Grotte, immersioni e cacca di vacca: campo speleo Alburni 2019

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Grotte, immersioni e cacca di vacca: campo speleo Alburni 2019 Grava del Parchitiello I: esplorazione subacquea del sifone d’ingresso agosto 2019

Cronaca dell’attività (di Francesco Papetti)

Il Gruppo Speleologico Natura Esplora (GSNE) nel mese di agosto organizza da parecchi anni un campo di esplorazione speleologica sui Monti Alburni. Quest’anno il campo è stato allestito in collaborazione con il Gruppo Grotte Grottaglie ai Piani di Santa Maria, una valle di pascolo a 1.100 mt di altitudine raggiungibile attraverso una strada montana in parte sterrata (2,5 km) che sale da Castelcivita (SA) per più di 10 km e costituisce la via di accesso ai Monti Alburni di questo versante del massiccio. Io e Silvia siamo arrivati al campo domenica 11 agosto 2019 e non abbiamo avuto problemi a reperire materiale per coibentare il pavimento della nostra tenda: abbiamo sfruttato le possibilità che la natura (e le vacche!) ci hanno messo a disposizione1!

Campo tende su cacca di vacca!

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In altre parole, la cacca di vacca (per fortuna secca!) era dappertutto e non era possibile evitarla! La cacca era quindi una risorsa condivisa, mentre l’acqua da abbeveraggio era una risorsa ad uso esclusivo delle vacche che se la contendevano fra loro e quella disponibile per noi era a chilometri di distanza…

Titolo: Grotte, immersioni e cacca di vacca Autore: Francesco Papetti

Oggetto: Grava del Parchitiello I, sifone di ingresso

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Uno degli obiettivi del campo speleo (all. 1) era l’esplorazione subacquea della Grava del Parchitiello I (rilievo: all. 2), un torrente che, tramite un inghiottitoio monumentale (diametro > 50 mt) all’interno di una faggeta, si inabissa ed alla profondità di -200 mt si getta come affluente di sinistra2 in uno dei collettori principali dei Monti Alburni.

L’inghiottitoio del Parchitiello visto da sopra…

…e visto da sotto

Gli sforzi degli speleologi sono finalizzati al collegamento della Grava del Parchitiello I con la più a monte Grotta del Falco: esplorazioni subacquee di Luca Pedrali (26 aprile 2014) ne hanno allungato lo sviluppo, riducendo la distanza stimata fra le due a circa 200 metri3. La Grava del Parchitiello, pur non molto profonda ed estesa (< ½ km), è abbastanza tecnica per la necessità di posizionare gli ancoraggi al riparo dalle cascate (armi disassati oppure “a spigolo”). In pratica, una forra sotterranea con il vincolo dell’armo fisso! Lunedì 12 agosto 2019 una squadra composta da: 1. Giovanni Bocchino (GSNE); 2. Antonio Tartaro (GSNE); 3. Silvia Clausi Schettini (GES); 4. Francesco Papetti (GES); A parte i siccitosi mesi estivi in cui la portata d’acqua del torrente si azzera sia all’esterno che all’interno! Il massiccio degli Alburni ha comunque una rete idrologica sotterranea molto complessa che “riappare” sui diversi versanti attraverso 4 risorgive principali (all. 3): 1. Castelcivita; 2. Tanagro; 3. Pertosa; 4. Auso; 2

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In quell’esplorazione Luca aveva superato due sifoni e percorso più di 500 mt di nuove gallerie aeree!!

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è scesa nella grava, lasciata armata da un paio d’anni, per verificare lo stato degli ancoraggi e portare nel collettore terminale due bombole da 7 lt ed un GAV da accoppiare con piastra/contropiastra d’acciaio.

La preparazione dei materiali per il riarmo della grava

L’assemblaggio delle bombole

La grotta è stata completamente riarmata, sono stati sostituiti circa 90 mt di corda vecchia, una dozzina di moschettoni in lega ed aggiunte alcune maglie rapide. La bobina di corda nuova 10,5 mm che era stata portata è stata tagliata in due spezzoni da 120 mt (scivolo d’accesso e verticali dell’inghiottitoio) ed 80 mt e quest’ultimo è stato riportato al campo. Arrivati al collettore principale sul fondo della grotta, le bombole (caricate con EAN 34) sono state riaccoppiate, è stato assemblato il GAV ed è stato verificato lo stato dei sifoni di ingresso ed uscita. Scorrimento molto flebile ed acqua lattiginosa, nel sifone di uscita è stata trovata la sagola utilizzata nell’immersione del 10 agosto 20154, ancorata fuori dall’acqua ed un po’ lasca ma ancora integra. Nel sifone d’ingresso la situazione era peggiore, con visibilità dell’acqua molto scarsa tanto da faticare ad intuire dove proseguisse il “buco” subacqueo del collettore. A seguito delle immersioni del 20165 ci aspettavamo di vedere la sagola partire fuori dall’acqua ma non l’abbiamo trovata, né sulle pareti della grotta abbiamo trovato spuntoni di roccia da utilizzare come eventuali ancoraggi. Completamente lisce e senza nessuna possibilità di fissaggio, insieme a Giovanni abbiamo pensato di sfruttare come partenza della sagola fuori-acqua un masso trovato a terra, non molto idoneo allo scopo ma “meglio di niente…”. Usciti dalla grotta ormai a notte fonda, sulle strade degli Alburni è risultato impossibile trovare un rifornimento di carburante ed a poche curve da Castelcivita siamo rimasti in panne… Ormai l’una di notte, abbiamo provato a chiedere senza successo gasolio agricolo a tutte le (poche) persone che incontravamo. Nel corso di questa ricerca abbiamo trovato un ristoratore (Il 4

Al campo speleo del 2015 avevamo partecipato come speleosub sia io che Josè Amici, il quale era riuscito a raggiungere il campo nonostante un guasto alla sua auto rimasta ferma a Salerno. Ci eravamo suddivisi le attività e per l’immersione nella Grava del Parchitiello gli avevo prestato le mie bombole. Luca Pedrali, 30 dicembre 2016. In questa occasione Luca ha effettuato l’esplorazione del sifone di uscita arrivando a stabilire che “chiude” su frana (lavorabile ma pericolosa), ed ha saggiato il sifone di ingresso con il residuo di gas che gli rimaneva ed uno spezzone di sagola recuperato. 5

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Forchettone6) che ci ha fatto cenare e ci ha trovato due bottiglie di gasolio per raggiungere un distributore automatico distante 18 km7. Nel congedarci ci ha lasciato il suo n° cell.: “Se non ci arrivate, chiamatemi e vi vengo a prendere” (erano ormai le 2 di notte!). Mercoledì 14 agosto 2019 è stata organizzata l’immersione nel sifone d’ingresso con una squadra composta da: 1. Francesco (Franz) Maurano (GSNE); 2. Vincenzo Martimucci (GSNE); 3. Antonio Tartaro (GSNE); 4. Luigi Agazzi (GGG); 5. Silvia Clausi Schettini (GES); 6. Francesco Papetti (GES); Antonio, Francesco, Vincenzo e Silvia sono arrivati al collettore in maniera abbastanza compatta e lo hanno trovato in condizioni di quasi totale assenza di scorrimento d’acqua. Completato l’assemblaggio dell’equipaggiamento e la vestizione, è stata verificata la pressione delle bombole (200 bar), 30 in meno della pressione di carica a 230 bar controllati presso la stazione di ricarica con refilling aggiuntivo, evidentemente per effetto della termostatazione subita durante i 2gg di permanenza al freddo della grotta. Una felice intuizione di Vincenzo ha permesso di trovare un ottimo ancoraggio per la partenza della sagola (sul soffitto del collettore!) che è quindi stato attrezzato. Da informazioni raccolte al campo speleo, la sagola delle immersioni 2016 doveva avere la partenza da qualche parte sott’acqua ma l’info andava verificata ed eventualmente la sagola collegata fuori dall’acqua: a Luca Pedrali era successo di trovarla recisa.

Il sifone di ingresso del collettore (con il reel svolgi-sagola appeso al soffitto)

Inizio immersione nel sifone di ingresso

Franz e Luigi sono arrivati più tardi per dei problemi avuti da altri due speleologi durante la discesa. Con loro hanno concordato il da farsi ed è stato deciso che abortissero la loro uscita ed uscissero autonomamente. Visto che l’attesa si stava prolungando, per non accumulare troppo freddo e costrizione a muta stagna già indossata avevo valutato di cominciare comunque l’immersione anche senza la zavorra che stava portando Luigi. 6

Diventato poi il nostro punto di riferimento a Castelcivita prima della salita al campo: con cucina da asporto e bottiglie di birra a 1,5 € abbiamo avuto la possibilità di “reintegrare i liquidi” a piacimento! 7

Nei giorni successivi abbiamo sviluppato contatti per avere carburante a qualsiasi ora del giorno e della notte: distributore di Controne - signora Rosa (cell. 331 17901515) Titolo: Grotte, immersioni e cacca di vacca Autore: Francesco Papetti

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Era stata stimata una profondità del sifone sui 10÷15 mt con progressione consistente: con la configurazione adottata era fattibile farne a meno. Silvia era la più scettica, insisteva per attendere il ricongiungimento del gruppo e si è offerta di fare da “staffetta”. Ha risalito la grotta ed ha portato la notizia che Franz e Luigi stavano per arrivare. Erano però passati più 40 minuti dal momento del “pronto all’immersione” e mi ero ormai convinto di rinunciare alla zavorra. Esplorazione sifone d’ingresso Iniziata l’immersione (temperatura dell’acqua = 7°C), ho cercato la partenza della sagola 2016 ancorata dentro il sifone, l’ho velocemente collegata con la mia proveniente dall’esterno bloccando il reel e moschettonandolo alla sagola trovata sott’acqua, ed ho continuato l’immersione sulla sagola 2016 trovata in buono stato e ben tesa. Le pareti ed il soffitto del sifone sono costituite da calcare bianco compatto ricoperto da depositi di limo che ne trasformano la colorazione in marrone, mentre il pavimento del sifone è costituito da ciottoli ricoperti anch’essi da uno strato di limo non molto spesso ma abbastanza fine. Il sifone continua con le stesse dimensioni esterne, con altezza di circa 2÷3 mt ad eccezione di qualche passaggio in cui la sezione si riduce a circa 1,5 mt. Se ci si tiene sul fondo, si solleva il limo depositato sui sassi, se ci si tiene più alti le bolle degli erogatori causano una “nevicata” di limo da soffitto e pareti. La visibilità dell’acqua, già inizialmente lattiginosa, è destinata quindi a degradare inevitabilmente creando qualche apprensione per il rientro che è facile supporre “al tatto”. Scendendo il piano inclinato del sifone, la sagola 2016 si è mantenuta sulla parete sinistra del sifone, ne ho trovato la terminazione ancorata su uno spuntone di roccia e sullo stesso spuntone ho a mia volta ancorato la sagola di un altro reel, continuando la progressione. A causa della pessima visibilità, non vedevo la parete destra del sifone e così ho continuato la progressione con “parete spalla sinistra”. Sono sceso ancora con la stessa inclinazione ed alla profondità di 11,5 mt il sifone ha cominciato a risalire. Abbandonando il fondo, la visibilità sembrava migliorare ed ero fiducioso di poter emergere.

Il profilo dell’immersione con i dati principali: profondità sifone e distanza dal pelo libero dell’acqua (emersione)

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Sulla volta della condotta ho trovato una spaccatura con visibilità cristallina, non molto larga ma sufficiente a consentire la progressione. Pensando ad un arrivo d’acqua, ho cominciato a risalirla ma ad un certo punto mi è venuto qualche dubbio che non si trattasse della continuazione principale. Ho notando uno spuntone di roccia che rendeva difficoltoso il passaggio in spazi già stretti, ho valutato che con il mio assetto avrei potuto avere dei problemi a riguadagnare profondità ed ho preferito interrompere l’emersione. Alla profondità di 4,7 mt ho ancorato la sagola sullo spuntone che avevo visto, l’ho tagliata ed ho cominciato a tornare indietro. Nel corso dell’immersione ho stimato di aver percorso con la nuova sagola una distanza paragonabile a quella della sagola 2016. Come prevedibile, il ritorno è avvenuto “al tatto”, anche se mani e strumenti erano comunque sempre visibili. Quando sono arrivato alla congiunzione fra la nuova sagola e quella del 2016, ho lasciato lì senza recuperarlo il moschettone terminale della mia sagola utilizzato come sicura. Ho continuato il rientro ed all’altro estremo della sagola 2016 ho ritrovato il mio reel di collegamento con la superficie. L’ho recuperato frazionando e giuntando le sagole in vista di future esplorazioni, che ora hanno il punto di partenza fuori dall’acqua. La durata dell’immersione è stata di 25 min. Ricognizione sifone d’uscita Ho approfittato del gas residuo delle bombole per dare un’occhiata anche al sifone di uscita. Ci siamo quindi spostati dall’altra parte del collettore dove la visibilità dell’acqua era un po’ migliore. Sono entrato in acqua seguendo la sagola già presente, un po’ lasca ma ancora integra. Dopo alcune deviazioni fra gli spuntoni di roccia, il frazionamento “principale” è ancorato su un grosso masso oscillante (!): un pezzo di parete che si è staccata di cui è visibile la linea di fratturazione!

Il sifone di uscita del collettore al fondo della Grava del Parchitiello I

Ne ho verificato la stabilità (anzi, l’instabilità!!) facendolo oscillare un po’: considerato che è in bilico su un piano inclinato, quando scivolerà giù strapperà tutto quello che ci è attaccato e… addio sagola! Considerate però le dimensioni, un subacqueo attaccato al filo poteva ancora non sollecitarlo abbastanza da farlo crollare anche se con ogni probabilità non resisterà alla prossima piena. Non completamente tranquillo ma con le bombole parzialmente scariche, non volevo perdere tempo a valutare altri ancoraggi ed ho continuato la progressione nel sifone. Anche qui il fondo è costituito da sassi arrotondanti ma coperti da uno strato di limo molto spesso, nettamente Titolo: Grotte, immersioni e cacca di vacca Autore: Francesco Papetti

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maggiore di quello del sifone di ingresso. Nonostante ciò, la visibilità in acqua sembrava essere migliore di quella del sifone d’ingresso. Ho continuato a seguire la sagola 2016 fino a quando, in corrispondenza di una curva a sinistra, viene a contatto in maniera consistente contro la parete. Lì mi sono fermato e sono tornato indietro per terminare l’immersione. La profondità massima è stata di 13 mt per una durata dell’immersione di 5 min. Cunicolo allagato nella Sala dei Triestini Con una forza speleo numericamente consistente, è stato immediatamente organizzato il recupero dei materiali disassemblando le attrezzature ed insaccandole (5 sacchi + zavorra). Considerata la bassa profondità delle immersioni e la miscela ricca di ossigeno utilizzata, mi sono fatto carico del recupero di un sacco ed in risalita Vincenzo mi ha portato a vedere la “Sala dei Triestini” dove durante le esplorazioni degli anni ’60 il CGEB8 aveva organizzato un campo interno. Girovagando fra pentole e scatolette arrugginite, ho segnalato a Vincenzo un cunicolo fangoso ed allagato sul retro della sala. Vincenzo si è stupito nel vederlo “sturato” dal tappo di fango che ne decretava la chiusura dopo pochi decimetri. A sua volta ha chiamato Franz e gli altri, il più eccitato è sembrato Luigi che ha organizzato un canale di drenaggio provvisorio in vista di future disostruzioni…

Scatolette alimentari anni ’60

Il cunicolo “sturato” in fondo alla Sala dei Triestini

Abbiamo poi continuato la risalita ed abbiamo portato i sacchi con le attrezzature fino all’inghiottitoio iniziale (P59). Per evitare la via dell’acqua dell’inghiottitoio, l’armo passa attraverso una stretta finestra abbastanza scomoda da affrontare con sacchi-materiali voluminosi e pesanti. Così abbiamo deciso di lasciarli alla base dell’inghiottitoio e tornare nei giorni successivi per attrezzare un armo esterno e parancarli9. Venerdì 16 agosto 2019 è stato organizzato il recupero dei sacchi-attrezzature, la disostruzione del cunicolo della Sala dei Triestini ed il disarmo del P59 d’ingresso: 1. Giovanni Bocchino (GSNE); 2. Luigi Agazzi (GGG); 8

La Commissione Grotte Eugenio Boegan costituisce uno dei gruppi storici della speleologia italiana: i triestini con i mezzi dell’epoca attraversavano l’Italia con uomini e materiali per andare ad esplorare sui monti Alburni! …ad eccezione di Antonio e Silvia che, davanti agli altri nella risalita, non erano al corrente della decisione ed hanno stoicamente affrontato la finestrella e portato i loro sacchi all’esterno! 9

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Mara Ceino (GGG); Ivan Giorgetti (GSNE); Enza Finelli (GSNE); Michele Stella (GGG); Silvia Clausi Schettini (GES); Francesco Papetti (GES);

L’Osservatorio Astronomico dal quale parte l’avvicinamento al Parchitiello

La “squadra recupero” si prepara all’ingresso nella grava

Sceso alla base dell’inghiottitoio, ho organizzato il vincolo di sacchi ed attrezzature (se una bombola sfonda un sacco e cade da 60 mt…) e mentre in alto Giovanni e Luigi organizzavano il recupero dei materiali, io ho approfittato del ritorno in grotta per tornare sul fondo e sistemare meglio la sagola ancorata al soffitto del collettore: ora dovrebbe essere a prova di usura e durare negli anni in vista di future esplorazioni subacquee. Giovanni e Luigi si sono poi dedicati alla ricerca di eventuali passaggi alti della grotta10 mentre il resto della squadra ha operato per la disostruzione del cunicolo nella Sala dei Triestini. Con gli attrezzi da scavo che erano stati portati è stato organizzato un efficiente drenaggio dell’acqua nella speranza di trovare il cunicolo asciutto nelle prossime uscite. In risalita, gli speleo di passaggio recuperavano i vari sacchi lasciati appesi all’armo sopra la verticale dell’inghiottitoio e l’ultimo ad uscire è stato Giovanni che ha disarmato la corda da 120 mt utilizzata per l’armo del pozzo d’ingresso. Termine delle operazioni al Parchitiello: amicizia, speleologia, esplorazione e… divertimento!!

Considerazioni conclusive L’obiettivo dell’immersione era la continuazione dell’ultima esplorazione di Luca Pedrali del 30 dic. 2016 per il collegamento della Grotta del Parchitiello I con la Grotta del Falco. La descrizione che Luca dà della Grotta del Falco non lascia molte speranze di collegamento, tuttavia vale la pena provarci. Nella Grotta del Falco Luca e Nadia Bocchi hanno superato 2 sifoni e, dopo aver percorso 500 mt di gallerie aeree, sono arrivati ad un laghetto. Lo hanno attraversato e dall’altra parte hanno trovato la continuazione in fessura non percorribile, né sott’acqua c’erano passaggi evidenti che consentissero prosecuzioni. Nella Grava del Parchitiello la situazione lascia speranze maggiori, il collettore subacqueo c’è e con sezione adeguata alla percorrenza, bisogna soltanto trovare le condizioni idonee per la prosecuzione delle attività subacquee. 10

…hai visto mai che saltasse fuori qualche by-pass dei sifoni! Titolo: Grotte, immersioni e cacca di vacca Autore: Francesco Papetti

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Con l’immersione 2019 l’esplorazione è stata portata più avanti ed è stata stesa altra sagola, anche se le distanze percorse sott’acqua fanno stimare ancora lontano il collegamento fra le due grotte. Le note ottimistiche vengono dalle basse profondità e dalle sezioni del sifone principale, che nonostante i restringimenti rimangono abbastanza ampie. Tali elementi non creano eccessive difficoltà tecniche e la criticità maggiore, nell’immersione di agosto 2019, è stata causata dalla scarsa visibilità. Luca Pedrali ha riferito che l’immersione di dicembre 2016 nel sifone di ingresso del Parchitiello ha beneficiato di una visibilità ottima e le probabilità di successo potrebbero essere aumentate effettuando le future esplorazioni in un periodo diverso da quello dei campi speleo estivi. Con un minimo di flusso che “pulisca” l’acqua l’immersione potrebbe evitare di procedere “a casaccio” ed avere un senso di progressione orientato: il collegamento con la Grotta del Falco non è un’impresa impossibile!

STORIA DELLE ESPLORAZIONI SUBACQUEE Grotta del Falco ✓ 26 aprile 2014

Grava del Parchitiello I ✓ 10 agosto 2015 ✓ 7 novembre 2016 ✓ 30 dicembre 2016 ✓ 14 agosto 2019

superamento 2 sifoni & 500 mt ramo aereo

→ Luca Pedrali

sifone di ingresso & uscita sifone di ingresso sifone di uscita & ingresso sifone di ingresso & uscita

→ Josè Amici → Josè Amici → Luca Pedrali → Francesco Papetti

Video-descrizione 2019 del sifone di ingresso: https://www.youtube.com/watch?v=o40WEImUVwM

Video-descrizione 2019 del sifone di uscita: https://www.youtube.com/watch?v=Pm8lzA0RHpY

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La Grotta del Falco e le Grave del Parchitiello nello schema risorgivo dei Monti Alburni Titolo: Grotte, immersioni e cacca di vacca Autore: Francesco Papetti

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