Rivista 20

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N° 10 Luglio - Agosto 2015 www.rivista20.jimdo.com

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periodico bimestrale d’Arte e Cultura ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE

Edito dal Centro Culturale ARIELE

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G a l l e r i a20 C entro Cu ltu rale A rie le C or so Casa le, 85 - To rin o t e l . 011.37 24 087 - www.rivista20.jimd o . c o m o ra r io di aper tu ra: da lunedĂŹ a sabato 1 5 -1 9

BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE

del Centro Culturale Ariele

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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Ermanno Benetti Daniela Boarino Chiara Strozzieri Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Laura Coppa Barbara Cella Irene Ramponi Letizia Caiazzo Antonietta Campilongo Alessandra Primicerio Francesco Mastrorizzi Roberta Panichi Enzo Briscese Ludovico Operti Marzia Mandrini Alice Ponzio Alessia Miglioli Cinzia Memola

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Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio -----------------------------------------------------

In copertina: opera di Enzo Briscese 2


Presentazione delle attività associative a cura di Enzo Briscese

Quest’anno ricorre il primo quarto di secolo di attività della nostra Associazione in Torino. Come Centro Culturale siamo orgogliosi per i risultati raggiunti e per la crescita che abbiamo sviluppato in termini di proposte nel settore delle Arti Visive e di coinvolgimento di artisti e di pubblico in questi anni. Siamo un’Associazione che ha sempre operato sul territorio, abbiamo fin da subito allestito mostre, realizzato corsi per la lavorazione della cartapesta, in seguito abbiamo promosso corsi di informatica, abbiamo aperto un laboratorio con corsi di disegno e pittura destinato ai bambini e agli adulti il quale rappresenta un appuntamento fisso in tutti questi anni per la periferia torinese in cui è dislocato. Tra le nostre varie attività annoveriamo anche una qualificante partecipazione al “Progetto scuole aperte al pomeriggio”; oltre all’apertura di uno spazio espositivo in Barriera di Milano , quartiere con forte disagio sociale e giovanile in particolare. Nel 2013 abbiamo riqualificato alcuni locali presi in affitto dall’ATC in Corso Casale, 85 a Torino denominandoli “Galleria20 ” dove abbiamo organizzato alcune prestigiose mostre facendo incontrare artisti affermati con colleghi capaci ma meno affermati. Attualmente l’attività espositiva , con particolare riguardo agli artisti piemontesi , si è evoluta con più frequenti momenti di confronto con pubblico qualificato. Dal 2012 pubblichiamo una rivista virtuale diffusa a livello nazionale (“Rivista20 “) in cui convergono approfondimenti e notizie culturali e artistiche a cura dei responsabili della nostra Associazione sparsi sul territorio nazionale. L’obiettivo è quello di circolarizzare su tutto il territorio informazioni su mostre, artisti, gallerie, critici di arte , e di promuovere iniziative e ricerche culturali che permettano lo sviluppo della rete di conoscenza individuale e lo scambio/ confronto di opinioni e di tecniche tra i diversi soggetti operanti nel settore. Abbiamo voluto dedicare il numero di luglio-agosto 2015 della Rivista20 ad una parte dei nostri associati riservando una pagina completa a ciascuno di essi.

Ci prefiggiamo di farli conoscere meglio nelle varie parti d’Italia ma, prima di tutto, nella nostra città. Intendiamo proporli e promuoverli presso le Istituzioni che hanno una particolare sensibilità verso questo mondo ed in particolare alla Regione Piemonte ed al Comune di Torino passando per le dieci Circoscrizioni. Il coinvolgimento toccherà le Gallerie d’arte torinesi, gli Operatori culturali, gli Ordini Professionali e quanti possono avere a cuore la salvaguardia di iniziative di questa portata. Fino ad oggi abbiamo sviluppato progetti e realizzato attività solo ed esclusivamente con le nostre scarse risorse. Siamo consapevoli che la scarsità di mezzi economici con cui tutti dobbiamo misurarci nel quotidiano oggettivamente non permette non solo di fare progetti faraonici ma tante volte anche solo di portare a termine progetti di più modesta caratura. Da parte nostra continueremo nell’opera di coinvolgimento di realtà vivaci e positive( che per fortuna esistono ed in numero assai superiore a quanto si possa pensare ) per dar luogo a scambi di qualità a livello ideativo e confronti fra competenze. Lo faremo dando concreta attuazione all’organizzazione di eventi sul piano locale ed incrementando la “ rete” a livello nazionale tramite la Rivista20

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FABIO ADANI

nato a Correggio (RE) nel 1974, in una famiglia dove da sempre si respira e si pratica arte, lavora inizialmente come grafico per alcuni anni, per poi ricominciare gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove intraprende un percorso artistico che, dopo aver sperimentato diverse soluzioni, lo porta verso una “depurazione” dell’immagine e dello sguardo, leggero e profondo allo stesso tempo. Pur con diverse varianti tecniche che spaziano dalla matita all’acrilico a tecniche miste e alla foglia oro, il medium

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pittorico prevalente diventa in modo naturale l’acquerello che consente un’evanescenza ed una introspezione maggiore del vissuto e un’indagine particolare del mondo circostante, ma soprattutto della realtà interiore di ciascuno, facendo leva sui valori della luce e del silenzio, inteso non come assenza di rumori, ma soprattutto come ascolto di tale realtà, in una maniera unica, totalmente nuova ed evocativa, verso una dimensione “neometafisica” e “neoromantica” dell’esistenza.


CORRADO ALDERUCCI

Corrado Alderucci, disegnatore, grafico e pittore, propone caratterizzate composizioni di volumi geometrizzanti, raggruppamenti di edifici stilizzati,evocanti le architetture essenziali di Carlo Scarpa,a volte con disposizione apparentemente decostruttivista. I dipinti includono elementi minimali e simbolici, come chiocciole, matite,barchette di carta ed improbabili finestrelle attraversate da fili senza inizio e senza fine Il colorismo è sobrio, tenuto sull’alternanza dei tre primari: rosso, giallo, e azzurro, con tonalità

tendenzialmente “ pastello “, anche quando l’artista indulge sui valori profondi dei viola, nelle diverse varianti. L’opera di Alderucci è una pittura di apparenza metafisica,ma senza lo smarrimento nostalgico, ispirato ai motivi dell’infanzia, dei trastulli, degli elementi dell’immaginario fanciullesco,come i lapis,fedeli compagni di chi nella prima età sognò di appropriarsi della realtà attraverso il disegno e la figurazione: Leonardo docet. Enzo Papa

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SALVATORE ALESSI

Partendo dall’espressionismo astratto e dall’informale, Salvatore Alessi crea opere di forte impatto visivo, amalgamando segno e colore come un sapiente alchimista, costruendo coreografie di crescente intensità in cui cromatismi accesi si affiancano a tonalità con connotazione cupa fino a fondersi nel sovrapporsi delle trasparenze. Con tratto deciso l’artista stende il colore in campiture ampie, che si intrecciano con i segni grafici per disegnare architetture complesse eppure dotate di impatto espressivo immediato. Grazie all’utilizzo della tecnica mista, crea contrasti chiaroscurali e materici che scandiscono il ritmo della composizione. Questi lavori aprono una finestra sull’inconscio per metterlo in comunicazione con la realtà esterna, liberano emozioni che riescono a oltrepassare la superficie dell’anima fino a dialogare con l’osservatore in una reciproca ricerca di autoconsapevolezza.Paolo Levi

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GIUSEPPE AMOROSO DE RESPINIS

Giuseppe Amoroso De Respinis nasce a Bisaccia (AV) nel 1990; risiede ed opera a Sant’Angelo dei Lombardi (AV), ridente ed importante centro dell’Alta Irpinia. Dopo aver conseguito la maturità scientifica e la laurea triennale in Ingegneria Meccanica con ottimi risultati, tuttora frequenta la Magistrale in Ingegneria Meccanica presso l’Università di Salerno. Senza tralasciare il suo percorso di studi, sin da piccolo, trova interesse nell’incant-ato mondo dell’arte: a tal fine da diversi anni è allievo del noto artista avellinese Augusto Ambrosone frequentando il “Laboratorio di Pittura e Ceramica”. Nonostante la giovanissima età, l’artista altirpino vanta

un curriculum di rilievo: sin dall’inizio della sua attività artistica è presente in varie ed importanti mostre e rassegne nazionali ed estere, ricevendo riconoscimenti critici e premi, come la Medaglia del Presidente della Repubblica Italiana. Le sue opere e le rassegne a cui partecipa sono documentate da cataloghi, riviste d’arte e diversi organi d’informazione. Venezia, Genova, Torino, Napoli, Caserta, Salerno, Avellino, Savona, Parma, Ferrara, Ascoli Piceno, Terni, Pescara, Chieti, Catanzaro, Lecce, Taranto, Brindisi, Corato (BA), Rodi Garganico (FG), Palinuro (SA): sono alcune delle più importanti località che hanno ospitato le sue opere.

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TOMMASO ANDREINI

Nacqui in una città unica, crescendo, me ne innamorai. (Tommaso Andreini) Nascere a Siena è per certi versi un privilegio di cui forse non si è mai pienamente consapevoli. La città si offre agli occhi di tutti con la bellezza e la potenza di un glorioso passato dipinto e scolpito in ogni angolo. Per quelli che come Andreini si muovono, ormai da tempo, nel mondo dei cantieri dell’arte e del restauro pittorico, una cosa è chiara: Siena è un grande libro di pietra e colori dove leggere, apprendere e trovare ispirazione. Qui l’artista ha trovato infatti forza e passione per disegnare, dipingere e modellare la materia. Nel 2009 ha deciso di portare fuori dal laboratorio i suoi lavori artistici. Espone le sue opere in diverse gallerie italiane ed estere e nel suo atelier a

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pochi passi dalla Torre del Mangia. Non ci stupiremo quindi se nei suoi lavori, i risultati della qualita’ disegnativa hanno preceduto nel tempo e nell’ intensita’ i modi dell’espressione cromatica. In gran parte dei dipinti di Andreini, i mezzi grafici risolvono con sicura certezza l’invenzione dell’artista, precisandone figure e modulazioni, modificando e corredando il suo linguaggio con l’intervento dell’apporto chiaroscurale, costruendo con luci ed ombre, una suggestione plastica resa evidente anche da patinature, velature e trattamenti di finitura alle tele. Chi vuol guardare con occhi diversi i dipinti di Tommaso Andreini, troverà silenziosamente i colori e i temi di Siena, vero cuore della sua creatività. Stefano Andrei


MAURO AZZARITA

L e o p e r e di M aur o Az za rita invita no al sil en zi o , a l l a t ranquillità cerca ta con ogni mez zo. Si a ch e l’a rt i sta s ’ im merga nel pa esaggio nevoso , cert i g i a rd i ni tor ines i dove l’umanità e d il traffi co s e m b rano es s er e spariti come per inc an t o o q u a l c he tr atto de lla ca mpagna pie mo n t es e, r e m o t a, capace di o ffrire quel pae sa ggio lo n t an o c h e l ’autor e s ta cerca ndo, oppure colga il pro p ri o u n i c o per s onaggio in riva al mare, a bband o n at o s u l l ’u ltimo conf ine de lla sabbia, dina n zi al ma re , nell’ attes a le ttura del giorna le ; si a ch e r i t ra g g a, con cur a di pa rtic olari. C on p reci s a r i c e rc a s cenogr af ica , fotografando e ric rean d o u n “ fe r m o im magine ” di vago sa pore hoppe ri an o ,

Azzari t a o ffre q u es t a p i cco l a q u an t o a p p a r t a t a s t azi o n e d i p ro v i n ci a, q u es t o an g o l o d el C a n a v e s e , con autentica maturità. Spingi lontano lo sguardo d el l o s p et t at o re – ch i am at o a t es t i m o n i a r e q u e l p reci s o i s t an t e, o g n i p art i co l are d el l a co s t r u z i o n e e d i q u an t o l a ci rco n d a, l a g i o v an e d o n n a p o s t a a l at o , l o al l o n t an a, l u n g o i b i n ari , v er s o l e c a s e e l a m o n t ag n a, l u o g o ab i t at o , g u i d an d o l o t r a l a n at u ra, l u n g o l o s t eccat o , s eg u en d o i p a l i e i fi l i : o g n i el em en t o v i s t o co n g ran d e s i c u r e z z a p i t t o ri ca, p en s at o n el ri s p et t o d el p er s o n a g g i o , ch e t i p i ace i m m ag i n are ch i u s o n el l a t r i s t e z z a d ei s u o i p en s i eri , n el l ’at t es a d i q u alc u n o c h e p ro b ab i l m en t e n o n arri v erà.

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ADRIANA BALDASSI

Sono veramente numerosi gli studi, gli interessi e le passioni di Adriana Baldassi. Fra questi emerge la sua personalissima ricerca nelle Arti figurative iniziata da molti anni sotto la guida di vari insegnanti, sviluppata e alimentata da studi autonomi e personali. Dopo un percorso di pittura figurativa, da alcuni anni è approdata alla rappresentazione astratta. A partire da un elemento naturale, ad esempio una farfalla, l’immagine raggiunge la sintesi di un’icona, viene legata alla reiterazione dei simboli in un gioco di rimandi che richiamano il ritmo musicale del jazz che tanto ama. Dalla sua interpretazione stilistica traspare evidente una

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precisa scelta culturale ma, anche una semplice e personale poesia. Negli ultimi lavori la stilizzazione delle forme si fonde con una gamma cromatica pastello. Le superfici sono ruvide, le linee scure marcate e potenti solcano il fondo, sottolineano e separano il quadro come una partitura e vengono ripetute secondo un codice ritmico di personale e indubbia valenza estetica. L’insieme appare come un’armonia leggera di aspetti formali e analitici che incuriosiscono lo spettatore e lo divertono toccando la sua sfera emotiva come un ricordo sereno di un gioco che, purtroppo, non facciamo più. Gianna Dalla Pia Casa


MARTA BETTEGA

Il mio lavoro nasce dalla ricerca delle mie origini, della mia memoria e della mia vita. E’ il racconto di storie inedite, di un quotidiano passato che cerco di interpretare. Le mie immagini sbordano dal supporto, escono, scivolano, come se volessero rivivere, come se volessero una seconda possibilità. I volti, i corpi, le storie diventano nuovo territorio del discorso. Sono corpi indagati, ritratti, educati, sorpresi e rassegnati, sono insieme biologico di vita ma anche di istinto , di ossessione e di libertà.

Nel mio lavoro assemblo frammenti di personalità diverse, cercando varianti a materiali del mio passato, mio e di altri. E’ un accumulo di nuove identità e di nuovi ricordi attraverso immagini di persone a me conosciute, immagini contemporaneamente familiari ed estranee, che nel mio lavoro acquistano una nuova vita, estraniandole dal reale, in una sorta di sospensione e di nuova situazione

Contenitori di memorie

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FRANCO BOLZONI

I curiosi e intriganti quadri mummia di Franco Bolzoni. Formatosi al Liceo Artistico, ha lungamente lavorato nel campo dell’illustrazione e della pubblicità come art director dell’agenzia Armando Testa, mentre alla fine degli anni Settanta ha allestito una personale alla Galleria Quaglino di Torino con opere classicamente figurative. Ora la sua esperienza si identifica con una ricerca intorno alle mummie, a un universo di immagini celate dalle fasce, a una realtà negata all’osservatore, ma sicuramente misteriosa e, talvolta, sottilmente inquietante: «Rappresentare un oggetto qualsiasi - suggerisce il pittore - da un animale ad una fetta d’anguria, senza mostrarlo nei suoi colori, nelle sue superfici e materiali, apre ampi spazi di libertà...». E’ la libertà dell’immaginazione che unisce la forma di un pesce verde a quella di una bottiglia blu o di una tazzina arancio. Così le scarpe dal colore oro, i sassi grigi, una stilografica e un libro aperto avvolto con strisce di tela, diventano altrettanti capitoli di un racconto che si snoda sulle pareti della galleria in una sorta di percorso tra immaginazione, sogno e affiorante struttura degli oggetti. In particolare, le composizioni di Bolzoni possono essere viste e «lette» come quadrisculture estremamente essenziali, nitidi, caratterizzati dall’impiego del colore acrilico e dal poliuretano per

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formare l’immagine: «Desidero che in qualche modo siano vissuti ancora come veri e propri quadri e cerco più che altro il gioco, l’ironia, il divertimento anche a rischio di apparire ingenuo». Non solo gioco. Perchè tra le opere esposte si nota l’opera «Aviaria gallina rossa»: un documento dell’angoscia che ha coinvolto la popolazione mondiale. Angelo Mistrangelo La Stampa 17-12-2007


ALBERTO BONGINI Alberto Bongini è nato a Torino nel 1956. Architetto e artista versatile, svolge sino al 1998 la professione di Industrial Designer, ma a partire da tale data inizia un percorso artisticoprofessionale presentandosi a livello nazionale a molteplici personali di grafica e pittura. Riceve premi e riconoscimenti in concorsi nazionali. La sua espressione artistica si esplica tramite l’utilizzo di materiali e strumenti non convenzionali, nell’ambito delle Belle Arti, e la scelta lo porta ben presto ad ottenere risultati di grande interesse. Ha tenuto personali di pittura a Torino, Pietrasanta, Seravezza, Lugano, Chieri, Mondovì, Milano, Gallarate, Viareggio, Firenze, San Vincenzo e in altre città (pure in Germania e in Giappone). Di rilievo l’inserimento nel volume “Astrattismo a Viareggio dal dopoguerra ad oggi nel panorama dell’arte italiana” – con contestuale Collettiva tenutasi a Viareggio, Musei Civici di Villa Paolina Bonaparte, dicembre 2008-gennaio 2009, a cura di Dino Carlesi, Lodovico Gierut e Marcella Malfatti, accanto ai vari Vinicio Berti, Giuseppe Capogrossi, Primo Conti, Gianni Dova, Giulio Turcato, ma anche nel CAM 50 (Catalogo dell’Arte Moderna. Gli Artisti Italiani dal primo Novecento ad oggi, 2014). Tiene particolarmente ad asserire, tra le varie presenze espositive, quelle de “Lo Studio e l’Opera”, a cura di

Lodovico Gierut, Musei Civici di Villa Paolina Bonaparte, Viareggio ottobre-novembre 2012; “Viaggio d’Artisti in Europa”, a cura di Gigliola Fontanesi e Lodovico Gierut, Palazzo Berlaymont – sede dei Commissari Europei, Bruxelles (giugno 2014); “Arte per la Ricerca. La nostra Versiliana”, a cura di Lodovico Gierut, Villa “La Versiliana”, Marina di Pietrasanta (luglio-agosto 2014); “Dedicato all’Ignoto Marinaio. Omaggio ad Antonello da Messina” presso il Museo Mandralisca di Cefalù (luglio e agosto 2015). Vive a Torino con Studio in Via Passo Buole n°66. Lodovico Gierut

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BORTOLIN TERESA

Tortonese anche se nata a Fontanelle (TV), l’ Artista dimostra molto presto il suo interesse per il disegno e la pittura anche se la sua formazione artistica si svolgerà poi in ambito veneziano dove ritorna dopo aver compiuto i suoi studi a Tortona. Allieva di Luciano Gaspari, a Venezia la pittrice ha avuto la possibilità di entrare in contatto direttamente con importanti artisti ed anche solo, per indirette suggestioni, con la tradizione della pittura veneta, così ricca di tonalismi cangianti, di atmosfere soffuse in cui la spiritualità entra in armonia con i sensi.

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Il rapporto che si instaura con il suo “Maestro” rimarrà sempre, negli anni a seguire, una guida sicura. Ha modo, grazie a lui, di conoscere e confrontarsi con molti artisti e personaggi di spicco nel mondo dell’arte. Espone in numerose collettive a Venezia, Mestre, Treviso, Mirano ecc.,. Nell’’82 alla galleria Meeting a Mestre inaugura la sua prima personale con la presentazione del critico Enzo De Martino. Nel 2005 ritorna a Tortona e negli anni più recenti espone nel : 2006 - Torino, Montecarlo con la galleria La Telaccia. Partecipa a ‘Immagina Arte in fiera a Reggio Emilia; 2007 - ARTènim a Grenoble e Pictor in fabula a Tortona; 2008 - Milano ad Artecultura e Venezia – galleria San Vidal; 2009 - Venezia e Udine con la galleria San Vidal, a Varazze a Palazzo Jacopo; 2010 - Milano alla galleria Lazzaro by Corsi, Varazze-Palazzo Jacopo, Savona – Palazzo della Provincia; 2011 - Tortona, Varazze, Savona; 2012 - Savona, Varazze e Piacenza. Antologica a Palazzo Guidobono – Tortona. 2015 - Torino - galleria20 Attualmente vive e lavora a Tortona.


ALBERTO BRANCA

Alberto Branca nasce nel 1962 a Torino dove vive e lavora come pittore. Diplomato alla scuola d’arte Liceo Artistico Vittorio Veneto, frequenta la Facoltà d’Architettura e l’Accademia di Belle Arti. L’interesse per le fonti simbologiche all’origine dell’esperire estetico lo porta a concentrare la sua ricerca sulle dinamiche iconologiche e iconometriche definite attraverso un percorso interiore distante le molteplici congetture di un mercato dell’arte attento troppe volte solo alle valorizzazioni economiche e commerciali. Non ci sono lunghi nè magniloquenti elenchi di esposizioni delle sue opere, non ci sono attestati nè premi di rispettati concorsi, solo un lento ed intenso lavoro fatto di studio, sperimentazione e disciplina. Questo tipo d’approccio all’Arte come vero campo di conoscenza ed insegnamento, non può non condurre all’integrazione attiva e fattiva di altri campi della fenomenologia artistica quali la poesia, altra sua disciplina molto amata, la musica che deve essere quantomeno conosciuta in tutte le sue molteplici forme, l’architettura fonte inestinguibile dei processi formali ripresi sulle regole auree della Tradizione.

Esperto di studi sulle Icone bizantino-paleorusse, è autore di numerosi scritti tra cui “ Il Veicolo Spirituale “ tenuto al museo Tret’jacov di Mosca. Fonda nell’anno 2000 , assieme ad architetti e medici, l’associazione “ Harmonia Mundi”, per la promulgazione dei principi armonici nelle diverse professionalità. È autore di opere teatrali, poetiche e saggistiche. Tiene corsi di educazione artistica, semantica e propedeutica della forma. Nell’anno 2005, è tra i fondatori dell’associazione “officina 04”, dedita alla formazione teatrale, sia come proposte della tradizione scenica, sia per la sperimentazione di nuove forme di linguaggio dinamico. Nel 2010 consegue il titolo di Master Universitario in Scienza e Fede alla Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale di Torino. Nella sua pratica pittorica si fa luce una ricca rielaborazione dell’Icona tradizionale, sviluppando un proprio ed originale approccio alle tematiche iconografiche di questa particolare pittura.

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ENZO BRISCESE

Traduce in rapidi racconti i suoi vissuti e la mimesi degli inizi diventa in seguito un maturo narrare trasfigurato. All’epoca della serie sui paesaggi urbani egli delinea una struttura di astrazione dal fondo scabro, squadernato tra fogli incollati di giornale, interi o strappati, ed emergenti con le loro tracce di cronaca, con il segno raggrinzito dei caratteri e i brandelli di sagome e storie.

Fatti e fantasie finiscono con l’intrecciarsi sul supporto adibito come affabulatore visivo, in mezzo ad intensi e cupi paesaggi periferici in cui affiorano estese strisciate di bianco, simbolo del tempo che cancella ciò che è stato. Intorno al 2008 le tele vanno mutando con un conseguente trascolorare delle atmosfere e un lento spostamento tematico, sempre spalancato sul tragitto pulsante di viaggi e città. Si arricchisce il suo universo pittorico realizzando con pathos informale dipinti di solida bidimensionalità. Il bianco perde la sua funzione di simbolo temporale e accende i dipinti come luce con echi allusivi, ma del tutto contemporanei, al grande colorismo veneto. Si avvertono una dematerializzazione controllata, e sviluppa un processo di rimeditazione artistica e, in specifico, della sua poetica. Rimedita la situazione epocale dell’ arte sia quella personale, gremita di dubbi e stimoli che lo inducono ad una nuova fase di rottura nella continuità. Si va dal figurativo alla Bonnard alle esperienze neocubiste e ai rimandi costruttivisti, dal passaggio all’informale all’astrazione cui segue l’ astrattismo, ed ora, nei lavori del 2013, si ravvisa pienamente avviata la reintroduzione della figurazione, anche il tempo, come lo spazio, ha sostituito le superate coordinate tenendo conto di questo primo quarto di millennio policentrico e frammentato Briscese vive il suo tempo senza subirlo pittoricamente sottraendosi alla percezione di un angoscioso appiattimento. Lo spazio pittorico, peraltro, controlla l’affastellarsi di tracce e figure mirando all’essenzialità verso cui il pensiero è proteso nel segno del divenire.

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ANGELO BUONO

Nelle opere di Buono l’intera figurazione ubbidisce a una sola istanza: la costruzione di un’immagine che si impone per prepotenza visiva,che diventa icastica. La figura umana spesso viene deformata, e gli elementi anatomici sono forzati a rientrare in linee conduttrici; le proporzioni a volte sono stravolte e con un taglio compositivo nuovo, le figure non sono sempre al centro del quadro e la testa quasi tagliata le figure paiono in un mondo di sogno,spesso prive di riferimenti alla realtà. Le opere di Buono”costringono”ad essere guardate; catturano l’occhio e ciò che è più importante, lo trattengono. Eccitano il flusso del cuore e seducono quello della mente. Ammaliano ed incantano, e misteriosamente (ad un certo grado di coinvolgimento) accade un tranfert. “Il vero é invisibile si vede solo col cuore”. Antonino De Simone

Dopo aver sperimentato le diverse correnti pittoriche che hanno popolato il mondo dell’arte, negli ultimi periodi, si è soffermato ad un sillogismo geometrico . Questo è da lui tratto con perfetta coerenza stilistica e padronanza del colore. Le tinte adoperate sono forti e vibranti e vertono soprattutto nelle tonalità del rosso, colore che riesce a dominare in particolare.

Buono con le sue forme più o meno contorte vuol significare il travaglio dell’arte contemporanea che si dibatte tra mille controversie e, nel contempo indicarne una via d’uscita. S. F. Raiola

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ADRIANA CAFFARO RORE

Nata a Torino, sempre vissuta immersa nei vapori sublimi emanati dalla pittura del padre Mario ha iniziato a dimostrare sin da piccola una predisposizione per questa forma di arte. Dopo gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti di Torino ed il continuo studio in compagnia del padre ha fondato nel 1986 la sua scuola di pittura intenta a riscoprire i valori del passato.

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Dal 1996 al 1997 ha venduto presso la casa d’aste La Rocca di Torino diverse copie di opere del Caravaggio. E’ tra i “Centodiciotto” artisti in esposizione permanente nella Biblioteca di Moncalieri ed è anche in esposizione permanente, con le opere del padre, a Palazzo Vittone di Pinerolo. Ha vinto nell’anno 2000 il premio per l’acquerello all’Abaco d’Oro


LETIZIA CAIAZZO

Divenuta padrona assoluta della tecnica artistica chiamata Computer Art, tecnica relativamente giovane e da alcuni studiosi a torto non molto apprezzata, Letizia Caiazzo, può permettersi oggi, a distanza di qualche anno dai suoi primi esperimenti, di rivisitare con grande autorevolezza alcune pagine più interessanti dell’arte italiana ed europea del novecento. In questa esposizione presso la biblioteca di Piano di Sorrento, città nella quale vive ed opera, accanto a lavori degli anni precedenti, espone opere recenti interpretative della poetica informale e dell’Optical Art. Sappiamo essere stata l’Art Autre, termine coniato dal critico francese Michel Tapié proprio per indicare l’Informale, una prassi quasi orgiastica e dissacratoria dei valori estetici e della forma. Letizia però in queste sue opere riesce a non eclissare completamente quei valori sottintesi soprattutto nella luminosità tipicamente mediterranea che permea ogni suo brano compositivo. Per quanto concerne invece le suggestive tele eseguite sui canoni dell’Optical Art, va

rilevato lo straordinario dinamismo delle composizioni che si giovano di un’esplosiva fantasia la quale ovviamente si esalta con lo strumento tecnico del computer dalle indefinite risorse combinatorie di un caleidoscopio segnico e cromatico. Il cinetismo è stato, a mio avviso, l’elemento che ha affascinato Caiazzo nell’operazione di rivisitare quella stagione particolare dell’arte del secolo scorso, cinetismo che in definitiva rappresenta o meglio sintetizza alla perfezione la contemporaneità. Già i futuristi all’inizio del ’900 seppero intuire nel dinamismo e nella velocità la caratteristica di una nuova era, quella della macchina, che si affacciava all’orizzonte. Del resto anche la scienza è pervenuta alle stesse conclusioni secondo le quali la natura non è statica, ma dinamica. Basti pensare alla scoperta dell’atomo. Sarà interessante seguire l’artista sorrentina nei prossimi sviluppi della sua ricerca, quando ad esempio vorrà affrontare la rivisitazione della Metafisica. Leo Strozzieri 5 dicembre 2013

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PAOLA CALCATELLI

Paola Calcatelli mostra installazioni e opere su metallo e tela nelle quali la matericità è tangibile, ma senza che il suo linguaggio si leghi con l’estetica dell’arte povera. Stiamo attraversando territori nuovi e già da tempo l’arte percorre

piste espressive e tecniche che trattano la materia con impostazioni in cui la classicità è piegata alle istanze mediatiche più aggiornate. Al proposito Paola Calcatelli espone l’effimero analizzando sia perdite e aggiunzioni operate su di esso dal tempo, sia il tentativo virtuale e impossibile, sperimentato dalla tecnologia avanzata, di immortalare con immagini sempre più perfettibili la fisicità oggettuale. L’artista mette in evidenza l’illusorio sforzo della contemporaneità di fermare così l’usura delle cose; questa utopia cela una heideggeriana presenza metafisica che cambia pelle alle precedenti versioni occidentali dell’essere. Le creazioni in metallo suggeriscono liriche astrazioni, rugginose, bianche, nero-grigiastre, ocra, o con poche e tenui tonalità ottenute con lavorazione di ossidi, gessi e colle (tutti materiali deteriorabili). Sono denominate “Opere a termine” per sottolineare in tal modo le inesorabili mutazioni del lavoro artistico su base organica.

Le installazioni viventi invece, chiamate “Bioopere a termine”, supportano lo stesso principio attivando però specifiche fasi: la prima è la riproduzione fotografica dell’elemento naturale, ripreso in un dato istante, mentre la seconda è la concreta presentazione del mutamento dello stesso, al momento temporale della mostra. Anche le “Tele a termine”, opere destinate a un lento trasformarsi dei gessetti e degli altri strumenti pittorici instabili, sono composizioni intense dove si intersecano piani, forme vagamente geometriche, prospettive impossibili, morbidi segni semicorrosi, fantastiche architetture astratte su cieli neri. L’artista ci accompagna lungo il suo tragitto ideativo e poetico, acutamente sottile. Giovanna Arancio 20


ALBINO CARAMAZZA

Nato a S. Stefano Quisquina (AG) il 4 ottobre 1953, ultimo di 5 fratelli maschi, nel 1961 si trasferisce con la famiglia a Torino. Inizia a lavorare giovanissimo alla Toro Assicurazioni, dove ha lavorato per più di 40 anni fino alla fine del 2011, diplomandosi nel frattempo. Parallelamente sviluppa la sua sensibilità artistica attraverso la continua ricerca estetica. Accresciute le intrinseche capacità con l’esercizio del disegno in bianco e nero e il carboncino, la padronanza nell’espressione cromatica è raggiunta poi trasversalmente; qualche anno fa è approdato

a questa innovativa tecnica artistica: bustine di zucchero svuotate e assemblate a collage “riproducendo” opere del passato e contemporanee. Come tutte le idee, anche questa è stata casuale: il tutto è iniziato collezionando le bustine di zucchero poi, vedendo un’immagine di Arlecchino, è scattata l’intuizione….ed ecco il primo di una lunga serie di quadri. L’amore per la sua sicilia, la celebrazione del 150° dell’Unità d’Italia, Picasso, il futurismo ….. questi e altri soggetti sono stati rivisitati daAlbino, ma l’elenco delle opere in cantiere è lunghissimo.

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MIRELLA CARUSO

Mirella Caruso è nata a Sciacca, luogo che la ha sempre ispirata nei suoi dipinti per le sue atmosfere mediterranee. Si è laureata in Giurisprudenza all’Università di Palermo e ha insegnato Discipline Giuridiche ed Economiche in diverse scuole di secondo grado. Nel 1978 si è stabilita a Torino, dove ha iniziato il suo percorso di pittrice grazie all’incontro con Margherita Alacevich Le sue atmosfere coloristiche scaturiscono all’insegna della semplicità. Accompagnate talvolta da fugaci lambiture poetiche. E ciò

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avviene tanto nella trattazione di cieli dalle immobili nubi screziate quanto negli essenzializzati flutti che avvolgono scogli di umbratlili costiere, quasi la pittrice volesse rinvenire nei silenzi di quelle allocuzioni visive nutrimento per la fervosa sua personalità di estrazione mediterranea. Giuseppe Nasillo …Pittrice di innata sensibilità, trasferisce sulla tela l’intimo legame con la terra in una coloristica fortemente influenzata dalla luce tipica del paesaggio mediterraneo… Carlo Accossato


GABRIELE CASALE

Gabriele Casale nasce a Latina il 5 Gennaio 1982. Dopo la maturità scientifica frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 2005 consegue il diploma di laurea in pittura

discutendo una tesi sull’Iperrealismo. Dal 2001 al 2009 collabora, nel campo del mosaico, con l’Atelier di arte spirituale del Centro Aletti di Roma. Attualmente si occupa di pittura e mosaico.

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ANNA CERVELLERA

Anna Cervellera, colorista di talento oltrechè competente e “completa” pittrice, espone due quadri a olio alla collettiva Torino Dreams presso la Galleria20 di Corso Casale. “Vele a Venezia” e “Dance of passions” sono due oli su tela di immediato impatto visivo anche se inducono a fermarsi per leggerne le potenziali chiavi di lettura ed entrare in comunicazione riflessiva con lo stato interiore dove prendono forma le creazioni dell’artista. Il rapporto diretto della pittrice con il colore e la materia si intreccia

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con la sua costante ricerca volta a declinare la tradizione con la contemporaneità. I soggetti (i paesaggi, le nature morte, il quotidiano) si trasformano e sempre più la vena espressionista si palesa rivelando uno sconfinamento nell’informale dove lo spazio figurato del dipinto si accende di colore e si frammenta o scompare tra i riverberi luminosi. Un’intensa liricità ricompone i dipinti. Giovanna Arancio


MIRKO CERVINI

Mirko Cervini espone pitture informali di marca concettuale; egli stesso lo conferma dicendo che “ l’ arte e’ un insieme di concetti complessi condensati in semplici gesti votati all’ esaltazione massima del significato a dispetto dell’apparenza “. Come dominante si avverte l’introspezione mentre la matericità imponente e’ al servizio dell’idea e proprio per questo non e’ importante. Il suo linguaggio consiste in un lessico senza parole che dipinge sensazioni del vissuto, stati d’ animo, pensieri. Si tratta di un viaggio in cui si rincorre, ad esempio,

un’ impressione, il cui colore o materiale potrebbe cambiare da un momento all’altro e pertanto quell’attimo viene bloccato dalla pittura attraverso colore e gesto. La sua poetica si ripiega spesso su temi quali la condivisione, la sinergia tra culture, il silenzio nella sofferenza e si sofferma tra le ombre con gli occhi profondi della sua arte. I dipinti di Cervini possiedono forza cromatica ed energica gestualità’ e tra i colori vividi si addensano linee, gocciolature alla Pollock.

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CARLA CIAFARDONI

Carla Ciafardoni nata a Giulianova il 06/08/1955, diplomata presso il Liceo Artistico di Teramo, si laurea all’Accademia di Belle Arti di Roma (sezione scenografia) con tesi seguita da Toti Scaloja. Lavora e opera come insegnante di educazione all’arte in progetti rivolti al sociale. L’oggetto dell’arte non è riprodurre la realtà, ma creare una realtà della stessa intensità,questo è ciò che compie

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la pittura di Carla Ciafardoni che, come un viaggiatore assetato e bramoso, apre una finestra sul mondo, con racconti di vita vissuta pienamente. Le sue opere sono venate da un sottile lirismo che si intravede appena, si stempera dietro i gesti e gli sguardi di figure umane cariche di pathos e di essenzialità. Artista sincera e senza artifici che,fuggendo il crudo realismo, ama la vecchia maniera, rielaborandola in modo profondo ed attuale in ogni creazione.


CINZIA CONTIN

Quando ho conosciuto le opere di Cinzia Contin queste presentavano una forte connotazione impressionista, felicemente in simbiosi con la pittura di Cezanne e dintorni. Vi trovavo una certa vitalità e una sicura tavolozza armonica, la forma delle cose era squadrata e a volte tendeva già all’astrazione. Ne parlammo in quell’occasione e anche in seguito, e fu una fortuna visto che Cinzia iniziò ad avvicinarsi a forme meno riconoscibili, meno riconducibili alla realtà. Le opere che l’artista presenta si riferiscono al periodo successivo a quello Impressionista e testimoniano la svolta verso l’Informale; a loro volta sono riconducibili a due momenti quasi distinti. Vi troviamo infatti alcuni chiari riferimenti alla scuola americana con gli svolazzi di Pollock (anche se Contin utilizza i pennelli e non fa uso di dripping), e una più marcata tendenza ad astrarre per grandi campiture. Per quanto riguarda questi ultimi, la suggestione che ne ricavo mi richiama Willem de Kooning, non tanto le woman, quanto quei dipinti riferibili a Door to the river del 1960 ( porta sul fiume). E’ evidente che la ricerca delle Emozioni citate nel titolo, sono prima di tutto l’esperienza che fa Cinzia Contin mentre dipinge e sono quelle emozioni tipiche della sensibilità dell’artista. Andrea Ciresola 27


MICHELE COCCIOLI

“ In q u es te oper e ce le bra il passa to utiliz zan d o l e v e cchie f otogra fie in bia nc o e ne ro ch e a p p a rtengono ad o gni famiglia, che fanno p art e d i o g nuno di noi, le c ala in a mbie ntazi o n i fa t i scenti che f ornisc ono sfondi dai co l o ri c a l d i tipicamente mediterra ne i. N o n s ceglie una via né semplic e né scarn a p e r quanto r iguarda la rea lizz az ione d el l e su e fotogr af ie, pre dilige l’utilizz o d i m o l t eplici imma gini che, tratta te co m e i n s e rti, s i r incorrono e si sovrappongo n o i n u n c aleidos copico dive nire . Attra ve rso q u el l a c h e p otr ebbe es s ere definita una correz io n e

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o t t i ca, C o cci o l i co m b i n a s u p erfi ci e p e r s o n e , crea u n ’o rb i t a d o v e l e fi g u re ri p o r t a n o a l p as s at o e al co n t em p o s p i n g o n o in a v a n t i p ro v o can d o n el l o s p et t at o re u n a s o s p e n s i o n e s p azi o -t em p o ral e ch e, s ep aran d o l o dal co n t es t o s p eci fi co n el q u al e s i t r o v a , d a o ri g i n e al ri co n g i u n g i m en t o t ra i n di v i d u o e g en ere u m an o , t u t t i ri co n o s ci am o l e p e r s o n e ri t rat t e, t u t t i l e g u ard i am o co n l o s t ess o m o t o d el cu o re ch e ci fa i n ev i t ab i l m en t e s o r r i d e r e , t u t t i p ro v en i am o d al l o s t es s o t em p o p a s s a t o , q u i n d i t u t t i ab b i am o l o s t es s o fu t u ro ”. (M ari an g el a M u t t i )


ISABELLA CORCELLI

Corcelli Isabella, e nata a Torino. Fin da giovanissima ho sempre avuto la passione per il disegno e la pittura. Amo molto natura e gli animali da cui prendo sempre ispirazione. Ho cominciato da prima con il disegno a matita bianco/nero, poi con le matite colorate, da

qualche anno sono passata alla pittura ad olio su tela. Ho frequentato per qualche anno il liceo artistico. Ho esposto le mie opere l’anno scorso in una galleria d’arte ad Udine e a Vinovo in piazzetta con altri artisti di Torino.

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FIORELLA CORTE

F i o rella Cor te na sc e a Torino. Do p o l a m a t ur ità clas s ica e que lla magistrale si d ed i ca a l l ’ins egnam ento. Tra il ‘92 e il ‘93 s en t e l a neces s ità di dipinge re e nel ‘95 ti en e l a su a pr im a per s d onale. Da allora non h a m ai sm es s o di es porre. R icordia mo di se gu i t o g l i e v e nti più r ecenti: collettiva presso “Il s al o t t o d e l l’ ar te”, Tor ino; P re mio a lla C a rrie ra p res s o

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P al azzo “B eat o J aco p o ” - Varazze (S V ) 2 0 11 M o s t ra d i Nat al e p res s o g al l eri a “ E n n i o P et ro s i l l o ”; P rem i o e d i p l o m a d i m e r i t o n el l ’ed i zi o n e “P rem i o S u p erg a” i n o c c a s i o n e d el Nat al e 2 0 1 2 - P ers o n al e p res s o “ A r e a q u ad ri l at ero R o m an o ”- To ri n o ; ; 2 0 1 3 q u i n t o p rem i o d i p i t t u ra co n d i p l o m a d i m eri t o p r e s s o “L a C i t t ad el l a”; “P rem i o S u p erg a”.


ALICE CRISTELLI

Colpisce lo sguardo. Sguardo impietoso e a tratti ferino di donne e di uomini, sguardo vispo e naturale di animali sia domestici che selvaggi. Alice Cristelli sembra qui celebrare e ricercare un incontro, dotato di caratteristiche ben diverse rispetto a ciò che viene socialmente inteso con tale termine. E si tratta infatti di un incontro privo di condivisione, se non quella della propria incomunicabilità: dell’essere umano e di ciò che esso sente ma che non riesce ad esprimere, una profondità fin troppo corporea per essere pronunciata o scritta; e incomunicabilità dell’animale, che proprio in quanto ad esso connaturata lo solleva dal peso della parola e libera la dignità e la capacità espressiva del suo istinto. Accadono perciò apparizioni di uomini e di donne che hanno sguardi e occhi di squalo, di rapace, di rettile, e parallelamente cani, capre, ratti vengono immortalati in veri e propri ritratti a mezzobusto e

in posture tipicamente umane. Alice Cristelli esprime il divenire animale che mette in relazione uomini e animali, direbbe G.Deleuze, un divenire che in quanto tale funziona, è innescato e viene alimentato dalle loro differenze insopprimibili. Così quei volti tumefatti, stralunati oppure sinistramente normali sfidano a suon di silenzio, trovano nella disillusione dello sguardo e nell’approdo ad un mutismo animale le condizioni per affermare il proprio essere inconsolabili. Infanti, cioè letteralmente privi di parola, come bambini che riscoprono le proprie condizioni orfane e rappresentano perciò la vita al di fuori e al di là dei vincoli familiari e degli schemi sociali. Si incontrano pertanto gli sguardi vitrei, le dignità incrinate di donne e uomini e gli sguardi liberi, simpaticamente fieri, dunque le dignità affermate con ironia della vita animale. Nicola Mittempergher

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CRISTINA CRESTANI

Quella di Cristina Crestani è una pittura senza clamori, discreta, fatta per il ritorno alla figura umana. L’ispirazione si avvale di modelli ideali, la forma e le figure, anche nella passione, entrano in una dimensione di “incantamento”; ed è perché Cristina Crestani punta su armonia ed equilibrio, risponde con figure che mantengono lo splendore aureo del passato, le allaccia ad una valenza evocativa non lontana da certe idealizzazioni, di una bellezza particolare, ben definita, preziosa come un cristallo nelle tonalità schiarite. La pittura diventa, allora, un referente privilegiato per un colloquio d’introspezione che si dilata in un mondo diverso di forme e colori imprevedibili; convincente sulla funzione anche magica dell’arte.

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E succede infatti. Si annodano, in quelle opere, le donne e i bambini, gli angeli e gli alberi in accostamenti incredibili, si dipanano nello sfondo di un apporto fantastico, dove forme sintetiche si fanno più lievi, mentre acquistano colore e rivelano, davvero, l’imprevisto in una realtà assoluta; di certo la luce sottrae le sfumature, mentre le rende più levigate nello spazio articolato. Così un carattere di sospensione è quando l’Autrice inventa a sorpresa, nello spazio del dipinto, un giocoso repertorio di elefanti, arlecchini, pinocchi, orsi e bambole che escono dalla vicenda personale, eppure conservano integro, anche a distanza di tempo, quello stupore tipico del mondo incantato, con inalterato il loro segreto messaggio d’energia visionaria.


LORENZO CURIONI

“E’ un mondo pittorico particolare quello di Lorenzo Curioni, una ricerca espressiva dove emozioni e aspirazioni si coniugano perfettamente. La sua è una pittura più emozionale che descrittiva, una tecnica forbita, una scrittura densa di significati, un’intonazione impostata su un registro lirico. Curioni non concede spazio alla retorica, l’osservatore si sente coinvolto dai sentimenti profondi che l’artista vuole trasmetterci. Lorenzo Curioni ha elaborato un proprio linguaggio espressivo, pieno di suggestive armonie, tendenti a conseguire validi risultati estetici. Sa dare vivezza con pennellate fresche. Un impasto che nel segno di una figura umana o di un paesaggio, sintetizza il senso dell’osservatore, dell’esplorazione profonda. Nelle sue opere c’è l’ombra di un’indagine introspettiva con cui elabora i fermenti

esistenziali, avvalendosi di un intuito psicologico che focalizza le istanze spirituali, pervase spesso da sottili inquietudini. Lorenzo Curioni è in possesso di un notevole bagaglio tecnico culturale il quale gli permette di creare opere di ragguardevole valore artistico. Sia le zone geometriche che le sinuose linee fluide che compongono la superfice dell’opera, conferiscono una evidenza intuitiva allo spazio che diviene esteso non solo in profondità ma anche verso un fluido movimento che struttura l’immagine attraverso un sistema di piani cromatici. Curioni rifugge i compromessi riuscendo così a raggiungere l’essenza di nuove energie espressive e possibilità stilistiche genuine e di alta qualità. Roberto Puviani

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GIANNA DALLA PIA CASA

Gianna Dalla Pia Casa è nata ad Este (Pd); vive e lavora a Torino dove porta avanti un’intensa attività espositiva con mostre personali e collettive. Si è diplomata al Liceo Artistico e in Pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove è stata allieva di Sergio Saroni, Davico e Francesco Franco. Abilitata all’insegnamento di Educazione Artistica e di Discipline Pittoriche, ha lavorato in alcune scuole private. Da vari anni insegna “Ritratto” all’università delle Tre Età di Torino. Nel suo interesse per le arti figurative trova posto la poesia visiva che interpreta con particolari declinazioni. Ossia, le ricerche si sviluppano su diversi piani interpretativi: concettuale, intellettuale e formale, realizzando un percorso unitario fra l’idea, il richiamo storico o culturale e una stesura

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formale che soddisfa il suo piano estetico. Passata dall’Iperrealismo all’Informale e Astratto per una nuova e interessante ricerca. Di questo nuovo percorso scrive di lei Manica Tomiato:“L’ultima fase del lavoro di Gianna Dalla Pia Casa trae origine da una riflessione sia sul linguaggio del mito (nello specifico quello greco di Eracle, la cui quinta fatica consiste nell’aver ripulito in un sol giorno le stalle del potente Augias dallo sterco del numeroso bestiame), sia sul “pensiero confezionato”, inteso come assenza di creatività autonoma e accettazione supina di modelli comportamentali e modi di espressione precostituiti. Frasi banali e scontate, reiterate e sovrapposte a formare una tessitura segnica indecifrabile, solcano la superficie delle tele in un serrato rapporto dialettico con la materia pittorica. La parola scritta diventa dunque personale linguaggio grafico ed elemento costitutivo dell’immagine al pari delle marcate pennellate scure e degli elementi iconici che affiorano, con ricercati effetti di trasparenze e spessori, su fondi a dominante cromatica grigia, rosa-violacea, rossa o azzurra, parzialmente smorzate da stesure semitrasparenti di bianco opalescente. Un’inclinazione analitica e sperimentale….”


GIUSEPPE D’ANTONIO

“Giuseppe D’Antonio nasce nel 1951 in Argentina e vive in Italia dal 1959. Studia acquerello presso l’Istituto per Chimici Tintori “Guarrella” di Torino, alla guida della professoressa e pittrice Clelia Meniconi Tarantola, formatasi all’Accademia di Brera. Dipinge ad olio dal 1976, anno in cui si unisce ad un gruppo di pittori piemontesi con i quali inizia a dipingere “en plein air ed a “gustare” il contatto con la natura, in ogni stagione e con ogni tempo: questa passione non lo

ha più abbandonato e continua ad accompagnarlo giorno per giorno. L’amore per la natura e la vita all’aria aperta traspaiono, infatti, da tutte le sue opere e si riscontrano, con evidenza, nelle marine e nelle nevi, negli angoli di Torino e negli innumerevoli paesaggi. Le sue opere fanno parte di collezioni private a livello nazionale ed internazionale (Stati Uniti, Argentina, Belgio, Francia, Svizzera, Germania, Australia, Giappone).”

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ALFREDO DI BACCO

La tendenza dell’arte contemporanea a convincerci di nuovi parametri efficaci alla lettura dell’opera, sempre meno rapportata all’estetica e sempre più giustificata dalla sua contestualizzazione, fa sì che ormai identifichiamo il figurativo come l’unico approdo sicuro per il nostro sguardo. Parlo di una rappacificazione con la pittura, dopo lo shock dovuto alle installazioni improbabili, alle performance più ermetiche, a certe tipologie di fotografia d’autore. Ma è sbagliato pensare che l’iconografia debba essere fatta di realtà quotidiane riportate tout court sulla tela o di una tranquilla paesaggistica: Alfredo Di Bacco è la dimostrazione che ancora l’arte figurativa può interrogare con atmosfere tra il surreale e il metafisico, senza fare il verso ai grandi movimenti del passato. La legge che domina su tutto è quella della luce, rubata un po’ dai capolavori di Caravaggio e un po’ dalle piazze di

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De Chirico, in quanto strumento di guida all’interno della rappresentazione e anche potente mezzo di concretizzazione di un’atmosfera. Quelle dei dipinti di questo abilissimo autore abruzzese sono sempre cupe, suggestive, talvolta melanconiche, adatte comunque al racconto mitologico o fantastico, che viene costruito grazie a personaggi fuori dal tempo, eppure molto vicini alla nostra stessa sensibilità. Non si tratta esattamente di un’invenzione, infatti Di Bacco aderisce all’inizio degli anni ’80 alla Pittura Colta, teorizzata dal critico Italo Mussa, che intende riportare l’arte al giusto rigore formale, dopo le indagini della Pop Art, dell’Informale e della così detta Arte Sociale. Ma quanti hanno aderito allo stesso manifesto, si sono lasciati andare a un manierismo direi michelangiolesco, piuttosto che cercare riferimenti difficili al passato glorioso dall’arte italiana, come ha fatto e continua a fare il nostro artista. Chiara Strozzieri


FRANCESCO DI MARTINO

Nato a Caltagirone, la Faenza della sicilia, frequenta l’istituto d’arte per la ceramica conseguendo il titolo di Maestro d’Arte. Trasferitosi a Torino si iscrive all’accademia Albertina e ottiene il diploma in discipline plastiche seguito dallo scultore artista Sandro Cerchi. Si impegna nell’insegnamento d attività artistiche nelle scuole dell’obbligo di 1° e di 2° grado. Da anni si dedica alla ceramica sonora. Ha partecipato a molte manifestazioni, mostre collettive e concorsi nazionali riportando lusinghieri successi. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, vive e lavora a Torino dove tiene corsi di ceramica

Le figure geometriche piane e solide sono le forme più semplici e facilmente leggibili da tutti, piccoli e grandi. L’autore ha utilizzato queste forme per realizzare delle immagini altrettanto comprensibili: il toro, il cavallo, l’elefante, etc. Ciò è stato possibile mediante una particolare ricerca e approfondito studio di “manipolazione intellettiva” delle forme geometriche con lo scopo finale di ricavare delle sculture sonore. Infatti tutti gli elaborati sono oggetti in ceramica con un denominatore comune: soffiando in una parte ben definita emettono un suono.

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DISCEPOLO GIRARDI

Dalle sue opere emergono una sicurezza e una padronanza cromatica, che discendono dallo studio dei grandi maestri del novecento italiano come Renato Guttuso e Renzo Vespignani nonché dall’espressionismo tedesco ma con un suo modo di interpretazione e sopratutto con una forte personalità. Discepolo Girardi potrebbe anche non firmare le sue opere perché come pochi artisti ha un modo di impostare l’opera nonché una intrigata e complessalorazione che sono uniche e inderogabili. Una ricerca pittorica, dunque, a tutto tondo, capace di interpretare le varie tematiche dal paesaggio alle nature morte, dalla ritrattistica con pari efficacia,

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conferitagli da una minuziosa e incontentabile ricerca e da-- una fortissima ricerca e da una fortissima autocritica............................................................. Un’opera particolarmente intrigante è rapsodia di bicicletta si tratta di un olio su tela di ispirazione informale che presenta una tavolozza di colori diversa dalle altre opere basandosi infatti su rapporti cromatici chiari quasi una sintesi di tutta la pittura di Discepolo, è informale ma con tratti figurativi molto ben costruiti, che fanno sconfinare questo quadro in una sinf.nia musicale di note affascinanti.. Alessandro Ferrara e Teresa Esposito


SILVANA D’URSO

L’opera di Silvana D’Urso si snoda in una continua ricerca di modi espressivi e di tecniche che,per lo più,occupano uno spazio di nicchia tra gli artisti contemporanei, e queste sono il disegno,l’incisione e la pittura con la tempera all’uovo. La creatività di Silvana D’Urso si esprime attraverso la pittura,dove spesso ritroviamo gli stessi soggetti presenti nei disegni che,mediante l’uso del colore,acquistano una nuova espressività. La sua tecnica preferita è quella della tempera all’uovo;una tecnica antichissima che richiede sempre disciplina e continua ricerca,elementi già presenti nei suoi disegni e nelle incisioni.

L’artista ci fa entrare nei suoi pensieri,in un luogo in cui i personaggi convivono in equilibri a volte a noi nascosti,ma sempre armonici ed intriganti;un luogo popolato da figure che vivono in realtà sospese,parallele,che sembrano osservarci ed affermare la loro esistenza. Si badi bene, non abbiamo a che fare con fantasmi o personaggi fiabeschi di saghe nordiche,ma con creature colte nella loro realizzazione emotiva e che ci invitano ad interrogarci anche su ciò che non vediamo,che tuttavia esiste accanto a noi e ci accompagna. Antida Tàmmaro

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PIERO FERROGLIA

Nato il 12 Aprile 1946. Allievo di Filippo Scroppo e di Giacomo Soffiantino. “ama studiarsi l’architettura del quadro, entro il quale organizza e dispone gli elementi scelti nel paesaggio, serrati da piani liberamente inventati e accostati secondo le regole dell’armonia” G.Soffiantino 1987 “la novità di questi lavori ha lo stupore e la meraviglia che ti prendono come davanti ad un fenomeno che non conoscevi” Sandro Cherchi 1996

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“la curiosità di sperimentare, finalmente senza l’assillo del giudizio esterno, superato ormai dalla consapevolezza della

propria forza e dalla sicurezza dell’obbiettivo individuato, porta Ferroglia in una dimensione di eccezionale libertànella visione dell’orizzonte, completamente sgombro di impedimenti psicologici e mentali” G.Schialvino 2002 “oggettività e interiorità si fondono in simboli ricorrenti ispirati a fatti e a vicende della natura; Piero dice sommessamente cose di se e dell’esistenza. La materia accoglie intelligenza e emozioni, sostanziate di corporeità vitale di attività che interpreta e trasforma. Il dominare di acque, luci, riflessi, lontananze che mutano per colori e forme si accorda con la smaterializzazione dell’insieme, una leggerezza pervadente” Francesco De Bartolomeis 2007


ALDO FORMICA

Nato a Torino il 17/07/1950, diplomato al Liceo artistico. Aldo Formica, vero appassionato di arte e di design, ha dedicato la prima parte della sua vita a trasmettere questa passione proponendo nel suo locale vari oggetti artistici, utili e piacevoli. A questo, da un po’ di tempo, libero da impegni pressanti, ha affiancato l’attività artistica che lo vede assorbito in

maniera totale con grande entusiasmo. Il gusto per l’oggetto, le sue forme e i suoi colori affinato in anni di esperienza se esprimono in creazioni e rielaborazioni raffinate e originali. A tutti dice, con grande enfasi: “Sono un fortunato! Spero che la vita continui a farmi un dono così magnifico”.

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GINA FORTUNATO

… Rincorrere nella esperienza vitale quella nota riverberante, quell’essenza, che si accordi con le altre in una consonanza che giustifica ed illumina: forse è proprio su questo che Gina Fortunato si e ci interpella nella sua opera pittorica autentica e meditativa….. Il fitto e non casuale, intreccio di luci e colori e linee composite disegna l’energica fatica della nostra quotidianità, saggiata dall’incessante confronto con l’ambigua presenza del limite: chiusura e soglia, termine e apertura. Nel protagonismo del colore rosso, giocato in varie gamme – da quelle più terse e quasi abbacinanti a quelle livide e porporine, c’è l’intera vita, declinata in tutte le sue forme, sempre ferite e sempre redente. Ma nelle tele di Gina è tutta quanta la dimensione pittorica ad essere coerentemente segnata dalla ruvida materia: premessa di necessaria fissità, quasi in un imbratto di intonaco; promessa di un possibile andare incontro all’essenza, come nel baluginio confidente dell’umile sabbia dell’Elba. Il percorso pittorico/esperienziale fa emergere, come sempre necessario anche quando confuso, il valore fondativo del nostro esserci, qui ed ora: l’intreccio, la relazione. La nota riverberante è allora tutta nell’abbraccio prezioso in cui, come spighe raccolte in covone per nuovo pane, facciamo ardere la luce risplendente del nostro significato, corpi scelti per l’incontro con i compagni d’amore. L’essenza del Bene, appunto. Manuela Magni

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… - Devo dire che stasera sono stato piacevolmente sorpreso, perché “Intime Cromie” non è una mostra di pittura astratta – nella quale non mi ci ritrovo da profano ovviamente – ma l’espressione dei Sentimenti più nobili con

una tecnica che fa proprie le “strutture” classiche coniugandole con maestria ad un’espressione intima che dà Vita ad Opere di grande trasporto, comunicazione e sentimento. - … Carlo Scelzi Gina Fortunato nasce a Spinazzola,in provincia di Bari, nel 1964. Si forma all’Accademia di Belle Arti di Bari, frequentando il corso di Scenografia. Dal 1990 si trasferisce a Vignola in provincia di Modena dove apre uno studio di pittura facendone un mestiere per la vita, dopo aver lavorato per anni nel pubblico impiego.


ELISA FUKSA ANSELME

Scelgo, guardo, leggo delle fotografie vecchie come la poesia. Come argentee poesie. Sono fotografie ricavate da album di famiglia o da collezioni private. Questi scatti fotografici guidano la mia ispirazione. La nozione del tempo era importante all’epoca : tempo della ripresa cinematografica, tempo della rivelazione dell’immagine fotografica... Oggi prendo il tempo per adeguarmi alla lettura di

queste lastre fotografiche o di questi negativi. Prendo il tempo necessario per la composizione, il tempo per l’apparizione-la scomparsa dell’immagine. Il mistero della camera oscura prosegue sul mio schermo, sulla carta, poi alla luce del mio laboratorio. Si tratta di tecniche miste. Ogni realizzazione diventa ai miei occhi una piccola poesia. Elisa Fuksa-Anselme.

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BARBARA GATTI COCCI

Estremamente colta la nostra artista suscita interesse emotivamente magmatico, le sue opere si inseriscono nei meandri dell’anima per estrapolare quella languente solitudine che popola tutti noi. La pittura di Barbara Gatti Cocci è istintiva e spontanea per questo facilmente fruibile, essa riesce ad essere divulgativa nonostante i suoi grandi maestri all’epoca incompresi; grazie a questa peculiarità apre un pubblico vasto e appassionato.. Tutti i personaggi che popolano il mondo fantastico di Barbara Gatti Cocci, sono ‘tipi’ esseri ben definiti, non semplici visioni o di repertorio, bensì caratterizzati.

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Come Renoir essa riprende l’animismo della sua realtà. Le sue composizioni sono aperte, dinamiche, libere da qualsiasi preconcetto nonostante la sapiente caratura prospettica. L’ottimo utilizzo del colore, sembra addirittura riprendere gli insegnamenti di Chévrel prima, ed Itten dopo. L’artista è attirata da Cézanne, in particolare, e dagli impressionisti in generale; ma vede anche al di là di Signac e Seurat e del pointillisme e divisionismo italiano. Stende il colore matericamente e quasi istintivamente ne rende immagini oniriche con una determinazione rasente l’idealismo astratto. Federica Pasini


ERMINIA GEBBIA

“La ricerca realistica di Erminia Gebbia è determinata da un profondo desiderio di aderire stilisticamente ai valori oggettivi del mondo circostante, riconnotato secondo codici espressivi individuali che la immergono in un discorso assoluto. Le sue figurazioni esprimono, infatti, una consapevole aderenza alla realtà, oggettiva da un profilo tecnico, ma elevata secondo le proprie concezioni poetiche: gli animali perdono la loro effettiva materialità e simboleggiano una spiritualità superiore, in cui i valori personali dell’artista

prendono il sopravvento e dominano incontrastati. Forma e colore divengono gli strumenti di un’indagine mistica, d’un percorso creativo, ai limiti d’una magica fede che non si limita all’apparenza, ma scava in profondità, pur non svelando direttamente gli universi nascosti d’una complessa naturalità. Gli elementi sono riportati al loro stadio iniziale, agli archetipi fondamentali della natura umana, sublimata- proprio attraverso l’arte- a pura rappresentazione dell’anima.” A.D. Taricco

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EVELINA GIBALDI

Acquarellista e pittrice, Evelina Gibaldi vive e lavora a Torino. Formatasi al Liceo Artistico di Palermo, è stata docente di Disegno e Storia dell’Arte. Attualmente è socia del Circolo degli Artisti, della Associazione Ariele e della Società Promotrice delle Belle Arti. Artista poliedrica, ha insegnato tecniche diverse come il ritratto a carboncino, i pastelli, la pittura ad olio, oltre che la pittura acrilica e la pittura su seta. Le prime mostre di pittura ad olio e acquarello vengono organizzate all’American Club di Riyadh, in Arabia Saudita, e in seguito in Asia, alla Singapore Watercolours Society. Con il ritorno in Europa, si dedica al mondo affascinante dell’acquarello frequentando i workshop dell’artista belga Pierre Sentjens e a Torino con l’insegnante Vittoria Piccioni. Prende parte a manifestazioni d’arte in Piemonte e in altre regioni d’ Italia, riscontrando il valido interesse di pubblico e critica. L’artista dice di sé stessa: “C’è tanta bellezza nel mondo e

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credo che sia un regalo vederla ed essere capace di riflettere almeno una parte di essa nei miei lavori. Un’importante risorsa d’ispirazione è la natura: le forme, la luce che cambia, gli odori e i suoni evocano in me emozioni che stimolano la mia creatività. Negli ultimi tempi sto esplorando l’universo delle donne. Le conosco, condivido i loro momenti di malinconia e di serenità, uno sguardo racconta tanto di sé. Disegno e dipingo per tante ragioni, ma, soprattutto, per lasciare fluire la mia creatività e vivere in maniera armonica. “ Fare ritratti con la tecnica del pastello è la sua attuale passione. I suoi ritratti sono freschi ed immediati, esaltano le caratteristiche di un volto, trasmettendo espressività nella delicatezza del tocco e nelle trasparenze, così come nell’intensità dei colori. Hanno scritto di lei: Cheng Klee Chee, Pierre Sentjens, Enzo Papa, Elena Piacentini


VIVIANA GONELLA

“Viviana Gonella vive e lavora ad Asti. Ha iniziato l a s u a c ar r ier a ar tistic a ne gli anni ‘70. Le in i zi al i e s p e ri enze pr ediligono sogge tti fe mmi n i l i , c h e n egli anni s i a rric chiscono di motiv azi o n i so c i a l i. Si inter es sa di fotografia , utilizz an d o l a t e c n i c a del collage, pur ma ntenendo la don n a al c e n t ro del s uo lavoro. Ne gli ultimi a nni si è

s en t i t a at t rat t a d al p aes ag g i o . Nel l a p r o d u z i o n e p i ù recen t e u t i l i zza l as t ra t i p o g rafic h e , c r e a o p ere at t rav ers o l ’u s o d i s t racci i m b e v u t i d i co l o re e l ’u s o d el l e m an i . Ha al s u o att i v o m o l t e p ers o n al i i n v ari e ci t t à i t al i an e d o v e ha r i s c o s s o s u cces s o d i p u b b l i co e d i cri t i ca. ”


DIEGO GRANGETTI

La contemporaneità e l’estrosità compositiva sono parte integrante del percorso artistico di Diego Grangetti. Il suo cammino artistico si è rivelato e continua a rivelarsi una sorta di grande mosaico ove ogni tessera, pazientemente composta, diventa una parte importante di una grande tela immaginaria, unica. Il suo è un viaggio artistico in continua evoluzione. Se si osservano le sue opere più recenti, si può notare un rapporto singolare tra il colore e lo spazio. Proprio i tocchi di colore rimandano ad una sua singolare interiorizzazione, e il suo gesto pittorico appare talvolta più istintivo altre richiama un atto quasi calligrafico, simbolico paragonabile ad una “esplorazione interiore”. Il segno astratto di Grangetti costituisce una evoluzione personale del suo linguaggio pittorico: proprio il segno, il simbolo si fa spazio con forza, scalfito, deciso e narrato nella gestualità così dinamica. Il fruitore è guidato in un agglomerarsi di emozioni e senza alcuna forzatura si evidenziano atmosfere che diventano una

sorta di “dialogo” tra l’opera e il pubblico stesso. I simboli rappresentati nelle varie opere richiamano molti significati tra i quali gli angeli e i demoni, le costellazioni, le figure mitologiche, dunque combinazioni artistiche varie, ricche di profondi significati e di forma. Sussiste una dilatazione del pensiero dell’artista, un’emozione particolare collegata al suo atto comunicativo artistico e c’è una sorta di “vento” che fa vibrare i suoi tocchi, li arricchisce ora di energia ora di mistero. I tocchi di Grangetti appaiono fluttuanti ed esprimono una ricerca interiore: il suo esprimersi in modo gestuale mette in evidenza la ricerca di uno spazio ove i pensieri e le emozioni cercano di acquistare una sorta di continuità, una loro entità. Proprio partendo da un personale cammino il pensiero dell’artista diventa il fulcro da cui nascono evocazioni, messaggi reconditi e la forza di tale pensiero è foriero di una particolare energica gestualità che non si esaurisce mai. Silvia Ferrara


MARIA HALIP

E’ nata in Romania nel 1980, dopo il Diploma di Arte e Mestieri, si trasferisce in Italia a Torino (1997) dove vive, studia e lavora. Diplomata presso il Liceo Artistico Renato Cottini, in seguito si laurea presso la Facoltà di Scienze della Formazione in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, con una tesi di Laurea dal titolo “Il Suono nel cinema”. Nel 2010 si specializza in Rappresentazione Audiovisiva e Multimediale con una tesi in Video-Arte dal titolo “Video-Arte: nascita e analisi critica”. Dal 2007 insegna come docente esterno al Primo Liceo Artistico (Torino) e partecipa a corsi di formazione e specializzazione in cinematografia. . A partire dal 2006, inizia a partecipare a diverse mostre sia in Italia che all’estero e sperimenta diversi linguaggi artistici, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia alla videoarte, in un’originale ricerca di nuove forme. Maria Halip per formazione e professione è rivolta ed

impegnata nel mondo dell’ immagine virtuale e dei nuovi media; in una fase della sua ricerca ci presenta un’installazione formata da un gruppo di figure tridimensionali, concrete, realizzate con materiali malleabili e plasmabili. Il dialogo che unisce le forme antropomorfe a quelle vegetali si svolge in un tempo sospeso nel quale la mancanza della parola rafforza il legame tra le figure. Il gioco plastico delle forme si anima nei chiaroscuri e nei contrasti di luce e ci porta in un universo fatto di sguardi e di riflessi come parti di un dialogo forse impossibile. Dopo le precedenti esperienze in cui erano rappresentati gruppi di figure fuse tra di loro, dove l’individualità era parte/ persa nel gruppo, Maria Halip sviluppa diversamente i suoi lavori : ci propone, in maniera forse più riflessiva, una sola forma plastica dalla postura raccolta e chiusa in se stessa e ci induce a una riflessione sul silenzio spesso fragoroso che segna i rapporti umani e la qualità dell’ ambiente che li anima.


ANGELA IPPOLITO

Sin dai suoi esordi negli anni Settanta Angela Ippolito produce opere, siano carboncini, inchiostri oli o pittura, siano su carta, su tela juta oppure porcellana, opere in cui la figura umana viene rappresentata in un’estrema essenzialità. Si evidenzia infatti in maniera marcata l’assenza assoluta di profondità, di prospettiva, di ambientazione, elementi che potrebbero raccontare una storia, dare un indizio sull’origine dei personaggi rappresentati, guidare la comunicazione verso il determinarsi di un preciso messaggio. Le sue figure sono eredi di un processo di svuotamento del reale, in cui ogni sovrastruttura cade e l’uomo, anzi in questo caso è meglio dire la donna, rimane, senza punti di riferimento senza trucco molto spesso senza capelli, simbolo della rinuncia ad ogni proiezione verso

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l’esterno, sola di fronte all’esplodere incontrollato dei suoi sentimenti. Dominanti rimangono sempre le silhouette, senza volto e ripetute all’infinito: queste sono concrezioni del pensiero che si agitano all’interno di una o più emozioni e che, gestite grazie ad una delicata sensibilità cromatica, interagiscono tra loro con violenza o eleganza, tensione o leggerezza, ancorate al reale o sospese nel fantastico, realizzando una dinamica intima o interpersonale che rende visibile l’inesprimibile. Ognuno di questi lavori è pertanto come una via crucis, da percorrere per arrivare all’esaltante finale godimento estetico, fondamentale per ottenere quella catarsi che è il fine di ogni opera classica. Alessandro Baito


MAURO KRONSTADIANO FIORE

Mauro Kronstadiano Fiore, nato a Caserta nel 1972, vive e lavora a Bologna. Inizia l’attività artistica in età adolescenziale dopo aver frequentato lo studio del maestro Giovanni Tariello, quello di Paolo Ventriglia e il gruppo Potlatch (attività di teatro-musica). Conosce il grande regista e maestro umile del Teatro Off Gennaro Vitiello, il primo a credere nelle sue potenzialità creative. Si diploma all’Istituto Statale d’Arte di S. Leucio (Ce) dove, di particolare importanza per lui dal punto di vista formativo, è stato l’insegnamento di disegno del maestro Bruno Donzelli. Incontra il maestro Rino Telaro. Frequenta, in seguito, il corso di laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso la II Università degli Studi di Napoli. Nel 2009 incontra il gallerista Antonio Rossi (Galleria Studio Legale), che ne segue l’attività e lo esorta a dare un’ulteriore svolta alla sua ricerca. Un anno dopo ha inizio il mai interrotto rapporto con il Cam (Casoria Contemporary Art Museum), della cui collezione permanente fanno parte alcune sue opere, e il suo direttore Antonio Manfredi (“Politik-arte dentro e fuori il sistema”, 2010; CAM ART WAR, 2012). Nel 2012 la sua galleria di riferimento è¨ la Passepartout Unconventional Gallery di Milano, con la quale collabora già dal 2011. Nel maggio dello stesso anno entra nel Movimento Brut (ritorno alle origini) di cui fanno parte, tra gli altri, Rino Telaro e Michaël Beauvent (autori del Manifesto Brut che annuncia la nascita del movimento). Sempre nel 2012 partecipa al quinto ciclo della rassegna “Prospettiva post-avanguardia” organizzata dalla galleria Zamenhof (Palazzo Zenobio, Venezia). Dalla fine del 2014 ha inizio la collaborazione con la Ufofabrik Contemporary Art Gallery di Moena (Trento) ed

a Napoli con Tiziana De Tora, critica d’arte contemporanea e curatrice dello spazio espositivo Ù Arte - Casa di Ù (Na); dal 2015 quella con la Galleria 20 di Torino. La sperimentazione di materiali “poveri”(…cartone, elementi naturali trovati, ritagli, tessuti, carta da regalo non pregiata ecc.), introdotti nelle opere in maniera che questi “oggetti extra- pittorici” entrino in relazione dialettica con la “sopravvivenza” di quelli più propriamente pittorici e grafici, è la linea di ricerca che prevale negli ultimi progetti (2013-15) di Mauro Kronstadiano, in cui uno sguardo visionario ed un fare ludico si accompagnano spesso ad una critica corrosiva della società spettacolare.

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DOMENICO LASALA

“Le opere di Domenico Lasala si evidenziano per un uso sapiente del colore, ordinato per contrasti simultanei; per una rigida idealizzazione geometrica delle forme che s’accompagna alla suggestione del racconto, con un effetto di incantata attesa, e per i temi spesso legati all’arte dei suoni. Se da una parte si può scorgere una tendenza arcaicizzante dall’altra la stilizzazione delle sagome, in un’atmosfera di

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fluidità musicale, rendono personale la sua maniera, che viene sottoposta a un continuo processo di trasfigurazione, ove figure pulite e ferme stanno nella fissità di statue viventi. Questo pittore cerca la bellezza, con passione instancabile e tenta di fissarla sulle tele con immagini che, se non hanno lo scorrere caldo del sangue, il respiro stesso della vita, possiedono un senso plastico dei volumi e profondi sentimenti trascendenti.” Paolo Levi


MARCO LONGO

Marco Longo è nato a Torino il 27/11/56. insegna disegno e pittura presso lo studio” Ricerche Visive di Torino”in via Giulia di Barolo 12. Diplomato al liceo artistico, ha frequentato l’Accademia Albertina, diplomato alla “scuola Internazionale di grafica”a Venezia. Dal 1978 al 1994 fa parte della cooperativa “arti visive “di Torino. Partecipa a numerose mostre personali e collettive. Nel 2004 riceve il 1° premio concorso pittura “Città di Novara” Quello a noi più vicino è sicuramente dato dalle pitture dell ‘artista Torinese Marco Longo, il quale trasfigura in

dimensione lirica la realtà metropolitana. Il suo paesaggio abdica al colore. Lo pone anzi in silenziosa attesa, accanto al respiro delle realtà quotidiane, appoggiandosi sulla malinconia amica delle ore lente, nei giorni di luce piovosa e diafana.Il tutto si traduce in immagini di bellezza eterea che il sole non riesce a penetrare. La prospettiva mette a fuoco soltanto gli oggetti inanimati, fissandoli per riflesso: i bordi della strada riflessa tra le pozzanghere, così come la pioggia battente vista protetti dal parabrezza di una macchina in corsa. Zaira Beretta (galleria Zaion Biella Aprile 2014)

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CLARA LUMINOSO

Dalla terra nasce l’acqua, dall’acqua nasce l’anima...è luogo presso cui ci si ferma e su cui si viaggia, è piacere e paura, nemica ed amica, è confine ed infinito, è cambiamento e immutabilità principio e fine”. Eraclito da Frammenti VI-V sec. A.C. Il colore, il segno e la stessa composizione di un dipinto sono per Clara un insieme di processi dinamici e profondi, che permettono di intraprendere un complesso percorso di conoscenza e di auto-coscienza, conducendo alla scoperta di una relazione intima con il benessere della persona È allora più che naturale che il tema centrale della pittura di Clara sia il mare. Mito di antichissima e immortale tradizione, il mare ha assunto nel corso del- la storia letteraria e artistica moltissimi significati, ma non ha mai abbandonato il proprio compito di catalizzatore delle energie umane, metafora e segno di limiti cercati e non trovati, fonte di energia creatrice agognata e al contempo

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temuta. Dall’Odissea a Moby Dick, il mare ha sempre rappresentato il tramite per una uscita da se stessi, dai propri confini, dalla propria natura, e ha dunque incarnato un’istanza di scoperta anche rischiosa e violenta del mondo. Clara lo sceglie come luogo, reale e immaginario al contempo, nel quale vuole disperatamente incontrare se stessa. Gli azzurri e i grigi, declinati nella multiforme varietà di mille toni e tinte, stesi con tocchi filamentosi che si sovrappongono a campiture più omogenee, sembrano i fili di un discorso avviato e non ancora concluso, aperto con l’elemento primigenio generatore di vita e necessariamente condotto con segni sempre diversi. Ai filamenti spesso si alternano i punti, i contrappunti chiaroscurali, i contrasti di luce e ombre. Si compongono così tele leggere e profondissime che materializzano immagini dell’inconscio nelle quali tutti noi vorremmo riconoscerci. Prof. Emanuele Domenico Vicini


FRANCESCA LUPO

Nasce ad Aosta nel 1980; al termine degli studi classici si iscrive alla facoltà di architettura, dove si laurea nel 2005. Lavora tra Parigi e Torino, dove oggi vive. La poetica dell’artista è derivazione naturale della sua stessa attività professionale, ossia applicazione, divertita, del percorso di ricerca che si nasconde dietro alla progettazione architettonica, dietro alla cultura della materia, della sua storia e delle sue forme. E’ l’architettura che diventa gioco, che riparte dalla sua essenza di bozzetto, prospettiva di studio, e fantastica nello spazio con i materiali di progetto. Paper interiors / Le opere sono momenti di un viaggio attraverso scene di vita del‘900, fermate come in uno scatto fotografico oltre una finestra aperta: le cornici inquadrano prospettive di interni, fatte di carta e altri materiali, composti in un collage di forme e colori, ritagli di senso compiuto. Gli spazi, nella loro geometrica materialità, sono sfondo a figure in bianco e nero vestite alla moda del tempo, che“animano” la scena pur restando mute presenze del tempo, che“animano” la scena pur restando mute presenze nell’architettura che le contiene e che recita da protagonista. CASE STUDY HOUSES / IL LAVORO trae ispirazione dall’omonimo esperimento di progettazione di unità residenziali affidato tra il 1945 e il 1966 a celebri architetti americani. Ogni opera, nello specifico, compone geometrie e materiali diversi in rappresentazioni in prospetto, che

diventano architettura viva quando sagome in bianco e nero iniziano ad animarla.

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FRANCO MARGARI

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Le sue tele, ricche di una fantasmagorica gamma di colori (che vanno dai più freddi blu, celeste, turchese e verde smeraldo, all’incandescenza dei rossi, dei gialli e dei fucsia), non approdano all’informale, ma mantengono un solido substrato ‘grafico’, proveniente dalla sua consolidata preparazione nel campo del disegno e della figura, qualità indispensabile anche per gli artisti che, con la loro opera, si distanziano dalle forme riconoscibili e prospetticamente costruite. Le sue forme astratte, disegnate con la plastica materica, increspata e tormentata del colore (talvolta dalle lontane eco tardogotiche della pittura tedesca di Matthias Grünewald o dei ‘segni’ moderni di Georges Rouault) dato con decisione attraverso ampie e veloci pennellate, disegnano linee spezzate ed elementi primari, spesso diedri elementari di cristalli, scomposti e frantumati in una sorta d’esplosioni vitali. Ma è la luce, una luce bianca e pura come quella sognata dall’Umanesimo, che interviene plasmando e modificando la materia inerte. Ecco, allora, ‘divine’ lame o croci di luce che piovono dall’alto, cosmogoniche matrici all’alba del mondo, che incendiano di vita quei diedri rutilanti, ora, dei colori primari dell’iride, in una scomposizione della luce-madre che s’irradia in quella materia stessa, rendendola ‘intelligente’ e nel contempo quasi dissolvendola o liberandola del suo ‘peso’. Giampaolo Trotta


CLARA MASTRANGELO

Clara Mastrangelo, pittrice rivolese, sin dagli esordi si dedica ai paesaggi e alla natura, sperimentando l’uso di oli spessi in una pennellata densa di contrasti luminosi. Sono i primi esperimenti di colore e di forma che esprimono già la volontà di trasmettere il proprio sentire tramite l’accostamento e la sovrapposizione di tinte calde e luci intense. Attraverso la pittura “en plein air” definisce meglio il suo stile portando avanti la sua poetica impressionista, a tratti macchiaiola, formata da attimi colti e fissati sulla tela in una pennellata sempre più decisa e consistente. Clara Mastrangelo vuole cogliere con freschezza e immediatezza gli effetti di luce che la visione diretta fornisce. Scruta la natura con attenzione, indaga il paesaggio e tutto ciò che la circonda cogliendo l’istante per trasporlo sulla tela con una tavolozza materica e brillante.

Utilizza sempre più colori densi e pastosi che creano e vitalizzano i volumi trasmettendo la sua percettiva interpretazione della realtà. Attraverso la consistenza della pennellata, energica e vibrante, Clara suscita l’emozione di quel momento, di quell’attimo colto fugacemente nella frenesia quotidiana ed ecco che luci calde e morbide si riflettono su superfici acquose o compaiono prepotenti nei paesaggi invernali e negli scorci di borghi. La sua pittura è un confronto continuo con il suo animo, un viaggio esplorativo dentro se stessa nell’intento di condividere la bellezza luminescente della natura in quell’attimo. Nicoletta Balani

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MARIANNA MERLER

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Qualcosa d’incredibilmente pulsante, trascende nell’immediatezza che arreca un profuso spessore, si evince nelle opere di Marianna Merler. Un segno poderoso, possente che spesso sembra ancora pervaso, tracciato quasi da una personale indecisione dell’artista, quasi un’interiore ricerca che si presenta quasi come un monito per l’ utente, piu’ che un limite personale dell’artista. Sommariamente le opere di Marianna Merler sembrano fluttuanti, ariose quasi a donarsi verso l’altro in un abbraccio corale; Titoli dei dipinti in chiave positivistica in una resa di chiara matrice astratta che spesso anche date dalle dimensioni delle opere o da quell’intensa e costante rappresentazione del dato geometrico del cerchio, quasi sembrano riportarla in una chiave della pittura percettiva’ cara negli anni ’60 del Novecento. Il tutto sembra incentrato, giocato dal dato cromatico, incalzante, che in questo caso non fa da’ padrone per omettere mancanze strutturali, o e personali, quanto come si enunciato l’arte di Marianna Merler giunge, s’irradia, lambisce immediatamente l’attenzione che diviene quasi magnetica. Questo potrebbe definire l’alfa e l’omega di questa importante ricerca artistica. Si guardino ad esempio come opere quali: “Il mio mondo prende il volo” dove amabilmente la costruzione sembra quasi un battito di uno stormo di uccelli che vibrano nell’aria, verso la loro precisa destinazione, sapendoci regalare ugualmente un fremito, una profusa raffinatezza. Assai interessanti appaiono quelle piccole,raccolte, ma intense cromatiche fugacita’ quasi richiamabili alla lettera ci, che intercorrono costanti conferendo brio al dipinto. Nell’opera dal titolo “ Felicita’ ” si scorge quella corrente solcata da Marianna Merler in anni precedenti ovvero circa nel 2006 dove il dato incisivo,ovvero quello sferico e astratto erano cosi’ intensamente carichi quasi di un frastuono rutilante che voleva essere percepito, espresso.

Nelle opere odierne 2011 si costata quasi a una piccola regressione del dato puramente tecnico, per buttarsi verso un dato maggiore chiarezza e oggettiva visibilita’ si guardi ad esempio il lavoro dal titolo ”Il mondo piange”. Non credo che le opere odierne, recenti vengono come travolte da un impoverimento tecnico o personale dell’artista, quanto questa voglia come si gia’ detto darsi in un modo maggiormente diretto e forse semplicistico, per essere compresa anche da chi magari non é solito interfacciarsi, interessarsi d’arte. In Marianna Merler cònstato la piu’ sincera e totale volonta’ a rinnovarsi, a darsi a volgersi verso risultati importanti, percio’ confido nelle nuove stagioni che certamente saranno nuovamente ricolme e inspessite dagli anni trascorsi, dalle cose viste direttamente ed indirettamente che la sapranno riportare verso opere che l’hanno gia’ cosi’ intensamente contraddistinta e certamente cosi’ si ritrovera’ pienamente quell’aurea di interiore bellezza che la fa unica. Dott. ssa Valeria S. Lombardi


ANNA MARIA MICCOLI

Anna Maria Miccoli, nata a Lecce vive e lavora attualmente a Torino, dove ha frequentato negli anni settanta l’Accademia Albertina delle Belle Arti seguendo gli insegnamenti di Maestri come Francesco Casorati, Romano Campagnoli e Luigi Mainolfi. Attualmente realizza le sue opere utilizzando la tela come sfondo sul quale si adagiano piccole figure geometriche che come tessere di mosaico vanno a riempire spazi e in un astratto ordinato propongono una visione delle emozioni dell’autrice. Tecnica originale che interagisce incuriosendo la fantasia di chi osserva. Sensibile all’astrazione con elementi compositivi minuti, il colorismo ricercato, arricchito dai toni metallici auro-argentei, il campo pittorico senza confini esprimono l’interiorità fiabesca dell’artista. NdA:

....Sogno....Emozione..... Dipingere è sognare, quando dipingo sono nel sogno, così il mio sogno si materializza sulla tela e diventa reale e a colori e profumato (a volte profumo la tela dei miei quadri). Quando lo riguarderò tornerò in quel sogno e lo condividerò con chi lo guarderà: una vera magia la pittura ! (Anna Maria Miccoli)

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CHRISTIAN MOLIN

Da se mpr e appassionato d’arte , ha inizi at o d a q u alche anno a produrre installa zi o n i , a ss e m blaggi e s culture , mentre da sem p re s c ri v e poes ie e pic coli rac conti. Na t o a Belluno l’ 11.07.1976, pe rito elettro n i co c h e l a vor a nel campo del c omme rc io. Da l 2 012 ha inaug urato una pe rsonale ga l l eri a d ’a rt e , “I oSpazio Ga llery” dove espon e e p ro d u ce oggetti d’a rte. I l n o m e d’ ar te è “IoS pa zio” c he sottolin ea i l p ro p o sito di intendere l’arte come pratic a d i e st re m a liber tà, sga nc ia ta da qualsiv o g l i a r e g o l a ed etichetta c he trova e stre ma m en t e li m i t a nte e per nulla c onge niale a lle s u e c a ra t t er is tiche. Ha e sposto prevalente m en t e in It a l ia ed ha avuto una se gnalaz ione ad u n im p o rtante concorso d’arte .

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Ha es p o s t o p rev al en t em en t e i n It a l i a e d h a av u t o u n a s eg n al azi o n e ad u n im p o r t a n t e co n co rs o d ’art e. L’ art i s t a d ei n u o v i p u n t i d i v i s t a. Ta l v o l t a l a real t à ch e ci ci rco n d a ap p are s em p re u g u a l e . M a è d av v ero co s ì i m m o b i l e, o s i am o n o i a d o v e r l a o s s erv are d a u n a n u o v a p ro s p et t i v a ? C o s a accad reb b e s e g u ard as s i m o d al b a s s o v e r s o l ’al t o , s e s en t i s s i m o co n g l i o cch i e ve d e s s i m o co n l e m an i ? E ’ l a ri cerca d i C h ri s t i a n M o l i n ; u n a ri cerca ch e s em b ra av ere v i t a p r o p r i a , c h e h a v o g l i a d i es p l o d ere t rav o l g en d o i l m o n d o d el co n s u et o , ap ren d o n u o v e v i e d i a c c e s s o a nuovi mondi. L au ra L i o ce


FABRIZIO MOLINARIO

LE STANZE SEMIOFORE Conoscevo un Molinario differente, che gettava colori e segni sulla tela per indagare l’ energia fisica dell’ Uomo, le abilita’ sportive, la giocosita’ della gara, la virilita’ della lotta. Spesso le tinte forti, l’ irruenza dei rossi, tradivano un’ espressivita’ che andava decisamente oltre...Era da intuire che “Il ring” sarebbe stato un ponte verso altri “angoli” della vita? E ora, le stanze,le toilette...persino le chiese e i cimiteri inscenano il cinismo, l’ ansia, la superficialita’ dell’ Individuo, non piu’ protagonista indiscusso del dipinto, ma attore in una prepotente e impertinente scenografia.Una costruzione didascalica di ambienti, composti di oggetti riprodotti con genuinita’, grossolani: portano un messaggio morale attraverso il linguaggio visivo, e l’ uomo ne’ e’ al tempo stesso vittima e carnefice, abile a realizzarsi....ma che si rende poi schiavo del suo ego , che ci mettono in pochi secondi di fronte alla vita: il titolo non si limita ad

accompagnare l’ opera, permette l’ epifania del vero messaggio. Non sono mai polemiche rumorose, sono semmai sottili, ciniche, amare ed ironiche constatazioni.“MASTER CHEF” e’ stanco di cucinare in tv a tutte le ore e su tutti i canali..., ”RIUNIONE DI FAMIGLIA” denuncia un silenzio che indaga sull’ assenso o dissenso delle relazioni extraconiugali, “BEATI GLI ULTIMI” paparazza la superficialita’ religiosa...o forse ci invita ad una Fede inconsapevole? Molinario ci regala una serie di specchi, formidabili per le suggestioni soggettive che offrono, oppure, per chi cerca l’ artista, si specchia per Noi? E’ un insieme di opere che ci invitano a riflettere sulla Vita, su tutto cio’ che ininterrottamente e’ sotto i nostri occhi e nelle nostre menti, su quanto poco ci soffermiamo sulla Morte, sulle emozioni, sulla Verita’...un validissimo documento autobiografico e sociale! Monica di Paola

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GABRIELLA MONTINI

Gabriella Montini nasce e si forma a Torino; sin dalla più tenera età si appassiona al disegno e alla pittura. Insegnante per tutta la vita trova dei ritagli di tempo per sé, frequentando corsi di pittura su ceramica; dipinge poi, su stoffa e su pietre di Luserna in periodi diversi. Attratta dalla tecnica dell’acquarello diventa allieva del Prof. Sandro Lobalzo che, con il suo talento e la sua attenta dedizione nell’insegnamento, la guida all’acquisizione del gusto e della difficile tecnica. Partecipa a numerose estemporanee e mostre : • Piemonte Artistico 2011: minipersonale • Galleria “Amici dell’arte”: più edizioni • Testona-Moncalieri “I mille anni della chiesa di Santa Maria” 2011

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• Pino Torinese-Villa Grazia “La nostra collina” 2012 • S. Ignazio: più edizioni • Con l’associazione “Nichelin Art” mostre collettive itineranti: “La mela nell’arte “, “ROM un popolo misterioso” (Monastero Bormi da, Mauseoleo “Bela Rusin”, Caffè Basaglia, Grugliasco-comune, Moncalieri-BibliotecaCivica , Pianezza-Biblioteca Civica, Nichelino-ex sala consiliare, Lione-F) anni 2012-2013 • Personale Officine Grandi Riparazioni “Rinascita nel colore” 2012 • Personale Nichelino (Artisti KM 0 ) Circolo I Maggio 2013 • Collettiva Chiostro SS Annunziata Torino 2014 • Collettiva Chiostro Santissima Annunziata 2014


ANNA MARIA MORETTO

Per un’artista così profondamente legata alla figurazione come Anna Maria Moretto l’approdo alla pittura era inevitabile. Non che le sue capacità artistiche rimanessero inespresse nella scultura in legno, cui si dedica da vent’anni apportandovi una poesia e un’attenzione sensibile alle tematiche centrali della femminilità. Le sue opere tridimensionali nascono da un approfondito studio della figura, delle sue proporzioni e dei suoi movimenti, indagato attraverso modelli di plastilina con anima in fil di ferro da lei stessa realizzati, ma è col pennello che riesce a precisare le fisionomie rivelandone anche gli stati d’animo. Maestro ideale nel suo percorso di avvicinamento alla pittura è uno dei massimi artisti del XX secolo, Lucian Freud. Ai crudi ritratti di Freud Anna guarda non solo per l’intento realistico, ma anche per gli aspetti tecnici della stesura pittorica: la pennellata soda che costruisce piani e volumi direttamente col colore, la libertà degli impasti cromatici con

cui restituisce gli incarnati e i raffinati accordi tonali giocati tra figure, sfondi e ambienti. Les Demoiselles d’Avignon, dove la pittrice e le sue amiche posano in un’ironica ricostruzione della celebre opera cubista di Picasso, è quasi il manifesto di una poetica che vuole mettere a nudo corpi e pensieri, in linea con la dichiarazione dell’artista britannico «Dipingo le persone non come appaiono, ma come sono». I suoi modelli preferiti sono i famigliari e gli amici, soggetti che le consentono, da una parte, di scandagliare il mondo degli affetti, dall’altra di mettere in scena il disagio di dinamiche interpersonali asfittiche. Dietro alle solitudini esistenziali dei personaggi che si sfiorano senza riuscire a comunicare, nella camera da letto come al tavolo di un bar, viene a galla la sottile memoria di un altro grande maestro del Novecento, Edward Hopper, evocato anche nei vivaci accostamenti di colori complementari. Sandra Barberi (storica dell’arte)

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SARKA MRAZOVA

Sàrka è vissuta in un contesto culturalmente e artisticamente vivace e ciò ha di sicuro contribuito al formarsi della sua cifra stilistica, delicatamente lirica. Le influenze della sua pittura sono di origine mitteleuropea, il suo artista preferito, non a caso, è Friedrich Hundertwasser, propugnatore di un rapporto autentico con l’ambiente e la vita. Tecnicamente predilige l’accostamento di colori complementari e di effetti “caldo-freddo”, le forme tendono alla semplificazione e la composizione è geometrizzante. La poetica rammenta i paesaggi della sua memoria, ricreati come una narrazione chagalliana che lascia emergere metafore del suo inconscio, tradotte in fresche e vivide scene dell’infanzia e della natura dei luoghi nativi. La concezione estetica di Sarka rifugge da una falsa arte provocatoria, rappresentativa in modo pedante del grigiore quotidiano, sviluppando in alternativa il suo mondo fantastico e ridando dignità all’opera d’arte. Giovanna Arancio

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FRANCA MUSSO BINELLO

FRANCA MUSSO BINELLO è nata a Montegrosso d’Asti nel 1942 e risiede a Torino dal 1950. Ha frequentato l’Accademia Albertina di Torino ed ha insegnato dal 1970 al 2003 tecniche pittoriche all’Istituto Italiano per il Sacro Cuore di Torino. La sua ricerca pittorica spazia tra varie tecniche come acrilico, acquerello, incisione e porcellana a terzo fuoco. La sua pittura a terzo fuoco è finalizzata a proporre due soggetti diversi sullo stesso supporto. Per questo il suo lavoro s’ispira al “trompe-l’oeil”: un soggetto viene proposto sulla superficie della porcellana che verrà inoltre ricoperta, con la pittura, da carta strappata. Il discorso si sviluppa indifferentemente sul supporto ceramico di base,

oppure sulla “carta” diventando racconto disegnato. A volte invece è la carta stessa che, ricoprendo l’oggetto, diventa il motivo principale. Tra le sue ultime opere “imitation des marbres” è ricerca tesa a trasformare per mezzo della pittura l’oggetto delicato di porcellana in un oggetto di pesante materiale quale il marmo. Ha esposto in molte personali e collettive. Ha partecipato a numerosi concorsi nazionali ed esteri. Due sue opere, eseguite per la Provincia di Asti, figurano nelle collezioni Vaticane e molte altre fanno parte di collezioni italiane ed estere.

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SANDRA NAGGAR

“Il telaio è uno dei più antichi oggetti che l’uomo abbia sapientemente costruito con le proprie mani; è sempre stato uno strumento la cui bellezza è data dall’efficienza ed essenzialità della geometria, così come dai semplici e intelligenti meccanismi che lo compongono. Come fili che ci tengono collegati al mondo, e attraverso i quali percepiamo il dolore stesso del mondo, che è anche il nostro dolore, Sandra Naggar intesse i fili della sua trama a supporto di forme che le permettano di afferrare per intuizione gli schemi insondabili degli eventi; un’ideale intessere che sottende il tutto e attraverso il quale l’artista prova a comprendere i meccanismi profondi che muovono la nostra esistenza.

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I gesti di Sandra Naggar sono tesi a riflettersi verso il mondo che ci circonda. Plasma la materia millimetro per millimetro, la tocca e la lavora passo dopo passo, e con sapiente attenzione la frammenta e la ricompone fino a che si dispieghi nel suo ordito. Come nel classico lavoro al telaio, l’artista inizia con la scelta di materiali, dimensioni, lunghezze e spessori per poi, tratto su tratto, colore su colore, far emergere le forme pensate. E mentre l’intreccio si dipana, il ritmo varia ad ogni diversa sollecitazione: la materia risponde all’azione dell’artista con partecipazione sensibile e cosciente.” Giuliana Stella


GIUSEPPE ORSENIGO

Giuseppe Orsenigo è nato a Cantù nel 1948. Ha frequentato i corsi presso l’Istituto d’arte di Cantù e si è diplomato maestro d’arte. La sua attività artistica risale ai primi anni ‘60 ed è continuata a fasi alterne fino ad oggi. Fino al 2001 -data della sua prima personale – tenuta alla Galleria Mauri di Mariano C.se, si è sempre rifiutato di esporre in pubblico le sue opere. Per Orsenigo questi “Trent’anni di segreto lavoro, quasi al riparo da occhi indiscreti o giudizi frettolosi e intempestivi”, come scrive il noto critico e giornalista Morando Morandini, sono serviti per affinare il suo stile pittorico definito, sempre da Morandini, “la firma della sua volontà di fare e di esprimersi”. Uomo attivo nell’ambito della progettazione di elementi di arredo, ed esperto conoscitore delle tecniche della lavorazione del legno, è titolare di un laboratorio artigiano, svolge con successo la professione di designer da oltre trent’anni, attività che lo ha portato negli anni a contatto con prestigiose aziende, come la casa automobilistica modenese Ferrari. Un “saper fare” sottolineato dallo stesso Morandini: “è come se nella sua attività immaginaria -scrive il criticonon dimenticasse mai la realtà quotidiana dei materiali con i quali si cimenta nel suo lavoro. Orsenigo dipinge indifferentemente su tela, vetri, plexiglass, alluminio, carta e ovviamente su legno. Dal 2001 ha tenuto una serie ininterrotta di esposizioni che lo portano

ad allestire personali e collettive in varie città italiane: Milano, Bologna, Como, Aosta, Ferrara, Massa Carrara, Lecce, Imperia, Portovenere, La Thuile, Cantù, SaintVincent, San Donato Milanese, Seriate, Vertemate, Figini Serenza, Mariano C.se e all’estero: New York, Innsbruk, Nimes, tra cui una mostra a lui dedicata allo “Spazio Guicciardini” a Milano con il patrocinio dell’assessorato alla cultura della Provincia di Milano. Di lui si sono interessati quotidiani e televisioni nazionale e locali, fra cui “Rai 3”, La Stampa , La Vallée, Avvenire, Il Giornale, La Provincia di Como, Il Corriere di Como, Il Giornale di Cantù, Giornale di Bergamo, Magazine di Repubblica America. Nel 2010 è stato inserito del Catalogo PostAvanguardia Editoriale Giorgio Mondadori edito da Cairo Editore. Di lui hanno scritto: Morando e Laura Morandini, Gianni Pre, Franco De Faveri, Giuseppe Possa, Alessandra Masseglia, Lucrezia Pongan, Vittoria Colpi, Lorenzo Morandotti, Stefania Briccola, Manuela Moretti, Chiara Carfi, Ed. McCormack, Paolo Levi, Virgilio Patarini, Alberto Longatti Davide Corsetti. Sue opere si trovano presso: Aiat Aosta, Terme di Saint-Vincent, Comune di Portovenere, La Permanente Mobili Cantù , Galleria Mauri e presso numerosi collezionisti privati italiani ed esteri. Vive e lavora a Cantù. 67


ESTER PAIRONA

Studente all’ultimo anno della specialistica in Decorazione all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Ho preso la laurea di promo livello in Decorazione nel 2013, nell’Accademia di Belle Arti di Torino. Prima di questo ho frequentato il Liceo Artistico M. Buniva a Pinerolo, indirizzo Pittura. Nel mio percorso formativo mi sono affacciata a diverse tecniche e tematiche. Le tecniche vanno dalla grafite, al carboncino, all’acrilico, l’incisione, l’olio e altre. Oltre alle tecniche tradizionali il mio interesse si allarga anche alla fotografia, la grafica, al graphic design, alla video arte e alle installazioni.

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I generi che ho provato sono stati vari per poi approdare al naturalismo. In questi ultimi anni universitari la mia ricerca artistica si e concentrata sui volti. In un primo momento sugli autoritratti per poi passare ai ritratti, sia maschili che femminili.La mia ricerca artistica cerca di far emergere il volto e corpi, nella loro semplicità, di foggia e di emozioni, usando il colore per plasmare, in modo realistico, le anatomie. Il mio linguaggio è un linguaggio semplice che unisce nella tela pochi elementi per non creare confusione tra i soggetti e linguaggi per lasciare la scena al soggetto principale: l’uomo.


LODOVICA PASCHETTA

Lodovica Paschetta ha iniziato l’avventura pittorica circa cinque anni fa, quando ha conosciuto alcuni membri di Re.co.sol, un’associazione che si occupa di progetti di solidarietà in paesi ad alta povertà. Gli amici di Re.co. sol hanno chiesto a Lodovica di scrivere una favola per bambini, che è piaciuta ed è stata pubblicata. Nel frattempo Lodovica ha conosciuto il fondatore di Re.co.sol, l’artista uruguayano Coco Cano, da anni in Italia: i racconti di Coco sulla sua vita, la visita al suo laboratorio, la visione dei suoi lavori hanno ispirato Lodovica, che si è “buttata” nella pittura: piccoli quadri, bozzetti semplici per illustrare qualche favola per bambini. I lavori piacciono agli amici di Re.co.sol e a Coco Cano che sollecitano Lodovica a continuare e a sforzarsi di sperimentare uno stile proprio: piano piano, le emozioni si trasformano in tele, i colori si caricano di un’allegria intensa, la fantasia artistica propone un mondo dove giocano i colori puri.

Come nasce un quadro di Lodovica? “Di solito c’è sempre qualcosa che mi colpisce, un tramonto, un paesaggio, qualcosa che ho visto, oppure ho sentito, mi hanno raccontato… ma non mi viene subito in mente che cosa fare, avviene in un secondo momento, quando la mente si sgombra di tutto… a volte capita che mi sveglio con l’immagine già in testa… se riesco mi alzo e faccio il disegno… Ma è bello, un altro modo di entrare nelle vite degli altri e lasciarli entrare nella tua.” Perché i colori acrilici? “Non saprei, forse perché è più semplice e immediato, io sono una persona impaziente, mi piace vedere subito il risultato, poi si fa prima, è più facile, non devi aspettare troppo l’asciugatura… e poi mi piacciono i colori vivaci dell’acrilico.” Prof. Gianni Oliva

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RAFFAELLA PASQUALI

Nelle opere di Raffaella Pasquali si percepisce il senso dell’universalità del linguaggio artistico. L’artista vercellese riesce infatti a riportare sulle tele frammenti di vite molto lontane dalle nostre: non solo i colori di un mercato dell’Ecuador, il sorriso di un bambino delle ande, lo sguardo di una giovane donna cambogiana, ma anche il profumo intenso di un mazzo di tulipani. Sono attimi vissuti dall’artista e cristallizzati nelle sue opere, emozioni che prendono forma e non conoscono più distanze geografiche e temporali. Raramente la pittrice mostra i visi delle figure che ritrae, spesso sono ombre scure che si confondono con lo sfondo o che se ne distaccano violentemente. […] Paolo Levi, Stefania Bison Catalogo “Mettiamo le Opere in Comune” Settembre 2012

Raffaella Pasquali riesce a guardare il mondo cercando di comprenderlo con una capacità interiore profonda e con un passo leggero, delicato. Per rispetto alle culture che incontra nei frequenti viaggi alla ricerca di opportunità di crescita umana, realizza opere in cui medita le esperienze apprese restituendole con un linguaggio che affonda la poetica nella riflessione sui tratti che accomunano i diversi popoli della terra. La sua pittura, solare e inconfondibile per stile e visoni cromatiche, trova relazioni affascinanti tra letteratura e pensiero filosofico.

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Silvana Nota Workshop Professione artista oggi 2012, Accademia Pictor, Dicembre 2012

[...]Raffaella Pasquali crea composizioni in cui il bilanciamento cromatico fa perno sui cappelli bianchi indossati dalle ombre protagoniste delle sue immagini di vita peruviana Elisa Parmesani CORRIERE dell’ARTE del 30 Settembre 2011 [...] Uomini e donne con i volti nell’ombra su sfondi bui, nei lavori di Raffaella Pasquali, si affiancano nel silenzio delle tele. Distinguibili solo da particolari; il cappello … un certo profilo. Figure anonime ma cariche di significato e di profondo impatto visivo. Tagli di luce sono i veri protagonisti delle opere. Molto suggestivo. Nucci Tirone CORRIERE dell’ARTE del 17 Settembre 2010


GISELLA PENNA

Il viaggio e il colore come linguaggio ed alchimia di contrasti emotivi, lo studio, la ricerca e l’inquietudine esistenziale; in questa dimensione profonda si colloca la multiforme proposta artistica di Gisella Penna, nata a Torino dove ha frequentato il Liceo Artistico. Molto presto, svincolata da margini costrittivi, inizia a coltivare la sua ricerca artistica, privilegiando il viaggio e la scoperta, attraverso lunghi periodi vissuti in Francia e Germania, dove entra in contatto con il mondo dell’incisione e dove, nel proliferare di opere su carta, inizia la sua attività espositiva, incentrata su tecniche quali: l’acquerello, l’incisione, le tecniche miste, i murales. L’inquietudine esistenziale trova così la giusta espressione emotiva attraverso il contatto e lo sforzo produttivo generati dal confronto con altre realtà. Tornata in Italia , decide di trasferirsi sulle colline del Monferrato, luogo d’origine della sua famiglia, dove realizza l’agognata osmosi con la natura, che la guida in un viaggio ancora più istintivo e introspettivo, verso soluzioni artistiche originali, realizzate con materiali poveri, vecchi oggetti d’uso reinventati, tessuti lavorati dal tempo, sui quali apporre la” griffe” che la contraddistingue. L’epicentro creativo è la casa sulla collina, una sorta di magnete che sfrutta l’energia naturale necessaria alla sintesi di forma e colori. Le opere concepite ed esposte al vento e alla luce subiscono un trattamento energetico. Nasce una definizione:

Esposizioni più recenti 2010- ASTI personale “Senza un tutto obbligato” Promotrice delle belle arti. 2011- KONSTANZ collettiva “Italienische gegenwartskunst 2”. 2012- NICE personale: Galerie des Dominicains ; ACQUI TERME personale Galleria Artanda. 2013-NICE personale: Galerie des Dominicains; NICE personale “Empreintes” Atelier 17; 2014-TORINO personale “ L’io lontano” Eventa; MILANO collettiva MA.EC “Venti d’arte”; GENOVA collettiva SATURA 1st international art contest; NICE collettiva Salon du design CREA 2014 Centre d’affaires Aéroport de Nice-Cote d’Azur; GENOVA personale “Stratificazioni” SATURA TORINO collettiva galleria20 “mostra di natale” 2015-TORINO collettiva galleria20 “astratto informale”

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ANTONIO PERILLI

Antonio Perilli è nato nel 1953 nel Comune di Cermignano (TE). E’ laureato in Architettura e successivamente ha conseguito il diploma di laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, con il massimo dei voti e lode. Attualmente insegna Disegno e Progettazione, Storia dell’Arte e Tecnologie e Tecniche di Rappresentazione Grafica, presso l’Istituto Statale di Istruzione Superiore “Leonardo da Vinci” di Cologno Monzese (MI). L’Arte è sempre stata la sua passione, dedicandosi sia allo studio e approfondimento teorico che all’attività artistica, iniziata fin da ragazzo, partecipando con i suoi lavori a rassegne d’arte e sperimentando continuamente nuove tecniche, nuovi materiali, nuove forme espressive. Ma è dal 1992 che le sue presenze in manifestazioni pubbliche si sono fatte più assidue, esponendo in numerose mostre personali, collettive e rassegne di pittura. Alla Rassegna internazionale Europ’Art di Ginevra, ne sono susseguite altre, tra cui Arte Padova, Fiera internazionale d’Arte “Vicenza Arte”; Fiera del Garda, Mostra Mercato Nazionale d’Arte, Montichiari, Brescia; Immagina Arte Fiera, Reggio Emilia; Biennale Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Lecce; Rassegna d’Arte Contemporanea a Meda (MB); Collettiva a Madonna di Campiglio (Tn); Collettiva “Fiore all’occhiello” 72

Arte e luce, Centro Culturale e Galleria d’Arte Zerouno, Barletta; 1^ Biennale della Creatività, Verona; Collettive a Firenze, Roma, Torino, Palermo, Monreale, Parigi, altre ancora. Personali in varie città italiane, tra cui Atri (Te), Giulianova (Te); Cagnano Varano (Fg), Sora (Fr), Roseto degli Abruzzi, (Te) Cinisello Balsamo (Mi), Mattinata (Fg) Peschici (Fg) Sesto San Giovanni (Mi), Vico del Gargano (Fg), Carugate (Mi) e altre ancora. Nel 2012 inizia la collaborazione con la Galleria Art&Co di Milano con la collettiva “Influenze” presso la stessa Galleria, a cui fanno seguito varie altre collettive con la stessa Galleria. Nel 2013 inizia la collaborazione con Orler. L’opera pittorica di Antonio Perilli è prima di tutto ricerca. L’esperienza, comune a molti artisti, dell’imitazione della natura si è evoluta in un processo che ci catapulta nell’ “infinitamente piccolo” in cui l’artista è disceso al fine di studiare la luce o meglio ciò che succede ai fasci luminosi appena dopo gli impatti con le superfici. La ricerca dell’artista prosegue in parallelo con opere che utilizzano materiali non tradizionali, come il plexiglas, la resina, il vetro, il glitter, il metallo, i led e con opere video, che hanno come antenati le ricerche della Op-Art e della Gestalt.


ANGELO PETRUCCI

...Petrucci è forte, scabro, teso a rendere i contrasti dei neri e dei marroni, di qualche rosso. I suoi nudi si ergono fieri di una sensualità attinta al calore stesso della terra...Il voler possedere l’immagine nel suo vigore essenziale, nella sua intransigenza. (Michelangelo Masciotta - Firenze, 26 Marzo 1977, presentazione della collettiva alla galleria “Le Colonnine”) ...Ha frequentato il Liceo Artistico Statale di Genova, la scuola di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Firenze e dopo aver frequentato per un anno la scuola di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano ha iniziato l’attività pittorica attento alla figura classica che reinterpreta con spirito contemporaneo. Non casualmente i suoi lavori, di grandi dimensioni, risentono anche di un’impostazione espressionistica.

(Dal dizionario degli artisti Liguri a cura di Germano Beringheli) ...Le grandi dimensioni della pittura di Angelo Petrucci stende un velo titanico sulle forti figure di nudi che un pennello ‘espressionista’ deforma e/o contiene entro confini controllati e rinforzati da listelli di legno. Un classicismo del duemila stringe l’uomo (e la donna) in un gabbia tecnologica ma l’estetica petrucciana non è semplice denuncia. È vero che i caldi colori terrosi dei corpi non trasmettono la vitalità di Gea, la terra madre. Eppure quella staticità che paralizza può incrinarsi, e le membra muoversi, sciogliere un sangue congelato. Pare una ricerca pittorica, personale nella cifra stilistica.... Giovanna Arancio 2012

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CARLA PERONA

Scrivere dell’opera di Carla Perona significa attuare un percorso di analisi estetica fondato sulla raffinatezza formale e l’eleganza cromatica, di dovizia tecnica e di genuinità realizzativa. Il visibilismo di riferimento la mette sicuramente in rapporto alla realtà, consentendole però di trascendere da essa e di rifugiarsi nell’influenza ideale che questa esercita sulla sua sensibilità sconfinata. L’uniformità dei suoi involucri figurali delinea un carattere forte, deciso, concreto, ma le apparenti certezze entrano in discussione, fino a sfociare nel fantasmagorico: realtà e fantasia costituiscono quindi le due facce d’una stessa medaglia; quel che vede, lei lo interiorizza al limite del

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possibile e lo rielabora psicologicamente sino a restituircelo mutato, reinterpretato. Eppure non stiamo parlando di un’artista visionaria dalle sfaccettature surreali o di stampo onirico, ma di una “sacerdotessa del bello” che traduce i dati dell’oggettività in una soggettiva interpretazione plastica, secondo la propria poetica: straborda di simbolismi archetipici che rinviano agli stati interiori dai quali e verso i quali l’autrice si è mossa pittoricamente. Il suo espressionistico desiderio di concepire il mondo affonda le proprie radici in queste costanti che prendono finalmente corpo in composizioni equilibrate e totalmente pure. Andrea Domenico Taricco


ANGELA POLICASTRO

Angela Policastro nasce a Torino, e vive ed opera a None, in provincia del capoluogo. Diplomata al liceo Artistico prosegue gli studi all’Accademia Albertina di Belle Arti diplomandosi in Scultura. Sin da subito ha iniziato ad esporre i propri lavori in mostre collettive e personali. Ha esposto in città come Roma, Firenze e all’estero tra cui Parigi, New York, Buenos Aires e Tokyo.

Vincitrice di concorsi d’arte tra cui il concorso d’arte internazionale presso la Galleria Art design trade di Tamarac, in Florida. Individualmente ha esposto presso l’Ambasciata Araba d’Egitto a Roma. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche come nel comune di Cerreto Laziale e all’Ambasciata Araba d’Egitto di Roma.

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GIUSEPPE PONTE

Giuseppe Ponte si serve della pittura,e in particolare del colore,per realizzare un personale linguaggio astratto che si inserisce nella tradizione dell’opticalart.nelle sue composizioni l’artista crea forme curvilinee e sinuose costruite attraverso rigorosi accostamenti cromatici declinati in graduali passaggi tonali.l’effetto dell’insieme è amplificato grazie al calcolato inserimento di parti scure che concorrono alla definizione delle geometrie. Si tratta di immagini che superano la bidimensionalità

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peculiare della superficie dipinta,provocando stimolazioni visive in chi guarda,affinchè questi,assecondando le intenzioni dell’artista,possa visualizzare mentalmente un processo cinetico che non è reale,ma iillusorio.l’osservatore diventa quindi compartecipe nella comprensione dell’opera,e sarà proprio lui a compiere l’ultimo passo per conpletarne il moto in uno spazio oltre il quadro. Paolo Levi


PETRA PROBST

Petra Probst, nata nel 1958 a Monaco di Baviera è artista e Illustratrice/autrice per editoria. Vive e lavora tra Germania e l’Italia. Ha esposto le sue opere in diverse mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero. È specializzata in danza/movimento terapia e in tecniche di arte terapia. Da diversi anni realizza e gestisce progetti artistici interculturali in scuole, biblioteche e musei indirizzati a

bambini, ragazzi e adolescenti e si occupa della formazione per insegnanti e operatori del sociale al fine di promuovere la multiculturalità con il linguaggio artistico. Collabora con pedagogisti, psicologi e assistenti sociali in aree di prevenzione del disagio giovanile. Ha pubblicato più di 100 libri per l’infanzia in numerosi paesi.

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FERDINANDO PROVERA

l’interferenza che li caratterizza è già lì. Si nascondono o si palesano tra le curve o le pieghe di un silicone, di una plastica accartocciata, di un packaging strappato, tra Vinavil vetrificati e polistirolo espanso? No! Anche loro sono già lì! Non si sono mai spostati, sono la materia incolore e lo spazio che essa occupa, sono segreto e miracolo del lavoro di chi li ha scorti prima. Siamo noi che dobbiamo cercarli ed osservando scoprire nella loro formazione cosa rappresentano ed ogni volta scoprire poi se ci piace veramente quel che stiamo vedendo, cosa o se ci disturba, cosa e se ci affascina. Il punto: il protagonista.

Fotografo,musicista,composizione e ancora fotografia. La sua esperienza musicale inizia negli anni settanta: è il pianista di Don Backy, supporter di Lino Banfi in cabaret e serate TV con Gigi Sabani, Anna Oxa, “va in scena” per il teatro dialettale “La ballata der vino”, con le sue prime composizioni su un testo di Salvatore Cruciani. Responsabile per 11 anni dei rilievi fotografici alla Soprintendenza Archeologica di Ostia Antica, intensifica la sua esperienza all’Istituto Centrale per il Restauro, per la realizzazione della copia ed il restauro del Marco Aurelio in Roma. In quel periodo è il fotografo di Raffaello, di Lorenzo Lotto, del Sansovino, ma anche delle opere di Achille Pace, Carlo Bazzoni, Piero Sallustri e compone musica per il teatro con la regia

di Bruno Maccallini su testi di Cesare Milanese e Carlo Sini. I discorsi sull’immaginario e la “realtà altra” nascono nelle piacevoli serate estive del 1991, portando alla creazione dei primi assemblaggi tra pittura e fotografia con l’amico pittore Carlo Bazzoni e con lui alle esposizioni di Roma, Matera, Termoli ed infine all’Arte Fiera di Bologna. La realizzazione di immagini che mettono in risalto particolari persi dalla vita quotidiana troppo frettolosa e la necessità di dare nuovi elementi alla lettura del momento fotografico, sono l’input per la successiva ricerca “oltre lo sguardo”. L’utilizzo di scanner laser per i rilievi 3D delle statue, lo fanno riflettere sulla relazione che intercorre tra la forma e lo spazio che essa occupa: ne deriva la ricerca “arte dentro”.

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Il punto, origine del segno. Segmento con due, già linea o vertici di un’area con tre o di un prisma con quattro. Di spessore mutevole alla vista e al tatto, a volte grafite, a volte terra o pigmento, senza dimensioni solo nello spazio virtuale di un calcolatore. Matrice di sculture e nella realtà figurativa o astratta di una tavola, su una tela, di una foto o di un collage. Il punto come forma primordiale nelle azioni, nei gesti, nei cenni, nella scrittura di una partitura musicale. I punti in formazione occasionale, sono attori inconsapevoli di creazioni casuali: la sequenza, la sovrapposizione o


RALUCA MISCA

“Raluca Misca, artista rumena dall’espressività intensa e decisa, realizza nelle sue opere una relazione tra le forme presenti e gli spazi negati, per la quale la geometria e la razionalità cedono il passo alla libertà interiore, all’emotività pura, agli inestricabili meandri della psiche. L’evoluzione del soggetto, non potendo esplicarsi verso l’esterno in spontanee mutazioni, finisce per avvilupparsi in grovigli inestricabili, dai quali è difficile uscire. La tecnica mista, che prevede nella fattispecie l’uso dei colori ad olio ed acrilici, nonché l’uso della plastica, vede nei colori con le loro sfumature tonali il mezzo per sviluppare l’immagine nelle sue componenti essenziali e per permettere alla mente di vagare liberamente,

varcando i limiti spaziali imposti. A ciò concorrono in modo determinante nelle opere di Raluca Misca il rapporto tra luminosità ed ombra, il legame tra rettilineo e curvo e la relazione tra pieno e vuoto; esente da condizionamenti psicologici ed ambientali, ogni spazio lasciato senza materia diventa il luogo dell’immaginazione, delle visioni liriche ove immergersi e affrancarsi dalla materialità incombente. I volumi creati vivono intensamente la quotidianità e si svincolano da ogni imposizione per librarsi in un mondo che, se pur limitato, non impedisce di librarsi alla ricerca di una purezza fresca e genuina.” Carlo Roberto Sciascia

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VENERE RIZZO

Venere Rizzo è nata a Torino nel marzo 1969 dove vive e lavora. Attratta dall’arte fin da bambina, inizia giovanissima a praticare il mondo artistico guidata dalla zia paterna, con la quale ha modo di visitare mostre, musei e partecipare ad eventi artistico-culturali. Nel 1988 consegue il diploma di Arti grafiche presso la Scuola di Arti Grafiche Bodoni di Torino, intraprendendo nello stesso anno la sua ricerca artistica professionale in parallelo al lavoro nel campo della grafica. Di origini siciliane, fin dall’inizio del suo percorso rivolge l’attenzione alla sua terra, che con nostalgia e amore inserisce in tutta la sua poetica riassumendone e interpretandone il senso della storia, dei profumi e dei colori della campagna che si porta nel cuore. Interessata in parallelo ai linguaggi dell’arte antica e contemporanea, che indaga allo scopo di esprimersi libera dal rigore del puro concetto grafico, da anni esplora con particolare attenzione

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le tendenze e i movimenti degli artisti contemporanei; in particolare, guarda alla valorizzazione artistica e culturale del ruolo femminile e a coloro che riassumono nella loro opera i tratti cromatici più tipici della Sicilia, per condividerne il significato ed esprimere sostegno verso coloro che cercano di riscattare, attraverso il loro lavoro imperniato sulla speranza e sulla positività, lo spirito di una terra tanto afflitta e infinitamente ricca di cultura. Nel 2011, con l’obiettivo di dare metodo e approfondimento alla sua ricerca, si avvicina alla pittura sotto la guida dei docenti dell’Accademia Pictor, dove matura la sua formazione sperimentando differenti possibilità espressive con specifica attenzione all’utilizzo dei colori, che nella sua opera rappresentano il medium espressivo fondamentale attraverso cui interpreta con occhi fantastici tematiche raccontate con una figurazione contemporanea e solare.


GUIDO ROGGERI

“Cerco le intime forme nascoste nelle pieghe della materia, come fossero presenze care evocate tra le pieghe della propria anima”. Così lo scultore piemontese Guido Roggeri spiega come prendono vita le sue opere realizzate in argilla ,ceramica raku e bronzo. Terminata la sua formazione alla scuola ceramica di Avigliana dal maestro Piero Dalla Betta , in pochi anni il suo talento artistico ha fatto emergere dal caos creativo decine e decine di sculture che parlano al cuore e all’anima, come nell’intento dell’autore, con una finezza di tocco e una potenza espressiva non comune. I suoi lavori sono contraddistinti dalla fluidità del segno, unita allo slancio dinamico delle forme, il tutto pervaso da una armoniosa sacralità. “Durante la fase creativa - spiega - nonostante la mente abbia già elaborato un bozzetto dell’opera da realizzare, le possibilità si ampliano a dismisura. La manipolazione

crea tavolozze infinite di forme nuove e inaspettate che escono dalle increspature della materia. Da questo intimo contatto con la materia l’opera a poco a poco appare ,la vera capacità è quella di mettersi in ascolto della materia. Tanto più questo ascolto è vero e profondo, tanto più può nascere qualcosa che comunemente viene classificato artistico”. Oggi presso il suo laboratorio di Piossasco (TO) crea opere uniche corredate da certificato di autenticità e bozzetti originali dell’opera . L’artista ha già esposto in numerose mostre personali e collettive, tra le quali Galleria Art Design Factory di Rivoli 2015 , nella Galleria N.O.A. di Milano nel 2012, alla mostra “La terra del fuoco” nel 2009 e 2010 ad Avigliana. Nel febbraio 2015 la sua opera “ Spegni la tv è accendi la mente “ è stata segnalata durante la prima edizione del premio Antonio Carena di Rivoli.

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ALESSANDRO ROSSI

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Alessandro Rossi nasce a Milano nel 1953, dove consegue il diploma di maturità classica. Nel 1988, dopo aver scoperto e ammirato le opere di un suo amico artista, sente nascere dentro di sé la spinta a dedicarsi egli stesso alla pittura. Si indirizza subito verso l’informale, sentendo questa poetica più adatta all’espressione delle proprie emozioni. Le sue opere, dapprima su tavola e successivamente su tela, sono caratterizzate da largo uso di strati materici con l’inserimento dei materiali più vari. Nel 1989 ha luogo la sua prima personale presso la galleria Il Porticciolo di Luino (VA). Ha partecipato a diverse mostre; fra le più significative si possono ricordare: con la Galleria Zamenhof di Milano, le varie edizioni del concorso “Premio il Segno” (2009-2013), le mostre del “Progetto Post–Avanguardia” al Castello Estense di Ferrara, al Castello Malaspina di Massa e al Castello Carlo V di Lecce, la personale “Salendo i gradini dell’arte” a Milano (2010) e alcune delle mostre tenutesi a Palazzo Zenobio a Venezia nel 2012; con la Galleria Ariele di Torino, le collettive “Libere variazioni contemporanee” (2011), “Vissuti Astratti” (2012), “Orizzonti dell’arte attuale” (2014) e “Linguaggi astratto-informali in dialogo” (2015); la mostra “40 Artisti della Enciclopedia d’Arte Italiana” presso il Palazzo della Racchetta a Ferrara (2011); con Satura Art Gallery di Genova le mostre “Saturarte” (2012-2014), “Genovarte 2013”, “Step Art Fair” (2014) e “Contemporaneamente”

(2014). E’ inoltre presente in diverse pubblicazioni; oltre che in numerosi cataloghi di mostre, anche sul volume Ed. Giorgio Mondadori “La materia è il colore” (2010) dove gli sono dedicate tredici pagine, sui volumi dell’Enciclopedia d’Arte Italiana “Catalogo Generale Artisti dal Novecento ad oggi” (2011-2013), sul volume “La via italiana all’informale” Ed. Giorgio Mondadori dove compare con diverse pagine nella sezione “Ultime tendenze” (2013) e sul volume “Profili d’artista” Ed. Satura Associazione Culturale. E’ presente inoltre sul sito della Galleria Ariele – Torino con l’e-book “Astratta introspezione”. Attualmente vive e lavora a Milano.


ANNA ROTA MILANI

La tavolozza di Anna Rota è primaria rispetto al disegno che viene tracciato inizialmente sulla tela come guida della visione. Si avverte in lei la necessità di essere verista, ma nel contempo di privilegiare un particolare definito da una luce rivelatrice. Ciò che più colpisce in questa ricerca è il dialogo cromatico fatto da sapienti contrappunti tonali. Se c’è un dono maturale in questa espressività è la sapienza della trasfigurazione, ossia la capacità di tramutare la visione in azzurri, gialli, verdi, bianchi: una miscela preziosa che porta alla ribalta quello che l’occhio sognante della pittrice sa captare così bene. Bisogna forse distinguere tra la nettezza delle sue facciate di case e la sua sensibilità nei confronti del paesaggio; ma in ogni caso la pittrice ha ormai raggiunto una sua sigla espressiva inconfondibile, poiché ciò che palpita in questi suoi lavori è l’anima del colore. La sua scrittura pittorica agisce come uno spartito musicale, riportando alla luce le armonie segrete di un universo prima percepito e poi

rielaborato, si direbbe, in brevi attimi di concentrazione a occhi chiusi. È nella coscienza vigile dell’artista dunque – grazie anche all’incantamento di un genuino stato emotivo – che l’immagine si ricompone in progetto pittorico, prima ancora di diventare creazione artistica concretamente attuata. Infine, a lavoro finito, la pulizia del colore si impone in tutta la sua efficacia, grazie a una severa disciplina che la pittrice si è imposta, e che le deriva certamente dalla sua attenzione nei confronti dei capolavori museali ai quali si è rivolta con rispetto e amore. Perché non va dimenticato quanto Anna Rota sia rimasta idealmente fedele alla ricerca pittorica piemontese della fine dell’Ottocento, a quel tardo romanticismo che declinava soprattutto momenti di meditato silenzio. Nella sua pittura non c’è quindi spazio per la presenza umana, in quanto non necessaria alla sua poetica, dove la narrazione visiva è sospesa in un attimo fuori dal tempo e dalla storia. Paolo Levi

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MARCO RUFFINO

- Studio artistico in strada del Vaj n’ 50 in Castagneto Po (TO) -Nato il 01/11/1956 a Torino; laureato in Filosofia. -Pittore e scultore autodidatta. -Pittosculture con utilizzo di materiale di raccolta(plastica di ogni genere e pezzi metallici) inserito su masonite attraverso la fusione e colorato con vernici acriliche. Sculture in terracotta con smalti a freddo. -Ha partecipato a numerose mostre nazionali: Venezia 1996; Vicenza- Padova –Milano 1997; Firenze-1’ biennale internazionale degli Artisti contemporanei 1998 (premio Lorenzo il Magnifico d’argento); Cherasco (CN) – mostra personale 2005; Castello di Magliano Alfieri (CN)2007; Vercelli – mostra di primavera, personali2008 e 2011; Palermo, Biennale Internazionale d’Arte 2013; Ciriè(TO) Palazzo D’Oria, personale -Giugno 2013; Arte Padova Novembre 2013 (personale); Forlì Arte 2014 (personale), ed internazionali: (Nizza 1995; Antibes - mostra personale 1998; Cannes – mostra personale 2003). -www.marcoruffino.eu

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Recensito su: -“Segno e colore” (Ed. Giorgio Mondadori) -“Artisti e opere: Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria” (Ed. Mondadori). -“Catalogo d’Arte Moderna” (Ed. Giorgio Mondadori) -“Catalogo degli scultori italiani 2009-2010” (Ed. Mondadori) -“Effetto Arte”-Gennaio 2012 (rivista diretta da Paolo Levi)


ALESSANDRO SALAMONE

Nato a Vercelli nel 1982. Dopo gli studi di elettrotecnica si trasferisce a Milano dove frequenta il corso di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Contemporaneamente si iscrive alla Scuola d’Illustrazione del Castello Sforzesco. Concluse le due esperienze compie uno stage di sei mesi presso il Museo dell’Ottocento di Milano. Subito dopo inizia a lavorare nel mercato antiquario specializzandosi nello studio dei disegni antichi. Attività che svolge a tutt’oggi. Parallelamente a ciò continua il suo percorso artistico, espresso tramite la tecnica del disegno. Attraverso l’uso di matite, carboncini, pastelli e chine l’autore dà vita a creature provenienti dal profondo dell’Io. Esseri in parte umani ed in parte animali, abitatori del bui cunicoli che

compongono le zone più recondite della nostra coscienza. Le creature di Alessandro Salamone sono spesso disperate, vincolate dentro a spazi claustrofobici. Il foglio viene quasi del tutto riempito dal soggetto, che ne risulta come imprigionato. Vi è anche una forte componente di violenza non espressa. Sempre lì, pronta a scoppiare, ma nonostante tutto trattenuta. A dispetto di ciò questi ibridi ipertrofici mantengono sempre un’impressionante dignità e nobiltà. L’estetica dell’autore è il frutto di svariate fonti culturali. Prima tra tutte la cultura rinascimentale europea e soprattutto italiana. Ma gli elementi fusi con essa sono da ricercarsi anche nei linguaggi figurativi europei tra ‘800 e ‘900 e la cultura fumettistica americana.

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JUAN SANMIGUEL

“Antropo-Forme” La rappresentazione delle forme umane è antica quanto l’umanità stessa, universale quanto l’uomo e forma parte del patrimonio delle prime manifestazioni artistiche dell’essere umano. La storia dell’arte accompagna infatti l’evoluzione delle rappresentazioni che l’uomo ha realizzato di sé stesso nei differenti momenti storici. Dalle grotte di Altamira fino a Picasso l’uomo ha raffigurato, rappresentato sé e i suoi simili. A causa di motivi spirituali, religiosi, politici o puramente artistici, l’uomo ha sempre avuto questa necessità, e ciò portò i grandi maestri dell’arte a cercare anche aldilà delle forme che, anatomicamente, concepiamo come umane. Picasso, Henry Moore, Miró, Giacometti... tutti esempi geniali di quella ricerca artistica nascosta nella natura, che ogni artista dovrebbe cercare e scoprire. Utilizzando il soggetto de corpo umano come scusa, gioco disegnando la geometria che lo contiene, gli spazi che lo definiscono, le fessure che lo compongono. L’individuo come singolo, in coppia o all’interno della società, ridotto a forme essenziali che comunicano con forme contrarie e che cercano in questo antagonismo la creazione di nuovi spazi ritmici dei quali fa parte anche lo spettatore. Positivo e negativo, concavo e convesso, vuoto e pieno… antonimi plastici che cercano ritmo e armonia nella rappresentazione del corpo umano.

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SIMON OSTAN SIMONE

S i m o n O s tan Simone rappresenta un inte re s s an t e c o n n u bio tr a l’ es tetic a del pa ssato e quel l a d el p re s e nte. Av v i n to dalla s perimenta zione ha maturato u n a so l i d a es per ienza nell’ambito del disegno e d el l a p i t t u ra, m a non s o lo, ha a ppre so le più re m o t e t e c n i c h e che è r ius cito sapie ntemente a d int eg rare c o n i l linguaggio della contempora ne i t à. L a su a v ocazione s i compenetra con il la v o ro d a l u i st es s o def nito di “ Artista c omunic at o re”, i n t e ss u to dell’ inse gnamento de lla fg u ra d i R o b e rt Raus chenberg, considerato un o d ei c a p o st ipiti della p op a rt, este tica c he si d i s t i n s e

p er u n a p o s i zi o n e d i fred d ezza, d i an t i s e n t i m e n t o , ch e av ev a p erò u n ri t o rn o al l a m i m e s i c h e s i s t em p rav a i n u n u t i l i zzo d el l ’i co no g r a f a d i recu p ero , t al v o l t a i m p o s t a e ch e p r e v e d e v a l a rap p res en t azi o n e co m e an n u l l am e n t o d e l l a s o g g et t i v i t à. S i m o n Os t an S i m o n e t rae d a q u e s t o p as s at o d i ri m ed i azi o n e al cu n i s p u n t i p e r l a s u a art e e rag g i u n g e, s en za es i t azi o n i , u n a p e c u l i a r e ed u n i ca co n n o t azi o n e. S i t o : www. s i m o n o s t an s i m o n e. i t B l o g : www. co n t ras t o ev o l u t o . b l o g s p o t . i t 87


CARLOTTA TARARBRA

L’artista è nata a Rivoli (TO) l’11/09/74. Ha frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino (corso di Pittura), dove si è diplomata a pieni voti nel 1996, distinguendosi tra i migliori allievi. Attualmente lavora come disegnatrice CAD e creativa free-lance. Ha collaborato con diverse aziende, ad esempio Brondi Telefonia, per la quale ha realizzato pubblicità e collaborato alla grafica di un cordless in commercio. Nei suoi lavori ama raffigurare i monumenti di Torino, testimonianti la Storia della sua città che vanta il maggior numero di monumenti in Italia. L’artista vuole sottolineare l’unicità dell’atmosfera magica torinese, che ci restituisce con visioni cariche di suggestione, dove i monumenti si animano come in un sogno e diventano

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protagonisti dell’opera. L’iconografia del cavaliere - guerriero e la rappresentazione del centro storico dichiarano la sua predilezione per tutto ciò che è aulico e solenne, e questa sua concezione le ha valso prestigiose collaborazioni con Lions Clubs Torinesi, per i quali ha realizzato acqueforti con alte tirature che testimoniano il suo pensiero sulla Città: pensiero che è omaggio, celebrazione, incanto.

In ogni sua opera l’importante è il soggetto, al quale la tecnica deve “subordinarsi” per fissarlo sul supporto con intenti sempre romantici e venature Pop.


GIACOMO TINACCI

Giacomo Tinacci lascia appena intravvedere qualche scorcio dei suoi paesaggi per concentrare la nostra attenzione sui volti di donna che hanno in sé qualche accenno delle suggestioni familiari e delicate delle colline toscane. D’altronde egli vive in una terra prescelta dall’arte, non soltanto per quanto concerne la pittura divenuta classica, a partire dal primo Rinascimento, ma anche per la continuità’ di una grande tradizione pittorica che si rinnova e persiste. Nel Novecento non si può non ricordare la qualità delle opere di Annigoni, in particolare la morbidezza di molte figure femminili ne’ si riesce a mettere sotto silenzio il suo testardo e un po’ datato bisogno di fare bottega che ha creato degli abili pittori come Pistolesi, Ciccone,etc. Il rinnovamento ha segnato il territorio anche attraverso vie più “contemporanee” ma di sicuro le influenze che permeano la valida pittura di figura e paesaggio passano anche da maestri come Annigoni, I visi di Giacomo Tinacci sono intensi, immersi in una dimensione tutta loro e con lo sguardo trasognato, perduto in qualche ricordo, o pensieroso, oppure ancora volutamente sfuggente, ma in ogni caso lontano da qualsiasi sentimentalismo.

Occorre osservare la proporzione rigorosa del costrutto, la disinvoltura nel tratto, l ‘essenzialità nella linea, le cromie assolutamente decise e calibrate che apportano vigore e fascinazione alle opere. Nei disegni il gesto scattante e i tratti sicuri si posano come sottili veli volumetrici mentre il contorno scuro incornicia ed evidenzia le forme. La donna di oggi e’ sulla punta del suo pennello, agile e silenziosa.

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LUCIANO VALENSIN

(…) Nella continua ricerca di rappresentare le sembianze non visibili del reale, l’artista intuisce, ora con sole forme cromatiche, ora con forme geometriche, il momento del passaggio dalla realtà apparente alla profondità nascosta dell’essenza delle cose, astraendo così una mera concezione dell’esistente, cogliendo l’immagine nell’istante più fragile, ma nella bellezza più duratura; così le forme cromatiche delle sue composizioni dagli evanescenti colori dell’aurora (omaggio a Klee, così la semplicità geometrica del breve spazio di tempo del tramonto (sunset), dove paesaggio, sole e sfondo si dileguano nelle sfumature tonali di pochi colori. ( ….. ) Salvatore Di Cosmo

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( …. ) Dunque, da attento conoscitore delle Belle Arti, Luciano Valensin trae nutrimento filosofico dall’esuberante bellezza riposta in ogni creatura vivente. Così, un magico assieme di gemme multicolori tempestate di luce che raccontano la primavera, un volto angelicato dai tratti gentili e dallo sguardo profondo, l’eterea fisionomia di una giovane vestale immersa fra le fronde di un sottobosco incantato, flora e fauna paradisiaci accolti e sublimati come doni supremi irradiano altrettante sinfonie d’amore ricolme d’immacolato silenzio. ( …. ) Aldo Albani


MICHELE VASINO

Un tessitore di colori, Michele Vasino, nato a Chieri, il 1212-41. Lavora e opera a Chieri. Sono nato come tessitore, e sin da ragazzo , i filati, i tessuti, le trame, e i telai, hanno fatto parte della mia vita. Ma nel mio animo si annidano il colore e le forme ed è dall’unione creativa di queste due anime che nascono le mie opere. Per anni Michele Vasino ha creato forme e colori per stampe e tessuti, dando vita con piglio barocco a fiori e foglie intriganti. Vedere i suoi disegni che si trasferivano con splendore su tende e divani era motivo di grande soddisfazione, il senso del disegno e del colore si affinava sempre più iniziando a reclamare una vita autonoma, fuori dal telaio e dalla riproduzione meccanica. Le prime opere sono state il timido tentativo di un autodidatta che si compra colori e pennelli, nonostante le prime soddisfazioni si è accorto che non bastava la passione per migliorare, ma occorreva un metodo e un’impostazione che solo un esempio poteva dare, da qui l’esigenza di andare a scuola per imparare. Nella sua attività di disegnatore di tessuti non aveva mai affrontato la figura umana, perciò fu naturale cimentarsi con il soggetto principe dell’arte: il corpo umano. . Parallelamente ai quadri in Accademia cresceva anche un corpus di opere realizzate in casa, nel suo studio rubato alla domesticità. Opere che

si facevano ogni giorno più salde, passando dalla vaghezza coloristica del primo quadro del 1997, una serie di sedie da regista galleggianti nello sfondo, alla sapienza costruttiva e coloristica delle ultime nature morte, fatte di linee sottili e materia pittorica di qualità. Nella mostra il pittore ha voluto mostrare vari aspetti del suo percorso, non limitandosi alle ultime opere particolarmente riuscite, mostrando anche il cambiamento, proprio per sottolineare il suo percorso di conquista di uno stile. Infatti le ultime opere di Michele Vasino escono dall’esercizio accademico per approdare ad una icastica identità, fatta di linee sottili che riescono a restituire ogni cosa, ogni oggetto, ogni volto che il pittore vuole rappresentare. Michele, con divertita consapevolezza, sottolinea che le tramature dipinte sul quadro gli ricordano quelle dei tessuti, mentre i corpi femminili e gli oggetti gli ricordano il suo grande amore per Morandi e Casorati. Siamo d’accordo con lui e, siccome abbiamo seguito con sempre maggior interesse la sua ricerca, possiamo affermare che la passione di Michele Vasino è diventata arte. Un arte vera che parte dalla tradizione della pittura osservandola e piegandola con la propria biografia: quello che fanno e faranno i pittori. Marco Cingolani

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MARIA VENTURA

Maria Ventura vive e opera a Gela, ma è anche legata fortemente a Ragusa, dove ha vissuto per lunghi anni. Ha ricevuto numerose Onorificenze e Riconoscimenti, presente attivamente nel panorama Artistico Italiano e Internazionale. Moltissime mostre, personali e pubblicazioni con recensioni su giornali, riviste e cataloghi. Hanno parlato di lei: G. Amodio, G. Battiloro, M. Belgiovine, L. Ciatto, A. de Core, L. Desgranges, E. Gollini, F. Hoefer, G. Ianuale, D. Marasà, G. Mazzetti, A. Occhipinti, S. Parlagreco, A. Pasolino, G. Patorno, R. Pengo, S. Perdicaro, T. Piccolo, M. Prestigiacomo, T. Rizzo, E. Schembari. Pluriaccademica, Presisente Regionale dell’Accademia Internazionale “Città

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di Roma”, promuove mostre e rassegne d’arte. … La cifra espressiva di Maria Ventura si dipana lungo un filo che corre tra la realtà e l’immaginario … Nelle sue opere, la luce è un elemento ovviamente imprescindibile e molto sentito, sia quando si effonde sulle architetture precisandone i contorni, che dove induce, accendendosi su alcuni particolari, sino a farli divenire gli inaspettati protagonisti della trama pittorica. L’anima delle composizioni hanno una connotazione di valenza interiore, che caratterizza in vario modo i due temi, sottesi tutti da un percettibile lirismo. (Prof. Salvatore Parlagreco).


MARCO VIGO

Nasce il 7 marzo 1953 a Savona, ma trascorre il periodo scolastico tra la Toscana e la Sardegna. Si diploma al liceo artistico di Cagliari, e in seguito si dedica all’insegnamento dell’educazione artistica in vari istituti della Sardegna, dedicandosi costantemente all’attività pittorica anche negli anni successivi, quando, lasciato l’insegnamento, si occupa di progettazione all’interno di uno studio ingegneristico. Attualmente vive a Calasetta dove continua l’attività pittorica. Percorso Artistico 1976 – Mostra Galleria Sagittarius Torino – Le opere del periodo sono state recensite sul numero di marzo/aprile 1976 di “Borsa d’Arte” ed anche all’interno del quotidiano “Stampa Sera” del 23 giugno 1976. 2006 – Partecipa e vince al 1° concorso di disegno e pittura

“Teulada e dintorni….fra terra e mare”, concorso che vede l’adesione di numerosi artisti provenienti da tutto il territorio nazionale. 2007 - Personale presso la Torre civica di Calasetta 2008 - Partecipa insieme ad altri 4 artisti all’esposizione pittorica “Esprimi Selargius” 2011 - Personale “Forma del Colore” al Borgo Medioevale di Tratalias 2013 -Partecipazione mostra collettiva alla “Cittadella dei Musei” di Cagliari 2013 - Partecipa alla collettiva “Paratissima” a Torino 2013 – Partecipa alla mostra collettiva “Italian Style” a Vigevano 2013 - Partecipa alla mostra collettiva “Percorsi Difformi” alla galleria “La Conchiglia” a Torino 2014 - Personale presso la “Galleria 20” a Torino 2015 - 2 Collettive presso la “Galleria 20” a Torino

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ROSANNA VOTTERO VIUTRELLA

Nata in Belgio, vive e lavora a Castiglione Torinese. Allieva di Raffaele Pontecorvo e Albino Galvano. Si è diplomata in scenografia presso l’Accademia Albertina di Torino con il prof. Enrico Kaneklin e Paolo De Rusticis. Recentemente ha approfondito la sua ricerca pittorica frequentando presso la stessa Accademia il corso di Pittura dei proff. R. Galbusera e R. Villa e G. Rizzi. Ha intensificato la sua attività espositiva. E’ iscritta alla Promotrice Delle Belle Arti di Torino,

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al Circolo Degli Artisti di Torino e alla Associazione Piemontese Arte. La sua prima attività pittorica è rivolta alla sperimentazione delle ricerche materiche e in parallelo allo studio della figura umana. Le ultime opere sono prevalentemente ritratti, nudi e cieli. La sua ricerca vuole appropriarsi del momento particolare che fissa un’emozione o sintetizza il timbro di una vita.


WALLY WASER

Consegue la maturità artistica nel 1982, presso l’Istituto statale d’Arte per il Disegno di Moda e Costume di Torino. Approfondisce i suoi studi seguendo i corsi privati di maestri di pittura e scultura lignea (S. Albano, Caffaro Rore, A. Gamba, F. Casorati). Negli anni a seguire inizia un intensa produzione di opere proprie e copie d’autore. Nel 1998 arriva finalista nel “Premio Arte” organizzato dal mensile “Arte Mondadori”. Partecipa, e si qualifica fra i vincitori, a diversi concorsi e premi Nazionali di pittura. Studia le

tecniche del passato ed è costantemente impegnata nella ricerca e nell’approfondimento di tutto ciò che riguarda la tecnica artistica e i pittori sia antichi che moderni. Come restauratrice e decoratrice esegue numerosi lavori nel settore pubblico e privato, lavora, tra i molti, per la G.A.M., Palazzo Reale. Museo del Risorgimento, Galleria Sabauda di Torino. Dal 2007 ad oggi collabora come restauratrice di dipinti e affreschi con diversi studi torinesi.

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CHIARA ZIGANTO

Nella produzione artistica di Chiara Ziganto si avverte una pittura ad olio che, pur continuando a collocarsi nel solco del tradizionale genere della natura morta, si fa più problematica e attenta nei confronti della sperimentazione e dei problemi compositivi. Si tratta di una ricerca che si pone interrogativi di identità espressiva e di maggiore cura formale entro cui riconoscere la propria contemporaneità. La scelta di un genere tanto antico quanto stravolto all’oggi impone all’artista l’impegno a mantenere il legame con il fattore classico e insieme l’esigenza di lavorare ad un’opera riammodernata nel taglio e nelle scelte coloristiche. La pittrice crea la forma con una pennellata corposa abbozzando appena il sottostante disegno; il colore è centrale per

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importanza nei suoi dipinti e la cromia della sua tavolozza ha come base tinte calde, contrasti senza note sgargianti e con colpi di luce che illuminano sobriamente il quadro. Ultimamente è allo studio un dipingere concentrato su un più elaborato equilibrio di pesi ma anche di movimento ancora in nuce. Istriana di origine e piemontese d’adozione, attraverso i suoi quadri evoca la natura e la quotidianità sottoponendole ad un lavorio da studio, lontano dall’”en plain air” ma anche da ogni tentazione decorativa. Non cade in barocchismi esasperati nei dettagli e mostra invece la sua vitalità creando un’atmosfera intimista ed emozionale, come raccolta da un fresco rivolo neoromantico.


ALESSIA ZOLFO

Alessia Zolfo è nata a Napoli nel 1984. Ha frequentato la facoltà di lettere e filosofia presso La Sapienza di Roma. Si è diplomata in pittura e tecniche dell’incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Attualmente insegna storia dell’arte e disegno nelle scuole secondarie. Da più di dieci anni opera nel campo delle arti visive e partecipa a mostre ed eventi in Italia e all’estero. E’ vincitrice del Premio Pandosia per la giovane pittura, XXI edizione, a Marano Principato (CS) nel 2006, ed è vincitrice del Premio Morgese a Terlizzi (BA) alla IX edizione del 2009; è finalista del Premio Nazionale delle Arti 2009, sezione grafica, bandito dal MIUR per l’Alta Formazione Artistica a Catania; è selezionata dal comitato diretto da Bruno Corà al V Premio Internazionale Biennale d’Incisione, E’ vincitrice del Premio Pandosia per la giovane pittura, XXI edizione, a Marano Principato (CS) nel 2006, ed è vincitrice del Premio Morgese a Terlizzi (BA) alla IX edizione del 2009; è finalista del Premio Nazionale delle Arti 2009, sezione grafica, bandito dal MIUR per l’Alta Formazione Artistica a Catania; è selezionata dal comitato diretto da Bruno Corà al V Premio Internazionale Biennale d’Incisione, Città di Monsummano Terme; nel 2010 è selezionata al Premio Arciere Isola di S. Antioco (CI), nella sezione open curata dal critico e storico dell’arte Vittorio Sgarbi; nel 2010 è selezionata da un comitato internazionale al Premio Celeste Italia e Celeste Prize International di New York. E’ vincitrice del “Premio Il Segno 2011” a Milano intitolato a Basquiat per la giovane pittura under 30.

Nel 2011 ha esposto alla 54 Biennale Internazionale d’Arte curata da Vittorio Sgarbi, al Padiglione Italia all’Arsenale di Venezia. Nel 2013 è selezionata alla Biennale Internazionale d’arte di Palermo, curata da Paolo Levi e Sandro Serradifalco e presentata da Vittorio Sgarbi. Alessia Zolfo ha esposto in gallerie e spazi espositivi, nazionali e internazionali tra cui: MUSAE a Milano, Trento e Castelnuovo della Daunia – Galleria La Spadarina, PC – Galleria ADSUM Arte, BA – Galleria Ariele, TO – Vernice Art Fair, Forlì- Sale del Bramante, Roma – Pinacoteca d’Arte Contemporanea di Gaeta - Casa Internazionale delle Donne, Roma – Palazzo Reale di Caserta - Ambasciata Araba d’Egitto, Roma – Pinacoteca di Imperia – Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma - Technopolis di Atene, Grecia – Galleria L’Agostiniana, Roma - MACRO Roma – Galleria Zamenhof Milano – Museo del Paesaggio di Torre di Mosto (VE). Alessia Zolfo ha partecipato anche a numerose rassegne artistiche ed eventi in provincia di Frosinone. Hanno recensito il suo lavoro i critici Gregorio Sgarra, Patrizia Molinari, Angela Sanna, Giovanna Arancio, Loredana Rea, Italo Evangelisti, Luigi dello Russo, Tullio Casilli, Paolo Levi. Le sue opere sono pubblicate su riviste e cataloghi specializzati tra cui sul CAM Catalogo Arte Moderna edizione Mondadori n°43, 47, 48 e 49. Vive a Veroli dove ha il suo studio.

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