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Escherichia coli, ESBL 21 30.1 26

Fig. 1) L’impatto dell’antibiotico-resistenza nel 2050. Fonte: Bassetti 2017. (7)

I batteri più frequentemente responsabili di tali infezioni sono i Gram-negativi, tra cui i non fermentanti resistenti ai carbapenemi come Pseudomonas aeruginosa, che nei paesi del Sud Europa raggiunge tassi di resistenza del 50%, e Acinetobacter spp in cui è sempre più diffusa la resistenza a colistina; le Enterobacteriaceae come Klebsiella pneumoniae e Escherichia coli produttrici di beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL) o resistenti ai carbapenemi (CRE); i Gram-positivi quali Staphylococcus aureus meticillinoresistente (MRSA) e gli Enterococchi resistenti alla vancomicina (VRE).(7-8) (Figura 2)

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I tassi di resistenza raggiungono percentuali vertiginose in Italia, dove l’età media della popolazione è superiore agli altri Stati europei e l’impiego di antibiotici è meno severamente regolamentato. Nel 2015 circa un terzo delle morti per infezioni da germi resistenti in Europa è avvenuto nel nostro Paese; attualmente si calcola una media di 10.780 morti per AMR ogni anno in Italia.(4-5)

Negli ultimi anni, l’elaborazione del Piano Nazionale di Contrasto dell’AntimicrobicoResistenza 2017-2020 (PNCAR)(9) e la conseguente implementazione di misure restrittive sulla prescrizione degli antibiotici e di programmi di infection control hanno mostrato una modesta efficacia sulla prevalenza dei Gram-negativi resistenti, mentre ben più limitato è risultato l’effetto sulla diffusione di VRE e MRSA. (Tabella 1)

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