DOMENICA 21APRILE 2013
Vista da due illustri viaggiatori Brindisi raccontata nel 1851-1853 da Flaubert e Vischer di GIANFRANCO PERRI
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el febbraio 1851 Gustave Flaubert, lo scrittore francese autore del celebre Madame Bovarý, sbarcó a Brindisi tornando dalla Grecia e annotó le telegrafiche impressioni seguenti: «Lunedí 10 febbraio: Vista di Brindisi con coste basse, forte e porto - Marinai in maglione Musicista ambulante e giovanotto rosso, in cappottino di velluto e basco calzato sull´orecchio - Ipertrofia di cuore Dogana con il commissario di polizia - Strade bianche e tortuose, teatro, albergo di Cupido - Cena - Passeggiata fuori cittá, strada, aloe, angolo fortificato, colore arancio del sole, calma Contadini e contadine che ritornano dai campi - “Buona sera!” - Ritorno in albergo - Teatro “La figlia del conte Orloff“ - Notte in grandi letti. Martedí 11 febbraio: La mattina aspetto Max che é andato a fare il giro della cittá - Polizia - Partiti proprio a mezzogiorno - Vecchia carrozza tappezzata in rosso su alte ruote; tre cavalli neri, piume di pavone in testa. Il padrone, omone in berretto di seta sotto il cappello bianco, ci accompagna; dietro
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oltre il cocchiere, c´é un ragazzo a cassetta. Usciti per il luogo in cui ieri sera siamo stati a passeggio - Strada dritta, pianura piatta, molto verde, ben coltivata; il mare a destra, ben presto lo si perde di vista - Una fattoria Passo falso, ci fermiamo, la trerra é polverosa, friabile, spessa – Boschetto di quercioli – Operai lavorano per fare ponti sulle inondazioni». Il 16 marzo 1853, Wilhelm Vischer, esploratore botanico svizzero, costeggiando l´Italia per recarsi in Grecia da Trieste, ove si era imbarcato sulla nave a vapore “Mamudie“ appartenente al Lloyd austriaco, scrisse: «Alle cinque della sera ci ancorammo vicino Brindisi, l´antica Brundisium. Nell´antichitá era il primo – per importanza – porto di mare della costa orientale italiana e localitá abituale di transito per l´Illiria e la Grecia, ma oggi é molto decaduta. Il porto interno, spazioso e ben protetto, é infatti ora insabbiato e accessibile soltanto da alcune piccole imbarcazioni. Quelle piú grandi devono rimanere in quello esterno, piú esposto al vento, sul cui lato nord si trova una fortezza con il faro e il tele-
La colonna miliare nel 1853 in un disegno di S. Leale
grafo. Un´altra fortezza, di maggiori dimensioni, domina il porto interno. A sud di questo porto si estende la cittá, che, vista dal mare, fa una bella impressione. Sugli edifici urbani si erge la vecchia Cattedrale, con una grande cupola ed il campanile separato da questa. Nella zona esterna sul mare, si elevano due antiche colonne, di dimensioni possenti, che sono visibili da lontano: l´una é interamente conservata, l´altra risulta diroccata. L´intera costa orientale d´Italia dal monte Gargano sino a Brindisi, é abbastanza piatta, proprio in contrasto con la costa occidentale calabrese, dove i monti si innalzano direttamente dal mare. Su bassi dossi colinari della costa pugliese, che si trovano a una certa distanza dal mare, si scorgono numerose localitá, da lontano molto belle nel loro biancore scintillante. La zona di Brindisi é invece molto piatta e risulta poco salubre. Dopo alcune ore di sosta per imbarcare merci e passeggeri, lasciammo il porto e puntammo verso la costa dirimpettaia del mare Adriatico».
MARTEDI’ 23 APRILE 2013
Quegli anni di cospirazione Le rivolte che segnarono Brindisi a metà del secolo XIX di GIANFRANCO PERRI
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a rivolta scoppiata a Palermo il 12 gennaio 1848 rimbalzó nel continente e il re Ferdinando II, preoccupato, l´11 febbraio promulgó la costituzione. Ma non fu sufficiente, e la rivolta, che continuó con episodi che si susseguirono nelle province del regno durante tutto l´anno ed il seguente, fu ferocemente soppressa. Il 15 maggio 1849 Palermo venne rioccupata dalle truppe borboniche e il 13 settembre il maresciallo Marcantonio Colonna entró nel capoluogo della Terra d´Otranto. Inizió cosí una lunga stagione di persecuzioni, arresti, processi e condanne, che si protrasse per tutti gli anni ´50. Tra centinaia di condannati, molti i patrioti brindisini, e tra di loro Cesare Braico e Giovanni Crudomonte, che fu condannato a 24 anni nel Bagno penale di Procida. Il 22 febbraio 1850, venne nominato intendente della pro-
vincia di Terra d´Otranto, Carlo Sozi-Carafa e il 2 marzo 1850, 200 notabili di Brindisi sottoscrissero una petizione al re perché abrogasse la costituzione del febbraio 1848 e li governasse «con quelle istituzioni e con quelle leggi, che il paterno cuore della M.V. sente meglio emanare per la tranquillitá e prosperitá del suo popolo». Il 5 marzo dello stesso anno, anche il sindaco Pietro Consiglio e i 18 decurioni di Brindisi inoltrarono al re la stessa petizione. E finalmente il 6 marzo anche la Chiesa di Brindisi, con il suo primicerio Giovanni Tarantini, testificó la volontá del popolo, marinai e contadini, a volere che il re abrogasse quello statuto « per due anni interi funesta causa di tanti mali». Il 19 agosto 1852 fu scoperto un complotto per «commetter la fuga dal Bagno di Brindisi, e cospirazione a fin di portare strage e saccheggio in cittá». Furono trovati «emblemi e distintivi settari consistenti in una bandiera tricolore e sette
nastri simili, poesie di G. Berchet, carta con la scritta Dio e il popolo, poesia "La toletta" di L. Corabi, e tante lettere sovversive». Nel 1853 fu istruito il processo politico nella gran corte criminale di Lecce a carico di Vincenzo Zocchi e Donato Stefanachi, di Lecce, Nicola Carbone di Capua, e Giuseppe Nisi di Brindisi, per «discorsi tendenti a spargere il malcontento contro il governo, tenuti nelle carceri di Lecce». E a fine anno, le carceri di Brindisi «sotto l´orologio» accolsero Camillo Monaco di Oria, che
era in cittá a domicilio forzoso per le turbolenze politiche in cui era stato immischiato nella capitale, quando il 18 ottobre «con temeraria audacia mazziniana accompagnata da disprezzo, mentre trovavasi in teatro a Brinsisi la sera che ivi festeggiavasi l´onomastico del re, un momento prima che l´orchestra intuonasse l´inno borbonico, uscí fuori con disprezzo restituendosi poi dopo che fu terminado il cantarsi dell´inno». Nel mese di agosto 1855 vi fu «cospirazione con discorsi e scritti tendenti a spargere il
malcontento contro il governo» e per ciò a Lecce fu processato, con i due detenuti Pietro Gorgia e Domenico Romeo, il presidiario del Forte di Brindisi Luigi Sivo. Nel 1856 furono scoperti in Brindisi i verbali di un circolo repubblicano nel botteghino di Cesare Chimienti, e con lui furono processati per «associazione illecita e per cospirar contro il governo» Domenico Balsamo, Giovanni Crudomonte, Cesare Gioia, Giovanni Bellapenna, Ignazio Mele, Giuseppe Camassa, Tommaso Quarta, Giovanni Laviani e don Pasquale Marangio di San Pietro V. Il 10 Luglio 1857 vi fu istruttoria penale a Vincenzo Greco, detenuto politico del Bagno penale, accusato di aver steso uno «scritto criminoso per provocare gli abitanti del regno ad armarsi contro l´autoritá: il proclama ai leccesi ...perché soccorrano i fratelli di Sicilia e Cilento che giá hanno cominciato a disertare dalla tirannide».