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una fabbrica di gelati”. Nei giorni successivi arrivarono anche gli additivi chimici (acido tartarico, lattosio, ammoniaca e altri ancora), tipici per un laboratorio di gelateria. In realtà, dall’Afghanistan, dall’Iraq, dall’Egitto e dalla Turchia giungevano l’oppio e la morfina base; nella torre della servitù, laboratori d’alta precisione, “tagliavano” l’eroina pura all’80%. Il giornale locale “Il Monferrato” riportò nel 1980: “…si è arrivati a

Cereseto con indagini iniziate dalla Finanza Genovese dopo lo smantellamento di un laboratorio ricavato in un deposito di acque minerali in Valle Ormea, vicino a San Remo (…). Si usa anche un elicottero per controllare le mosse in tutti i manieri e si arriva a Cereseto, che viene controllato a distanza, da alcuni finanzieri che si travestono da frati (qui, data la vicinanza con Crea danno meno nell’occhio dei Preti) o gitanti di fine settimana che, con moglie e figli scattano foto su foto a torri, torrette, altane; si interessano soprattutto dei cani da guardia (dobermann) e dei varchi (la cinta è in pessimo stato) (…). 200 uomini circondano il castello e vi fanno irruzione (…). Entrano nella torre, due porte blindate vengono superate, si salgono duecento gradini di scala a chiocciola con il fiato sospeso; un’altra porta blindata chiude il laboratorio (…). La merce sequestrata: 65 kg. di morfina base, 2 kg. di eroina pura, 15 kg. in fase di raffinazione, un’ operazione da 135 miliardi di Lire (…)”. Testimoni ceresetesi ricordano, il giorno del blitz, dopo un lungo susseguirsi di colpi per abbattere la porta di entrata della torre, tali parole “Commissario, Commissario

venga su che qui abbiamo trovato la roba!… portate su le manette! “ Furono arrestate 22 persone: il proprietario Giancarlo Trombin di 44 anni (già coinvolto anni prima in giri di bische clandestine, slot machine e prostituzione) ed amico del boss marsigliese Turatello, Franca Girardi di 36 anni compagna del Trombin, Alfia Salis di 21 anni (la domestica), Giuseppe Vetro di 57 anni, Giovanna Montanelli di 38

anni, i fratelli Orazio e Marco di Maggio di 40 e 38 anni, nati a Tunisi e residenti a San Remo, Giovanna Lombardi di 34 anni e moglie di Orazio, Jean Jehan di 82 anni, arrestato a Marsiglia proprio in base ai documenti scoperti a Cereseto, Tullio Toscano di 52 anni, Marcel Gambetti di 58 anni, Jean Antoine Ettori di 52 anni, Giovanbattista Costantini di 48 anni, Guilliame Valli di 52 anni, Domenico Rocco di 51 anni, l’algerino Hamed Chennoune di 30 anni; inoltre finirono in carcere due turchi e quattro chimici francesi che lavoravano nei laboratori a Cereseto. Nei giorni successivi, durante le perquisizioni con i cani, la Guardia di Finanza trovò, ai piedi di una secolare pianta, ancora 20 chilogrammi di droga; i sommozzatori dei vigili del fuoco di Casale Monferrato scandagliarono il laghetto ma non trovarono più nulla. Nel corso di una perquisizione, nella cosiddetta “torre della servitù”, fu trovata una valigia contenente una piccola bara di zinco senza coperchio, con dentro il cadavere mummificato di una bimba. C’era un cartellino dell’Ospedale Santo Spirito di Casale Monferrato:

“Anna Trombin, deceduta il 19 Giugno 1969”. In quella stessa data nacque un’altra bimba, gemella della defunta, di nome Sara; secondo gli inquirenti il Trombin dissotterrò il corpo della piccola figlia seppellita nel cimitero di Cereseto. Così si spiegherebbe una frase che un’altra figlia del Trombin, Cinzia, ha riferito durante gli interrogatori:

“mio padre ripeteva sempre che Anna non deve marcire nella terra”.

sono durati complessivamente quindici mesi; l’esterno è stato ripulito completamente utilizzando sostanze del tutto prive di aggressivi chimici e si è provveduto al rifacimento dei numerosi balconcini in legno in stile gotico e dei tetti. Gli affreschi interni al primo e al secondo piano e le decorazioni esterne sono stati restaurati sotto la stretta sorveglianza della Soprintendenza alle Belle Arti. Notevoli i costi di ripristino strutturale del maniero: l’intero ponteggio installato ricopriva una superficie di oltre 10.000 metri quadrati. Sulle testate dei giornali locali, nel 1996 si legge: “Quasi ultimati gli interventi di

recupero dell’antico maniero; restaurato il castello di Cereseto. Centro Congressi o residenza per Vip in vacanza?” Ad oggi, nulla è cambiato. Una frase che nel dopoguerra è stata dedicata dai ceresetesi al castello in abbandono è: “La giusta

vendetta implacabile della storia che non volle ingoiare il rospo artistico di quei mille anni rubati con ingegnoso spregiudicato tranello”. I ceresetesi più anziani affermano che “nelle fredde notti d’inverno,

mentre al chiarore di luna si possono ammirare le bifore ed i merletti che ne ornano l’esterno, le immense ombre delle sue alte torri si proiettano sulle piccole ed umili abitazioni quasi a proteggerle; molti pensieri e ricordi riaffiorano alla memoria, ai tempi in cui il castello era abitato e vivo, ma col sorgere del sole l’amara realtà ha il sopravvento sui sogni e l’opera distruttrice del tempo continua inesorabile”.

Il castello fu poi messo sotto sequestro per alcuni anni. Oggi è di proprietà della Martina S.r.l. che, nel 1995, lo ha in parte ristrutturato. I lavori di restauro

Merlatura interna del Castello (Foto 1982)

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