Case History
Donna Leader Maggio 2014 - pag. 18
Serve un fronte comune tra le Pmi Investimenti in chiave tecnologica e unione tra le piccole realtà industriali del Paese. Sono questi i suggerimenti di Silvana Zambon per far ripartire l’economia delle Pmi
Diverse tradizioni imprenditoriali La boutique e l’officina. Due dimensioni di lavoro agli antipodi attraverso cui si snodano la quotidianità e la storia imprenditoriale di Maria Immacolata Basciu a volontà di non disperdere il patrimonio di valori e di conoscenze costruito dalla famiglia ha portato Maria Immacolata Basciu ad accettare, e vincere, una sfida personale e professionale impegnativa. Alla pluriennale attività di vendita nel settore della moda, la donna ha, infatti, da alcuni anni affiancato la guida dell’azienda di attuatori oleodinamici rotativi, la Hico Oleodinamica, fondata nel 1969 dal suocero, l’ingegner Enrico Leoncavallo, e condotta poi dal marito Roberto Leoncavallo. Il ritiro forzato dell’uomo e la crisi economica che ha indebolito i partner di mercato dell’impresa di Cerro al Lambro, avevano portato alla chiusura della
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Maria Immacolata Basciu, titolare dell’omonima azienda, già Hico Oleodinamica, produttrice di attuatori dinamici rotativi basciuoleodinamica@libero.it
Hico. La qualità dei prodotti – cilindri impiegati con successo nell’edilizia pesante così come nel settore petrolifero, meccanico, siderurgico e idroelettrico – non è però mai stata messa in discussione dalla clientela. Contando su questo importante know-how, Maria Immacolata Basciu non si è persa d’animo e ha rilevato l’azienda, risorta come Basciu Oleodinamica, portando avanti la tradizione imprenditoriale di Enrico Leoncavallo, l’abnegazione del marito Roberto verso l’attività e la reputazione di un prodotto apprezzato in Italia e all’estero. «Solo in questi ultimi anni, nei quali ho familiarizzato con le dinamiche del lavoro in azienda, ho potuto comprendere pienamente il valore dei nostri attuatori, la loro versatilità di utilizzo, la loro solidità, la loro funzionalità strategica in comparti produttivi che impiegano macchinari da milioni di euro», rileva Maria Immacolata Basciu. L’impresa oggi è in attivo e ha ottenuto commesse dall’Europa, dall’Arabia Saudita e dagli Stati Uniti. «Abbiamo acquisito nuovi clienti con specifiche esigenze. Stiamo perciò adattando i nostri prodotti ai loro profili. Non possiamo ancora dirci totalmente fuori dal tunnel della congiuntura economica negativa ed è difficile poter fare previsioni a media o lunga scadenza, ma la fiducia nei confronti dei nostri attuatori è forte. L’obiettivo è non abbassare gli standard di qualità dei prodotti, come voleva mio marito, e poter investire nel prossimo futuro maggiori risorse nella promozione internazionale». Leonardo Testi
ncrementare l’innovazione. È questo il suggerimento che arriva direttamente dall’altra sponda dell’oceano. È il Fondo Monetario Internazionale, infatti, in un paper dell’economista Andrew Tiffin, a illustrare le linee guida che permetterebbero all’Italia di dare una spinta significativa alla propria economia. Il Bel Paese invece sembra avere il freno a mano tirato sotto il capitolo innovazione, che continua a far registrare performance decisamente negative. Un quadro aggravato anche dalla mancanza di “riforme strutturali”, più volte annunciate e mai veramente realizzate. A fare le spese di questa situazione, oltre a essere parte in causa della scarsa competitività del nostro Paese a livello mondiale, sono le aziende, troppo piccole e con troppo poco appeal internazionale per traghettare l’espansione dell’export italiano. Eppure, molte delle aziende italiane che hanno continuato a crescere ed espandersi anche durante gli ultimi anni di crisi, hanno trovato proprio nell’innovazione tecnologica il giro di vite per ampliare il proprio business. «Ponendoci sul mercato come specialisti della pressofusione con lavorazione di getti d’alluminio – spiega Silvana Zambon che con il marito Gianfranco Bollini, la sorella Antonella e l’aiuto della nonna ha fondato la Sapre – investire in impianti e tecnologie innovative è stato fondamentale per il miglioramento del processo produttivo». Cosa hanno comportato questi investimenti? «Innanzitutto la possibilità per l’azienda di crescere e di spostarsi su altri mercati come quello tedesco e svizzero. Oggi l’azienda è in ascesa continua e vuole essere d’esempio per molte altre. L’Italia, negli ultimi anni, ha perso tesori inestimabili in molti settori
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Silvana Zambon è a capo della Sapre di Gorla Minore (VA) www.sapre-srl.com
L’importanza di fare squadra Nel periodo di crisi che il Paese sta attraversando, molte aziende hanno scoperto l’importanza del poter contare l’una sull’altra. Un principio sottolineato anche da Silvana Zambon, a capo della Sapre. «La mia idea – afferma Silvana Zambon – è quella che i vari settori industriali che hanno fatto grande il nostro Paese si uniscano e facciano fronte comune nelle richieste. Sia a livello politico che amministrativo, ambito in cui le riforme sono ormai necessarie».
imprenditoriali; per questo è fondamentale condividere i saperi e fare squadra per riuscire a risolvere i numerosi problemi burocratici ed evitare così ulteriori “stragi”». Quali sono state le fasi della vostra crescita? «Essendo terzisti, inizialmente abbiamo lavorato nel mercato automobilistico. Poi, con la crisi, il mercato dell'auto è calato notevolmente. Avendo però lavorato bene e investito internamente, abbiamo avuto la possibilità di espanderci nel settore della pressofusione. In tutto ciò si sono dimostrate fondamentali la serietà aziendale, la puntualità nelle consegne e gli investimenti tecnologici». Quali sono stati gli investimenti maggiori? «Macchine di pressofusione, forni e investimenti sul personale. Sono questi i fattori su cui le aziende devono sempre puntare. Un altro fattore fondamentale si è rivelato inoltre la capacità di sapersi adeguare ai cambiamenti in base alle situazioni che ci si trova davanti». Marco Tedeschi