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FOCUS EMILIA ROMAGNA Tiberio Rabboni

Fico polarizzerà su Bologna e sull’Emilia Romagna l’interesse degli appassionati del cibo di qualità, italiani e stranieri attività un progetto unitario di Regione, Unioncamere, Ice e Consorzi Dop e Igp, denominato “Deliziando”, che unendo risorse, competenze e servizi promuove l’export delle piccole e medie aziende alimentari di qualità nei mercati emergenti. Al progetto si affiancano le altre iniziative regionali di sostegno ai progetti di internazionalizzazione delle imprese e delle fiere, oltre all’indispensabile aggregazione delle aziende, soprattutto piccole e medie». Cosa rappresentano il progetto Fico di Bologna e l’Expo 2015 per l’agroalimentare della regione? «Fico polarizzerà su Bologna e sull’Emilia Romagna l’interesse degli appassionati del cibo di qualità, italiani e stranieri, sottolineando ancora di più la vocazione, la reputazione e il brand territoriale di una regione

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che è diventata sinonimo di eccellenza, come ha peraltro affermato di recente la nota rivista americana Forbes, che ha definito l’Emilia Romagna la regione dove si mangia meglio al mondo. L’Expo ne costituirà il trampolino di lancio. Non a caso, l’apertura di Fico è prevista in concomitanza con l’avvio dell’Esposizione universale di Milano». Perché sarebbe importante modificare le regole italiane di rilascio delle Dop e Igp? «Perché le regole nazionali sono inutilmente restrittive rispetto a quelle europee e, dunque, disincentivanti per i produttori. In Italia, ad esempio, i consorzi di produttori possono fare solo tutela e promozione, ma non programmazione produttiva e commerciale. In altri paesi Ue non è così. Il risultato? Rispetto a quello standard, il prodotto certificato Igp è inferiore all’1

per cento nel caso delle pesche e nettarine di Romagna, arriva all’1 per cento per la pera Igp dell’Emilia Romagna, sale al 6,5 - una delle percentuali più elevate - per la patata di Bologna Dop. Per questo chiediamo di far gestire ai consorzi dei produttori Dop e Igp, come avviene in altri paesi Ue, tutela dalle contraffazioni, programmazione produttiva, coordinamento commerciale e promozione in maniera congiunta. Un’altra richiesta riguarda la documentazione di storicità della produzione vegetale di un determinato territorio. È giustissimo richiederla per le specifiche tipologie (pere, mele, pesche, asparagi), ma non per le varietà. Le varietà possono cambiare. Ciò che deve rimanere inalterato, e che fa la differenza, è il legame di unicità di queste produzioni con il loro territorio».

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Maggio 2014


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