna) 21 febbraio 1941 
† Gerusalemme (Israele) 14 marzo 2012
 Nostra Signora di Regla “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale...
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati”. San Francesco - Il Cantico delle creature Cari fratelli, Fra Ovidio Dueñas è tornato alla casa del Padre. Era nato il 21 febbraio, 71 anni fa, a Villandiego, paesino vicino a Burgos, in Spagna, un piccolo centro della Castiglia interna, zona povera, abitata da gente, lavoratrice e religiosa. Proveniva da una famiglia numerosa. Tre dei suoi fratelli sono già morti; tra loro, fra Emiliano, mancato durante il noviziato. Fra Ovidio entrò in Seminario minore da bambino, all’età di undici anni. Iniziò gli studi a tredici anni. A causa di una malattia perse la vista di un occhio. Per questo motivo i superiori non gli permisero di proseguire nella sua preparazione al sacerdozio, ma decisero di formarlo, come fratello laico, nella Provincia di Granada. Fra Ovidio era un frate semplice come tanti altri. Nei suoi primi anni di servizio lavorò come cuoco a Cipiona. In cucina compiva miracoli con il poco cibo a disposizione. Da sempre Fra Ovidio desiderava diventare Missionario in Terra Santa. Il suo sogno si realizzò l’11 settembre 1970 quando, all’età di ventinove 260


anni, arrivò in Terra Santa. Così, sono trascorsi quarantuno anni di permanenza in Terra Santa. Nel curriculum del nostro fratello non appaino grandi titoli: cuoco nel Convento di San Salvatore durante i primi sei anni, Vice amministratore del Convento di San Salvatore, incaricato della fattoria del Convento di Betfaje. Fra Ovidio desiderava servire in un Santuario e i superiori lo inviarono a Nazareth. Ma il suo servizio durò soltanto tre mesi perché fu richiamato a San Salvatore per svolgere i compiti in precedenza assegnati. Nel 1981, i superiori lo incaricano di dirigere il magazzino di oggetti religiosi. Per più di trent’anni fra Ovidio svolse questo servizio, diventando uno dei frati più conosciuti e importanti nel mondo, grazie ai suoi rapporti interpersonali. Ricorderemo fra Ovidio per le sue straordinarie virtù umane. Come grande lavoratore, che mai si è lamentato del troppo lavoro, o tirato indietro per nuove difficoltà o responsabilità affidategli. Tutti ricordiamo la famosa frase: ”a trabajar”. Come persona onesta, sempre responsabile e preciso nei conti.Persona generosa, è famosa la frase di Ovidio: “Quanto più si da più si riceve!”. Persona gioiosa, sulle sue labbra c’era sempre il sorriso. Un vero cristiano. Fra Ovidio è stato un cristiano convinto, soprattutto con la vita. Era uomo di preghiera intensa, personale e comunitaria. Tutti i giorni, alle quattro del mattino, lo potevi incontrare al Santo Sepolcro, mentre aiutava in sagrestia e partecipando nella prima Santa Messa nella Tomba Vuota del Signore. Digiunava ogni venerdì, in Quaresima anche in mercoledì. Amava il prossimo, da francescano convinto. E, come francescano, si è consacrato a Dio nei Luoghi Santi. Ogni Giovedì Santo era presente all’Adorazione al Getsemani e, prima che nascesse il sole, pregava al Santo Sepolcro. Fra Ovidio è stato un uomo semplice, senza pretese. Sempre pacifico e sorridente con tutti. Chi non lo ricorda con i Bul Bul? Laudato sii, mi Signore, con tutte le tue creature” Fra Ovidio aveva 71 anni di età, 51 di professione e 41 di servizio. A norma dei nostri Statuti Particolari, ogni sacerdote applichi 3 Messe e gli altri frati partecipino ciascuno ad 3 Messe. Lodevolmente, i singoli frati pratichino 3 Via Crucis. In ogni fraternità una Santa Messa sia celebrata in comune. Ricordiamo con sollecitudine questo fratello nella preghiera, nella gratitudine al Padre che ce l’ha donato, affinché ora la nostra unione fraterna sia piena, nella luce del Signore. San Salvatore, 14 marzo 2012 Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa 261


† fra Pasquale (Calogero) Castellana ofm n. Favara (Italia) 1 agosto 1921 † Aleppo (Siria) 28 aprile 2012 Custodia di Terra Santa Cari fratelli, oggi sabato 28 aprile 2012, il nostro caro confratello fra Pasquale Castellana è stato chiamato dal Padre alla patria celeste nell’ospedale Alrajaa (speranza), Aleppo, dove era stato ricoverato cinque giorni fa. La sua salute veniva sempre meno da diversi mesi. Durante questo ultimo periodo ha ricevuto l’assistenza dei confratelli della fraternità di Aleppo che gli sono stati vicini con l’assistenza spirituale ed il conforto fraterno. L’ultima Unzione ricevuta gli è stata amministrata da fra Giorgio Abu Khazen alcuni minuti prima di consegnare il suo spirito nelle mani del Padre. Tutti coloro che hanno conosciuto fra Pasquale durante il lungo periodo passato in Siria testimoniano il suo buon esempio di vita religiosa integra ed esprimono grande riverenza verso la sua persona. Nato a Favora, Sicilia, il 1 agosto 1921, a 11 anni era entrato nel Collegio Serafico di Alcamo, Trapani. A 16 anni era venuto nella Custodia di Terra Santa, iniziando il noviziato a Nazareth il 14 settembre 1937. Dopo la Professione Solenne fatta l’8 dicembre 1942 e l’Ordinazione Presbiterale l’8 luglio 1945 la sua attività sì è svolta in Siria: educatore, parroco, direttore delle Scuole, promotore zonale delle vocazioni, superiore, membro di Consiglio Amministrativo di Zona, cronista nei vari conventi siriani della Custodia a Latakia, Aleppo, Knaye, Jacoubieh e Gassanieh. Formatosi durante gli anni 1941-1946 alla suola dell’archeologo dello Studium Biblicum Franciscanum fra Bellarmino Bagatti, senza trascurare gli impegni pastorali e gli uffici affidatigli, ha dedicato tempo ed energie alla scoperta ed allo studio delle antichità cristiane delle Siria, diventandone un esperto conosciuto e stimato tra gli studiosi di varie parti del mondo. L’elenco delle sue pubblicazioni, edite con il proprio nome o insieme ai confratelli fra Ignazio Peña e fra Romualdo Fernández, è impressionante. I suoi studi sugli Stiliti Siriani e sui Reclusi Siriani offrono proprio oggi una documentazione inconfutabile della continua presenza cristiana in Siria. Le sue visite guidate, come pure le sue comunicazioni sui resti archeologici, erano di grande valore, e spesso, al dire di un noto studioso, erano “più interessanti di molti libri inutili che girano per le biblioteche”. Fra Pasquale nascondeva il suo profondo sapere, come pure le onorificenze che ave262


va ricevuto dal governo italiano (Cavaliere dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana) e da SS. Benedetto XVI (la Croce Pro Ecclesia et Pontifice) in una sorridente semplicità. Nel Natale del 2000 inviò ai suoi amici una raccolta di aneddoti spiritosi intitolata “Allegria e Fiducia”. Leggendo queste pagine, diceva, “il mattino seguente vi alzerete con grande allegria, o, come dicono gli atei, di buon umore. Avrete anche più fiducia negli uomini, che in maggioranza sono buoni. Con questa allegria e questa fiducia potrete arrivare alle fine del terzo millennio, che, probabilmente, sarà senza guerre, per il semplice fatto che non ci saranno più uomini per ammazzare! Io non ci arriverò perché sono vicino al traguardo, come dice S. Giovanni Crisostomo, parlando dei monaci siriani”. Ora Pasquale ha raggiunto il traguardo. Benediciamo il Signore per il dono di questo Confratello e preghiamolo perché continui a donare alla Custodia e alla Chiesa, che è in Siria, dei testimoni fedeli e gioiosi del nome Cristiano. Fra Pasquale aveva 90 anni di età, 73 di professione e 66 di sacerdozio. A norma dei nostri Statuti Particolari, ogni sacerdote applichi 3 Messe e gli altri frati partecipino ciascuno a 3 Messe. Lodevolmente, i singoli frati pratichino 3 Via Crucis. In ogni fraternità una Santa Messa sia celebrata in comune. Ricordiamo con sollecitudine questo fratello nella preghiera, nella gratitudine al Padre che ce l’ha donato, affinché ora la nostra unione fraterna sia piena, nella luce del Signore. San Salvatore, 28 aprile 2012 Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa

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† fra Anthony (Roland) Peloquin ofm Custodia Terræ Sanctæ
Jerusalem n. Woonsocket (Stati Uniti) 27 maggio 1930 † San Diego, California (Stati Uniti) 12 luglio 2012
 Custodia di Terra Santa

Cari fratelli, dal Commissariato di Washington D.C., Stati Uniti, ci informano, che il 12 luglio c.a., fra Anthony Peloquin, è entrato nel riposo eterno nella casa del Padre. Nato il 27 maggio 1930 da Clovis e Juliette Paul-Hus. Iniziò il noviziato a Cincinnati, Ohio il 15 agosto 1950 e vi rimasse nel Santuario di Sant’Antonio fino ai suoi primi voti il 16 agosto 1951. Il 1958 era stato un anno molto importante per lui: il 25 aprile era stato ordinato sacerdote; nell’agosto seguente aveva difeso la sua tesi di laurea: “Problemi sociali dei convertiti dall’Islam al Cristianesimo in Terra Santa”. Di quali problemi si trattasse cominciò a costatarlo nel settembre dello stesso anno, quando venne in servizio al Santo Sepolcro. Gli bastarono pochi mesi per comprendere che non era questo il lavoro pastorale più confacente alle sue aspirazioni. Si dedicò quindi all’insegnamento nell’Università Fairfield dei PP. Gesuiti nel Connecticut; all’apostolato fra i marinai e i soldati come Cappellano nell’Ordinariato Militare degli Stai Uniti. L’Arcivescovo dell’Ordinariato, Mons. Joseph T. Rjan, scrisse di lui: “Siamo consapevoli che fra Peloquin ha reso uno straordinario servizio come Cappellano sostituto e ausiliare”. Qualche volta pensò anche di andare come missionario in Giappone, ma poi continuò il suo lavoro in patria, rimanendo sempre in contatto con la Custodia di Terra Santa, in particolare con il Commissariato di Washington D.C., con il quale condivideva le sue notizie e quanto riceveva come compenso del suo lavoro. Servì come cappellano del U.S. Navy per circa una ventina d’anni, in Vietnam durante la guerra ed in altri paesi dove il dovere lo portava. In seguito servì come cappellano dell’ospedale dei Veterani di guerra. Negli ultimi anni visse e prestò servizio a Long Beach, California. Nel 2008 tornò a Gerusalemme per festeggiare i 50 anni della sua vita sacerdotale e 264


del primo incontro con la Terra del Signore. Noi ricordiamo con molto affetto fra Anthony e preghiamo per la sua pace. Fra Anthony aveva 82 anni di età, 60 di professione e 54 di sacerdozio. A norma dei nostri Statuti Particolari, ogni sacerdote applichi 3 Messe e gli altri frati partecipino ciascuno a 3 Messe. Lodevolmente, i singoli frati pratichino 3 Via Crucis. In ogni fraternità una Santa Messa sia celebrata in comune. Ricordiamo con sollecitudine questo fratello nella preghiera, nella gratitudine al Padre che ce l’ha donato, affinché ora la nostra unione fraterna sia piena, nella luce del Signore. San Salvatore 17 luglio 2012 Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa

† Fra Eugène (Josaphat) Bilodeau ofm Custodia Terræ Sanctæ
Jerusalem n. Montréal (Canada) 10 maggio 1924 † Montréal (Canada) 7 ottobre 2012
 Provincia di San Giuseppe (Canada)

Cari confratelli, La Custodia di Terra Santa si unisce in preghiera ai frati della Provincia di San Giuseppe (Montréal, Canada) per il decesso del nostro confratello, Fra Eugène (Josaphat) Bilodeau OFM. Nella certezza che la vita non è tolta, ma trasformata a nuova vita, lo accompagnino le nostre preghiere. Nella speranza che il giorno della risurrezione ci ritroveremo a 265


godere della Patria Celeste. Fra Eugène è tornato alla casa del Padre il 7 ottobre 2012, aveva 88 anni di età, 64 di professione e 13 di servizio. A norma dei nostri Statuti Particolari, ogni sacerdote applichi 3 Messe e gli altri frati partecipino ciascuno a 3 Messe. Lodevolmente, i singoli frati pratichino 3 Via Crucis. In ogni fraternità una Santa Messa sia celebrata in comune. Ricordiamo con sollecitudine questo fratello nella preghiera, nella gratitudine al Padre che ce l’ha donato, affinché ora la nostra unione fraterna sia piena, nella luce del Signore. San Salvatore 12 ottobre 2012 Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa

† fra Sante Nuccio ofm Custodia Terræ Sanctæ
Jerusalem n. Port Said (Egitto) 15 febbraio 1919 † Gerusalemme (Israele) 18 ottobre 2012
 Custodia di Terra Santa Ecco la dimora di Dio con gli uomini!
Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”.
E tergerà ogni lacrima dai loro occhi, non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate. (Apoc. 21,3-4) Cari confratelli, Il nostro confratello fra Sante Nuccio il 18 ottobre 2012 è tornato alla Casa del Padre; spirando al tramonto nell’infermeria di San Salvatore a Gerusalemme. Egli era nato a Port Said (Egitto) il 15 febbraio 1919. Aveva iniziato il Noviziato a Betlemme il 4 ottobre 1971, emesso la Professione Semplice l’anno dopo; e quella Solenne il 4 266


ottobre 1975. Oggi, che la vicenda terrena di fra Sante si è conclusa, è commuovente rileggere quanto scrisse nel chiedere di essere accolto nella Famiglia Francescana, malgrado allora avesse più di cinquanta anni. “Sono nato in Egitto nel 1919, ho studiato fine al 4° anno d’Istituto Tecnico delle scuole Italiane a Port Said, dirette dai Padri Salesiani. Ho frequentato le Parrocchie di Port Said e Suez. In quest’ultima Parrocchia ho conosciuto P. B. Bernini, nostro carissimo Parroco e grande amico. Già da giovane ho desiderato entrare nell’O.F.M., ma sempre impedito per motivi famigliari. Siamo rimpatriati nel 1957 in seguito alla guerra del Canale di Suez ed ho trovato un buon impegno presso l’Istituto Ortopedico G. Pini e guadagno molto bene. Ora che sono rimasto solo in seguito alla morte dei miei cari, mi sento molto solo e vorrei fare qualcosa di buono, aiutando i Padri Francescani nelle loro missioni. So benissimo stare in un ufficio, come in cucina!” Gli uffici che l’Obbedienza gli ha dato sono stati la cura dei ragazzi dell’Orfanatrofio Maschile di San Salvatore e, poi, la responsabilità dell’Infermeria Custodiale, sempre a Gerusalemme. Ma, poiché si era detto disponibile anche per la cucina, fra Sante ebbe l’incarico della cantina e per la parte dolciaria, della cucina. Ogni festa dell’anno liturgico era caratterizzata dai suoi dolci: burbára per Santa Barbara, il ciambellone con delle monete nascoste nella pesta per il primo dell’Anno; le castagnole per il Carnevale; e la cassata, il suo capolavoro, per la Pasqua. Cosi fra Sante ha riempito di premurosa e dolce carità i quaranta anni di vita francescana: verso gli orfani, verso i malati e gli anziani, e verso tutti i confratelli, che hanno calmato la solitudine in cui si era trovato. Lo ricordiamo con gratitudine per tutto questo, come pure per la sua devozione: finche ha potuto, non ha mai mancato alla Processione quotidiana al Santo Sepolcro. Fra Sante aveva 93 anni de età e 40 di professione. A norma dei nostri statuti Particolari, ogni sacerdote applichi 3 Messe e gli altri frati partecipino ciascuno a 3 Messe. Lodevolmente, i singoli frati pratichino 3 Via Crucis. In ogni fraternità una Santa Messa sia celebrata in comune. Ricordiamo con sollecitudine questo fratello nella preghiera, nella gratitudine al Padre che ce l’ha donato, affinché ore la nostra union fraterna sia piena, nella luce del Signore. San Salvatore 19 ottobre 2012. Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa 267


† Fra António Pereira da Silva ofm Custodia Terræ Sanctæ
Jerusalem n. Casal da Cruz (Portogallo) 8 luglio 1931 † Lisboa (Portogallo) 27 ottobre 2012 Provincia dei Santi Martiri del Marocco (Portogallo)

Cari confratelli, La Custodia di Terra Santa si unisce in preghiera ai frati della Provincia dei Santi Martire del Marocco (Portogallo) per il decesso del nostro confratello, Fra António Pereira da Silva ofm. Nella certezza che la vita non è tolta, ma trasformata a nuova vita, lo accompagnino le nostre preghiere. Nella speranza che il giorno della risurrezione ci ritroveremo a godere della Patria Celeste. Fra António è tornato alla casa del Padre il 27 ottobre 2012, aveva 81 anni di età, 63 di professione e 56 anni di sacerdozio. Servì come Commissario di Terra Santa dal 1978-2010. A norma dei nostri Statuti Particolari, ogni sacerdote applichi 3 Messe e gli altri frati partecipino ciascuno a 3 Messe. Lodevolmente, i singoli frati pratichino 3 Via Crucis. In ogni fraternità una Santa Messa sia celebrata in comune. Ricordiamo con sollecitudine questo fratello nella preghiera, nella gratitudine al Padre che ce l’ha donato, affinché ora la nostra unione fraterna sia piena, nella luce del Signore. San Salvatore 30 ottobre 2012 Fra Silvio R. De La Fuente, ofm Segretario di Terra Santa

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† Fra Beda (Seon-Ho) An ofm Custodia Terræ Sanctæ
Jerusalem n. Chang-ju (Corea), 3 febbraio 1924 † Gerusalemme, 19 dicembre 2012 Provincia dei Santi Martiri Coreani: Corea del Sud

Ecco la dimora di Dio con gli uomini!
Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”.
E tergerà ogni lacrima dai loro occhi, non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate. (Apoc. 21,3-4)

Cari fratelli, La sera del 19 dicembre 2012, il nostro caro confratello fra Beda An, si è spento serenamente nel Signore, all’Ospedale San Giuseppe di Gerusalemme. Pochi giorni prima, uscendo dalla chiesa, era caduto senza riprendersi più. Del resto la chiesa è stato il luogo principale delle sua attività, soprattutto da quando, l’11 giugno 1977 era arrivato a servizio della Custodia di Terra Santa. In ognuno dei conventi in cui l’obbedienza l’ha posto nei 35 anni della sua presenza in Terra Santa, al Santo sepolcro, al Cenacolino, a Cafarnao o a San Salvatore, fra Beda ha dedicato molto del suo tempo alla preghiera. Tanti ricordano come, durante il suo servizio al Santo Sepolcro (1987-1989), dopo l’ufficio notturno trascorresse il resto della notte, pregando nella Cappella del SS. Sacramento, o al Calvario, o dinnanzi alla Tomba. Il resto del suo tempo lo dedicava al Sacramento della Penitenza: sempre pronto ad ascoltare la confessione di chiunque glielo chiedesse. Un’attività a lui molto cara era quella di intrecciare corone del Rosario: diceva di averne distribuite molte migliaia. La sua presenza in mezzo a noi, soprattutto negli ultimi anni, era quella di un familiare anziano che sapeva stare con i giovani, rallegrandosi nel parlare con loro e godendo dei loro scherzi. 269


Fra Beda è stato il primo frate minore venuto in servizio alla Custodia dalla lontana Corea del Sud. In questo nobile Paese fra Beda aveva molto lavorato per impiantarvi l’Ordine dei Frati Minori. Nel 1957 era stato superiore del Convento di Santa Maria degli Angeli a Taejon; in seguito (1965-1976) era stato Pro Vicario e, più tardi, Procuratore dell’allora Vicaria Coreana (1970-1976). La Provincia OFM di Corea lo considerava suo fondatore. L’animo di tutti noi è pieno di gratitudine al Signore e alla Provincia della Corea del Sud per il dono di fra Beda. Ringraziamo il personale medico e tutte le persone che lo hanno assistito durante questi giorni sino alla fine. Fra Beda An, aveva 88 anni, 64 di professione, 59 di sacerdozio e 35 di servizio. A norma dei nostri Statuti Particolari, ogni sacerdote applichi 3 Messe e gli altri frati partecipino ciascuno a 3 Messe. Lodevolmente, i singoli frati pratichino 3 Via Crucis. In ogni fraternità una Santa Messa sia celebrata in comune. Ricordiamo con sollecitudine questo fratello nella preghiera, nella gratitudine al Padre che ce l’ha donato, affinché ora la nostra unione fraterna sia piena, nella luce del Signore. San Salvatore 20 dicembre 2012. Fra Noel Muscat, ofm Pro-Segretario di Terra Santa

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Cronaca della Custodia La gloria del Signore brilla sopra di te Gerusalemme, 5-6 gennaio 2012 Le celebrazioni per l’Epifania che si svolgono in Terra Santa cominciano già nella giornata del 5 gennaio e sono particolarmente intense e suggestive. Anche quest’anno, seguito dal corteo di macchine provenienti da Gerusalemme, a cui si sono poi unite quelle arrivate da Betlemme, Beit Jala e Beit Sahour, il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, ha attraversato il muro che separa Israele dai Territori Palestinesi della Cisgiordania in prossimità del sito israeliano della Tomba di Rachele ed ha compiuto l’ingresso solenne a Betlemme nella tarda mattinata del 5 gennaio. Accompagnato dalle autorità civili locali e dalla festosa banda dei gruppi scout palestinesi e circondato dall’affetto della gente, il Custode è giunto alla Piazza della Mangiatoia e, salutati i religiosi greci ortodossi ed armeni che l’attendevano accanto alla Basilica della Natività, ha varcato la Porta dell’Umiltà che immette all’interno della Chiesa. Accolto dal Guardiano della Basilica della Natività, fra Stephane Milovitch, dai cantori francescani guidati da fra Armando Pierucci, direttore dell’Istituto Magnificat, la scuola di musica della Custodia a Gerusalemme, e dall’intera comunità francescana, fra Pizzaballa ha assolto al rito della vestizione e, nella Chiesa di Santa Caterina, gremita di religiosi e religiose delle molte congregazioni di Terra Santa, di pellegrini e di cristiani locali, ha presieduto nel pomeriggio i Primi Vespri solenni, concelebrati da fra Artemio Vitores, Vicario custodiale, e da fra Noel Muscat, discreto di Terra Santa. In quest’occasione si è compiuta la prima processione alla Grotta della Natività, con l’incensazione della Mangiatoia. Più tardi fra Stephane Milovitch ha presieduto l’Ufficio delle Letture, affiancato nella celebrazione liturgica da fra Silvio De La Fuente, segretario custodiale. Con una seconda processione alla Grotta della Natività, la comunità francescana ha reso nuovamente omaggio al luogo della nascita di Gesù Bambino. A mezzanotte, poi, è stato ancora fra Pizzaballa a presiedere la S. Messa nella Grotta della Natività, presso il piccolo altare della Grotta dei Magi, accanto alla mangiatoia, che si trova sulla destra, a poca distanza dalla Stella d’argento, e che appartiene ai 271


francescani, i quali possono qui celebrare le loro funzioni. Una cerimonia intima e raccolta, alla quale hanno voluto partecipare piccoli gruppi di religiose, amici e collaboratori della Custodia francescana e qualche cristiano locale, che hanno trovato spazio all’interno della grotta, disponendosi all’intorno, fin sulle scale che conducono alla parte superiore della Basilica. Fra Pizzaballa ha così inaugurato il ciclo delle S. Messe che si sono susseguite nella Grotta fino all’alba. La mattina del 6 gennaio, nella Chiesa francescana di Santa Caterina, la S. Messa solenne è stata presieduta da S.E. Cardinal Giovanni Coppa, Nunzio Apostolico emerito in Repubblica Ceca, che 32 anni fa, proprio nel giorno dell’Epifania, fu ordinato Vescovo da Papa Giovanni Paolo II. Accanto al Cardinal Coppa, come concelebranti, vi erano il Vescovo emerito della Diocesi di Vigevano, S.E. Monsignor Claudio Baggini, il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, e il Vicario custodiale, fra Artemio Vitores. Numerosi altri sacerdoti hanno voluto unirsi alla cerimonia, trovando posto ai lati dell’altare maggiore. La liturgia è stata animata con eleganza dai Cori Magnificat e Jasmeen della Custodia, diretti da Hania Soudah Sabbara ed accompagnati all’organo da fra Armando Pierucci. Presenti alla solenne celebrazione, in una Chiesa ancora una volta piena di gente, anche i Consoli generali delle quattro nazioni latine, Italia, Francia, Spagna e Belgio. L’omelia è stata tenuta in arabo dal Parroco di Betlemme, fra Marwan Di’des, il quale ha richiamato l’attenzione sul fondamentale ruolo della libertà personale nel riconoscimento di Gesù quale Cristo, Figlio di Dio e Salvatore, nel momento della Sua piena manifestazione di fronte al mondo. Allo stesso tempo, all’esterno della Basilica, i religiosi greci ortodossi preparavano l’ingresso solenne del loro Patriarca in occasione dell’inizio delle celebrazioni per il S. Natale ortodosso, richiamando l’interesse generale della città e dei molti pellegrini qui raccolti. Lungo tutta la giornata, all’interno della Basilica, e specialmente nella Grotta della Natività, si sono succeduti gli uffici liturgici, accompagnati dai canti e dalle processioni delle varie confessioni cristiane che, in questo speciale giorno, si sono trovate una accanto all’altra ad esaltare l’unico Signore. Nel pomeriggio il Custode, affiancato da fra Artemio Vitores, ha nuovamente presieduto i Vespri solenni, al termine dei quali si è svolta la processione conclusiva alla Grotta della Natività, durante la quale la comunità francescana ha ripetuto il gesto dei Re Magi, giunti da terre lontane ad adorare il Bambino, presentando a Gesù deposto nella mangiatoia i doni che questi esotici sovrani avevano portato con sé nel viaggio: oro, incenso e mirra. Doni regali offerti ad un nuovo re, la cui nascita era stata lungamente attesa e finalmente annunciata da straordinari segni nel cielo. Dopo aver di nuovo incensato la mangiatoia e l’altare della Grotta dei Magi e aver reso omaggio alla Stella d’argento che 272


indica il luogo preciso della nascita del Signore, fra Pizzaballa ha preso tra le mani avvolte nei solenni paramenti liturgici la statua di Gesù Bambino, Principe della Pace, assiso sul trono regale e, circondato dall’intera comunità francescana, dai molti religiosi e religiose e dalla folla convenuti in questo giorno di festa, ha attraversato il bel chiostro della Basilica, mentre i fedeli già facevano ressa per esprimere la propria devozione al Figlio di Dio manifestatosi al mondo, ed è poi entrato nella Chiesa di Santa Caterina, dove molti ancora erano in attesa. Qui, davanti all’altare maggiore, la regale statua di Gesù Bambino è stata finalmente offerta all’adorazione dei fedeli, a partire dalle autorità religiose fino alla gente più semplice, accorsa qui appunto per manifestare in questo Santo Luogo il proprio affetto e la propria fede davanti a questo Re Bambino che, entrando nel mondo in assoluta umiltà, ha cambiato per sempre la storia dell’uomo. Dice il profeta Isaia: Alzati [Gerusalemme], rivestiti di luce, perché viene la tua luce,/ la gloria del Signore brilla sopra di te” (Is 60,1). Nell’Epifania, spiega fra Pizzaballa, “Dio si manifesta a tutta l’umanità, la Sua presenza nel mondo si fa veramente universale, si rivolge ad ogni essere umano e chiede a ciascuno di aprirsi e di accogliere questa universale manifestazione divina, questo concreto dono di salvezza. Dio, dunque, nell’Epifania del Suo Figlio fatto uomo chiama davvero tutti, riconcilia a sé tutte le genti. Scrive Papa Benedetto XVI: “Il cammino dei Magi d’Oriente è per la liturgia soltanto l’inizio di una grande processione che continua lungo tutta la storia. Con questi uomini comincia il pellegrinaggio dell’umanità verso Gesù Cristo - verso quel Dio che è nato in una stalla; che è morto sulla croce e che, da Risorto, rimane con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20). [...] Vengono grandi e piccoli, re e servi, uomini di tutte le culture e di tutti i popoli. Gli uomini d’Oriente sono i primi, ai quali tanti, lungo tutti i secoli, vengono dietro. Dopo la grande visione di Isaia, la lettura tratta dalla Lettera agli Efesini esprime la stessa cosa in modo sobrio e semplice: le genti condividono la stessa eredità (cfr Ef 3,6)”. Un’eredità di cui anche noi, accorsi qui a Betlemme nel giorno dell’Epifania del Signore Gesù, siamo partecipi. www.custodia.org

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Festa del Battesimo del Signore al fiume Giordano Gerico, 8 gennaio 2012 Riaperto lo scorso anno dalle autorità israeliane, il sito lungo le sponde del fiume Giordano dove, dal V secolo, si commemora il Battesimo di Gesù, è tornato ad essere meta di molti pellegrini, che adesso possono visitare liberamente questo luogo, al confine tra Israele e Giordania. Qui, nella regione del Deserto della Giudea, dove si stende la pianura di Gerico, poco distante dalla strada per Tell es-Sultan, che ospita l’antica Gerico e che conduce al Monastero greco-ortodosso della Quarantena, le diverse confessioni cristiane possono ora di nuovo celebrare le funzioni in occasione dell’Epifania, che contempla anche la liturgia per il Battesimo del Signore. Anche la comunità francescana della Custodia di Terra Santa, che per molto tempo ha commemorato il Battesimo di Gesù l’ultimo giovedì del mese di ottobre, com’è stato infatti fino allo scorso anno, ha potuto finalmente organizzare il tradizionale pellegrinaggio in data 8 gennaio, prima domenica che segue l’Epifania, ponendosi così in linea con il calendario liturgico della Chiesa Cattolica. La comunità francescana, insieme al Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, ha preso parte con grande entusiasmo a questo importante appuntamento, al quale hanno partecipato anche moltissimi cristiani locali, provenienti non soltanto dalle vicine zone israeliane e palestinesi di Gerusalemme, Gerico e Betlemme, ma anche dalla Galilea e da altre regioni distanti. A questo numeroso gruppo si sono uniti anche molti pellegrini giunti al Giordano per questa speciale occasione. La processione, partita dal convento del Buon Pastore, ha percorso tra canti e preghiere un tratto di strada nel deserto, confluendo poi, con le sue centinaia di partecipanti, alla piccola cappella con l’altare situata a pochi passi dalle rive del Giordano. Da qui, scendendo una breve scala, si giunge nello spiazzo accanto al fiume, dove, tra le palme, è stato allestito per l’occasione un piccolo altare, intorno al quale sono state disposte alcune sedie per permettere alla gente di assistere alla celebrazione della S. Messa. Molti però, non avendo trovato posto nella zona inferiore, intorno all’altare, sono rimasti a seguire la celebrazione fermandosi sulla rampa di scale e più su ancora, lungo la balaustra dello spiazzo superiore. La S. Messa, celebrata alla presenza delle autorità civili locali, è stata presieduta dal padre Custode, affiancato da S.E. Cardinal Giovanni Coppa, nunzio apostolico emerito in Repubblica Ceca, da molti confratelli ed altri sacerdoti concelebranti. 274


Durante la S. Messa si è svolta anche la cerimonia di battesimo di quattro bambini della locale parrocchia, che hanno avuto lo speciale privilegio di ricevere questo fondamentale sacramento proprio attraverso l’acqua del fiume Giordano. Allo stesso modo, al termine della celebrazione eucaristica, molti hanno voluto avvicinarsi al Giordano e bagnarsi nelle sue acque, versarsi simbolicamente un poco d’acqua sul capo, ricordando il gesto penitenziale compiuto tante volte in questi luoghi da S. Giovanni Battista e che Gesù stesso, all’inizio del Suo ministero pubblico, ha accettato di ricevere (Mt 3,13-17). Il pellegrinaggio è proseguito con la visita al Monastero greco-ortodosso costruito sul Monte della Quarantena, nome risalente al Medio Evo e legato al ricordo, che qui si conserva fin dal IV sec., dei 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto e delle tentazioni che, al termine di questo lungo ritiro, Gesù dovette affrontare in un serrato confronto con il demonio (Mt 4,1-11). Il bellissimo monastero, incastonato nella roccia, a metà costa, proprio sui monti che fanno da sfondo al Tell es-Sultan e che dominano da nord-ovest la pianura di Gerico, è stato edificato alla fine dell’Ottocento dai monaci ortodossi attorno alle grotte in cui vissero gli anacoreti del deserto che abitarono il luogo fin dal V sec. Percorso il sentiero a gradoni che conduce al monastero, il gruppo, insieme ai frati francescani anch’essi giunti in cima all’altura, si è fermato sulla soglia dell’edificio per un breve momento di preghiera. Accolti dai monaci greci ortodossi che tuttora vivono in questo posto remoto, i pellegrini hanno potuto varcare la porta del monastero ed immergersi per breve tempo nell’atmosfera di questo suggestivo luogo. Ciascuno ha avuto la possibilità di visitare la chiesa, corrispondente ad un’antica grotta, ed il piccolo santuario a cui si accede salendo alcuni gradini. Qui, sul muro occidentale, c’è una nicchia scavata nella roccia dove si trova una pietra, segnata da una croce, che indica il luogo tradizionale della prima tentazione di Gesù. Davvero splendido il panorama che si gode da questa posizione. Gesù si presenta al battesimo di Giovanni mettendosi in fila con i peccatori, come fosse anch’egli un peccatore. Egli si fa vicino all’uomo in tutto, accetta tutto per amore dell’umanità e per obbedienza al Padre e, in forza di questa Sua mansuetudine e di questo amore perfetto, il Padre Lo rivela come il Figlio prediletto, il vero educatore da ascoltare, il buon Pastore da seguire. Scrive Papa Benedetto XVI: “Gesù è Colui che «si è abbassato» per farsi uno di noi, Colui che si è fatto uomo e ha accettato di umiliarsi fino alla morte di croce (cfr. Fil 2,7). Il battesimo di Gesù si colloca in questa logica dell’umiltà e della solidarietà: è il gesto di Colui che vuole farsi in tutto uno di noi e si mette realmente in fila con i peccatori; Lui, che è senza peccato, si lascia trattare come peccatore (cfr. 2Cor 5,21). [...]È il «servo di Dio» di cui ci ha parlato il profeta Isaia (cfr. 42,1). La sua umiltà è dettata dal voler stabilire una comunione piena con l’umanità, dal desiderio di realizzare una vera solidarietà 275


con l’uomo e con la sua condizione. Il gesto di Gesù anticipa la Croce, l’accettazione della morte per i peccati dell’uomo. Questo atto di abbassamento, con cui Gesù vuole uniformarsi totalmente al disegno d’amore del Padre e conformarsi con noi, manifesta la piena sintonia di volontà e di intenti che vi è tra le persone della Santissima Trinità. Per tale atto d’amore, lo Spirito di Dio si manifesta e viene come una colomba sopra di Lui, e in quel momento l’amore che unisce Gesù al Padre viene testimoniato a quanti assistono al battesimo da una voce dall’alto che tutti odono. Il Padre manifesta apertamente agli uomini, a noi, la comunione profonda che lo lega al Figlio: la voce che risuona dall’alto attesta che Gesù è obbediente in tutto al Padre e che questa obbedienza è espressione dell’amore che li unisce tra di loro. Perciò, il Padre ripone il suo compiacimento in Gesù, perché riconosce nell’agire del Figlio il desiderio di seguire in tutto alla sua volontà: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (Mt 3,17). E questa parola del Padre allude anche, in anticipo, alla vittoria della risurrezione e ci dice come dobbiamo vivere per stare nel compiacimento del Padre, comportandoci come Gesù”. www.custodia.org

Messa di solidarietà a Knayeh Knayeh, 19 gennaio 2012 
Il giorno 19 Gennaio 2012, è un giorno indimenticabile per i parrocchiani di Knayeh e per i paesi vicini. Il R.mo P. Pierpattista Pizzaballa Custode di Terra Santa, per suo desiderio personale e dopo aver parlato, per telefono, con i frati delle missioni dell’Oronte nel Nord della Siria, ha deciso di passare le frontiere e arrivare alla missione di Kanyeh per pregare con il popolo e i frati, e darli coraggio, sostegno morale e solidarietà. Pregare per la pace e per il bene della Siria e per il popolo siriano. Questa visita era prevista prima di natale scorso, ma purtroppo non è stata realizzata per tante difficoltà e tanti inconvenienti. Alle 4.30 PM le campane della Chiesa di Knayeh suonano a pieno ritmo annunciando l’inizio della Messa Solenne presieduta dal Rev.mo P. Custode coadiuvato dal 276


M.R.P. Halim Noujaim ministro regionale, P. Filippo Mistrih parroco di Ghassanieh, P. Antoun Luxa Parroco di Yacoubieh e il sottoscritto parroco di Knayeh. La Chiesa era gremita di parrocchiani di Knayeh, e da altri parrocchiani pervenuti dai due villaggi vicini nonostante la pioggia, il freddo e le vacanze invernali delle scuole; perché in questo periodo tante famiglie lasciano il paese e vanno ad Aleppo per le spese. Alla fine della Messa il P. Hanna Jallouf ha ringraziato il P. Custode per l’interesse che ha dimostrato per questa missione e ha ricordato tutto quello che è stato realizzato durante il suo mandato; dalla ristrutturazione del convento di Knayeh fino alla costruzione del nuovo dispensario di Santa Elisabetta che durante gli avvenimenti bellici di Giugno scorso è rimasto aperto a tutti i cittadini senza distinzione di razza o di religione e che ogni anno riceve più di sette mila ammalati tra bambini e donne, mentre gli altri centri sanitari sono stati chiusi e i dottori per paura sono scappati via. Il Custode è intervenuto con parole di incoraggiamento e solidarietà e ha assicurato il suo sostegno e la sua preghiera con tutti i frati della custodia per questa zona martirizzata con gli avvenimenti sanguinari. Alle fine della Messa il R.mo P.Custode con tutti i frati hanno ricevuto i parrocchiani, i quali hanno dato il benvenuto al Padre Custode, e lo hanno ringraziato per la sua visita e per il suo incoraggiamento. Alle 6.30 P.M., nonostante la mancanza dell’elettricità il R.mo P. Custode e il parroco di Knayeh si recano a due case nel villaggio per visitare due ammalati. Il primo è il Sig. Antoun Saiegh un ex maestro nelle nostre scuole del Nord della Siria per 36 anni e il secondo la Sig.a Noura Dib vedova di 87 anni che ha perso il suo figlio giovane di 56 anni durante questi avvenimenti. Queste due visite sono state molto gradite dalle famiglie visitate. Ringrazio il P. Custode per questa visita di sostegno e solidarietà, come pure ringrazio i nostri confratelli della Terra Santa che hanno dimostrato la loro solidarietà con noi, e preghiamo per il bene e la pace di questa terra e chiediamo al Signore l’aiuto per continuare a testimoniare la nostra fede in questa terra dove siamo una piccola minoranza di cristiani in mezzo ad una forte maggioranza di altre credenze religiose.

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XIII Magnificat Piano Competition “Nikolaus De La Flüe” Gerusalemme, 24 gennaio 2012 Il 29 gennaio alle ore 18 presso l’Auditorium di San Salvatore a Gerusalemme si svolgerà il concerto finale dei vincitori della Magnificat Piano Competition “Nikolaus De La Flüe” (ingresso libero). Il concorso di pianoforte, giunto alla sua tredicesima edizione consecutiva, è aperto ai giovani pianisti palestinesi e a tutti i pianisti iscritti in scuole palestinesi oltre che, naturalmente, agli studenti del Magnificat Institute, la scuola di musica della Custodia di Terra Santa che organizza la manifestazione. L’obbiettivo è quello di individuare e promuovere giovani musicisti che in un prossimo futuro possano intraprendere una carriera professionale nel campo della musica, sia come esecutori, sia come insegnanti, nel contesto della società araba. A Gerusalemme Est e nei Territori palestinesi, infatti, le domande di iscrizione alle scuole di musica -specialmente per il pianoforte- sono in continua crescita, ma i professori qualificati sono pochi. Lo studio della musica, oltre ad essere un’attività educativa di promozione culturale e sociale, diventa quindi anche un’opportunità interessante di lavoro. Un’altra finalità del concorso è puramente didattica: spronare gli allievi a un maggiore impegno nello studio e incominciare fin da piccoli a sottoporsi al giudizio di una giuria e all’emozione di presentarsi davanti a un pubblico. Al concorso sono previste diverse categorie, a seconda dell’età dei partecipanti e del grado di difficoltà dei brani da eseguire. Ogni concorrente si esibirà in un brano obbligatorio e in un altro a sua scelta di corrispondente levatura; una categoria è riservata al pianoforte a quattro mani. Oltre al Premio “Nikolaus De La Flüe”, saranno assegnati altri premi speciali: il Premio “A.M. Qattan Foundation” per accompagnamento di un brano corale, il Premio “Zia Pina” incentrato su J.S. Bach (esecuzione del Preludio e Fuga in Si bemolle maggiore BWV 866), e il Premio “Compagnia di San Giorgio” per due pianoforti e coro. Il coro di quest’anno è lo Yasmeen Buds Choir diretto da Hania Soudah Sabbara, formato dai bambini più piccoli del Magnificat, alcuni dei quali si presenteranno anche in concorso nelle categorie a loro riservate. La giuria è composta da musicisti che sono professori di pianoforte presso i conservatori delle loro città e hanno già fatto parte di giurie di concorsi internazionali, oltre a svolgere attività concertistica in proprio. Si tratta di Vincenzo Balzani (Milano, Italia), Antonio Tessoni e Cristina Stella (Vicenza, Italia), Alberto Borello (Cuneo, Italia) e Yuval Cohen (JAMD, Gerusalemme). Il presidente della giuria è il fondatore e direttore generale del Magnificat P. Armando Pierucci. 278


Il concorso e la giuria seguiranno criteri di trasparenza e regolarità: il presidente della giuria non ha diritto di voto, nessuno dei giurati avrà allievi in concorso, il risultato scaturirà dalla media matematica dei voti con l’esclusione del voto più alto e più basso e la competizione sarà aperta al pubblico (il 27 gennaio dalle ore 9 del mattino e dalle ore 15 del pomeriggio; il 28 gennaio dalle ore 9). I premi saranno consegnati alla fine del concerto finale di domenica 29 gennaio. Il montepremi ammonta a 29.450 shekel, pari a 5.890 euro; le cifre distribuite ai vincitori sono poco più che simboliche (al massimo 1500 shekel -300 euro- per i vincitori di categoria, il doppio per i premi speciali), ma alcuni dei vincitori -quando il premio lo prevede o secondo la disponibilità degli sponsor- saranno invitati ad esibirsi in concerto in Europa e in Terra Santa, a incominciare dal concerto di domenica 29 alle ore 18. Lo sponsor principale del concorso è l’Associazione “Amici del Magnificat” della Svizzera, che ha voluto dedicarlo a Nikolaus De La Flüe, il santo patrono della Svizzera, posto tra i “Padri della Patria” della Confederazione Elvetica. Per il secondo anno consecutivo gli “Amici del Magnificat” hanno raccolto l’eredità della Famiglia Tavasani di Treviso, che per undici anni ha sostenuto il Concorso di pianoforte “Carlo Tavasani”, in onore del quale il Magnificat Institute sta per pubblicare un volume commemorativo. frc

Gerusalemme: Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani e Preghiera Straordinaria di tutte le Chiese Gerusalemme, 28 gennaio 2012 Sempre suggestive e affascinanti le celebrazioni ecumeniche che scandiscono la Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani a Gerusalemme e che, anche quest’anno, com’è prassi usuale, sono cominciate con alcuni giorni di ritardo rispetto a quanto accade altrove, per attendere la chiusura del lungo periodo natalizio che, in Terra Santa, si conclude il 19 gennaio con la festa dell’Epifania per gli Ortodossi e con 279


la festa del S. Natale e dell’Epifania, riuniti in un’unica ricorrenza, per gli Armeni. Gli incontri ecumenici di preghiera, che si sono tenuti in varie lingue tra il 21 e il 29 gennaio, sono cominciati nel pomeriggio di sabato, con l’ufficio greco ortodosso dell’Apodeipnon, ossia la Compieta, presso il Calvario, nella Basilica del Santo Sepolcro, dove si è riunita la comunità dei partecipanti. Secondo la tradizione, ogni giorno una diversa comunità cristiana ospita l’incontro di preghiera condivisa, a cui generalmente segue un semplice momento conviviale, che offre la concreta occasione ai fedeli delle diverse confessioni cristiane di avvicinarsi gli uni agli altri in un clima di fraternità e di cordialità, di conoscersi e di scoprirsi vicini nel cammino della fede. Al primo appuntamento sono dunque seguite la celebrazione presso la Cattedrale anglicana di St. George, nel pomeriggio di domenica 22 gennaio, e poi, lunedì, la toccante cerimonia presso la Chiesa armena di San Giacomo, intimamente illuminata dalle tradizionali ed antichissime lampade ad olio, i ganteghes, che pendono dall’alta cupola a volta della Cattedrale, e dalle candele di cera che ornano i tre altari. Qui, nella penombra di una luce tenue e soffusa, lievemente accentuata dalle candele che i religiosi e le molte persone presenti all’incontro recano in mano, la liturgia acquista un sapore mistico e rievoca le tradizioni della Cristianità antica, con preghiere e canti pre-bizantini e pre-gregoriani. Dopo l’incontro successivo, martedì 24 gennaio, presso la Chiesa luterana del Redentore, a poca distanza dalla Basilica del Santo Sepolcro ed anch’essa gremita di fedeli delle diverse confessioni cristiane, è stata la Chiesa latina, presso il Patriarcato latino nel pomeriggio di mercoledì 25 gennaio e presso il Cenacolo il giorno successivo, ad organizzare e presiedere la liturgia ecumenica. L’appuntamento della Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani è una delle rare occasioni annuali in cui il Cenacolo viene concesso per le celebrazioni cristiane. Gli incontri di preghiera si sono poi conclusi con gli ultimi tre appuntamenti, presso la Chiesa etiope ortodossa, con sede a Gerusalemme ovest, presso la Chiesa copto ortodossa di St. Anthony, accanto al Santo Sepolcro, ed infine presso la Chiesa greco cattolica dell’Annunciazione, a poca distanza dal Patriarcato latino in Giaffa Gate. Quest’anno, inoltre, come già accadde nel gennaio 2011, la Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani è stata impreziosita da un ulteriore evento, la Settima preghiera straordinaria di tutte le Chiese per la riconciliazione, l’unità e la pace, che ha coinciso con la celebrazione ecumenica svoltasi il 28 gennaio alla Chiesa copta ortodossa di St. Anthony, presso il Patriarcato copto ortodosso di Gerusalemme. Ancora una volta, per quest’appuntamento tanto sentito, si sono riuniti i leaders delle Chiese cristiane di Terra Santa e moltissimi fedeli delle diverse confessioni, tutti ospiti della comunità copta, un gruppo cristiano molto antico, nato in Egitto e presente in Terra Santa fin dalle origini del Cristianesimo. Questa Chiesa, che ha testimoniato per molti 280


secoli, fino ad oggi, la sua profonda fede in Gesù Cristo, dandone testimonianza fino al martirio, pure nei tempi più recenti, ha proposto per questa particolare occasione una celebrazione semplice e molto intensa, ispirata a ricche tradizioni, ma anche sensibile alle difficoltà e ai drammi che la comunità copta sta ancora attraversando. Accolti e guidati da S.E. Amba Abraham, Arcivescovo della Chiesa copta ortodossa a Gerusalemme, i molti partecipanti hanno potuto alzare insieme la propria voce e la propria preghiera in un momento di autentica unità di aspirazioni e di sentimenti. Un’iniziativa particolarmente toccante e coinvolgente, come sottolinea Veronique Nebel, da tempo vicina alla Terra Santa come coordinatrice dell’Associazione Svizzera Amici del Magnificat e promotrice degli appuntamenti di preghiera straordinaria di tutte le Chiese, che ha preso avvio nel 2005, poco dopo la morte di Papa Giovanni Paolo II, e che vuole trarre impulso dallo speciale carisma di Gerusalemme, Madre di tutte le Chiese, per far salire la voce unanime della Cristianità e coinvolgere in un unico abbraccio i cristiani di tutto il mondo. L’incontro di preghiera, infatti, è stato trasmesso in diretta televisiva in quattro continenti, grazie alla disponibilità di diversi emittenti cristiane e di un efficiente equipe di traduttori e commentatori in varie lingue. Momenti preziosi, che danno vigore alla spiritualità di Gerusalemme e al suo cuore cristiano, facendo gustare a tutti i fedeli, talvolta oppressi dai problemi incalzanti di una difficile quotidianità, la bellezza e la gioia di essere cristiani nella terra dove abita il senso di questa storia straordinaria. www.custodia.org

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III Congresso Internazionale dei Commissari di Terra Santa 30 gennaio - 4 febbraio 2012

Saluto Iniziale del Ministro Generale ofm Fra José Rodríguez Carballo Innamorati di Gesù, al servizio della sua Terra Gerusalemme, 30 gennaio 2012 Saluto Carissimi Commissari di Terra Santa: Il Signore vi dia la sua pace! All’inizio di questo III Congresso di Commissari di Terra Santa, è con grande gioia che vi rivolgo una parola di saluto e di gratitudine per aver risposto al appello del P. Custode a partecipare in questo incontro. Grazie di essere venuti. Grazie del vostro servizio in favore della Terra Santa. Ci troviamo a Gerusalemme, cuore della Terra Santa, “umbilico teologico” del mondo. E per noi francescani, custodi in nome della Chiesa cattolica dei luoghi della nostra redenzione, questo cuore rimane sempre il Cenacolo, a torno al quale ebbe inizio la Custodia, ma da quando siamo stati espulsi dalla colina del Monte Sion cristiano il convento di san Salvatore, che accoglie questo Congresso, è diventato come il cuore fisico della nostra presenza in questa terra benedetta e martoriata allo stesso tempo. Benvenuti, quindi, a questo cuore fisico della Custodia di Terra Santa. La perla delle missioni Quando si parla di Custodia di Terra Santa si finisce sempre per ricordarci a vicenda che essa è la perla delle Missioni francescane. La perla, cioè un tesoro, o meglio, il tesoro, qualcosa di prezioso, e quindi importante. Con ragione, il Capitolo generale 2009 la definisce come “la missione più importante dell’Ordine” (PdV 21) fra tutti i progetti missionari che ha l’Ordine serafico; un Ordine missionario fin dalle sue origini per volontà del padre san Francesco: Andate, carissimi, a due a due per le varie parti del mondo e annunciate agli uomini la pace e la penitenza in remissione dei peccati, diceva il Poverello ai suoi frati. 282


Il Santo di Assisi, infatti, ha voluto che i suoi frati fossimo missionari inter gentes e ad gentes, come si vede dalla estesa Regola, sia quella non bollata (cf. cap XVI), sia quella bollata (cf. cap.XII). Avendo abbracciato il Vangelo come vita e regola (cf. Rb 1, 1), fin dagli origini, i frati si sentirono nel dovere di predicare quello che vivevano, e cioè, il Vangelo, e avendo ricevuto come primo dono il Vangelo, i frati di tutti i tempi si sono sentiti chiamati a restituirlo con la vita e la parola, ai vicini e ai lontani. Se l’epopea missionaria è la pagina più importante della storia della Chiesa, per noi frati minori l’epopea missionaria è la pagina più bella e gloriosa della nostra storia; una pagina scritta con i caratteri della santità di vita, e, in molti casi, come mostra il martirologio dell’Ordine, con la testimonianza del martirio. Tra i luoghi dove siamo arrivati fin dai primordi dell’Ordine è la Terra Santa. Qui si recò Francesco nel 1219. Dicono le Fonti: tre volte intraprese il cammino verso il paese degli infedeli; ma le prime due volte ne fu impedito da disposizione divina. Finalmente la terza volta, dopo aver provato molti oltraggi, catene, percosse e fatiche innumerevoli, con la guida di Dio venne condotto al cospetto del Soldano di Babilonia: là predicò il Vangelo di Cristo, con una manifestazione così efficace di spirito e di potenza che lo stesso Soldano ne fu ammirato e, diventato mansueto per divina ispirazione, lo ascoltò con benevolenza. E qui, in Terra Santa e in tutto l’Oriente prossimo, siamo rimasti i frati fino ad oggi, facendo dei capitolo XVI della prima Regola e del XII della seconda la nostra regola di vita e missione, Sia nei momenti belli che nei momenti brutti i “frati della corda” siamo rimasti fedeli al impegno che la Chiesa ci ha affidato di custodire i luoghi santi della nostra fede, e le pietre vive della Chiesa di Gesù nella sua terra. È così che, prima Francesco e dopo i suoi frati, testimoniano in Terra Santa l’amore di Cristo per tutti, anche per i non credenti in lui, e fanno presente la Chiesa, una santa, cattolica e apostolica, proprio qui, dove è nata. La Provvidenza volle che, accanto ai fratelli delle Chiese orientali, per la cristianità d’occidente fossero soprattutto i frati di Francesco d’Assisi, santo della povertà, della mitezza e della pace, a interpretare il desiderio cristiano di custodire i luoghi in cui affondano le nostre radici spirituali (Paolo VI). È lo sguardo lungo della Provvidenza, uno sguardo d’amore per la Terra della nostra redenzione, uno sguardo per il quale ringraziamo il Signore e la Chiesa. Dal I al III Congresso Internazionale dei Commissari di Terra Santa Al inizio di questo III Convegno dei Commissari di Terra Santa voglio far a quello celebrato nel 2006, e dal quale parte questa nuova iniziativa che ci ha portato di nuovo a Gerusalemme. Nel novembre 2006 ci siamo trovati qui per celebrare il II Congresso dei Commis283


sari di Terra Santa. Questo Congresso si celebrava dopo 37 anni dal I Congresso internazionale dei PP. Commissari di Terra Santa, che ebbe luogo a Nazareth dal 17 al 22 novembre 1969. In quella occasione si incontrarono 51 Commissari, con il Segretario generale delle missioni francescane, il Custode di TS, il suo Vicario, il Procuratore e i padri Discreti. Un grande evento si direbbe oggi, perché fu la prima volta che si rese possibile questa convocazione. L’obbiettivo principale del Congresso era “conformare la legislazione della Custodia alle nuove Costituzioni generali dell’Ordine”. Nel 2006, dal 19 al 25 novembre, si celebrò a Gerusalemme il II Congresso dei Commissari di Terra Santa. In questo Congresso parteciparono 78 frati di cui 68 Commissari, da 40 diversi Paesi del mondo. Inoltre partecipò il Ministro generale, un Rappresentante della Congregazione vaticana delle Chiese Orientali, il padre Custode, il suo Vicario e il Segretario custodiale. Si è discusso di Colletta del Venerdì santo, ma ancor più si è riflettuto sulla figura del Commissario: rispetto alla legislazione dell’Ordine e della Custodia, il suo compito all’interno della realtà provinciale, il suo ruolo nell’organizzazione e animazione dei pellegrinaggi, nel promuovere il sostentamento delle attività della Custodia. Si è parlato dei mezzi di comunicazione come strumenti di propaganda a favore della Terra Santa. E si è manifestata apertamente e coralmente l’esigenza che tanto studio sulla figura del Commissario potesse confluire in una sorta di Vademecum, che definisse con precisione le sue funzioni, i suoi rapporti con Custodia, e le relazioni delle diverse entità dell’Ordine con i Commissariati e la Custodia. Oggi, 30 gennaio 2012 iniziamo il III Congresso dei Commissari di Terra Santa, che clausura remo il 4 febbraio. Sono contento di partecipare a questa nuova iniziativa promossa del P. Custode e di dare, ancora una volta, il benvenuto ai 90 fratelli Commissari o Vicecommissari di Terra Santa, insieme al Segretario Generale per le Missioni e l’Evangelizzazione, che con il P. Custode e i Discreti di Terra Santa lavoreremmo nel redigere il Vademecum per i Commissari, prestando particolare attenzione all’identità dei Commissari in relazione con le Provincie dell’Ordine e la Custodia, cosi come anche alla sua missione, perché serva di orientamento e linea di azione per questo prezioso servizio che prestate alla Terra Santa. E tutto questo frutto di quanto riusciremo a condividere e riflettere insieme. Questo obbiettivo, non ci può far dimenticare un altro obbiettivo non meno importante: la conoscenza reciproca tra i Commissari, e tra loro e i frati della Custodia. Questo conoscersi è quello che ci porterà ad accogliere e ad apprezzare il servizio reciproco che, con la Terra Santa nel cuore, siamo tutti chiamati a svolgere in favore della missione di Terra Santa. Si comprende allora come questo Congresso sia importante per la fraternità della Custodia di Terra Santa, trattandosi di rendere conto, 284


di dare concretezza e struttura, dell’impegno di tutto l’Ordine dei Frati Minori nella promozione e sostegno della perla delle missioni francescane. Noi che siamo a servizio della perla delle missioni francescane, come realizziamo oggi tale mandato? È la domanda che mi ponevo all’inizio del precedente Congresso. Riaffermando ancora la nostra ferma volontà di continuare a dare esempio di fedeltà nell’incarico ricevuto, offrendo ai fedeli di questi Luoghi e a quanti qui giungono in devoto pellegrinaggio una testimonianza di amore e adesione a Cristo, redentore dell’uomo. I frati abbiano a cuore la Terra Santa Le Costituzioni Generali recitano: Articolo 122: - I frati abbiano grandemente a cuore la Terra santificata dalla vita terrena del Figlio di Dio e della sua Madre poverella e venerata da san Francesco, ed ivi, in modo particolare siano testimoni del Vangelo di Gesù Cristo e del suo Regno di pace. Articolo 123: §1 - Il mandato di custodire la Terra Santa, affidato dalla Santa Sede al nostro Ordine, consiste in questo: avere cura dei luoghi santi, promuovere in essi il culto divino, favorire la pietà dei pellegrini, assolvervi il compito dell’evangelizzazione, esercitare l’attività pastorale secondo la spiritualità dell’Ordine, intraprendere e coltivare le attività apostoliche. §2 - La Custodia di Terra Santa è un’entità internazionale, governata dal Custode o Guardiano del Monte Sion, il quale viene eletto per un sessennio dal Definitorio generale, e la regge con potestà ordinaria, a norma delle Costituzioni generali e degli Statuti. Articolo 124: - L’internazionalità della Terra Santa, unitamente all’impegno dell’inculturazione, sia favorita con ogni cura e ciascuna Provincia procuri di avere sempre in essa uno o più frati. Articolo 125: - Tutte le Province dell’Ordine favoriscano l’attività dei Commissari per la Terra Santa, a norma degli Statuti generali. L’OFM è composto da 115 Province, 8 Custodie autonome e diverse Fondazioni. 46 Province hanno frati in Terra Santa, e 90 Province hanno nominato un Commissario per la Terra Santa. Questi sono i testi e questi sono i dati, ma, come ho detto nella mia relazione al Con285


gresso del 2006, permane, però, l’impressione che, soprattutto tra i Frati, e, a volte, anche tra gli stessi Commissari, la conoscenza, l’interesse e la devozione verso i Luoghi santi sia molto diminuita. Questo può essere uno dei motivi, non certo il solo, perché sta anche diminuendo il numero dei missionari che vengono da altri Paesi e quello delle entrare economiche per la Custodia (Ministro Generale, relazione al Congresso Commissari 2006). Perché non proviamo ad immaginare che in ogni Provincia ci possa davvero essere quello che chiedono le nostre Costituzioni, cioè che possa esistere questo interessamento costruttivo, reale, per la Terra Santa? Se davvero ogni frate avesse a cuore questa Terra, santificata dalla vita terrena del Figlio di Dio, venerata e amata da san Francesco…, non credete che allora essere testimoni del Vangelo e del Regno diventerebbe più “quotidiano” e anche tutti i conventi, ogni convento, diventerebbe una piccola Nazareth? Il mandato di custodire questi Luoghi santi è stato affidato dalla Santa Sede al nostro Ordine: lo sentiamo come mandato dato davvero al “nostro” Ordine, o consideriamo sufficiente la delega alla Custodia di Terra Santa? I Luoghi santi hanno bisogno di cure, e quindi hanno bisogno di soldi; hanno bisogno, soprattutto, di fratelli sacerdoti e di fratelli laici; hanno bisogno di frati innamorati di Cristo e della sua Terra; hanno bisogno di passione evangelizzatrice, di attenzione ai pellegrini, di quella particolare sensibilità verso le creature e il creato di cui siamo portatori come francescani. Hanno bisogno di frati che amino i cristiani locali con lo stesso amore che Francesco riservava alla gente povera e umile e disprezzata del suo tempo; hanno bisogno di frati che amino questa Terra santificata dalla vita terrena del Figlio di Dio e della sua Madre poverella e venerata da san Francesco, ed ivi, in modo particolare siano testimoni del Vangelo di Gesù Cristo e del suo Regno di pace. Da questa sede faccio un appello a tutti i Ministri e Custodi affinché prendano a cuore quanto è previsto nella Costituzioni, negli articoli precedentemente citati. Ma faccio un appello anche a voi, Commissari per interessare i frati a questa missione e per favorire vocazioni, giovani e di frati già professi per servire Terra Santa. Alla vostra riflessione, carissimi Commissari, vi pongo le seguenti questioni: Ci rendiamo conto di quanto ci sia da fare, di cosa fanno i frati della Custodia? Ce ne rendiamo conto noi, e aiutiamo a far capire il lavoro della Custodia ai Vescovi delle nostre diocesi, ai fedeli delle nostre parrocchie, e particolarmente ai frati delle diverse Provincie? Sappiamo darne ragione a chi ci chiede informazioni precise? La Custodia è un’entità internazionale: in un mondo sempre più piccolo, l’impegno verso i 286


giovani frati che devono frequentare gli studi seminaristici, ci porta con naturalezza a pensare al Seminario internazionale di Gerusalemme? Il servizio alla Custodia, alla Terra Santa, anche limitato ad un congruo periodo di tempo, è visto come un arricchimento della propria fraternità? Il frate Commissario è prezioso per la Custodia, ma è considerato prezioso per il Convento? Penso anche a quanto bene verrebbe da Frati che si interessano, amano, comprendo questa Terra; penso a quanto la gente si aspetta da noi come uomini che si salutano con il saluto francescano di Pace e Bene; penso a quanta gente senza saperlo cerca il Signore leggendo le notizie sul giornale e non lo trova perché anche in Terra Santa c’è sempre la guerra… Penso a Frati così innamorati dal Vangelo da desiderare ardentemente di venire a vederne i cieli e gli orizzonti di questa Terra, operatori di pace che sanno avere compassione di questa gente, che imparano fra le mille difficoltà di ogni giorno in questa faticosa Terra di missione, ad amare ebrei e musulmani, ad amare i cristiani di Terra Santa, a sostenere i deboli, a consolarne i paurosi, a dar coraggio ai forti. Penso a Frati che sanno vedere al di là delle notizie dei giornali le fatiche e le speranze di tanta gente, ebrei, musulmani, cristiani di Terra Santa, che scelgono nel silenzio la coraggiosa strada della non violenza, per camminare insieme su strade di giustizia verso la pace che verrà. Penso a giovani Frati che vogliono conoscere e sostenere la solitudine dei giovani ebrei che patiscono violenza e invocano l’obiezione di coscienza, alla solitudine dei giovani arabi che patiscono violenza e invocano libertà, alla solitudine dei cristiani che patiscono la violenza del loro essere minoranza nei confronti degli uni e degli altri, e si chiedono quando mai verrà la primavera per loro… Il campo di lavoro in questa Terra, perla della missioni francescane è davvero ampio. Tutto il resto, anche tutto ciò che vorremmo fissare con il Vademecum, deve partire dall’assunzione della responsabilità che veniva richiamata al Congresso 2006:… Nuovi sono i compiti a cui ci troviamo di fronte oggi, noi francescani, in questa terra così amata. Non possiamo limitarci ad essere spettatori passivi di un cambiamento che avviene sempre più rapidamente. In molte occasioni, lungo quasi otto secoli di presenza nella Terra di Gesù, siamo stati attori di storia in questa terra. Perché non continuare ad esserlo? La storia francescana in Terra Santa è da vero gloriosa. Ringraziamo il Signore e la Chiesa che si è servito di noi per scriverla. Da parte nostra, mentre guardiamo al passato con gratitudine, vogliamo abbracciare il futuro con speranza, vivendo il presente con passione (cf. NMI, 1); la passione di chi porta nel suo cuore una Bella Notizia, la notizia di Gesù; la passione di un innamorato di Gesù e della sua Terra. Voglia il Signore che questo Congresso serva per chiarire e potenziare il vostro servizio e ci confermi tutti nel nostro amore e lavoro per la Terra Santa. 287


Saluto Iniziale del Custode di Terra Santa Fra Pierbattrista Pizzaballa, ofm Gerusalemme, 30 gennaio 2012

Fratelli carissimi, Il Signore vi dia pace! Saluto con gioia e gratitudine innanzitutto il Ministro Generale, che ancora una volta con la sua presenza per tutto il tempo di questo Congresso, manifesta visibilmente il suo interesse e il sostegno suo personale e dell’Ordine alla nostra missione di Terra Santa. Saluto poi ciascuno di voi, Commissari, collaboratori, amici, che in tanti modi e forme diverse sostenete concretamente nei vostri paesi la Terra Santa, la Custodia e le sue missioni. Ce lo diremo molte volte, in questi giorni, e ve lo diremo con convinzione. Siamo grati per quanto fate per tutti noi. La Custodia ha una missione mirabile, che i papi hanno più volte chiamato provvidenziale per tutta la chiesa. Ma l’espressione concreta di tale missione è resa possibile non solo dai religiosi che qui vivono spendono le proprie energie in questa Terra, ma anche da voi che concretamente siete l’espressione visibile di tale Provvidenza. Permettetemi di presentarvi brevemente il senso di questo incontro, per aiutarci a metterci nella giusta disposizione e rendere efficace e partecipato questo Congresso. 1. Il primo dei sensi è proprio l’incontro in sé. Siamo sparsi in tanti paesi diversi, ci si incontra generalmente solo per gruppi linguistici e/o regionali. Quest’incontro internazionale vuole dare a tutti la possibilità di condividere in fraternità le proprie esperienze, attese, difficoltà e speranze nell’esercizio di questo ufficio importante e attualissimo che è il Commissario di Terra Santa. 2. Insieme all’incontro tra i Commissari è importante anche l’incontro con la Custodia. Ci si incontra spesso per le vie di Terra Santa o nel refettorio di S. Salvatore e ci conosciamo bene. Ma a volte è necessario anche fermarsi, sedersi e parlarsi. Insieme all’abbraccio fraterno tra noi e con i pellegrini, è necessario anche concentrarci e discutere insieme del nostro rapporto, come si fa in tutte le buone (e la nostra è buonissima!) famiglie. 3. Nella persona del Ministro Generale, incontriamo anche l’Ordine, che ha fatto dell’evangelizzazione l’asse del suo cammino di revisione di questi anni. Come 288


stare da Commissari dentro questo cammino? 4. Vogliamo quest’anno anche portare a conclusione e concretezza le richieste e le attese dell’ultimo Congresso e farvi conoscere le possibilità concrete e forse non sempre conosciute, di comunicazione, promozione, informazione che la Custodia ha realizzato in questi anni e che vi serviranno certamente nella vostra missione. Vogliamo terminare il Congresso con un testo condiviso in cui si esprimono l’identità e la sua forma concreta di espressione del Commissario di Terra Santa, nella sua relazione con le diverse realtà che incontra (provincia, diocesi, realtà ecclesiali) con un vademecum, da rendere operativo quanto prima. Vogliamo farvi conoscere i cambiamenti e le modalità con cui lavora la nostra amministrazione, con la quale ciascuno di voi ha relazioni frequenti e dirette. 5. Condividere esperienze non significa necessariamente essere d’accordo su tutto e comprendere tutto. Sarà importante, come sempre abbiamo fatto, apprezzare le differenze, espressione anche della nostra internazionalità, e trasformarle in dibattito sereno e fecondo. 6. Vogliamo incontrarci e discutere in ottica di fede. Il Verbo che qui si è Incarnato, è la presenza che accompagna ogni nostra azione e alla quale vogliamo fare primo e ultimo riferimento, che è il criterio di comprensione della nostra missione e del nostro servizio in Terra Santa. Solo l’amore alla Parola, incarnata, da senso al nostro stare qui in Terra Santa. E questo amore, che è esperienza e relazione, ci porti ad una condivisione serena e fiduciosa, libera e grata. Auguro a ciascuno di noi un sereno, gioioso, utile ed appassionato incontro.

I Commissari e i loro rapporti con la Custodia, la Provincia e le Diocesi Fra Pierbattista Pizzaballa, ofm, Custode di Terra Santa L’obiettivo del Congresso dei Commissari di Terra Santa del 2006 fu di rivedere, potenziare e adattare la loro missione ai nuovi tempi e alle nuove esigenze ecclesiali. Lo ricordo volentieri anche perché mi dà modo di sottolineare ancora una volta che 289


quel congresso fu una grazia, un incontro di fraternità che dimostrò - se mai ce ne fosse stato bisogno - quanta comunione di intenti, di affinità spirituale, di gioia e di rendimento di grazie al Signore possa sprigionarsi dal trovarsi insieme a parlare, cercare soluzioni, soffrire e sperare insieme per il bene di questa Terra che tutti amiamo! Questo buon ricordo è ora la base, il punto di partenza per il Congresso che iniziamo oggi e che ha per obiettivo la stesura di un Vademecum che possa essere di valido aiuto nell’esercizio del vostro specifico servizio, e che nello stesso tempo definisca chiaramente le relazioni delle diverse entità dell’Ordine con i Commissari e la Custodia. La sinergia Commissari - Custodia / Ordine - Province - Custodia - Commissari non è importante e determinante al fine di rendere proficuo il servizio del Commissario. Questa semmai ne sarà il risultato, che certamente sarà positivo se è chiaro per ciascuno e per tutti il punto irrinunciabile da cui il nostro impegno deve partire. Ed è su questo punto che ci deve essere una unanimità granitica, un consenso che deve essere dentro noi stessi come indiscutibile, certo, sincero. Ognuno di noi, tutti, dobbiamo avere nel nostro cuore che la missione di Terra Santa è una Missione di tutto l’Ordine dei Frati Minori. La chiamiamo la perla delle missioni, perché è di ognuno di noi, di ogni frate, da noi qui riuniti in questo momento, al frate che in questo stesso momento, in uno sperduto villaggio africano sta scavando un pozzo. Ci muove tutti la stessa fede nel Signore nostro Gesù Cristo che qui è nato, ha insegnato, è morto ed è risorto. Tutti, individualmente, abbiamo risposto alla stessa vocazione: seguire il Signore, lasciandoci guidare dall’esempio di san Francesco. E la felicità dell’immergersi nel suo amore è stata per ognuno di noi tanto grande da doverla partecipare, donare agli altri. Gente di missione, gente che va, gente che vive in sé stessa questo imperativo anche quando vive per tanti anni nello stesso convento. Perché la missione che Francesco ha vissuto e ci ha raccomandato è andare alla radice della nostra fede. Ognuno di noi ha la propria storia, e tutti troviamo compiutezza nella fraternità. La persona è relazione, è incontro con gli altri, è memoria, è corporeità, quindi legame con la terra, alle radici… Ognuno di noi, in quanto francescano, ha scritto dentro di sé il legame con questa Terra, qui ha le sue radici. È partendo da questa sinergia spirituale che dobbiamo pensare ai rapporti fra di noi, fra Commissari e Custodia, Commissari e Provincia, ma anche fra Ordine e Custodia, Custodia e Province, Province e Custodia e Commissari, al servizio, cioè in rapporto filiale e fraterno con la Chiesa, con i Vescovi. La Terra Santa e la Chiesa, che qui è nata: la Terra Santa come quinto Vangelo che continua ad alimentare la 290


fede dei cristiani, a richiamare i tiepidi e gli indifferenti al fatto, alla realtà, alla verità storica della nostra redenzione… La Buona Notizia che Gesù ci ha reso presente e che ha per orizzonte il cielo e le valli, il lago e le pianure di questa Terra Santa. Fonte inesauribile di interrogativi benefici che vengono a scuotere le apparenti autosufficienze di tanta povera gente che pensa di poter vivere senza Dio e di bastare a se stessa. Commissari e Provincia La missione dei Commissari continua ad essere necessaria perché la Custodia possa realizzare la sua/la nostra missione ecclesiale, evangelizzatrice, caritativa. E tutte le Province devono sentirsi responsabili e coinvolte nella sua realizzazione, in uno scambio fecondo di doni che se arricchisce la Custodia non impoverisce le Province. La Custodia è anche “la” provincia internazionale dell’Ordine, dove ogni Provincia può inviare frati, secondo una tradizione che conta 800 anni. Ed è giusto, qui, ringraziare le Province che mandano i loro frati a studiare nel nostro seminario, quello Studium Theologicum Jerosolimitanum dove “crescono” insieme giovani frati provenienti da diversi parti del mondo, prestando servizio alle liturgie dei nostri grandi Santuari. Grazie anche alle Province che qui organizzano gli Esercizi Spirituali per i loro frati, o durante l’estate mandano i loro giovani a prestare servizio in qualche Luogo santo. Conoscersi di più, comunicare più agilmente, intensificare gli scambi d’informazioni, servirà a capire che il servizio missionario del frate in Custodia è un investimento per la Provincia. Dobbiamo imparare a lavorare insieme, nella convinzione che la Custodia è una missione di tutto l’Ordine. Nell’Ordine prevale una visione che colloca la figura del frate Commissario in una prospettiva quasi collaterale alla vita della Provincia stessa e non al centro di essa. Questo è l’origine di brutti e pericolosi equivoci, che danneggiano fortemente l’immagine della Custodia di Terra Santa e nello stesso tempo riducono la ricchezza positiva insita nel ruolo del Commissario a beneficio anche della fraternità provinciale. Dobbiamo sentire la necessità di tornare a “Rifondare la nostra vocazione partendo da scelte decise circa il nostro essere fraternità in missione.” Durante lo svolgimento del Congresso 2006 si è riflettuto sul legame Commissari di Terra Santa- Custodia-Province ascoltando la testimonianza di un Commissario. Ve ne ripropongo volentieri alcuni brani. Il Commissario di Terra Santa è chiamato a svolgere un compito ben preciso in nome e per conto di una fraternità provinciale che ha un suo progetto di evangeliz291


zazione alla costruzione della quale lui stesso ha contribuito. Quando un Commissario lavora ai margini della Provincia la sua missione è fallita: primario nel suo lavoro è l’animazione della fraternità provinciale, il coinvolgimento dei fratelli e la loro compromissione nelle sue iniziative. Avvertendo la necessità del ricupero di un dialogo e di un confronto profondo ed onesto tra Custode e Ministri provinciali, continua osservando che la realtà attuale richiede capacità di costruire incontri dove emerga e si faccia strada l’accoglienza reciproca, dove si costruiscano rapporti fondati sul rendersi conto l’uno delle ragioni dell’altro. Partecipare ai confratelli il nostro lavoro. Non è sufficiente la relazione al Capitolo. Ci sono mille modi per operare in tal senso, sono i modi che ci offre la vita quotidiana che, se interpretati da buon senso, sono l’occasione per far passare i nostri sogni, quello che mettiamo in atto per realizzarli ed esprimere anche il nostro bisogno degli altri per riuscire ad andare un poco più in là. Porsi in ascolto delle voci che arrivano dai diversi ambiti di evangelizzazione nei quali opera la provincia. Abbiamo bisogno di aprire le finestre dei nostri Commissariati; abbiamo bisogno di svecchiare la nostra attività, di sentire e captare le diverse sensibilità che convivono intorno a noi, e chiedere luce allo Spirito per individuare risposte e proposte efficaci: la Terra Santa al riguardo offre possibilità uniche e bellissime che soltanto in minima parte sono da noi conosciute e sfruttate. Certo, ha richiamato anche la correttezza nella gestione economica. Correttezza secondo la nostra forma di vita e secondo la legislazione che ordina la nostra attività. Ma soprattutto ci ha nuovamente indicato il punto di partenza: la passione evangelizzatrice, il nostro essere missionari. Il Commissario di Terra Santa presso un’entità ha una rilevanza essenziale: pone in evidenza l’amore per l’umanità di Cristo e rivela con il suo operare uno dei pilastri chiave di Francesco d’Assisi e quindi della nostra spiritualità, del nostro modo di intendere il Vangelo. Questo, ritengo, è il fondamento della nostra vita e della nostra attività in Provincia, fondamento sul quale impostare il nostro lavoro: qui Gesù è nato, qui Gesù ha benedetto il pane e il vino, qui Gesù è stato deposto dopo la sua morte e questo luogo è stato la Lui abbandonato vivente di vita nuova. È per questo motivo che vogliamo aiutare e stare al fianco dei nostri fratelli che in questi luoghi vivono e in questi luoghi offrono la loro vita e la loro storia umile e nascosta, perché questi Luoghi continuino ad essere Parola redentrice per ogni uomo che li incontra. Un profilo alto, dunque, e impegnativo: per la Custodia e per i Commissari, per le 292


Province e per l’Ordine. Le domande restano le stesse, e a esse dobbiamo trovare le risposte che confluiranno nel Vademecum. Come sensibilizzare i Provinciali e le province in generale sull’importanza del ruolo del Commissario di Terra Santa? - Come ravvivare le relazioni tra la Custodia e i Commissari, anche i più lontani? - Cosa i Commissari si aspettano dalla Custodia per poter svolgere con profitto la loro attività? - Nelle realtà più difficili, è possibile parlare di Commissario non più come ufficio provinciale, ma come espressione della Conferenza dei Ministri Provinciali? - Perché l’attività del Commissario è considerata generalmente un’attività per anziani? Cosa possiamo fare per cambiare questa opinione? - Quali iniziative possiamo avviare per superare il serio problema della crisi vocazionale e la conseguente scomparsa di molti Commissari? - Possiamo coinvolgere i laici in questa attività? - Se sì, come mantenere però il carattere francescano? Il Commissario è un frate della Provincia che, lavorando per la Terra Santa, risiede in una fraternità della Provincia alla quale appartiene. I Ministri e i Guardiani non possono impedirgli di essere libero per dedicarsi alla sua missione e ai suoi doveri, programmati e coordinati reciprocamente. È questo “reciprocamente” che esige da noi la sapienza di comunicare. Non è solo servirsi del computer, semmai questo è un prezioso strumento, ma è quell’essere in relazione con gli altri che presuppone la capacità di lavorare insieme, quell’animare la fraternità provinciale coinvolgendola, è la compromissione degli altri frati nelle sue iniziative, è la disponibilità ad accettare le ragioni dell’altro. È cogliere l’occasione di condividere i nostri sogni e chiedere l’aiuto necessario per realizzarli insieme. Allora Commissari-Custodia-Provincia diventerà quell’unum che dona la trasparente testimonianza di una vita spesa per il regno di Dio. Una ricchezza: per l’Ordine, per la Chiesa. Promuovere le vocazioni Uno dei compiti - sempre più urgente - dei Commissari è promuovere le vocazioni per la Terra Santa, sia a livello di candidati come tra gli stessi frati. Così come la cura pastorale e il discernimento delle vocazioni per la Custodia. Anche in questo ambito così delicato, il dialogo, la relazione, la comunicazione è quanto mai necessaria: sia per il dovere collaborare, e collaborare strettamente e di più, con gli animatori vocazionali provinciali, sia per esprimere - ai giovani che sono in ricerca vocazionale - quell’empatia che sola può costruire la relazione franca e sincera con un giovane. La Terra Santa deve rientrare nelle proposte vocazionali generali. Si parla troppo poco della dimensione missionaria nella nostra vocazione, e la Custodia di Terra Santa, con quanto significa per la nostra vocazione missionaria, va inserita nella progettazione della pastorale vocazionale di ogni provincia. La singolare vocazione della Custodia è la specifica vocazione di ognuno di voi. Per 293


questo il calo numerico delle vocazioni missionarie per la Terra Santa deve richiamare la vostra attenzione. Durante il triennio 2003-2006 il Ministro Generale ha dato 30 nuove obbedienze per la Custodia. Non sono sufficienti. La preoccupazione già espressa che i Santuari vengano affidati anche ad altri Ordini, non ha significato se non facciamo, prima, il possibile e l’impossibile perché siano i francescani a prendersi cura, oggi, dei Luoghi santi. Un’attenzione che deve aver cura anche dell’idoneità dei frati da inviare al servizio della Custodia. Pellegrinaggi Anche la promozione e l’organizzazione dei pellegrinaggi ai Luoghi santi è compito particolare e di fondamentale importanza per il padre Commissario, che è invitato a cogliere come un’opportunità evangelizzatrice e pastorale. Un banco di prova importante che certamente è capace di offrire grandi soddisfazioni. Infatti, essere in grado di rispondere alle aspettative dei pellegrini e della Custodia, significherà riconoscere che il ruolo del Commissario è più che la semplice raccolta di elemosine per la Terra Santa, ma è l’occasione per presentarci in una dimensione evangelizzatrice e pastorale. Ma i pellegrinaggi guidati dai francescani sono ridotti al lumicino: dobbiamo chiederci se non sia possibile fare di più e meglio. E come qualificare e caratterizzare i nostri pellegrinaggi. Ci avviamo verso la celebrazione dell’Anno della Fede, che vedrà intensificarsi i pellegrinaggi: la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede suggerisce di favorire i pellegrinaggi in Terra Santa, luogo che per primo ha visto la presenza di Gesù, il Salvatore, e di Maria, sua madre. Rendersi disponibili a Diocesi e parrocchie per sostenere questo invito, è mettersi in relazione con Vescovi, parroci, consigli presbiterali, animatori di pastorale giovanile, associazioni che si occupano dei pellegrinaggi degli ammalati. Ma altrettanto si possono sollecitare gli uffici catechistici diocesani, gli Istituti teologici e i Seminari, le associazioni e i movimenti. Un lavoro non indifferente, certo, ma con la sicurezza di rispondere ad una necessità che - più o meno avvertita - si evidenzia attraverso i frutti del pellegrinaggio stesso. Informare le persone, incontrarle prima del santo viaggio, quando non già con una preparazione remota attraverso le Giornate pro Terra Santa (quanti pellegrinaggi sono nati e nascono da queste Giornate!), guidarle pellegrinando con loro e, dopo, riflettere con loro sull’esperienza di fede compiuta durante il pellegrinaggio, continuare la catechesi, sostenere e incoraggiare questi fedeli a leggere il Vangelo… E tutto questo con la nostra particolarità, con ciò che ci contraddistingue: siamo francescani e stiamo compiendo una missione non a titolo personale, ma una missione in nome dell’Ordine 294


al servizio della Terra Santa, e stiamo rappresentando la Chiesa cattolica. La nostra forma e stile di organizzazione e animazione dei pellegrinaggi devono distinguersi da qualunque altra organizzazione. L’organizzazione dei pellegrinaggi, specialmente in Terra Santa, è un nuovo / antico campo di apostolato che ci viene offerto, che viene offerto all’Ordine. A servizio della Chiesa, rispondendo ad un preciso desiderio della Chiesa. Bisogna sensibilizzare l’Ordine, per poter avere persone che facciano le guide. E, da parte della Custodia, sarà bene organizzare corsi per le guide non solo in lingua italiana, ma in inglese, in spagnolo… Dobbiamo con amarezza constatare che i francescani che in Custodia si occupano di pellegrinaggi sono rimasti pochissimi, e diventa sempre più urgente preparare guide ebree o arabe, rivolgendosi agli arabiisraeliani. Conoscere meglio la Custodia La Custodia offre la possibilità di visite periodiche in Terra Santa sia ai Commissari che agli altri frati addetti al Commissariato. Tali visite potrebbero essere sfruttate o avere forma di aggiornamento e di formazione sulla missione della Custodia. Le stesse visite potrebbero risultare anche una buona occasione di comunicazioni e verifiche periodiche e dirette tra i Commissari e le varie istituzioni della Custodia Custode, Segreteria, Economato e altri. Soprattutto bisognerebbe che fossero più di una visita, ma piuttosto un periodo - i tre mesi del visto turistico? - in cui il Commissario o l’addetto al Commissariato potesse visitare i Luoghi santi con calma, conoscere la vita e l’attività dei frati della Custodia, la vita attorno ai Santuari, le comunità cristiane locali… avendo la possibilità di stare con un confratello della sua lingua, del suo paese, per arrivare davvero ad amare la Terra Santa. Questo periodo “intensivo” di conoscenza potrebbe portare ad essere più creativi nella ricerca dei mezzi per avvicinare la Terra Santa ai cristiani d’oggi, per testimoniarne l’amore fra la propria gente, nel proprio convento, nella propria Provincia, ma anche con i parroci e il Vescovo della propria diocesi… Rapporto con le chiese locali I Commissari sono stati creati per agevolare e rendere concreto il legame tra la Custodia e l’Ordine e la Chiesa. Essi sono - dovrebbero essere - il ponte, l’anello di congiunzione - tra noi e le Province dell’Ordine e le Chiese locali sparse nel mondo. Perché facciamo così fatica oggi a sensibilizzare i Vescovi e le Chiese locali? Ecco di nuovo il problema della comunicazione: è indispensabile comunicare in maniera personale con Vescovi e parroci, visitandoli nella misura del possibile. È necessario stabilire relazioni con ogni entità della Diocesi: l’economato, le parrocchie, le associazioni e i movimenti, le confraternite… Una relazione cordiale, basata sulla 295


collaborazione, sulla disponibilità, l’offerta di collaborazione: per parlare della Terra Santa, per parlare di san Francesco che in Terra Santa c’è stato con tutta la sua carica profetica così attuale, necessaria e nuova ancora oggi. Ma anche per organizzare un pellegrinaggio, per suggerire che gli allievi del Seminario possono andare in Terra Santa a fare gli esercizi spirituali, zaino in spalla, sulle strade già percorse dal Signore Gesù… Per parlare di amore al Creatore e di rispetto del creato… Abbiamo, nella nostra familiarità con san Francesco, un mondo di argomenti che sembrano suggeriti per i giorni che stiamo vivendo. E che, proposti con cordiale generosità, possono innestare un processo di collaborazione, di fiducia, che renderà semplice parlare specificamente della Terra Santa, dei francescani che custodiscono i Luoghi santi, del loro servizio pastorale in favore dei cattolici della Chiesa locale non solo latini, del servizio pastorale ai cattolici provenienti dagli altri continenti e che sono in Terra Santa per lavoro, delle opere assistenziali, dell’Opera delle Case e degli Affitti per dare un’abitazione ai cristiani e frenarne l’esodo da questa terra, del suo impegno educativo verso più di 10 mila bambini e giovani - scuole aperte a tutti, dove si vive la convivenza e la tolleranza… Ma anche del lavoro scientifico e culturale, dell’accoglienza dei pellegrini, dell’attività ecumenica, e del dialogo e della convivenza con ebrei e musulmani… Sarà semplice, allora, parlare di Colletta per la Terra Santa, o suggerire l’aiuto specifico per la ristrutturazione di un’antica abitazione in Città Vecchia, o l’adozione di un alunno delle nostre Scuole, o altro bisogno… che il Commissario conoscere, sa, perché è attento ad ogni comunicazione che giunge dalla Custodia (www.custodia.org!) o sa perché sa bene a chi chiederlo in Custodia (basta una mail - basta skype, o il caro vecchio telefono!). Come informare L’informazione e l’illustrazione della Terra Santa, i legami e le relazioni che la Custodia ha sempre avuto e che mantiene hanno innanzitutto lo scopo di informare e tenere informata tutta la Chiesa sulla realtà della Terra Santa. In questo campo i Commissari hanno svolto nel passato un grande ruolo, proprio per aver agito da ponte, da anello di congiunzione tra Custodia e Province dell’Ordine e le Chiese locali sparse nel mondo. Lo stanno a testimoniare anche le iscrizioni che troviamo e conserviamo con cura, su arredi sacri, quadri, altari. Raffinate e preziose opere di artigianato artistico ci ricordano Commissariati che hanno saputo, per la Terra Santa, suscitare una generosità che non ha guardato tanto alla penuria del loro tempo quando a rendere onore e bellezza alla Terra del Signore. Il Commissario, quindi, deve certamente raccogliere risorse per la Terra Santa, ma questo compito diventerà tanto più “facile” (tra virgolette!) quanto più saprà incontrare ed informare soprattutto i Vescovi, animare le chiese e le parrocchie. Quella del Commissario è un’occasione unica di incontro e dialogo con le diverse realtà 296


ecclesiali, che si sviluppano attorno alla Parola di Dio e alla Terra che l’ha originata. Si tratta di un’attività totalmente in linea con la tradizione francescana. Due parole ancora sulla comunicazione: perché sia efficace bisogna essere convincenti nella presentazione degli argomenti, conoscere gli interlocutori, coinvolgere le persone, usando linguaggi e mezzi adeguati. Chi sono i destinatari della nostra informazione: - gli ex pellegrini, i cristiani che partecipano alle conferenze sulla Terra Santa, che sanno cos’è e contribuiscono alla Colletta del venerdì santo, che sono abbonati alle nostre riviste. Certo, ma c’è anche la folla di cristiani non praticanti, che per ragioni culturali o religiose o politiche hanno interesse a conoscere più da vicino la complessa realtà del Medio Oriente. E non dobbiamo dimenticare le istituzioni, i centri culturali o di studio, le associazioni - ecclesiali e non - che per ragioni diverse desiderano essere informati ed aggiornati sul Medio Oriente. Bisogna sentire il dovere e l’urgenza di saper comunicare con tutti loro. Il messaggio: è difficile e complesso, deve fare i conti con la realtà dei destinatari, reali e potenziali. Non vede essere pietistico; nemmeno può essere un messaggio devozionale. Deve riflettere seriamente su cos’è la Terra Santa, la sua realtà teologica, che per noi deve precedere ed accompagnare l’esposizione della realtà religiosa, e socio-politica. Gli aspetti religiosi che riguardano innanzitutto il cristianesimo (l’ecumenismo) ma in prospettiva interreligiosa. La Terra Santa è Terra di convivenza e di dialogo. Non si dà una Terra Santa senza ebrei e musulmani. Tutti questi problemi sono la vita quotidiana dei nostri cristiani. Lo stretto intreccio tra la religione e la realtà socio-politica è una condizione per capire e far capire i problemi che si vivono in Terra Santa. E, al di là di tutto, c’è un modo “francescano” di guardare la particolare situazione di violenza di questa Terra. La povertà, l’oppressione, la paura, la tristezza, il pianto, il muro, una casa abbattuta… sono “audiovisivi” che trovano pochi lettori. Perché a vederli su uno schermo, ormai, ci siamo abituati. Ci vuole, allora, la solidarietà, il conforto, la serenità, la cura, la misericordia, il perdono, tanta speranza - per sentire e vedere - da cristiani, la realtà che qui vive la gente, e lasciarcene coinvolgere. E si comprende anche che in questa Terra non c’è solo violenza, e che comunque non sarà la violenza ad avere l’ultima parola. Ci sono ebrei e arabi che lottano insieme, soffrono insieme, promuovono insieme azioni nonviolente, hanno la stessa fame e sete di giustizia, hanno la stessa preoccupazione verso il futuro. La loro opera è contrastata e quasi nascosta, ma ci sono. Conducono valide iniziative di educazione, di solidarietà e di conoscenza per la costruzione di una società più giusta, più rispettosa dei diritti di tutti, più fraterna. E insieme credono la pace e sono disposti a fare sacrifici per vivere in pace. Un breve richiamo sul dialogo, riallacciandomi a quanto già detto nel Congresso del 2006: l’Ordine ha fatto del dialogo un elemento essenziale della propria esistenza. Ma il dialogo richiede preparazione, studio, investimenti di persone, disponibilità, 297


apertura. Abbiamo bisogno / la Custodia ha bisogno di religiosi seri disposti ad investire in questo campo. Sarebbe, anche questo, un grande servizio reso alla Chiesa… A mo’ di conclusione La sfida più seria, dunque, riguarda il rapporto tra la Custodia e le Province dell’Ordine, i Commissari, le Chiese locali. Il nostro principale legame con le Chiese particolari nel mondo passava e passa tutt’ora attraverso i Commissari. Ricordo ancora le riviste di Terra Santa (in italiano, spagnolo, inglese, francese, polacco, portoghese e arabo) che sono di valido aiuto alla comunicazione. Dovrebbe, questa, essere una strada a doppio binario: dalle riviste di Terra Santa verso i Commissariati che ne fanno pubblicità e informazione presso pellegrini, parroci, Vescovi - e dai Commissari verso le riviste, informando i rispettivi responsabili delle riviste di particolari iniziative - culturali, di evangelizzazione - che si svolgono nei loro Paesi a favore della Terra Santa. La nostra internazionalità e il legame con la Sede Apostolica sono tradizionalmente garanzia del profilo universale che i Luoghi santi devono mantenere, oggi più ancora che nel passato. La nostra presenza e la nostra azione dipendono ancora oggi dal legame stretto ed imprescindibile con tutto l’Ordine e la Chiesa. Faccio mie le raccomandazioni del Ministro Generale nel suo saluto al Congresso del 2006: Non abbiate paura, anche voi, di fare una valutazione seria della vostra missione al servizio della Terra Santa. Una valutazione che vi porti a definire meglio il vostro servizio, l’identità del Commissario, e vi conduca a rinnovare i metodi che utilizzate per compiere questa missione. Al termine del mio intervento desidero esprimere ancora una volta il mio più sentito ringraziamento per la vostra attività e generosità. Se in questi giorni discuteremo di tutti i vari problemi, sarà per migliorare. Ma voglio che sia chiaro a tutti voi che il sentimento che ci accompagna è quello di gratitudine e stima per la vostra opera, importante e insostituibile. Grazie e buon lavoro! Punti da analizzare Lascio al termine della mia presentazione alcune questioni che forse saranno riprese dai giuristi che parleranno dopo di me. In base all’esperienza di questi anni, credo sia necessario chiarire alcuni aspetti pratici, concreti, che sono non di rado all’origine di tante discussioni e tensioni, soprattutto tra provinciali e commissari. Credo che il Vademecum e la Commissione Giuridica della Custodia e dell’Ordine dovranno tenere in considerazione questi aspetti, dando indicazioni di soluzione concrete. Le riporto brevemente qui di seguito. 1. Terminologia. Nella legislazione si fa distinzione tra Commissari di prima e se298


conda specie. In sostanza distingue tra Commissari dipendenti dalla Custodia e quelli dipendenti dalle provincie. Credo si debba cambiare terminologia. 2. Identità. Prima di ogni cosa penso sia importante definire il criterio guida che deve accompagnare nella soluzione dei problemi che si sollevano nell’attività del Commissario. Come già detto nel corso della presentazione, il Commissario non è un frate ‘prestato’ alla Custodia, che fa attività sue proprie con amministrazione indipendente. È un frate della Provincia che svolge un’attività della Provincia, promuovendo un’attività tipicamente francescana, una missione che caratterizza un aspetto del carisma francescano, l’incarnazione, che è il cuore dell’Evangelizzazione moderna. Non si deve banalizzare questo aspetto. Una delle difficoltà principali di molti commissari sta proprio nel non sapere esattamente come muoversi all’interno della provincia, con i vescovi, con parecchie domande legate all’identità dell’ufficio. Che fare con l’ufficio pellegrinaggi diocesano? Che fare con l’amministrazione provinciale? Che reale possibilità d’azione posso avere? Il Provinciale mi può impedire di fare pellegrinaggi o limitarne il numero? Può il provinciale o il superiore locale interferire nelle attività, limitando il numero delle giornate Pro Terra Sancta, ad esempio? Come comportarmi con il vescovo che non consegna la Colletta? Queste e altre domande simili arrivano periodicamente a Gerusalemme. 3. Economia. Diciamolo subito e chiaramente. Una delle difficoltà nelle relazioni dipende proprio dalla questione economica. Il Commissario amministra non di rado ingenti somme. Qualche volta più delle amministrazioni provinciali. Questo suscita malumore. Sorge la domanda: chi controlla l’amministrazione del Commissario? I beni ricevuti dal Commissario sono per lo scopo a cui sono destinati: la Terra Santa. Ma chi controlla, verifica le attività amministrative del Commissario? Ogni anno il Commissario invia il resoconto finanziario alla Custodia, ma è evidente che la Custodia non è in grado, mai, di verificare quanto inviato e non ha nemmeno gli strumenti legali per farlo. Attualmente nemmeno la Provincia, di fatto, verifica mai l’amministrazione dei Commissari. Quando si fa è per disponibilità reciproca, non per diritto. Di fatto il Commissario ha un’amministrazione a sé. Non mi si fraintenda. Non è qui in discussione la buona fede e la fiducia nell’opera dei Commissari. Ribadisco la gratitudine immensa per la loro opera e la loro generosità, senza riserve. È comunque necessario che le attività siano certificate, soprattutto in questi tempi, nei quali le legislazioni diventano sempre più complesse e i rischi elevati. Vi sono stati casi d’investimenti anche consistenti risultati poi sbagliati e ora di difficile soluzione. Chi accompagna il Commissario nelle scelte da fare, in ambito economico? Deve essere lasciato solo? Può il Commissario fare investimenti con il denaro che riceve, o dovrebbe inviare tutto alla Terra Santa? Quanto denaro può spendere un Commissario per le proprie attività? 299


Chi decide quanto può essere speso? Credo che la provincia in qualche modo debba essere coinvolta anche nella gestione economica del Commissariato, perché se il criterio guida è che il Commissario opera a nome della Provincia è giusto che la provincia verifichi anche tale attività. Allo stesso tempo deve però essere chiaro che la provincia non può appropriarsi dei beni destinati alla Terra Santa. Non è scontato. Nel vademecum si dovrebbero inserire regole chiare e definite in questo ambito. Di fatto, oggi, il Commissario può agire in totale autonomia. 4. Proprietà. Vi sono Commissariati che hanno proprietà consistenti affidate ai Commissariati in quanto tali e non come copertura giuridica. Vi sono cioè proprietà registrate a nome dei Commissariati, ma che in realtà sono sempre state della Provincia. La registrazione servì nel passato per evitare confische da parte dello Stato. In questi casi è chiaro che è la provincia il soggetto responsabile in ogni aspetto. Ma vi sono proprietà che sono in tutti i sensi espressione dei Commissariati (Slovacchia, Veneto, Genova, Cile, ecc.). Chi è il soggetto responsabile: il Commissario da solo? Spesso le registrazioni dei Commissariati sono antiche e non aggiornate secondo le attuali legislazioni e si prestano a interpretazioni. 5. Automobili. Questo può sembrare un argomento ridicolo, ma in diverse entità è considerato invece importante e fonte di tensioni senza fine. È chiaro oggi che il Commissario deve avere i mezzi per muoversi liberamente, quindi un’automobile. Ma chi autorizza a comprare l’automobile: il provinciale o il Custode? Attualmente ci si muove in questo senso: il Custode autorizza a spendere per la macchina se il provinciale da il permesso. Credetemi, che questi argomenti sono di grande sensibilità e toccano più di quanto si creda l’identità della figura del Commissario. 6. Corporazioni. Alcuni Commissariati, anche importanti, sono oggi diventati “Corporations”, entità giuridiche autonome, con un proprio statuto e un loro consiglio amministrativo, composto quasi sempre da laici (Londra, Canada, Washington, ecc.). Tali decisioni sono state rese necessarie dalle legislazioni dei rispettivi paesi. In futuro molti altri dovranno seguire la stessa strada. Non si può più oggi, infatti, inviare con facilità ingenti somme di denaro fuori dal paese, senza seguire un preciso procedimento legale. Si può tuttavia correre il rischio che i consigli di tali Commissariati possano in futuro essere in contrasto con decisioni della Custodia. Il Consiglio di Londra, in teoria, può decidere se inviare o no e quando e come. Non è il problema attuale. Ribadisco ancora che non ci sono questi problemi attualmente, ma si vedono chiaramente per il futuro. È necessario cominciare a studiare questo tema attentamente. La natura, la composizione di tali consigli e i loro statuti devono essere in sintonia con il sentire della Custodia, che a sua volta deve essere attenta alle richieste delle legislazioni dei diversi paesi. Chi approva quegli statuti?

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Chiusura III Congresso Internazionale dei Commissari di Terra Santa Grati per il Passato, apriamoci al Futuro con Speranza (Gerusalemme, 4 febbraio 2012) Fra José Rodríguez Carballo, ofm Ministro Generale, OFM

Reverendo e stimato Padre Custode, cari fratelli Commissari di Terra Santa, cari fratelli della Custodia: Pace e Bene. Stiamo per chiudere il III Congresso Internazionale dei Commissari. In questo contesto sento la necessità di restituire al Signore, con un ringraziamento, il dono di aver partecipato a questo incontro. Grazie a Lui abbiamo potuto conoscerci meglio e conoscere più a fondo tutto quello che fa la Custodia Terra Santa, che tutti noi amiamo e per la quale, in un modo o nell’altro, lavoriamo. La mia gratitudine va anche al Padre Custode per aver convocato questo Congresso a tutti quelli che lo hanno reso possibile: dalla preparazione della liturgia, alla segreteria, ai traduttori, i media e la logistica. A nome mio personale e di tutto l’Ordine, grazie a voi, cari Commissari, per tutto quello che fate per questa terra benedetta come nessuna e, al tempo stesso, come poche, martirizzata. Alla luce degli obiettivi prefissati per questo Terzo Congresso dei Commissari di Terra Santa, in queste parole conclusive del Terzo Congresso Commissari vorrei sottolineare alcuni punti che ritengo importanti. Lo faccio a tre livelli: Commissari, Custodia e Ordine, sempre tenendo conto della finalità di questo Congresso. Ai Commissari di Terra Santa Nel vostro lavoro missionario per la Terra Santa, considerate attentamente i seguenti punti, che presento in forma di decalogo. 1. - Amate Gesù e la Parola di Dio e, in quanto francescani, assumete il Vangelo 301


come vostra Regola e vita. Vedrete che amerete sempre di più la Terra Santa! L’amore per la terra di Gesù è autentico e profondo, solo se amate colui che qui è nato, cresciuto, che ha predicato, che qui è morto e risorto. Chiunque riconosca in Gesù il primo e più grande dono che il Padre avrebbe potuto donarci, non può fare a meno di farlo conoscere, in ogni occasione, come dice l’Apostolo. E chi in Terra Santa, ha avuto la grazia di avvicinarsi a Gesù, o addirittura d’incontrarlo, non può smettere di proporre questa terra come il V° Vangelo. 2. - Portate Gesù e la Terra Santa nel vostro cuore e porterete con voi anche la Custodia! Voi siete come le braccia della Custodia di Terra Santa tese a tutti, per ricevere e dare, perché quando raccogliete qualcosa lo fate a nome della Custodia e per la Custodia, la quale a sua volta da a tutti i bisognosi, cristiani o non cristiani, come testimoniano i numerosi progetti sociali che attua e attraverso i quali porta la presenza di Cristo, pur senza annunciarlo esplicitamente, ai molti che non lo conoscono. 3. - Fate conoscere quello che la Custodia fa in tutto il Medio Oriente! Nella cultura dell’immagine in cui viviamo, quello che non si vede è come se non esistesse. Usate, pertanto, le nuove tecniche audiovisive, oltre ai metodi tradizionali di propaganda, per trasmettere il messaggio della Terra Santa e quanto fa la Custodia: nella conservazione dei Luoghi Santi, in ambito culturale e sociale; nella cura pastorale delle “pietre vive” della Chiesa Madre, tanto per i cattolici di lingua araba, che per quelli di espressione ebraica; nel servizio ai pellegrini e in altre attività ecumeniche e scientifiche. Fate conoscere la realtà della nostra presenza in Terra Santa e la sua ricca storia, iniziata con l’arrivo di San Francesco nel 1219, fino ad oggi; il suo presente affascinante, con un numero di opere tale da lasciare davvero sorpresi; i suoi progetti futuri, che seminano speranza per tutti coloro che vengono in pellegrinaggio e per quelli che vivono in questa terra, in particolare per i giovani cristiani. 4. - Organizzate adeguatamente i pellegrinaggi, accompagnateli e dategli continuità! Una particolare attenzione, nel vostro servizio, va posta nell’organizzazione dei pellegrinaggi e, ove sia possibile, nell’accompagnare i pellegrini in visita ai luoghi santi. Ricordatevi che non siete una semplice alternativa alle agenzie turistiche, o se lo siete non lo siete soltanto per il lato economico, ma per il modo di preparare il pellegrinaggio, di condurlo e dargli continuità. Nella preparazione e durante la sua realizzazione, non perdete mai di vista che lo scopo principale del pellegrinaggio in Terra Santa è l’incontro con Cristo nella sua Terra, la lettura delle Sacre Scritture, in particolare del Vangelo, in situ, per rendere attuale questa lettura nelle celebrazioni liturgiche. Secondo la mia esperienza personale di accompagnatore di gruppi, la Terra Santa si presenta come una speciale base di partenza per instaurare un nuovo 302


rapporto con la Parola di Dio, che da inizio a movimenti biblici molto interessanti e, anche, a un modo diverso di rapportarsi a Dio nella preghiera e nella celebrazione dei sacramenti; in particolare nella celebrazione dell’Eucaristia e del Sacramento della Riconciliazione. Così il pellegrinaggio in Terra Santa può essere un momento speciale di nuova evangelizzazione e, quindi di riscoperta della fede, oltre che potenziare e riscoprire alcune dimensioni importanti della nostra vita (cf. dimensione ecumenica, interreligiosa...). 5. - Tenetevi aggiornati e curate la vostra formazione permanente! Quanto detto sopra richiede una formazione adeguata in diversi settori: biblico, archeologico, e teologico. Una grande responsabilità è quella di mantenersi aggiornati in questi campi, in modo da essere competenti nei vari argomenti che, di volta in volta, vi si propongono, durante e dopo un pellegrinaggio, presentando la Terra Santa nella sua realtà. Oggi non è più sufficiente una visita pia ai Luoghi Santi. Né si può cedere alla tentazione di organizzare viaggi semplicemente turistici, anche se di turismo religioso. In un pellegrinaggio in Terra Santa, fede e ragione, spiritualità e scienza devono camminare mano nella mano. 6. - Costruite ponti affettivi ed efficaci fra le vostre Chiese locali e la Chiesa Madre! Presentando la realtà della Chiesa madre, presentate anche le sue necessità, invitando i pellegrini e quanti entrano in contatto con voi a condividere i loro beni con i cristiani di Terra Santa. A questo proposito è importante preparare bene la Colletta del Venerdì Santo o la Giornata della Terra Santa. Se molti cristiani conoscessero la realtà delle comunità cristiane in Terra Santa, sono sicuro che sarebbero molto più generosi. In questo contesto è necessario curare le relazioni con i Vescovi, i parroci, i vari religiosi, le associazioni… Visitateli e informateli di quello che avete visto in questa terra. Create rapporti di amicizia basati sulla collaborazione e la disponibilità a tenere conferenze sulla Terra Santa, sulla Bibbia, San Francisco e dirigere incontri di Esercizi Spirituali. 7. - Curate il vostro rapporto con la Custodia! Pur essendo a tutti gli effetti frati delle vostre rispettive province, che compiono una propria attività nella provincia, prevista dalla nostra legislazione, lavorate per promuovere la Custodia di Terra Santa. Questo rapporto speciale con la Custodia di Terra Santa deve portarvi a conoscerla sempre meglio (attraverso visite periodiche), ad avere una comunicazione diretta con le varie istituzioni della Custodia per lavorare in favore delle vocazioni per la Custodia. 8. - Curate, in quanto commissari, i rapporti con i confratelli della vostra Provincia. 303


Non sentitevi, né fatevi percepire, come un organismo autonomo della Provincia. Questo finirebbe per avere un impatto negativo sulla Custodia, perché non farebbe che aumentare la disaffezione dei confratelli per questa missione che deve essere percepita come una vera missione dell’Ordine, dato che la Custodia dei Luoghi Santi fu affidata all’Ordine in quanto tale. Non siate riluttanti al controllo del vostro lavoro e della contabilità del Commissariato da parte del Ministro provinciale. Lavorate perché i confratelli delle Province conoscano la Terra Santa, l’amino e siano disposti a dedicare al servizio della Custodia almeno alcuni anni. Se possibile, coinvolgete i confratelli della Provincia in alcune attività del commissariato. Questo farà sì che il vostro lavoro venga più apprezzato. Ciò andrà a beneficio vostro e della Terra Santa. 9. - Siate trasparenti nella gestione economica! Tale trasparenza deve esserci a vari livelli: con la rispettiva Provincia, con i Vescovi e con la Custodia, ricordando sempre che il denaro che ricevete è per la Terra Santa e solo per la Terra Santa. In questo contesto, vi chiedo di non trattenere grandi quantità di denaro nei commissariati. Dopo aver accantonato la quantità che vi consente di continuare le attività dei commissariati, siate premurosi nell’inviare i soldi alla Custodia quanto prima. Essa ha bisogno del vostro generoso sostegno per realizzare i progetti che sta seguendo. 10. - In tutto questo, ricordate che siete sempre francescani! Nel modo di comunicare la realtà della Custodia di Terra Santa, nei vostri rapporti con le chiese locali e con le Province OFM stesse, nella gestione economica, nella promozione delle vocazioni… siate consapevoli e presentatevi come francescani. Questo, anziché ostacolare il vostro lavoro, lo agevolerà notevolmente. Alla Custodia di Terra Santa 1. Fedeli alla ricca storia dell’Ordine nella Terra di Gesù e allo spirito missionario che deve caratterizzare la vostra presenza in Terra Santa, continuate a testimoniare il Vangelo con la vostra vita di servizio a tutti, senza distinzione di razza, lingua o religione e, quando vedrete che piace al Signore, predicatelo anche con la parola. La vostra testimonianza e il vostro servizio a tutti sarà la propaganda più importante per la Custodia. 2. La Custodia deve continuare ad investire nella comunicazione a tutti i livelli: ad extra: con il mondo cristiano e tutti coloro che sono interessati alla Terra Santa e con i commissari. Per quanto riguarda i commissari, intensificate la comunicazione con loro sia attraverso l’ufficio per le relazioni con i Commissari, che è stato recentemente aperto dalla Custodia, che attraverso altri uffici. 304


3. Continuate ad offrire ai Commissari corsi di aggiornamento attraverso la Facoltà della Flagellazione, annunciando in tempo tali iniziative per dar loro modo di partecipare. 4. Al fine di favorire la trasparenza con i Commissari e il loro interesse per la Custodia di Terra Santa, rendete i commissari partecipi della gestione dei contributi economici che provengono dagli altri Commissariati attraverso l’economato. All’Ordine 1. - Essendo l’Ordine responsabile presso la Santa Sede della Custodia dei Luoghi Santi (cf. CCGG 123, 1), la Confraternita, tutta, sia sempre più consapevole dell’importanza della Terra Santa e della sua responsabilità di fornire personale idoneo che l’aiuti (cf. EEGG 69). Da Gerusalemme faccio un appello a tutti i Ministri e Custodi perché mandino dei confratelli al servizio di quella che è, giustamente, considerata come la perla delle missioni francescane. Cari colleghi Commissari: di ritorno nei vostri Paesi d’origine, portate ai confratelli il mio saluto e il saluto di tutti coloro che lavorano in Terra Santa. Che la benedizione del Signore vi accompagni sempre tutti. Pace e bene.

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Nuova edizione della Bibbia in lingua araba: dono prezioso per tutti i Cristiani di Terra Santa
 Gerusalemme, 23 febbraio 2012 La Franciscan Printing Press (FPP), Stamperia Francescana a Gerusalemme, ha recentemente stampato due pregiate versioni della Bibbia in arabo, una comprensiva dell’Antico e del Nuovo Testamento, di formato più grande e del costo di 100 NIS, l’altra contenente soltanto il Nuovo Testamento, con copertina morbida al costo di 10 NIS e con copertina rigida al costo di 15 NIS. Un’iniziativa di grande valore, che intende essere una risposta concreta all’appello della Chiesa Cattolica, che ha invitato l’intera comunità dei fedeli a riscoprire le radici della fede cristiana, il fondamento e il significato della nostra vita di fede e della nostra missione come discepoli di Cristo. In tal senso, la lettura e la conoscenza della Bibbia e la meditazione costante dei suoi testi e del suo messaggio di salvezza sono un elemento imprescindibile per la costruzione dell’identità cristiana e per l’adesione sempre più perfetta al progetto di Dio per l’uomo. E per chi vive ed opera in Terra Santa, per i Cristiani che formano la comunità locale, il rapporto con la Bibbia è certamente arricchito di un’esperienza particolare, di un contatto diretto con il contesto umano, geografico, sociale e culturale in cui Gesù è vissuto, e diventa dunque il centro propulsivo di una sensibilità e di una intenzionalità alla tutela e alla conservazione della Terra Santa cristiana e del suo grande patrimonio culturale e spirituale. La Custodia francescana di Terra Santa, ben consapevole del valore insostituibile della Bibbia nella vita di ogni cristiano, ha voluto acquistare la traduzione in arabo della Bibbia realizzata dai Gesuiti dell’Università di St. Joseph in Beiruth e provvedere alla stampa attraverso la Franciscan Printing Press che, al momento della sua apertura più di 150 anni fa, cominciò la sua attività tipografica proprio con la stampa della Bibbia in lingua araba. In occasione di questa nuova riedizione dell’opera, la Custodia ha voluto far omaggio ad ogni parrocchia di Terra Santa di due copie della Bibbia completa e di dieci copie del Nuovo Testamento, con copertina rigida e morbida, accompagnando il dono con l’augurio ai parroci di proseguire instancabili nella loro opera pastorale, che la Custodia condivide e sostiene e che mira a diffondere la Parola di Dio e a far conoscere a tutti l’opera del Signore nella storia dell’uomo e la missione di Gesù, inviato dal Padre per la salvezza del mondo intero. Questa nuova edizione in lingua araba della Bibbia, nata per offrire un servizio a tutti i cristiani e, sopratutto, ai fedeli di Terra Santa, va ad aggiungere un altro, prezioso tassello alla lunga storia che vede protagonista questo straordinario libro della Rivelazione di 306


Dio, tradotto in innumerevoli lingue, studiato e interpretato attraverso tutte le epoche e che sempre, anche oggi, interpella il cuore dell’uomo, apre orizzonti di senso sempre nuovi, invita al dialogo con Dio lungo strade originali di ricerca e di riflessione, aiuta a rivivere l’esperienza della fede nella terra di Gesù. www.custodia.org

Visita della Delegazione Indiana
 Gerusalemme, 26 febbraio 2012 Il 26 febbraio scorso, nel pomeriggio della prima domenica di Quaresima, una delegazione indiana, guidata da S. Em.za il Cardinale Osvald Gracias Arcivescovo di Mumbai e composta dal Cardinale George Alencerry, alcuni presuli della Conferenza Episcopale Indiana, nonché un Vescovo della Chiesa Siro Ortodossa ed un Vescovo in rappresentanza dell’Unione delle Chiese Luterane, ha incontrato nelle sale della Curia dell’antico convento di San Salvatore, il P. Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa. La delegazione ecumenica, giunta in Terra Santa su invito del Ministero del Turismo israeliano, per promuovere le relazioni tra comunità cristiane indiane e lo Stato d’Israele, era accompagnata, per la visita dei Luoghi dell’Incarnazione, da fra Jay Pitchaimuthu e di fra’ Regi Mathew. Un pellegrinaggio in Terra Santa suscita sempre tante aspettative e domande, rispetto ad una realtà così ricolma di spiritualità ed al contempo così composita, sia dal punto di vista religioso, che politico-sociale. Gli ospiti, dunque, in un’atmosfera estremamente familiare, hanno avuto l’opportunità, grazie alle puntuali risposte offerte dal Padre Custode, di poter conoscere, più da vicino la realtà di questi Luoghi e dei suoi abitanti, nonché le relazioni tra le varie Chiese e Comunità Ecclesiali. Comprensibile, l’attenzione mostrata dai presuli, nei confronti della nutrita comunità indiana in Terra Santa. Si tratta, infatti, di alcune migliaia di migranti, in maggioranza cattolici e giunti negli ultimi anni in Medio Oriente, per trovare delle migliori condizioni di vita ed accanto ai quali vi sono le varie decine di migliaia di israeliani di origine indiana, che godono di piena cittadinanza e sono, quindi, parte integrante dello stato di Israele. 307


Significativo è il contributo di questi fedeli, i quali attraverso il loro lavoro presso famiglie di altre confessioni religiose, grazie alla loro testimonianza di fede, sono parte integrante di quel mosaico, che compone il dialogo, sia ecumenico, che interreligioso. Inoltre, si è parlato del folto numero di pellegrini indiani e dell’importanza di poter offrire loro una sempre più ampia assistenza spirituale. In seguito, P. Pizzaballa, rispondendo ad alcune domande, ha illustrato loro gli eventi storici che hanno riguardato la Custodia negli ultimi due secoli, la nascita del Patriarcato Latino e, poi, i vari aspetti delle dinamiche che regolano le relazioni con la Santa Sede. Al termine dell’incontro, i presuli hanno molto gradito l’omaggio di alcune reliquie donate loro dal P. Custode ed hanno continuato il loro pellegrinaggio verso altri Santuari della Terra Santa. www.custodia.org

Cattolici e altre comunità cristiane in Terra Santa: pellegrini o abitanti come ebrei e musulmani? Treviglio, 3 marzo 2012 Si è svolto nel pomeriggio di sabato 3 marzo, presso l’Auditorium del Centro Salesiano don Bosco di Treviglio, l’incontro con il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, sul tema Cattolici e altre comunità cristiane in Terra Santa: pellegrini o abitanti come ebrei e musulmani? L’iniziativa, che ha ricevuto il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della Città di Treviglio, è stata promossa e organizzata dall’UCID - Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti. L’UCID è un’associazione apartitica di imprenditori, dirigenti e professionisti che si propone la formazione morale e spirituale dei suoi membri, così da incentivarne l’etica personale e professionale, attraverso la conoscenza e il rispetto di principi morali, cristiani e della dottrina sociale della Chiesa. Tra tutte le persone che si sono strette con affetto attorno al Custode, vi era anche la sua famiglia, orgogliosa e commossa. 308


Con una breve introduzione, fra Pizzaballa ha chiarito come l’espressione “Terra Santa” possieda una connotazione religiosa, con la quale i cristiani si riferiscono alla geografia della fede, ai luoghi precisi in cui Dio si è rivelato all’uomo e si è compiuta la storia della salvezza, i luoghi a cui, perciò, tutti apparteniamo e che hanno dato origine alla nostra fede e alla nostra cultura. Il Custode ha poi continuato il suo intervento fornendo alcuni dati numerici relativi ai diversi gruppi cristiani che vivono in Terra Santa, informazioni necessarie a comprendere meglio le dinamiche nelle quali i protagonisti sono coinvolti. Dei circa 170.000-175.000 cristiani di Terra Santa, che costituiscono l’1% della popolazione complessiva, la maggior parte appartiene alle Chiese ortodosse orientali (greca, armena, copta...), mentre 40.000-45.000 circa sono cattolici e i gruppi rimanenti costituiscono, per la loro esiguità numerica, delle presenze simboliche. Il 60% dei cristiani vive nello Stato di Israele, il 40% nei territori palestinesi e a Gerusalemme Est. Quest’ultima possiede una fisionomia particolare per quanto riguarda la composizione demografica: la città ospita infatti circa 500.000 ebrei, 260.000 musulmani e circa 12.000 cristiani arabi palestinesi. Esiste poi la piccola comunità dei cristiani di origine ebraica (circa 5.000 persone), rinata dopo molti secoli, quando venne istituito lo Stato di Israele, e che comprende per la maggior parte cristiani evangelici, ma conta anche qualche centinaio di cattolici. Infine, vi è il gruppo dei lavoratori stranieri cristiani, che soprattutto negli anni più recenti, è diventato assai numeroso in Israele, contando più o meno 350.000 persone, soprattutto filippini, indiani, sudamericani. Fra Pizzaballa ha proseguito con l’esame della condizione dei cristiani rispettivamente nello Stato di Israele e in Palestina, sottolineando le specificità e le diversità delle due situazioni. In particolare, lo Stato di Israele, pur avendo la vocazione di garantire una patria agli ebrei, è essenzialmente democratico e garantisce a tutti i cittadini il riconoscimento dei diritti civili e sociali fondamentali. In questo contesto il principale problema concerne l’identità dei cittadini, specialmente delle minoranze non ebraiche poiché, mancando un concetto di laicità di tipo occidentale, l’appartenenza religiosa definisce anche l’appartenenza sociale, culturale e civile della persona. La fede che ciascuno professa, quindi, ha una chiara funzione pubblica e civile. Nei territori palestinesi, segnati da una grave frammentazione territoriale e sociale, la situazione è invece più delicata, mancando spesso i quadri sociali e professionali intermedi e non essendo ancora garantita l’assistenza socio-sanitaria. Il perdurare del conflitto aggrava certamente la fragilità della situazione. Mentre nello Stato di Israele la Chiesa svolge una funzione soprattutto ecclesiale e pastorale, in Palestina essa assolve anche molti dei compiti propri dello Stato sociale: offre la309


voro, assicura l’educazione e la formazione scolastiche, garantisce l’assistenza sanitaria ed economica ai soggetti e alle categorie sociali più deboli. In questo contesto, l’autorità religiosa rappresenta anche un importante riferimento sociale. Il Custode ha precisato come, al centro di questa complessa funzione che la Chiesa assolve in Terra Santa, si collochi l’attività educativa, promossa soprattutto attraverso la rete delle scuole cristiane. Nell’ambito di un contesto formativo centralizzato e assai ideologico, le scuole cristiane assolvono una duplice funzione: si occupano della formazione dell’identità dei cristiani, con una tradizione educativa antichissima e molto apprezzata; promuovono il dinamismo delle relazioni interculturali e del dialogo interreligioso, accogliendo generalmente anche molti studenti musulmani, più raramente ebrei, che hanno così la possibilità di crescere insieme e di integrare più facilmente anche la minoranza cristiana. Esiste poi, ha proseguito fra Pizzaballa, la dimensione del rapporto intracristiano, ossia del dialogo tra le diverse comunità cristiane, ciascuna delle quali desidera mantenere un proprio spazio ed una propria presenza in Terra Santa. In tale contesto il dialogo e il confronto non toccano tanto i grandi problemi teologici, ma si misura piuttosto con le questioni più concrete dell’appartenenza, dell’identità e della particolare lettura della storia, da cui dipendono la possibilità della convivenza, della custodia di un patrimonio condiviso, della costruzione di un linguaggio comune. I cristiani, ha concluso il Custode, sono dunque cittadini della Terra Santa, al pari di ebrei e musulmani, ed il carattere cristiano della Terra Santa è parte integrante del territorio, per cui esiste uno stile cristiano di vivere in questa realtà. Pur avendo scarso rilievo politico, a ragione dell’esiguità numerica e delle divisioni interne, i cristiani di Terra Santa costituiscono una fondamentale presenza culturale, non soltanto perché ai pellegrinaggi cristiani si lega oltre il 66% dell’intenso turismo che tocca questi luoghi, ma anche perché essi hanno l’importantissimo compito di essere una testimonianza di vita e di azione nonviolenta, propositiva, capace di attivare iniziative di crescita comune, di costruire microponti di pace, di superare pregiudizi e paure, di contrastare la mentalità violenta che tende a riprodursi in famiglia, a scuola, nelle relazioni più ampie, spesso ferite e compromesse. In questa realtà molto complessa, nel crogiuolo bello e affascinante della Terra Santa, dove non si può mai prescindere dalla relazione con l’altro e con il diverso, ci sono anche tante presenze di pace, singoli, gruppi, associazioni, movimenti che creano quotidianamente piccoli mondi di pace. www.custodia.org 310


La Custodia di Terra Santa lancia il nuovo sito web del Santo Sepolcro Gerusalemme, 12 Marzo 2012 Il sito, dalla grafica rinnovata, offre numerosi contenuti aggiornati e di qualità in quattro lingue -italiano, inglese, spagnolo, francese-, affiancati da una ricca offerta di immagini e foto scaricabili della Basilica del Santo Sepolcro. Gli argomenti, organizzati a tema in modo semplice ed intuitivo, accompagnano il visitatore alla scoperta e alla comprensione del luogo più importante di tutta la cristianità. Il Virtual Tour fotografico del Santo Sepolcro, elemento di forza del sito, accompagnato da brevi testi esplicativi, diventa strumento di notevole suggestione che consente a tutti di visitare la Basilica immergendosi negli spazi architettonici e nella stessa sacralità del luogo. Il player in Home Page consente di seguire la Pasqua 2012 a Gerusalemme grazie ai contributi video realizzati dal Franciscan Media Center. Inoltre attraverso il box di notizie è possibile rimanere sempre informati sulle ultime News dalla Custodia e dalla Terra Santa. L’uscita del sito del Santo Sepolcro è la prima tappa di un più ampio Progetto di rinnovamento dei siti internet dei Santuari, iniziativa pensata e dedicata ai pellegrini in visita alla Terra Santa che desiderano trovare informazioni sui Santuari. La Basilica del Santo Sepolcro per tutti Vedere e toccare i luoghi toccati e trasformati dalla presenza di Cristo è il desiderio di ogni cristiano. Da sempre i pellegrini giungono in Terra Santa per camminare sulle orme dei discepoli, dietro Gesù. La Custodia francescana di Terra Santa, incaricata nella cura dei Santuari e nell’accoglienza dei pellegrini, oggi desidera accompagnare i fedeli alla scoperta e alla conoscenza dei Luoghi Santi anche attraverso il web. I numerosi contenuti si intrecciano alla “Storia” della Basilica, dalla sua fondazione voluta dall’Imperatore Costantino all’odierna convivenza tra le comunità cristiane che officiano il Sepolcro. La sezione dedicata alla “Visita” del luogo coinvolge il visitatore virtuale in un’esperienza di conoscenza a 360° attraverso le numerose informazioni e il virtual tour fotografico. 311


La sezione di “Spiritualità”, cuore del sito, consente di ripercorrere i fatti evangelici che portano alla “tomba vuota” del Risorto e le memorie cristiane custodite all’interno della Basilica. Infine, una serie di passi scelti tra le opere di pellegrini antichi e moderni è raccolta nella sezione “Testimonianze”. Nel prossimo trimestre verranno lanciati i siti dei santuari di Cafarnao, Getsemani, Natività ed Annunciazione. Buona navigazione! www.santosepolcro.custodia.org

La festa di San Giuseppe a Nazareth
 Nazareth, 18-19 marzo 2012 In questa domenica sera che introduce alla festa di S. Giuseppe, sposo della Vergine Maria, Patrono della Chiesa universale e padre putativo di Gesù, la cittadina di Nazaret in Galilea è stata protagonista della cerimonia solenne che ha aperto questa importante ricorrenza. Qui, infatti, si trova la Chiesa di San Giuseppe, che sorge a poca distanza dalla Basilica dell’Annunciazione, nella quale si trova la grotta che ricorda, con le parole “Verbum caro hic factum est” ai piedi dell’altare, il luogo dell’annuncio fatto dall’angelo a Maria e che apre all’incarnazione della Parola di Dio nel suo grembo. Il santuario dedicato al Santo sposo della Vergine è detto anche della Nutrizione, perché Gesù vi fu cresciuto ed educato fino all’età adulta, imparando il mestiere del padre. Il luogo in cui esso sorge doveva certamente essere abitato fin da tempi remoti, poiché in occasione dei lavori di edificazione della Basilica attuale furono ritrovate grotte, cisterne, parti delle abitazioni primitive e una vasca mosaicata con gradini, che probabilmente servì come antico bagno rituale e come fonte battesimale del periodo giudeo-cristiano. Nel XVII secolo, padre Francesco Quaresmi riferì di un luogo “chiamato dai locali Casa e Officina di Giuseppe... dove un tempo c’era una bella chiesa dedicata a San Giuseppe”. La prima costruzione, probabilmente di epoca bizantina, fu distrutta nel corso dl XII secolo e sui suoi resti venne poi edifica312


ta una chiesa crociata. Il luogo fu acquistato dai Francescani nel 1754 e, tra il 1911 e il 1914, fra Wendelin Hinterkeuser vi costruì l’attuale Basilica a tre navate, sulle rovine delle precedenti chiese. Consacrato nel 1914, il santuario ricorda la chiamata di Giuseppe a diventare partecipe del progetto di Dio per la redenzione del mondo e ad essere testimone e custode della vita della Sacra Famiglia. In questo luogo, alle 17.00, il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, ha presieduto la S. Messa solenne della vigilia della festa di San Giuseppe. Giunto con un poco d’anticipo rispetto all’inizio della celebrazione, il Custode è stato accolto sul piazzale antistante la Basilica dell’Annunciazione da una folla festante di fedeli e di pellegrini e dai gruppi scouts locali. Compiuto il rito della vestizione all’ingresso della Chiesa dedicata al Santo, fra Pizzaballa ha raggiunto in processione l’altare maggiore, per celebrare l’Eucaristia in latino ed arabo, affiancato da fra Riccardo Bustos, guardiano della Basilica dell’Annunciazione e della Basilica di San Giuseppe a Nazaret, e da fra Amjad Sabbara, parroco di Nazaret. Presenti alla cerimonia solenne i frati francescani della comunità di Nazaret, insieme a molti altri francescani giunti da altre zone della Galilea e da Gerusalemme. A riempire interamente le navate della chiesa numerosi religiosi e religiose delle varie congregazioni di Terra Santa, tanti cristiani della locale comunità araba e molti pellegrini di diversa provenienza. La celebrazione, animata dal coro di Nazaret, ha seguito la S. Messa composta in onore di San Giuseppe da fra Armando Pierucci, organista della Custodia e direttore del Magnificat, la scuola di musica francescana a Gerusalemme. All’inizio della celebrazione, fra Pizzaballa ha compiuto un breve atto devozionale, scendendo nella cripta della Basilica, meta di venerazione per i pellegrini di tutto il mondo. Qui si trova appunto la vasca usata anticamente come fonte battesimale, il cui mosaico riproduce la simbologia del battesimo con l’acqua e alla quale si discendeva con una scaletta di 7 gradini, che rappresentano i 7 cieli ed i 7 doni dello Spirito Santo, ma che significano anche la morte redentrice di Gesù, da cui poi si risale a nuova vita. Sempre nel mosaico, la pietra nera che vi è raffigurata simboleggia Cristo, pietra angolare della vita umana. Tornato all’altare, il Custode ha rivolto, in inglese, alcune parole di saluto a tutti i partecipanti, venuti a celebrare la vigilia di questa importante festa nella città di Maria e Giuseppe. “Giuseppe - ha sottolineato fra Pizzaballa - aveva i suoi progetti, ma Dio gli chiese di cambiare quei progetti e lo chiamò ad accogliere una nuova missione e a diventare padre terreno di Gesù. E Giuseppe accettò responsabilmente questo compito, nel silenzio e nell’obbedienza alla volontà di Dio”. Questa è “la scuola” della Sacra Famiglia di Nazaret. La figura e l’esempio di San Giuseppe sono stati anche al centro dell’omelia pronunciata in arabo da fra Amjad Sabbara. Ispirandosi al brano evangelico proposto dalla 313


liturgia (Mt 1,16.18-21.24a), nel quale appunto è descritta la chiamata di Giuseppe in sogno da parte di Dio e la disponibilità del primo, che “fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”, fra Amjad ha mostrato come, nel Vangelo, Giuseppe venga presentato con un unico titolo, quello di “uomo giusto”. Come Gesù, Figlio di Dio, che pure è stato educato nella famiglia di Nazaret ed ha imparato certamente molte cose da quest’uomo giusto, così anche noi siamo chiamati a seguire umilmente il modello di questa Sacra Famiglia. E quando, nel Padre Nostro, si recitano le parole “sia fatta la Tua volontà”, non si può dimenticare che San Giuseppe ha davvero vissuto fino in fondo questa preghiera, mettendo la sua vita a disposizione del progetto di Dio. La vocazione dell’uomo, infatti, non è quella di un’esistenza ordinaria, mediocre, bensì di vivere la chiamata di Dio, di ascoltare la Sua Parola, di conoscerLo e vivere in comunione con Lui. Perciò, chi cerca la pace del cuore, deve porsi alla scuola di San Giuseppe, “uomo giusto”, che ha saputo vivere in pienezza i comandamenti di Dio e riconoscere i segni dei tempi. Fra Amjad ha poi invocato l’intercessione di San Giuseppe, affinché, in questo giorno speciale, egli assicuri la sua protezione alle famiglie e resti un vivido modello per tutti i padri di famiglia, aiutando così le famiglie a sperimentare la pace e la comunione che regnavano nella Famiglia di Nazaret. Infine, il parroco ha presentato, a nome della Custodia, le condoglianze alla Chiesa copta di Terra Santa, il cui Patriarca è stato chiamato alla casa del Padre la notte precedente. Al termine della S. Messa, si è svolta la tradizionale processione con cui il Custode, seguito da centinaia di fedeli, ha portato solennemente l’icona di San Giuseppe dal Santuario a lui dedicato, che ricorda il luogo in cui egli visse e lavorò, alla Basilica dell’Annunciazione, deponendo l’immagine nella grotta, nella parte inferiore della Chiesa, dove sorgeva un tempo l’abitazione di Maria. Un itinerario consueto, che avrà certamente unito i due santi sposi anche duemila anni fa. Nella grotta è stato letto il brano del Vangelo di S. Luca che narra l’annuncio rivolto alla Vergine di Nazaret dall’Arcangelo Gabriele (Lc 1,26-31). Inginocchiato davanti alla grotta, il Custode ha poi rivolto la supplica a nome di tutta la Chiesa, chiedendo l’intercessione di San Giuseppe e della sua Sposa Immacolata ed innalzando una speciale preghiera per la Custodia francescana di Terra Santa, chiamata a custodire i Luoghi Santi, dove si sono compiuti i misteri della Redenzione, e a servire la Chiesa, i Santuari, i cristiani locali e i pellegrini di tutto il mondo. Infine, fra Pizzaballa, tenendo l’icona di San Giuseppe tra le mani, ha impartito la benedizione solenne alla numerosa comunità intervenuta alla suggestiva cerimonia. A seguire, il tradizionale bacio dell’icona. Una figura preziosa, quella di San Giuseppe, per l’intera Cristianità. Un culto diffuso in tutto il mondo, che trova le sue radici a Nazaret, dove i primi cristiani conservarono il ricordo della Sacra Famiglia e della sua semplicità e santità di vita. Una 314


devozione profonda, che trovò la sua prima consacrazione ufficiale proprio da parte dei Francescani. Nel 1399, durante il Capitolo Generale dell’Ordine ad Assisi, essi decisero di celebrare ogni anno la festa di San Giuseppe fissandola al 19 marzo, scelta che trovò poi la conferma di Papa Sisto V, anch’egli appartenente alla famiglia francescana. Fino a Papa Giovanni Paolo II che, il 15 agosto 1989, indirizzò alle comunità cristiane l’esortazione apostolica Redemptoris Custos, riguardante appunto la figura e la missione di San Giuseppe. Un uomo semplice, ma coraggioso, che seppe fare della sua casa e della sua famiglia una vera scuola del Vangelo, custodì e penetrò il senso profondissimo della presenza di Gesù nel mondo ed offrì il primo umile fondamento alla Chiesa universale, della quale è ancor oggi custode e patrono. www.custodia.org

Nasce: libreriaterrasanta.it 
 Milano, 7 Marzo 2012 È nato il sito www.libreriaterrasanta.it, il portale della Libreria Terra Santa di Milano: la prima libreria cattolica online dedicata ai pellegrinaggi e ai cammini di fede. La Libreria Terra Santa è finalmente online. Da oggi, accanto ai tradizionali canali di acquisto via telefono (02 34 91 566) ed e-mail (libreria@edizioniterrasanta.it), per i libri e i supporti multimediali (cd e dvd) si aggiunge l’ordine online con carta di credito sul nuovo sito www.libreriaterrasanta.it: qui potranno essere ordinati sussidi e guide per pellegrinaggi e cammini di fede, ma anche libri su storia e spiritualità francescana; saggistica e letteratura su Medio Oriente e dialogo tra le religioni; archeologia biblica, patristica e orientalistica cristiana; Sacra Scrittura, teologia, liturgia, riviste. La Libreria Terra Santa è la libreria delle Edizioni Terra Santa, ramo editoriale della Custodia francescana di Terra Santa. Accanto ai libri, nel punto vendita propone anche un vasto assortimento di oggetti in legno di ulivo e madreperla realizzati da artigiani cristiani palestinesi: tante idee per realizzare bomboniere “solidali” (per matrimoni, anniversari, ricorrenze specifiche) contribuendo nel contempo a sostenere i fratelli cristiani del Medio Oriente. 315


La Festa dell’Annunciazione a Nazareth
 Nazareth, 24-25 marzo 2012 Sabato 24 e domenica 25 marzo la cittadina di Nazaret di Galilea si è vestita a festa per celebrare la solennità dell’Annunciazione del Signore, una ricorrenza particolarmente cara alla popolazione locale, che da lunghissimo tempo commemorano gli eventi essenziali della storia cristiana proprio nei luoghi in cui essi trovarono compimento. Nazaret significa “germoglio” e rievoca le parole del profeta Isaia: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,/ un virgulto germoglierà dalle sue radici” (Is 11,1). Il germoglio annunciato dal profeta è Gesù, che visse a Nazaret nel nascondimento e poi, a Cafarnao, cominciò ad annunciare il Vangelo della salvezza. Secondo Papa Paolo VI, i tre grandi insegnamenti che provengono da Nazaret sono il valore del silenzio, l’importanza del lavoro e la centralità della vita della famiglia. Ma il Vangelo di redenzione è partito da Nazaret, già nel momento in cui l’Angelo portò l’annuncio a Maria dell’incarnazione del Signore nel suo grembo. Con l’Annunciazione la storia umana viene cambiata per sempre, grazie al “sì” al progetto di Dio pronunciato da Maria, l’opera più bella e riuscita di tutta la creazione. Secondo il Protovangelo di Giacomo, l’Angelo si manifestò una prima volta a Maria presso la fontana, dove ella abbandonò la brocca, ed una seconda volta nella sua abitazione, dove si compì l’annuncio. I resti della casa di Maria sono ancora conservati nella Grotta dell’Annunciazione, l’ampia cripta scavata nella roccia che si trova nella parte inferiore dell’attuale Basilica. Le pietre di questa umile dimora, che fino ad oggi si possono ammirare, parlano del silenzio di Dio, della Sua delicatezza e del Suo rispetto per la Sua creatura, una giovane e semplice donna di Nazaret. Nelle parole del saluto dell’angelo, “Rallegrati, Maria, tu sei piena di grazia”, riecheggia la gioia messianica annunciata dal profeta Sofonia: “Gioisci, figlia di Sion,/ esulta, Israele,/ e rallegrati con tutto il cuore,/ figlia di Gerusalemme! [...] In quel giorno si dirà a Gerusalemme:/ “Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!/ Il Signore tuo Dio in mezzo a te/ è un salvatore potente./ Esulterà di gioia per te,/ ti rinnoverà con il suo amore,/ si rallegrerà per te con grida di gioia,/ come nei giorni di festa” (Sof 3,14.16-18). Vi è l’invito alla gioia: “Rallegrati con tutto il cuore”; vi è l’accenno alla presenza del Signore: “Re d’Israele è il Signore in mezzo a te”; vi è l’esortazione a non aver paura: “Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia”; vi è infine la promessa dell’intervento salvifico di Dio: “Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente”. Il racconto dell’Annunciazione ci consente di riconoscere in Maria 316


la nuova “figlia di Sion”, invitata da Dio a una grande gioia. Ella, chiamata ad essere Madre del Figlio di Dio, accoglie il messaggio a nome dell’intera umanità, per la salvezza universale. Maria è la Vergine dell’alleanza che Dio stabilisce con l’intera umanità. Anche ai Cristiani di Terra Santa, che oggi spesso temono per il loro futuro, il messaggio dell’Annunciazione ripete: “Non temere. [...] Il Signore è con te”. Nel pomeriggio di sabato 24 marzo il Patriarca Latino di Gerusalemme, S.E. Mons. Fouad Twal, insieme a S.E. Mons. Kamal Batish, Vescovo Ausiliare emerito di Gerusalemme, e a S.E. Mons. Giacinto Boulos Marcuzzo, Vescovo Ausiliare di Nazaret, ha compiuto l’ingresso solenne nella Basilica dell’Annunciazione a Nazaret. Ad aprire la processione con cui il Patriarca ed il suo seguito hanno raggiunto la piazza antistante la Basilica, percorrendo le strade cittadine, vi erano le locali bande dei giovani scouts arabi. Accanto a Mons. Twal, le autorità civili e religiose della regione, il parroco di Nazaret, fra Amjad Sabbara, un’ampia rappresentanza della comunità francescana della Custodia di Terra Santa, religiosi e religiose appartenenti a diverse congregazioni, numerosi cristiani locali e gruppi di pellegrini. Il Patriarca è stato solennemente accolto all’ingresso della Basilica da fra Ricardo Bustos, guardiano francescano dei Santuari dell’Annunciazione e di San Giuseppe a Nazaret. Scendendo nella parte inferiore della Basilica, Mons. Twal, con il suo seguito e con la numerosa rappresentanza francescana, ha reso omaggio alla Grotta dell’Annunciazione, inginocchiandosi brevemente davanti al piccolo altare, ai cui piedi sono impresse le parole che segnano l’ingresso del Figlio di Dio nel mondo, Verbum caro hic factum est. Successivamente, nella parte superiore della Basilica, gremita di gente, il Patriarca ha presieduto i Primi Vespri in forma solenne, affiancato da Mons. Batish, Mons. Marcuzzo, fra Bustos e fra Sabbara. La celebrazione è stata animata dal Coro della Basilica dell’Annunciazione. Al termine della preghiera, tutti i presenti hanno potuto salutare le autorità, porgendo l’augurio di buona festa. Il Santuario dell’Annunciazione sorge appunto sul luogo in cui, secondo la tradizione cristiana, l’Arcangelo Gabriele annunciò a Maria l’incarnazione di Gesù nel suo grembo. Già nel primo secolo, i discendenti della famiglia della Madonna costruirono sul luogo un edificio sacro. La prima basilica fu realizzata nel V secolo, secondo lo stile bizantino. Nel secolo XI venne ricostruita in stile romanico l’antica basilica in decadimento. Anche questo edificio andò poi distrutto e venne salvata soltanto la Grotta Santa. Nel 1620 la Custodia di Terra Santa ottenne la concessione dei resti della basilica. Nel 1730 fu edificata un’altra chiesa, ampliata nel 1871 e poi abbattuta nel 1955, per la costruzione della basilica attuale. Con gli scavi archeologici compiuti tra il 1955 e il 1959, durante i lavori di fondazione della nuova basilica, vennero alla luce i resti delle due precedenti chiese, bizantina e crociata, e addirittura i resti 317


del primitivo edificio giudeo-cristiano, di epoca molto anteriore alla costruzione bizantina. L’attuale basilica fu edificata negli anni 1960-69 e consacrata il 25 marzo 1969 dal Card. Gabriele Garrone. Fu costruita su disegno dell’arch. Giovanni Muzio, con il rivestimento esterno in pietra del luogo. La facciata principale porta in alto la statua in bronzo del Redentore, sotto la quale vi è la scena dell’Annunciazione e, più in basso, i quattro Evangelisti. La facciata sud, dedicata a Maria adolescente, porta l’iscrizione della “Salve Regina” ed è orientata come la chiesa francescana del 1730. Sulla sinistra si notano ancora un troncone di un muro crociato e le tre absidi crociate. L’interno è costituito da una basilica inferiore e da una superiore. Quella inferiore, con lo stile di una cripta, custodisce la Grotta dell’Annunciazione - Casa di Maria. Quella superiore è dedicata all’esaltazione della Vergine Madre del Dio fatto uomo. Il tetto dell’ampia cupola ha la forma di un giglio rovesciato, a simboleggiare la purezza di Maria. Il grande mosaico dell’altare maggiore, ispirato alla tradizione teologica francescana di Maria mediatrice di Grazia e alla proclamazione del Concilio Ecumenico Vaticano II di Maria Madre della Chiesa, svolge il tema “Unam Sanctam Catholicam et Apostolicam”, scritto sull’alto del mosaico stesso. Al centro sta la figura di Cristo, con vicino San Pietro e la Vergine incoronata, circondati dalla Chiesa carismatica e gerarchica, pellegrina sulla terra, in cammino verso Cristo. Le due cappelle laterali sono dedicate una al SS. Sacramento, l’altra all’ordine francescano e in particolare alla Custodia di Terra Santa. La tradizione popolare della devozione alla Madonna è presente sulle pareti della costruzione ove, a forma di stendardi processionali, sono state inserite policrome raffigurazioni dei diversi santuari mariani sparsi nel mondo, quelli più significativi di ciascuna nazione o popolo. La sera di sabato, fra Ricardo Bustos, insieme a Mons. Twal, agli altri Vescovi e alla numerosa comunità francescana, ha guidato una suggestiva fiaccolata, a cui hanno preso parte centinaia di fedeli. La statua di Maria è stata portata in processione fin dentro la Basilica e deposta nella parte inferiore, poco distante dalla Grotta dell’Annunciazione. A seguire, la solenne adorazione eucaristica nella Cripta della Basilica, anch’essa intensamente partecipata dai religiosi, dai cristiani locali e dai pellegrini. Domenica mattina, alle ore 10, nella parte superiore della Basilica, splendidamente adorna di fiori bianchi, il Patriarca latino, Mons. Twal, ha presieduto la S. Messa solenne della Festa dell’Annunciazione. Hanno concelebrato in questa speciale occasione, accanto al Patriarca, Mons. Kamal, Mons. Marcuzzo, un Vescovo italiano ospite e fra Ricardo Bustos. Decine gli altri sacerdoti e religiosi concelebranti, tra cui moltissimi francescani. Migliaia i fedeli che hanno riempito la Basilica per assistere alla celebrazione, giunti non solo da Nazaret e dalle diverse zone della Galilea, ma anche da Gerusalemme, da Betlemme e da molte altre località della Terra Santa, unitamente a numerosi gruppi di pellegrini di diversa lingua e provenienza. La liturgia è stata animata dal Coro Magnificat della Custodia, diretto da Hania Soudah Sabbara, 318


e dal Coro della Basilica del’Annunciazione, che hanno cantato la S. Messa dedicata a San Giuseppe composta da fra Armando Pierucci, organista della Custodia e direttore del Magnificat, la scuola di musica dei francescani a Gerusalemme. Fra Pierucci ha accompagnato all’organo la celebrazione. La liturgia ha seguito le letture della V domenica di Quaresima, con il brano del profeta Geremia 31,31-34, il Salmo 50 e il brano della Lettera agli Ebrei 5,7-9, a cui è però seguita la lettura dell’Annunciazione contenuta nel Vangelo di San Luca 1,26-38. Mons. Twal ha aperto la sua omelia, pronunciata in lingua araba, rivolgendo un saluto ed un caloroso benvenuto a tutti i presenti, i Vescovi che l’hanno accompagnato, il guardiano e il parroco dei Santuari di Nazaret, la comunità francescana della Custodia, i sacerdoti e i religiosi concelebranti, i fedeli di Terra Santa, tutti i fedeli che hanno potuto seguire la celebrazione in diretta televisiva in Europa e in Medio Oriente, la comunità Fatebenefratelli di Nazaret che ha celebrato il suo giubileo d’argento, il nuovo Centro Internazionale Marie de Nazaret per approfondire la conoscenza della figura di Maria, i moltissimi pellegrini di ogni lingua e provenienza. Nell’annuncio dell’angelo a Maria, ha proseguito Mons. Twal, si rivela per la prima volta Dio come Trinità: lo Spirito Santo, infatti, scenderà su Maria, la potenza di Dio Padre la coprirà con la Sua ombra, il Figlio si incarnerà nel suo seno. Dio cerca la comunione con l’uomo per realizzare il Suo progetto di redenzione e l’umanità entra davvero in comunione con il Signore grazie alla risposta di Maria, che accetta di entrare nell’economia della salvezza, sente la sua vocazione e la responsabilità a cui è chiamata. E questo non è un fatto personale, ma aperto a tutta l’umanità: Gesù è nato e morto per tutti gli uomini e noi apparteniamo alla Sua Chiesa, perché la salvezza ha carattere ecclesiale e comunitario, ci richiama continuamente alla relazione con gli altri. Come nell’esperienza di Maria, la Parola di Dio ci interpella ancora oggi, illumina gli eventi inaspettati della nostra vita e i sacrifici che ci sono richiesti. Dobbiamo allora riflettere sulla nostra capacità di accogliere il messaggio e le richieste di Dio, sul modo in cui riceviamo i visitatori e i pellegrini in Terra Santa, sulla disponibilità a far loro sperimentare un autentico arricchimento umano, culturale e spirituale. Dopo l’incontro con l’angelo, infine, Maria parte in fretta per recarsi dalla cugina Elisabetta, per aiutarla e assisterla nella gravidanza che sta portando avanti in tarda età. Nelle parole del Magnificat Maria glorifica la presenza di Dio nella sua vita, con espressioni di benedizione e di ringraziamento. Anche noi, dunque, siamo chiamati a farci prossimi, senza indugio, a familiari, amici, conoscenti, quando un evento importante, lieto o drammatico, tocca la loro vita, aiutando a rafforzare la fede e manifestando spirito di unità e di appartenenza alla famiglia terrena e religiosa. Il Patriarca ha concluso la sua omelia con una delicata riflessione sulla situazione dei Cristiani in Medio Oriente, che provano ansia e timore di fronte all’instabilità 319


politica e all’incertezza della regione. Ha quindi rivolto un appello ai governanti, perché siano illuminati dal’esperienza di amore e di comunione della Sacra Famiglia e si allontanino dalla violenza e dagli interessi personali. Si è poi appellato ai fratelli di religione musulmana, con i quali i Cristiani di Terra Santa convivono da lungo tempo, perché insieme si persegua la pace per amore di Dio e del prossimo, si collabori nel costruire la patria comune, progredendo nella cittadinanza, nella libertà di fede e nella tutela dei diritti umani. L’ultimo appello è stato a Maria, affinché aiuti la comunità cristiana mediorientale a vivere la Parola di Dio, ad affrontare le difficoltà di questa terra, ad essere sempre esempio di amore e di tolleranza. Che Maria porti la pace in tutti i cuori e in tutte le famiglie, benedica i giovani, le madri, gli anziani, la Galilea e tutta la Terra Santa, il mondo intero. Al termine della liturgia eucaristica, il parroco di Nazaret, fra Amjad Sabbara, ha dato all’assemblea il felice annuncio che, il prossimo anno, la comunità cattolica celebrerà la S. Pasqua con la comunità ortodossa, un passo di grande importanza per lo sviluppo dell’ecumenismo in Terra Santa. Al canto dell’Ave Maria di Nazaret, i Vescovi e i sacerdoti concelebranti hanno compiuto una breve processione all’interno della Basilica per la commemorazione dell’Incarnazione del Verbo di Dio, durante la quale sono stati letti il Prologo del Vangelo di San Giovanni 1,1-18 e il brano dell’Annunciazione del Vangelo di San Matteo 1,18-25. Mons. Twal ha concluso la celebrazione solenne con la recita dell’Angelus Domini e impartendo la benedizione apostolica con la concessione dell’indulgenza plenaria. www.custodia.org

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Solenne commemorazione dei Sette Dolori della Beata Vergine Maria
 Gerusalemme, 30 marzo 2012 La mattina di venerdì 30 marzo, alle 8.00, secondo l’ora solare che viene mantenuta alla Basilica del Santo Sepolcro, la comunità francescana della Custodia di Terra Santa ha celebrato la solennità Septem Dolorum Beatae Mariae Virginis (I sette dolori della Beata Vergine Maria), presso l’altare dell’Addolorata che, al Calvario, separa la Cappella di proprietà dei Greci ortodossi e la Cappella latina della Crocifissione. Qui, la suggestiva raffigurazione a mezzobusto di Maria, con il cuore trafitto da una spada, avvera le parole rivolte alla Madonna dall’anziano Simeone, in occasione della presentazione di Gesù al tempio: “E anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2,35). Secondo quanto stabilito dal programma liturgico, il Vicario custodiale, fra Artemio Vitores, ha presieduto la S. Messa solenne, preceduta dalla preghiera delle Lodi. Accanto a lui, come concelebranti, fra Fergus Clarke, Guardiano del Santo Sepolcro, e fra Noel Muscat, Discreto di Terra Santa. La famiglia francescana ha preso parte numerosa a questa celebrazione che, ormai a pochi giorni di distanza, immette definitivamente nel clima e negli eventi drammatici della Passione di Gesù, a cui Maria, Sua Madre, ha profondamente ed intimamente partecipato. Presenti a questo importante appuntamento anche molti religiosi e molte religiose delle diverse congregazioni di Terra Santa, tanti fedeli della locale comunità cristiana, amici e collaboratori della Custodia francescana e molti pellegrini di varia provenienza, che cominciano presto, ogni mattina, ad affollare la Basilica del Santo Sepolcro per visitarla e scoprirla, con devozione, interesse e attesa. Nella liturgia, la lettura tratta dal libro del profeta Baruc (4,5-12.27-29,36-37) parla dei lamenti e delle speranze di Gerusalemme la quale, presentata come una madre che “ha nutrito i suoi figli con gioia”, li deve ora “lasciare con lacrime e gemiti”, vedendoli condotti in schiavitù per i loro peccati, per aver deviato dalla legge di Dio. Perciò, si strugge Gerusalemme, “Dio mi ha mandato un grande dolore”. Ma la sofferenza non è davvero l’ultima parola: Gerusalemme esorta i suoi figli a tornare verso Dio, a cercarlo nuovamente, “perché chi vi ha afflitti con tante calamità vi darà anche, con la salvezza, una gioia perenne”. Il brano del Vangelo di S. Giovanni (19,25-27), prima della proclamazione del quale l’assemblea ha intonato lo Stabat Mater, ripropone uno dei drammatici momenti di Maria ai piedi della croce, 321


associata alla Passione di suo Figlio, straziata dal dolore, eppure salda nella fede e nell’abbandono fiducioso a Dio. E su questa disposizione incrollabile di Maria a donare a Dio la sua vita si fonda anche la sua vocazione ad una maternità spirituale, proclamata da Gesù sulla croce, nei riguardi di tutti i credenti, rappresentati dal discepolo prediletto. Giovanni accoglie Maria nella sua casa, l’unica comunione della Chiesa di Cristo. Nella costituzione conciliare Lumen Gentium si legge che “soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata, Maria serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla Croce”. Scrive Papa Giovanni Paolo II nella Lettera enciclica Redemptoris Mater: “Mediante questa fede Maria è perfettamente unita a Cristo nella sua spoliazione. Infatti, «Gesù Cristo, ... pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini»: proprio sul Golgota «umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce» (Fil 2,5). Ai piedi della Croce Maria partecipa mediante la fede allo sconvolgente mistero di questa spoliazione. È questa forse la più profonda “kenosi” della fede nella storia dell’umanità. Mediante la fede la madre partecipa alla morte del Figlio, alla sua morte redentrice”. www.custodia.org

Settimana Santa al Santo Sepolcro Gerusalemme, 3 aprile 2012 Con lettera datata 21 marzo 2012 e resa nota sul sito web della Custodia di Terra Santa il Custode Fra Pierbattista Pizzzaballa ha comunicato ai Frati e a tutte le persone interessate che la Santa Sede ha approvato i testi delle celebrazioni liturgiche per la Settimana Santa al Santo Sepolcro (Lettera dal Cardinale T. Bertone dell’11 ottobre 2011). Cogliamo l’occasione per presentare brevemente il lungo cammino percorso per 322


giungere al traguardo attuale e le caratteristiche delle celebrazioni che si svolgono attualmente. Per comprendere l’impegnativo lavoro svolto è opportuno ricordare che da sempre la Custodia di Terra Santa ha ritenuto suo onore e dovere promuovere la degna celebrazione dei misteri divini secondo le leggi della Chiesa nella basilica del Santo Sepolcro. Secondo l’autorevole parola di Paolo VI, pellegrino in Terra Santa nel 1964, un compito dei francescani è quello di promuovere nei Santuari della redenzione il “culto perenne nel nome della Chiesa Cattolica”. Il Santo Padre, il beato Giovanni Paolo II in occasione del 650º anniversario dell’affidamento della Custodia dei Luoghi Santi ai figli di San Francesco ricordava: “I Francescani non hanno mai interrotto la loro benefica presenza, nonostante non poche difficoltà, impegnandosi generosamente per la conservazione delle antiche memorie, l’erezione di nuovi Santuari, l’animazione liturgica e l’accoglimento dei pellegrini”. Da molto tempo la Custodia di Terra Santa desiderava introdurre pienamente al Santo Sepolcro la riforma liturgica attuata per la Chiesa cattolica di rito latino a seguito del Concilio Vaticano II. Infatti non era piccolo il disagio dei francescani, del clero diocesano, dei cristiani locali e dei pellegrini dinanzi al fatto che le celebrazioni tanto solenni e suggestive della Settimana Santa a Gerusalemme si svolgessero secondo il rito anteriore. Finalmente con l’anno 1997 il progetto di riforma delle celebrazioni della Settimana Santa al Santo Sepolcro, preparato con cura negli anni precedenti, poté essere messo in atto con l’approvazione della Santa Sede per un quinquennio e “ad experimentum”. Nel 2008 si fece una valutazione dell’esperienza fatta, completando le celebrazioni con l’Ufficio del Mercoledì e procedendo all’unificazione di tutti gli Uffici. Certo non si è ancora alla soluzione ideale, perché per ragioni di “Status quo” si sono dovuti conservare gli orari anteriori alla riforma del Vaticano II, tuttavia il risultato raggiunto non è di poco conto. Bisogna ricordare infatti che nel Santo Sepolcro, oltre ai latini, ufficiano i greci, gli armeni, i copti e i siriani. Per ogni cambiamento si deve tener conto di tutte le Comunità. Questo spiega la formula “perdurante Statu quo” usata dalla Santa Sede nell’approvazione. Queste celebrazioni, che la Santa Sede dopo matura riflessione ha approvato, seguono la venerabile liturgia latina, cui i francescani si sentono legati per volontà dello stesso San Francesco, e insieme accolgono vari elementi che la ricca tradizione liturgica di Gerusalemme ci ha conservato. Molte le persone che hanno collaborato in diversi tempi e molti modi per il rinnovamento della Liturgia della Settimana Santa al Santo Sepolcro. Oltre ai confratelli del convento di S. Salvatore e dello Studium Biblicum Franciscanum, vanno ricordati padre Tarcisio Colombottti OFM, padre Joan Maria Canals CMF. F. Enrique Bermejo Cabrera, ofm 323


Commemorazione Ultima Cena e Lavanda dei piedi al Cenacolo Gerusalemme, 5 aprile 2012 Nel pomeriggio di Giovedì Santo, poco dopo le 15.00, i frati francescani della Custodia di Terra Santa, guidati dal Custode, fra Pierbattista Pizzaballa,e dal Vicario custodiale, fra Artemio Vitores, sono partiti in processione dal Convento di San Salvatore, per raggiungere il Monte Sion, dove si trova il Cenacolo, nel quale Gesù celebrò l’Ultima Cena, la cena di Pasqua, con i Suoi discepoli, prima di essere catturato, durante la notte, nell’Orto degli Ulivi. Al corteo dei frati si sono uniti tanti fedeli, cristiani locali e pellegrini, desiderosi di condividere questo suggestivo momento di preghiera comunitaria, in uno dei Luoghi Santi più cari alla tradizione cristiana e francescana. Secondo la tradizione, infatti, il Cenacolo fu anche la residenza della prima Chiesa apostolica. Nella seconda metà del IV sec., i cristiani sostituirono la piccola chiesa che qui sorgeva con una grande basilica, che chiamarono Santa Sion e Madre di tutte le Chiese, a motivo della sua origine apostolica. In essa si conservava il ricordo del trono di Giacomo, primo vescovo di Gerusalemme, e della colonna della flagellazione di Gesù. In questo luogo si mantenne viva la memoria dell’Ultima Cena, con l’istituzione dell’Eucaristia e la Lavanda dei piedi, delle apparizioni di Gesù Risorto, della consegna agli Apostoli del ministero della riconciliazione e della discesa dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli, qui riuniti. Anche il ricordo della Dormizione di Maria è presente qui fin dal VII sec. La Chiesa della Santa Sion subì diverse distruzioni e restauri, per essere poi ricostruita in epoca crociata e ribattezzata col nome di Santa Maria in Monte Sion. Dopo la demolizione del 1219, rimase in piedi solo la medioevale cappella del Cenacolo, con la sottostante Tomba di Davide, un cenotafio commemorativo fino ad oggi caro agli ebrei, che qui si recano costantemente a pregare. Nel 1335 i Francescani presero in carica il santuario, costruendo sul lato sud un convento, il cui chiostro è visibile ancor oggi. In questo luogo ebbe origine la Custodia di Terra Santa, che ricevette il riconoscimento ufficiale con la Bolla papale nel 1342. nonostante le difficoltà, il convento fu abitato fino al 1551, quando l’autorità turca costrinse i frati a trasferirsi all’interno delle mura cittadine. Il santuario restò in mano musulmana fino al 1948 e poi, con la nascita dello Stato di Israele, passò agli ebrei. Una nuova chiesa, ad ovest del Cenacolo e consacrata nel 1910, fu dedicata alla Dormizione di Maria ed affidata ai Benedettini. Nel 1936, i Francescani ritornarono nelle vicinanze del santuario, riadattando una vecchia casa 324


araba, che è divenuta il piccolo convento di San Francesco al Cenacolo, detto anche Cenacolino. Mentre la sala del Cenacolo resta accessibile ai visitatori, le celebrazioni liturgiche cristiane al suo interno sono permesse soltanto in pochissime occasioni. Il Giovedì Santo cade uno di questi rari momenti, per cui l’incontro che qui tradizionalmente si celebra nel pomeriggio di questo giorno assume per tutta la comunità dei religiosi e dei fedeli un valore speciale. Già parecchio tempo prima dell’arrivo del Custode, la sala del Cenacolo, posta al piano superiore, era gremita di pellegrini in attesa, in un clima di sincero raccoglimento. Alle 15.30, giunto il Custode con i frati che l’accompagnavano, è iniziata la celebrazione che, tra canti e preghiere, ha fatto memoria degli eventi accaduti la sera dell’Ultima Cena, con la lettura dei brani evangelici di S. Giovanni e di S. Marco che parlano della Lavanda dei piedi, dell’istituzione dell’Eucaristia, del comandamento nuovo dell’amore vicendevole che Gesù volle trasmettere agli Apostoli. E proprio il gesto della lavanda dei piedi è stato ripetuto qui da fra Pizzaballa, che si è chinato per lavare i piedi ad un gruppo di 12 bambini della parrocchia di San Salvatore. Uno dei gesti più significativi con cui Gesù mostra il senso e il valore del servizio al prossimo, che gli Apostoli sono chiamati ad imitare nella loro vita: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,14-15). La liturgia si è conclusa con la recita del Padre Nostro, che ciascuno dei presenti ha pronunciato nella propria lingua, unendo l’assemblea in un afflato universale. Ricevuta la benedizione finale, i Francescani e alcuni fedeli hanno raggiunto in processione la Chiesa armena di San Giacomo, dove la tradizione colloca appunto il martirio per decapitazione di San Giacomo il maggiore. In quest’area, inoltre, ha spiegato fra Artemio, si trovava il palazzo di Caifa, il Sommo Sacerdote davanti al quale si svolse il processo religioso contro Gesù. Dopo la visita alla Chiesa, i Francescani hanno reso omaggio ad una seconda sala, la Cappella degli Arcangeli, all’interno del convento armeno, dove appunto la comunità francescana, dopo essere stata espulsa dal Cenacolo nel 1551, fu accolta ed ospitata per otto anni dagli Armeni. Quale segno di cordialità e ringraziamento, la processione francescana del Giovedì Santo fa tradizionalmente tappa in questo luogo. Infine, prima del ritorno al convento di San Salvatore, è stata compiuta una breve visita alla Cappella di San Marco, presso la comunità siriana ortodossa. www.custodia.org 325


La preghiera dell’Ora Santa al Getsemani nella notte dell’arresto di Gesù Gerusalemme, 5 aprile 2012 La giornata di Giovedì Santo, densa di avvenimenti, volge alla sera. Tutto, nelle ore del giorno, ha preparato questo solenne momento di preghiera serale, che la comunità cristiana latina di Terra Santa ha trascorso, com’è tradizione, presso la Basilica dell’Agonia al Getsemani, sulle pendici del Monte degli Ulivi. Luogo di silenzio, di meditazione e di contemplazione, dove i Francescani hanno anche un eremo, accanto alla Basilica, per accogliere i pellegrini e tutti coloro che desiderano ritirarsi per breve tempo in preghiera e in solitudine. Qui anche Gesù amava venire a pregare. Qui, dopo aver celebrato la Pasqua con i Suoi discepoli, venne a trascorrere le ultime ore prima dell’arresto e dell’inizio della Passione. Qui, solo, cercò il conforto del Padre in quei momenti di angoscia profonda che precedettero il tradimento di Giuda e la cattura e in cui, prostrato sulla roccia, patì l’agonia e sudò sangue. In questo giardino, dove le olive venivano spremute nel frantoio per produrre l’olio pregiato, Cristo diviene egli stesso olio, medicina, profumo, per la salvezza del mondo. Come Adamo fu creato in un giardino e nel giardino fu tentato e vinto dal diavolo, così Cristo entrò in un giardino e fu gettato a terra, nella sofferenza, dal demonio, ma uscì vittorioso dalla tentazione. L’ora è venuta: Gesù è pronto a bere la coppa della volontà del Padre. Ed in questo luogo così significativo, i cristiani, ricordando i drammatici eventi che vi accaddero, pregano insieme nell’Ora Santa, a partire dalle 21.00 del Giovedì Santo. La celebrazione è stata presieduta dal Custode, fra Pierbattista Pizzaballa, attorno al quale si è raccolta, numerosa, la comunità francescana di Terra Santa, insieme a molti altri religiosi. Presenti anche il Nunzio apostolico di Israele, S.E. Mons. Antonio Franco, e il Nunzio apostolico di Giordania, S.E. Mons. Giorgio Lingua. La Basilica era gremita di fedeli, fino all’esterno della chiesa. L’incontro si è aperto con la venerazione della pietra dell’agonia, che giace ai piedi dell’altare maggiore, circondata da un basso recinto in ferro battuto. Fra Pizzaballa ha cosparso di petali di rose rosse la pietra che ha visto Gesù soffrire e pregare e che ha accolto il sudore di sangue da Lui versato durante l’agonia e l’attesa, richiamando così le preziose gocce del sangue di Cristo che caddero sulla roccia durante quella tragica notte. La liturgia, espressa in molte lingue diverse per sottolineare l’universalità della Chiesa, è suddivisa in tre parti, ciascuna composta da un Salmo, dalla 326


lettura dei Vangeli sinottici riguardo ad un tema di quella tragica notte al Getsemani che ha dato inizio alla Passione del Signore, e da una preghiera comune. I tre temi di cui la liturgia ha fatto memoria sono stati l’annuncio del rinnegamento di Pietro, l’orazione di Gesù nell’Orto degli Ulivi e l’arresto di Gesù. La musica e gli arrangiamenti dei canti e dei Salmi sono stati composti da fra Armando Pierucci, direttore del Magnificat, la scuola di musica della Custodia francescana a Gerusalemme. Fra Armando ha anche accompagnato all’organo il coro Magnificat della Custodia, che ha eseguito le antifone dei Salmi e i canti, sotto la direzione di Hania Soudah Sabbara. In ciascuna delle tre sezioni liturgiche, recitato il Salmo e proclamato il brano del Vangelo in tre diverse lingue, i fedeli si sono posti in ginocchio per pregare insieme solennemente per impetrare la fermezza della fede, per essere associati a Dio nella sofferenza e nella gloria e per essere liberati dalle insidie del demonio e poter servire Dio nella libertà dell’amore. Nell’ultima parte della veglia, il Custode ha incensato la pietra dell’agonia, accompagnato dal canto del Salmo 21 (22), sulle sofferenze e speranze del giusto. Nella Città Santa, oltre alla pietra del Getsemani, sono presenti e venerate altre due pietre: quella del Calvario, dove Gesù morì sulla croce, e quella del Monte Moria, dove Isacco fu legato per essere sacrificato al Signore. Allo stesso modo di Isacco, anche Gesù, nella notte dell’arresto, venne legato e condotto dal Sommo Sacerdote con i lacci ai polsi, quale agnello sacrificale senza macchia. Dopo la preghiera universale, la recita del Padre Nostro e la benedizione finale, i frati francescani hanno omaggiato la pietra dell’agonia, chinandosi a baciarla, sulle note dell’ Inno alla Croce che ha posto fine all’incontro. Il gesto è stato poi ripetuto dalla maggior parte dei fedeli presenti, ciascuno dei quali ha voluto accostarsi alla pietra, toccarla, baciarla, sostare in meditazione accanto ad essa, raccogliere qualche petalo di rosa sparso dal Custode. Dal Getsemani, al termine dell’Ora Santa, un gruppo di giovani della parrocchia di Gerusalemme si è recato in processione alla Chiesa di San Pietro in Gallicantu, che si trova sul lato orientale del Monte Sion, per proseguire insieme la preghiera. Siamo nel Triduo sacro: dopo le celebrazioni al Calvario del Venerdì Santo, Sabato i credenti cominceranno ad evocare la risurrezione del Signore. Il chicco di grano è caduto nella terra e presto seguirà la fruttificazione della risurrezione: Gesù, infatti, non disdegnò di morire per renderci partecipi della Sua vita immortale (Sant’Ignazio di Antiochia). www.custodia.org 327


Via Crucis e Processione Funebre nel Venerdì Santo a Gerusalemme Gerusalemme, 6 aprile 2012 Ci sono gruppi di ogni lingua e cultura che, fin dalla mattina del Venerdì Santo, tra canti e preghiere, compiono la propria Via Crucis per le strade della Città Vecchia di Gerusalemme, seguendo l’itinerario della Via Dolorosa che, dal Litostroto, presso il Convento francescano della Flagellazione, prosegue nell’intrico dei quartieri abitati, fino a raggiungere la Basilica del Santo Sepolcro. Ciascun gruppo porta la sua croce, a volte anche di grandi dimensioni, e, con devozione ed entusiasmo peculiari, segue la sua strada, varca la soglia della Basilica, sosta al Calvario e, infine, si ferma davanti alla Tomba vuota, già pregustando, in una trepidante attesa, l’annuncio della resurrezione del Signore, che verrà proclamato con grande gioia la mattina di Pasqua. C’erano anche i cristiani arabi della parrocchia latina di San Salvatore a percorrere la Via Crucis in questo Venerdì Santo, accompagnati dai loro parroci, fra Simon Herro e fra Feras Hejazin, e con numerosi giovani che hanno portato insieme la grande croce attraverso le quattordici stazioni, le prime nove tradizionalmente identificate lungo la Via Dolorosa e le ultime cinque poste all’interno della Chiesa del Santo Sepolcro. Terminata la celebrazione della Passione del Signore, tenutasi nella prima parte della mattinata al Calvario, anche la comunità francescana della Custodia di Terra Santa, guidata dal Custode, fra Pierbattista Pizzalla, e dal Vicario custodiale, fra Artemio Vitores, ha ripercorso con solennità la via della croce, alla quale ha preso parte, insieme ai frati, un gran numero di pellegrini. Si tratta di un rituale suggestivo che i Francescani ripetono ogni venerdì dell’anno, sempre con grande affluenza di pellegrini. Partendo dalla prima stazione, posta oggi nel cortile della scuola musulmana el-Omariye, di fronte al Convento della Flagellazione, dove anticamente sorgeva la Fortezza Antonia e si stendeva il Pretorio di Pilato, il lungo corteo ha percorso la Via Dolorosa sostando presso le varie cappelle che corrispondono alle tradizionali stazioni della Via Crucis. Infine, la lunga processione è giunta al Santo Sepolcro, ha visitato il Calvario, dapprima nella parte latina e poi in quella greco-ortodossa, si è soffermata accanto all’altare della Madonna Addolorata, dove il corpo di Gesù fu deposto dalla croce, e si è poi conclusa davanti all’Edicola del Sepolcro del Signore. Intanto, la Basilica fremeva di pellegrini, le cui voci e le cui preghiere si mescolavano, si sovrapponevano, come i loro sentimenti, la loro speranza, la loro inquietudine 328


di fronte alla grandezza del mistero pasquale che, soprattutto in questo santo luogo, rapisce tutti e di cui tutti vogliono essere partecipi. Altri due appuntamenti, nella giornata del Venerdì Santo, hanno visto impegnati i Francescani della Custodia, che sono nuovamente tornati alla Basilica del Santo Sepolcro nel pomeriggio, alle ore 16.00, per pregare insieme l’Ufficio, e alla sera, poco dopo le 20.00, per la processione dei Funerali di Cristo. È soprattutto quest’ultima celebrazione serale che rappresenta forse il momento più toccante di tutta la lunga giornata del Venerdì Santo. La Basilica è stata ancora una volta animata dai numerosi frati francescani e dai molti altri religiosi concelebranti, nonché dai tanti fedeli che non hanno voluto rinunciare ad essere vicini al Signore lungo tutto il Suo cammino di sofferenza e di morte. A presiedere la solenne processione, che richiama antiche tradizioni popolari, sono stati, ancora una volta, il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, e il Vicario custodiale, fra Artemio Vitores. Mentre il Segretario custodiale, fra Silvio De La Fuente, portava tra le mani il Crocifisso, sulle note di canti dolenti, la processione ha fatto tappa presso le diverse cappelle della Basilica, fino al Calvario. Intanto, attraverso la lettura in diverse lingue dei brani dei quattro Vangeli, si è fatta memoria delle sofferenze patite da Cristo negli ultimi giorni della Sua vita, dall’unzione a Betania poco prima della Pasqua celebrata a Gerusalemme con i Discepoli, alla morte in croce sul Golgota. A questo punto si è dato inizio alla cerimonia di deposizione del corpo di Gesù dalla croce, con due diaconi che, con devozione e riverenza profonde, hanno dapprima sfilato la corona di spine dal capo di Gesù e, successivamente, i chiodi che ne avevano perforato le mani e i piedi. Disteso su un candido lenzuolo, in un clima di grande partecipazione, nel quale è sembrato davvero di rivivere quei drammatici momenti accaduti proprio qui duemila anni fa, il Cristo è stato portato fino alla Pietra dell’Unzione e quivi adagiato. Il Custode, allora, ha cosparso il corpo del Signore di oli e profumi, ripetendo quei gesti descritti dai Vangeli, con i quali Gesù venne preparato da Giuseppe d’Arimatea e da Nicodemo per la sepoltura, secondo l’usanza ebraica. Infine, la processione ha raggiunto l’Edicola del Sepolcro, dove si è letto l’ultimo brano del Vangelo di San Giovanni che narra della sepoltura di Gesù e della scoperta della tomba vuota, il primo giorno dopo il sabato, da parte di Maria Maddalena. Qui, dunque, si è compiuta simbolicamente la sepoltura del Signore. Una cerimonia semplice e struggente, fatta di gesti intensi e delicati, che forse hanno dato un poco di sollievo, dopo tanto patire, al corpo martoriato di Cristo, ma anche al 329


cuore di chi li ha compiuti e di chi ne è stato intimamente partecipe. Adesso comincia la grande attesa, affiora sempre più il desiderio di riaprire una storia che, proprio qui, con questi gesti di pietà e di commiato, sembra conclusa. Ognuno, mentre se ne andava commosso al termine della cerimonia, già iniziava a preparare nel cuore la gioia più grande. www.custodia.org

Veglia Pasquale di Sabato Santo al Santo Sepolcro Gerusalemme, 7 aprile 2012 La tradizionale Veglia della S. Pasqua, attraverso la quale i Cristiani d’ogni parte del mondo penetrano nel mistero della risurrezione del Signore, entrano nella gioia della Sua vita gloriosa, a Gerusalemme si celebra di prima mattina, il Sabato Santo. Questa veglia, considerata dalla Chiesa “la madre di tutte le sante veglie” e che abitualmente si tiene la notte, qui è anticipata alle ore mattutine per via delle necessità locali, secondo quanto dispone lo status quo. La celebrazione si tiene nello stesso luogo dell’Anastasis e, davanti all’Edicola della Tomba vuota, scoperta la mattina di Pasqua dalla Maddalena, viene proclamato il Vangelo del Signore che risorge glorioso dalla morte. I fedeli di ogni provenienza, molti dei quali avevano già accompagnato Gesù nei momenti più dolorosi della Sua Passione celebrati per tutta la Settimana Santa, hanno affollato la Basilica del Santo Sepolcro fin dal mattino presto, lieti di poter finalmente innalzare inni festosi al Signore risorto. La Veglia è stata presieduta dal Patriarca Latino di Gerusalemme, S.E. Mons. Fouad Twal, insieme al quale hanno celebrato S.E. Mons. William Shomali, S.E. Mons. Kamal Batish, rispettivamente Vescovo Ausiliario e Vescovo Ausiliario emerito del Patriarcato Latino locale, e decine di altri sacerdoti e religiosi, tra cui molti Francescani della Custodia di Terra Santa. Anche in questa importante occasione, i frati francescani hanno raggiunto, dal Convento di San Salvatore, la sede patriarcale e, in processione, hanno accompagnato 330


ed introdotto Mons. Twal ed il suo seguito alla Basilica del Santo Sepolcro. La celebrazione è cominciata già sulla porta del Santuario, davanti alla Pietra dell’Unzione, quando il Patriarca, accompagnato da concelebranti, clero e ministri, vi si è diretto per la benedizione del fuoco, la viva fiamma che Dio ha trasmesso all’uomo attraverso la resurrezione gloriosa del Suo Figlio. Nelle mani di tutti i presenti, tante piccole fiammelle di candela hanno reso ancor più suggestiva la cerimonia, trasmettendo un senso di profonda comunione. Poi, mentre il popolo intonava il Salmo, la processione si è avviata verso il luogo dell’Anastasis dove, proprio dinnanzi all’Edicola, il Patriarca ha acceso il cero pasquale, con la luce attinta dalle lampade che, incessantemente, restano accese accanto alla tomba vuota, come a significare che, proprio da qui, viene “la luce del Cristo che risorge glorioso e che illumina tutte le cose”. Finalmente, in piedi, tenendo le candele accese, tutti hanno potuto ascoltare il canto d’esultanza del preconio pasquale: “Esulti il coro degli angeli, esulti l’assemblea celeste: un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto”. È poi seguita la lunga Liturgia della Parola, attraverso la quale la Chiesa ha meditato le meraviglie compiute dal Signore per il Suo popolo fin dalla Creazione (Gen 1,12,2), perché “tutto quello che aveva fatto era cosa molto buona”, al sacrificio di Isacco (Gen 22,1-18), perché ad Abramo, che non rifiutò al Signore il suo unico figlio, Egli promise la benedizione di una numerosa discendenza, “come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare”. Dalla liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù dell’Egitto (Es 14,15-15,1) all’affetto perenne e alla pietà per Israele, come i sentimenti di uno sposo che riprenderà “con immenso amore” la donna abbandonata (Is 54,5-14). Dalla promessa al popolo di un’alleanza eterna (Is 55,1-11) al dono della Legge che sussiste nei secoli, come splendida luce (Bar 3,9-15.32-4,4), all’aspersione con acqua pura, che darà al popolo un cuore nuovo (Ez 36,16-17a.18-28). Dopo l’ultima lettura tratta dall’Antico Testamento, seguita dal Salmo e dall’orazione corrispondente, il Patriarca ha intonato l’inno Gloria in excelsis Deo, che è esploso nell’assemblea, al suono dell’organo e delle campane, riempiendo di festa i cuori dei presenti e l’intera Basilica. A seguire la lettura dell’epistola di San Paolo ai Romani (Rm 6,3-11), la quale annuncia che “Cristo risuscitato dai morti non muore più”. L’apice della Liturgia della Parola si è raggiunto con la proclamazione della risurrezione del Signore, proprio nel luogo in cui essa avvenne. Un aspetto centrale della celebrazione è stata anche la Liturgia Battesimale, con la benedizione dell’acqua e il rinnovo delle promesse battesimali, che tutti hanno compiuto in piedi e con le candele accese e a cui è seguita l’aspersione dei fedeli con l’acqua benedetta. Nel pomeriggio la comunità francescana della Custodia, guidata dal Vicario custo331


diale, fra Artemio Vitores, ha accompagnato S.E. Mons. Kamal Batish, Vescovo Ausiliario emerito del Patriarca Latino di Gerusalemme, che ha compiuto l’ingresso nella Basilica del Santo Sepolcro ed ha presieduto la Processione solenne, alla presenza dei frati e di un buon numero di fedeli. Di sera molto tardi, a partire dalle ore 00.30 (23.30 dell’ora solare che vige alla Basilica del Santo Sepolcro), si è infine svolta la celebrazione pontificale della Liturgia delle Ore davanti all’Edicola del Santo Sepolcro, presieduta dal Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, con la partecipazione del Vicario custodiale, del Guardiano del Santo Sepolcro, fra Fergus Clarke, di un’ampia rappresentanza della famiglia francescana e di un folto gruppo di fedeli, religiosi e laici. www.custodia.org

Lo riconobbero nello spezzare il pane
 Emmaus, 9 aprile 2012 Presto, alla mattina del Lunedì di Pasqua, i frati francescani della Custodia di Terra Santa sono partiti da Gerusalemme per recarsi ad Emmaus, in questo giorno che fa memoria della manifestazione del Signore risorto a due discepoli, Cleopa e Simenone, che, delusi e sfiduciati dalla drammatica fine a cui era andato incontro Gesù, condannato a morte e crocifisso, avevano lasciato la Città Santa per far ritorno al vicino villaggio, dove abitavano. Era la sera di Pasqua, ma per questi due discepoli, che ancora non avevano fatto esperienza della risurrezione di Gesù, era la sera di un’immensa amarezza. Ma lungo la via incontrarono Gesù, che spiegò loro, attraverso le Scritture, come il Messia dovesse soffrire e morire per giungere alla Sua gloria. Sedutosi a mensa con loro, Gesù prese il pane, lo benedisse e lo spezzò. A quel punto, i due discepoli lo riconobbero, ma Gesù sparì dalla loro vista, lasciando però il dono di Sé nel pane spezzato. Ed essi, rianimati ed entusiasti, fecero ritorno a Gerusalemme, per narrare agli altri discepoli l’accaduto. Il minuscolo e semplice villaggio arabo di el-Qubeibe (piccola cupola), non senza fatica identificato dalla tradizione con la località di Emmaus citata dall’evangelista Luca (24,13-35) nel racconto dell’incontro di Gesù risorto con i due discepoli lungo 332


la strada, si trova ad ovest di Gerusalemme, proprio a quella breve distanza (60 stadi, che equivalgono a circa 12 km) suggerita nel testo evangelico e percorribile più o meno in due ore di cammino. Poche le informazioni che ci sono trasmesse sull’identità di quei due uomini a cui, mentre si lasciavano alle spalle la Città Santa per far ritorno alla propria casa, ad Emmaus, Gesù si fece prossimo lungo la via. S. Luca dice che uno di essi si chiamava Cleopa (24,18), probabilmente il marito di Maria di Cleopa, sorella di Maria, Madre di Gesù, ed una delle donne che stava ai piedi della croce, sul Calvario (Gv 19,25). Secondo la tradizione, l’altro discepolo era Simeone, uno dei quattro figli di Cleopa e Maria, poi divenuto il secondo Vescovo di Gerusalemme. Tra le bianche casupole di Emmaus, in un villaggio oggi interamente musulmano, tranne una sola famiglia e pochi religiosi, i Francescani hanno costruito, all’inizio del Novecento, il Santuario della Manifestazione del Signore, sulle rovine di una chiesa precedente che la tradizione colloca sul luogo della casa di Cleopa. All’interno dell’edificio in stile crociato, lavorato in pietra viva senza intonaco, nella navata di sinistra, sono ancora conservati i resti dell’abitazione di Cleopa, protetti da lastre di porfido rosso. Proprio qui, su invito dei discepoli affascinati dalla conversazione sorta lungo la via, Gesù entrò e sedette a tavola. Il momento culminante del benedire e dello spezzare il pane durante la cena, quando i due Lo riconobbero, è ritratto nel gruppo scultoreo che sovrasta l’altare, sul fondo dell’abside centrale. Nella rappresentazione, Gesù siede al centro della tavola, come un dottore della Legge che, con la Sua sapienza, ha disvelato il senso di tutte le Scritture. All’esterno del Santuario, oltre la collina che, ai lati del tracciato di un’antica strada romana, custodisce molti resti delle costruzioni crociate, si sale sul terrazzo del giardino dei Francescani, da cui lo sguardo può abbracciare tutta la regione, che offre ancor oggi un panorama splendido. Com’è tradizione, la mattina del Lunedì di Pasqua si è celebrata qui la S. Messa solenne per commemorare quell’incontro straordinario, svoltosi sullo sfondo del piccolo villaggio di Emmaus. Attualmente questo luogo, custode di una memoria così preziosa, non è facilmente raggiungibile, neppure dai pellegrini, per via della sua posizione in territorio palestinese, che costringe a transitare, per arrivarvi, attraverso i check-point israeliani. Tuttavia, in questo giorno di festa, al gruppo dei Francescani si sono uniti molti amici e collaboratori della Custodia e numerosi cristiani locali, specialmente quelli della parrocchia di San Salvatore a Gerusalemme, che tengono caro quest’appuntamento annuale per avere l’opportunità di visitare il Santuario, altrimenti difficilmente accessibile. Presenti inoltre tanti pellegrini, che, almeno in occasione di questa festa, hanno voluto venire anche ad Emmaus. 333


La S. Messa è stata presieduta dal Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, con il quale ha celebrato il Vicario custodiale, fra Artemio Vitores. Ad animare la liturgia sono intervenuti il Coro Magnificat della Custodia francescana di Terra Santa e il Coro spagnolo San Antonio de Iralabarri di Bilbao. Quest’ultimo, impegnato in una serie di concerti in Terra Santa tra il 6 e il 15 aprile, ha offerto, nel corso della giornata, anche un saggio del proprio repertorio, proprio all’interno del Santuario, davanti all’altare maggiore sovrastato dalla rappresentazione di Gesù a tavola con i due discepoli di Emmaus. Al termine della S. Messa, i fedeli hanno sfilato davanti al Custode sull’altare, per ricevere dalle sue mani il pane benedetto, che era rimasto nelle ceste sotto l’altare durante la celebrazione e che rappresenta il segno verace di questa giornata. Dopo un breve riposo nel giardino, dove tutti hanno potuto godere delle bellezze del luogo, i presenti si sono ritrovati a tavola insieme, per lo splendido pranzo offerto nel refettorio del convento da fra Franciszek Wiater, Guardiano del Santuario di Emmaus.4 Nel pomeriggio, ci si è nuovamente riuniti in preghiera per l’esposizione eucaristica, la celebrazione dei Vespri e la benedizione finale, conclusasi con il canto Regina coeli, laetare, alleluia. Poi, i pullman sono ripartiti ed anche i frati hanno fatto ritorno a Gerusalemme, ciascuno portando nel cuore la rinnovata certezza che il Signore si fa vicino a noi lungo la strada della vita, soprattutto nei momenti di incertezza e di smarrimento. Gesù ci offre i doni essenziali per vivere in pienezza l’incontro con Lui, risorto e vivo accanto a noi ogni giorno: la Sua Parola vivificante e l’Eucaristia, con cui Egli si fa presente nella Sua Persona e Si dona interamente per renderci partecipi della pienezza della comunione con Lui. Scrive Papa Benedetto XVI: “Questo stupendo testo evangelico contiene già la struttura della Santa Messa: nella prima parte l’ascolto della Parola attraverso le Sacre Scritture; nella seconda la liturgia eucaristica e la comunione con Cristo presente nel Sacramento del Suo Corpo e del Suo Sangue. Nutrendosi a questa duplice mensa, la Chiesa si edifica incessantemente e si rinnova di giorno in giorno nella fede, nella speranza e nella carità. [...] Questa strada per Emmaus, sulla quale camminiamo, può divenire via di una purificazione e maturazione del nostro credere in Dio. Anche oggi possiamo entrare in colloquio con Gesù, ascoltando la Sua Parola. Anche oggi Egli spezza il pane per noi e dà Se stesso come nostro Pane. E così l’incontro con Cristo risorto, che è possibile anche oggi, ci dona una fede più profonda e autentica, temprata, per così dire, attraverso il fuoco dell’evento pasquale”. www.custodia.org 334


Visita in Terra Santa dei membri della Fondazione San Francesco d’Assisi in Russia e Kazakistan
 Gerusalemme, 13-20 aprile 2012 È in visita in Terra Santa, in questi giorni, tra il 13 e il 20 aprile, la Fondazione San Francesco d’Assisi in Russia e Kazakistan, un’entità internazionale dell’Ordine dei Frati Minori nata nel 1997 e che dipende direttamente dal Ministro Generale. La Fondazione si propone di dare testimonianza del carisma francescano vivendo le priorità dell’Ordine nel proprio contesto sociale e culturale. In particolare, essa intende curare l’annuncio del Vangelo attraverso l’impegno della vita, promuovere il servizio pastorale alla comunità latina in collaborazione con la chiesa locale, favorire la Implantatio Ordinis ossia la cura vocazionale e la formazione permanente, sviluppare il dialogo con i cristiani ortodossi e con le altre comunità religiose, soprattutto con i musulmani, ampiamente presenti in Kazakistan. Il titolare e patrono della Fondazione è San Francesco d’Assisi ed essa appartiene perciò alla famiglia francescana, in comunione con le comunità cattoliche di tutto il mondo. Ogni anno si svolge l’Assemblea della Fondazione, un incontro periodico di verifica e di programmazione con il Ministro Generale, che quest’anno si svolge appunto in Terra Santa, un’occasione del tutto speciale per i partecipanti, che celebrano insieme anche i 15 anni di vita della Fondazione. Il gruppo è formato da 18 frati appartenenti alla Fondazione ed impegnati nei lavori dell’Assemblea, presieduta dall’attuale Ministro Generale dell’Ordine, fra Josè Rodriguez Carballo. Prendono parte all’importante appuntamento anche il Delegato del Ministro Generale per la Fondazione, fra Klaudio Michalski, e due frati della Curia generalizia, fra Ernest K. Siekierka, Definitore generale per l’Europa Orientale, e fra Massimo Tedoldi, Segretario generale per le Missioni e l’Evangelizzazione. I compiti organizzativi e di accompagnamento dei partecipanti durante le escursioni sono affidati a fra Sergey Loktionov della Custodia di Terra Santa. L’incontro si è aperto, la mattina del 13 aprile, con una S. Messa celebrata al Getsemani e presieduta dal Ministro Generale, che ha incoraggiato i fratelli ad accogliere e seguire la volontà di Dio, sull’esempio di Gesù che, proprio al Getsemani, si è affidato interamente al Padre nel cammino della Passione che si accingeva ad affrontare. A seguire, nelle giornate del 13 e 14 aprile, i lavori dell’Assemblea, che si sono svolti al Convento francescano di San Salvatore a Gerusalemme ed hanno avuto come principale obiettivo la verifica e l’implementazione del Progetto di vita e missione in Russia e Kazakistan, dopo l’anno di experimentum. Dopo gli interventi 335


di fra Eliot Marecki, Presidente della Fondazione, e del Ministro Generale, che hanno occupato quasi interamente la mattinata del primo giorno, i lavori sono continuati al pomeriggio con la suddivisione in due gruppi di studio, che hanno condotto una riflessione approfondita sul Progetto di vita e missione. Ha chiuso la giornata il confronto in assemblea sulle osservazioni e le conclusioni messe a fuoco nei due gruppi di lavoro. Nella mattina della seconda giornata, 14 aprile, si è tenuto l’intervento di fra Massimo Tedoldi, seguito dalla discussione in assemblea, dall’esposizione del documento finale e dall’approvazione del Progetto di vita e missione in Russia e Kazakistan. Al pomeriggio, alle ore 15.00, i partecipanti si sono riuniti per una celebrazione di ringraziamento per i 15 anni di vita della Fondazione e poi il gruppo è partito a piedi per il Santuario di San Francesco al Cenacolo, detto Cenacolino, sul Monte Sion, dove, alle ore 17.00, il Ministro Generale ha presieduto la S. Messa. Ad attendere i frati della Fondazione, nei prossimi giorni, tra il 15 e il 20 aprile, vi sarà un programma di esercizi spirituali itineranti, nel corso del quale essi potranno visitare i molti santuari e i luoghi culturali e spirituali più significativi della Giudea e della Galilea, con la possibilità di celebrarvi le S. Messe quotidiane e di trascorrervi suggestivi momenti di meditazione, sempre ringraziando il Signore per il traguardo finora raggiunto dei 15 anni trascorsi dalla nascita della Fondazione. Molti dei frati che partecipano a questa esperienza visitano la Terra Santa per la prima volta. Il Custode, fra Pierbattista Pizzaballa, ha presentato loro, nel corso di un incontro, l’opera francescana in questi luoghi, parlando della secolare presenza dei frati di S. Francesco a servizio dei Luoghi Santi, delle moltissime attività liturgiche, pastorali, sociali, culturali, educative e assistenziali realizzate in questo non facile contesto, delle incertezze e dei problemi quotidiani da affrontare, della vocazione che costantemente sostiene e anima la vita della Custodia di Terra Santa. E questo gruppo di frati venuto da lontano lavora anch’esso con sincerità di cuore per sostenere le attività delle parrocchie, per promuovere le opere sociali e pastorali a favore dei soggetti più disagiati, dei molti bambini di strada, dei numerosi immigrati, soprattutto coreani, portando avanti preziose iniziative, pur in mezzo alle tante difficoltà che, in Paesi come la Russia e il Kazakistan, ancora segnano l’esperienza religiosa e culturale nell’epoca post-comunista. Scoprendo e confrontandosi con l’intensa attività della Custodia di Terra Santa, insieme alla gioia di sapere che, proprio nella terra di Gesù, i Francescani sono una presenza viva, attiva ed operosa, i frati della Fondazione vanno rafforzando sempre più la convinzione che, qui, come nel proprio contesto, lavorare e testimoniare il Vangelo è difficile, ma possibile e irrinunciabile. www.custodia.org

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Seconda edizione del festival “MOM - Magnificat Open Music”
 Gerusalemme, 24 aprile 2012 “MOM”, ovverossia Magnificat Open Music: la seconda edizione del festival musicale organizzato dall’Istituto Magnificat -la scuola di musica della Custodia di Terra Santa- si svolgerà tutti i martedì di maggio presso il convento di Salvatore di Gerusalemme (l’1, l’8 e il 15 maggio nell’Auditorium dell’Immacolata, il 22 e il 29 in Chiesa; ore 18.30, ingresso libero). “Open” in inglese significa “aperto”, e l’idea è proprio quella di aprire la scuola e dare il benvenuto a tutti per ascoltare gli allievi e gli insegnanti del Magnificat che si esibiscono in brani classici dei grandi compositori (Bach, Mozart, Beethoven, Chopin e altri). Si attende un pubblico eterogeneo, composto sia da israeliani che da palestinesi (l’evento è stato pubblicizzato in entrambe le zone di Gerusalemme), sia dai tanti amanti della musica classica di provenienza europea o americana che per ragioni di lavoro risiedono qui; un invito speciale è poi rivolto ai pellegrini, che al termine di una giornata faticosa potranno rilassarsi e allo stesso tempo fare esperienza di una delle attività culturali e sociali della Custodia di Terra Santa. L’obbiettivo principale del festival non è però pubblicitario, ma didattico: suonare insieme davanti a un pubblico favorisce la maturazione artistica degli allievi e le relazioni interpersonali tra allievi e insegnanti. I primi tre concerti nell’Auditorium offriranno brani per diversi strumenti e con diverse formazioni (solo, duo, trio, quartetto, orchestra da camera), mentre gli ultimi due, che si svolgono in chiesa, proporranno brani di musica sacra per coro o per organo e altri strumenti. Nel concerto del primo maggio, oltre alla chitarra e al violoncello, sarà protagonista soprattutto il pianoforte secondo varie possibilità (solo, a quattro mani, a sei mani e per due pianoforti). E che pianoforte!: grazie al contributo degli amici del Premio Vallesina (associazione attiva nella regione Marche - Italia) il Magnificat ha ora a disposizione un vero pianoforte da concerto a gran coda, uno Steinway D 274. Il concerto dell’8 maggio avrà uno spazio maggiore riservato agli archi e alle formazioni cameristiche, mentre quello del 15, oltre al pianoforte, alle chitarre e ai flauti, vedrà esibirsi i bambini della Magnificat Spring Orchestra e il debutto della Magnificat Chamber Orchestra composta da allievi e insegnanti. Martedì 22 maggio nella chiesa di San Salvatore la struttura del concerto è incentrata 337


sui tre cori del Magnificat: il Magnificat Buds Choir (bambini dai quattro agli undici anni), il coro giovanile femminile Yasmeen e il Coro della Custodia di Terra Santa diretti da Hania Soudah Sabbara (la direttrice della scuola); accompagnerà all’organo P. Armando Pierucci, fondatore e direttore generale del Magnificat, nonché organista titolare del Santo Sepolcro, il quale proporrà anche due sue “Meditazioni per organo”. Qualche dato statistico: il MOM quest’anno presenta 5 concerti (uno in più dell’anno scorso), 46 esecutori (senza contare i cori) e 64 brani musicali. Sul manifesto compare il logo del festival, due angioletti che racchiudono la scritta MOM, nella quale è incluso il logo del Magnificat; in un fumetto Ludwig van Beethoven esprime il suo gradimento per l’iniziativa e dice “I love MOM”, un simpatico gioco di parole che in inglese significa “Mi piace il MOM”, ma anche “Amo la mamma”. L’augurio è che il “Magnificat Open Music - May School Festival” anche in questa seconda edizione incontri il favore degli amici della musica e della Custodia di Terra Santa. FRC

A Nazareth gli esercizi spirituali del Ministro Generale dell’Ordine e del Definitorio ofm
 Nazareth, 28 - 29 aprile 2012 Tra il 28 aprile e l’8 maggio 2012 sono presenti in Terra Santa il Ministro Generale dell’Ordine, fra Josè Rodriguez Carballo, e gli altri membri del Governo dell’Ordine - il Vicario Generale, i Definitori Generali per le diverse aree etnico-linguistiche del mondo ed i Segretari - per svolgere gli esercizi spirituali. Il programma di ritiro e preghiera segue un percorso itinerante che, a partire da Nazareth, condurrà il gruppo dei frati a visitare i principali Santuari della Galilea e della Giudea, celebrandovi le S. Messe quotidiane ed approfondendo temi biblici e di spiritualità, fino a concludersi alla Città Santa, Gerusalemme. Partiti da Roma, il Ministro Generale ed il suo Segretario privato, fra Francisco Javier Arellano Suarez, sono giunti nel pomeriggio di sabato 28 aprile, alle ore 16.00, 338


al convento francescano di Nazareth. Ad accoglierli al loro arrivo vi erano il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, il Guardiano del convento, fra Ricardo Bustos, ed un gruppo di frati della comunità di Nazareth. Dopo breve tempo, sono arrivati anche il Vicario Generale, fra Michael Perry, e i Definitori Generali, ai quali è stato offerto un semplice ristoro, prima di essere sistemati presso il convento e presso la locale Casa Nova francescana. Alle ore 18.00 il gruppo dei frati ha celebrato la S. Messa nella Chiesa di San Giuseppe. Successivamente, tutti si sono ritrovati nel refettorio del convento per condividere la cena con la Fraternità e ricevere il saluto ufficiale del Padre Custode. Alla sera, a partire dalle 20.30, fra Carballo ha presieduto la suggestiva Processione Mariana del sabato, affiancato dal Custode e dal Guardiano di Nazareth e accompagnato da un lungo corteo di frati francescani, sacerdoti, religiosi delle diverse congregazioni di Terra Santa, fedeli locali e pellegrini di varia provenienza. Portando in processione la statua di Maria Vergine ed illuminando il buio della sera con una miriade di candele accese, sono stati recitati i Misteri gioiosi in molte lingue, italiano, arabo, vietnamita, polacco, spagnolo e portoghese, alternati da un’antifona mariana, fino ad arrivare alla Santa Grotta, all’interno della Basilica dell’Annunciazione, dove è stato proclamato il Vangelo dell’Annunciazione in diversi idiomi, seguito da un breve saluto in italiano, inglese e spagnolo rivolto ai pellegrini accorsi in gran numero per la preghiera mariana. Davanti all’assemblea raccolta in preghiera, fra Carballo ha reso omaggio al Santo Luogo, incensando la Grotta nella quale si trova l’altare che reca impresse le parole Verbum caro hic factum est. La cerimonia si è conclusa con la recita dell’Angelus e la benedizione solenne, impartita con l’icona dell’Annunciazione, poi portata in processione in mezzo ai fedeli fino alla sacrestia della Basilica Inferiore. La mattina di domenica 29 aprile, alle ore 7.00, il Ministro Generale, fra Josè Rodriguez Carballo, è stato accompagnato da fra Miroslaw Jadlosz al Monastero di Santa Chiara, dove ha celebrato la S. Messa per una trentina di Suore Clarisse, convenute a Nazareth proprio in occasione dell’arrivo del Ministro Generale. Dopo aver visitato, nel corso della mattinata, i Luoghi Santi di Nazareth, il gruppo dei frati del Governo dell’Ordine si è raccolto presso la Basilica dell’Annunciazione dove, alle 11.30, davanti alla Santa Grotta, il Vicario Generale, fra Michael Perry, ha presieduto la S. Messa dell’Annunciazione. Hanno concelebrato il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, il Guardiano dei Santuari di Nazareth, fra Ricardo Bustos, e diversi altri confratelli presenti. Al termine della celebrazione, deposti i paramenti liturgici, tutti si sono ritrovati in Grotta per il canto del Regina Coeli. Una bella foto di gruppo, con il Ministro Generale, il Padre Custode e il gruppo dei Definitori Generali ha suggellato questo significativo momento. Alle 12.30, la comunità francescana ha condiviso il pranzo solenne, preparato in onore dei membri del Definitorio Generale, al quale si è unito anche un gruppo di 339


confratelli giunto da Gerusalemme per accompagnare i frati ospiti in questo speciale pellegrinaggio, soprattutto per quanto concerne la parte liturgica e la riflessione biblica del programma degli esercizi spirituali. Nel primo pomeriggio, alle 14.30, si è svolto l’incontro ufficiale del Ministro Generale con le Badesse delle comunità delle Suore Clarisse di Nazareth, Gerusalemme e Libano. Alle Clarisse di Alessandria d’Egitto, che non hanno potuto prender parte all’incontro, verrà inviata una lettera di saluto firmata dalle Consorelle e dai Frati. Presente in questa preziosa occasione anche fra Stephane Milovitch, attuale Guardiano della Basilica della Natività a Betlemme e Cappellano delle Suore Clarisse di Nazareth. In occasione del pellegrinaggio spagnolo del Real Monasterio de N. S. de Guadalupe, nella provincia di Caceres, alle ore 16.00 il Ministro Generale ha presieduto la S. Messa davanti alla Santa Grotta della Basilica dell’Annunciazione di Nazareth, offrendo al gruppo dei pellegrini la possibilità di vivere un momento di spiritualità e di preghiera particolarmente emozionante, accompagnato dalla benedizione del mosaico rappresentante l’Estremadura spagnola. Alle ore 18.30, infine, sempre davanti alla Santa Grotta dell’Annunciazione, fra Carballo ha presieduto i Vespri Solenni, affiancato dal Padre Custode, da tutti i membri del Definitorio Generale, dai numerosi confratelli venuti da tutta la Galilea, dalle comunità delle Suore Clarisse e da molti religiosi e molte religiose delle diverse congregazioni di Nazareth. Dopo la Lectio brevis, il Ministro Generale ha rivolto parole d’affetto e d’incoraggiamento a tutti i presenti, con freschezza e gioia evangeliche, rinnovando nel cuore di tutti il gusto del messaggio cristiano e il senso profondo della missione francescana, specie a servizio della Terra Santa. La preghiera è stata animata da fra Carlos Molina, cantore solista alla Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, e da una Suora Clarissa, insieme alle Comunità Shalom e New Life, impegnate nell’animazione della liturgia del Santuario di Nazareth. In conclusione, il Ministro Generale ha invitato i Frati francescani e le Suore Clarisse ad avvicinarsi alla Santa Grotta, aperta specialmente per l’occasione, per rinnovare la propria Professione religiosa. Un momento di intensa preghiera comunitaria, di sentimenti vivi e profondi, di autentica comunione ecclesiale, conclusosi con lo scambio reciproco del saluto francescano di pace e bene. La giornata, ricca di eventi significativi, si è conclusa con la cena fraterna preso la Casa Nova francescana di Nazareth, dove la grande famiglia francescana si è trovata riunita nella gioia e nella condivisione, ringraziando il Signore e la Madonna per il grande dono della vocazione francescana, spesa costantemente al servizio di Dio e della Chiesa. www.custodia.org 340


Ingresso solenne del Ministro Generale nella Basilica del Santo Sepolcro Gerusalemme, 1 maggio 2012 Nel pomeriggio di mercoledì 2 maggio i frati francescani della Custodia di Terra Santa, guidati dal Vicario custodiale, fra Artemio Vitores, sono partiti in processione con i kawas dal Convento di San Salvatore per raggiungere la Porta di Giaffa, entro le mura della Città Vecchia di Gerusalemme, per accogliere, alle ore 17.40, il Ministro Generale dell’Ordine, fra Josè Rodriguez Carballo, ed i membri del Definitorio Generale ofm, che hanno scelto i Luoghi Santi per lo svolgimento degli esercizi spirituali tra il 28 aprile e l’8 maggio 2012. A ricevere fra Carballo, insieme alla famiglia francescana, erano presenti i rappresentanti delle Chiese ortodosse di Gerusalemme, il Segretario di S.E. Mons. Antonio Franco, Nunzio apostolico in Israele e Cipro e Delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina, e le autorità delle locali forze di polizia israeliane. Il Ministro Generale è giunto con il suo Vicario, fra Michael Perry, ed ha ricevuto l’accoglienza ed i saluti del Vicario custodiale e delle altre autorità presenti, a cui si è unito il caloroso benvenuto dei fedeli e dei pellegrini raccoltisi per l’occasione nei pressi della Porta di Giaffa. Una volta arrivati anche i membri del Definitorio Generale, il corteo dei frati, insieme ai rappresentanti delle varie comunità cristiane e ai fedeli, ha attraversato in processione le strette vie della Città Vecchia, raggiungendo ben presto la Basilica del Santo Sepolcro. Qui, davanti alla massiccia porta del Santuario, le famiglie arabe musulmane depositarie delle chiavi del Santo Luogo hanno anch’esse porto il loro saluto al Ministro Generale, il quale ha poi compiuto l’ingresso solenne nella Basilica. Dopo aver reso omaggio alla Pietra dell’Unzione, fra Carballo è stato accolto dal Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, mentre i frati e l’assemblea dei fedeli, stretti all’intorno, intonavano l’inno Salve Sancte Pater. Per celebrare l’ingresso solenne si è poi cantato il Te Deum. A questo punto, il Padre Custode ha rivolto al Ministro Generale alcune calorose parole di benvenuto, esprimendo la gioia di poterlo accogliere, a nome della Chiesa e dell’Ordine dei Frati Minori, nella più sacra e preziosa di tutte le Chiese, nel Santuario più caro ai Francescani che, da molti secoli, insieme ai fratelli ortodossi, lo curano e lo custodiscono. Se davvero in questo luogo, al quale continuano ad accorrere pellegrini da tutto il mondo, si può vivere l’esperienza straordinaria dell’annuncio della resurrezione: “Non è qui! È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto” (Mt 28,6), allora proprio in questa Terra Santa martoriata da tante ferite e da tante divisioni, i Francescani - ha sottolineato fra Pizzaballa - intendono 341


testimoniare la resurrezione e la vita, lo splendido messaggio di un Dio che sceglie di entrare nella storia dell’uomo, di farsi vicino, di condividere tutto, fino a consegnarSi all’uomo, ad assumerne le miserie e a risanarle con la Sua resurrezione. Dunque, ha concluso il Custode, “questo luogo è parte integrante della nostra storia, della storia dei Frati Minori, che fin dalla loro fondazione sono legati in maniera unica e indissolubile alla Terra Santa e ai Luoghi Santi della Redenzione, come parte integrante del carisma francescano, che ha nell’incarnazione il suo cuore”. Il Ministro Generale, primo Custode di questo prezioso luogo, in quanto Custode di tutto l’Ordine al quale la Chiesa ha affidato i Luoghi Santi, ha risposto alle parole di fra Pizzaballa ringraziando i frati per il loro costante impegno in questa missione eccezionale nella terra di Gesù e per le loro numerose attività pastorali, sociali, educative e assistenziali, ricordando in particolare l’importantissimo lavoro di accoglienza dei pellegrini che costantemente visitano i Luoghi cari alla cristianità. Infine, davanti all’edicola del Santo Sepolcro, fra Carballo ha impartito a tutti i presenti la benedizione solenne. Al termine della cerimonia, insieme al Ministro Generale, al Custode di Terra Santa e al Vicario custodiale, i frati hanno fatto ritorno al Convento di San Salvatore, percorrendo nuovamente in processione le vie dei quartieri della Città Vecchia di Gerusalemme. www.custodia.org

La Custodia di Terra Santa lancia il nuovo sito web di Cafarnao Gerusalemme, 7 maggio 2012 Dopo il sito web della Basilica del Santo Sepolcro, la Custodia di Terra Santa offre la possibilità a tutti i pellegrini e appassionati di conoscere la “Città di Gesù” grazie al nuovo sito del Santuario di Cafarnao, rinnovato nella grafica e aggiornato nei contenuti, in quattro lingue diverse: italiano, inglese, francese e spagnolo. Gli argomenti, organizzati in sezioni tematiche, accompagnano il visitatore alla scoperta di Cafarnao, dove la presenza di Gesù è stata viva e operante. Il Virtual Tour fotografico del sito archeologico consente a tutti immergersi tra i resti 342


del villaggio e, grazie alle nuovissime ricostruzioni archeologiche 3d, si può intraprendere un viaggio indietro nel tempo ed entrare nella Casa dell’apostolo Pietro! L’uscita del sito di Cafarnao è la seconda tappa del Progetto di rinnovamento dei siti internet dei Santuari, iniziativa della Custodia Francescana pensata e dedicata ai pellegrini in visita alla Terra Santa e a chi desidera trovare informazioni sui Santuari. LA CITTA’ DI GESU’ DA SCOPRIRE Ogni pellegrino che visita i Luoghi Santi, vive con forte emozione la scoperta del Santuario di Cafarnao, sollecitato a riflettere sulla presenza costante di Gesù in questo luogo. I temi sviluppati nel sito sono legati alla storia e archeologia, alla spiritualità e alle testimonianze di chi ha visitato il luogo. La sezione “Storia e archeologia”, racconta la vita del villaggio, offrendo contributi sugli scavi archeologici realizzati dai francescani e sulla riscoperta della Casa dell’Apostolo Pietro. La parte di “Visita” presenta tutta l’area degli scavi, offrendo, attraverso i Virtual fotografici e le ricostruzioni 3D ricavate dallo studio delle indagini archeologiche, uno spaccato completo del sito dalle origini ad oggi. La sezione “Spiritualità” permettere al pellegrino di entrare nel contesto del Santuario offrendo spunti di riflessione su tematiche legate alla vita di Gesù Cristo accaduti in questo luogo. Infine, nella parte dedicata ai “Testimoni”, è raccolta una serie di passi, scelti tra le pubblicazioni di pellegrini e archeologi antichi e moderni, che offrono curiosi spunti di lettura a chi desidera approfondire la conoscenza di Cafarnao. I TOUR VIRTUALI - FOTO E 3D La Custodia francescana offre a tutti la possibilità di accedere ai Luoghi Santi, consentendo al visitatore di apprezzare la bellezza del Santuario attraverso i tours a 360°. Ma per il sito di Cafarnao la Custodia ha fatto di più! Accanto al virtual fotografico di Marco Gavasso sono stati introdotti per la prima volta i tour ricostruttivi della Casa di Pietro, attraverso i quali è possibile comprendere lo sviluppo del Luogo Santo nelle sue principali fasi: l’edificio abitativo della fine del I sec. d.C., la Domus Ecclesia del IV sec. d.C. e la Chiesa ottagonale di epoca bizantina. Le ricostruzioni 3D, realizzate da Luciano Pugliese e Antonio Leopardi con le nuovissime tecniche di archeologia virtuale, oltre a coinvolgere per il forte impatto visivo, soddisfano con un clik le piccole e grandi curiosità archeologiche del visitatore grazie all’aggiunta di molti spot esplicativi. La visita virtuale, che non ha pretese di sostiture quella reale, dona a tutti la possibilità di vivere un vero e proprio pellegrinaggio digitale nella commovente e suggestiva “Città di Gesù”. 343


IL PROGETTO DEI SITI DEI SANTUARI Dopo quasi dieci anni dal precedente lancio dei siti curati da Fra John Abela OFM, la Custodia ha avviato un Progetto di rinnovo dei siti dedicati ai Santuari di Terra Santa. Il progetto, guidato dal Segretario Custodiale, Fra Silvio Rogelio De La Fuente OFM e coordinato da don Paolo Padrini, si propone l’obbiettivo di aggiornare i siti con contenuti di qualità, oltre che utilizzare le nuove tecnologie offerte dal web. I contenuti, curati e realizzati da Emanuela Compri e Valeria Vestrelli, sono supervisionati dai padri francescani dello Studium Biblicum e della Custodia. Nel prossimo trimestre verranno lanciati i siti dei santuari di Getsemani, Natività ed Annunciazione. www.cafarnao.custodia.org

La festa di Pentecoste al Santo Cenacolo Gerusalemme, 27 Maggio 2012 La solennità di Pentecoste, celebrata domenica 27 maggio, viene a concludere il periodo pasquale, trascorsi 50 giorni dalla Resurrezione del Signore. Nello stesso tempo, quest’importante ricorrenza porta alla memoria la nascita della Chiesa, la cui lunga storia trae linfa proprio da quanto accadde quella sera di Pentecoste nella quale, mentre Maria e gli Apostoli si trovavano riuniti nel Cenacolo, apparvero loro dal cielo delle lingue di fuoco, che si divisero e si posarono su ciascuno di essi, cosicché furono pieni di Spirito Santo. Lo Spirito infuse loro doni straordinari, che aprirono i loro cuori alla consapevolezza della fede e la loro vita all’impegno della missione evangelica. “Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo” (At 2,5). E ciascuno, con profondo stupore, sentiva annunciare le grandi opere di Dio nella propria lingua. Il Cenacolo, oltre ad essere la prima sede della Chiesa nascente, ospitò il nucleo originario della Custodia di Terra Santa e qui il Superiore della Custodia assunse il titolo, non più abbandonato fino ad oggi, di Guardiano del Monte Sion. Per questo motivo la comunità francescana di Terra Santa festeggia con particolare intensità e devozione la ricorrenza di Pentecoste, che pone ancora una volta al centro il Santo Cenacolo. 344


Qui, infatti, Gesù istituì l’Eucarestia durante l’ultima cena, apparve ai discepoli dopo la Sua resurrezione ed essi ricevettero in dono lo Spirito Santo alla fine del giorno di Pentecoste. La Custodia di Terra Santa ha cominciato le celebrazioni fin dalla sera di sabato, con la recita dei primi Vespri solenni presieduti dal Vicario custodiale, fra Artemio Vitores. La mattina di domenica la comunità francescana della Custodia, insieme ai fedeli locali e a numerosi pellegrini della più varia provenienza, si è raccolta presso la Chiesa parrocchiale di San Salvatore per celebrare la S. Messa solenne, presieduta dal Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa. L’omelia è stata tenuta in arabo dal parroco, fra Feras Hejazin. A seguire, un fraterno momento conviviale ha richiamato molti fedeli presso il salone della curia, dove insieme si è potuta gustare la festa. Nel pomeriggio, alle 15.30, il Custode ha guidato la processione dei frati al Santo Cenacolo, sul Monte Sion, scandita dall’accompagnamento dei kawas. La vicina Chiesa di S. Francesco al Cenacolo, detta “Cenacolino”, che sorge a poca distanza dalla sala del Cenacolo, nel luogo in cui i frati, espulsi nel 1551 dal Cenacolo trasformato in moschea, si rifugiarono prima di trasferirsi all’attuale convento di San Salvatore, non ha potuto ospitare quest’anno, per via di alcuni lavori che ne hanno determinato la temporanea chiusura, la celebrazione delle S. Messe che, in occasione della Pentecoste, tradizionalmente si susseguono in diverse lingue nel corso della giornata. Molti, comunque, i pellegrini che sono accorsi al Monte Sion e che hanno raggiunto il Cenacolo, dove, alle 16.00, il Custode ha presieduto, in un clima di intenso raccoglimento, i secondi Vespri solenni. In questo santo luogo, che oggi è di proprietà ebraica e che è quotidianamente aperto alle visite dei fedeli, solo in rare occasioni è consentito ai Cristiani di officiare le proprie celebrazioni liturgiche. La festa di Pentecoste, insieme al Giovedì Santo, è uno di questi rari momenti e, anche per tale ragione, è vissuta con speciale partecipazione da tutti coloro che hanno la possibilità, per l’occasione, di essere qui presenti. E nel momento della recita del Padre Nostro, tante lingue diverse si sono alzate insieme nell’antica sala, a ripetere, dopo tanto tempo, il miracolo dei molti che diventano uno, che sentono risuonare nelle orecchie e nel cuore il senso rivoluzionario dell’unico messaggio di Cristo, che da mondi lontani convergono in una medesima storia e in un solo destino. Scrive Papa Benedetto XVI: “Fu il “battesimo” della Chiesa, battesimo nello Spirito Santo (cfr. At 1,5). [...] La voce di Dio divinizza il linguaggio umano degli Apostoli, i quali diventano capaci di proclamare in modo “polifonico” l’unico Verbo divino. Il soffio dello Spirito Santo riempie l’universo, genera la fede, trascina alla verità, predispone l’unità tra i popoli”. www.custodia.org 345


Le reliquie del beato Giovanni Paolo II donate alla Custodia di Terra Santa Gerusalemme, 27 Maggio 2012 Il card. Stanisław Dziwisz, segretario di Giovanni Paolo II, ha consegnato alla Custodia di Terra Santa le reliquie del beato papa Karol Wojtyła. Il reliquiario con un pezzo di stoffa intinto nel sangue del beato Pontefice è stato ricevuto da fra Artemio Vítores, Vicario custodiale. La consegna è avvenuta il 22 aprile, durante la solenne celebrazione nel santuario del Primato di Pietroa Tabgha sul Lago di Genezaret. Il Padre Vicario ha offerto in cambio all’arcivescovo di Cracovia della terra e dei frammenti di roccia dei principali santuari visitati nel 2000 da papa Giovanni Paolo II. Le reliquie della Terra Santa saranno esposte nel museo dedicato al beato papa Wojtyła che si sta organizzando a Wadowice, la sua città natale. Dal 16 al 23 aprile il cardinale Dziwisz ha guidato un pellegrinaggio di ringraziamento per la beatificazione di Giovanni Paolo II con più di 600 pellegrini dell’arcidiocesi di Cracovia. All’inizio della prima S. Messa celebrata a Betlemme, il Padre Custode, fra Pierbattista Pizzaballa, ha rivolto parole di benvenuto ai pellegrini e ha ringraziato il cardinale per la sua particolare vicinanza alla Terra Santa. Nel testo preparato per il vespro con la comunità di San Salvatore il cardinale, da parte sua, ha espresso la sua stima nei riguardi dei Francescani: “A nome dei pellegrini polacchi ringrazio i padri francescani per il loro prezioso servizio di Custodi della Terra Santa, per la loro fedeltà, per la loro testimonianza. Vi ringraziamo tutti per la vostra cordiale ospitalità. Il Signore vi benedica e vi protegga. E il beato Giovanni Paolo II interceda per voi!” Il grande pellegrinaggio della diocesi di Cracovia è stato organizzato dal Commissariato di Terra Santa a Cracovia con la collaborazione dei frati polacchi al servizio della Custodia di Terra Santa. Fra Jerzy Kraj ofm

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Ordinazioni dei Frati Francescani a Gerusalemme

Fernando Comparán Aguilar, fra Jorge Espinoza Gonzales, fra Antonino Milazzo ordinandi presbiteri fra Alan Estrada Morán, fra Gil Abad Noriega, fra Jan Kapistransky Lazovy, fra Karol Miroslav Svarc, fra Sandro Tomasevic, fra Sergey Loktionov ordinandi diaconi fra

Gerusalemme, 29 giugno 2012 È un abbraccio commosso a parlare più di tante parole, quello che unisce i genitori ai figli appena ordinati. Nella festa degli Apostoli Pietro e Paolo, sei nuovi diaconi e tre sacerdoti, di ogni parte del mondo, hanno ricevuto, per mano del Nunzio Apostolico in Israele S. E. Mons. Antonio Franco, il dono dello Spirito Santo. Fra Fernando Comparán Aguilar dal Messico, fra Jorge Espinoza Gonzales dal Messico, fra Antonino Milazzo dall’Italia ordinandi presbeteri, poi fra Alan Estrada Morán dal Messico, fra Gil Abad Noriega dal Messico, fra Jan Kapistransky Lazovy dalla Slovachia, fra Karol Miroslav Svarc dalla Slovachia, fra Sandro Tomasevic dalla Croazia, fra Sergey Loktionov dalla Russia, ordinandi diaconi. Gli eletti si prostrano a terra, dopo la lettura del Vangelo di Matteo: nel lungo intonare delle litanie l’assemblea invoca lo Spirito Santo per questi uomini che il Signore ha scelto al suo servizio. La Chiesa di San Salvatore fatica a contenere i fedeli: tutta la comunità locale è venuta ad assistere a un evento di grazia che ha donato nuove forze alla Chiesa Universale. “Chi entra in contatto con noi deve sentire il Cristo presente in mezzo a noi”. Nell’omelia S. E. Mons. Antonio Franco ha rivolto parole d’auguri ai nuovi ordinati: “voi siete il sale della Terra, vi invito a rimanere integri nella grazia di Dio, perché tutti possano incontrare in voi il profumo di Cristo”. Continua S. E. Mons. Antonio Franco: “Quello che è impossibile alle forze umane è possibile proprio in virtù dell’ordinazione, della consacrazione a Cristo, di quest’unzione dello spirito, che danno a noi quelle forze che umanamente non avremo”. Anche il Rev.mo P. Custode fra Pierbattista Pizzaballa, alla fine della celebrazione, ha voluto ringraziare i genitori per aver fatto dono dei loro figli all’ordine e alla Chiesa. Un dono che da oggi è diventato per tutti! www.custodia.org

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Festa di Maria Assunta in cielo. Gerusalemme, 15 agosto 2012 Al termine della preghiera i partecipanti si sono avviati, con una candela accesa, alla Basilica del Getsemani per la benedizione finale, passando intorno all’Orto degli Ulivi. Qui, nella “ tomba di Maria”, alla valle del Cedron, ai piedi del Getsemani, nella chiesa di epoca crociata, ora ortodossa, come ogni anno, i fedeli di Gerusalemme e i pellegrini, hanno la grazia di celebrare la Festa dell’Assunzione di Maria al Cielo. La festa dell’Assunta, è stata celebrata in diversi momenti di preghiera iniziati la vigilia con la veglia presso il sepolcro di Maria, vicino alla Basilica dell’Agonia. Durante la veglia, animata dai francescani, la lettura di alcuni brani del vangelo si è alternata ai canti mariani e alla riflessione dei Padri della Chiesa. La mattina del 15 agosto, il momento liturgico più importante, che si è svolto nella Basilica del Getsemani. Il Pontificale, presieduto dal Custode di Terra Santa, Fra Pierbattista Pizzaballa, è stato concelebrato dal vicario custodiale, Fr Artermio Vitores, Mons. Joseph Kelelian, Vescovo della Chiesa Armena Cattolica e da molti frati e sacerdoti. Nella chiesa gremita di fedeli locali e pellegrini, Fr Firas Hijazin ha tenuto l’omelia, in lingua araba, rilevando il significato del Dogma di fede dell’Assunta proclamato da Pio XII nel 1950 e chiedendo l’intercessione di Maria per la pace in Siria, Paese più che mai provato come in questo momento. Il pomeriggio il Custode di Terra Santa ha presieduto i Secondi Vespri solenni nella Grotta dell’Arresto, accanto alla Chiesa dell’Assunzione, dove un affresco, posto davanti al piccolo altare, rappresenta Maria Assunta in cielo. Il minuscolo ambiente era gremito di cristiani locali e pellegrini e stranieri che vivono a Gerusalemme. Un momento di preghiera, allo stesso tempo solenne e raccolto, terminato con l’invocazione alla Regina di Terra Santa: “Qui, dove tu fosti costituita tenera Madre nostra e dispensatrice, di grazie, veglia con speciale protezione sulla tua patria terrena, dissipa da essa le tenebre dell’errore poiché qui risplendette il Sole dell’eterna giustizia e fa che presto si compia la promessa del tuo Divin Figlio di formare un solo ovile sotto un solo pastore…” La peregrinazione è proseguita alla Basilica dell’Assunzione. La silenziosa processione è scesa per la lunga scalinata che, insieme alla facciata, mantiene ancora l’austero e solenne stile crociato, fin davanti alla Tomba della Madonna. L’assemblea 348


raccolta in preghiera, ha vissuto un intenso momento di adorazione, animata, da melodie mariane di tradizione occidentale, quasi un’unica eco delle preghiere incessanti effuse in questo luogo santo, nel corso dei secoli. Tutti i presenti, dopo il Custode e i francescani, sono entrati nell’edicola per accostarsi al blocco di roccia: unico segno rimasto della tomba vuota di Maria. Ai latini, solo in questo giorno è concesso di presiedere una breve liturgia, perché la Chiesa, conosciuta come Tomba della Vergine”, attualmente è officiata soltanto da cristiani ortodossi, greci e armeni. I frati minori, dopo un periodo di possesso esclusivo, ne furono definitivamente cacciati nel 1757. Se è vero, che nessun testo canonico precisa come Maria trascorse gli ultimi anni o il modo in cui lasciò la vita terrena, alcuni libri apocrifi, che vanno sotto il nome di ciclo sulla Dormizione della Madonna, tutti riconducibili a un documento originario, un prototipo giudeocristiano redatto intorno al II secolo, tramandano tutta una serie d’informazioni sugli ultimi giorni e sulla morte di Maria dicendo, tra l’altro, che gli apostoli deposero il corpo della madre di Gesù nel Getsemani in una tomba nuova che dopo tre giorni trovarono vuota.

La visita del P. Custode in Polonia Polonia, 14-17 settembre 2012 Dal 14 al 17 settembre 2012 il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, è stato in Polonia dove, su invito dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro ha partecipato alla seconda edizione delle Giornate di Gerusalemme, che si è tenuta nella città di Miechów. Durante il suo soggiorno è stato ospite della casa provinciale di Santa Maria degli Angeli a Cracovia, sede del Commissariato di Terra Santa in Polonia. Nel primo giorno il Custode ha incontrato i rappresentanti dei governi di cinque provincie dei Frati Minori in Polonia. All’incontro hanno preso parte i tre provinciali: fra Rufin Maryjka, per la provincia di Santa Maria degli Angeli a Cracovia; fra Alan Brzyski di Sant’Edvige a Wroclaw; e fra Filemon Janka della provincia di San Francesco a Poznan. Era presente anche il Definitore della provincia dell’Immacolata a Cracovia e il rettore della WSFH (Studio di Filologia Ebraica) a Toruń. Il Custode ha illustrato la situazione della Custodia di Terra Santa e si è discusso sulla collabo349


razione tra le provincie polacche e la missione francescana in Medio Oriente. Sabato mattina (15.09), accompagnato da fra Jerzy Kraj e fra Paschalis Kwoczała, commissario di TS in Polonia, il P. Custode ha incontrato il cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo di Cracovia. Durante il cordiale incontro, durato circa 40 min, il Cardinale ha ricordato il suo recente pellegrinaggio in Terra Santa per accompagnare il dono delle reliquie del beato Giovanni Paolo II e ha ringraziato il Commissariato e la Custodia di TS per l’ottimo servizio reso ai pellegrini. Sabato pomeriggio e domenica 6 sett., il Custode è stato a Miechów per questa secondo appuntamento delle Giornate di Gerusalemme. Organizzate dall’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, con la partecipazione del Commissariato di TS in Polonia, l’incontro ha annoverato, tra gli illustri invitati presenti, il gran maestro dell’OESSH, S.Em. il card. Edwin Frederic O’Brien, il card. Józef Glemp, cinque Vescovi polacchi e una rappresentanza dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Inghilterra e della Germania. Dopo la benedizione e l’inaugurazione della sede ufficiale dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro in Polonia è stata celebrata la santa Messa nella cappella, che riproduce il Santo Sepolcro. Una numerosa folla, tra cui molti cavalieri e dame del Santo Sepolcro, ha partecipato al simposio dedicato alla Custodia di Terra Santa. Fra Narcyz Klimas, archivista custodiale, ha presentato la storia della Custodia; fra Jerzy Kraj ha parlato della presenza dei frati Polacchi in questa regione e il padre Custode nel suo intervento si è soffermato sull’attuale situazione dei cristiani in Terra Santa. La celebrazione domenicale dell’Eucaristia ha costituito il punto culminante della festa a Miechów. Durante la Messa della festa dell’Esaltazione della Santa Croce presieduta dal card. O’Brien il padre Custode ha tenuto l’omelia in inglese, tradotta da fra Narcyz in polacco. Fra Pierbattista ha parlato della Croce, come segno di vittoria e simbolo della fede cristiana. Lunedì, prima della partenza dalla Polonia, il Custode ha pregato nel santuario della Divina Misericordia, dove è sepolta santa Faustina Kowalska a Łagiewniki in Cracovia e ha visitato il vicino centro “Non abbiate paura” sorto attorno al nuovo santuario dedicato al beato Giovanni Paolo II. Fr. Jerzy Kraj ofm

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La “Sinfonia Eucaristica” di P. Pierucci raduna le Chiese di Gerusalemme nel giardino del Getsemani Gerusalemme, 23 settembre 2012 “Nel giardino del Getzemani, dove Gesù fu lasciato solo dai suoi apostoli, le chiese di Gerusalemme hanno vegliato insieme”. Una chiusura perfetta per la diretta televisiva della “Sinfonia Eucaristica”, trasmessa sabato 22 settembre dal Franciscan Media Center della Custodia di Terra Santa e diffusa in diretta televisiva da molte televisioni cattoliche di tutto il mondo (per l’Italia TV 2000) e in streaming da diversi siti internet. È la prima volta le Chiese di Gerusalemme, rappresentate ai loro massimi livelli, si sono trovate insieme partecipando ad un evento non ufficiale e per di più di carattere artistico. Un’immagine di pace, di comunione, di unità nella diversità, in una parola, di ecumenismo. Un’immagine quasi idilliaca, ma certamente molto più rappresentativa dei rapporti tra le Chiese di Gerusalemme rispetto alle amplificazioni mediatiche dei dissidi che saltuariamente accadono nei santuari. Un ecumenismo che si è esplicitato non solo nella presenza al concerto, ma nella costruzione stessa dell’evento. I brani liturgici sono stati cantati dagli stessi ministri sacri che normalmente officiano a Gerusalemme, tra cui due arcivescovi, il melkita Jules Joseph Zerey e il siriaco Swerios Malki Murad, nonché l’archimandrita greco ortodosso Aristovoulos Kyriazis e il primo dragomano armeno Goosan Aljanian . La “Sinfonia Eucaristica” è in realtà una “sinfonia ecumenica”, un oratorio musicale formato da canti liturgici tratti dai repertori delle diverse chiese, intervallati da momenti musicali appropriati per solisti, coro e orchestra d’archi, composti appositamente da P. Armando Pierucci, organista titolare del Santo Sepolcro e fondatore dell’Istituto Magnificat di Gerusalemme (la scuola di musica della Custodia di Terra Santa). La Sinfonia Eucaristica sarà replicata il 25 settembre nell’Aula principale delle Nazioni Unite a Ginevra, il 26 settembre nel Duomo di Milano (ore 20.30) e il 29 settembre nella Basilica di San Pietro Caveoso a Matera: una produzione veramente complessa, di respiro internazionale, resa possibile dall’impegno e dalle relazioni costruite in questi ultimi anni da Véronique Nebel, presidente dell’ “Associazione per la Promozione della Preghiera Straordinaria di tutte le Chiese per la Riconciliazione, l’Unità e la Pace, Cominciando da Gerusalemme” e presidente degli Amici del Magnificat della Svizzera, che da alcuni anni riesce a convocare in preghiera i 351


cristiani di Gerusalemme e i loro pastori, superando le divisioni confessionali e le barriere storiche e psicologiche sedimentate nel tempo. Nell’organizzazione, creazione e promozione dell’evento la signora Nebel ha incontrato due importanti compagni di strada: Arnoldo Mosca Mondadori, presidente del Conservatorio di Milano e della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti e P.Armando Pierucci che con la sua arte musicale ha permesso all’idea spirituale di concretizzarsi in forme estetiche. La serata ha avuto inizio mentre dal giardino del Getzemani si vedeva il sole calare sulle mura di Gerusalemme.Il Custode di Terra Santa P. Pierbattista Pizzaballa, nella sua veste di “padrone di casa” (e in quella più inusuale di presentatore televisivo) ha salutato gli ospiti e ha introdotto l’evento, che nei suoi significati è stato ulteriormente approfondito da Véronique Nebel e Arnoldo Mosca Mondadori. . La Sinfonia è un invito a contemplare il profondo mistero della comunione della Chiesa, Corpo mistico di Cristo, che respira con i suoi polmoni orientali e occidentali, attraverso il linguaggio universale della musica. Nelle intenzioni dei promotori la Sinfonia si propone anche come una comune testimonianza di presenza cristiana di fronte alla comunità internazionale, richiamando al rispetto della libertà religiosa, minacciata in Medio Oriente e in molti paesi del mondo. Il Custode di Terra Santa ha quindi invitato il Patriarca di Gerusalemme della Chiesa Greco-Ortodossa Theophilos a presiedere la benedizione, che è stata impartita congiuntamente da tutti i rappresentanti delle Chiese. Il concerto si è aperto con un’introduzione in ebraico tratta dal Salmo 1, per coro maschile. Quindi si sono susseguiti i canti liturgici e religiosi desunti dai repertori di dodici diverse Chiese. I canti sono stati eseguiti dai singoli ministri o cantori in forma monodica, a voce scoperta, senza l’accompagnamento di strumenti (a cappella). Partendo da queste melodie P. Pierucci ha offerto le proprie meditazioni musicali, composte secondo i canoni compositivi occidentali, ma utilizzando modalità orientali. La semplicità del tessuto orchestrale (orchestra d’archi, un flauto, coro misto, un baritono e un soprano solista) è stata pensata anche in funzione della trasportabilità e della eseguibilità in diverse situazione concrete. La successione dei canti è stata variamente disposta tenendo conto della struttura della messa, da cui il titolo di “Sinfonia Eucaristica”; il termine “sinfonia” richiama inoltre l’unità della composizione orchestrale pur nella diversità degli strumenti musicali e ben si presta ad evocare come immagine l’unità della Chiesa. L’articolazione della Sinfonia illustra meglio di ogni commento di che cosa si tratti: Kyrie (repertorio armeno-ortodosso), Trisaghion (repertorio greco-ortodosso), Inno dei Cherubini (repertorio melchita, greco-cattolico), Credo (repertorio russo-ortodosso), Litania dei Santi (repertorio latino), Inno in arabo tratto da “Brunn alles Heils” (repertorio evangelico e luterano), “Soorp” 352


(sanctus, repertorio armeno cattolico), Padre Nostro (repertorio siriaco-ortodosso), “Yegena Mezmur” (repertorio etiopico-ortodosso), inno “Apuro” (repertorio copto-ortodosso), inno “Getsemani” (repertorio siriaco ortodosso e caldeo), “Salwa el Qulubi” (antifona mariana, repertorio maronita). Naturalmente anche il pubblico era composto da persone appartenenti alle diverse Chiese. Molti spettatori occidentali hanno sottolineato (con un po’ di nostalgia) la bravura nel canto dei ministri orientali; alcuni orientali hanno apprezzato le possibilità offerte della musica polifonica occidentale in ambito liturgico. Nonostante le difficoltà di dover eseguire un concerto all’aperto in uno dei luoghi più rumorosi, ma anche più suggestivi e più santi, di Gerusalemme, l’orchestra e il coro del Conservatorio Duni di Matera diretti dal maestro Carmine Antonio Catenazzo hanno mantenuto una grande concentrazione che si è tradotta in una eccellente qualità espressiva, insieme al baritono Carlo Rotunno e al soprano Elisa Balbo. Il sonoro della diretta televisiva ha beneficiato della perizia del rinomato tecnico del suono Michael Rast. Della “Sinfonia Eucaristica” verrà pubblicato un DVD e un CD musicale. www.custodia.org

Il Custode di Terra Santa visita i frati francescani dell’India Bangalore, 24 settembre 2012 Per la prima volta da quando è diventato Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa visiterà l’India. Nel viaggio in India è racchiuso un messaggio di speranza per infondere coraggio ai frati francescani e tutti i sacerdoti; affinché il pellegrinaggio in Terra Santa diventi strumento di evangelizzazione cristiana. Il programma della visita pastorale del Custode, iniziata oggi 24 settembre, si prospetta fitto d’impegni. Fra Pierbattista Pizzaballa, infatti, incontrerà i Vescovi locali e le realtà cristiane dell’India. Durante la visita fra Pizzaballa soggiornerà presso i confratelli francescani di Bangalore. In calendario anche la visita alla tomba di San Tommaso a Madras-Mylapore, luogo 353


in cui la tradizione racconta che l’Apostolo sia stato martirizzato. La prima tappa è prevista per il 25 settembre, a Bangalore. Il Custode parteciperà all’incontro con religiosi, sacerdoti, studenti e staff del Dharmaram Vidya Kshetram (DVK), Ateneo Pontificio di Filosofia, Teologia e Legge Canonica, sul tema: “La Terra Santa e le problematiche dei Cristiani”. Sempre a Bangalore, il 28 settembre, l’incontro con la Commissione della Conferenza dei Vescovi Cattolici in India (CBCI), presso la “St. John’s National Academy of Health Sciences” della metropoli indiana, per discutere il tema dei pellegrinaggi indiani in Terra Santa. Nella dichiarazione, rilasciata da fra Jayaseellan Pitchaimuthu, francescano in servizio al Santo Sepolcro a Gerusalemme, Cappellano della Comunità indiana immigrata in Israele e responsabile dei pellegrini in Terra Santa, rileva la mancanza di alcuni servizi riservati ai pellegrini indiani. Fra Jayaseellan Pitchaimuthu ritiene che, tour operator, agenti di viaggio e guide locali, non sempre dimostrano sufficiente interesse affinché il pellegrinaggio diventi quell’esperienza indimenticabile per il rinnovo della propria fede. L’invito del Clero Indiano, residente in Terra Santa, indirizzato al Custode Pizzaballa, è l’occasione per rispondere ai bisogni dei pellegrini in Terra Santa e suggerire nuovi modi per l’organizzazione dei pellegrinaggi nella Terra di Gesù.

Gerusalemme festeggia San Francesco Gerusalemme, 3-4 ottobre 2012 “Un raggio di sole è sufficiente per spazzare via molte ombre.” (San Francesco). In tutto il mondo, la famiglia francescana festeggia il suo Serafico Padre, festa preziosa e cara a ogni cristiano. Qui a Gerusalemme le celebrazioni iniziano il 3 ottobre nella Chiesa di San Salvatore, con i primi vespri solenni presieduti dal Custode, fra Pierbattista Pizzaballa. Molti frati, di diverse nazionalità, hanno rinnovato i voti, consegnando nelle mani 354


del Custode la loro scelta di vivere il Vangelo seguendo l’esempio di Francesco. Durante i Vespri la coinvolgente cerimonia del Transito di San Francesco. Tutti i presenti, con una candela accesa, hanno seguito con raccoglimento la lettura della morte del Santo. Poi, spenta ogni luce della Chiesa, la breve processione del Custode e dei concelebranti, esaurita davanti all’immagine di San Francesco, dov’erano deposte la reliquia accanto e la Regola dei Frati Minori. Prima dell’omelia il Custode porge un caloroso benvenuto ai Cappuccini, anch’essi figli di Francesco, ai confratelli dello SBF ai membri di Koinonia e all’intera, grande famiglia francescana, che vive e lavora in Terra Santa. L’omelia del Custode è incentrata sul breve versetto della chiamata di Abramo: “Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore” (Gn 12,4). È l’inizio della storia di Abramo, un viaggio che racchiude la sua vocazione: le promesse, la benedizione, l’alleanza, c’è tutto, come in un seme. È un messaggio che il Custode rivolge ai frati che, in quest’occasione hanno rinnovato la loro Professione. È un invito a riaffermare esattamente quest’atto di fede: “questo partire di Abramo, questo suo lasciare tutto, per trovare casa nella promessa di Dio nell’appartenenza a Lui. Con le conseguenze concrete che questo comporta, e cioè con il percorrere il cammino del seme che muore per avere la vita, per diventare una vita abbondante e feconda, come quella di Abramo; questo seguire Gesù nella Pasqua. Tutto questo è un cammino che dura tutta la vita: oggi ricomincia con l’unico fondamento che conta, che è quello di appartenere a Lui.”. La celebrazione è terminata con l’atto ispirato a devozione del bacio della reliquia del Santo. La mattina del 4 ottobre inizia con la Messa solenne celebrata nella Chiesa di San Salvatore gremita di fedeli. Com’è tradizione Padre Guy Tardivy, superiore dei Dominicani presiede la messa concelebrata dal Custode, fra Pierbattista Pizzaballa e dal Vicario, fra Artemio Vitores. Alla cerimonia hanno partecipato i Vescovi della Chiesa di Gerusalemme, Mons. William Shomali, Mons Mousa El Haj, Mons Joseph Zreiei, Mons. Joseph Kelekian. Presenti anche le autorità civili e le diverse rappresentanze governative e consolari di Gerusalemme. Nell’omelia, il Domenicano padre Keven, ha posto l’accento sulla semplicità di Francesco, qualità che l’ha reso famoso ed esempio da imitare; soffermandosi sul dono delle stigmate impresse nel suo corpo premio ardentemente desiderato e rice355


vuto a prima di morire. Al termine della celebrazione, il Custode ha ringraziato tutti i presenti, invitando a pregare per i cristiani della Siria, dove la situazione è molto grave. La celebrazione dei secondi vespri, presieduti dal Vicario Custodiale, fra Artemio Vitores, ha concluso la festa del 4 ottobre. I francescani della Custodia, da secoli operano in Terra Santa sforzandosi di seguire l’esempio di Francesco, per esprimere nella contemplazione, nel lavoro e nell’apostolato, le tre dimensioni racchiuse in un unico carisma. www.custodia.org

Tra conoscenza, sapienza e preghiera, l’inaugurazione del nuovo Anno Accademico Gerusalemme, 5 ottobre 2012 “Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in questa occupazione, non estingua lo spirito dell’orazione e della devozione, come sta scritto nella Regola.” (S. Francesco, Lettera a S. Antonio) Nella Chiesa parrocchiale di san Salvatore, la Santa Messa per l’inaugurazione del nuovo anno accademico 2012-2013. I docenti dello Studium Biblicum Franciscanum, dello Studium Theologicum Jerosolymitanum e dello Studium Theologicum Salesianum, seminaristi di diverse nazionalità, religiosi e religiose, laici e collaboratori, hanno assistito alla celebrazione. La messa, presieduta dal Custode di Terra Santa, Fr Pierbattista Pizzaballa, è stata concelebrata dai decani delle realtà accademiche di Gerusalemme. Sulle note del Veni, creator Spiritus, una prece allo Spirito Santo affinché conceda luce e forza per il cammino accademico, è iniziata la celebrazione. 356


L’omelia del Custode ricalca il dialogo tra Dio e Giobbe introducendo un importante passaggio nel libro: la risposta di Dio. E prosegue citando Carl Barth, autore di un famoso commentario sul libro di Giobbe, in cui dice che Dio non risponde a Giobbe. Dio è la risposta. Intendendo che questo capitolo porta Dio direttamente di fronte a Giobbe, senza mediazioni. Fra Pierbattista Pizzaballa, invita a prendere questa figura e tante altre dell’Antico e del Nuovo Testamento, come riferimento per la vita di fede. Per non correre il rischio di: “Rendere Dio e la nostra fede in Lui funzionale a qualcosa e dobbiamo chiederci se i programmi e le iniziative che si avvieranno in quest’anno saranno funzionali per qualcosa, o saranno il frutto di un’esperienza che nutre la nostra vita spirituale, che vogliamo fare conoscere e comunicare”. Il Custode, pur riconoscendo che: “La scienza ha bisogno di dividere, spezzettare l’oggetto del suo studio, per conoscerlo meglio nelle sue dinamiche interne”. Avverte che: “In questo modo si può cadere nel rischio di presumere di possederlo e perdere di vista il tutto, l’insieme, il senso delle cose che studia”. Nel messaggio conclusivo e benaugurante, rivolto soprattutto agli studenti, il Custode ricorda che se la sapienza è la capacità di dare un sapore, un senso, alle cose che si studiano, per dare loro un orientamento e una sintesi; la preghiera è lo strumento necessario e imprescindibile. Perché solo la preghiera sarà d’aiuto per fare quella sintesi necessaria tra lo studio e la vita di fede, orientando tutto a Cristo, Primizia. Prima della benedizione, fra Massimo Pazzini, Decano dello Studium Biblicum Franciscanum ha ringraziato il Custode per la partecipazione e i fratelli Salesiani per la presenza e la collaborazione. Al termine della Messa, fra Pierbattista ha augurato a tutti un nuovo anno ricco di conoscenza e sapienza per imparare a spezzare, nella propria vita, il Pane della Parola. Dopo la Messa, nel salone della Curia, un momento di condivisione fraterna. A Gerusalemme, studenti e seminaristi godono di un’opportunità straordinaria e unica, data dal privilegio di poter studiare e approfondire la conoscenza della Parola di Dio in Terra Santa; dove la salvezza si è compiuta. La loro formazione è possibile grazie ai docenti, biblisti, teologi ed esegeti che sono la ricchezza di questa Chiesa Madre di Gerusalemme. 357


Pellegrinazione alla città di Gesù Cafarnao, 13 ottobre 2012 In uno spettacolare scenario naturale come il lago di Tiberiade, sabato 13 ottobre si è svolta a Cafarnao la prima Pellegrinazione in occasione della commemorazione dell’ingresso di Gesù nella città. Cafarnao è il luogo più significativo tra i Santuari del Lago, capitale della predicazione e della vita pubblica di Gesù, dove il Messia insegnò il Vangelo del Regno di Dio e dove sanò i malati e perdonò i peccati. All’ora del tramonto, celebranti e fedeli guidati dal Padre Custode, si sono riuniti lungo la riva del lago dove si è fatta memoria dell’episodio della venuta di Gesù da Nazareth a Cafarnao, come racconta l’evangelista Matteo, subito dopo l’arresto di Giovanni. Qui predicando la conversione incontrò i primi discepoli e lì invitò a seguirlo per farli pescatori di uomini”. Dalla riva, la lunga processione dell’assemblea ha attraversato cantando le rovine della città per arrivare alla bianca sinagoga passando accanto alla casa-santuario dell’apostolo Pietro. È seguita la Celebrazione Eucaristica presieduta da Fra Piebattista Pizzaballa, Custode della Terra Santa, che ha visto la partecipazione del arcivescovo melchita Mons. Elias Chacour, insieme ai sacerdoti francescani e di altre comunità cristiane, che sono pervenuti da tutta la Terra Santa. Numerosa la partecipazione delle parrocchie latine della Galilea che hanno vissuto il momento con grande partecipazione. Al centro della liturgia della Parola il passo di Marco della guarigione del paralitico calato dal tetto e il successivo invito a sedere alla mensa di Levi. Durante l’omelia Mons. Elias Chacour ha posto l’attenzione sull’importanza del lavoro svolto dalla Custodia di Terra Santa, che ha sempre lottato per mantenere le proprietà dei Luoghi Santi nei diversi periodi storici, per custodirle e metterle a disposizione di tutti i fedeli. In seguito padre Amjad Sabbarah, parroco di Nazareteh, ha riportarto l’attenzione sull’importanza della giornata vissuta come momento di comunione. Al termine della messa i giovani della “Tao Banda” di Akko hanno rallegrato la già festosa atmosfera che si è conclusa con un bellissimo momento di agape fraterna. Questa celebrazione si unisce alle tradizionali pellegrinazioni già svolte negli scorsi anni: quella dell’Annuncio della Eucarestia, il terzo venerdì di Quaresima e quella di San Pietro Apostolo il 29 giugno. www.custodia.org 358


Ulivi del Getsemani, pubblicati gli esiti di un’indagine scientifica Roma, 19 ottobre 2012 Il giardino di ulivi del Getsemani, uno dei luoghi più sacri alla cristianità - memoria vivente dell’agonia del Signore Gesù prima del suo arresto - oggi può essere conosciuto più a fondo da ciascun credente. Infatti, sono finalmente disponibili i risultati di una ricerca scientifica favorita dalla Custodia di Terra Santa sulle otto piante millenarie del giardino. La ricerca, iniziata nel 2009, è durata tre anni ed è stata condotta da un team composto da ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), e varie università italiane. Lo studio è stato presentato oggi, alle 11.30, presso la Sala Marconi di Radio Vaticana, a Roma. Assieme al padre Custode, fra Pierbattista Pizzaballa, hanno raccontato ai giornalisti il senso e i risultati della ricerca fra Massimo Pazzini, decano dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, il professor Giovanni Gianfrate, coordinatore del progetto, agronomo ed esperto di storia dell’ulivo del Mediterraneo, e il professor Antonio Cimato, coordinatore della ricerca scientifica, primo ricercatore dell’Istituto valorizzazione del legno e delle specie arboree (Ivalsa)/Cnr di Firenze. I risultati della ricerca hanno indicato la datazione del fusto di tre degli otto ulivi (gli unici per i quali è stato tecnicamente possibile eseguire lo studio), come risalente alla metà del Dodicesimo secolo. Perciò, alle piante viene riconosciuta un’età di circa novecento anni. Occorre però fare una precisazione: la datazione indicata è da intendersi riferita solamente alla parte epigea delle piante, ovvero quella costituita dalla parte emersa della pianta, cioè dal tronco e dalla chioma. Infatti la stessa ricerca ha dimostrato che la parte ipogea, ovvero quella costituita dalle radici, è di certo più antica. L’esito dell’indagine, inoltre, deve essere messo in relazione con antiche cronache di viaggio dei pellegrini, secondo le quali la seconda basilica del Getsemani venne costruita fra il 1150 e il 1170 (periodo, durante il quale i Crociati erano impegnati nella ricostruzione delle grandi chiese della Terra Santa e di Gerusalemme in particolare). Appare dunque verosimile che, in occasione della costruzione della basilica del Getsemani sia stato anche risistemato il giardino, realizzando un intervento di recupero degli ulivi presenti a quel tempo. Un altro risultato di grande interesse è emerso quando i ricercatori hanno definito 359


l’impronta genetica (fingerprinting) delle otto piante. Le analisi di particolari regioni del Dna hanno descritto «profili genetici identici» tra tutti gli otto individui. Tale conclusione fa emergere la peculiarità che gli otto ulivi siano, usando un termine metaforico, «gemelli» tra loro e, quindi, appartenenti allo stesso «genotipo». Questo può voler dire solo una cosa: che gli otto ulivi sono tutti «figli» di uno stesso esemplare. Ovvero si può sostenere che, in un preciso momento della storia - nel Dodicesimo secolo, ma probabilmente anche molto prima -, vennero messe a dimora nel giardino del Getsemani porzioni di rami più o meno grossi (talee di ramo) prelevate da un’unica pianta, con modalità simili a quelle tuttora adottate dai giardinieri palestinesi. Occorre allora domandarsi in che momento, nel corso dei secoli, sarebbero state messe a dimora queste talee. Per i Vangeli, al tempo di Gesù Cristo, gli ulivi erano già lì ed erano adulti. E la loro successiva esistenza è testimoniata da un attento esame comparato delle descrizioni del luogo santo, fatta da storici e pellegrini, nel corso dei secoli. Fra Pierbattista Pizzaballa, presentando i risultati della ricerca ha osservato che «per ogni cristiano, gli ulivi del Giardino del Getsemani costituiscono un riferimento “vivente” alla Passione di Cristo; della testimonianza all’obbedienza assoluta al Padre, anche nel sacrificare la Sua persona per la salvezza dell’uomo, di tutti gli uomini; e sono anche indicazione e memoria della disponibilità che l’uomo deve avere nel “fare la volontà di Dio”, unico modo per distinguersi credente. In questo luogo, Cristo pregò il Padre e si affidò a Lui per superare l’angoscia della morte, l’’Agonia’, la Passione e la terribile esecuzione di croce, confidando nella vittoria finale, la Risurrezione e la Redenzione degli uomini. Questi ulivi plurisecolari raffigurano il “radicamento” e la “continuità generazionale” della comunità cristiana della Chiesa Madre di Gerusalemme. Come questi ulivi - piantati, bruciati, abbattuti e di nuovo germogliati, nel corso della storia, su una “inesauribile” ceppaia - così la prima comunità cristiana sopravvive vigorosa, animata dallo Spirito di Dio, nonostante gli ostacoli e le persecuzioni». http://www.terrasanta.net/tsx/index.jsp

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Esequie del Patriarca Armeno ortodosso Gerusalemme, 22 ottobre 2012 Lunedì 22 ottobre si è svolta la cerimonia funebre di Sua Beatitudine Torkom Manoogian II, Patriarca Armeno Ortodosso di Gerusalemme. La Divina Liturgia, presieduta dall’Arcivescovo Aris Shirvanian, è stata celebrata nella Cattedrale Apostolica Armena di San Giacomo. Ora, le spoglie di Sua Beatitudine Torkom Manoogian riposano nel cimitero armeno del Monte Sion. Presenti al funerale i rappresentanti delle Chiese di Gerusalemme, i leader musulmani, i rappresentanti delle Autorità palestinesi e israeliane e dei Consolati. Nell’affollata Cattedrale di San Giacomo, i cristiani di tutte le confessioni e nazionalità, si sono uniti alla preghiera guidata dai seminaristi armeni durante la liturgia funebre per il loro Patriarca. L’Arcivescovo Aris Shirvanian ha compiuto il gesto pietoso dell’ultima unzione impressa sulla fronte e sulle mani del defunto. I membri della Confraternita e i rappresentanti del Catholicosato di Echmiadzin (Armenia) hanno consegnato alla Comunità armena locale messaggi di cordoglio. L’Arcivescovo Shirvanian ha posto l’accento sulla personalità del defunto Patriarca, ricordando l’impegno profuso durante il suo ministero a Gerusalemme; citando fra le molte opere la riorganizzazione del Seminario, la realizzazione della Biblioteca e del Museo. L’Arcivescovo ha ringraziato i presenti per la partecipazione, in maniera particolare, fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa e il personale dell’Infermeria di San Salvatore, dove il Patriarca è stato curato e accudito negli ultimi nove mesi della sua vita. Domenica 21 ottobre la salma di Sua Beatitudine è stata trasportata in processione dalla Porta di Giaffa al Patriarcato per la veglia funebre, cui hanno partecipato i rappresentanti delle Chiese di Gerusalemme. Sua Beatitudine Teofilo III, Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, ha accolto il corteo funebre. Un gesto assai gradito dalla Comunità armena. Sua Beatitudine Torkom Manougian II era spirato il 12 ottobre all’età di novanta tre anni. Eletto nel 1990 Patriarca Armeno Ortodosso di Gerusalemme, 96° successore del primo Patriarca armeno, nella Città Santa. Sua Beatitudine Torkom Manougian II sarà ricordato per il suo grande impegno ecumenico e per l’incessante volontà di dialogo tra le Chiese. 361


Nei giorni scorsi la Confraternita sacerdotale di San Giacomo, del Patriarcato armeno di Gerusalemme, ha eletto a maggioranza assoluta, l’Arcivescovo Aris Shirvanian, locum tenens fino all’Assemblea che si potrà convocare allo scadere dei quaranta giorni di lutto. Il neo-eletto dovrà poi essere approvato dallo Stato di Israele e dal Re di Giordania. La giurisdizione del Patriarcato armeno comprende le Comunità armene ortodosse in Israele, nei Territori palestinesi e in Giordania. La Chiesa armena ortodossa di Gerusalemme, è un ordine monastico. Attualmente, appartengono alla Chiesa armena di Gerusalemme circa duemila fedeli.

“La Custodia di Terra Santa partecipa al dolore della Chiesa Armeno Ortodossa di Terra Santa per la scomparsa del loro patriarca Torkom Manooghian, che il signore ha chiamato a sé da questa vita e che la Custodia ha avuto l’onore di assistere per questi ultimi mesi presso l’infermeria dei frati di Terra Santa. Il Signore della vita accolga nella pace questo suo figlio che ha servito a lungo e con dedizione la Chiesa Armena di Terra Santa”. www.custodia.org

Ingresso solenne del Custode a Betlemme Betlemme, 24-25 novembre 2012 Sono stati giorni particolari, vissuti, come ogni anno, la settimana prima dell’inizio d’Avvento, per la solenne entrata del Custode di Terra Santa a Betlemme, nella festività di Santa Caterina, patrona della Parrocchia francescana. La tradizionale festa è iniziata sabato mattina presso il Divano del Convento di San Salvatore a Gerusalemme. Un’occasione attesa ogni anno per l’incontro conviviale tra il Mukhtar, Sig. Yacob Amer, accompagnato da altri parrocchiani e il Custode di Terra Santa, fra Piebattista Pizzaballa, il Vicario Custodiale, fra Artemio Vitores, il Parroco di San Salvatore, fra Feras Hejazin. Al termine dell’incontro, il corteo delle macchine, 362


scortato dalla polizia israeliana, si è avviato lungo la strada che conduce a Betlemme, partendo da Porta Nuova. Prima sosta presso il Convento di Sant’Elia, “Mar Elias”. Nell’antico monastero bizantino si ricorda il luogo in cui riposò il profeta Elia, durante il suo viaggio verso il Monte Oreb, intrapreso dal Monte Carmelo per sfuggire all’ira della regina Gezabele (1Re 19,4-8). Qui finisce la giurisdizione parrocchiale di Gerusalemme e si entra in quella della parrocchia di Beit Jala (Palestina). L’ingresso del Custode è stato accolto con gioia dal Parroco, Padre Ibrahim Shomali, dalle autorità civili isareliane e dall’intera comunità cristiana di Beit Jala. Dopo gli scambi d’auguri, un nuovo gruppo di auto si è unito al corteo. Soltanto tre volte l’anno, ai veicoli provenienti dai territori posti sotto il controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese, è consentito varcare i confini dello Stato di Israele, superando il muro di separazione. Appena superata la tomba di Rachele, la scorta militare israeliana ha lasciato posto alla Polizia palestinese, che ha scorato il Padre Custode fino alla Piazza della Mangiatoia a Betlemme. Nella piazza, tanti studenti delle scuole di Terra Santa e dell’Istituto San Giuseppe e scout, vestiti delle loro uniformi variopinte, insieme alle autorità locali, al nuovo Sindaco di Betlemme, signora Vera Baboun, aspettavano l’arrivo del Custode. Nello spazio antistante l’ingresso della basilica, fra Artemio Vitores, Vicario Custodiale, fra Stéphane Milovitch, Guardiano del Convento di Santa Caterina, seminaristi della Custodia e parrocchiani hanno accolto il Custode. Al termine dei saluti da parte dei francescani, dei rappresentanti delle Chiese ortodosse e delle autorità civili, il Custode è entrato solennemente nella chiesa di Santa Caterina, attraverso la Basilica della Natività, gremita di fedeli locali pellegrini. Il rito è iniziato con il bacio della Croce all’ingresso della Chiesa, sulle note del Te Deum, il Custode ha raggiunto l’altare maggiore. Dopo il benvenuto del Parroco, fra Marwan Dèides, il Custode ha ringraziato tutti i presenti e ha donato al nuovo Sindaco la Bibbia, rosario e crocifisso La Signora Baboun ha ringraziato il Custode sottolineando che la sua missione, se pur difficile, sarà rischiarata dalla luce della Parola. Al termine della celebrazione, il Custode ha impartito a tutti i presenti, la benedizione solenne. Un momento di cordiale scambio d’auguri, nel chiostro della Chiesa, ha concluso la cerimonia svolta leggermente sottotono in segno di solidarietà verso le famiglie delle vittime di Gaza. Nel pomeriggio il Padre Custode ha presieduto la celebrazione dei primi Vespri con la processione alla Grotta della Natività. Domenica 25 novembre, Festa di Cristo Re, celebrazione della Santa Messa presso la Chiesa di Santa Caterina, solennemente presieduta dal Padre Custode. I francescani dimorano a Betlemme dal 1347 nel convento proprio accanto alla Basilica della Natività. La Chiesa dedicata alla Santa Martire Caterina, costruita nel XII secolo, è stata in seguito ampliata e modificata. www.custodia.org 363


Notizie dalla Siria Novembre 2012 Cari Fratelli, abbiamo ricevuto queste informazioni dal Ministro Regionale, che vi trasmettiamo per la nostra preghiera per i fratelli della Siria. rev.mo padre Custode, la situazione in Siria è peggiorata, da ieri non si può metterci a contatto con i frati perché tutte le comunicazioni coll’estero sembra che siano rotte o staccate, e quindi non riusciamo a sapere nulla riguardo ai nostri frati. io cerco quasi ogni giorno a contattare damasco, Aleppo, i villaggi dell’Oronte e Latikia, ma da ieri che non riesco a parlare con nessuno di queste località. ieri sera le notizie portano combattimenti forti a damasco e specialmente sulla strada dell’aeroporto, inoltre per un po’ di tempo l’aeroporto di damasco stesso fu chiuso. Martedì scorso arrivò il vescovo Latino di Aleppo, ed è partito in Italia il mercoledì notte. Ci disse che si combatte a Aleppo, ma fino a quella data le strade erano aperte, anch’io parlando i frati di Aleppo e damasco, mi hanno detto il martedì scorsi che si combatte, ma tutte le strade erano aperte, ma la gente, ed anche alcuni frati, avevano paura, di quel che possa succedere. da più di una settimana i villaggi dell’Oronte sono chiusi e difficilmente si poteva contattarli. ma ora tutto è chiuso ed inutile provare. Confidiamo nella divina Provvidenza e nell’intercessione della Vergine e di sant’Antonio... Grazie. fra Halim Noujaim

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A Nazareth, l’inaugurazione di tre organi Rieger Nazareth, 8 dicembre 2012 Nella basilica dell’Annunciazione la festa dell’Immacolata Concezione, 8 dicembre 2012, avrà una particolare... sonorità. Durante la Santa Messa del mattino, presieduta dal Padre Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, alla presenza del Ministro Provinciale dell’Austria, fra Oliver Ruggenthaler e del costruttore, Signor Wendelin Eberle, saranno benedetti i tre nuovi organi. Gli strumenti, sono stati progettati per le liturgie che di volta in volta, si celebrano nella Grotta dell’Annunzio angelico, nella Basilica superiore o nell’adiacente Chiesa di San Giuseppe. I tre organi, di varia grandezza, sono stati costruiti dalla Ditta austriaca Rieger, la stessa che negli ultimi trent’anni ha dotato i Santuari del SS. Sepolcro, della Natività e la chiesa del quartier generale della Custodia di Terra Santa, quella di San Salvatore a Gerusalemme, di strumenti di grande rilievo ed efficienza. A questa realizzazione fra Stanislao Bertagnoli, ofm, Commissario di Terra Santa in Austria, si è dedicato con un impegno che ha dell’eccezionale. Senza trascurare la sollecitudine nel far conoscere i Luoghi Santi, né l’organizzazione di pellegrinaggi dall’Austria alla Terra Santa, fra Stanislao ha coinvolto centinaia di migliaia di fedeli, per sostenere la spesa di questi strumenti che “spiegano la potenza” del loro suono e sostengono il canto sacro, perché il Magnificat della Vergine non si spenga. Non è che fra Stanslao possieda ricchezze proprie o capacità magiche. “Quando lui invita la gente a contribuire -racconta un suo confratello- parla un tedesco approssimativo (è originario del Tirolo). Nell’ascoltarlo, la gente ride divertita, ma poi, continuando a sorridere, dona l’obolo con gioia”. Sono stati quindi i poveri a costruire una tale magnificenza sonora per Nazareth; essi non l’hanno considerata una spesa superflua. Su di loro fra Stanislao ha contato e non è rimasto deluso! Sabato 8 dicembre 2012 è, dunque, il giorno dell’inaugurazione dei meravigliosi “Tre”. Come detto, la benedizione avverrà nella mattinata, durante la Santa Messa cantata dall’assemblea e dal coro della Basilica. La direzione del coro è affidata al Maestro Haig Vosgueritchian, già da tre anni Maestro di Cappella di Nazareth. Il Maestro Vosgueritchian si è formato all’Istituto Magnificat di Gerusalemme e ha completato con il massimo dei voti gli studi musicali al Conservatorio di Vicenza. Oltre al servizio come maestro di cappella, insegna e svolge una vivace attività concertistica sia in Terra Santa, sia in Italia e negli Stati Uniti. Ad accompagnare il canto liturgico, padre Armando Pierucci. 365


Nel pomeriggio, invece, il Maestro Paolo Oreni (Treviglio - 1979) eseguirà brani appropriati su ognuno dei tre organi. Il Maestro Oreni, formato al Conservatorio Gaetano Donizetti di Bergamo, forte di una vigorosa preparazione accademica, sta spiccando fra gli organisti della sua generazione sia per l’abilità interpretativa, che per la fantasia nell’improvvisare. Fra Armando Pierucci, ofm

Le chiese di Gerusalemme si scambiano gli auguri natalizi Gerusalemme, 26 dicembre 2012 Tradizionale scambio di auguri natalizi in questi giorni fra i capi delle varie confessioni cristiane di Gerusalemme. Gesti che esprimono, nella diversità, anche la bellezza di vivere vicini in un sincero spirito di simpatia e d’apertura. Presso il Convento di S. Salvatore, nella mattina del 27 dicembre, sono stati accolti nella Curia custodiale, la delegazione della Chiesa Greco Ortodossa, e rappresentanti della Chiesa Armena, gli Etiopi, i Copti e i Siriani per il consueto scambio di auguri in occasione delle feste natalizie. Nella gioia di un evento che unisce tutti i cristiani del mondo, gli ospiti sono stati ricevuti nel Divano del Convento dal Custode, fra Pierbattista Pizzaballa, dal Vicario custodiale, fra Artemio Vitores, dal segretario, fra Silvio De La Fuente, insieme a gran parte della comunità dei frati. Presente anche un gruppo di giovani frati, studenti presso lo Studio Teologico Francescano, che ha allietato le visite con alcune melodie. Nella tarda mattinata, sono stati invece i francescani, a recarsi in visita alla comunità melchita di Gerusalemme, per il tradizionale scambio d’auguri. Gli incontri si sono attenuti ad un cerimoniale consolidato, che si ripete con regolarità nelle diverse visite: dapprima il capo della delegazione ospite rivolge il suo saluto 366


al Custode e all’intera comunità dei frati, ringrazia per l’invito ricevuto e porge i propri auguri per il S. Natale, auspicando il meglio per il futuro e sottolineando i vincoli d’amicizia che intercorrono con i Francescani; il Custode, a sua volta, contraccambia. Al di la del cerimoniale, questi incontri sono occasione per scambiarsi opinioni su temi di comune interesse, riguardanti questioni inerenti lo Status Quo o la situazione generale delle comunità cristiane e le posizioni da assumere nei confronti di alcune autorità civili. Vengono dunque serviti liquori e dolci natalizi, mentre le conversazioni tra i presenti assumono un tono più informale, finché la visita volge a conclusione e gli ospiti si separano con un saluto cordiale. Infine, nel tardo pomeriggio del 27 dicembre, vi è stato l’incontro in Custodia per lo scambio d’auguri tradizionale, con il Patriarca Latino di Gerusalemme, S.B. Mons. Fouad Twal, e successivamente con il Nunzio Apostolico, S.E. Giuseppe Lazzarotto, che nel mese scorso ha fatto il suo ingresso ufficiale a Gerusalemme. www.custodia.org

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Indice Acta 2012 Dalla Santa Sede La Santa Sede prosegue la mediazione tra Israele e Palestina

5

Appello alla Preghiera e alla Carità per la Terra Santa

6

Discorso del Santo Padre all’Assemblea della Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali (R.O.A.C.O)

8

Viaggio Apostolico in Libano 14-16 settembre 2012

10

Cerimonia di benvenuto

10

Visita alla Basilica di St Paul a Harissa e firma dell’Esortazione Apostolica post-sinodale

12

Consegna dell’Esortazione Apostolica post-sinodale per il Medio Oriente

16

Incontro Ecumenico

17

Cerimonia Di Congedo

18

Beati gli operatori di pace

20

Assemblea Ordinari Nuovo Appello degli Ordinari di Terra Santa contro il traffico di esseri umani nel Sinai

29

Lettera Pastorale per l’Anno della Fede

31

Pasqua 2013 nelle Chiese di Terra Santa

43

Dalla Curia Custodiale Omelie e interventi del Padre Custode

45

Maria Madre di Dio

45

Messaggio per la Giornata Internazionale di Intercessione per la Pace in Terra Santa

48

369


370

Omelia III Congresso Internazionale Commissari

50

Incontro con i Formatori

53

Emergenza Siria: appello del Custode di Terra Santa

56

Festa di San Giuseppe

57

Pasqua 2012: “Sempre”

59

Domenica in Albis: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”

62

Ingresso Padre Carballo al S. Sepolcro

65

Messa con il Definitorio Generale

66

I cristiani nel mondo arabo un anno dopo la primavera araba

69

Capitolo Zonale per i frati della Giudea

70

Capitolo Zonale dei frati della Galilea

73

Festa della Visitazione

76

Messa per il Papa

78

Festa del Preziosissimo Sangue

81

XXV Anniversario Romitaggio Getsemani

84

Festa di S. Ignazio

87

Vestizioni, Fra Ellie Al-Sayed, Fra Jeries Ghatas, Fra Marco Carrara

89

Professione Temporanea, Fra Marco Maria Baldacci, Fra Clóvis Luis Bettinelli, Fra Domenico Diana, Fra Miguel Eduardo Gitierrez Jimenez, Fra Jairo F. Garcia Lopez, Fra Lukas Lerner, Fra Mark della Croce McPherson

93

Il pluralismo nel futuro del mondo arabo-islamico

96

Transito di San Francesco

109

S. Francesco d’Assisi nell’Anno della fede

112

Il rispetto di ogni culto

118

Gaza: riflessioni

120


Ingresso Nunzio Mons. Giuseppe Lazzarotto al S. Sepolcro

122

Messaggio del Padre Custode per il Santo Natale 2012

123

Sintesi dei Verbali dei Discretori Dal Discretorio del 26 gennaio 2012, Gerusalemme-San Salvatore

125

Dal Discretorio del 22 febbraio 2012, Gerusalemme-San Salvatore

126

Dal Discretorio del 6-7 maggio 2012, Gerusalemme-San Salvatore

128

Dal Discretorio del 2-6 luglio 2012, Gerusalemme-San Salvatore

129

Dal Discretorio del 2 ottobre 2012, Gerusalemme-San Salvatore

223

Dal Discretorio del 13 dicembre 2012, Gerusalemme-San Salvatore

225

Comunicazioni della Segreteria Lettera d’auguri per la nomina di Monsignor Maroun Elias Lahham

226

Volontariato in Custodia di Terra Santa

227

Situazione in Siria

229

Riforma Liturgica per la Settimana Santa al Santo Sepolcro

230

Programma Discretorio di fine anno

232

Decreto celebrazione Messe Basilica di Nazareth

234

Richiesta di preghiera per la pace in Siria

235

Abolizione Legati delle Sante Messe in Custodia

237

Calendario Riunioni Discretori 2012/2013

238

Sintesi verbale del Discretorio di fine anno

239

Istituzione nuove date per le feste di Naim, Tagba e Cafarnao

244

Ordinazione diaconale di Fra Sergio Galdi

245

Agenda del Custode

246 371


Formazione Permanente Esercizi spirituali a Cipro

251

Messaggio finale VII Convegno dei Formatori della Custodia di Terra Santa

252

Ultimo corso Esercizi Spirituali 2011-2012

253

Convegno di Harissa

254

IV Incontro “Under 5 - 10”

256

Sorella Morte † fra Luca (Choukri) El-Osseily ofm

259

† fra Ovidio Dueñas ofm

260

† fra Pasquale (Calogero) Castellana ofm

262

† fra Anthony (Roland) Peloquin ofm

264

† Fra Eugène (Josaphat) Bilodeau ofm

265

† fra Sante Nuccio ofm

266

† Fra António Pereira da Silva ofm

268

† Fra Beda (Seon-Ho) An ofm

269

Cronaca della Custodia

372

La gloria del Signore brilla sopra di te

271

Festa del Battesimo del Signore al fiume Giordano

274

Messa di solidarietà a Knayeh

276

XIII Magnificat Piano Competition “Nikolaus De La Flüe”

278

Gerusalemme: Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani e Preghiera Straordinaria di tutte le Chiese

279

III Congresso Internazionale dei Commissari di Terra Santa

282

Saluto iniziale del Ministro Generale ofm

282


Saluto iniziale del Custode di Terra Santa

288

I Commissari e i loro rapporti con la Custodia, la Provincia e le Diocesi

289

Chiusura III Congresso Internazionale dei Commissari di Terra Santa

301

Nuova edizione della Bibbia in lingua araba: dono prezioso per tutti i Cristiani di Terra Santa

306

Visita della Delegazione Indiana

307

Cattolici e altre comunità cristiane in Terra Santa: pellegrini o abitanti come ebrei e musulmani?

308

La Custodia di Terra Santa lancia il nuovo sito web del Santo Sepolcro

311

La festa di San Giuseppe a Nazareth

312

Nasce: libreriaterrasanta.it

315

La Festa dell’Annunciazione a Nazareth

316

Solenne commemorazione dei Sette Dolori della Beata Vergine Maria

321

Settimana Santa al Santo Sepolcro

322

Commemorazione Ultima Cena e Lavanda dei piedi al Cenacolo

324

La preghiera dell’Ora Santa al Getsemani nella notte dell’arresto di Gesù

326

Via Crucis e Processione Funebre nel Venerdì Santo a Gerusalemme

328

Veglia Pasquale di Sabato Santo al Santo Sepolcro

330

Lo riconobbero nello spezzare il pane

332

Visita in Terra Santa dei membri della Fondazione San Francesco d’Assisi in Russia e Kazakistan

335

Seconda edizione del festival “MOM - Magnificat Open Music”

337

A Nazareth gli esercizi spirituali del Ministro Generale e del Definitorio ofm

338

Ingresso solenne del Ministro Generale nella Basilica del Santo Sepolcro

341

373


La Custodia di Terra Santa lancia il nuovo sito web di Cafarnao

342

La festa di Pentecoste al Santo Cenacolo

344

Le reliquie del beato Giovanni Paolo II donate alla Custodia di Terra Santa

346

Ordinazioni dei Frati Francescani a Gerusalemme fra Fernando Comparán Aguilar, fra Jorge Espinoza Gonzales, fra Antonino Milazzo ordinati presbiteri fra Alan Estrada Morán, fra Gil Abad Noriega, fra Jan Kapistransky Lazovy, fra Karol Miroslav Svarc, fra Sandro Tomasevic, fra Sergey Loktionov ordinandi diaconi

347

Festa di Maria Assunta in cielo

348

La visita del P. Custode in Polonia

349

La “Sinfonia Eucaristica” di P. Pierucci raduna le Chiese di Gerusalemme nel giardino del Getsemani

351

Il Custode di Terra Santa visita i frati francescani dell’India

353

Gerusalemme festeggia San Francesco

354

Tra conoscenza, sapienza e preghiera, l’inaugurazione del nuovo Anno Accademico

356

Pellegrinazione alla città di Gesù

358

Ulivi del Getsemani, pubblicati gli esiti di un’indagine scientifica

359

Esequie del Patriarca Armeno ortodosso

361

Ingresso solenne del Custode a Betlemme

362

Notizie dalla Siria

364

A Nazareth, l’inaugurazione di tre organi Rieger

365

Le chiese di Gerusalemme si scambiano gli auguri natalizi

366

Indice

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