DossierCentro1209

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Brunello Cucinelli

In apertura, Brunello Cucinelli, fondatore dell’omonima griffe del cachemire. A lato, il borgo di Solomeo dove sorge l’azienda di Brunello Cucinelli

«La tecnologia ricoprirà sempre un ruolo di primo piano, ma, per me, occorre investire sulla creatività delle persone. La creatività è alta quando l’atmosfera nell’ambiente di lavoro è speciale, quando un dipendente può lavorare in un contesto dove il suo animo è disteso, non viene offeso, pressato o umiliato. Io mi sono quindi limitato a creare un posto di lavoro che purtroppo non ha avuto mio padre, che al contrario doveva sottostare a condizioni molto dure. Sono fermamente convinto che ogni essere umano ha una quantità di genio. Ovviamente di diversa natura e di diversa intensità. L’imprenditore ha il compito di farla emergere, perché non bisogna mai dimenticare che la mente che muove tutto è sempre quella umana». Si può conciliare innovazione-tecnologia e rispetto dell’ambiente e della natura? «Certamente, noi abbiamo cercato di farlo nel paese. C’è un grande parco, ci sono i frutteti, nelle nostre mense vengono serviti cibi sani e ge-

1985

FONDAZIONE Anno di fondazione dell’azienda nel borgo di Solomeo. Cucinelli è convinto che l’ambiente sereno e la bellezza dei luoghi esaltino la creatività umana

2009 PREMIO

Quest’anno Cucinelli si è aggiudicato il premio “Imprenditore Olivettiano” per il suo impegno nella ricerca, nell’innovazione e nella cultura

nuini ed anche con le lavorazioni e i macchinari cerchiamo sempre di rispettare la natura che ci circonda». Secondo lei quando si può davvero parlare di progresso costruttivo? «Quando il nostro lavoro può aiutarci a costruire un mondo migliore. E questo è proprio il nostro obiettivo. Grazie alla collaborazione dei miei dipendenti, alla loro professionalità, siamo riusciti a far aumentare i nostri fatturati. Questo ci ha permesso di investire in progetti di riqualificazione storica-artistica, così per esempio è nato il teatro di Solomeo». Innovazione di prodotto, di mercato, investimenti in R&S e sulle risorse umane. Ci sono tanti tipi di innovazione in azienda. Ma su quali aspetti occorre puntare, in questo momento, per agganciare la ripresa? «Per me l’uomo è al centro di ogni interesse. La mia è un’azienda che punta molto sull’aspetto artigianale e non può fare assolutamente a meno di mani esperte, capaci e sapienti. Però un altro nostro punto di forza sono i mercati internazionali. Noi esportiamo infatti il 64% dei nostri prodotti ed il primo mercato è l’America. Tre anni fa i nuovi mercati (Cina, India, Russia e Sud America) rappresentavano il 3% del nostro fatturato. Quest’anno abbiamo raggiunto il 10% e questo mi fa ben sperare che tra due o tre anni potremo arrivare al 13-15 %. Credo quindi che nel futuro questi nuovi mercati ci riserveranno piacevoli sorprese». Che significa per lei portare il suo marchio fuori dai confini italiani? «Significa far conoscere la nostra cultura, le nostre tradizioni, alimentando la fantasia e la curiosità degli stranieri sul nostro Paese. Mi piace l’idea che in un negozio di New York si respiri, grazie ai miei prodotti, un’atmosfera italiana. In quest’ultimo anno, ho notato che all’estero, si è rafforzata molto l’idea che made in Italy significa qualità. Ma per far questo occorre puntare molto sull’artigianalità, ridando dignità economica e morale ai lavori manuali». 2009 • DOSSIER • 65


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