il libro possibile edizione del 13_luglio_2012

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edizione del 13 luglio 2012

daily magazine

CECCHI PAONE: Il duo delle meraviglie diventa un trio. Dall’ intervista impossibile di Dario Vergassola ad Alessandro Cecchi Paone vien fuori lo spettacolo più esilarante della serata con il giornalista sportivo Michele Salomone. Rivelazioni, ‘gossip’ e risate tengono ‘bloccati’ in piazza san Benedetto centinaia di persone fino a oltre l’una di notte

pagina 2 SGARBI: Mantiene fede al suo ruolo il critico d’arte più attaccabrighe che ci sia. Non si ripete lo tsunami dello scorso anno quando si ‘prese’ con il pubblico polignanese, ma lancia strali contro Regioni, Grillo e Berlusconi come solo lui sa fare. Ed è pienone in piazza san Benedetto

pagina 4 PIVETTI: Riesce a raccontare con una verve d’imponenza il percorso doloroso che l’ha portata fuori dalla depressione. Tra ricordi e momenti personali di un periodo buio e malato, scatta la solidarietà e l’emozione di una intera città

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Va in crescendo il numero di persone che sceglie i vicoli del centro storico di Polignano: non sono i numeri precisi della Questura che servono agli occhi per capire quanto la rassegna ‘Il libro possibile’ sia ormai diventato un appuntamento imprescindibile dell’agenda serale della gente. Tutte le piazzette gremitissime per seguire gli autori della seconda serata del festival. Attesa c’era per Vittorio Sgarbi, la voce critica e pungente della giornata; c’era curiosità per la presenza di Alessandro Cecchi Paone come ‘rivelatore’ di episodi e aneddoti di amori omosessuali nel mondo del calcio e dello sport in generale. E poi interesse nel seguire le vicende più personali dell’attrice Veronica Pivetti, molto ironica e umana allo stesso tempo, vincitrice della ‘Targa Carime’ come miglior autrice di opera prima. E ancora: Silvana Giacobini, Valerio Massimo Manfredi,Fulvio Ervas, Massimo Carlotto e Gabriella Genisi, Enzo Quarto, Francesco Marrocco e Marcello Introna, Prem Dayal, i ‘Nero di Puglia’, Franca Mazzei, Tom Darling, Ettore Catalano e l’omaggio a Cristanziano Serricchio


daily magazine 13 luglio 2012 pagina 2

La civiltà della Puglia, regione libera ed aperta Alessandro Cecchi Paone elogia la nostra regione durante la presentazione del suo ultimo libro Una serata come quella appena trascorsa sarebbe stata impensabile anche solo 10 anni fa. Alessandro Cecchi Paone, Dario Vergassola e Michele Salomone hanno parlato e scherzato sull’omosessualità in piazza San Benedetto durante la seconda serata

del ‘Il Libro Possibile’. Cecchi Paone, ospite della manifestazione per presentare il suo ultimo libro ‘Il campione innamorato’, scritto a quattro mani con Flavio Pagano, è stato prima “vittima” dell’intervista impossibile di Vergassola e poi ha amabilmente dialogato con

il suo ‘intervistatore’ coinvolgendo anche il giornalista sportivo Michele Salomone. Prendendo spunto dal libro che parla dell’amore in tutte le sue sfaccettature (l’amore omosessuale in primis e la relazione che esso ha all’interno del mondo dello sport), si è parlato dell’omosessualità oggi. Cecchi Paone, fiero di esser preso come esempio, parla e scherza non solo con chi è con lui sul palco ma soprattutto con il pubblico che segue attentamente ed in maniera divertita. Vergassola prende benevolmente di mira Salomone, “molto ferrato sull’argomento e con accessori alquanto “compromettenti” (un orologio verde fosforescente, ndr)” e

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l’amore omosessuale e la relazione che esso ha all’interno del mondo dello sport


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lo show va avanti a ruota libera. L’omosessualità non è più un argomento tabù, almeno non più in Puglia definita dallo stesso autore una regione civile, libera ed aperta. Tante gli spunti di digressione, le categorie (attori, sportivi, politici ma anche di lavori più comuni)

di cui si è voluto parlare ed “indagare”. Perché è stata la curiosità a farla da padrona. Non si è, però, solo riso: nel nostro Paese fare outing è considerato ancora una manifestazione particolare, di cui “spettegolare”. Cecchi Paone ha ricordato

la “battaglia” che porta avanti da sette anni ormai per far avere un riconoscimento legale all’amore omosessuale che non viene riconosciuto, in Europa, soltanto in Italia ed in Grecia. • Mariaclelia Labbate


daily magazine 13 luglio 2012 pagina 4

‘Sgarbi quotidiani’ Vittorione se la prende con Beppe Grillo, Berlusconi e l’Italia Cosa hanno in comune un giornalista come Carlo Vulpio e un critico d’arte come Vittorio Sgarbi? Sul palco del ‘Il libro possibile’ per l’intervista all’ex direttore generale della Rai Mauro Masi (“Un nemico alla Rai”) l’uno, presentare il suo “L’arte è contemporanea” l’altroentrambi si accendono quando si parla del programma Rai condotto dal secondo e di cui il primo è stato ospite inaugurale (“Ci tocca anche Sgarbi”). Andato in onda nel maggio scorso, il programma è stato sospeso dopo una sola puntata. Motivo: share troppo basso (8, 7%), secondo l’azienda. Pressioni per quanto detto su eolico e energie rinnovabili, secondo Vulpio. Il giornalista

aveva aperto la puntata, ricorda, parlando della «truffa delle rinnovabili, che non servono a ridurre le emissioni di Co2 ma a mungere denaro pubblico». L’attacco sferrato da Vulpio riguarda soprattutto l’eolico («È il primo affare dei mafiosi, oggi lo ha detto anche il neo presidente della Rai, Anna Maria Tarantola»), colpevole di deturpare il paesaggio: la più grande opera d’arte del nostro Paese, secondo il giornalista. E su questo Sgarbi concorda: «Questa è l’Italia!». Ma è alla domanda se la politica sia un’opera d’arte che il critico si scalda davvero: «La politica è arte, ma dal punto di vista dell’attualità politica in questo momento

ci sono solo delle croste. Mi hanno rimproverato di aver fatto politica come se sporcasse, ma la politica è l’arte nobile di uomini pensanti come Mazzini e Croce. Fare politica vuol dire avere una visione e dunque essere artista». Dunque Berlusconi è un artista? La risposta non poteva che essere “sgarbiana”: «Berlusconi è un fenomeno, è il frutto di un parto anale, il figlio di Di Pietro e della Prima Repubblica, unico caso in cui il padre è più giovane del figlio. La politica italiana ha perso la sua identità quando non è più stata politica dell’essere (socialisti, liberali, radicali e così via) ma è diventata politica dello “stare” con l’uno o l’altro

“Questa è l’Italia!”


è

schieramento: Di Pietro ha distrutto il nesso tra politica e idee e quando ci accorgeremo che è solo un incrocio tra Rutelli e Lusi sarà un buon momento». Per chiudere Sgarbi non rinuncia a parlare della sua prossima creatura politica: il Partito della Rivoluzione. Tante le mini-riforme in agenda: da un

ministero del Tesoro e dei Beni culturali («Non possono essere divisi») alla scuola con ingresso non più alle otto ma alle dieci. E Grillo? «Corteggiava mia sorella con la Porsche, ha paura della parola “partito”, il suo movimento si chiama come un albergo, lui vuole solo una suite». • Annalisa Laselva


«La depressione è molto democratica: becca chi le pare»! Veronica Pivetti non smentisce la sua fama di persona allegra e ironica e, anche quando si parla di quello che con tremenda perifrasi viene definito male oscuro, la butta in risata. Come ha fatto nel suo “Ho smesso di piangere” (Mondadori), in cui ha raccontato, come recita la copertina, la sua “odissea per uscire dalla depressione”. Già, perché anche a una persona solare e apparentemente realizzata come lei può capitare di incappare nelle maglie di una malattia che «ti toglie la voglia di vivere, la libido, il piacere di stare al mondo, la voglia di coltivare l’amore, l’ami-

cizia, gli affetti, il piacere di un piatto di carbonara». Un labirinto buio senza uscita perché, spiega Pivetti «avevo la certezza che la mia vita sarebbe andata sempre peggio: speravo che finisse perché non ne potevo più». E così anche andare sul set tutti i giorni diventava una forzatura insostenibile: «Se non avessi avuto un contratto firmato sarei rimasta a casa tutto il tempo, e invece mi toccava recitare e per di più in ruoli comici e da commedia, un vero e proprio sdoppiamento di identità». Una malattia che - racconta quella che molti ricordano nel panni della Prof o della moglie del maresciallo Rocca – umilia profondamente

il corpo («Non avevo più voglia di lavarmi e di vestirmi, non me ne importava nulla») - e azzera tutte le proprie passioni («Non giocavo più con il mio cane, e di questo mi vergogno tantissimo, e poi avevo smesso di leggere, perché per me leggere è godimento, e io non volevo star bene, non volevo quel momento di gioia passeggera sapendo che poi sarei tornata in quel buio»). Ma come è riuscita Veronica Pivetti a venir fuori dalla malattia? «Con i farmaci, perché la depressione è una malattia vera e propria che va curata anche farmacologicamente, anche se non è facile trovare medici che riescano ad avere per

“Questa è l’Italia!”


è

daily magazine 13 luglio 2012 pagina 7

L’amicizia che salva dalla depressione e dal male oscuro di sé Veronica Pivetti si racconta tra lacrime e sorrisi

te quell’attenzione unica e particolare che meriti, senza proporti la stessa cura che hanno proposto ad altri con la convinzione che vada bene anche per te». Per l’attrice è stata fondamentale anche l’analisi: «È un percorso di conoscenza di sé che tutti dovrebbero fare, dalle elementari! Magari meglio non arrivarci attraverso la depressione, ma ti aiuta perché ti fa scoprire quelle cose di te che non ti piacciano, e può essere molto doloroso, però ti dà una forza enorme».

Ma la vera leva che ha permesso a Veronica di risollevarsi è stato «l’affetto di un’amica, che si è sobbarcata la mia presenza quando io stessa non riuscivo a sopportarmi. Lei aveva la pazienza di starmi vicino e di “credere al mio dolore”, ed è quello di cui hai bisogno quando stai così male. Era a lei che, quando non mi riconoscevo più in quello che era diventata, chiedevo: “Tornerò come prima?”. E lei, per fortuna, mi diceva di sì». • Annalisa Laselva


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La settima anima di Silvana Giacobini è la bellezza di tre donne profonde e misteriose Chiunque conosca Silvana Giacobini solo come giornalista di cronaca rosa e direttrice di “Chi” ha scoperto questa sera in piazza dell’Orologio le sue doti di scrittrice. Davanti al microfono di Annamaria Ferretti, collega di Telenorba, Silvana sveste i panni di “direttora”, come l’appella simpaticamente la presentatrice, e pur mantenendo tutto il suo aplomb si cala nei panni dell’autrice per spiegare al pubblico il suo nuovo noir: “La settima anima”. Terza parte di una trilogia iniziata con “Chiudi gli occhi” e continuata con “Conosco il tuo segreto”. I tre gialli hanno come filo conduttore la presenza di uno sdoppiamento del tempo del racconto. Questo nuovo romanzo ha intrecci molto interessanti nel presente, dove si svolge la maggior parte dell’azione, e poi

una finestra aperta sulla Roma del II secolo dopo Cristo. «Un tempo su cui mi sono dovuta documentare a lungo prima di poterlo raccontare – ha spiegato la scrittrice – Mi sono informata su questa figura poco nota delle gladiatrici. Sì, perché anche le donne combattevano nell’arena. Erano schiave che decidevano di combattere nella speranza di conquistare sulla terra di quegli antichi campi da gioco la propria libertà». E poi ci sono le trame del presente, con tre figure femminili complesse e affascinanti allo stesso tempo: una giornalista, una poliziotta e poi un’ammaliatrice «dagli occhi talmente speciali che andavano messi sulla copertina del libro» spiega la Giacobini. L’americana ammaliatrice, appena arrivata in Italia, conquista col suo fascino misterioso le luci della ribalta. I

paparazzi la seguono ovunque (e qui viene fuori il mestiere di una vita) e lei è sempre accompagnata da una schiera di vip «e ce ne sono anche di reali come Lapo Elkann, che è stato molto contento di apparire in un romanzo. « L’importante è che non si riconoscano i personaggi negativi, sennò fioccano le querele!», scherza la direttrice. Poi ci sono le altre due donne: la poliziotta, razionale e inquadrata che cerca le prove, e Chiara la giornalista. «Tra le due nascerà un’amicizia nel corso della storia – anticipa Silvana – un bell’esempio di solidarietà femminile, in cui io credo molto». Ma troppe anticipazioni rovinano la suspense. Per capire i collegamenti tra i due tempi del racconto, bisognerà leggere il libro. • Aurora Santangelo


daily magazine 13 luglio 2012 pagina 10

Il passato e il presente nel nuovo libro di Valerio Massimo Manfredi

La storia della famiglia in un lasso di tempo infinito Accento bolognese, abbigliamento sportivo e tanta simpatia. È così che Valerio Massimo Manfredi si presenta al pubblico del “Il libro possibile”, a Polignano a Mare.

Scrittore, conduttore ma prima di tutto archeologo, chi non lo conosce l’avrebbe immaginato con torcia e cartina alla mano, magari con quella patina tipica dei libri di storia. Invece no. Prima di salire sul palco per la presentazione del suo ultimo libro “Otel Bruni”, Manfredi si intrattiene con una folla di gente in attesa di autografo a cui lui, però, non fa mancare battute e quattro chiacchiere tra amici. Ad introdurre una vera e propria

lettura del libro, Giuliano Volpe, rettore dell’Università di Foggia, ma prima di tutto anche lui archeologo. Storia e grandi personaggi del passato sono il comune denominatore di tutti i presenti in piazza San Benedetto. La maggior parte del pubblico è anche munito di libro e/o libri di Manfredi, pronti per partecipare alla lettura o semplicemente per discuterne con il vicino di sedia.

Callisto, Clerice. Persone realmente esistite, ma con nomi legati al grande amore di Manfredi, i classici greci. Tutto in questo libro è una storia nella storia. «Mio figlio di 22 anni aveva iniziato la sua tesi di laurea sulla morte di Umberto Montanari, presente nel libro e ucciso da Armando Bruni. Voleva scovare la verità su questa vicenda. A quel punto io non ho resistito - confessa Manfredi-

“Otel Bruni” non è la storia di un lontano passato. È ambientata nel 900, nelle terre romagnole care a Manfredi. «Bruni è la famiglia della nonna di mia madre - dice l’autore - , e le storie che racconto nel libro sono tutte vere. Otel Bruni era una stalla dove tutti venivano ospitati e nutriti. Ancora adesso si raccontano le storie della mia famiglia». Ed ecco che Manfredi inizia a leggere stralci di Otel Bruni. Voce profonda, calda. Da cantastorie. Uno per volta da’ vita ad alcuni dei personaggi: Cleto,

ed ho deciso di raccontare tutta la storia della mia famiglia». In tutto ciò non si perde il gusto per la storia. Non è quella di Alessandro Magno o della grande Atene. Ma uno spezzone di 50 anni sull’Italia del primo 900. Ad ogni pausa il pubblico si intromette con un lungo applauso. La lettura va da sé, le storie si susseguono e sembra quasi di essere a teatro. Con un unico interprete dalle mille voci. Passate e presenti. • Valentina Ninno




daily magazine 13 luglio 2012 pagina 13

Massimo Carlotto e Gabriella Genisi: segni particolari il noir in comune

Fulvio Ervas: un viaggio in moto nel mondo dell’autismo Fulvio Ervas ha scritto un libro che si chiama “Se ti abbraccio non aver paura” , una storia semplice semplice che parla di autismo. Ma l’autismo non è una cosa semplice semplice. Anzi. Entrare nel mondo di un autistico vuol dire imbattersi in una serie di codici e simboli che neanche un crittologo riuscirebbe a decifrare. Un universo misterioso e a tratti affascinante che definisce una malattia psichiatrica con poche possibilità di guarigione. Tutto nasce da un episodio realmente accaduto. Ervas era seduto davanti ad uno spritz a Treviso e si è materializzato dinanzi ai suoi occhi il futuro protagonista del suo romanzo, Franco Antonello. La storia è quella di un padre e di un figlio che partono per un viaggio in America a bordo di un’Harley. Il figlio Andrea soffre della “malattia del mistero”, l’autismo. Attraverso questo percorso il padre vuole donare al figlio un minimo di serenità e magari sperare in qualche risvolto positivo. ‘Per anni hanno viaggiato inseguendo terapie: tradizionali, sperimentali, spiri-

tuali. Adesso partono per un viaggio diverso, senza bussola e senza meta’. Così comincia il viaggio vero. Un viaggio a contatto con la natura, quella natura maligna che ha fatto nascere Andrea con l’autismo. In questo romanzo c’è tanto di quell’amore e di quel coraggio che forse è facile trovare solo nei libri ma per fortuna non è così. Perché è proprio vero che la realtà supera la fantasia. E la realtà è la storia di un padre che cerca in tutti modi di far vivere al figlio una vita degna di questo nome. Fulvio Ervas è di Musile di Piave ed è un professore di Scienze Naturali in una scuola superiore in provincia di Treviso. Racconta storie e lo fa con la stessa passione dello scienziato che osserva gli animali. Scruta, carpisce e riflette. Riflette sui temi importanti. Come l’autismo appunto, l’eutanasia e le donne. E’ un ottimista e i suoi occhi brillano quando narra le sue storie. Storie che vale la pena di ascoltare. • Antonella Cappelli

Massimo Carlotto e Gabriella Genisi. Due scrittori di romanzi noir a confronto in piazza dell’Orologio di Polignano. Come si sa, delle storie noir non si può dire molto. Impossibile definire i tratti dei personaggi che vanno scoperti ed esplorati pagina dopo pagina. Proibito parlare della trama. Tutto è suspense. Così Manuel Virgintino, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari, si siede tra questi due scrittori improntando un confronto serrato. Stile interrogatorio dei film polizieschi. I tratti che accomunano i due scrittori sono svariati. Primo fra tutti, il punto di partenza nella scrittura. Carlotto inizia la carriera scrivendo la sua autobiografia. Non facile. Non comune. Diciannovenne viene accusato dell’omicidio di una donna che lui dichiara di aver trovato già morta. Assolto, ma poi condannato in Cassazione, Carlotto riceve la grazia da Oscar Luigi Scalfaro. Di lì, inizia a scrivere di sé e crea “l’Alligatore”, il suo avatar che poi darà nome anche alla fortunata collana di libri. Una tragedia alla base di tutto. Allo stesso modo Gabriella Genisi. Giovane pugliese, di Mola di Bari, scrittrice (e una delle organizzatrici del festival insieme con Rosella Santoro, Gianluca Loliva e Giuseppe Pascale) solo dopo la morte del padre. « Certi traumi

portano a fare dei bilanci, sono catartici e determinanti come nel mio caso» ha detto. Altro tratto in comune è nel protagonista dei propri Romanzi. « B.B., sostiene Carlotto, è un’ispettrice brutta, anzi bruttissima. È nata quando ero a Marsiglia alla ricerca di idee per il mio libro. Non è un personaggio semplice, i miei protagonisti non sono mai politicamente corretti». A contrario di Lolita Lobosco, la commissaria noir di Gabriella Genisi. «Lolita all’inizio non aveva nulla di me. Poi, pian piano, abbiamo iniziato a fonderci. A volte in lei c’è del mio, altre volte è il contrario. Ormai, però, iniziamo ad identificarci». Ad un certo punto è proprio Manuel Virgintino a fare un paragone identificativo tra i due romanzi. Prendendo spunto dalla musica: il libro della Genisi può essere definito pop, Carlotto, invece, ha più i toni di un rock progressivo, come se si fosse in un film di James Bond. Il confronto è ricco e serrato. I due scrittori, però, non amano lasciarsi scappare molto. Il minimo indispensabile per allettare un pubblico attento e gremito, ma che per scoprire chi è l’assassino dovrà leggere entrambi i libri dalla prima all’ultima pagina. • Valentina Ninno


Il Ponentino Anselmi per la iodoprofilassi: una chiacchierata con Anna Paola De Bellis Si chiama Ponentino Anselmi. Si presenta con un’etichetta azzurra e verde, che reca in bella evidenza l’indicazione: ‘preparato con sale arricchito di iodio’. Proprio come studiato e proposto dalla legge n. 55 del 21 Marzo 2005: ‘Disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo endemico e di altre patologie da carenza iodica’. “Questo formaggio da tavola, una deliziosa caciotta di pura pecora, è prodotta utilizzando solo il sale iodato protetto. Disponibile nella pezzatura da 1,8 chilogrammi, vanta una shelf life di sei mesi”, esordisce Anna Paola De Bellis, responsabile marketing dell’azienda Fattorie Chiarappa. Ma come nasce l’idea di produrre questo formaggio? “Fattorie Chiarappa, nel 2011, ha accolto l’invito che il ministero della Salute ha rivolto a tutti i produttori per stimolare l’integrazione di iodio nella dieta degli italiani, assicurando la giusta quantità giornaliera (iodoprofilassi)”, racconta Anna Paola De Bellis. Proprio nel corso dell’ultima edizione di Cibus il prodotto è stato al centro di numerose attività. “Grazie a Cibus abbiamo avviato alcuni contatti per le vendite di questo prodotto, anche all’estero. Ed è stata so-

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Promozione noir del territorio pugliese con gli scrittori emergenti

prattutto l’occasione per proporlo a operatori che non lo conoscevano. E tutti coloro a cui lo abbiamo fatto assaggiare hanno apprezzato le sue caratteristiche organolettiche”. “Proprio in ragione della necessità di informare i consumatori, abbiamo scelto di veicolare il prodotto al banco taglio perché il consiglio del banconista è il primo veicolo di promozione. Inoltre, per favorire l’assaggio del Ponentino Anselmi, forniamo ai negozianti una vaschetta da 200 grammi di prodotto cubettato, da esporre al banco taglio e offrire ai propri clienti”. Le attività di promozione del Ponentino Anselmi comprendono anche una campagna televisiva. “Dopo l’estate, sarà on air uno spot tv dedicato proprio ad informare il consumatore sulla iodoprofilassi. Al termine del commercial, e solo al termine, ci sarà la segnalazione del nostro prodotto. A ulteriore dimostrazione che questa è prima di tutto una causa che stiamo sposando”, precisa la responsabile marketing. I risultati commerciali rispecchiano il trend della iodoprofilassi. “Questa campagna è solo all’inizio. E, fino ad ora, è stata poco sostenuta dalle istituzioni, cosa che speriamo possa cambiare nel breve tempo.”

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Riscoperta di un genere letterario e promozione del territorio. È questa la sintesi del progetto realizzato da alcuni giovani pugliesi amanti del genere noir, confluito nell’antologia “Nero di Puglia”. Un concorso originale, che ha invitato giovani scrittori italiani e non a realizzare racconti gialli di ambientazione pugliese. La stessa copertina riassume il tutto in maniera impressionante: un calice rotto e il vino che vien fuori delineando la forma della nostra regione. Un modo diverso per promuovere il territorio e i suoi scenari e una prospettiva quasi sconvolgente per chi è abituato a vivere quei paesi da sempre. Ciò che sorprende è come tutti gli autori abbia-

no saputo descrivere vivamente il territorio, facendo emergere da esso anche le sue caratteristiche sociali e antropologiche. «Un misto di folklore e profano» è stata la definizione di Rossella Martielli, autrice di uno dei racconti pubblicati. «Il mio racconto è inventato, ma subito dopo averlo pubblicato alcuni lettori mi hanno detto che i personaggi assumevano le caratteristiche di persone realmente esistite». Dal dibattito è emersa anche la proposta di creare dei cortometraggi ispirati ai racconti di “Nero di Puglia”. Gli organizzatori si sono dichiarati entusiasti e aspettano le prime richieste.. • Francesco Giancola

Supplemento al numero 26 anno 7 del 6 luglio 2012 di

registrazione al tribunale di Bari n. 23 del 03/04/2006

direttore editoriale: Gianfranco Schiavone t. 02 303 127 503 / f. 02 700 599 78 t. 080 495 47 61 / f. 080 214 04 99 www.cineazioni.com / info@cineazioni.com

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daily magazine 13 luglio 2012 pagina 15

“Obiettivi LUM”

Cristanzano Serricchio: la Puglia ringrazia il suo amore candidandolo al Nobel Novant’anni da poco compiuti e ancora tanta energia e vitalità. Cristanzano Serricchio è «un poeta e scrittore versatile», come l’ha definito Salvatore Lattarulo della rivista Marsia, che gli ha dedicato un numero speciale monografico. In collegamento Skype da casa sua, Cristanzano è stato da poco candidato al Premio Nobel per la letteratura del 2013 da una delibera del Consiglio regionale pugliese. È considerato l’orgoglio di Manfredonia. Non ha viaggiato molto non per pigrizia, ma per attaccamento alla sua terra. È nato a Monte Sant’Angelo e si è innamorato sin da subito del mare lontano, ora non più perché trasferitosi sulla costa. «Il mare è tutto – ha detto affaticato, ma emozionato e commosso – rappresenta il viaggio dell’uomo sulla terra. Attraverso le onde si percepisce il fluire della vita». Alla discussione ha preso

parte anche il prof. Giovanni Dottoli, di cui è stato presidente d’esame e con il quale ha instaurato un rapporto di amicizia. Anche da parte sua un ricordo sentito: «Cristanziano è il grande poeta del mar Mediterraneo, ricco di civiltà, dialogo e cultura. Tutti i poeti originari di questo bacino degli ultimi anni che ho letto portano nelle loro opere il suo stile e i suoi sentimenti. È un poeta euromediterraneo». In piazza San Benedetto, alla presenza del presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna, è stata consegnata ai parenti di Serricchio una targa, espressione del ricordo e dell’omaggio della massima assise regionale. L’appuntamento, dato scherzosamente dai relatori, è al prossimo anno a Polignano per festeggiare il prestigioso premio svedese. • Giovanni Schena

LA LUM NELLA BAT Si avvicina il 1° settembre, data di apertura a Trani (BAT) della nuova sede di tutoraggio dell’Università LUM Jean Monnet. E’ possibile compilare il modulo di preiscrizione (sede didattica - Casamassima; sede di tutoraggio - Trani) disponi-

bile sul nostro sito o presso i centri per l’impiego dei comuni della Bat, dove nelle apposite postazioni si può ricevere ogni indicazione utile e tutta la modulistica necessaria. Dal 1° agosto, partiranno le immatricolazioni che si potranno effettuare presso la segreteria di Casamassima o direttamente dal nostro sito.

Giuseppe Degennaro aveva un progetto, oserei dire un sogno: fornire alle nuove generazioni quella formazione d’eccellenza indispensabile per rilanciare economicamente e socialmente il nostro Mezzogiorno, voleva plasmare una nuova classe dirigente capace di rispondere ai cambiamenti indotti dalla globalizzazione e in grado di generare innovazione e modernizzazione. Il sogno si è tradotto in realtà: grazie alla tenacia di mio padre, al lavoro dei suoi più stretti collaboratori e di tutti coloro che lavorano in questa Libera Università, è stata fondata la LUM Jean Monnet, uno dei primi Atenei privati creati nel Meridione d’Italia. A distanza di pochi anni, possiamo affermare che oggi la Lum è profondamente radicata nel territorio; grazie al corpo docente, che annovera ricercatori fra i più affermati sul piano nazionale e internazionale, la Lum è diventata un punto di riferimento istituzionale e culturale. Mio intento vuole essere quello di continuare, con passione, il lavoro di mio padre, raccogliendo la sfida che egli ha lasciato a tutti noi in eredità. L’impegno è quello di far crescere l’Ateneo secondo la filosofia che ne informò la fondazione: continuo aggiornamento dell’offerta didattica, creazione di efficaci canali istituzionali per

rendere semplice e proficuo il dialogo tra studenti e insegnanti, diversificazione della ricerca scientifica. Tre le direttrici del piano di sviluppo che abbiamo studiato: progetto e realizzazione dell’ammodernamento delle strutture, per portare a termine la creazione del campus universitario; intensificazione delle relazioni internazionali, per consentire la mobilità degli studenti all’interno della Comunità Europea; definizione di nuovi percorsi formativi, per creare le migliori sinergie tra innovazione e mondo del lavoro. L’obiettivo rimane quello di creare professionalità d’eccellenza per il mondo delle professioni, delle istituzioni pubbliche e private, per l’impresa, nella consapevolezza che per lo sviluppo economico e civile del Paese rimane fondamentale l’offerta di beni e di servizi privati e pubblici informata a criteri di efficienza e di eticità. • Emanuele Degennaro



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