Lost in translation | Silvia Beltrami

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LOST IN TRANSLATION

Silvia Beltrami
Catalogo pubblicato in occasione della mostra “Lost in Translation” , 3.12.22 / 7.01.23. Galleria Gare82, Direttore Ettore Marchina. Catalogo a cura di Gare 82, mostra a cura di Giorgio Bonomi e Federica Picco. Progetto grafico Publimax, Brescia. Stampa Tipografia Pagani, Passirano (BS). Galleria Gare82 via Villa Glori 5 25126 Brescia tel. +39 030 3456033 info@gare82.net www.gare82.net

Nella storia dell’arte assistiamo a come i pittori – o, comunque, quegli artisti che operano su una superficie piana – abbiano cercato sempre di uscire dai limiti del loro supporto, determinato dalla bidimensionalità. Così nel Rinascimento, ma anche prima, si “inventò” la prospettiva in modo scientifico per evitare, sebbene il lusoriamente, la semplice frontalità e dare la sensazione della profondità. Successivamente, con aggiunta di ma teriali tridimensionali aggettanti, la superficie “fuoriesce” in avanti, mentre poi, al contrario, Fontana vorrà uscire “dietro” la tela, per cercare la profondità al di là. Ma c’è di più, oltre ai problemi creati dalla superficie, gli artisti hanno trovato limitante la staticità del quadro o della scultura: da qui la nascita del Futurismo. In se guito, se Boccioni creava anche in alcune sculture l’il lusione del movimento, Calder dopo qualche decennio realizzò sculture “mobile” cioè con parti di esse che si muovevano nell’aria; successivamente, con l’avvento della tecnologia, prima elettromeccanica poi elettronica, abbiamo “sculture” in cui avvengono molteplici e vari movimenti. Questa volontà di movimento ha affascinato anche l’ar chitettura, infatti già tra il 1929 e il 1935, vicino Verona, fu costruita Villa Girasole, un edificio con una meccanica sottostante che permetteva la sua rotazione alla ricerca del sole o dell’ombra. Recentemente alcuni architetti si sono cimentati, nella costruzione di grattacieli, con una sorta di rappresentazione del movimento, ad esempio lo vediamo nel progetto del Chicago Spire di Calatrava o

nella Torre Generali di Zaha Hadid a Milano. Detto questo, va segnalato anche il movimento artistico e letterario, meno noto come tale nonostante la fama di alcuni loro aderenti quali David Bomberg o Ezra Pound, sviluppatosi in Inghilterra tra il 1913 e il 1915 con il nome di Vorticismo che, rifacendosi al Futurismo, voleva anch’esso esprimere nelle opere il movimento, l’energia. Ebbene, dopo più di un secolo Silvia Beltrami, in tutt’al tro contesto storico, si riallaccia idealmente a quei movi menti, ovviamente con un suo linguaggio nuovo e origi nale, tanto nella tecnica esecutiva quanto nei contenuti, tuttavia è evidente, già nei lavori di qualche anno fa e più marcatamente nei recenti, la sua tenace e convinta volontà di esprimere il movimento nelle sue varie forme fino a quello convulso del “vortice” che, in lei, assume profondi significati, formali e concettuali.

Se per la fisica il “vortice” è un movimento rotatorio e turbolento che si sviluppa a spirale, qui nelle opere di Beltrami è una metafora del movimento ed anche del tempo che scorre rapidamente. Il vortice, per così dire, inizia lentamente per assumere, via via, sempre più ve locità, provocando rischi sempre maggiori: come la vita. Così, l’artista, per formulare i suoi contenuti, si serve delle rappresentazioni dei Rave Parties, dei Punti di fuga, del Cubo di Necker, del Panopticon, ed ora fa anche riferimento al Lockdown che ha visto balli e mo vimenti solitari.

Nei suoi lavori la forza dell’energia si irradia sia all’ester no (forza centripeta e esplosione) sia all’interno (forza

centripeta e implosione), proprio perché l’uomo deve a volte concentrarsi su se stesso e altre proiettarsi ver so l’altro, nella società. Comprendiamo, quindi, che il “vortice” può essere quello delle passioni, quello degli eventi che sono positivi oppure negativi, sempre co munque segno di attività, di movimento che è, natural mente, preferibile alla sterile stasi. Beltrami nella sua espressione attraverso la forma del vortice non si riferisce allo spazio/tempo astratto, anche se da questi riprende le forme, bensì all’umanità, infatti tutte le sue composizioni mostrano la figura umana, non a caso certe sue immagini non possono non ricordare la descrizione di Dante di fronte a Paolo e Francesca trascinati dal vento in un vortice eterno e, se passiamo dalla letteratura alla filosofia, ci sovvengono i “corsi e ricorsi” di Giambattista Vico.

Recentemente, in alcune opere, appaiono vortici di soli segni, quasi a significare la volontà di “ridurre” la fi gurazione per addentrarsi nell’astrazione, da cui deriva il titolo della mostra Lost in Translation (che può in tendersi come Persi nella traduzione oppure Persi nel cambiamento); comunque, non è che la figura umana scompaia del tutto, solo viene frantumata come, durante la pandemia, l’io di ognuno di noi si è quasi spezzato in vari frammenti e si è trascinato nel vortice della ma lattia. Ora, forse, l’individuo appare più isolato nella sua solitudine vorticosa oppure nella volontà di aggregarsi alle altre solitudini, in una massa che decenni addietro David Riesman chiamò “la folla solitaria”: quindi per

Beltrami l’uomo, trasportato dal vento degli avvenimenti, o dei sentimenti, nel vortice della vita, non riesce mai a fermarsi e ad essere, se non felice, almeno sereno. Si badi, questa “metamorfosi” è formale, nel senso che già nelle opere precedenti l’aspetto geometrico, sebbe ne più “nascosto”, era ben presente: ad esempio nei giochi percettivi del cubo di Necker o nel Panopticon sopracitati. Adesso i “frammenti” di forma geometrica sono più evidenti e si presentano quasi come in una scomposizione di atomi e nella loro traiettoria. Orbene, se i lavori di Beltrami sono ricchi di contenuti, complessi eppure evidenti, con richiami ad altre disci pline e, soprattutto, all’umanità, non meno interessante è la sua tecnica esecutiva, elemento fondamentale perché l’arte, come teorizzava Benedetto Croce, è contenuto e forma.

Potremmo dire, per usare una locuzione oggi applicata a molti concetti, che Beltrami è una “diversamente pittri ce”: le sue opere infatti hanno tutto quello che ha la pit tura, composizione e colore, solo che lei non lavora con pennelli e colori – anche se è una bravissima esecutrice di affreschi che richiedono un sapiente disegno e un’e levata capacità nell’uso dei colori – ma con il collage. È noto che il “collage” fu inventato e usato da Braque e Picasso dal 1912 e che consisteva nel ritagliare e pre levare pezzi, più o meno piccoli, di giornali, riviste, carte, poi incollati sulla tela. In seguito, con i Dadaisti ed altri, i pezzi di materiali usati avevano una funzione narrativa (per esempio nella Poesia visiva) più marcata.

La nostra artista certamente si rifà alla tradizione dei “papiers collés” dei padri del Cubismo ma anche alla tecnica musiva: infatti se pure Picasso a volte si servi va di materiali preesistenti con funzione esplicativa (ad esempio il ritaglio con scritto Journal invece di disegna re un giornale), Beltrami invece ritaglia riviste, giornali, carta da parati, pezzi di altri tipi di carta e ne fa una sorta di “tessere” con cui costruisce l’immagine, senza peraltro un disegno sottostante. Se l’immagine è sempre vorticosa, il colore anche è sempre vivo, a volte con contrasti di luci e ombre, di chiari e scuri, altre con accostamenti tenui, delicati: in somma il cromatismo è perfettamente funzionale al tur binio del vortice e rafforza quel senso cosmico che si coglie osservando le sue opere e nel quale gli uomini nel bene e nel male svolgono, vorticosamente, le loro esistenze e possono talvolta dire, con Leopardi, che per loro è “dolce naufragar in questo mare”.

Bisognava disfare, scomporre, desedimentare delle strutture (di ogni tipo: linguistiche, fonetiche, logocen triche) […] Ma disfare, scomporre, desedimentare delle strutture non era un’operazione negativa. Più che di struggere, si trattava di capire come si fosse costruito un certo “insieme”, e per farlo bisognava ricostruire.

Nella seconda metà del Novecento, J. Derrida introdu ce nella filosofia occidentale il concetto di decostruzio nismo, ponendosi in una posizione di critica radicale della metafisica e del campo chiuso delle opposizioni binarie che la caratterizzano. Questo nuovo pensiero si configura come una strategia di lettura che mette in luce contraddizioni concettuali e linguistiche, conside rando il testo letterario una realtà plurale indeterminata di cui ogni interpretazione risulta arbitraria e parziale. Deve emergere ciò che non è possibile comprendere dal punto di vista delle opposizioni binarie della filosofia classica: ciò che non è né bene né male, né vero né falso, né puro né impuro. È questa disarticolazione del testo, questa apertura alle sue incoerenze che si defini sce “decostruzione”. È cercare le fratture, i vuoti, quei dettagli nascosti, persi nella traduzione della realtà. Questo spazio aporetico è la dimensione in cui Sil via Beltrami mette in atto il suo processo di indagine sull’identità umana, disfatta, analizzata e riconquistata at traverso l’utilizzo del collage. La tecnica è qui strategia

di lettura e l’atto di decostruzione e ricostruzione della realtà si fa immagine nella concretezza dei frammenti di carta.

L’interesse dell’artista è rivolto al costante studio della condizione umana nella società postmoderna e con temporanea, il cui fil rouge è costituito dalle teorie del sociologo Zygmunt Bauman: un’umanità “liquida” per vasa dalla frenesia del consumismo e della velocità, dallo spaesamento nell’assenza di sicurezze, dalla ne cessità di movimento, virtuale o reale che sia. La mo bilità diventa il principale fattore di stratificazione sociale dei nostri tempi e valore indiscusso dell’epoca post moderna.

La serie Lockdown dance, presentata per la prima volta in occasione della mostra Lost in translation, racconta una negazione, la limitazione della nostra libertà di mo vimento durante il periodo pandemico, un improvviso cambio di paradigma in cui il tempo si è dilatato e lo spazio si è ristretto. L’evoluzione del movimento è qui rappresentata al contrario, verso l’interno, con vortici e traiettorie che, creando gabbie ansiose, esprimono una costrizione all’immobilità, una circostanza paradossale in cui l’uomo non si sente più senza barriere ma intrappo lato e spaventato dall’ignoto.

Il dittico Panopticon, la meno recente delle opere esposte (2014), dimostra che lo studio della condi zione postmoderna da parte dell’artista prosegue con costanza da diverso tempo. Esso infatti è liberamente ispirato alle teorie di Bauman in materia di controllo e

sorveglianza messe in atto grazie all’ausilio del web, nuovo panopticon (prigione ideale progettata da Jeremy Bentham nel 1791) in cui siamo noi stessi a rinchiuderci condividendo online i nostri dati personali, pezzetti della nostra identità. Il collage diventa così rappresentazione dell’individuo come entità frammentata e complessa e la scelta del dittico si carica di significato concettuale: nel vuoto, nel distacco tra i due elementi si crea un nucleo in cui convergono tensioni generando uno spazio fatto di false prospettive e illusioni in contrasto con un dina mismo universale ordinato e controllato. Un’atmosfera che racconta assenza di punti di riferimen to la si ritrova anche nella serie Misfits, titolo traducibile come “i disadatti”. In queste opere, l’artista sottolinea ancora meglio un’umanità pervasa dall’inquietudine, fatta di individui persi e trascinati in quel turbinio e incapaci di trovare un baricentro stabile. Con le opere Frattale e Downburst Beltrami allude a due fenomeni naturali proponendoli come metafore della società. Il frattale è una composizione geome trica che si ritrova, ad esempio, nella struttura di molte specie vegetali, nei profili geomorfologici delle monta gne, nelle nuvole e presenta un rapido susseguirsi di rappresentazioni prospettiche che, ripetendosi all’infinito creano un oggetto omotetico, una copia di sé stesso su scale differenti che s’ingrandisce proporzionalmente. L’artista reinterpreta questo fenomeno rappresentando un vortice in movimento di cui possiamo percepire la rotazione, dove la velocità porta il soggetto a perdere

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i suoi caratteri distintivi diventando non più distinguibile dalla massa. Per downburst s’intende, invece, un vero e proprio fenomeno atmosferico consistente in una raf fica d’aria fredda discendente all’interno di una nube temporalesca che arriva al suolo con un’energia tale da sembrare uno scoppio, propagandosi in modo radiale in tutte le direzioni. Silvia Beltrami si appropria di questa immagine potente per creare un parallelo con la forza dei movimenti sociali collettivi di protesta, potenzialmen te capaci di scatenare reazioni sovversive in grado di colpire al cuore di un determinato sistema. Perché, seppur la sua ricerca ha profonde radici nella filosofia postmoderna - notoriamente critica nei con fronti di una condizione umana dipendente e control lata - e le sue opere descrivano un individuo passivo e trascinato, se si analizzasse ciò che si perde nella lettura dei suoi collage, che rimane lost in translation, emergerebbe che l’artista, forse, oltre alle domande, ci suggerisce anche la risposta.

Federica Picco

LE OPERE

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Silvia Beltrami

Downburst 2019, 100 x 140 cm, collage su compensato dipinto

2
90 x 180
collage
compensato dipinto
Downburst
2019,
cm,
su

Frattale, 2018, 130 x 180 cm, collage su compensato dipinto

Lockdown dance STEP 1, 2020, 80 x 80 cm, collage su compensato dipinto

Lockdown dance STEP 2 2020, 100 x 140 cm, collage su compensato dipinto

Lockdown dance STEP 3 2020, 80 x 120 cm, collage su compensato dipinto

Lost in Translation 2022, 60 x 110 cm, collage su compensato dipinto

Panopticon 2014, 285 x 216 cm, collage su compensato dipinto

The Misfits 1 2022, 40 x 60 cm, collage su compensato dipinto

The Misfits 2 2022, 40 x 60 cm, collage su compensato dipinto

The Misfits 3 2021, 50 x 70 cm, collage su compensato dipinto

The Misfits 4 2021, 50 x 70 cm, collage su compensato dipinto

The Misfits 5 2021, 30 x 30 cm, collage su compensato dipinto

The Misfits 6 2021, 30 x 30 cm, collage su compensato dipinto

Untitled 2022, 90 x 180 cm, collage su strappo d’affresco

Silvia Beltrami nata a Roma nel 1974, ha conseguito la matu rità artistica a Lovere (BG) e si è poi diplomata all’Accademia di Brera a Milano.

“La vena artistica di Silvia Beltrami si sostanzia di una rifles sione accorata e partecipe sulle dinamiche sociali, antropolo giche e psicologiche dell’oggi.

Una padronanza tecnica sopraffina e delicata, una forte ori ginalità manipolatoria nell’utilizzo di elementi e supporti: col lage di carte di diversa provenienza applicate su intonachino da strappo d’affresco, con un effetto illusorio di apparente matericità pittorica davvero sorprendente. Vari i temi: sul lo sfondo di ideali metropoli descritte nella loro vertiginosa frammentarietà volteggiano e si smarriscono gli innumerevoli personaggi di una moderna “Commedia”, che sperimentano il proprio sradicamento sul filo di un “equilibrismo indifferente”. Oppure gli “Uomini di piombo”, figure alienate e saturnine di

quello spietato gioco delle parti che è un mercato del lavoro improntato sul “mors tua vita mea”, affaccendate in una quo tidiana corsa a ostacoli nella lotta perenne e disperata per la sopravvivenza. Più recente è l’approdo al tema del rave party: l’osservazione di Silvia Beltrami si focalizza sulla perdita d’identità, sullo stordimento frenetico, sull’euforia sfrenata di giovani che sperimentano la condizione di dipendenza – da un divertimento superficiale e autodistruttivo, dalla moda e dal consumismo, dal successo d’immagine in campo relaziona le. Ma non c’è mai un atteggiamento censorio o moralistico: l’artista si avverte come una compagna di viaggio dei prota gonisti inquieti delle proprie opere, i cui corpi e le cui anime sono scisse in centinaia di minuscoli frammenti, schegge in controllate (ma sorvegliatissime dalla Beltrami sotto il profilo formale) di un vagare alla ricerca del senso.”

BIO

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Silvia Beltrami

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Silvia Beltrami

Mostre Personali

2022 “Lost in traslation” Gare82, Brescia

2017 “Punti di fuga - PA” XXS Aperto al contemporaneo, Palermo

2016 “Punti di fuga” Costantini Art Gallery, Milano

2011 “Limbo” Maurer Zilioli Contemporary Arts, Brescia

2010 “Silvia Beltrami – collages”, Rita Siragusa-Sculture” a cura di Ellen Maurer Zilioli - Istituto Italiano di Cultura, Monaco di Baviera (D)

2009 “Uomini di Piombo” a cura di Paolo Bolpagni - Casa Galleria Cavalli, Filetto-Villafranca (Massa-Carrara), Italia

2007 “Castelli di carta” Galleria Yellowcake, Bergamo, Italia

Mostre Collettive

2022 ”ArtVerona17” Gare 82, Verona

2022 “Flâneurs e naviganti” Gare82, Brescia

2022 “WunderKammer” Ares Contemporary, Lugano (CH)

2021 “Global Paper IV” Stadtmuesum and Handwerksmuseum, Deggendorf (D)

2021 ”Shanghai International Paper Art Biennial” Fengxian Museum, Shanghai (CH)

2021 ”Les Deuxièmes Journées Internationales du Collage” Espace Monet Rollinat, Fresselines (FR)

2020 ”International Collage Art Exhibition 2020” Retroavangarda Gallery, Varsavia (PL)

2020 ”(C)ARTE” a cura di Giorgio Bonomi - Rocca di Umbertide, Perugia

2020 ”Robotic Men” a cura di Manuel Zoia - Villa Brentano, Busto Garolfo (MI)

2019 ”ArtVerona15” Gare 82, Verona

2019 ”Charaters within Paper” Fengxian Museum, Shanghai (CH)

2019 ”BAF 2019” Gare 82, Bergamo

2018 ”Over the Edge” Gare 82, Brescia

2018 ”ArtePadova” Gare 82, Padova

2018 ”ArtVerona14” Galleria XXS Aperto al Contemporaneo, Verona

2018 “Concept 2018” CICA museum, Gimpo-sì (ROK)

2018 “Global Paper IV” Stadtmuesum and Handwerksmuseum, Deggendorf (D)

2018 “Papier-unARTig” Museum Papiermühle, Homburg (D)

2017 “Lustro” Costantini Art Gallery, Milano

2016 “Confini & Prospettive” Palazzo Ducale, Lucca

2016 “Eau-Fibre-Papier” Villa Dutoit, Ginevra (CH)

2015 “Premio Internazionale Limen Arte 2015” sezione a cura di Giorgio Bonomi - Complesso Valentianum, Vibo Valentia

2015 “Pulp and Fiction” The Negev Museum of Art, Be’er Sheva (IL)

2015 “CODA Paper Art 2015” Coda Museum Apeldoorn, Apeldoorn (NL)

2014 “13x18” a cura di Mario Francesco Simeone

La casa di Schiele, Benevento

MOSTRE

2014 “030 Arte da Brescia” a cura di Dario Bonetta e Fabio Paris - Piccolo Miglio in castello, Brescia

2014 “Spremuta per l’estate” Costantini Art Gallery, Milano

2013 “Iside Contemporanea” a cura di Ferdinando Creta-Museo Arcos, Benevento

2013 “Tacà insèma” Costantini Art Gallery, Milano

2013 “The Art and Soul of Paper” Mandell’s gallery, Anterous arts Foundation, Norwich (UK)

2012 ”I nuovi mostri” Costantini Art Gallery, Milano

2012 ”The news talent’s” Galleria Marchina, Brescia

2011 ”PaperArtContest” Paper Culture museum, Seoul (ROK)

2011 ”Sc’arti” Casa galleria Cavalli, Filetto-Villafranca (Massa-Carrara)

2011 ”ArtVerona11” Galleria Marchina, Verona

2011 “Leaf and bound” Burgess hall Art Gallery, Eureka (US - IL)

2011 “In between” a cura di Shir Meller-Yamaguchi e Anat Turbowhicz, Wilfrid Israel Museum of Asian Arts and Studies, Hazorea (IL)

2010 “Artbygenève” Palexpo, Ginevra (CH) 2009 “Torrefactum 09” Symposio in collaborazione con il museo Wùrth, Torrecilla en Cameros (E) 2009 “Quinta Triennale di Arte sacra Contemporanea” Arcidiocesi di Lecce, Lecce 2009 “Gratis” a cura di Paolo Bolpagni Castello Grande miglio, Brescia 2009 “Shu-Mok-ji” a cura di Ok-Jin Choi Paper Culture Foundation, Seoul (ROK) 2008 “Triennale Internazionale du Papier” a cura di Patrick Rudaz - Musèe de Charmey (CH) 2008 “Autoriflessioni” Maurer Zilioli Contemporary Arts, Brescia 2007 “In polvere” a cura di Paolo Bolpagni Palazzo Martinengo, Brescia 2007 “2°Biennale d’Arte/Genovarte” Palazzo Stella, Genova 2007 “Pink Athena “Galleria Yellowcake, Bergamo 2007 “Premio Sarezzo” a cura di Raffaella Formenti Villa Usignolo, Sarezzo (Brescia)

2005 “Arte come memoria” Galleria Giòbatta, Brescia 2005 “Provocazioni” Accademia G.Balbo, Bordighera

GALLERIA GARE82 VIA VILLA GLORI 5 25126 BRESCIA TEL. +39 030 3456033 INFO@GARE82.NET WWW.GARE82.NET

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