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Una moderna cultura del gioco

L’AMMINISTRATORE UNICO DEL SAINT VINCENT RESORT & CASINO, RODOLFO BUAT, FA IL PUNTO SULLE MILLE SFIDE CHE ATTENDONO LA STRUTTURA, TORNATA IN ATTIVITÀ DOPO OTTO MESI CONSECUTIVI DI CHIUSURA E TUTTORA ALLE PRESE CON IL RISPETTO DELLE OBBLIGAZIONI ASSUNTE CON IL CONCORDATO

di Anna Maria Rengo

Estate all’insegna della ripartenza dell’attività e di ritorni eccellenti, al Saint Vincent Resort & Casino. Se a fine giugno la Casa da gioco valdostana, grazie all’ordinanza del governatore Erik Lavevaz che ha anticipato di qualche giorno le disposizioni previste per le zone gialle, ha potuto riprendere l’attività e riaprire finalmente i battenti, l’assemblea dei soci (Regione Valle d’Aosta con oltre il 99 percento delle quote e Comune di Saint Vincent) di metà luglio ha portato alla nomina di un nuovo amministratore unico, al posto dell’uscente Filippo Rolando. E il nome scelto è di quelli già noti per il settore del gioco in generale e per il Casinò di St. Vincent in particolare: quello di Rodolfo Buat, che è stato direttore del personale e organizzazione fino all’aprile del 2016. Un ritorno dunque, in un momento di ripresa operativa dopo otto mesi di lockdown imposto dalla pandemia, e con un mandato “pesante” assegnato, visto che ci sono da onorare gli impegni presi con il concordato pieno omologato dal tribunale. Certamente, il ritorno di Buat, stavolta alla guida della Casa

RODOLFO BUAT da gioco valdostana, ha coinciso con risultati eccellenti, visto che a luglio la Casa da gioco valdostana ha incassato ben il 48 percento in più rispetto allo stesso mese dell’anno passato. Ma se questo fa ben sperare verso un rapido e strutturale ritorno alla normalità, le variabili in gioco sono davvero tante, come pure è pesante il conto che la pandemia ha presentato al settore del gioco. Ma iniziamo la nostra chiacchierata con Rodolfo Buat con una sua prima impressione personale. Con quale stato d’animo è tornato al Casinò di St. Vincent, dopo un’assenza di cinque anni? “Ritorno al Casinò di Saint Vincent con un’età diversa, con diverse esperienze fatte in questi cinque anni e con la speranza di potermi rendere utile per costruire il futuro di un’azienda alla quale ho dedicato una parte importante della mia vita professionale”. Quali cambiamenti nota da allora, ovviamente amplificati dall’emergenza pandemica? “La prima impressione è stata positiva. Ho ritrovato il grande patrimonio che conoscevo e che le necessità della ristrutturazione non hanno certo cancellato”. Il Casinò deve onorare il concordato omologato, un percorso complicato dal duplice lockdown. Come si muoverà al riguardo? “Onorare il concordato vuol dire avere le risorse per mantenere le promesse fatte ai creditori. È la porta del futuro: indietro non si torna. È necessario mantenere una

forte attenzione ai costi e iniziare a costruire nuovi progetti per mantenere o incrementare i ricavi. Questo con un dialogo costante con gli organismi di controllo”. Lei pensa che la pandemia renderà necessaria una nuova riorganizzazione interna e del personale, magari riducendo ulteriormente l’organico? “L’organico è già stato ridotto in modo significativo. Ulteriori interventi devono essere attentamente valutati alla luce degli organici necessari per garantire la produzione. In prospettiva certamente sarà necessario rafforzare le competenze, sviluppare attraverso le nuove generazioni una moderna cultura del gioco, creare una leadership autorevole nelle diverse aree organizzative. Formazione e nuovi ingressi saranno strumenti essenziali. Ma facciamo un passo per volta: adesso dobbiamo ancora convivere con le incertezze dell’emergenza sanitaria”. Al di là dell’obiettivo di far quadrare i conti, quali altri si pone e le sono stati posti dalla proprietà? “La proprietà è interessata a valorizzare, com’è naturale, un asset straordinario per il territorio costituito da una casa da gioco e da un complesso alberghiero. Ho lo stesso obiettivo. L’azienda ha subito una cura dolorosa e sta vivendo una convalescenza difficile. Ma vivere non vuol dire sopravvivere, e quindi quanto prima occorrerà investire per la crescita.”. Una delle caratteristiche del Casinò di St. Vincent è la perdurante sussistenza di più contratti di lavoro. Come si muoverà al riguardo e come imposterà le sue relazioni con le organizzazioni sindacali? “È un tema su cui ho lavorato molto nel passato. Abbiamo iniziato un confronto con il sindacato. Tutti hanno interesse a semplificare l’impianto contrattuale e più di tutti i lavoratori, che lavorano meglio quando le regole sono certe e creano equità. Il contratto unico per i lavoratori della Casa da gioco è un obiettivo necessario.” Negli ultimi anni in Consiglio Valle ci sono state diverse maggioranze politiche, con ricadute anche sul Casinò. Cosa chiede al socio? “L’azienda ha un socio di riferimento, la Regione Autonoma Valle d’Aosta, che è anche un’importante istituzione italiana. Più che chiedere qualcosa, mi sono messo semplicemente a disposizione come un cittadino che ha un’esperienza di azienda”. Come giudica il panorama attuale dei casinò italiani, anche alla luce della ormai possibile riapertura di quello di Campione d’Italia? “È prematuro fare un’analisi mercato. Troppo breve ancora la ripresa delle attività. In ogni caso non credo che la riapertura di Campione sia un problema. I casinò italiani sono sempre stati quattro”. A suo modo di vedere, il gioco online è un business sul quale il Casinò di St. Vincent dovrà puntare? “Il gioco on line può essere l’occasione per una diversificazione dell’offerta, ma da realizzare insieme a partner specializzati. La soglia di ingresso tecnologica è molto elevata per quel che ricordo”. Quanto è importante il casinò e la sua parte alberghiera per lo sviluppo turistico dell’intera Valle? “Il Casino de la Vallée e il Grand Hotel Billia sono due realtà che hanno bisogno una dell’altra. Tuttavia rappresentano due modelli di business molto diversi e al di là dei legami importanti hanno mercati di riferimento distinti. La Valle d’Aosta è una Regione con grandi opportunità turistiche, legate in gran parte allo straordinario patrimonio naturale. Certo, casa da gioco e albergo sono parte di un’offerta integrata di servizi da proporre ai turisti che visitano la Regione. A volte però dimentichiamo che casinò e albergo sono inseriti nella splendida cittadina di Saint Vincent che mantiene un fascino senza tempo e che mette a disposizione le Terme e una rete di accoglienza”.

LA POLITICA VALDOSTANA ALLA PROVA CORTE DEI CONTI

Se il Casinò cammina sulle sue gambe, finalmente sciolte dal laccio del lockdown, la proprietà, vale a dire la Regione Valle d’Aosta, è alle prese con le pesanti conseguenze, e sotto molteplici punti di vista, derivanti dalla sentenza, immediatamente esecutiva e che commentiamo dal punto di vista giuridico nelle pagine successive, con la quale la terza sezione giurisdizionale centrale d’appello della Corte dei conti ha condannato a un maxi risarcimento di 16 milioni di euro 18 tra consiglieri ed ex consiglieri regionali della Valle d’Aosta per il finanziamento di 140 milioni di euro erogati al Casinò di Saint-Vincent tra il 2012 e il 2015. Tra i condannati, 6 (Augusto Rollandin, Pierluigi Marquis, Renzo Testolin, Mauro Baccega, Aurelio Marguerettaz e Claudio Restano) sono tuttora consiglieri, e rischiano di dover lasciare l’incarico se non verseranno quanto chiesto nella sentenza (2,4 milioni di euro ciascuno Rollandin e Baccega, 586.666 euro gli altri) alla Regione Valle d’Aosta, che è parte lesa, con tutte le difficoltà del caso, anche nel rapportarsi con le rispettive assicurazioni. Ma al di là dei loro non semplici casi personali (e comunque sarà il Consiglio Valle a esprimersi sulla loro decadenza, se non pagheranno il dovuto), la politica valdostana si interroga anche su quali saranno le conseguenze appunto “politiche” di una sentenza che, secondo alcuni, va a intervenire sulle scelte decisionali e le priorità di un organo rappresentativo ed eletto come il Consiglio Valle. Da più parti, governatore Erik Lavevaz in primis, si sollecita dunque la convocazione di un consiglio regionale straordinario che possa servire a prendere una posizione in merito, pur con i distinguo del Progetto civico progressista, che pur ritenendo necessario un approfondimento, non ritiene che sia l’assise regionale lo strumento adeguato. Questa la prima sfida, e il primo terreno di battaglia, che attende il Consiglio Valle subito dopo la pausa estiva.

ERIK LAVEVAZ