New Entry Magazine - Edizione di Brescia del 06 Febbraio 2023

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Anno 29N°02 del 06/02/2023www.newentrymagazine.itredazione@newentrymagazine.itPer la tua pubblicità: 347.73.52.863 Gianluca Boffetti New Entry il Giornale della Gente New Entry Magazine BRESCIA - MANTOVA - CREMONA Fondato nel 1994 Sfoglia l’edizione digitale www.newentrymagazine.it IN BREVE.. pag. 4 - L’ultimo regalo pag. 10 - L’ho rivisto... pag. 12 - Torta Margherita pag. 28 - Miss New Entry 2023 pag. 38 - Speciale Calvisano pag. 54 - Franco Baresi Nei nostri ambulatori potrai trovare professionisti altamente qualificati e specializzati nei seguenti settori: Per informazioni e prenotazioni: Tel. 030 7283923 - info@medicalisocenter.it - VISITE SPECIALISTICHE - Oculistica - Ortottica - Senologia - Ginecologia e Ostetricia - Oncologia mammaria - Ortopedia - Otorinolaringoiatria - Ortopedia - Urologia/Andrologia - Cardiologia - Nefrologia - Nutrizionista - Fisioterapia - Dermatologia - Psicologia - Medicina estetica - Infiltrazioni - ESAMI STRUMENTALI - Ecografia apparato urinario - Ecografia addome completo - Ecografia cute e tessuto sottocutaneo - Ecografia muscoloscheletrica - Ecografia parti molli - Ecografia scrotale - Ecografia prostatica transrettale - Ecografia ginecologica transvaginale - Ecografia mammaria - Ecocolordoppler cardiaco - Elettrocardiogramma - Campo visivo computerizzato per rinnovo patente - Ozonoterapia - ESAMI DI LABORATORIO - Pap test - Tamponi vaginali ISORELLA (BS) - Via Berardo Maggi, 1

il Giornale della Gente

Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita

Anno 28 - N°02 del 06/02/2023

Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000

Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti

Direttore Onorario: Michele Cortinovis

Redazione: Stefano G. - Giorgio M.

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INSEGUIRE I SOGNI?

“Insegui ciò che ami, o finirai per amare ciò che trovi”

Leggo questa citazione di Collodi. Non so se l’abbia veramente scritta lui in Pinocchio, ed è comunque estrapolata dal contesto, ma merita qualche riflessione. Collodi a parte, mi capita spesso di sentire quel concetto espresso con una nota di riprovazione. Come se fosse un po’ vile, un ripiego, espressione di chi non ha avuto coraggio. Inseguire ciò che si ama va benissimo, ci mancherebbe. Può essere facile, a volte molto difficile. Ma anche amare ciò che invece la vita ci fa incontrare può non essere cosa da poco. Siamo impregnati di spirito eroico: conquistare vette, materiali o spirituali, inseguire sogni per realizzare il nostro più profondo essere, esprimere i nostri talenti.Siamo invece un po’ meno educati a dare senso alle sconfitte, a raccogliere i cocci degli errori per costruire, a stare nei limiti che non si possono superare, ad amare l’intermedio e a coglierne le ricchezze discrete e poco visibili. Oscilliamo tra vette e abissi, e trattiamo male il semplice quotidiano. Inseguiamo i nostri sogni, ma impariamo anche ad amare ciò che troviamo: saremo più felici.

Siamo una organizzazione di volontariato con l’unica finalità di condividere insieme la pazzia per questo sport legando tutte le società che ne condividono i sani principi PASSIONE SPORT AMICIZIA LEALTÀ RISPETTO abbattendo barriere di distanza e aiutando ogni società ad amplificare eventi, iniziative e anche perché no, problematiche qualora vi fossero perché il rugby è proprio questo: sostegno al proprio compagno altrimenti non si raggiungono mete.

Ogni meta raggiunta non deve essere un traguardo ... ma un punto di partenza !

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Ad ascoltarlo, l’umore cambia più o meno sottilmente diverse volte nell’arco di ventiquattr’ore. Sfumature o colori marcati attraversano le ore della giornata, si intrecciano, fluiscono. Li lascio fare. Ovviamente con quelli buoni si sta bene. Ho capito, invece, che il modo migliore -e anche più veloce- per superare gli umori grigi è lasciare che stiano con me, accettare la loro presenza come compagni che mi camminano a fianco, finché non se ne vanno. Perché spesso, impercettibilmente come sono venuti, impercettibilmente se ne vanno.Il sottobosco degli umori è ricco e variegato. A volte è appena percettibile, e ci vogliono silenzio e calma per comprendere di quali forme è fatto in quel

momento. Spesso ho l’impressione che quegli stati d’animo abbiano solo bisogno di essere riconosciuti e accettati, come qualunque essere umano vorrebbe per se stesso, e una volta che sono stati accolti, se ne vanno tranquilli, messaggeri che hanno compiuto il loro compito e che possono tornare alla loro vita.Altrimenti, come individui non amati, si ostinano a reiterare il loro messaggio, non se ne vanno, chiedono attenzione, puntano i piedi. Rimangono lì, cocciuti, arrabbiati.Meglio amarli, se possibile. O perlomeno accoglierli riconoscendo la loro dignità d’esistenza.Tutto scorre.

sguardiepercorsi

ORIZZONTI

Viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma non tutti abbiamo il medesimo orizzonte.

Konrad Adenauer

Qualche giorno fa ho riletto un post e ho pensato a queste parole…Sotto il cielo della malattia, gli orizzonti individuali sono davvero molto diversi. La condivisione di questa signora testimonia un modo possibile di percorrere una strada difficile, apre un orizzonte che allevia un po’ l’angoscia. Certo, non è possibile sapere quale potrà essere la nostra reazione a un duro colpo della vita e non penso solo alle malattie, ma ai tanti eventi dolorosi e pesanti che nell’arco di una vita prima o poi incontriamo.

Saremo forti abbastanza per reggere all’urto?

Sapremo affrontarli senza venirne distrutti?

Le esperienze vissute, le riflessioni fatte, ciò che

PENSIERI E PAROLE

avremo maturato, le risorse che avremo coltivato, ci sosterranno? Non possiamo saperlo in astratto, lo scopriamo vivendo, calati nelle situazioni concrete.

Possiamo costruire la nostra casa su basi solide e con materiali di buona qualità, possiamo coltivare il nostro giardino: credo sia molto.

Penso alle tante storie che ho ascoltato, a quante durissime prove la vita può farti incontrare, e non vedo altra via che aggiungere vita ai giorni, come diceva la Levi Montalcini.

Così, ora depongo per un po’ le storie altrui, e mi fermo. Sono in vacanza: coltiverò il mio giardino con calma. Ho libri che mi aspettano, luoghi da visitare, amici con cui stare.

Rallento, e ci vuole tempo anche per questo. Ma ora ce l’ho, e lo accolgo con gratitudine. sguardiepercorsi

DEGLI UMORI PENSIERI E PAROLE
IL SOTTOBOSCO
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Ormai ci conoscevamo da 4 anni, sapevamo di noi due quel che era necessario e niente altro; tu mi leggevi dentro ed io pure ma ti vedevo anche fuori, una fatina del nord e come ogni fata di quei grandi boschi apparivi timida, le tue emozioni si esaltavano nel tuo rossore sulle gote, nel tuo stupore espresso dai grandi occhi verdi. Aspettai tutto il tempo che volevi per sentire battere il tuo cuore. Con quelle camicette e jeans intonati a richiamo sulle cuciture rosse o azzurre, mai nulla lasciato al caso, dagli orecchini in tinta con la borsetta a tracolla e i capelli biondi, sciolti o raccolti che ti cadevano sulla schiena. Bianca come una nevicata, ti dicevo che non vedevo il giorno in cui mi saresti “fioccata” addosso ma io mi divertivo a confonderti con parole che non conoscevi, nonostante il tuo italiano cristallino. Ma ora sapevamo entrambi che le nostre strade si stavano dividendo; mi spiaceva certo, e a te anche ma volevamo lasciarci senza pensare e incorniciando tutto ciò che di bello, davvero bello, c’era stato fra noi... Ci saremmo visti per una volta ancora il giorno seguente e sapevamo che saremmo volati lontano in direzioni opposte, allora ti chiesi di venire tu da me e di apparire in modo completamente diverso da come ti avevo conosciuta. Ma cosa intendi dicesti, cosa dovrei fare?

Devi sorprendermi, devi prendere il treno, venire a casa mia, non suonare il campanello, aprire la porta, attraversare il corridoio

SABATO

SPIEDO

senza dire una parola ed entrare in camera mia. Io sarò solo, sdraiato sul mio letto con la porta aperta; non devi semplicemente entrare, devi stupirmi, sorprendermi, in tutti i sensi; è il nostro ultimo incontro e vorrei un addio memorabile per noi. Se è vero che provieni da una città dove nascono le fiabe, allora dimostramelo, non so come, sei tu la fata...

Mi guardavi perplessa ma il giorno dopo, verso le tre, sentiì il rumore metallico del cancellino, io stavo sul letto appoggiato al cuscino, indossavo anche un giaccone perché faceva davvero freddo; sentii la porta di casa aprirsi delicatamente, i tuoi passi lungo il corridoio e poi ti sei affacciata alla mia stanza e sei entrata.

Un giubbetto bianco leggero, i capelli sciolti tra il biondo e il rosso, poi, senza una parola hai tolto il giacchetto e sei apparsa in un abitino leggerissimo, color carta da zucchero, la tua inseparabile borsetta, le scarpette nere, eri alta come il soffitto, non sembravi nemmeno umana tanto eri bella... Avevi travolto qualsiasi mia aspettativa e in quel preciso istante, ancor prima di riconnettermi alla realtà, capii che eri davvero una fata. L’avevo intuito, percepito nel tempo ma ora lo vedevo di fronte ai miei occhi; eri una fata dei grandi boschi azzurri.

Enrico Savoldi

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Perché spendere così tanti soldi e tempo per tuo figlio per allenarsi a tennis, karate, nuoto, pallavolo, calcio, basket o qualsiasi altro sport????

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aspettava, ma sa che deve lavorare di più.

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TU NEVE

Dopo anni, eccoti. Finalmente sei tornata da noi. Lentamente e silenziosamente.

Sei arrivata dal nulla, come una sorpresa. Nessuno ti aspettava, eppure sei qui; con la stessa delicatezza di sempre.

E io, come una bambina, ti ammiro dalla finestra.

Ti guardo cadere dal cielo, venir trasportata dal vento e, infine, stenderti per terra e riposare.

Sei bellissima, coperta dal tuo abito bianco.

Con la tua freddezza che scioglie il cuore.

Sai togliere il fiato, cara neve.

Mi rendi felice in un modo che nemmeno conosco.

Sei per me quell’ancora di salvezza che mi convince a crederci.

Pazzesco per qualcosa di così minuscolo, ma allo stesso tempo così speciale.

Ti ho amato e ti ho aspettato;

Ti amo e ti aspetto.

Fuori dalla finestra c’è quel mondo così vicino che però sembra appartenere alle fiabe.

E io sono quella bambina euforica nel vederti sul prato.

Sei piena di ricordi che porti all’improvviso. Ricordi che non mi ricordavo di avere.

Quei ricordi felici di una vita che se n’è andata. Quelle risate con mio fratello mentre scendevamo con lo slittino e QUEL

sorriso stampato sul volto lontano di mia nonna.

Io, bianca come la neve, che ti aspetto.

Mi calmi con un gesto e mi fai dimenticare dei problemi della vita.

Sei malinconia e felicità, egoismo e altruismo allo stesso tempo. Eppure, fai parte di me.

Ne farai parte per sempre, male o bene che tu mi faccia.

Io ti aspetterò per sempre, come da bambina.

Io ti aspetterò per sempre per dare vita alla me bambina.

Valeggi Eleonora

Al di là delle fedi e delle ideologie, alcuni di noi vorrebbero occupare uno spazio esagerato, immenso; possedere in modo irragionevole, anche a costo di schiacciare gli altri. Altri, invece, sono quasi timorosi di uscire dalla loro mattonella, preoccupati oltremodo di evadere e sconfinare nello spazio altrui. Sono due modi opposti di vedere le cose, uno allargato e coraggioso, l’altro timido e rinunciatario o, forse, al contrario, uno egoista e invadente, l’altro composto e rispettoso.

GOCCE DI MEMORIA

NOI CHE... da piccoli ci sentivamo

dire: “se cadi e ti fai male...

ti do anche il resto!”

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Enrico CERTI ED ALTRI DI NOI PENSIERI E PAROLE
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Seduta comodamente sul divano, immersa nella lettura di un giallo -rara lettura di totale disimpegno- mi godo la quiete di questa domenica. Assaporo il benessere del corpo dopo quei riti da centro termale casalingo: doccia, scrub, shampoo, creme, profumo… Cose semplici, eppure inaccessibili a molta umanità. È più facile essere sereni e grati, avere pensieri sulla vita, quando hai addosso vestiti puliti, quando abiti una casa confortevole, un corpo in salute, lavato e profumato. Non sono cose scontate, neanche un po’. Non è la normalità, è già una ricchezza. Nella quiete di oggi si accomodano tanti pensieri, tanta vita presente con tutte le sue sfumature, con tutti i colori. La mia casa interiore è affollata, carica di emozioni, e tutte stanno al loro posto, così diverse e contrastanti. Oggi, qui sul divano, nel silenzio, nel tempo lento, tutta questa vita quasi trabocca. Mi torna in mente un’immagine: il giorno del trasloco dalla mia casetta di 50 mq, c’erano in cortile tutti gli scatoloni che i traslocatori avevano portato giù. Guardavo tutta quella roba e mi chiedevo come poteva esserci stata in quei cinquanta metri quadri. Ecco, oggi un po’ così. Ma quanti ricordi, stati d’animo, pensieri,

emozioni stanno qui stamattina?

Quanta vita? Ovviamente c’è sempre, ma nel quotidiano indaffarato e veloce rimane in sordina, sullo sfondo, nascosta da veli che solo a tratti fanno intravvedere qualche contorno sfocato. Oggi, invece, il silenzio e la quiete hanno alzato i veli, hanno permesso a quella vita di mostrarsi in primo piano. Qui c’è tutto: gioie e dolori, preoccupazioni e serenità. Stanno insieme, contemporaneamente. Ogni sfumatura accanto all’altra, senza mischiarsi, senza confondersi. Ognuna nella sua essenza, col suo peso. Forse, un segno dell’età è che alla domanda: “Come stai?” la risposta non viene quasi mai netta. Bene, male… Mah! Suonerebbe un po’ strano rispondere: “sto nella complessità”, eppure sarebbe la risposta più vera.

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È la forma femminile di Milan o Milen, un nome slavo basato sulla radice mil (“caro”, “grazioso”, “amabile”, “clemente”), utilizzato sia indipendentemente, sia come ipocoristico di altri nomi contenenti tale termine, come Miloslav e Milorad. In alcuni casi, il nome può anche essere scambiato per una sincope di Maria ed Elena, o di Maria e Maddalena. Il nome si diffuse al di fuori dei paesi slavofoni nel XIX secolo, allorché Nicola I, re del Montenegro, sposò la tredicenne Milena Vukotic: l’arrivo del nome in Italia, nel XX secolo, è sempre dovuto alla stessa figura: la figlia di Milena e Nicola, Elena, sposò infatti Vittorio Emanuele III, futuro re d’Italia, e il nome di sua madre si diffuse nella penisola come forma di omaggio alla casa Savoia. È importante notare che, nelle varie lingue slave, il nome è pronunciato in maniere diverse: mentre ad esempio in bulgaro si ha una pronuncia piana (“Miléna”), in serbo è invece sdrucciola (“Mìlena”); Milena del Montenegro proveniva da una regione serbofona tuttavia, probabilmente a causa della diffusione del suo nome attraverso la carta stampata, in italiano prese piede la forma piana. Più presente nel nord d’Italia e nel Centro, in particolare in Toscana. Il nome è adespota, cioè non ha santa patrona; l’onomastico ricade quindi il 1º novembre, festa di

Ognissanti. Tra i personaggi che portano questo nome: Milena Agus, scrittrice italiana; Milena Canonero, costumista italiana; Milena Cantù, cantante e compositrice italiana; Milena Gabanelli, giornalista italiana; Milena Jesenská, giornalista, scrittrice e traduttrice ceca; Milena Mancini, attrice italiana; Milena Manni, cantante italiana; Milena Markivna Kunis, attrice ucraina naturalizzata statunitense; Milena Miconi, attrice, modella e soubrette italiana; Milena Milani, scrittrice e giornalista italiana; Milena Pavlovic, attrice serba; Milena Radecka, pallavolista polacca; Milena Rašic, pallavolista serba; Milena Rosner, pallavolista polacca; Milena Roucka, wrestler e modella canadese; Milena Usenik, atleta e pittrice slovena; Milena Vukotic, attrice cinematografica e teatrale italiana...

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Milena Vukotic - la Pina di Fantozzi
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L’HO RIVISTO

Mia mamma molto tempo fa, mi aveva raccontato della grande emozione che aveva provato quando aveva assistito alla riesumazione del corpo di sua nonna, straordinariamente conservata nonostante fosse al Cimitero da molti anni: - quando hanno tolto il coperchio era perfettamente integra, ho avuto cinque minuti per rivederla  e ricordarla nuovamente, dopodiché il viso è diventato polvere -, così mia madre mi aveva raccontato il fatto che tanto l’aveva colpita ed emozionata. Quando abbiamo ricevuto l’avviso dal comune che mio nonno Oddone sarebbe stato riesumato il 29 dicembre (lo stesso giorno in cui 55 anni prima era stato sistemato in un colombaro, i cosiddetti “forni”, per intenderci), noi familiari siamo rimasti un po’ tutti toccati dentro; io, mio fratello, mia sorella, mia cugina Battistina e mia mamma volevano esserci. C’è voluto molto per dissuadere mia madre (sulla sedia a rotelle ed inoltre quel giorno afflitta da una tremenda influenza) dal partecipare a quel “evento” così particolare.

Nonostante avessi solo quattro anni e mezzo quando nonno Oddone passò a miglior vita, ricordo perfettamente quella mattina del 27 dicembre 1967;  mia zia Orsolina venne a prendermi nel mio lettino a sponde alte: - dov’è mia mamma?

- Mamma e papà stanno parlando con il medico, stanotte è accaduto un fatto straordinario: nonno Oddone è morto - me lo disse con una gioia, un sorriso, un’enfasi tale che io pensavo gli fosse accaduta la cosa più bella del mondo. Mi prese in braccio e attraversato il corridoio siamo entrati nella camera del nonno: era steso sul letto, ancora in pigiama, il viso bianchissimo, sul comodino c’erano 2 enormi flaconi di vetro pieni di sangue (il medico nel tentativo di alleggerirgli il cuore, gli aveva praticato un salasso), la sera prima a cena, il nonno aveva esagerato col cibo, nonna Elena

più volte l’aveva rimproverato: - Oddone, non ingozzarti, non sei abituato a mangiare così tanto, morirai di indigestione !! - Almeno crepe con la panso’ pieno’, - la morte l’aveva preso in parola. Il sangue sul comodino mi aveva enormemente impressionato, cominciai a chiamare il nonno sempre più forte, finché mia zia mi spiegò che stava dormendo il sonno eterno e non si sarebbe mai più svegliato. Lì  cominciai a piangere a dirotto, sceso dalle braccia di mia zia, andai giù per le scale raggiungendo la cucina, il medico era già andato via ed io urlai ai miei genitori che il nonno non mi rispondeva più, ero incalmabile... Mia zia Orsolina che era dietro di me, spiegò che aveva cercato di avvisarmi della scomparsa del nonno, sorridendo, per non spaventarmi ma quando ho compreso che non mi avrebbe più risposto, sono andato nel panico. Mia mamma si sedette e mi prese sulle sue ginocchia: - Giordano, devi pensare che nonno Oddone adesso è in un posto molto bello e lui è felice - Mi aveva detto che stamattina avremmo portato il mais alle galline con la mia carriola ! -

Mio nonno e mio papà per Natale mi avevano regalato una piccola bellissima carriola di legno costruita interamente da loro, aveva le stanghe dipinte di rosso, le maniglie intagliate e quando due giorni prima mi era stata donata ero andato fuori di testa dalla gioia. Finalmente mia mamma

PENSIERI E PAROLE 10

riuscì a calmarmi. Il giorno del funerale, prima che chiudessero la bara, qualcuno mi sollevò da terra per salutare il nonno l’ultima volta, e mi rimase fissa in mente la sua immagine. A distanza di 55 anni esatti (proprio lo stesso giorno in cui chiusero la bara), abbiamo assistito, io e i miei familiari, alla sua riesumazione; quando hanno tolto il coperchio e l’ho rivisto così ben conservato, con il suo doppiopetto scuro, mi è tornata in mente la scena di quand’ero bambino, del mio ultimo saluto, e lì i brividi mi sono corsi lungo la schiena; poi due addetti cimiteriali hanno preso il corpo, uno per le spalle e l’altro per le gambe, lo hanno sollevato dalla bara per riporlo in una cassa di cartone, e lì la testa di mio nonno si è staccata cadendo a terra. Quell’immagine è stata per me (e credo anche per gli altri parenti) una pugnalata al cuore, naturalmente è stata subito

recuperata e sistemata col resto del corpo. Nonostante tutto sia stato fatto col dovuto garbo, il cranio di mio nonno con i suoi capelli bianchi che rotolava a terra, non riesco più a togliermelo dalla mente. Essendo ancora ben conservato, la cassa di cartone con dentro il corpo di nonno Oddone, è stata seppellita. Adesso c’è una Croce di legno che indica dove sta “riposando”. Praticamente, è stato come assistere al suo secondo funerale; un’esperienza questa della riesumazione, molto forte che, con il senno di poi, non avrei voluto vivere. Sono sempre stato contrario alla cremazione, ma dopo quanto ho visto, ho già dato disposizione di fare un bel falò del mio corpo, non  voglio che un domani uno dei miei cari veda la mia testa rotolare per terra (già in vita, non è che l’abbia tenuta tanto sulle spalle).

Giordano

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TORTA MARGHERITA SOFFICE

Ingredienti per 4 persone

150 gr di farina

150 gr di fecola di patate

5 uova

180 gr di zucchero

90 gr di burro

130 ml di latte

16 gr di lievito per dolci

1 scorza di limone

1 pizzico di sale

zucchero a velo qb

• Preparazione ricetta

Separate i tuorli dagli albumi e tenete questi ultimi da parte. Montate i tuorli con lo zucchero. E’ molto importante lavorare le uova con una frusta (a mano o elettrica) per diversi minuti perchè più il composto incamera aria, maggiore sarà la morbidezza della torta. Utilizzate uova a temperatura ambiente. Dopo che la montata di uova avrà assunto un aspetto chiaro e spumoso, aggiungete il burro a temperatura ambiente ammorbidito a pezzetti e amalgamatelo per bene. Terminata questa operazione, setacciate la farina, la fecola e il lievito e aggiungeteli poco alla volta al composto.

Per aiutarvi nell’impasto, aggiungete anche il latte. Qualora il composto dovesse risultare ancora secco aggiungete, poco alla volta, altro latte.

Grattugiate la buccia di mezzo limone e aggiungetela all’impasto. Montate gli albumi tenuti da parte in precedenza a neve ferma.

Prendete gli albumi montati e uniteli al composto. Eseguite questa operazione con delicatezza, aggiungendoli poco alla volta e mescolando con una paletta di silicone dal basso verso l’alto per non far smontare l’impasto. Imburrate e infarinate una teglia da forno da 22 cm di diametro e versateci dentro il composto.

Livellate, non sbattendo, e cuocete in forno statico a 150 °C per circa 70 minuti. In realtà la torta potrebbe essere cotta anche 180 °C per 50 minuti, ma è preferibile scegliere una temperatura più bassa per favorire una lievitazione migliore. Prima di sfornarla, effettuate la prova dello stuzzicadenti, infilandolo nel centro della torta dovrà uscire asciutto e pulito. Una volta cotta spolverate la torta margherita con zucchero a velo a piacere.

GUSTO A TAVOLA
Sandra
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#testa #cuore #passione #coraggio ELEZIONI REGIONALI DEL 12-13 febbraio 2023
CERUTI IN REGIONE LOMBARDIA Committente responsabile Ferrari Simone TRACCIA UNA X SUL SIMBOLO “LEGA” E SCRIVI CERUTI ............................................................. ............................................................. CERUTI
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FRANCESCA
Messaggio politico elettorale

George Willig scalò l’esterno della Torre Sud del World Trade Center nel 1977.

Arrivato in cima, in un tempo di 3 ore e mezza, fu arrestato dopo aver firmato diversi autografi e fu multato di 1,10$ dalla città, un centesimo per ogni piano che superò

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Brrrrr mamma mia, che freddo stamattina. Accendo subito il camino ma sento urlare la Merla ed il suo piccino “Ci eravamo nascosti nella cappa del camino per difenderci dal freddo che ha portato la Cara San Martina”. Ma adesso siete tutti neri di fuliggine. Lo fate un bagno caldo con qualche goccia di candeggina?

Per carità, neri vogliam restare portare alta la bandiera, della nostra diversità. Quando il freddo non ci farà più patire e fuori potremo uscire oer noi sarà un vanto mostrare a tutti il nostro scuro manto.

Giordano

IL PREZZO DELLA VITA

Mi hanno sempre impressionato questi giovani motociclisti che con una velocità da capogiri e con assordante rumore sfrecciano sulle strade attirando l’attenzione e forse sentendosi padroni dell’universo. Suscitano una tale tristezza e malinconia, è possibile considerare così poco la vita a essere pronti di buttarla come carta straccia, o di essere irresponsabili a tal punto di perdere addirittura il senso di autodifesa. O peggio ancora, di non riuscire più a distinguere il male virtuale da questo reale e di pensare che la morte fa parte del gioco?

Assurdo, insensato, quasi irreale.

Mi sembra di sentire insieme ai rumori dei veicoli il fracasso di crani spaccarti. Prego e spero che non succeda niente di male e che un giorno possano capire, esistono altri modi per affermare di essere coraggiosi e che rischiare la vita senza motivo non ha alcun senso, né per gli altri, né per se stessi. Dove siete diretti con queste assordanti, infuocate motociclette? E Lei ad aspettare, è bene che lo sappiate. L’unica certezza da quando siamo nati.

Ragazzi, la vita non è un foglio strappato da un libro appena cominciato, né manciata di polvere sparpagliata né fruscio di nero vento tra spogli rami. E’ qualcosa oltre le cose, ovunque, qui e altrove. Cosa vi dà questo ingannevole istante, un volo nel vuoto? E’ noto, la tentazione miete vittime anche tra le persone mature, famose, povere o facoltose, false emozioni, avvelenate sensazioni di volare, mentre è un semplice strisciare. Fermatevi, frenate questa corsa folle, prima che sia finita chiedendovi in cambio il sangue della giovane vita.

ED È POESIA 30 Gennaio (San Martina)
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CAPPELLI - INVERNO 2023

Il cappello è un accessorio di tendenza molto amato dalle donne soprattutto in inverno che oltre a tenere caldo personalizza il proprio look abbinandolo al capospalla oppure agli altri accessori!! Quest’anno abbiamo tantissimi modelli sia casual che eleganti, in svariati colori e intrecci di cui tra i più acclamati spiccano, oltre alle tinte pacate e classiche che vanno dal bianco al panna al beige e tutte le tonalità chiare e pastello, anche i colori vivaci come il rosso, il fucsia, il viola, il verde il giallo ed alcune tonalità di azzurro e celeste ma non manca l’intramontabile nero colore; ecco alcuni esempi da cui prendere spunto:

-Bucket hat o cappello da pescatore impermeabile o in tessuto o feltro;

-Beanie o berretto in lana e velluto.

-Basco stile parigino.

-Cloche in feltro.

-Cappelli con visiera classici e sportivi.

-Cappelli modello Borsalino.

-Colbacco.

-Balaclava o passamontagna

Con tutta questa scelta possiamo sbizzarrirci creando ogni giorno un look diverso in base all’occasione ed al nostro stato d’animo!!

Sono Andrea Benuzzi, wellness coach...

Lavoro con persone che desiderano raggiungere il loro massimo potenziale sia dal punto di vista mentale, fisico, emotivo in modo economico. La complessità della vita quotidiana mi trova spesso ad aiutare clienti a superare problemi causati dallo stress. Saprò darti consigli e suggerimenti per aiutarti a condurre uno stile di vita sano e attivo grazie anche ai prodotti nutrizionali di HERBALIFE: pratici, veloci, nutrienti!

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AND STYLE
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FASHION
BY ROMINA SIRANI
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Un tizio molto grasso si reca dal dottore perché vuole assolutamente dimagrire. Il dottore riconosce che c’è bisogno di una dieta molto rigida e dice al paziente: “La dieta che le consiglio è drastica ma ottiene sempre il suo risultato. Bisogna non mangiare nulla. Per sostenersi dovrà usare solo delle supposte. Invece che carne o latte una supposta di proteine. Invece che la pasta una supposta di carboidrati. Invece della frutta una supposta di zuccheri e vitamine”. Il paziente non può che accettare. Un mese dopo ritorna dal medico e in effetti è molto dimagrito. Finita la visita il paziente esce sculettando e il dottore: “Beh, che fa? Sculetta?”. “No, no! Sto solo masticando una caramella!”.

Un signore entra in un negozio di abbigliamento sportivo: “Sto cercando tute mimetiche; ne avete?”. “Sì, sì... a trovarle!

Un bimbo non dice una parola fino ai tre anni. Il giorno del suo compleanno il bambino strilla: “NONNO!”. Tutta la famiglia comincia a strillare di gioia, festeggia, canti, balli... Il giorno dopo muore il nonno. La famiglia cade nello sconforto però il bimbo ha parlato, in fondo il nonno era vecchio... Passa un anno esatto e il giorno del 4° compleanno il bimbo strilla: “ZIO!”. Tutta la famiglia torna a esultare, festa grande... Il giorno dopo muore lo zio. La famiglia comincia a pensare alla coincidenza, ma in fondo è felice perchè il bimbo ha parlato. Passa un anno esatto e il giorno del 5° compleanno il bimbo strilla: “BABBO!”. Il giorno dopo muore il vicino di casa!

20 RELAX - SODOKU BARZELLETTE
Messaggio politico elettorale

IL VESTITO DELLA FESTA

Ormai tutti, sia donne che uomini, abbiamo armadi e cassetti pieni di vestiti, in ogni stagione. Alla fine indossiamo quasi sempre gli stessi pochi abiti: perché sono comodi, perché sono dei nostri colori preferiti, perché sono più alla moda, alcuni perché indossati ci fanno particolarmente sentire a nostro agio durante la giornata, altri perché sono dei classici eleganti adatti alle occasioni per varie ricorrenze. Magari alterniamo gli abbinamenti tra sotto e sopra, oppure cambiamo gli accessori, per far sembrare diverso anche lo stesso abbigliamento. Gioielli, anche di bigiotteria, dai più semplici, ai più bizzarri e colorati; da quelli quasi invisibili a quelli molto vistosi. Piccoli trucchi per vestire in modo piacevole senza svenarsi. È evidente comunque che compriamo troppi capi: tra saldi, prezzi stracciati sulle bancarelle del mercato, promozioni…. Approfittiamo un po’ durante tutto l’anno di occasioni convenienti, salvo in molti casi renderci conto a casa che non sono acquisti proprio ben fatti. C’è la maglietta che segna la pancetta, è troppo scollata o col collo troppo alto che soffoca; la gonna che segna i fianchi, è troppo corta, è un modello che ingrossa; il pantalone che segna il lato b, è troppo aderente o troppo largo…Insomma un’infinità di difetti più o meno veri, fanno sì che roba nuova finisca subito in un angolo e lì ci resti. Ad ogni cambio di stagione, una buona parte di ciò che spostiamo negli armadi sarebbe da buttare, ma come si fa con capi nuovi o quasi?? Ecco perché accumuliamo montagne di abiti che probabilmente non indosseremo. È uno spreco che potremmo e dovremmo imparare a ridimensionare, pensando a qualche decennio fa, quando ci potevamo permettere davvero poco, anche nell’abbigliamento. La maggior parte di noi aveva 1 solo abito per la domenica, “per la festa”, tenuto

molto da conto, per andare la mattina a Messa e il pomeriggio a trascorrere qualche ora con le amiche o con il fidanzato. Durante i giorni feriali “per èl dé de laur” avevamo un paio di cambi d’abito o poco più. Le donne di casa indossavano sempre il grembiule, per non sporcare e sciupare gli abiti di tutti i giorni, non avendo la lavatrice e pochi cambi nell’armadio. D’inverno, ricordo che mia nonna non aveva il cappotto, ma un grande scialle di pesante lana nera, con lunghe frange, calze di lana e ciabatte chiuse, tutto nero. Mia mamma invece vestiva già un po’ più moderna, sempre tuttavia con colori piuttosto scuri o neutri, però aveva almeno per l’inverno cappotto e stivali. Anche per gli uomini il numero d’abiti era limitato, con biancheria intima di tela bella resistente confezionata in casa con la famosa macchina da cucire Singer, così come l’intimo di lana, sferruzzato da mamme e mogli. Si è passati dall’essenziale, anzi scarso, all’eccesso e ancora, a volte, ci lamentiamo perché al mattino ci sembra di non aver niente di decente da mettere!

23 PENSIERI E PAROLE

Associazione: Confraternita del Lupo

La Confraternita del Lupo è un’Associazione di Promozione Sociale che nasce ufficialmente nel 2022 a seguito della comune passione per la storia da parte dei suoi fondatori. Affiancando negli anni passati altre compagnie rievocatrici, abbiamo partecipato a svariati eventi, ripercorrendo diverse epoche dall’Impero Romano al Medioevo. Obiettivo della Confraternita è quello di fare avvicinare i giovani alla storia, in modo semplice e dinamico, coinvolgendoli nella vita quotidiana dei popoli che di volta in volta ci proponiamo di rappresentare, mettendo così in pratica un nuovo metodo di apprendimento, che auspichiamo possa diventare il futuro dell’insegnamento.

A tal fine l’Associazione si propone di portare alla visione del pubblico, mediante l’allestimento di appositi banchi didattici o l’espressa modulazione dell’attività di living hystory, le figure :

- dei guerrieri con i loro stili di combattimento

- delle donne nelle varie attività che erano portate a svolgere,

- degli artigiani con le loro arti ed i loro mestieri.

La Confraternita del Lupo ha un occhio di particolare riguardo verso i territori di origine e cerca a tal proposito di adoperarsi affinché l’importante passaggio storico dei nostri avi non vada perduto nelle sabbie del tempo. Per questo motivo, grazie alla stretta collaborazione di esperti studiosi e alla supervione del Museo Archeologico PAST di Montichiari, siamo oggi ad approcciarci al VIVII sec. d.C., epoca dell’invasione longobarda in Italia.

Negli anni 568/569 infatti, la nostra penisola conobbe l’occupazione da parte di questa nuova popolazione germanica proveviente dalla Pannonia, l’attuale Ungheria. Approfittando della debolezza dell’Impero romano-bizantino, i Longobardi,

guidati dal re Alboino, sifecero strada nel nord Italia e nel giro di breve tempo riuscirono a conquistare vaste aree della penisola. Cuore del regno longobardo fu proprio la nostra regione, la quale testimonia dal nome stesso – LOMBARDIA – la profonda compenetrazione avvenuta tra i nuovi conquistatori ed il vecchio assetto romano. Montichiari è stata sede di importanti stanziamenti Longobardi, come testimoniano alcune vaste necropoli risalenti ai secoli VI – VII d.C. Sui colli di San Zeno e San Giorgio sono stati rinvenuti svariati manufatti – in particolare pettini in osso – di raffinata esecuzione. Molti aspetti dell’identità Lombarda discendono proprio da questo popolo ed il nostro obiettivo è quello di ricreare, il più fedelmente possibile, gli usi, i costumi ed i combattimenti svoltisi proprio sui nostri colli nel corso di trent’anni a partire dal 570 d.C.

PROGRAMMA

La data scelta per mettere in atto questo passaggio nella storia è domenica 26/03/2023, con data sostitutiva di domenica 02/04/2023, in caso di maltempo.

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SPECIALE

Il luogo in cui si svolgerà la rievocazione è stato individuato nel Colle di san Giorgio, ove si trova appunto l’antica chiesetta longobarda. In questa suggestiva distesa verde, saranno allestiti gli accampamenti di Longobardi e Bizantini, completi di tende/alloggi dalle varie forme e grandezze, nonché velari a tenda utilizzati durante i pasti. Un gruppo di combattenti ed arcieri completerà la moltitudine di personaggi.

L’evento si svolgerà in prima battuta nella mattinata di domenica, con percorsi guidati per i ragazzi, i quali avranno la possibilità di vedere dal vivo, toccare con mano e partecipare attivamente alle attività di vita quotidiana longobardo-bizantine. Il passaggio attraverso uno stargate sarà il portale che dividerà i nostri giorni da quelli dei nostri predecessori. Un figurante che impersonificherà Paolo Diacono accoglierà gli studenti e li catapulterà indietro nel tempo di quasi 1500 anni. I gruppi, accompagnati dalle guide, inizieranno il percorso in cui potranno assistere e partecipare a:

- esposizione di ricostruzioni e riproduzioni di corredi maschili e femminili longobardi e bizantini appartenenti ai vari livelli sociali;

- didattiche riguardo i vari aspetti delle società Longobardo e Bizantine per un pubblico eterogeneo:

. il guerriero

. la donna

. la tessitura

. l’arcieria

. l’alimentazione

. l’artigianato

. la ritualità della morte

. il villaggio

- didattica di tiro con l’arco storico

- didattica di primi rudimenti di sherma storica

Al termine del tour si assisterà ad una vera e propria simulazione di battaglia fra i guerrieri dei due

fronti: i longobardi che avanzano alla conquista del territorio monteclarense ed i bizantini che resistono strenuamente all’attacco del nemico. Durante la rievocazione della battaglia il pubblico sarà circoscritto in appositi spazi per garantire il massimo della sicurezza. La stessa sequenza di eventi verrà riproposta nel pomeriggio, in modo tale che tutti gli studenti abbiano la stessa possibilità di partecipazione. A coronamento di un percorso didattico nell’ambito scolastico patrocinato dai comuni di Medole, Montichiari, Calcinato, Carpenedolo e Lonato del Garda con la collaborazione del Museo Palazzo dell’Archeologia e della Storia del Territorio Comune di Montichiari e il Gruppo Archeologico Monteclarense.

25 SPECIALE
confraternita_del_lupo laconfraternitadellupo@gmail.com Confraternita del Lupo Info: 348 46 12 039

LAGO DI SASSO

Il Lago di Sasso è un piccolo specchio d’acqua naturale che si trova ai piedi del Pizzo Tre Signori, a 1900 metri, in Alta Val Biandino, nel cuore delle Orobie. La Val Biandino è una piccola valle posta lateralmente alla Valsassina, in provincia di Lecco. Si raggiunge facilmente da Introbio (LC) a piedi oppure in jeep.

La zona circostante il Lago di Sasso è l’ideale per un pic-nic immersi nell’ambiente dell’alta montagna. Per raggiungere la Val Biandino hai due possibilità: seguire il sentiero per 2 ore e mezza (900 mt di dislivello) oppure farti portare in jeep fino al rifugio Tavecchia. Dal rifugio in 1h e mezza si raggiunge il lago di Sasso. Se si parte direttamente da Introbio ci vogliono tre ore e mezza, dopo aver attraversato la Val Biandino passando, appunto, per il rifugio Tavecchia. L’ultimo tratto di sentiero, che va invece dal Rifugio Madonna della Neve (il 5 agosto di ogni anno giunge la processione da Introbio e viene celebrata una messa) al lago, è caratterizzato da una pendenza piuttosto impegnativa, pur non essendo particolarmente difficile né pericoloso. Il panorama è mozzafiato in ogni stagione, le rocce del Pizzo Tre Signori fanno da cornice al laghetto in uno spettacolo che non smetteresti mai di guardare.

CURIOSITÀ

Alla formazione del lago di Sasso è legata una nota leggenda. Si racconta che in zona abitò un pastore solitario e scontroso, soprannominato “Ransciga”. Il pastore vide un giorno un uccello mai visto, che improvvisamente lo attaccò in picchiata. Runscida si rifugiò allora dietro a un masso. Prese poi il suo fucile e alla seconda picchiata del volatile lo colpì in pieno. L’uccello lanciò un urlo e iniziò a precipitare; ma, nel farlo, si trasformò in una palla di fuoco che si schiantò nel fondo della vallata, creando un cratere. Ransciga si avvicinò allora ad osservarlo, sentì prima un odore

nauseabondo e poi la voce del Diavolo: “Io me ne torno all’Inferno, ma tu rimarrai sempre lì, dove ti trovi ora”. Il pastore venne trasformato in un masso, proprio lo stesso masso che ancora oggi si trova al centro del lago.

Fonte: lavalsassina.com

ITINERARI INTROBIO (provincia di Lecco)
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Messaggio politico elettorale

Miss New Entry 2023 7^ EDIZIONE

Dopo una lunga selezione, ecco le 24 protagoniste della 7^ edizione del concorso Miss New Entry realizzata in collaborazione con il fotografo Piero Beghi di Ghedi (Bs). Anche quest’anno numerose le partecipanti provenienti da tutta Italia. Abbiamo partecipanti delle province di Brescia, Bergamo, Milano, Mantova, Padova, Napoli, Ferrara, Sondrio,

Roma, Torino, Vicenza, Verona, Pavia, Parma, Alessandria, Como.

Le votazioni avverranno tramite la pagina facebook di New Entry Magazine – Il Giornale della Gente dove verrà creato un album fotografico per ogni fase, riconoscibile dalla locandina nella quale si troverà la data ultima per votare.

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Alina
B. 01
Eleonora 02
04
05
Alice C. 03 Simona
Raffaella
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Laura 07

Ad ogni fase la copertina verrà pubblicata con un colore diverso e ben visibile in modo da non creare confusione. Chi vorrà votare potrà entrare sulla pagina, mettere il mi piace a New Entry Magazine – Il Giornale della Gente e esprimere la propria preferenze tramite il “mi piace” alla o alle miss da lui ritenuta/e più meritevole/i. Ecco le prime 16 che hanno passato il turno alla seconda fase che terminerà il 18 febbraio 2023. L’ultima fase, dal 19 Febbraio al 4 Marzo, decreterà tra le 8 finaliste Miss New Entry

2023. Le miss candidate potranno condividere l’album creato dagli organizzatori sui propri profili social invitando le persone a votare.

Premi

Le tre finaliste oltre all’intervista corredata da fotografie pubblicata sulla nostra rivista e sito internet, avranno come premio dei buoni così suddivisi: € 150,00 per la prima classificata, € 100,00 per la seconda e € 50,00 per la terza per uno shooting fotografico professionale in studio nei vari generi

Arianna 08
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Alessandra 10 Alessia 13

fotografici, con vari set e cambi di outfit da concordare con il fotografo Piero Beghi di Ghedi (Bs) Una grande opportunità per avere un tuo portfolio di qualità e sentirti mo-

della per un giorno. Non si escludono altri premi offerti dai nostri sponsor. Ecco il link per iniziare la votazione della prima fase.

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“ETÁ VERDE”

Età verde ci vide insieme io e Marika giovincelle rincorrere sogni andare incontro alla vita con fare solerte chiacchierino.

Sono allegri i ricordi che ci riprendono come lampo a cielo sereno capelli al vento mente zuppa di fantasia a rimirar l’astro nascente.

Poi la vita distratta e guardinga separò le nostre strade sfuggenti gli sguardi scambiati frettolosi.

Inaspettato ritrovarsi piacevole entrambi madri con un mare di cose e da dire e da fare per seguire insieme un tratto di cammino.

A te Marika auguro serena condivisione felicità vestita di piccole cose di bellezze da cogliere su palmo di mano d’arcobaleni e di radure verdi di petali di rosa sparsi a raggiera sopra velli increspati color della malva.

“SOLITUDINE”

Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

Piacente solitudine, tu che carpisci, ogni segreto dell’anima scarlatta, la trascini nel limbo della perdizione dei suoi pensieri... come un torrente in piena distruggi il suo essere solare, pian piano spegni in lei tutto ciò che era vita, travolta da quell’enfasi apatica, non viene toccata da quello che la circonda, vive, viaggia in sè stessa non lascia trasparire nulla.

“Lui”

Lo sguardo incalza le cicatrici del dolore... fragile creatura, con grinta ti aggrappi al sorriso della vita, mentre l’anima traspare lacrime, in quelle giornate ombrose in ricordo di lui.

ED È POESIA
ED È POESIA
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AMO LA VITA

Un’ora libera, in attesa, seduta al parco. A guardar rami spogli e piccole gemme. Col ritmo della città che fuori dalla recinzione corre, ma qui rallenta, quieto.Oggi sono contenta. Senza un motivo particolare. Semplicemente contenta di essere nella mia vita, con le relazioni umane che qui abitano o transitano per un po’. Amo queste persone, compagni di viaggio. Li amo in modi diversi e con differenti gradi di intensità. Osservo le loro bellezze: sguardi, gesti, sorrisi… Quell’essere nella vita senza mettersi in posa. O quel che traspare dietro la posa. Li guardo e

mi sento vicina alle loro vite, solidale con i loro percorsi.Arranchiamo tutti sotto lo stesso cielo, ma nello stare accanto il passo si fa più lieve e la forza si condivide.Ovviamente non vedo solo bellezza intorno a me. E poi non sono cieca e le notizie dal mondo mi arrivano. Le lascio sullo sfondo, non posso fare un granché in quegli ambiti. Torno al mio raggio di possibilità, là dove ha senso ciò che sono e faccio.Amo la vita, con leggerezza e profondità.

PASSIONI DI CUORE O INCANTO?

Sto invecchiando. Anche stamattina mi è capitato di leggere una citazione romantica e mi è salita l’orticaria: son diventata allergica alla passione che ti porta via, a quel sentire che trova nell’emozione il senso ultimo e grande della vita. Mi è appartenuto, lo conosco bene. Ma da tempo non sono più lì. Sono nella vita, concreta, piena, contraddittoria, complessa.

Leggo saggi di neuroscienze, e mi avvincono più dei romanzi. Non ho perso il senso della meraviglia e dello stupore, ma lo trovo nell’incanto delle trasmissioni sinaptiche, nell’incredibile complessità del cervello, nella vita quotidiana che si dispiega sotto il mio sguardo. Lì è andata la mia passione.

L’universo chiuso di un una passione d’amore mi toglie ossigeno, mi fa venir voglia di scappare. L’universo aperto agli incontri e alle tante forme di relazioni umane possibili, dove ci si scambia qualcosa, si dona e si riceve, è la gioia più grande e dà ampio senso alla mia vita.

Sono felice nel mondo, sono felice nell’amore

caldo e quotidiano che vivo con mio marito. Sono stata ubriaca di emozioni e infelice nelle passioni, fuochi che avvampavano e si spegnevano. Sono anche contenta di averle vissute, quelle passioni. Mi hanno formata, sono state il terreno su cui ho camminato e che mi ha portata fin qui. Vi sono grata, passioni romantiche.

“…Voi stelle,ma non viene da voi quello struggersi dell’innamoratoper il volto dell’amata? Lo sguardo che s’internanel volto puro di lei, non gli viene dal puro stellato?”

Rilke,

Ecco, portando con me il volto dell’amato, vado nel mondo e guardo il puro stellato, guardo la terra con le sue radici, guardo ogni essere umano che -nell’attraversare quel suolo- incrocia in qualche modo il mio cammino.

Lì, in quegli incroci di vita e di individui, il mio cuore si placa aprendosi e il mio cervello lavora felice.

PENSIERI E PAROLE
Paola
Stefania
E PAROLE
PENSIERI
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“IL CORAGGIO DI ESSERE SE STESSI” di Laura Gorini

Ci vuole coraggio. Ci vuole tanto, tantissimo coraggio per non tradire se stessi. Per lottare ogni giorno con le unghie e con i denti per quello in cui si crede. Per non arrrendersi quando tutto va male e le porte sbattute in faccia sono numerose. Quando realmente il mondo si fa a pezzi intorno a te e tu perdi la retta via. Io non lo so se davvero posso definirmi una persona coraggiosa. Forse se lo facessi mi darebbero dell’arrogante. Molte persone credono che una donna per esserlo deve truccarsi in modo vistoso e vestirsi in maniera apparisciente. Comportarsi da uomo e gridare dalla mattina alla sera. E a costoro io dico che tutto questo non centra nulla con l’essere coraggiosi. Sono cavolate a buon mercato. Come non lo si è se si fa del male a qualcuno con il pretesto di far sentire la propria opinione. Tuttavia oggi si tende a confondere ogni cosa. Ci vantiamo di diplomi, lauree e master ma siamo sotto sotto dei grandi ignoranti. Ci illudiamo che solo i titoli possano donarci conoscenza e saggezza. No, tutto questo non basta. Abbiamo talmente confusione in testa che sovente non sappiamo nemmeno cosa diciamo o scriviamo. Diamo della testarda a una persona quando in realtà è determinata. E la testardaggine e la determinazione non sono la stessa cosa! La prima non porta a niente, la seconda a grandi cose. La prima può essere sinonimo di ignoranza, la seconda solo di lungimiranza. E che dire della sensibilità?

Bistrattata e derisa quasi ovunque. Confusa con la fragilità che in ogni caso merita assoluto rispetto. Si può nascere fragili e si può rimanere tali per tutta la vita, ma si può anche evolvere diventando sensibili. I sensibili hanno il cuore grande, sono generosi e soffrono parecchio ma sanno rialzarsi sempre. I fragili no. Sono vinti da mille paure e si piangono addosso dalla mattina alla sera. Hanno bisogno di credere maggiormente in se stessi e per farlo in primis ci deve essere qualcuno che loro stimano in maniera particolare che li sproni a darsi una mossa. Si tratta di un percorso non facile e molto lento ma che può dare grandi risultati con il passare del tempo. Io non racconto tutto questo per vanto, anche perché chi mi conosce bene sa che detesto elogiarmi, semplicemente perché sono concetti con i quali convivo da sempre. Sono nata prematura 40 anni fa. Avevo una gran voglia di venire al mondo e di conoscere mamma Mariella e papà Ermanno. Ero molto piccola e ho lottato tanto per vivere. E poi, una

PROFUMO DI LIBRI
Laura Gorini, addetto stampa, autrice ed editor in posacon la sua raccolta poetica
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La Sinfonia dell'Anima (Edizioni Convalle)

volta diventata adolescente, dopo che avevo tanto combattuto, ecco che ho iniziato a odiare la vita. Solo oggi mi rendo conto del dolore che possano aver provato i miei genitori a vivermi accanto in quegli anni. Loro mi avevano messo al mondo e io me ne volevo andare. Per sempre. La depressione non guarda in faccia nessuno. Ti indebolisce il cuore, la mente e l’anima. Sei fragile, vittima e nel contempo il carnefice di te stesso. Ho visto il buio e poi pian piano grazie al loro amore ho visto le sfumature che l’esistenza sa donarti. Ho cercato la luce e l’ho trovata. Oggi non ho più paura dei momenti bui e mi rallegro di quelli lumimosi. E soprattutto so amare quei momenti in cui il bello, come si suol dire, sta nel mezzo. Non è stato facile fare un viaggio dentro di me. Mi sono fatta male e sono caduta tante volte ma alla fine mi sono rialzata. E ogni volta che lo faccio sono sempre più forte di prima. Perché ora lo so. Le cadute servono per rialzarsi e le ferite si rimargina-

no. Quello che resta è l’amore. Quello vero e infinito. Per chi ha posto nella mia anima: mio padre, mia madre, mia zia Patty, il mio Damiano, i miei immensi cucciolotti di pelo e in primis Clift, il mio angelo in paradiso insieme ai miei adorati nonni.

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PROFUMO DI LIBRI
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Laura Gorini, addetto stampa, autrice ed editor in posacon la sua raccolta poetica La Sinfonia dell'Anima (Edizioni Convalle)

E poi...

E poi, pensi che non ce la farai mai a liberarti dai tuoi guai.

C’è del fango sulle tue Running Nike, in una pozzanghera di terra hai fatto strike, mentre corri.

E tu, corri a più non posso come un bull dog col suo osso.

Il respiro si copre d’ affanno nel petto i botti in un cuore a Capodanno. Tu, solo, in mezzo al nulla, schivi rami di betulla, ghiaia e ricci di castagna nella strada di campagna.

Sovrano regna il silenzio la gola infuocata da una pinta d’ assenzio, la foschia scende sulla terra e l’ ultimo colpo, la nebbia lo sferra, mentre il buio ricopre ogni cosa lentamente sui profili si posa, e dall’ alto s’ adagia maliziosa la tonda luna dorata e luminosa.

Ascolti il suono dei tuoi passi le suole battono sui sassi, a volte un tonfo si lascia cadere, recuperi il fiato e riprendi potere.

Spingi corpo, muscoli e cuore, lo senti quel calore?

Silenzioso grido liberatorio, sei nel limbo del Purgatorio.

La mente ti dice di non mollare, mantieni il ritmo e non rallentare.

Miraggio fiabesco è la Stella cometa, ancora uno sforzo e raggiungi la meta.

Poi dinuovo il tuo fiato diventa affamato, non ti indurre in distrazione e tieni alta l’ attenzione.

Cercati. E ascoltati.

E poi...

E poi, pensi ancora che non ce la farai mai a scrollarti di dosso i tuoi guai. Ma alla fine ce la fai.

Sempre.

È POESIA
ED
“CORRI”
www.newentrymagazine.it 36
Masnovo Elisa Dicembre 2021

Calvisano - Storia e Tradizioni

Calvisano (Calvisà in dialetto bresciano) è un comune italiano di 8.453 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia.

Geografia fisica

Il territorio comunale è pianeggiante, dato che appartiene alla bassa bresciana orientale, e si estende su una superficie di 45,14 km. Il fiume Chiese ne attraversa la parte sudorientale, per un tratto fungendo da confine con il territorio di Carpenedolo.

Il paese si trova a circa ventotto chilometri dal capoluogo di provincia e a circa 50 chilometri da Mantova.

Origine del nome

Secondo quanto riportato da Mazza (1986), il toponimo deriverebbe dal latino Calvisius o da Calventiani, nomi di antichi romani proprietari di fondi. Lo stesso nome Calvisius è stato rinvenuto su di una lapide presso la villa di Maderno.

Epoca romana e longobarda

Nel territorio di Calvisano sono state rinvenute numerose testimonianze di epoca romana come lapidi e resti archeologici. Tra le lapidi, conservate nel Museo della città di Brescia presso Santa Giulia, una è intitolata a Giove, mentre un’altra alle Matrone, divinità celtica. In località Luogo del Principe,

nel 1891 fu rinvenuta traccia di una costruzione romana di epoca imperiale con pavimenti a mosaico, tegole e vasi. Robert Seymour Conway nel suo saggio

“Dov’era il podere di Virgilio” sostenne che il poeta romano fosse nato in un podere tra Calvisano e Carpenedolo. Di epoca longobarda è la necropoli rinvenuta in località Mercadellus durante i lavori di costruzione della Brescia–Parma. Formata da circa cinquecento tombe, furono trovate crocette auree, fibule e bacilli in bronzo. Re Desiderio donò vasti possedimenti calvini alla Badia Leonense, confermati da diplomi dei re d’Italia Berengario II e da Adalberto II.

Epoca medievale: La torre del castello

Il nome di Calvisano compare in numerosi diplomi imperiali tra il X e il XII secolo e in alcune donazioni di nobili, come quelle di Nuvolo Martinengo e Matilde dei conti di Desenzano, alla Badia Leonense o abbazia di San Tommaso ad Acquanegra sul Chiese. Nel X secolo fu edificato il castrum a difesa della popolazione. Il 2 gennaio 1158 il vescovo di Brescia Raimondo investì Pietro e Lanfranco Martinengo di un feudo a Calvisano.

Nel 1279, la repubblica comunale di Brescia affidava a Calvisano e ai paesi

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limitrofi la costruzione della strada collegante Casalmoro a Remedello. Nel 1313, Graziolo Calvisano, in qualità di console di Brescia cooperò nella pace di Gussago affinché si trovasse un accordo tra i Guelfi e Ghibellini della città. Tre anni dopo i Ghibellini in fuga da Brescia si rifugiarono anche presso il castello calvino. Una lite del 1353 attesta la prima presenza del comune. Secondo Mazza (1986), il paese si sviluppò attorno al castello formando i cosiddetti Borgo di sopra e Borgo di sotto. Nell’Estimo visconteo del 1385, la municipalità era posta all’interno della quadra di Ghedi e Calvisano; in seguito divenne singola capoquadra. Durante la prima metà del Quattrocento il paese fu coinvolto nella lotta tra Visconti e Serenissima per il controllo del territorio corrispondente all’attuale provincia di Brescia. Nel 1406, Giovanni Maria Visconti riconobbe Calvisano come corpo separato da Brescia e dipendente quindi da Milano. Cinque anni dopo i Boccacci cercano di far aderire anche Calvisano al tentativo di rivolta contro Pandolfo III Malatesta, a quel tempo signore della città cidnea. Nel 24 marzo 1427, i Visconti ripresero il controllo del paese e concessero alcuni privilegi come il giorno di mercato, stabilito in lunedì, e la giurisdizione su Remedello Sopra. Un mese dopo, il Carmagnola occupò Calvisano che fu costretto a sottomettersi a Venezia. Nel 1438, il paese si consegnò a Niccolò Piccinino, generale dei Visconti, che confermò i privilegi aggiungendovi l’immunità dal dazio. Nel 1440 e ancora nel 1441 fu occupato dalle forze venete, prima condotte da Francesco Sforza e in seguito dai Martinengo.

Per dieci anni la situazione sembrò assestarsi a favore della Serenissima, ma nel 1451, quando lo Sforza, divenuto signore di Milano, prese le armi contro la repubblica veneziana, il paese sostenne il condottiero. Solo con la Pace di Lodi del 1454, Calvisano fu definitivamente assegnato alla Repubblica di Venezia.

Epoca veneta

Nel corso del Quattrocento avvenne la separazione

della parrocchia dalla pieve di Visano. La comunità religiosa si sviluppò attorno alla cappella di san Michele per poi essere trasferita all’interno del castello, presso la chiesa di san Silvestro.

Nel 1483, durante la guerra di Ferrara, il castello calvino fu occupato dal marchese Federico Gonzaga che vi lasciò i suoi soldati al comando di Francesco Secco. Gli abitanti si ribellarono e, dopo la vittoria, issarono le insegne di San Marco.

Nel 1510, durante la guerra della Lega di Cambrai dovette ospitare i cavalli dell’esercito francese e subire, cinque anni dopo, l’occupazione di venturieri reduci della guerra stessa. Secondo una leggenda riportata da Mazza (1986) questi ultimi fuggirono grazie all’apparizione della beata Cristina Semenzi.

Durante il Cinquecento, Calvisano divenne vicariato maggiore e capoluogo di una quadra comprendente i vicini comuni di Isorella e di Visano. Il ruolo di ca-

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poluogo di quadra è confermato dall’Elenco comuni Territorio di Brescia del 1679 e dalla Descrizione generale del 1764.

Epoca napoleonica e asburgica

Con la costituzione della repubblica bresciana (marzo-novembre 1797), Calvisano fu assegnato al cantone del Clisi. L’anno seguente fu riconosciuto come comune autonomo all’interno del dipartimento del Mella della repubblica Cisalpina. In seguito fu ribattezzato Calvisano con Mezzane e, nel settembre 1798, fu assegnato al distretto dei Colli.

Nel 1801, con la ridefinizione amministrativa della repubblica Cisalpina fu inglobato nel distretto III di Verola Alghisi e in tale veste si mantenne con il passaggio alla napoleonica repubblica italiana (1802).

Con l’avvento del napoleonico regno d’Italia (1805), a Calvisano con Mezzane fu assegnato il territorio del soppresso comune di Malpaga, per cui mutò nome in Calvisano con Malpaga e Mezzane. Il nuovo comune entrò a far parte del cantone VII di Lonato appartenente al distretto I di Brescia del dipartimento del Mella e fu considerato di seconda classe ai sensi dal decreto 8 giugno 1805.

Nel 1810 alla municipalità fu assegnato anche il territorio del soppresso comune di Visano.

Nel 1815, dopo il congresso di Vienna, entrò a far parte della provincia di Brescia del regno Lombardo-Veneto, retto dagli Asburgo d’Austria. Privata del territorio di Visano e nota anche come Calvisano con

Mezzane e Malpaga, la municipalità fu assegnata al distretto IV di Montichiari. La configurazione amministrativa fu confermata anche nel 1844 e nel 1853.

Dopo l’Unità d’Italia

A seguito degli eventi della seconda guerra di indipendenza italiana, Calvisano entrò a far parte del Regno di Sardegna (dal 1861, Regno d’Italia).

Fu assegnato al mandamento II di Montechiaro, appartenente al circondario di Castiglione delle Stiviere della nuova provincia di Brescia. Nel 1868, il comune, come il resto del mandamento di Montichiari, fu associato al circondario di Brescia.

Nell’agosto 1893, il paese fu raggiunto dalla Piadena–Brescia. Nel 1972, nella frazione di Viadana, fu inaugurato il complesso dell’Acciaieria di Calvisano. Monumenti e luoghi d’interesse

Architetture religiose

• Chiesa di San Silvestro, parrocchiale di Calvisano. L’attuale fabbrica fu ricostruita nel corso del XVIII secolo, sopra una) costruzione precedente risalente al Seicento, e consacrata il 2 settembre 1792. All’interno sono presenti tele e affreschi di numerosi autori tra cui uno “Sposalizio di santa Caterina” del Romanino, “San Bartolomeo e san Pietro” del Moretto, “Sant’Anna” e “Deposizione” sono opere di allievi del Tiepolo. Statue settecentesche ornano la facciata e gli interni. •Monastero dei Domenicani, risale al XV secolo. È dotato di chiostro, mentre la sala delle Tele contiene una raccolta di quadri preziosi e di notevoli dimensioni

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•Chiesa di santa Maria delle Brede: ricostruzione del Seicento di una precedente chiesa, a sua volta restaurata nel 1388. All’interno è presente un affresco della Vergine con bambino.

•Chiesa di san Michele: ha ospitato il “Museo della

rinvenuti all’interno del complesso.

• Chiesa di Santa Maria della Rosa. Chiesa annessa al monastero dei Domenicani, fu consacrata l’8 ottobre 1498. All’interno sono presenti affreschi del XVI secolo.

•Disciplina di san Giovanni Battista: costruita nel XV secolo per ospitare la confraternita dei cruce signati. All’interno, il soffitto è dipinto, mentre gli affreschi sono opere di diversi autori, di cui alcuni allievi del Foppa, dipinti fra il Quattrocento e il Seicento. Dopo la soppressione del 1797 fu tramutata in magazzino; fu riscatta e restaurata da un comitato locale nel 1971.

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civiltà contadina”.

•Chiesa di Santa Maria Annunziata, parrocchiale di Viadana. In origine fu oratorio della parrocchia di San Silvestro. Ospita una statua lignea della Madonna del XV secolo e conserva un affresco con Crocefisso. Fu dotata di un nuovo altare nel 1711, con parapetto in marmo del 1736, venne ampliata tra il 1898 e il 1904 e di nuovo nel 1998. Dal 1959 è parrocchia. Architetture civili e militari

•Palazzo Lechi: fu costruito su ordine dei fratelli Giovanni Maria junior e Carlo Polini tra il 1723 e il 1730, anno in cui i lavori furono sospesi. Il progetto prevedeva la realizzazione di una dimora a forma di castello con torri ai quattro angoli, ma solo due di queste furono realizzate. L’interno è dotato di scalone e varie sale, mentre all’esterno il cortile è attorniato su due lati da edifici più bassi.

•Palazzo Schilini: costruzione del Quattrocento e sede municipale.

•Castello: della fortificazione originaria rimangono

tracce nel tessuto urbano e le due porte, una a nord e l’altra a sud. Quest’ultima è sormontata dalla Torre civica.

•Villa Cazzago: posta in località Brancoleno, secondo Mazza (1986) fu costruita da Bartolomeo Cazzago nel Seicento. La facciata è compatta e il portico è a cinque campate.

•Chiesa di San Michele Arcangelo

Edificio realizzato con una pietra della Zona calvisanese; esso è posto a lato del tracciato di un’antica Strada vicinale di collegamento dei villaggi della Bassa. In origine l’edificio era adibito a ricovero per bisognosi di cure, xenodochio, da cui il termine Saugo, nome del vicino corso d’acqua. La chiesa attuale, meglio dire quel che resta della chiesa di S. Michele, è stata costruita nella Seconda metà del Secolo XV, mentre l’antica chiesa era del Secolo IX-X. Non vi Sono tracce evidenti dell’originaria struttura medioevale, probabilmente sepolta sotto l’attuale edificio. Questo, invece, è di epoca quattrocentesca in stile tardo gotico italiano.

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Chiesa di San Michele Arcangelo

Lo storico padre Beniamino Zacco riferisce che subito dopo la morte della Beata Cristina Semenzi, 1458, ella venne dipinta, nell’anno 1470, nel coro della Chiesa di S. Michele. Su un peduccio del lato occidentale è riportata la data 1479, che doveva indicare la realizzazione della costruzione. All’interno della chiesa vi erano tre altari: l’altare maggiore, dedicato a S. Michele, e due altari laterali dedicati a S. Antonio Abate e a S. Lorenzo.

In seguito allo sviluppo del paese, la chiesa, situata fuori dalle mura, andò in decadenza. La chiesa riacquistò importanza e attenzione solo nel 1679, quando vi furono trasportati dal bosco comunale i resti delle vittime della peste del 1630. Da allora fu chiamata “Chiesa dei morti di S. Michele”. Nel 1765 fu costruita una piccola abitazione per uso e comodo dell’eremita, che era custode della chiesa. Tutta la chiesa era affrescata, soprattutto da ex voto. Alcuni affreschi sono di epoca Settecentesca. Di questi affreschi rimangono ora Solo alcune sinopie. Le frazioni

MALPAGA

Malpaga è stata per più di cinque secoli, fino al 1808, un piccolo comune rurale autonomo. Le sue origini risalgono al secolo XIII, probabilmente dopo la distruzione del Vicus Formianus, avvenuta nel 1264. Il Castello, sede del Comune, sorgeva dove attualmente vi è la cascina “Castello”. A fianco del castello vi era l’antica chiesetta di S. Paolo, completamente distrutta nel 1925 a seguito di un incendio.

A Nord, lontana dal castello, già nel secolo XIV era stata costruita la chiesa di S. Maria, più corta e più bassa dell’attuale. Fu ristrutturata nel 1460. Sotto l’influsso dei padri domenicani di Calvisano, nel 1600 fu dedicata a “S. Maria della Rosa”. Negli anni 1925/27, la chiesa fu quasi completamente rifatta in stile gotico-lombardo, allungata e alzata. Il campanile fu edificato nel 1910.

La chiesa parrocchiale di Malpaga, dedicata a S. Maria della Rosa, esisteva già nel secolo XIV. Fu ristrutturata nel 1460. Essa dipendeva dalla prepositura di Calvisano. Il parroco, che aveva il titolo di Rettore, doveva recarsi nella mattina del Sabato santo a Calvisano per assistere alla benedizione del fonte battesimale e ricevere gli oli santi.

Nel 1720 fu costruita la cappella della Madonna del Rosario, dono del principe Cristerno Gonzaga. La statua della Madonna è dono del signor Gaspare Rampinelli. Le Confraternite del SS. Sacramento e del S. Rosario furono soppresse nel 1797. Nel 1910, il parroco Paolo Bignetti fece costruire il campanile che dotò di cinque campane.

La popolazione nel 1900 andò sempre più aumentando, passando da 366 persone nel 1890 a circa 600 nel 1914, raggiungendo gli 810 abitanti nel 1949. Per questo si rese necessario ampliare la chiesa e dotare la parrocchia di nuovi spazi. Questo compito fu assunto da don Angelo Bertolini, parroco di Malpaga per ben 47 anni. Fece ristrutturare quasi a fundamentis la chiesa, facendola allungare di otto

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metri e alzare di quattro/cinque metri. La chiesa in stile gotico-lombardo, decorata e con banchi nuovi, fu benedetta dal vescovo ausiliare Emilio Bongiorni il 16 ottobre 1927.

MEZZANE

Mezzane ha origini antiche, sorse intorno alla cappella di Santa Maria de Mezanis, già nominata in una bolla di papa Urbano III nel 1186, che costituisce attualmente la sacristia della chiesa parrocchiale, eretta

nella seconda metà del 1500 e più volte restaurata. All’esterno è tutta in cotto rustico a vista, mentre all’interno l’intonaco è stato coperto con affreschi. L’unica navata è coperta da una volta dove si alternano il sistema a botte e a vela. La facciata a cuspide arrotondata allusiva al barocco, è stata costruita con massi di pietra misti a cotto nella prima metà del settecento (1730-1750), come si può rilevare da una scritta esterna sul lato ovest della chiesa stessa.. Era allora parroco don Lorenzo Castellini. Una torre campanaria è stata eretta nel 1829, come ricorda una scritta sulla lapide del parroco committente don Carlo Cassa, presso il nostro cimitero. Sia all’interno che all’esterno della chiesa, comunque, risulta chiaro un richiamo misurato ed equilibrato allo stile del settecento, caratteristico di molti altri edifici religiosi realizzati nella zona nello stesso periodo. Sulla facciata in due nicchie vi sono le statue di S. Giuseppe e S. Dionigi. All’interno, sopra l’altare maggiore si ammira la pala attribuita ad Andrea del Sarto, dove è raffigurata la Natività di Maria Vergine. Le due opere laterali del presbiterio riguardano la Natività di Gesù e l’Adorazione dei Magi. Di notevole intensità espressiva sono anche la Crocifissione e la Madonna addolorata, poste lateralmente all’altare maggiore.

Oltre all’altare maggiore possiamo ammirare sulla sinistra, entrando, la statua del Cristo Morto con sopra un antico e pregevole quadro del Battesimo di Gesù. Segue l’altare del Sacro Cuore con la tela raffigurante

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le tre Virtù teologali “Fede – Speranza – Carità”. Vi è poi l’altare dedicato al Patrono S. Dionigi. A destra entrando vi è un confessionale con sopra la statua di S. Antonio da Padova. Al centro della parete si incontra l’altare della Madonna con il Bambino Gesù, arricchito dalla serie delle icone raffiguranti i misteri del rosario. Infine vi è un altro confessionale con sopra

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una struttura finemente composita dove sono inserite le reliquie dei vari santi. Una menzione particolare merita la serie di quadri che rappresentano le quattordici stazioni della Via Crucis. Così pure si possono considerare le due vetrate poste nell’abside riguardanti le parabole del “buon pastore” e del “vignaiolo”, nonché i bronzi posti sull’ambone e sul battistero, dell’artista bresciano Oscar di Prata.

VIADANA

La chiesa di S. Maria di Viadana è stata per parecchi secoli, fino al 1959, uno dei tanti oratori campestri della parrocchia di S. Silvestro di Calvisano. In essa, fin dal secolo XV, i capifamiglia della zona facevano celebrare la messa domenicale a un cappellano o a un frate del convento domenicano di Calvisano. Aveva un solo altare. Nella nicchia, sopra l’altare vi era la bella statua lignea della Madonna con Bambino, che risale al secolo XV, e che ancora oggi, dopo essere stata restaurata, è venerata dalla popolazione. Un’altra opera di un certo pregio è la statua del Sacro Cuore. Le pareti della “Cappella”, cioè del presbiterio, com-

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presa la volta, erano tutte dipinte. Di questi affreschi è stato restaurato e conservato solamente un Crocifisso. Il soffitto della “Cappella” era a crociera, e così è stato conservato. Il soffitto della piccola navata era certamente a “capanna”. Sulla cappella si ergeva un piccolo campanile con una sola campana. Davanti alla chiesa vi era, probabilmente, un portico. Nel 1711, l’altare maggiore fu riedificato, sormontato da una ancona di legno con una nicchia che conteneva la statua lignea della Madonna. Il parapetto di marmo, invece, fu fatto realizzare nel 1736 dalla ditta Carlo e fratelli Puignaghi da Rezzato. Il prezzo concordato fu di 80 scudi, per il valore di sette lire piccole per uno scudo, vale a dire per 560 lire piccole. Nel 1898, il curato Don Giuseppe Massetti, intraprese l’opera di ampliamento di quella chiesetta, che fu completato nel 1904. Nel 1903, il curato don Leandro Brusinelli, fece erigere sul campanile tre campane nuove. Nel 1907, fu costruita una nuova sacristia a destra del presbiterio. Furono aperte due porte laterali e costruiti due altari laterali, uno dedicato alla Beata Cristina e l’altro al Sacro Cuore. Nel 1925 il curato don Angelo Spinoni ebbe il permesso di costruire il Battistero. Nel 1946 venne edificato l’oratorio. In occasione della elevazione della chiesa di Viadana in parrocchia, 3 aprile 1959, don Pietro Marini fece ristrutturare la chiesa, curandone la pavimentazione, aprendo il presbiterio ai lati, ampliando gli altari laterali troppo angusti e la sacristia. Fece alzare il campanile, dando l’aspetto attuale.

Nel 1972 il nuovo parroco don Annibale Baronchelli ristrutturò il presbiterio secondo le nuove norme liturgiche: pose al centro il bell’altare del ‘700; trasportò il tabernacolo, inserendolo nel pilastro di destra, mentre su quello di sinistra fece porre l’affresco raffigurante il Crocifisso. Negli anni seguenti, fu effettuata la decorazione della chiesa. Don Arturo Balduzzi, giunto a Viadana nel mese di luglio 1989, assecondando la volontà della maggioranza della popolazione, che collaborò

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Chiesa di Santa Maria Annunziata

con entusiasmo e generosità, realizzò nel giro di due anni, 1991/92, un nuovo “Centro parrocchiale”, che si compone di un salone polivalente, una sala ritrovo, segreteria e archivio, nove aule per il catechismo e per attività collaterali. Negli anni successivi fu inaugurato il centro sportivo, composto da due campi di calcio, un campo da tennis e da una piattaforma polivalente per il gioco di pallavolo e pallacanestro, spogliatoi, cortili, e spazi “verde”. Dal 1998 il parroco è don Luigi Pellegrini, che ha realizzato l’ampliamento della chiesa, tanto necessario, allargando e allungando il transetto, con una nuova sacristia e saletta parrocchiale, e posizionando i nuovi confessionali. Ha restaurato gli arredi e i mobili della sacristia.

Beata Cristina

Beata Cristina Semenzi, (o Beata Cristina da Spoleto) (Calvisano, 4 agosto 1435 – Spoleto, 13 febbraio 1458), è stata proclamata beata nel 1834 da Gregorio XVI. Appartenuta ad una famiglia contadina di umili

origini, abbandonò giovanissima la famiglia e si dedicò alla vita religiosa entrando a Brescia nel convento delle Monache Agostiniane. Si prodigò nell’assistenza ai poveri e ai malati prima a Roma poi ad Assisi ed infine nell’Ospedale della Stella a Spoleto, dove morì nel 1458. Fu sepolta nella chiesa di S. Nicolò degli Agostiniani. Chiuso il monastero di San Nicolò nel 1803, venne spostata nel santuario della Madonna di Loreto. Nel 1921 le sue spoglie sono state trasferite all’interno della Basilica di San Gregorio Maggiore, dove è rimasta fino al gennaio del 2015, quando è stata traslata nella sua città natale. È stata eletta patrona di Calvisano nel 1512.

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DONATELLA CERVI, ARCHITETTO, REGISTA E... NON SOLO!

La sua passione per il mondo del cinema poggia su basi salde: una naturale propensione verso la razionalità e uno spiccato desiderio di permeare tutte le sue idee con inedita creatività.

Così, Donatella Cervi, capace di conquistare un colosso mondiale come Netflix, è riuscita a legare due mondi solo all’apparenza slegati come quello dell’architettura e quello della cinematografia. Ma la sua è anche la storia di una professionista di successo, architetto impegnato in progetti italiani e internazionali, una carriera proiettata verso il successo e di una inversione ad U che solo in apparenza l’ha portata a vivere un’avventura completamente nuova. Architettura e cinematografia sono correlate da regole ferree e dalla necessità di stupire sin dal primo impatto l’occhio di chi osserva, così Donatella è diventata regista e ha iniziato

ad accumulare produzioni, premi e interviste, scrivendo lei stessa sceneggiature, storie e copioni, raccontando le belle storie d’oggi.

Una se l’è presa Netflix, un’altra potrebbe presto interessare un colosso mediatico mondiale. Certo, c’era un filo rosso che legava Donatella al piccolo schermo, e in particolare le tante ore passate negli studi di Antenna 3 ed Espansione tv nel ruolo di tecnico e conduttrice, per far tutto e imparare a saper fare un po’ di tutto.

Avevi iniziato a strizzare l’occhio alla tv… Poi però la mia professione mi ha portata a vivere il mondo dell’architettura, intenso e impegnativo. Ho inizio a lavorare in Italia e all’estero, finché mi sono ritrovata a ripensare la mia vita, da lì è iniziato un cambio di rotta repentino.

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Così ho iniziato a frequentare una scuola di cinema, ho avuto come docenti dei professionisti provenienti da tutto il mondo. Devo ammetterlo: ho scoperto cosa avrei voluto fare da sempre. Vedevo l’architettura troppo bidimensionale e io volevo far parlare il mondo in tutta la sua tridimensionalità. Così, passo dopo passo, inizia la tua avventura in veste di regista.

Del mondo del cinema mi appassionava il racconto umano, la possibilità di narrare storie. Così, ho iniziato a trasmettere alcune sfaccettature di me e in particolare a dedicarmi al filone sportivo e sociale a cui mi sono approcciata dal punto di vista documentaristico. Ne è poi uscito il racconto cinematografico “Cento milioni di bracciate” dedicato alla vita e alle imprese di Leo Callone - il “Caimano del Lario”, e altri progetti legati al mondo sportivo con un approccio attoriale.

Restiamo su Cento milioni di bracciate, pellicola acquistata da Netflix, lungometraggio che vanta anche le spettacolari riprese subacquee di Lorenzo Venturini.

Detta così… mi mette ancor oggi i brividi!

Io, produttrice indipendente, posso dire di avercela fatta ad entrare in un mondo magico dove… entrano solo i grandi! Invece io ho trovato la mia nicchia, sono stata ascoltata e apprezzata da un colosso internazionale con cui mai avrei immaginato di interloquire.

A seguire, è arrivato un ambito completamente nuovo.

Proprio così: si è affiancato un nuovo filone, rigorosamente crime, che parte da eventi di cronaca attuale o storica per costruire delle storie… dal

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finale mai scontato! Ce n’è una a cui tengo particolarmente, dal titolo Linea d’acqua, ambientata ad inizio Novecento e che prende spunto da un fatto avvenuto sul Lario. Una storia torbida, un omicidio di una donna straniera di prestigiosa famiglia, un corpo ritrovato nelle acque del Lago chiuso in un baule… Ma non è questo l’unico ambito che sto esplorando: è

proprio in questi giorni al vaglio di importanti emittenti un filone legato ad un grande personaggio di Como come lo è stato Alessandro Volta. Vedremo che sorprese giungeranno!

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Italiana in possesso di qualifica ASA / OSS si rende disponibile per assistenza a persone anziane e disabili non autosufficienti, per aiuto nelle pratiche igieniche del mattino e docce assistite. In possesso di patente B.

Zona Calvisano (BS) e limitrofi. Telefono: 3397809209

ASSUNZIONI

• Azienda in Calvisano cerca giovane ragazzo da inserire nel proprio organico sia per lavoro di ufficio sia per produzione. Solo se veramente interessati scrivere su whatsapp al numero 333 802 6196

• Azienda in Calvisano cerca operai generici. Si richiede solo la voglia di lavorare.

Info: Tel. 030.99.68.233 - Cell.333.69.91.096

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RIVENDITA PANE A GHEDI 51

ARIETE (21/03 - 20/04)

Buone notizie per i single nuovi incontri tra cui almeno due interessantissimi. Però, siate sempre prudenti e non fidatevi subito. Chi invece ha un partner vicino da tempo, dovrà affrontare qualche discussione piuttosto animata.

CANCRO (22/06-22/07)

Non date per scontato che ci siano sempre gli altri a tirarvi le castagne dal fuoco: imparate a farlo da soli e con diplomazia e soprattutto riservatezza. Potreste incontrare persone che non vedete da tempo: fate attenzione però alle loro reali intenzioni.

BILANCIA (23/09-22/10)

I problemi in amore si risolvono affrontandoli e non fuggendo : abbiate più coraggio e meditate bene ogni più piccola parola in eventuali chiarimenti. Il coraggio verrà premiato. Riceverete la solidarietà e la comprensione di molti amici, ma non della persona che vi sta a cuore.

CAPRICORNO (22/12-20/01)

Ottimo periodo per recuperare il rapporto con una vecchia conoscenza che ti sta molto a cuore. Possibili chiarimenti. State spendendo troppo e male. Abituatevi ad acquisti mirati e soprattutto per le cose assolutamente necessarie. Evitate il superfluo e mettete da parte dei soldi.

TORO (21/04-20/05)

Una persona che vi sta a cuore oggi potrebbe degnarsi di darvi tutta l’attenzione che meritate: fate in modo da non mostrarvi meravigliati e abbiate cura di sfruttare al massimo questa opportunità. Sia lo studio che il lavoro vanno a gonfie vele.

LEONE (23/07-23/08)

Aspettate un altro pò di tempo prima di trarre conclusioni affrettate. Non siate testardi.

Chiarimenti in amore: malintesi e fraintesi lasceranno il posto a un sentimento nuovo e rigenerato. Meglio comunque spiegarsi in modo conciso e sintetico.

SCORPIONE (23/10-22/11)

Per quanto vi possa sembrare complicato sta per aprirsi una nuova strada per risolvere un problema che vi affligge e non da poco. Date fiducia a una persona che oggi si offre di risolverlo. In amore non dimenticate di avere una persona con le sue debolezze e i suoi pregi.

ACQUARIO (21/01-19/02)

Il vostro partner si dimostrerà particolarmente geloso e potrebbe farvi qualche piccola scenata: non sottovalutate tuttavia questo sentimento che lo pervade.

Con il tempo potrebbe assumere contorni sempre più netti. Oggi vi sentirete come sotto attacco...

GEMELLI (21/05-21/06)

Chi crede di poter fare a meno di amici e colleghi isolandosi sbaglia due volte: bisogna coltivare questi rapporti e migliorarli. Potreste aver bisogno di tutta la vostra diplomazia per superare una situazione imbarazzante tra amici, parenti o colleghi.

VERGINE (24/08-22/09)

Potreste pensare di aiutare qualcuno che è in difficoltà in questo momento: decidetevi per un aiuto disinteressato. Non rivelare agli altri quello che in segreto è stato rivelato a te. Sii più riservato.

SAGITTARIO (23/11-21/12)

Un incontro con qualcuno che non ti capitava di vedere da tempo. Sarai brillante e interessante e ti sentirai soddisfatta. Un incontro con una persona che non vedevate da tempo abbastaza inatteso: cercate di non essere polemici e di ascoltare ciò che ha da dirvi.

PESCI (20/02-20/03)

Una persona che nemmeno immaginate ha messo gli occhi su di voi da tempo : cosa non fareste per scoprire chi è, vero? Bene allora sappiate che presto si farà avanti.

Non sperate troppo di evitare un serrato confronto con una persona che non vedete da tempo. Bene le nuove amicizie.

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OROSCOPO / DAL 6 AL 22 FEBBRAIO 2023

FRANCO BARESI

Franco Baresi, all’anagrafe Franchino Baresi (Travagliato, 8 maggio 1960), è un dirigente sportivo, allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo difensore, vicepresidente onorario del Milan. Campione del mondo nel 1982 e vicecampione nel 1994 con la Nazionale italiana. Segnalatosi fin da giovane come uno dei maggiori talenti espressi dal calcio italiano e considerato tra i più forti giocatori della storia, è inoltre annoverato tra le più note “bandiere” calcistiche di tutti i tempi.

Nel corso della sua carriera ha sempre militato nel Milan, squadra nella quale ha giocato per venti stagioni (dal 1977 al 1997) di cui quindici da capitano, divenendone il secondo calciatore con più presenze sia per quanto riguarda il campionato che le coppe europee. Con i rossoneri ha vinto sei scudetti, tre Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali, tre Supercoppe UEFA e quattro Supercoppe italiane; insieme ai compagni di reparto Mauro Tassotti, Paolo Maldini e Alessandro Costacurta ha composto una delle migliori linee difensive della storia del calcio che ha consentito al Milan di stabilire il record di partite consecutive senza sconfitta (58) nei cinque principali campionati europei (dal 26 maggio 1991 al 14 marzo 1993). Con la nazionale italiana, nella quale ha militato per tredici anni vestendo la fascia di capitano dal 1991 al 1994, ha partecipato a tre campionati del mondo (Spagna 1982, Italia 1990 e Stati Uniti 1994) e due campionati d’Europa (Italia 1980 e Germania Ovest 1988). Classificatosi al secondo posto nel 1989 nella classifica del Pallone d’oro dietro al compagno di squadra Marco van Basten, nel 2004 è stato incluso nella FIFA 100, la lista dei 125 più grandi giocatori viventi stilata da Pelé e dalla FIFA in occasione del centenario della federazione, e nel 2013 è entrato

a far parte della Hall of Fame del calcio italiano. Occupa la 19ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer. Il 16 dicembre 1999, in occasione della festa organizzata per celebrare i cent’anni del Milan, è stato eletto dai suoi tifosi “Milanista del secolo”, cioè il giocatore più rappresentativo nella storia rossonera. È risultato 17º nell’UEFA Golden Jubilee Poll, un sondaggio online condotto dalla UEFA per celebrare i migliori calciatori d’Europa dei cinquant’anni precedenti”. È rimasto orfano ad appena quattordici anni.

È sposato con Maura Lari, da cui ha avuto il figlio Edoardo nel 1991; nel 1997 la coppia ha adottato un bambino a cui è stato dato il nome di Giannandrea. È zio di Regina Baresi, anch’ella calciatrice, figlia del fratello Beppe.

Baresi era un libero capace di coniugare senso della posizione, tecnica, scatto, visione di gioco e decisione negli interventi con una notevole continuità di rendimento. Leader carismatico si distinse inoltre per precocità e longevità agonistica: anche in età avanzata era ritenuto uno dei calciatori atleticamente più preparati in tutta la Serie A.

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PERSONAGGI

L’esordio in prima squadra e in Serie A avvenne il 23 aprile 1978, a 17 anni, nella partita Verona-Milan (1-2). In quella stagione ottenne anche 2 presenze in Coppa Italia. Nonostante qualche discussione con Albertosi e Capello, il giovane e promettente difensore cominciò gradualmente ad ambientarsi nello spogliatoio e, grazie alla sua grinta, alla sua personalità e alla sua maturità tattica, riuscì a farsi apprezzare anche dalla storica bandiera e capitano rossonero Gianni Rivera («Questo ragazzo farà molta strada»).

Nell’annata 1978-79 l’allenatore Nils Liedholm non esitò a sacrificare un libero di provata esperienza come Turone per fargli posto in squadra. In quell’annata, giocata sempre da titolare, Baresi esordì in Coppa UEFA e vinse lo scudetto, il decimo della storia Milan. Nel 1979, alla chiusura del campionato, Baresi successe proprio a Rivera, ormai al tramonto della sua carriera, come uomo-simbolo e guida dello spogliatoio milanista. In seguito alla retrocessione in Serie B del Milan nel 1980, decisa dalla sentenza relativa allo scandalo del calcio scommesse, fu tra i pochi della rosa che non lasciò la società. Il 20 agosto 1980 realizzò il primo gol con la maglia rosso-

nera nella partita di Coppa Italia pareggiata 1-1 contro l’Avellino e, a fine stagione, fu uno degli assoluti protagonisti del ritorno del Milan in Serie A. Nella stagione 1981-82, colpito da una malattia del sangue, fu costretto a lasciare il campo per circa quattro mesi. Senza la sua guida difensiva, il Milan andò allo sbando e, a fine stagione, retrocesse per la seconda volta in Serie B. Nel 1982 seguì per Baresi una rapida ascesa a livello professionale. Fresco campione del mondo con la nazionale italiana, il giovane difensore, rifiutata un’offerta della Juventus, firmò un contratto biennale di circa 100 milioni di lire all’anno e diventò il nuovo capitano dei rossoneri a soli 22 anni, dopo le partenze di Aldo Maldera e Fulvio Collovati. Guidò il Milan alla seconda promozione in Serie A, poi rinunciò a vestire le maglie di Sampdoria ed Inter per continuare la sua carriera con il Diavolo, dando così un’ulteriore prova di affetto e attaccamento ai colori rossoneri.

Baresi e compagni riuscirono a compiere una piccola impresa sportiva, superando in vetta alla classifica il Napoli campione in carica, dopo averlo sconfitto allo Stadio San Paolo nella terzultima giornata di campionato, e conquistando

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La signora in Giallo in ”Omicidio alle Hawaii” di Donald Bain e Jessica B. Fletcher

Penso che sarà capitato più o meno a tutti quanti di vedere in televisione almeno un episodio de “La signora in giallo” con Angela Lansbury. Quest’attrice ha fatto ben 12 stagioni nei panni di Jessica B. Fletcher. L’attrice era nata a Londra il 16 ottobre del 1925 ed è morta a Los Angeles lo scorso 11 ottobre.

Però, forse, pochi sanno che ci sono anche i libri che narrano le vicende di questa arzilla vecchietta. A me è capitato di leggerne qualcuno e mi sono piaciuti davvero molto. In Italia sono editi della Sperling & Kupfer. Sono ben 47 romanzi e 9 di essi sono ancora inediti da noi. L’autore è Donald Bain (seppure i libri siano firmati da lui e dall’immaginaria Jessica B.Fletcher), nell’ultimo libro ossia “Appuntamento con la morte” del 2018 è cofirmatario anche Jon Land.

Donald Bain è uno scrittore americano nato nel 1925 e morto nel 2017 e Jon Land è pure lui uno autore americano di libri per lo più thriller di 65 anni. Per quanto concerne la signora Fletcher, invece, ha risolto nella sua carriera la bellezza di più di 270 omicidi.

Le vicende si svolgono a Cabot Cove (successivamente anche a New York e Boston) che è una località di mare nel Maine negli Stati Uniti d’America. Per la cronaca segnalo che questa cittadina è immaginaria e nella realtà, quindi, non esiste. La signora Jessica B. Fletcher è una tranquilla signora tra i sessanta e i settanta, vedova, ma non sente la necessità di convolare a nuove nozze nonostante abbia conosciuto diversi ed interessanti uomini dopo la prematura scomparsa del consorte.

Il marito era Frank Fletcher che non si è mai visto perché la storia inizia con lei che è già vedova. Di lui si sa solamente che era un capitano, morto all’inizio degli anni Ottanta e che non

hanno mai avuto figli. Però la donna ha davvero tantissimi nipoti che man mano impareremo a conoscere e che le vogliono davvero un gran bene. La signora è una professoressa d’inglese in pensione che inizia a scrivere libri così tanto per riempire le giornate dopo di che fa un nuovo ed interessante lavoro unito alla risoluzione dei misteri.

I libri de “La signora in giallo” hanno una struttura abbastanza semplice che non cambia mai. Si inizia con la presentazione dei vari personaggi che sono per lo più amici, conoscenti, parenti, colleghi di lavoro de “la signora in giallo”. Si prosegue poi con l’omicidio e la polizia solitamente trova, sbagliando, come colpevole un amico della Fletcher ed è questo il motivo “scatenante” delle sue indagini: scagionare il presunto colpevole in quanto in virtù dell’amicizia o parentale che li lega non può essere il colpevole. Successivamente grazie a una chiacchierata con qualcuno degli altri personaggi Jessica capisce com’è successo l’omicidio e svela il reale assassino che in alcuni casi vorrebbe anche ucciderla per evitare che il suo crimine venga reso noto alla polizia. Grazie al provvidenziale intervento di quest’ultima la nostra investigatrice evita ogni volta la morte. La scena finale, solitamente, è tra la Fletcher e il primo sospettato che la ringrazia per l’aiuto che le ha dato anche perché senza di esso,sarebbe rimasto sicuramente in carcere.

PROFUMO DI LIBRI
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Premesso questo ora vorrei raccontarvi il libro che ho preferito in assoluto e che consiglio di leggere e che, ovviamente, starò ben attenta a non svelare il finale...

Si tratta de: “La signora in Giallo: omicidio alle Hawaii”. La signora Fletcher viene invitata nelle isole Hawaii ed esattamente a Maui per tenere una lezione di criminologia. Sono tanti anni che non insegna più perciò non sa se accettare o rifiutare. Il suo amico Seth, medico di famiglia di Cabot Cove, la sprona ad accettare ed è così che inizia questa nuova avventura. Jessica pensa di poter trascorrere qualche giorno tranquillo e sereno, una piccola vacanza inaspettata... però si sbaglia perché neanche fa in tempo ad arrivare che già trovano un cadavere ai piedi di una scogliera. Si tratta di una famosa botanica locale, la dottoressa Mala Kapule. La donna oltre ad essere una importante bo-

tanica è anche un’attivista a livello ecologico che vuole proteggere e salvaguardare l’isola da eventuali speculatori.

Ma la Fletcher si domanda se il motivo della sua morte sia solo questo oppure non ci sia anche qualcosa di personale ed è così che un apparente e tranquillo periodo di riposo si trasforma, invece, in una nuova ed interessante indagine per la nostra eroina. Quello che è certo che scoprirà il colpevole ma non mancheranno i colpi di scena... come del resto troviamo nei suoi tanti bellissimi libri. Questi sono libri di facile lettura e non bisogna farsi scoraggiare se vediamo che sono tante pagine (almeno 200) perché sono scritti in caratteri grandi e, comunque, sono assai avvincenti e sono sicura che non mancheranno di prendere l’interesse pure del lettore più svogliato che c’è. Provare per credere.

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ECLETTICA, IL CORPO COME UNA TELA

Eclettica è il suo nome d’arte ma anche il suo modo di intendere l’arte. Irriverente e anticonformista, sempre pronta a mettersi in gioco per raccontare le sue emozioni, il suo è un personaggio trasversale che abbraccia il mondo della pittura, della fotografia, della scrittura introspettiva, della musica, dei social network e dell’arte figurativa, reinterpretandoli ogni volta in chiave strettamente personale. Così, Veronica è a tutti gli effetti un’artista che ha la creatività nel dna tanto da aver iniziato, sin da piccolissima, a realizzare i suoi primi quadri. “Poi mi sono spostata all’ambito digitale, semplicemente seguendo la direzione che sta prendendo il mondo, senza mai dimenticare il primo amore che coltivo sviluppando l’astrattismo e il cubismo” racconta lei che dalle Marche è ormai prossima a spostarsi in quel di Roma, capitale mondiale in quanto a storia, cultura e architettura. L’evoluzione nel suo percorso è quella di aver deciso di “pensare l’essere umano come una tela, così ho deciso di essere io la persona che racconta le idee che ho in testa. L’ho fatto mettendomi in gioco sul set, approfondendo il rapporto con la fotografia, diventando la direttrice artistica di me stessa, scattando in vari

generi a patto di trasmettere sempre e comunque un contenuto”. Il suo account Instagram, è così diventato la bacheca che parla “non di un personaggio ma di una parte integrante di me, nella quale ho espresso le emozioni che ho vissuto anche personalmente”.

La tua immagine è sempre intrisa di significato. Proprio così: anche quando esco vestita in modo eccentrica, sono sempre e comunque io. Sono ribelle e trasgressiva, sul set e nel quotidiano, e contesto ciò che non mi sta bene come possono esserlo le convenzioni, le imposizioni, i luoghi comuni. L’uomo è felice se viene lasciato libero di essere sé stesso. Invece spesso siamo sottoposti a forti sofferenze quando noi tutti dovremmo cercare di essere noi stessi, di superare gli stereotipi. I giovani soffrono queste chiusure, anche io ho vissuto episodi di giudizio, di pregiudizio, di bullismo. Ma ho sempre avvertito la diversità

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L’INTERVISTA

come una ricchezza e ho cercato di reinterpretarla.

Un ragionamento… da grande!

Ma ho solo 21 anni, eppure sono ben consapevole che la scatola sia più importante del contenuto. Purtroppo la maggior parte delle persone guarda solo il fuori e non il dentro. Ecco perché con la fotografia voglio colpire le coscienze. Ho posato con le bende, per denunciare il lato tossico dell’amore che ti chiude gli occhi e ti impedisce di vedere chi hai davanti. Ho posato riflettendo me stessa sul pavimento, denunciando la scarsa capacità di mettersi nei panni degli altri, dove l’amore diventa un fattore consumistico. Ho posato con la Bibbia in mano e le ali sulla schiena, per evidenziare il fatto che siamo angeli senza ali, perdendo la speranza e lavorando per recuperare forze e sogni. Ho iniziato a scattare da giovanissima, ho subito molte critiche anche nell’ambiente scolastico, semplicemente perché mi esponevo. Non volevo scandalizzare, ma generare delle riflessioni.

Chi sei nella vita di tutti i giorni?

Nel quotidiano mi piace muovermi, sono dina-

mica e sono sempre alla ricerca di stimoli, finita una cosa voglio farne una nuova, ho sempre avuto paura che il tempo sfugga mentre io voglio sfruttarlo al meglio. Mi piacciono i film, adoro stare in compagnia ma anche avere tempo per me e per produrre idee.

Alcune idee realizzate ti hanno portata a vivere esperienze straordinarie.

Ho partecipato con le mie fotografie alla mostra “Fuori dall’ombra” di Christian Palmieri dove insieme all’autore degli scatti ho esaltato il viso, il cuore, il bacino, per esprimere la personalità nelle diverse sfere.

E adesso?

Sto lavorando ad una canzone nel ruolo di vocalist, voglio realizzare il sogno di fare parte in un film, voglio continuare a scattare e continuare a raccontare qualcosa di me. Mi piacerebbe partecipare ad altre mostre! Sto lavorando anche ad un progetto sulla donna nel mondo attuale, con i suoi diritti acquisiti e quelli ancora mercificati per l’interpretazione errata del corpo.

61 L’INTERVISTA
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Siamo ombre in un tumulto di vita ove tutto è prepotentemente chiesto nessun spazio al sentimento è tutto quantificato in un dare e avere mani stanche in corpi stanchi questo non fa di un uomo una persona di valore, ma necessariamente povero.

Giuzzi Daniela

ED È POESIA

“QUANDO”

Quando mi sorprendi appoggiandoti sulla mia spalla non mi fai trasalire, non mi fai sublimare e giungere in paradiso. No, questo no ma in quell’istante mi togli dall’inferno, che è già molto più di quanto possa desiderare.

Enrico Savoldi Ghedi

NEW ENTRY POINT

Il tanto tempo che hai sulle spalle ti ha curvato in avanti, le tue gambe non riescon più a regger il peso degl’anni, adesso son le ruote i tuoi arti. Ma quant’è bello ancora il tuo viso specialmente se illuminato da un raro sorriso.

I tuoi occhi scuri, ma dolci non sono stati segnati dal tempo, sanno ancora gioire per ogni momento che i nipotini, piccoli saltimbanchi malandrini, ti sanno offrire, col loro innato talento. Sempre a ringraziare per ogni gesto a te rivolto dimenticando l’immenso bene che a noi hai fatto.

Esempio di onestà fatta persona ed io di questo ti sarò eternamente grato !!

“MADRE
ED È POESIA
MIA”
Giordano
ED È POESIA
“SENTIMENTO”
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