Reve d’Italie. Paysages et caprices du XVII siecle au XIX siecle.

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19 Raffaele Albertolli (Bedano, Lugano 1770 – Milano, 1812)

La Villa Reale di Monza tempera su carta, cm 43,5 x 65 Firmato e datato in basso a sinistra: “Raffaele Albertolli fecce (sic) 1804. Milano”

Provenienza: collezione privata Bibliografia: Indice delle produzioni 1805, p. 15; Mostra dei Maestri 1975, pp. 84-85; Colle 2001, pp. 153-156; Orsini 2005, p. 165; Regonelli 2010, p. 111, riprodotto pp. 32-33 Esposizioni: Milano 1805; Monza 2010

Questa splendida tempera che raffigura la Villa Reale di Monza e una parte dell’immenso parco che la circonda è una rarissima testimonianza dell’opera pittorica di Raffaele Albertolli, figlio di Giocondo, famoso progettista di arredi e decoratore d’interni della Milano neoclassica. Noto soprattutto per la sua abilità di incisore, di Raffaele si conoscono un numero veramente esiguo di vedute, tutte realizzate durante le lunghe escursioni fuori città nelle quali il padre lo accompagnava nel tentativo di migliorare la sua cagionevole salute. Nel 1805, alla mostra in onore di Napoleone che si svolse nel Palazzo di Brera, Raffaele presentò una veduta del Lago di Como, una veduta della Rocca di Arona e una veduta della Villa Reale di Monza, di cui è nota un’altra versione in collezione privata che differisce dalla nostra per piccoli particolari rendendo quasi impossibile stabilire quale delle due venne esibita. Raffaele mostra di possedere una grande padronanza della prospettiva, utilizzando prima la vegetazione e la geometria del giardino per scandire l’articolata serie di piani che rivelano per gradi al riguardante il mirabile scorcio della villa. In primo piano, all’ombra di un grande albero è ambientata una piccola

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scena di conversazione: padre, madre e figlia si accingono a percorrere il sentiero che penetra nel rigoglioso giardino all’inglese, fornendo l’occasione all’artista di fare sfoggio della propria abilità pittorica e di sorprendenti conoscenze botaniche nel rappresentare con estrema fedeltà una grande varietà di specie arboree. Avvicinandosi alla villa, il giardino si disciplina assumendo perfette forme geometriche costeggiate da ampi sentieri squadrati, popolati da figurine che passeggiano. Il grandioso complesso architettonico venne eretto tra il 1777 e il 1780 per ospitare l’arciduca Ferdinando durante il periodo estivo su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini, che si ispirò al modello delle ville settecentesche lombarde costruite secondo lo schema a U delle regge di Versailles a Parigi e Schönbrunn a Vienna. Al suo interno erano situati gli appartamenti arciducali, la cui decorazione ideata per intero da Piermarini fu affidata a Giuliano Traballesi, Giuseppe Levati e naturalmente a Giocondo Albertolli. Alla sinistra della villa, si vede in lontananza l’abitato di Monza, riprodotto dall’Albertolli con abilità da miniaturista mantenendo un’assoluta fedeltà al dato ottico, caratteristica peculiare dell’intera opera.


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