GIULIO ZANET Hangover

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Progetto:

Direzione:

A cura di:

Gianfranco Matarazzo

Ivan Quaroni

Testo: Ivan Quaroni

Traduzione: Benedetta Del Buono

Grafica e crediti fotografici: GiaMaArt studio - Vitulano (BN)

Allestimento: Achille Capobianco

Si ringrazia: Gianrico Agresta Luigi Bucciano Linda Carrara Francesca Chiacchio Marco De Filippo Tommaso De Maria Giovanni Franzoi Nicola Frattasi Salvatore Iadanza Antonio Limata Fortunato Mastrocinque In copertina CHISSĂ€ CHE DALLA PARTE SBAGLIATA NON SI STIA MEGLIO Tecnica mista su tela, cm 36x36, 2011

Sara Scanderebech Giulia Ticozzi


Ivan Quaroni



Hangover La pittura simultanea di Giulio Zanet Ivan Quaroni

La vita umana è un esperimento dall’esito incerto (Carl Gustav Jung)

L’era del cut & paste Non si può affrontare un discorso sulle evoluzioni della pittura contemporanea senza considerare che, nella prima metà degli anni Novanta, abbiamo assistito a una rivoluzione epocale nel campo dell’informazione. La diffusione di massa di internet ha, di fatto, esercitato una profonda influenza sulle scelte e sui processi operativi degli artisti delle generazioni più giovani, nate tra gli anni Settanta e Ottanta del vecchio secolo. Quella che Luca Beatrice definiva sulle pagine di Flash Art “Google Generation”, riferendosi ad una seminale schiera di artisti che includevano nella propria prassi creativa l’impiego delle nuove tecnologie digitali, è divenuta oggi una realtà assodata. Sempre più artisti, infatti, usano i tool digitali per progettare e comporre le proprie opere, oppure semplicemente per reperire in internet materiale iconografico da cui trarre ispirazione. Il grande cambiamento, però, si avverte soprattutto a livello cognitivo, producendo negli individui un approccio percettivo che potremmo definire olistico, inclusivo e orizzontale. La realtà, filtrata attraverso il web, diventa, così, un immenso serbatoio iconografico, un portfolio infinito d’immagini da saccheggiare e reimpiegare nella dimensione analogica del quadro. Il metodo è, in fondo, quello del ready made dadaista e surrealista. Oggi lo chiamiamo “cut & paste”, ma la sostanza è la stessa. Per questi artisti la prassi compositiva del collage è diventata una condizione paradigmatica, direi ontologica, ma anche uno stato d’animo che riflette la comune difficoltà a costruire rappresentazioni coerenti e non frammentarie della realtà. La ricerca di Giulio Zanet, nato nella provincia torinese nel 1984, ma milanese d’adozione, è inquadrabile in questa rinnovata sensibilità, che si esprime appunto attraverso un palese gusto pittorico per la scheggia e il frammento e per un immaginario discontinuo e disarticolato. Come molti artisti della sua generazione, Giulio Zanet adopera una logica combinatoria basata sull’accostamento di figure, sulla sovrapposizione di grafemi e segni che affiorano sulla tela sotto forma di rigurgito iconografico. Il risultato è un’indefinibile sommatoria di lemmi, di sintagmi e significanti cavi, che tentano di saldarsi in un nuovo linguaggio, insieme brutale ed energetico. L’artista parte, come dicevamo, dal ripescaggio d’immagini estrapolate dal web o dalle riviste, ma è innanzitutto nel processo che il suo modus operandi prende corpo, è durante il percorso che la sua pittura germina e fruttifica. Una pittura processuale La tela è per l’artista piemontese una superficie sperimentale, un’interfaccia in cui s’incrociano istanze interiori ed esteriori, il territorio ideale per compiere un cammino erratico di scoperta, che procede tra ripetuti tentativi, inciampi, ripensamenti, espedienti. “Cerco di non pormi limiti”, afferma Zanet, “inizio a mettere un soggetto sulla tela, aggiungo, tolgo, cancello”.


È in questo modo che, lentamente, si coagulano i suoi costrutti visivi, strutture tautologiche e autoreferenziali che, una volta poste in dialogo tra loro, cominciano a produrre simulacri di significato. “Durante la fase di creazione dell’opera”, racconta l’artista, “lascio aperte tutte le possibilità e casualità”. Zanet demanda, infatti, all’osservatore il compito di decrittare i suoi conati iconografici e tradurre in un discorso logico e coerente le sue dissacranti epifanie, spesso piene di riferimenti alla pornografia e agli aspetti meno edificanti della quotidianità. Non è un caso che, per descrivere i suoi lavori, l’artista ricorra al termine inglese hangover, che designa la sintomatologia dei postumi da sbornia o da abuso di stupefacenti. L’i hangover è uno stato d’animo caratterizzato dall’indebolimento della coscienza vigile, una sensazione che favorisce la percezione simultanea, sebbene debole e attutita, di stimoli visivi, olfattivi, tattili e auditivi. In effetti, si tratta di un fenomeno analogo alla sinestesia (o meglio alla pseudo sinestesia), che consiste appunto nel collegamento simultaneo e sincronico di eventi sensoriali indotto dall’uso di alcol e droghe. Sinestesie Come molti pittori contemporanei - in particolare quelli provenienti dalla cosiddetta Leipzig Schüle - Giulio Zanet ha sviluppato un metodo di rappresentazione sinestetica, che ruota attorno alla concomitanza, alla simultaneità e alla coincidenza caotica di figure. Di più, i suoi dipinti sembrano perfetti saggi pittorici di sincronicità, termine con il quale Carl Jung descriveva la connessione tra eventi psichici e oggettivi nella coscienza degli individui. A ben vedere, essi contengono tanto le immagini ricavate dalla realtà ordinaria, quanto le espressioni sintomatiche di modelli e archetipi mentali. L’interpolazione d’interni architettonici, figure antropomorfe, solidi geometrici, pattern e segni gestuali, nelle tele dell’artista si configura, quindi, come una sorta di nuovo paesaggio contemporaneo, morfologicamente sospeso tra la dimensione psichica e quella mediatica. Ma questa specie di non-luogo, che risucchia iconografie contraddittorie e affastella segni e cromie incongruenti, è forse la metafora più appropriata, e insieme il riflesso più fedele, dello stato confusionale in cui versa la società contemporanea. Zanet sembra riflettere sulla natura ubiqua del presente, sulla sua sostanziale inafferrabilità in termini percettivi, ma anche morali. Lo dimostrano non solo i riferimenti all’immaginario pornografico, ma anche la tendenza a mescolare episodi antitetici, allo scopo di creare un cortocircuito nello sguardo dell’osservatore. La rappresentazione simultanea e sincronica produce immagini confuse, ma anche feconde, che permettono l’elaborazione di molteplici interpretazioni. Non sono solo i dipinti dell’artista a creare questo cortocircuito, ma anche i titoli delle sue opere, simili a frammenti di conversazioni, brandelli di monologo o annotazioni prive di contesto, che obbligano il pubblico a cercare una correlazione tra immagini e testo. E tuttavia, la ricerca artistica di Zanet è concentrata soprattutto sull’aspetto eminemente formale, è un’indagine sulla pittura stessa, intesa come linguaggio autonomo e non finalizzato alla trasmissione di contenuti o significati. Essa è innanzitutto un’esperienza processuale, più che progettuale, che relega il pensiero in una posizione secondaria e accessoria. Solo in un secondo momento, quando l’opera è completata, essa si trasforma in un apparato relazionale, in un dispositivo capace produrre processi ulteriori nella coscienza dei riguardanti. Di più, mi pare, che la pittura non possa fare.


Hangover The Simultaneous Art of Giulio Zanet Ivan Quaroni

Human life is an experiment with an uncertain result (Carl Gustav Jung)

The Cut and Paste Era One cannot undertake a discussion on the evolution of contemporary art without considering that, in the first half of the nineties, we witnessed an epochal revolution in the field of information. The mainstreaming of the Internet, in fact, exerted a deep influence on the choices of the operational processes of the artists of the younger generations, those born between the seventies and the eighties of the last Century. What Luca Beatrice defined on the pages of Flash Art as the “Google Generation�, referring to a seminal band of artists who included in their artistic practice the use of new digital technologies, which nowadays has become an established fact. More and more artists, in fact, use digital tools to design and compose their own works, or simply to find on the internet, iconographic material from which to draw inspiration. The great change, however, is particularly seen at a cognitive level, producing in individuals a perceptive approach that could be defined as holistic, inclusive and horizontal. Reality, filtered through the web, thus becomes a huge reservoir of illustrations, an infinite portfolio of images from which to loot and reuse the items in the analogical dimension of the painting. The method is, after all, that of the ready- made Dadaist and Surrealist art. Today we call it "cut & paste", but the substance is the same. For these artists the compositional practice of collage has become a paradigmatic condition, I would say ontological, but also a mood that reflects the common difficulty to build representations of reality which are consistent and not fragmented. Giulio Zanet’s search, born in the province of Turin in 1984, but Milanese by adoption, is framed in this new sensitivity, expressed precisely through a clear pictorial taste for the splinter and fragment, and for a patchy and disjointed imagery. Like many artists of his generation, Giulio Zanet uses a combinational logic based on the combination of figures, on the overlapping of graphemes and signs that appear on the canvas in the form of iconographic regurgitation. The result is an indefinable summation of terms, phrases and meanings of wires, trying to weld in a new language, simultaneously brutal and energetic. The artist sets off, as we said, with the repechage of images extrapolated from the web or from magazines, but it is primarily in the process that his modus operandi takes shape, it is during the journey that his art germinates and bears fruit. Case art The canvas, for the Piedmont artist, is a surface of experimental interface in which internal and external instances cross each, the ideal territory to undertake an erratic journey of discovery, which proceeds amongst repeated attempts, setbacks, thoughts, and tricks. "I try not to limit myself, " affirms Zanet, "I begin to put a person on the canvas, add, take off, erase. " It is in this way that his visual constructs, tautological self-referential structures


that, once placed in dialogue with each other, begin to produce statues of meaning. "During the creation of the work, " says the artist, "I leave open all possibilities and chance. "Zanet gives, in fact, the observer the responsibility of decrypting his iconographic etchings and to translate his irreverent epiphanies into a logical and coherent discourse, often full of references to pornography and the less edifying aspects of everyday life. It is no coincidence that, to describe his work, the artist uses the English word hangover, which designates the symptoms of a hangover or drug abuse. The hangover is a state of mind characterized by the weakening of waking consciousness, a feeling that favors simultaneous perception, although weak and muffled, of visual, olfactory, tactile and auditory stimuli. In fact, it is a phenomenon similar to synesthesia (or rather pseudo synesthesia), which consists in the simultaneous connection of synchronous and sensorial events caused by the use of alcohol and drugs. Synaesthesia Like many contemporary artists - in particular those from the so-called Leipzig Schule Giulio Zanet has developed a method of synesthetic representations, which revolves around the same time, the simultaneity and chaotic coincidence of shapes. Moreover, his paintings seem perfect pictorial essays of synchronicity, a term that Carl Jung used to describe the connection between psychological events and objects in the consciousness of individuals. A closer look, they contain both images derived from ordinary reality as well as those symptomatic expressions of mental models and archetypes. The interpolation of architectural interiors, anthropomorphic figures, geometric solids, patterns, gestures and signs, in the paintings of the artist configure, therefore, like a new kind of contemporary landscape, morphologically suspended between the psychological dimension and the media. But this kind of non-place, which sucks in iconographical contradictions and inconsistent piled-up-signs and colors, is perhaps the more appropriate metaphor, and also the most faithful reflection, of the confusion prevailing in contemporary society. Zanet seems to reflect the ubiquitous nature of the present: its substantial elusiveness in terms of perception and moral. This is demonstrated not only in the references to pornographic imagery, but also in the tendency to mix contrasting episodes in order to create a short circuit in the eyes of the observer. The simultaneous and synchronous representation produces blurry but also fertile images, which allow the elaboration of multiple interpretations. Not only do the paintings of the artist create this short circuit, but also the titles of his works do, which like fragments of conversations, snatches of monologue or remarks without context, force the audience to look for a correlation between images and text. And yet, Zanet’s artistic research has mainly focused on the minutely formal investigation into painting itself, seen as an independent language not aimed at the conveyance of content or meaning. It is above all an experience of the case, rather than design, which relegates the thinking in an ancillary and secondary position. Only later, when the work is completed does it turn into a relational system, a device that can produce further processes in the consciousness of those involved. Further, I think, art cannot do.


HANGOVER Tecnica mista su tela, cm 140x100, 2011


NON È PER NIENTE FACILE TENERE PULITO Tecnica mista su tela, cm 50x50, 2011


EVERYONE HAS HIS OWN GOD, BUT EVERYBODY SPENDS HIS WHOLE LIFE TO BE COOL Tecnica mista su tela, cm 110x110, 2010


LA DISABITUDINE A SCRIVERE Tecnica mista su tela, cm 140x100, 2011



NUTRIZIONE ENTERALE Tecnica mista su tela, cm 28x40, 2011


CELEBRITY DEATHMATCH Tecnica mista su tela, cm 60x45, 2011


ORNITOFOBIA Tecnica mista su tela, cm 57x40, 2011


QUESTO È IL MIO GIARDINO Tecnica mista su tela, cm 70x100, 2011


SENZA TITOLO Tecnica mista su tela, cm 60x43, 2011

SENZA TITOLO Tecnica mista su tela, cm 70x100, 2011



RUN RABBIT RUN FIRE IN THE HOLE! Tecnica mista su tela, cm 140x100, 2010



SENZA TITOLO Tecnica mista su tela, cm 50x46, 2011


QUESTA SERA CREDO RESTERÒ A CASA Tecnica mista su tela, cm 43x38, 2011


VOGLIAMO I CULI COMODI E SILENZIOSI... E LI AVREMO Tecnica mista su tela, cm 28x40, 2011


AGGRESSIVITÀ ALLO STATO EMBRIONALE Tecnica mista su tela, cm 28x40, 2011


ANNUNCIAZIONE DEGLI UFO Tecnica mista su tela, cm 28x40, 2011


SOLO I NOIOSI SI ANNOIANO Tecnica mista su tela, cm 28x40, 2011


LA STRANA TENDENZA ALLA NON CURANZA Tecnica mista su tela, cm 120x100, 2011



GUARDA FUORI NDALLA FINESTRA E VEDI SE SCORGI IL CERCHIO ROSSO Tecnica mista su tela, cm 45x45, 2011


È PROPRIO COME NON SENTIRSI MAI AL POSTO GIUSTO. TI VIENE DA PENSARE SE ESISTA. E ALLORA PROVI A PERDERTI NELLA SPERANZA DI TROVARE QUALCOSA CHE NON TROVI MAI. Tecnica mista su tela, cm 45x45, 2011


SUNMACHINE AT THE END OF THE WORLD Tecnica mista su tela, cm 45x45, 2011


SENZA TITOLO Tecnica mista su tela, cm 60x90, 2011


SENZA TITOLO Tecnica mista su tela, cm 26x32, 2011


SENZA TITOLO Tecnica mista su tela, cm 28x40, 2011


"IL SEGRETO DELLA FELICITÀ È NON PENSARE" Tecnica mista, misure variabili, 2011




GIULIO ZANET Nasce a Colleretto Castelnuovo nel 1984, vive e lavora a Milano. Was born in Colleretto Castelnuovo in 1984, he lives and works in Milan.

Mostre Personali / Solo exhibitions2011 2011 "Hangover", a cura di Ivan Quaroni, GiaMaArt studio, Vitulano (BN); 2008 "Holy-days", Wannabee Gallery, a cura di S.Pettinicchio, Milano; 2007 "Irriveremze", a cura di S. Rossotti e G. Franzoi, Spazio Zerologico, Milano; 2007 "Il Martedi del Magenta", Bar Magenta, Milano.

Mostre Collettive / Group exhibitions 2011

"AAM" Arte Accessibile, sede del Gruppo 24 Ore, Milano;

2011 "Cuore di cane", Underdog Studio, Modena; 2010 "Metropolitan Baby", a cura di C. Canali, A. Redaelli, E. Gravagnuolo, Galleria Previtali, Milano; 2010 "There is no place like home", a cura di F. Chiacchio, S.Errico, AC. Bleuler, Milano; 2009 "Tratti tangenti", a cura di A. Ghirardi, GiaMaArt studio, Vitulano (BN); 2009 "Premio Combat", finalista, Bottini dell'Olio, selezionato da C. Antolini, Livorno; 2009 "Giovani promesse destinate ad una fine certa", Duncan 3.0, S.P.A.C., Roma; 2009 "Do not cross the line", a cura di Luca Vona, Stazione di Porta Nuova, Torino; 2009 "Imagine" la nuova visione della generazione anni '80, a cura di C. Lio, GiaMaArt studio, Vitulano (BN); 2009 "ZOOart", Giardini Fresia, Cuneo; 2009 "(WroIU)", progetto site-specific IoScatola, a cura di F. Chiacchio, Spazio Estro, Bergamo; 2009 "Love nest", Wannabee gallery, Milano; 2009 "Open#1, S.A.L.E", Ex Magazzini del Sale, Venezia; 2008 "Master of Brera", a cura di R. Bellini, Liu Hiusu Art Museum, Shangai; 2008 "Silenzi.Attese.Assenze", a cura di G. Tassi, Amphisbaena, Modena; 2008 "Sex toys", Wannabee Gallery, Milano; 2008 "Arte tra i piedi", La Posteria, Milano; 2008 "New art new pop", Centro d'Arte e Cultura di Brolo, a cura di I. Zanti, Molgiano Veneto (TV); 2008 "Artecontemporaneamodernaroma", P. dei Congressi, fiera d'arte, Wannabee Gallery, Roma; 2008 "Skull: return to sender", collettiva itinerante, Spazio Revel (MI), Zaion Gallery (BIella); 2007 "Aliens", a cura di S. Curtacci, Spazio Novantanove, Venezia; 2007 "Arte Laguna", terzo premio, a cura di Igor Zanti, Palazzo Scotti, Asso. Cult. MoCa; 2007 "Una parete per cominciare & sulle orme di Inga-Pin", Ass. Cult. Bertold Brecht, Milano; 2006 "Premio Celeste", a cura di G. Marziani, Museo Marino Marini, Firenze; 2006 "Artemisia", Rassegna di pittura contemporanea, Sala del Consiglio, Ancona; 2006 "Premio Letterario Boccaccio", a cura di S. Music e S. Li Pira,Palazzo Pretorio, Certaldo (SI).

Residenze / Residences 2011 "GlogauAIR Artist in Residence Program", Belrino.



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