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Gabiano e dintorni

Il mensile dal Nost MunfrĂ

G&d

Novembre 2012


Nost Munfrà

Grazie ad una lettera di Nuove Frontiere continuiamo le valutazioni sul futuro del nostro Monferrato

Egr. Direttore la Sua partecipazione ed il Suo intervento al Forum della Associazione Nuove Frontiere tenutosi giovedì 18 ottobre all’Hotel Candiani è stato molto apprezzato suscitando consensi vari. Le rivista che Lei dirige G&d e che è distribuita in una ventina di Comuni del nostro Monferrato Casalese ed il sito internet gabianoedintorni, trattano in modo specifico argomenti, tematiche, realtà e… speranze monferrine nel senso e nel significato più proprio. L’invito che Lei fatto ad impegnarsi per il Territorio ed a fare rete (valutazione questa fondamentale ed essenziale ) legando e collegando i Comuni del nostro Monferrato Casalese, è sperabile che veramente venga accolto da tutte le Comunità interessate. Casale Monferrato, vera Capitale del Monferrato dal 1434 (situazione più incerta ed itinerante prima) per motivazioni che si possono rintracciare nella Storia passata e recente ed addirittura nella cronaca quasi quotidiana, via via col passare del tempo, non solo ha perso tale ruolo, ma si avvia, se non vi sarà una decisa inversione di tendenza, a diventare un cittadina

sempre più in declino e priva dei Servizi e delle Istituzioni di cui era – ed in parte tuttora è - depositaria. I Comuni del nostro Monferrato tendono a vivere una loro vita autonoma con pochi collegamenti fra di loro e quasi nessuno con il Capoluogo Casalese il quale, certo, ha le sue responsabilità. Nell’arco di 10 anni, una inezia per una Comunità, si è persa la grandissima occasione di far ritornare a Casale la Corte d’ Appello, si è persa la nostra Asl 21, è saltato definitivamente forse il Tribunale, le linee Ferroviarie o vengono soppresse o vengono drasticamente ridimensionate: ho detto in alcune sedi che fra qualche anno la stazione ferroviaria di Casale sarà una postazione per cavalli! Davvero occorre stringersi tutti dando vita ad una Comunità più complessa, più integrata, comprensiva dei Comuni del Monferrato Casalese e, perché no, di molti altri Comuni che possono ruotare attorno ad essa ed altri ancora facenti parte del più grande tradizionale Monferrato, nel rispetto ovviamente di tutte le Comunità locali. Come auspica Lei, chissà che non si arrivi, nelle diverse variabili mutazioni che la Storia prospetta e presenta, ad un più grande Monferrato e ad una Provincia del Monferrato. Il presupposto di tutto però è fare, in ogni occasione e situazione, un discorso di Territorio e di Territori e non un discorso di appartenenti a Partiti Politici. Cordialmente

Gian Carlo Curti Associazione Nuove Frontiere per la Difesa ed il Rilancio di Casale e del Monferrato.

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Casale piazza Castello


L’arte di trasformare le difficoltà in opportunità

(di Enzo Gino) Ringrazio l’avv. Gian Carlo Curti e l’associazione Nuove Frontiere di Casale per l’apprezzamento espresso al mio intervento. La lettera mi dà l’occasione per proseguire la riflessione sul Nost Munfrà e sul suo futuro. Partirei da una notizia di queste settimane che ci ha informati sulla decisione del governo di unificare le province di Asti e Alessandria. I pareri degli addetti ai lavori sulla decisione assunta sono molto contrastanti e personalmente non voglio, né ho qui la possibilità di svolgere approfondimenti che, comunque, mi riservo in altre sedi. Mi accontento qui di rilevare che da quella decisione possono nascere interessanti sviluppi per il nostro territorio. Come infatti avevamo evidenziato nell’incontro di Casale, dovendo esprimerci su una eventuale aggregazione territoriale di Casale e del Monferrato ad un provincia, avevamo indicato quelli che secondo noi dovevano essere i criteri guida per questa scelta. Avevamo accennato alla necessità di aggregare ed aggregarsi a quei territori aventi una lunga storia comune, caratteristiche territoriali simili, economie e culture affini ed omogenee. Il nostro Monferrato ha, ed è, tutto questo, ma da tempo è stato “spezzato” in tre province Asti, Alessandria e Torino. Riteniamo che questa strutturazione amministrativa abbia condizionato negativamente lo sviluppo di buona parte dei nostri territori, la vita di chi li abita unitamente alla loro forza per far prevalere le giuste e legittime istanze. Non a caso alcune zone delle nostre colline sono considerate aree depresse o economie marginali. Eppure basta vedere altre colline, altri territori in Italia che nulla hanno più dei nostri, mi riferisco ad esempio alle colline toscane o umbre. Anzi, a ben vedere, il Monferrato ha elementi di vantaggio rispetto a quelle sotto diversi profili. Geograficamente è ben più vicino

ed interconnesso a quell’Europa da cui provengono tanti turisti, ed anche rispetto alle grandi città del Nord: Milano, Torino persino Genova. Storicamente, come l’avvocato Curti descrive molto bene nei suoi saggi che abbiamo pubblicato sul nostro sito, il Monferrato ha avuto per tanti secoli una struttura amministrative unitaria che ha accomunato le sue genti nelle sorti buone o cattive delle convulse politiche, spesso guerreggiate, che ha dovuto affrontare. Quelle colline, diversamente da queste, non si affacciano sulla più estesa pianura italiana con la sua fiorente agricoltura (che riteniamo in parte da riconvertire) ed anche industriale fra le più ricche d’Europa. Colline, le nostre, attraversate o lambite da importanti fiumi, primo fra tutti il Po con i suoi affluenti. E che abbiamo noi da invidiare ad altri in fatto di enogastronomia, bellezze ambientali e paesaggistiche?. Basti pensare che proprio per la posizione strategica che ricopriva, nel Monferrato c’è la più alta concentrazione di castelli d’Italia. Le terre sono fra le più fertili e persino meno “arbaste” di tante altre in Italia perfettamente coltivate e messe a frutto. Eppure da noi le frane mai riparate ormai non si contano. A proposito provate a percorre la strada che da Odalengo Grande porterebbe a Villamiroglio, è una strada bellissima in mezzo a boschi e qualche vigneto. Da anni una frana di pochi metri l’ha interrotta e non è stata mai riparata; risultato: ormai per qualche chilometro di accesso prima della frana, la strada, non più frequentata si sta perdendo, invasa da rovi, gaggie, fango e pietre e presto scomparirà del tutto). Da noi chiudono quei minimarket che sono la vita dei borghi, e ne incrementano anche il valore immobiliare. Là l’artigianato anche di qualità è fiorente. Per fortuna non tutto il Monferrato è così, basta fare pochi

Monumento alla Difesa di Casale

chilometri verso e oltre Moncalvo per vedere questa realtà cambiare, se poi si va ancora oltre, oltrepassando Asti, pensiamo a Canelli, Nizza Monferrato le cose cambiano tanto che ampie fasce di quelle colline diventeranno con ogni probabilità patrimonio dell’umanità grazie all’Unesco. Anche osservando un dato macroeconomico come l’andamento della popolazione nei principali centri Monferrini negli ultimi trent’anni, pur verificandosi un generale abbassamento della popolazione nei piccoli centri, i più grandi “tengono”. Così Acqui Terme, Canelli, Nizza Monferrato, Asti, Ovada hanno mantenuto una crescita di popolazione o limitate contrazioni, Casale Monferrato purtroppo è l’unico in netta decrescita di oltre il 20%, un effetto che si ripercuote inevitabilmente sul territorio circostante. Lascio a lei e a tutti coloro che ci leggono la valutazione sul perché “loro sì e noi no”. Del perché (pur salvaguardando le specifiche peculiarità) possiamo affermare che anche se abbiamo tutti la stessa provenienza storica, le stesse colline, la stessa cultura, le stesse tradizioni, qui è diverso, in peggio, di là. Che cosa ha creato queste differenze sia all’interno della nostra piccola patria, il Monferrato, che all’interno della nostra grande patria, l’Italia? E chissà cosa accadrebbe se tutti i Comuni della grande realtà Monferrina: quella casalese e astigiana, si alleassero insieme per sostenere le loro giuste istanze nei confronti della nuova provincia di Alessandria–Asti? Non ci farebbe meraviglia scoprire che la reale controparte non sarebbero le due province ma solo una: Alessandria. Asti invece, molto più sensibile alla realtà e all’economia rurale è facile che diventi un alleato anche del Nostro Monferrato. Concludo con una banalità, che è anche una suggestione, ma che va ricordata: uniti si vince divisi si muore.

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Quando i Monferrini “invasero” Sicilia Una storia che si intreccia con una celebre Monferrina: Adelaide del Vasto, ancora oggi ricordata in Sicilia

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Pochi sanno che in ampie aree della Sicilia e del sud Italia in quello che un tempo era il Regno delle due Sicilie si parla una lingua, o se volete un dialetto, chiamato Galloitalico che ricorda molto il nostro Monferrino e che là si trova una vera e propria comunità tradizionalmente chiamata Sicilia lombarda o Lombardia siciliana, da cui le espressioni in uso ancora oggi di colonie lombarde di Sicilia, comuni lombardi di Sicilia e dialetti lombardi Sicilia. Non ci si faccia ingannare dal termine lombardo che è da considerarsi pura contrazione linguistica del termine longobardo che si riferisce alle popolazioni di origine Germanica che occuparono il Nord Italia dopo la caduta dell’Impero Romano. Nel medioevo era usato per indicare gli abitanti di tutta l'Italia Settentrionale, in particolare quella nord-occidentale, un territorio molto più vasto dell'attuale regione Lombardia, che comprendeva, oltre alla Lombardia anche il Piemonte, la Liguria e l'Emilia. I primi longobardi arrivati in Sicilia, con una spedizione partita nel 1038, furono dei militari al seguito del condottiero bizantino Giorgio Maniace, che per brevissimo tempo riuscì a strappare Messina e Siracusa agli arabi. L'esercito di Maniace, oltre che da lomgobardi, fu composto da bizantini, da guardie variaghe, da truppe guidate dal longobardo Arduino, arruolate con la forza in Puglia (i cosiddetti Konteratoi), e da una compagnia di normanni e vichinghi comandati da Guglielmo Braccio di Ferro e da Harald Hardrada, futuro re di Norvegia. Maniace fu l'unico condottiero che riuscì, prima dei normanni, a liberare seppur temporaneamente alcuni territori siciliani al dominio musulmano. I longobardi, giunti con la spedizione bizantina, si stabilirono a Maniace, Randazzo e Troina, mentre un nucleo di genovesi e di Ruggero I d’Altavilla

altri longobardi della Liguria si insediò a Caltagirone. Migrazioni più consistenti di longobardi giunsero con la conquista normanna della Sicilia, iniziata nel 1061 con la presa di Messina. La liberazione dell'isola si rivelò un'impresa meno facile del previsto. I normanni impiegarono trent'anni per liberarla completamente dal dominio musulmano. Nel 1091, con la caduta di Noto, ultima roccaforte musulmana nell'isola, ebbe compimento la vittoria militare, ma nell'isola vivevano ancora numerosi arabi che miravano a una riconquista. I normanni iniziarono così un processo di latinizzazione della Sicilia incoraggiando una politica d'immigrazione delle popolazioni a loro affini: provenzali e bretoni e dell'Italia settentrionale, in primis, piemontesi e liguri, con la concessione di terre e privilegi. L'obiettivo dei nuovi sovrani normanni era quello di rafforzare il ceppo franco-latino che in Sicilia era minoranza rispetto ai più numerosi greci, ebrei e arabo-saraceni. Grazie il matrimonio del sovrano normanno Ruggero con l'aleramica Adelaide del Vasto, a partire dalla fine dell'XI secolo, vennero ripopolate le zone centrali e orientali dell'isola, la Val Demone, a forte presenza greco-bizantina, e la Val di Noto, con coloni e soldati provenienti dalla Marca Aleramica nel nord Italia, un'area dominata dalla famiglia di Adelaide, comprendente tutto il Monferrato storico in Piemonte, parte dell'entroterra ligure di ponente, e piccole porzioni delle zone occidentali di Lombardia ed Emilia. Secondo molti studiosi, la migrazione di genti del nord Italia in queste isole linguistiche siciliane sarebbe poi continuata fino a tutto il XIII secolo. Si ritiene che i gallo-italici immigrati in Sicilia nel corso di un paio di secoli siano stati complessivamente 200.000 circa, una cifra piuttosto rilevante. I coloni e i mili-


tari longobardi si stanziarono nella parte centro-orientale dell'isola, prevalentemente nelle terre concesse ad Adelaide del Vasto e a suo fratello minore Enrico, conte di Paternò e di Butera, considerato il capo degli Aleramici di Sicilia e dei lombardi siciliani. Lo storico Tommaso Fazello, vissuto nel XVI secolo, ci informa che le popolazioni lombarde di Butera, Piazza, e altre città consorelle, capeggiate dal nobile aleramico Ruggero Sclavo, insorsero contro Guglielmo I, per i privilegi che il sovrano aveva concesso alla popolazione siciliana di origine araba. I comuni dove è maggiormente riscontrabile ancora oggi una forte eredità logobarda o lombarda sono Nicosia, Sperlinga, Piazza Armerina, Valguarnera Caropepe e Aidone in provincia di Enna, San Fratello, Acquedolci, San Piero Patti, Montalbano Elicona, Novara di Sicilia, Fondachelli-Fantina, in provincia di Messina. Mentre l'uso della lingua gallo-italica è sopravvissuto solamente a Sperlinga, Nicosia e San Fratello, dove gode ancora oggi di buona salute e viene usato quotidianamente nei rapporti interpersonali, a Piazza Armerina e Aidone sopravvive solo in funzione ludica e poetica. C'è ormai un diffuso consenso tra gli studiosi nel riconoscere comuni origini tra i dialetti gallo-italici della Sicilia e della Basilicata e quelli compresi tra il Basso Piemonte (province di Alessandria, Cuneo e Asti) e la Liguria montana occidentale (provincia di Savona). Adelaide del Vasto In questa vicenda, non possiamo fare a meno di scrivere di una illustre Monferrina che ancora oggi viene ricordata in Sicilia: Adelaide del Vasto Figlia di Manfredo del Vasto, fratello e vassallo di Bonifacio, "il marchese d'Italia" per antonomasia, possedeva il nucleo maggiore dei suoi domini feudali nel Monferrato e cercava di estenderli sui comitati e marchesati che frazionavano i territori subalpini fino alla Liguria. Per la crisi che travagliava, nella seconda metà del secolo XI, il

mondo feudale dell'Italia settentrionale, piccoli vassalli e servi erano indotti ad espatriare per cercare altrove migliore fortuna e notevoli come si è detto furono le immigrazioni nella Sicilia. Tra gli immigrati era anche Enrico del Vasto, figlio del defunto Manfredo: egli, dopo aver dato aiuto, insieme con suoi conterranei, al conte Ruggero, nelle ultime fasi della guerra contro i musulmani, ricevette da lui due vasti conglomerati feudali, le contee di Butera e di Paternò. Nel 1089 Ruggero I, vedovo per la seconda volta, sposò Adelaide, sorella di Enrico, venuta nell'isola con altre due sorelle, le quali erano in pari tempo destinate dallo stesso Ruggero in mogli rispettivamente a due suoi figliuoli. Adelaide dette due figli a Ruggero: Simone e Ruggero. Allorché il marito venne a morte (22 giugno 1101), ella, dietro designazione di lui, assunse la reggenza della contea di Sicilia e Calabria per l'erede Simone e, in seguito alla sua morte prematura (1103), per Ruggero, anch'egli minorenne. Donna d'ingegno, volitiva, Adelaide era costantemente vissuta a lato del marito e aveva notato con quale saggezza politica egli avesse consolidato il suo dominio in Calabria e in Sicilia, regioni per civiltà così diverse fra loro, allentando non solo il legame di dipendenza feudale di questa sua contea dal ducato di Puglia, ma portandola anche ad una posizione di vera preminenza rispetto agli altri stati normanni dell'Italia meridionale. La Monferrina seppe mantenne cordiali rapporti con gli Arabi, conservando la libertà di culto e le larghe autonomie amministrative accordate alla loro comunità da suo marito e desumendo da essa elementi preziosi per l'organizzazione burocratica della contea, che attendeva di essere ultimata e perfezionata. Ancora più cordiali furono le sue relazioni con le popolazioni greche della Sicilia e della Calabria. La reggente, senza deflettere dallo spirito di tolleranza religiosa ereditato dal marito, favorì il clero lati-

no, seguendolo nel pacifico lavorio di assimilazione delle varie stirpi della contea. Nel 1112 fece di Palermo, già capitale dell'antico emirato musulmano di Sicilia, la capitale della contea. In quello stesso anno deponeva la reggenza, consegnandola al figlio Ruggero II, giunto alla maggiorità, e futuro unificatore dei domini normanni dell'Italia meridionale, uno stato ordinato e pacifico. Restia ad entrare nell'ombra, essendo molto ambiziosa e ancora nel vigore degli anni, Adelaide, alla fine del 1112, accettò di sposare Baldovino I di Fiandra, re di Gerusalemme (1100-1118), e si trasferì in Palestina: pose la sola condizione che, se da questo matrimonio non fossero nati figli, la corona del regno di Gerusalemme doveva essere ereditata dal conte di Sicilia e di Calabria. Il matrimonio fu infelicissimo. Baldovino, cinico e avido, aveva sposato Adelaide perché era privo di denaro e minacciato dagli Egiziani, ed agognava alle sue favolose ricchezze che, si diceva, ella avesse accantonate durante la reggenza. Inoltre egli era già sposato con una armena, Arda, che aveva rinchiuso in un convento. L'opinione pubblica prese ad incolparlo di bigamia. Le cose si complicarono, determinando una crisi politico-ecclesiastica, che si concluse nel marzo 1117 col ripudio di Adelaide da parte di Baldovino. Il 18 aprile 1118, Adelaide morì in un convento di Patti (Messina), ove s'era ritirata al suo ritorno in Sicilia e dove, nella cattedrale si conserva la sua tomba ancora oggi meta di pellegrinaggio di

Adelaide del Vasto

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di Claudio Simone Brosio La valorizzazione di un territorio passa attraverso l'individuazione, la segnalazione e la conseguente descrizione delle testimonianze proprie di quella zona. Con queste premesse e con l'intento di recuperare il maggior numero d'informazioni inerenti collezioni di musica ed attività musicali nel territorio alessandrino, l'Istituto per i Beni Musicali in Piemonte onlus ha avviato -a inizio anno- la campagna di censimento dei beni musicali conservati nella provincia di Alessandria. Tale impresa si colloca all'interno del Progetto di Censimento e Catalogazione delle Fonti Musicali, avviato nel 1999 dall'Istituto, sostenuto dalla Regione Piemonte, in collaborazione con la Direzione Cultura, Turismo e Sport - Settore Residenze, Collezioni reali e Soprintendenza beni librari. Il progetto ha coinvolto, nel corso degli anni, oltre 100 collaboratori (laureandi o laureati in ambito musicologico) ed ha prodotto tre pubblicazioni dedicate rispettivamente alle raccolte rintracciate nella città di Torino (Le fonti musicali in Piemonte I - Torino, Lucca, LIM, 2006) e nelle province di Cuneo (Le fonti musicali in Piemonte II - Cuneo e Provincia, Lucca, LIM, 2009) ed Asti (Le fonti musicali in Piemonte III - Asti e Provincia, Lucca, LIM, 2011). Lo scorso febbraio l'Istituto ha proseguito le ricerche nell’alessandrino, coinvolgendo 25 collaboratori con il compito di contattare e reperire informazioni in tutti i 190 comuni della provincia. L'impresa, che non ha fini di lucro e che vorrebbe concludersi con la pubblicazione dei dati raccolti, non è priva di difficoltà. Ci sono le complicazioni oggettive nel rintracciare e contattare archivi, biblioteche e collezioni presenti sul territorio, c'è la diffidenza, di molte istituzioni, a segnalare i beni in loro possesso e, non ultima,

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la difficoltà nel raccogliere informazioni relative a realtà non più esistenti attraverso testimonianze che, per quanto riguarda l'ambito musicale, sono di difficile individuazione. Di fatto il "documento musicale" o "fonte musicale" comprende una sfaccettata gamma di materiali e supporti, che non si limita al solo oggetto librario. Certamente i testimoni principali della ricerca si rintracciano nei "libri di musica" (documenti di musica manoscritta o a stampa che conservano la notazione musicale e che tramandano melodie e composizioni dei più svariati generi), nei libretti d'opera (che di musica non ne conservano affatto, ma il cui testo è legato ad un'esecuzione musicale) e nei codici liturgico-musicali (legature in pergamena o in carta, vergati a mano o stampati presso editori autorizzati), ma al novero di questi importanti documenti si devono aggiungere molti altri oggetti che sono a tutti gli effetti collegati con l'arte musicale: lettere manoscritte o dattiloscritte (ad esempio le corrispondenze tra compositori, musicisti, impresari, o enti che eseguivano musica), strumenti musicali (dagli organi delle chiese alle grancasse delle bande), registrazioni sonore (cd, dischi, nastri, rulli perforati, ecc.), testimonianze iconografiche (dipinti, affreschi, miniature e foto, a soggetto musicale o raffiguranti scene di musica o danza), oltre ad vari documenti quali cataloghi, elenchi inventariali o atti giuridici, privi di note musicali ma ricchi di informazioni utili per conoscere il contenuto di una raccolta libraria o sapere i nomi dei musicisti che formavano una Società filarmonica. E' noto che in passato campagne di segnalazione e censimento di raccolte musicali sono state condotte da alcuni pionieri della musicologia italiana: nel 1971 Claudio Sartori pubblicava nella rivista Fontes Artis Musicae notizie di raccolte musicali segnalate in Alessandria ed in Casale Monferra-

to. Ma al di là di poche isolate iniziative, che tra l'altro fornirono dati ricavati "a ritroso" (ovvero non attraverso ricerche sul territorio ma desunti da informazioni bibliografiche pregresse), mancava - fino ai giorni nostri - una ricognizione sistematica sul territorio, condotta con criteri scientifici e promossa istituzionalmente tanto da enti pubblici (Regione Piemonte) che da istituzioni religiose (a maggio è stato preso, a tal pro, un accordo tra Istituto, Regione e Consulta Regionale del Piemonte per i Beni Culturali Ecclesiastici). Ad oggi i nostri collaboratori continuano le ricerche contattando enti (biblioteche, archivi, parrocchie, società filarmoniche, scuole di musica, pro-loco, SOMS, privati collezionisti), raccogliendo informazioni storiche (sulle tradizioni del territorio e sulle compagini e personaggi che hanno legato in loro nomi all'arte della musica) e conteggiando i documenti di interesse musicale rintracciati. Attraverso questo mensile vorremmo lanciare un appello; per chi fosse in possesso di informazioni sulla presenza di testimonianze musicali presenti e passate, potrà segnalarle alla nostra attenzione contattando l’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte onlus, via Barrili 7 - 10134 - Torino tel. 011/3040865; brosio@ibmp.it

Organo della chiesa di San Pietro a Gabiano durante il restauro

Logo dell’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte

Anche la musica è territorio


Sensazioni di tempi passati...

Nel 1911 si sposò con una diciottenne Maria Pagliano di un paese vicino Isolengo, frazione di Camino. In tempi in cui i mezzi di trasporto motorizzati non avevano l’odierna diffusione capitava spesso di “trovar” moglie, o marito, nei dintorni (a questo servivano i dì dla festa). Il viaggio di nozze fu fatto con una passeggiata sotto la neve alta, visto che si erano sposati a gennaio, dalla casa patena di Maria sino a quella dello sposo a qualche chilometro di distanza. Come ogni generazione anche Achille Celestino dovette fare i conti con la guerra, inserito nelle truppe someggiate combatté la Grande guerra sulle cime del Carso sempre accompagnato dal suo inseparabile, fedele, paziente e generoso mulo. Visse la disfatta di Caporetto e l’epopea del Piave con la successiva riscossa di Vittoria Veneto. Al termine della guerra riprese il suo lavoro di contadino, vide crescere i suoi due figli maschi Pinin e Carlo, e li vide anche partire per la seconda guerra mondiale. Furono fra i fortunati che fecero ritorno l’uno sei e l’altro nove anni dopo la loro partenza. Una vita passata a lavorare la nostra terra; terra bella e dura, generosa e pretenziosa, terra che ha plasmato il carattere di chi su essa e con essa vive da generazioni.

Così in questo breve racconto, che a pensarci bene non tanto più breve della vita, Achille Celeste restò vedovo dopo cinquant’anni di matrimonio, non smise mai di lavorare vigne e campi sin quanto, e per quanto, le forze fisiche gli consentivano. Venne un giorno la grande mietitrice per interrompere quel sodalizio che legava la sua vita alla terra. Ma non ci riuscì, perché quella stessa terra lo ha accolto nel suo grembo per farlo diventare parte di essa ed il buon Celeste siamo certi ne sarà contento.

Facciamo ora un salto di un paio di generazioni. Riportiamo il racconto di una Genovese che ogni estate veniva nelle nostre colline a passare le vacanze con i nonni in quel di Cantavenna Marilù Pilo, classe 1950, oggi professoressa di lettere in pensione, ci racconta con gli occhi della bimba di allora il viaggio in treno, vissuto come un’avventura fantastica quanto faticosa e affascinante allo stesso tempo. Da Genova a Torino e da qui a Trino Vercellese, con la Littorina color nocciola stinto che univa Torino a Casale e che fermava a tutte le stazioni (in questo poco è cambiato oggi). Si scendeva a Palazzolo Vercellese tranquillo e sonnolento paesone della pianura vercellese immerso nella calura estiva e nel silenzio, rotto solo dal ronzio delle zanzare. Poi a piedi fino alla destinazione. Attraversati i vicoli di Palazzolo in mezzo a cascine e casolari bassi odorosi di stalla dove grandi aie si alternavano a curatissimi orti e giardini si camminava in direzione del grande fiume e man amano che le case si diradavano lasciando il posto a pioppeti e boschi cresceva l’odore tipico dolciastro delle acque del Po. Sull’estremità della riva si trovava un pontile in legno, da dove una barca lunga e bassa ci avrebbe traghettato dall’altra parte

del fiume proprio ai piedi delle colline. Ascoltavo con curiosità e attenzione i grandi che mi accompagnavano, parlare con i traghettatori nel loro dialetto. Era rassicurante stare rannicchiata sul fondo del barcone con la faccia quasi a pelo d’acqua tenendo le manine e bagno a giocare con i flutti del Po mentre i grandi parlavano di cose importanti. Sbarcati sulla riva alessandrina del fiume ci aspettava la parte più impegnativa e faticosa del nostro viaggio avventuroso: si trattava di risalire la collina attraverso i boschi, su su fino al paese che era adagiato lungo il crinale collinare. Era la parte del viaggio meno piacevole, il tratto in salita era lungo e noioso secondo me anche se svolgeva dentro boschi ombrosi e profumati freschi e confortevoli soprattutto d’estate… ma per una bambina non abituata, la salita era molto pesante e spesso chiedevo ai miei zii che mi accompagnavano di prendermi in braccio. Dopo circa un’ora abbondante di marcia si arrivava al paese a due passi dalla piazza principale e dalla Parrocchia, ancora un ultimo chilometro lungo lo stradone sterrato che collegava Cantavenna a Isolengo per arrivare alla casa della nonna. Almeno ora la strada era più o meno in piano . Nell’aria si sentivano i profumi delle pante sparse sui bricchi soprattutto lavanda e rosmarino e io li respiravo a pieni polmoni felice perché ci avvicinavamo a casa. Lì mi dimenticavo tutta la fatica fatta per arrivarci, in quella casa mi sentivo la bambina di città più feliContinua a pag. 8

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Accesso al Portic sul Po di Rocca delle donne (Camino)

Proponiamo ai nostri lettori un paio di articoli che ci riportano indietro nel tempo. Per i meno giovani si tratta di un richiamo alla memoria di un tempo passato vissuto in orima persona o sentito raccontare da chi l’ha vissutao, per i giovani queste righe sembreranno più un film che vivranno come spettatori. Per entrambe l’opportunità di una riflessione di come il tempo ha cambiato le emozioni e la realtà. Partiamo da un articolo biografico redatto dal compianto collega giornalista Aldo De Paul in cui ci racconta la vita di un Cantavennese illustre, il cav. di Vittorio Veneto Achille Celestino Truffa classe 1884.


Gli amici di Varengo hanno una sede...

A proposito di mercatini

In occasione del mercatino di Natale il 1° dicembre ci sarà l’inaugurazione

Dopo Varengo anche allo Story Park

Avevamo anticipato sullo scorso numero di Ottobre le iniziative dei giovani e meno giovani amici di Varengo che vogliamo ricordare ai nostri lettori, unitamente all’invito ad esser presenti. - Sulle piazze di Varengo una quarantina di stand di espositori saranno presenti per il Mercatino di Natale per tutta la giornata di sabato 1° dicembre - alle 10:30 inaugurazione della sede de Gli amici di Varengo sono stati invitati il sindaco dott. Tribocco e il parroco prof. Calvo - nella sede proiettato un documentario sulla chiesa di Varengo grazie agli scatti del fotografo del nostro Monferrato Piergiuseppe Bollo; - nei locali cortesemente messi a disposizione dall’Ostello La Sosta (Story Park) con acceso dalla piazza verrà esposta una serie di 9 manifesti dei Sacri Monti patrimonio Unesco - sarà disponibile un numero speciale di G&d con la raccolta dei commenti alla mostra ed alle bellezze della Chiesa di Varengo recentemente restaurata - sarà possibile contribuire alla raccolta fondi per far fronte alle spese sostenute e da sostenere per il restauro della chiesa - Mono Carrasco l’amico italo-cileno

che si è trasferito nelle nostre colline, dipingerà con la tecnica dei murales una immagine del Magnocavalli e della chiesa di Varengo. - sarà presente anche Mario Vellano con uno stand con la raccolta delle Foto dna vira - Presso la Stamberga del Drago pranzo o cena o marenda sinoira Monferrina; - Vin brulè per tutti offerto dalle AIB … e dalle 16,30 il concerto organizzato da Armonie in Valcerrina presso la chiesa di Varengo. In caso di necessità è previsto un servizio navetta che collega il piazzale del Cimitero, sede per parcheggio, con il mercatino. Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro dei Varenghesi e dei tanti amici delle frazioni e comuni vicini. Sul sito di

www.gabianoedintorni.net puoi trovare: - Edizione speciale di G&d su Varengo - scaricare il commento audio sulla chiesa di Varengo in MP3 che volendo, puoi copiare sul tuo telefonino o su un registratore portatile per ascoltarlo come guida mentre visiti la chiesa - Il documentario su Youtube sulla chiesa

I mercatini di Natale possono essere una occasione, oltre che per festeggiare la nascita di Gesù con i tradizionali doni, anche per favorire le attività di commercianti ed artigiani locali che, coi tempi che corrono, hanno una occasione in più rispetto alle grandi catene di distribuzione. Sono però anche l’opportunità per far conoscere il nostro Monferrato specialmente se si ha l’accortezza di affiancarli ad altre iniziative di valorizzazione del nostro territorio. Si crea così una sinergia fra economia locale, cultura, conoscenza, che crediamo possa rafforzare la coesione della nostra grande comunità. Ecco perché G&d ha promosso e/o collaborato anche con diverse iniziative natalizie.

Story Park Proprio qualche giorno prima di Natale, domenica 23 dicembre, presso lo Story Park di Gabiano oltre agli stand del mercato ci troveremo per gli auguri di Natale in compagnia dei canti di un coro Gospel alle ore 16:00, ad una proiezione di diapositive del territorio con una tazza di cioccolata offerta dallo Story park e vin Brulè offerto dalle AIB. Gli standisti che intendono esporre si possono mettere in contatto con il seguente cellulare: 347-4029757 ed e-mail patrizia.becchio@gmail.com

Sensazioni di tempi passati da pag 7 ce del mio piccolo mondo… era il luogo più caro al mio cuore dove tutti ma proprio tutti, compresi gatti, il cane Brill e le galline del pollaio mi amavano e riempivano il mio mondo di affetti, per sempre! Alla fine degli anni ‘50 lo zio comprò una macchina, una Bianchina ed il viaggio diventò più semplice agevole e comodo ma i boschi visti passare di corsa dal finestrino dell’auto non ebbero più gli stessi profumi, ed anche passare dal ponte era ben poco rispetto all’emozione della traversata in barca...

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Vista aerea di Varengo


La Stamberga del drago Troviamoci per una cena, che ne dite di darci appuntamento alle 8 di sera di ottanta o novanta anni fa?

E’ gradita ed opportuna la prenotazione (specialmente per il giorno del Mercatino) allo 0142-943346

Stamberga del Drago

una prova venerdì 16 novembre eravamo in… 15 (su prenotazione) ed abbiamo richiesto esplicitamente il menù turistico analogo a quello che verrà proposto per il giorno del mercatino (ma che ci auguriamo verrà mantenuto anche in seguito). Un antipasto costituito da un tortino di cardi con sugo di bagna cauda, un piatto di tagliatelle al sugo fatto in casa e si sentiva benissimo tanto era buono, tre fettine di un arrostino con sughetto particolare e contorno di patatine. Come dolce una sfoglia con crema pasticcera aromatizzata con altro fra cui un sentore di sambuca. Vino della casa, tutto a 15 €. Merita proprio!. E vediamo adesso cosa ci propone il nostro Draghetto, ci consentirà di chiamarlo così, visto che è il giovanotto è cresciuto alla scuola del padre Paolo, il Drago appunto. Menù turistico a 15 € per il 1° dicembre - Affettato misto - Ceci vecchia maniera o pasta con sugo a sorpresa - Arrosto con crema di mandorle e contorno con verdura di stagione - Dolce della casa - 1/2 litro di vino rosso sfuso Per i buongustai ovviamente c’è anche l’opzione “a la carte” in questo caso si può disporre di piatti più ricchi, vino in bottiglia e prezzi che viaggiano oltre i 25 €. Quindi amici è il momento di fare un tuffo nel passato, in altri tempi di cui solo i più vecchi possono Sede degli Amici di Varengo dire di aver vissuProiezioni su Sant’Eusebio to. E buon appetito!. P.s. Vi anticipiamo già che per Dicembre ci sarà una serata a base di Bagna cauda (con amico che Mostra natività Sacri Monti strimpella la chitarra). Seguiteci e saprete quando...

E se volete destinare un po’ del vostro tempo ai piaceri della gola, allora è l’occasione di conoscere, se già non lo conoscevate, la Stamberga del Drago. Un ristorantino piccolo, di una quarantina di posti a sedere in cui …. Figlio del noto Paolo continua un tradizione culinaria nota a molti. La Stamberga è un locale in cui il tempo si è fermato a tanto anni fa… Madie, tavoli, sedie e mobili di arredo sono quelli di un tempo, non perché i titolari siano stati da un antiquario o da un robivecchi a fare acquisti, ma perché da sempre sono stati lì, dal tempo dei bisnonni e nessuno li ha mai cambiati. Anche piatti e bicchieri, spesso scompagnati, le bottiglie in cui viene servito il vino sfuso e le posate hanno la stessa storia. Persino il divano, il bar e i quadri appesi al muro sono coerenti con tutto il resto, così come la luce fioca tipica delle vecchie osterie. L’unica cosa che manca è l’odore di fumo di Toscanelli, perché in ossequio alle leggi, oggi, diversamente da un tempo passato, non si può più fumare nei luoghi pubblici. Se volete quindi cenare o pranzare in una osteria di 80 o 90 anni fa, la Stamberga del Drago è l’unica autentica rimasta e non ricostruita per il turista. Qualche lettore si chiederà a questo punto ma cosa e soprattutto , come si mangia? Si mangia bene!. Abbiamo fatto

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Si è diffusa in questi anni una iniziativa molto interessante che unisce tanti valori, che vanno dal rafforzamento dell’amicizia fra gente di diversi nazioni, alla diffusione della cultura ambientale, sino all’aiuto a chi è meno fortunato. Stiamo parlando dei bambini di Chernobyl. Da tempo numerosi bimbi (leggiamo attorno ai 30.000) ogni estate trascorrono un mese qui in Italia e anche fra le nostre colline vi sono famiglie disposte ad accoglierli. Diverse associazioni riconosciute provvedono a organizzare il viaggio, non certo agevole dalle pianure della Bielorussia ai nostri paesi, fra queste citiamo Un sorriso per Chernobyl con sede a Trino e Monferrato per Chernobyl con sede a Moncalvo. L’esperienza dell’ospitalità di questi bambini, età massima 14 anni, è certamente coinvolgente e non sempre facile. Spesso si tratta di bambini e bambine che provengono da piccoli paesi molto poveri. Talvolta non dispongono di acqua corrente o servizi igienici nelle case, e non è certo facile per loro e per chi li accoglie rapportarsi con le rispettive abitudini. Il tutto complicato anche dalla difficoltà della lingua. Tutto questo può essere vissuto semplicemente come un fastidio da

evitare o invece come una opportunità per imparare a capire quanto sia difficile relazionarsi con culture ed abitudini tanto diverse dalle nostre, trovando poi il modo per farlo con reciproca soddisfazione. Il fatto che ci si trovi di fronte bambini e bambine con le loro storie, i loro caratteri, le loro abitudini e talvolta problemi famigliari, può rende ancora più complessa, ma anche creativa, la situazione. Va detto che le associazioni si fanno carico di una serie di servizi, ad esempio con le iniziative di Estate ragazzi dal lunedì al venerdì il gruppo viene accompagnato in visite, o in piscina o comunque coinvolto in altre attività in cui oltre a trovarsi fra loro, sono seguiti da una accompagnatrice che conosce bene l’italiano ed è in grado da far da intermediario anche in caso di difficoltà o problemi. La maggior parte delle famiglie che accolgono i bambini rinnovano la disponibilità, cosicché per diversi anni si ripetono i soggiorni che vedono gli stessi bimbi accolti dalle famiglie dell’anno precedente. Si rinnova quindi un rapporto che dopo dei tre-quattro estati passate insieme crea un legame di amicizia che si esprime talvolta con pianti dirotti al momento di tornare in patria, specie se per raggiunti limiti di età i soggiorni non si rinnoveran-

no più l’anno successivo. E’ una esperienza importante anche per le famiglie che hanno bambini. L’arrivo di un “estraneo” può far scattare in qualche caso fenomeni di gelosia o competizione che con un po’ di dialogo possono esser facilmente superati, con beneficio non solo dell’ospite ma anche e soprattutto del piccolo “padrone di casa”. Potrà così scoprire che affetto e amore, come tutti i grandi Valori, non hanno dimensioni materiali per cui, anche se vengono dedicati a nuovi amici, non vengono sottratti ad altri, sono risorse illimitate e… gratuite ma che richiedono attenzione e disponibilità. In molti casi invece si può scoprire come i bambini, pur di culture e lingue diverse, sappiano diventare amici in maniera del tutto spontanea e con molta più facilità degli adulti. Crediamo possa essere una interessante, quanto non facile lezione di vita che riteniamo meriti di essere vissuta. Chi si sente può contattare una delle associazioni citate che sapranno darvi tutte le info necessarie. Da parte nostra possiamo dirvi che da qualche anno collaboriamo con “Un sorriso per Chernobyl” condotta dall’arch. Paolo Balocco di Trino 0161– 829810 mail paolo.balocco@inwind.it e possiamo dire di esserci sempre trovati bene. www. gabianoedintorni.net www.collinedelmonferrato.eu Autorizzazione n° 5304 del 3-9-99 del Tribunale di Torino Direttore Responsabile Enzo GINO - Sede: via S. Carpoforo 97 - Fraz. Cantavenna 15020 Gabiano - Stampato presso A4 di Chivasso (TO) - Editore: Associazione Piemonte Futuro: P. Iva 02321660066; Distribuzione gratuita Per informazioni e pubblicità cell. 335-7782879; e-mail: posta@gabianoedintorni.net

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Bimbi di Chernobyl

Il logo di Un sorriso per Chernobyl

Solidarietà


Acciughe al verde Siamo così giunti all’autunno; questo un tempo faceva pensare alle provviste messe da parte durante l'estate. Ecco dunque perché ho scelto questa ricetta. Un tempo infatti erano frequenti gli scambi di oggetti e cibi tipici con le popolazioni liguri da cui ricevevamo in cambio, tra le altre innumerevoli cose, le acciughe sotto sale, capaci di durare per lungo tempo se ben custodite, oltre al sale e l'olio d'oliva. Avendo poi a disposizione questi preziosi ingredienti le massaie nostrane si sbizzarrirono e non ci misero molto a creare un antipasto davvero fenomenale che proprio non poteva mancare nelle piole. O nelle tipiche merende sinoire che altro non sono se non aperitivi locali capaci tal volta di sostituire totalmente la cena. Quello che sto per presentarvi non è sicuramente un piatto di nouvelle cuisine, ma voi lo sapete io sono così, ancora legato alle tradizioni e spero un po’ lo siate anche voi. Si tratta di un piatto umile e senza possibilità di sofisticazioni, ma con il suo gusto appetitoso e fragrante ci fa rivivere sensazioni ormai per-

dute rammentandoci i legami tra queste due terre percorsi a dorso di mulo sulle antiche vie del sale. Percorsi ormai quasi dimenticati ma affascinanti e suggestivi. Bene spero di avervi incuriosito almeno un po’, quel tanto che basta per farvi capire l'importanza di questo semplice piatto la cui ricetta mi è stata donata da una anziana signora mia carissima amica. Ecco dunque come procedere: Ingredienti: (per 6 persone) 2 etti di acciughe sotto sale 1 mazzo di prezzemolo 1 spicchio d’aglio 1 peperoncino piccante (facoltativo) 1 bicchiere di olio di oliva un cucchiaio di aceto la mollica di un piccolo panino Procedimento: Dividere in filetti le acciughe avendo cura di togliere la lisca, pulirle

del sale passandole velocemente, una per una, in una bacinella con acqua e aceto, quindi asciugarle bene. Pulire il prezzemolo, eliminare e gambi e tenere solo le foglioline. Aprire o spicchio d’aglio, togliere - l’anima (cioè il germoglio centrale, che lascia l’odore più persistente). Fare un trito finissimo con il prezzemolo e l’aglio, aggiungere l’olio d’oliva, la mollica di pane intrisa nell’aceto e far amalgamare il tutto fino ad ottenere una specie di crema. Aggiungere il peperoncino (lasciato intero). Disporre le acciughe in un contenitore o in un piatto fondo e versarvi il bagnetto verde, facendo attenzione che ne siano interamente ricoperte. Consiglio poi di accompagnare con del buon pane nostrano come ad esempio la Biova e con del buon vino quale ad esempio Grignolino o Gavi. Spero come al solito di aver suscitato in voi interesse ad amore per la cucina regionale; come al solito sono a disposizione per dubbi approfondimenti ecc.. Ciao a tutti e grazie Damiano Gasparetto www.cuoco-adomicilio.com damgas86@gmail.com

Per informazioni e prenotazioni: tel. 0141.922370 cell. 333.2796444 osteriavineriamunfra@hotmail.it 11


Come to live in Basso Monferrato An invitation to our english friends from a not for profit association.

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Nelle foto alcuni degli immobili in vendita e la cover della Special edition di G&d

Fra le iniziative per favorire la nostra terra G&d ne ha “inventata” un’altra. Se andate sul sito troverete nella home page, una edizione speciale di G&d. E’ una versione in inglese. Insieme da alcuni amici: Pietro Cressano di Gabiano, Phil Whitehead che opera nell’edilizia a Londra, Franco Nicola titolare della Agenzia immobiliare “Esserci” , sede Moncalvo, Rossana Rondano architetto si tenterà, si spera con qualche successo, di convincere gli amici inglesi, ma non solo, ad acquistare immobili e possibilmente a trasferirsi nelle nostre ridenti colline, non abbiamo forse sempre sostenuto la somiglianza del Monferrato con il - Chiantishire - toscano tanto amato dagli inglesi?. Nella - Special edition - sono descritti numerosi immobili in vendita fra cui castelli, ex conventi palazzi case rurali. Si è pensato anche ad

una organizzazione in grado di rispondere alle esigenze dei clienti se, come è probabile, l’acquirente vorrà ristrutturare l’immobile. Sono presenti nello speciale edifici a Gorzano, Pessine, Camino, Villamiroglio, sino al Monferrato Casalese e Astigiano. Naturalmente intramezzati alle proposte una serie di articoli sulla nostra terra. Si pensa di riproporre l’iniziativa anche con altri stati del vecchio continente dalla Germania alla Francia ed anche alla Russia.


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