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Prima conoscere, poi informare

Prima conoscere poi riformare

PH. MICHAL MROZEK, UNSPLASH

Andrea Alemanno, principal di Ipsos Strategy3, illustra gli sviluppi del Primo Rapporto di ricerca sul settore del gioco in Italia curato insieme con la Luiss Business School, che verrà approfondito nel 2022 e che può essere un’importante “base” per il riordino nazionale del settore

di Francesca Mancosu

Se le intenzioni e gli auspici di Governo e Agenzia delle dogane e dei monopoli si tramuteranno in atti concreti, il settore del gioco pubblico potrà finalmente contare sul riordino nazionale, atteso almeno dal 2017 – anno al quale risale l’ormai famigerata “Intesa” in Conferenza unificata Stato Regioni – e necessario per superare la dannosa questione territoriale e creare le basi per i bandi per le concessioni. Ma non ci potrà essere un riordino davvero valido senza una conoscenza approfondita del comparto e dei suoi innumerevoli risvolti, dal suo contributo al Prodotto interno lordo – pari all’1 percento – al suo ruolo di presidio contro l’illegalità, senza dimenticare l’importanza della prevenzione di quello “patologico”. Per avere un quadro definito il più possibile di questa industria, perché di industria – con una sua articolata filiera - si tratta, è quindi necessario portare avanti degli studi su di essa, come il primo Rapporto di ricerca sul settore del gioco in Italia curato da Luiss Business School e Ipsos, presentato nelle sue parti preliminari lo scorso luglio, ma che poi si amplierà nel 2022. Come spiega Andrea Alemanno, principal di Ipsos Strategy3, facendo il punto sui risultati fin qui raggiunti e sulle prospettive per l’immediato futuro. Quali sono i risultati principali della ricerca che avete svolto? “La ricerca sul gioco legale e illegale in Italia ha evidenziato diversi risultati che visti nel loro complesso aiutano ad avere un quadro della situazione del mercato e dell’industria del gioco in Italia. La ricerca, in partnership con Luiss Business School, è una prima parte di uno studio ampio, che durerà alcuni anni, mettendo a fuoco vari aspetti del mondo del gioco e delle professionalità coinvolte. Intanto ci tengo a sottolineare alcuni elementi metodologici. La ricerca fa tesoro dell’esperienza nel settore di Ipsos e di Luiss Business School, e per la prima volta affronta il settore del gioco in modo olistico, ponendosi il problema della convivenza nel Paese, e spesso nello stesso giocatore, di un gioco legale e illegale. Per comprendere meglio queste dinamiche abbiamo prima realizzato delle interviste e dei focus groups, condotti con metodo motivazionale- qualitativo da psicologi e sociologi, per comprendere bene gli approcci al gioco, le terminologie, e avere una prima identificazione dello spazio occupato dal gioco illegale. Successivamente sono state realizzate oltre 3.000 interviste a popolazione maggiorenne, per stimare i principali fenomeni e comprendere bene le determinanti dei comportamenti illegali. Il campione è molto ampio e offre quindi la possibilità di analizzare i dati per sesso ed età, livello di istruzione, reddito, condizione professionale e territorio, offrendo uno spaccato dei risultati regione per regione. Questo ha permesso di avere una formidabile base informativa, che si lega con la raccolta di dati ufficiali realizzata da Luiss Business School. Volendo sintetizzare i macro-risultati, possiamo dire che il gioco in Italia è molto diffuso, se consideriamo i numerosi giocatori saltuari: due maggiorenni italiani su tre giocano almeno una volta all’anno, per un totale di oltre 31 milioni di individui. I giocatori sono in prevalenza giocatori fisici; per quanto il gioco online sia un po’ cresciuto durante il periodo di lockdown (come tutti gli acquisti online, del resto), più del 60 percento dei giocatori non gioca online, poco

ANDREA ALEMANNO

più del 30 percento gioca sia online sia offline, e solo un 5 percento gioca prevalentemente online. Si gioca ovviamente per vincere denaro, ma anche per sfida verso la sorte o delle proprie abilità, vere o presunte che siano, e per divertirsi: è un piccolo svago, un piccolo sogno che ci si può permettere con facilità, per sognare un po’. Che presenta delle insidie: 4,4 milioni di giocatori italiani negli ultimi 12 mesi hanno praticato il gioco illegale per canali o modalità di gioco, non necessariamente in modo consapevole”. Uno dei dati più interessanti che emerge dalla vostra ricerca è quello secondo cui la metà dei giocatori illegali non ne è consapevole. Quali sono i motivi e come si potrebbe rimediare per invertire o almeno ridurre questo trend? “Questo effettivamente è un elemento che sorprende e deve far riflettere. Se volessimo vedere il bicchiere mezzo pieno, potremmo dire che questi giocatori ‘illegali’, con un po’ di buona e ferma volontà nell’affrontare il problema, potrebbero essere facilmente ricondotti all’alveo della legalità. Volendolo vedere ‘mezzo vuoto’, è purtroppo troppo facile alimentare il mercato del gioco illegale inconsapevolmente, senza rendersene conto. Il fenomeno dell’illegalità inconsapevole ha diverse dinamiche, assai diverse tra online e offline. Ma ha un comune denominatore: la scarsa consapevolezza di norme e la bassa dimestichezza con gli elementi che consentono di capire velocemente di chi fidarsi. Online si gioca su siti non regolari, esteri, di dubbia provenienza, spesso su segnalazione di conoscenti o di suggerimenti di altri giocatori. Il giocatore ricerca un nome, un ‘brand’ che è stato consigliato, senza porsi il problema della sua legalità, sia perché si fida di chi lo ha consigliato, sia perché non saprebbe cosa fare per verificare il rispetto delle norme: i loghi della legalità sono poco noti. Il giocatore offline si fa personalmente coinvolgere da persone che conosce, del territorio, senza comprendere fino in fondo che quello che sembra un gioco innocente è in realtà illegale e alimenta spesso traffici illeciti. Infatti abbiamo scoperto che molti giocatori illegali sono contrari al gioco illegale! Pensano sia diffuso, e sia un problema, senza capire di farne parte. I limiti imposti alla possibilità delle aziende concessionarie di gioco di sostenere la propria offerta legale, il proprio brand quale elemento di garanzia, non aiutano ad arginare il problema. Spesso ci si dimentica che la pubblicità ha anche un ruolo informativo”. Qual è l’identikit del giocatore tipo, e quale quello del giocatore illegale? “L’identikit del giocatore tipo è assai facile, è molto simile all’italiano medio, con i suoi pregi e i suoi difetti. Del resto, due italiani su tre giocano. Notiamo solo una lieve prevalenza maschile (53 percento dei giocatori sono maschi, mentre gli adulti maschi sono circa il 48 percento della popolazione). Appare invece per certi versi contro-intuitivo l’identikit del giocatore illegale, concentrandoci su quello consapevole di farlo, non quello che gioca illegalmente senza saperlo. Se siamo intuitivamente portati a pensarlo come un soggetto appartato dalla società, deviante, marginale, questa descrizione è vera solo per una piccolissima parte di essi. La maggior parte dei giocatori illegali è pienamente inserito nella società, anzi potremmo dire che sia attivo culturalmente e socialmente. In media è più benestante e istruito dell’italiano tipo. È in prevalenza uomo (71 percento), abbastanza giovane (41 anni di media, verso i 47 anni del giocatore), lavora, ha figli, legge più della media e frequenta eventi culturali assai più dell’italiano tipo. È una persona che ama gli stimoli, e tra questi ama il rischio, giocare per lui è fondamentalmente divertimento. Giocare illegalmente gli procura un brivido in più, che si aggiunge a quello del gioco in sé, anche perché il rischio di essere scoperti è ritenuto basso. Ritiene di poter ambire a vincite più alte, perché si rende conto che il fisco ha una fetta della torta: anche in questo caso vive l’illegalità con leggerezza, come chi non si fa rilasciare la fattura dall’idraulico a fronte di uno sconto. E sottostima i rischi, dalla criminalità all’usura, dal gioco eccessivo ai problemi legali. Una persona quindi bene inserita, che da una parte ama il rischio, e dall’altra lo vede meno. Però il suo livello culturale e socio-economico dovrebbero renderlo permeabile a una informazione rigorosa, basata sui fatti, e a una maggiore enfasi sui rischi dei controlli e le conseguenze legali e sociali legate a comportamenti di gioco illeciti”. Ai primi di luglio avete presentato “i risultati preliminari” dello studio. Come procederà adesso la ricerca? Quali saranno le prossime fasi? “Lo studio prevede un approfondimento sui principali stakeholder dell’industria del gioco legale, dalle società concessionarie ai distributori: bar-tabacchi, ricevitorie… ossia tutti coloro che sono in prima linea nel proporre il gioco legale. Sono comunque ricerche ipotizzate nel 2022, per ora lavoreremo sui dati in nostro possesso, spremendoli un po’ per vedere quali altri fenomeni potrebbero raccontare”. La vostra ricerca offre una fotografia chiara sulla rilevanza nel prevenire i rischi connessi allo sviluppo dei canali illegali ed evidenzia la necessità, sempre più stringente, di una riforma che possa garantire la sicurezza dei consumatori e il futuro degli operatori. In che modo l’Ipsos e studi come questo posso contribuire a elaborare questa riforma? “Ipsos è uno dei principali istituti di ricerca nel mondo, e spesso è chiamato a fornire informazioni ai policy makers ed agli attori di un settore economico, per aiutarli a trovare soluzioni basate sui fatti, non solo sulle teorie. Del resto Ipsos nasce dal motto latino ‘ipso facto’! Il mondo del gioco negli anni è cambiato, e cambierà ancora sulla spinta delle preferenze dei giocatori, della tecnologia e dell’offerta. I fenomeni che abbiamo evidenziato con questo studio consentono di iniziare ad elaborare strategie di riduzione dell’illegalità nel gioco, che dovrebbero idealmente coinvolgere tutti gli attori dell’industria (il regolatore, le concessionarie, la distribuzione) e tutti gli stakeholder interessati: dalle amministrazioni locali alle associazioni di consumatori. L’interesse che abbiamo visto nascere rispetto al nostro lavoro ci fa ben sperare, e sottolinea come l’intuizione di Luiss Business School di affrontare in modo scientifico i mercati regolamentati, e tra questi il gioco, sia lungimirante. E siamo contenti, e fieri, che Ipsos sia parte di questo viaggio”.