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Antonio Maria Calafiore • CARDIOCHIRURGIA

grande sviluppo. Le tecniche di angioplastica e gli stent coronarici sono ormai sempre utilizzati nelle malattie di una sola coronaria, la discendente anteriore, verso la quale si indirizzavano le minitiracotomie sinistre. L’uso della chirurgia robotica nella chirurgia coronarica non ha avuto successo, sia per i costi elevati che per la modesta qualità dei risultati; per questo motivo, nell’ambito della rivascolarizzazione miocardica, le tecniche utilizzate sono quelle classiche, di grande efficacia in termini di risultati sia immediati che a lungo termine».

Chirurgia cardiaca, scende la mortalità In cima alle motivazioni che hanno permesso all’ospedale anconetano di compiere un numero di interventi valvolari tra i più alti in Italia, c’è «la scelta vincente della Regione di avere un unico centro di cardiochirurgia», sottolinea Laura Torracca

indagine sulle prestazioni e sui ricoveri condotta pochi mesi fa dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, riconosce al presidio Lancisi degli Ospedali riuniti di Ancona alcuni punti di eccellenza, tra cui un indice di mortalità dello 0,43 per cento a fronte del 3,17 per cento nazionale e numeri da primato in fatto di interventi di sostituzione e riparazione valvolare cardiaca. «Il riconoscimento ottenuto dall’Agenas – spiega Lucia Torracca, direttore del reparto di cardiochirurgia (nella foto) – deriva dall’analisi dei risultati di mortalità combinati con le dimensioni della casistica».

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Quali i maggiori motivi di soddisfazione per la vostra struttura? «Il nostro centro ha mostrato livelli di mortalità per la chirurgia valvolare molto bassi, pur effettuando numerosi interventi. L’alto numero della popolazione preso in esame è un dato importante in quanto avvalora un risultato calcolato non su un piccolo campione di pazienti selezionati ma su una popolazione ampia che comprende tutti i pazienti, anche quelli ad alto rischio chirurgico». In che modo la scelta di creare una cardiochirurgia unica ha inciso sulla qualità dell’offerta clinica? «Tale scelta, compiuta dalla Regione, è vincente in

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quanto ci consente di avere un bacino di utenza ampio e quindi di effettuare un grosso numero di interventi. Attualmente la cardiochirurgia dell’adulto del nostro ospedale è la più grande in Italia tra i centri pubblici per numero di procedure effettuate e al terzo posto, comprendendo anche le strutture private. Del resto, in cardiochirurgia è ben documentato come i centri capaci di produrre una maggior attività riescano di solito a ottenere gli standard di qualità più elevati. In quest’ottica, l’esposizione quotidiana a un cospicuo numero di situazioni cliniche diverse contribuisce notevolmente ad accrescere la professionalità di operatori, chirurghi, anestesisti e personale infermieristico». In precedenza sottolineava quanto il basso tasso di mortalità registrato dal suo presidio resti ben al di sotto della media nazionale. Quanto l’aggiornamento tecnologico e il livello di preparazione dello staff sanitario ha influito su questo virtuoso trend? «Il raggiungimento di un obiettivo di qualità come quello evidenziato da Agenas è il frutto di un aggiornamento scientifico costante. Il nostro lavoro richiede uno studio e una discussione continuativi e la verifica dei processi e dei risultati. L’aggiornamento tecnologico è fondamentale perché ci offre gli strumenti per garantire, insieme alla nostra preparazione scientifica, la migliore qualità possibile nella cura dei nostri pazienti».

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