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L’ECONOMIA UMBRA

Il rinnovamento è la chiave della ripresa L’Italia ha una burocrazia e una tassazione che in molti casi sembra giocare contro chi investe e produce, per questo servono misure più elastiche e un rinnovamento infrastrutturale, fuori dal patto di stabilità Teresa Bellemo

a vocazione al manifatturiero e all’esportazione è uno dei punti di forza dell’Umbria. Il peso dell’industria sull’economia locale è, infatti, pari al 20% rispetto al 19% del dato nazionale. Dopo una crescita delle esportazioni tra le più elevate in Italia nel periodo 20042008, il 2009 ha segnato un calo significativo, a cui le imprese umbre hanno saputo reagire portando nel 2010 l’export regionale nuovamente in crescita (+19%, ben al di sopra della media italiana). Nel 2011 l’incremento si è mantenuto superiore alla media nazionale (+13,6%), così come nel primo trimestre 2012. Per fare in modo che questi valori non riguardino soltanto i dati dell’export ma dell’intera produzione regionale, c’è bisogno di una decisa dose di innovazione che ridia slancio all’intero sistema. Dal punto di vista produttivo il made in Italy può certamente fare da volano per lo sviluppo. Luisa Todini, anche grazie al suo ruolo di presidente del Comitato Leonardo, ne conosce l’importanza. «In oc-

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casione dell’incontro con il territorio organizzato l’anno scorso dal Comitato Leonardo in Umbria, ospitato da due eccellenze locali come Brunello Cucinelli e Nicoletta Spagnoli, si è condiviso lo spirito del saper fare umbro, basato per il passato come per il futuro sul connubio vincente tra tradizione e innovazione». La congiuntura economica è particolarmente difficile, quali sono le principali fonti di sofferenza per un’azienda che mantiene il suo cuore in Italia e in Umbria? «Gran parte del Gruppo Todini, fondato da mio padre negli anni Sessanta, è ancora legato all’Um-

bria. La quota di ricavi del Gruppo all’estero, pari a circa l’80%, consente una diversificazione fondamentale nell’ottica di una minimizzazione dei rischi anche alla luce della carenza di lavori pubblici nel nostro Paese. È questo il nostro maggiore cruccio: assistere al declino infrastrutturale dell’Italia a causa anzitutto di scarsità di stanziamenti, burocrazia eccessiva, tempi lunghi nei pagamenti e nella giustizia civile». Quali sono i provvedimenti più urgenti che dovrebbero mettere in campo le istituzioni per venire incontro a queste problematiche? «Condivido in pieno i contenuti


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