Il Biancorosso n.5 - periodico de "La Gazzetta del Mezzogiorno"

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e SE ANDASSE IN A... zando i tuoi movimenti con quelli degli altri si impara a segnare di più e meglio. Una metafora che vale in ogni campo». La prima partita al San Nicola? «Quella dell’inaugurazione, andai allo stadio con mio padre e mio fratello, c’era pure mia madre. Fu un’emozione incredibile, sembrava di stare in una navicella spaziale». Era il 3 giugno del 1990 e il Bari superò il Milan in amichevole con gol di Scarafoni e Monelli. Oltre ai galletti… «Vivo con grande adrenalina le sfide della Nazionale. Soprattutto il momento dei rigori. Ricordo l’urlo strozzato per quello calciato da Roberto Baggio sulla traversa per i mondiali americani, per non parlare di quello vincente di Fabio Grosso in Germania: ha avuto super freddezza nel segnare con una responsabilità immensa. Aveva sulle spalle una vero “affare di stato”». Dei tempi trascorsi accanto a Ventola che ricordi conserva? «Non mi piacevano gli alti e bassi della tifoseria: un giorno i biancorossi erano eroi, un giorno schiappe. Dalle stelle alla stalle». Il fidanzamento? «Dopo una trasferta all’Olimpico nella quale il Bari perse in extremis contro la Lazio (3-2 il 27 settembre 1997). Ero nella Capitale per firmare il mio contratto per il film “Terra bruciata”, con Michele Placido e Giancarlo Giannini. Arrivai in auto a Roma con i miei genitori, firmai come attrice per la pellicola di Fabio Segatori e andammo tutti allo stadio. Che rabbia, eravamo in vantaggio ma finì male (Nedved nel recupero segnò il gol-partita, ndr). Fu una giornata dolceamara, tra successi professionali e scoppola calcistica».

31 marzo 2018 anno I n. 5

Dicevo a Nicola: “Scappa dall’albergo” Lui rispondeva: “Sei matta, è vietato…” Non potevano far niente né prima né dopo A volte però infrangevamo queste regole…» Che ricordi ha dei ritiri? «Non ci vedevamo mai in quei frangenti. Dicevo a Nicola: “Scappa dall’albergo”. Lui rispondeva: “Sei matta, è vietato…”. Non potevano far niente né prima né dopo. E abbiamo detto tutto… A volte però infrangevamo queste regole…». Vivendo a Roma, come segue i biancorossi? «Sono in costante contatto ogni fine settimana con mio padre Ettore e mio fratello Domenico, mi aggiornano sui risultati. Purtroppo la storia del club è segnata da stagioni nelle quali la proprietà non investiva abbastanza». Il Bari di Fabio Grosso? «Sento che piano piano sta tornando a costruire le basi per riguadagnare la ribalta. Ma bisogna crederci, mettere risorse e poi sa quello che ci vorrebbe?». Cosa? «Maggior spazio per i baresi nella squadra, perché metterebbero in campo tutta un’altra energia». Dal calcio al mondo dello spettacolo. Quali i prossimi impegni? «La radio, con Rtl: conduco “Pane amore e Zeta”, su Radio Zeta. Una esperienza entusiasmante, affrontiamo temi di attualità. Ripercorro la strada di mio padre, che aveva un programma su una radio di Bitonto, ma sul calcio». La vedremo presto sul grande schermo? «Con Sergio Rubini e Rocco Papaleo ho girato a Taranto il film “Il grande spirito”, una storia surreale e poetica come tutte le opere del regista di Grumo». Ultima domanda tornando al calcio e al Bari. Il calciatore preferito? «Un solo nome: Igor Protti, la nostra bandiera».

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