La progettazione integrata tra dialogo e collaborazione Stefano Capretti, Angelo Bizzarri e Simone Senesi di ArchIngegno hanno superato la figura del progettista genio solitario, preferendo ai canoni stilistici le esigenze costruttive di ogni lavoro e la collaborazione fra professionisti dalle competenze e i percorsi differenti di Manlio Teodoro
Un tema particolarmente attuale è quello della qualità della progettazione. Questa si costruisce attraverso il dialogo tra il progettista, che è l’ideatore, e il committente, che sarà il fruitore dell’opera compiuta. Oggi il progettista non è più quella figura, tipicamente novecentesca, del genio solitario che progetta spazi definiti da canoni stilistici – di volta in volta, razionalisti, neoclassici, avanguardisti, minimalisti o magari decostruttivisti. All’uno si è sostituito il gruppo di progettazione. È possibile che al suo interno ci sia un personaggio di spicco, come un coordinatore della progettazione, ma le altre e molteplici competenze continuano a dialogare e interagire fra loro e sempre col committente. Ai canoni stilistici si sono quindi sostituite le esigenze di vivibilità, economicità nella gestione, inserimento nel tessuto urbano e nell’ambiente circostante. Questa nuova modalità di progettare e fare architettura è rappresentata dallo studio ArchIngegno, che raggruppa tre professionisti. «A partire dal nome – spiega l’architetto Angelo Bizzarri – ArchIngegno vuole esprimere questa idea: ognuno ha le proprie competenze e la propria formazione, mettendo in comune il lavoro si cresce e si allargano gli orizzonti. Questa è anche la sfida che proponiamo ai giovani architetti o ingegneri che vengono a lavorare con noi». Le dinamiche sottese al mondo dell’ingegneria e 286
dell’architettura descrivono ambiti fortemente interagenti e competitivi, da sviluppare sulla base di un percorso progettuale integrato. L’ingegner Stefano Capretti aggiunge: «Il concetto di progettazione integrata ci ha sempre affascinato. Fin dai tempi dell’università, quando il più grande maestro degli ingegneri fiorentini, Andrea Chiarugi, ci diceva in modo molto appassionato che “L’ingegnere è un progettista, non un calcolatore”. E ci indicava fulgidi esempi di progettisti del Novecento – Nervi, Morandi, Michelucci, il più recente Calatrava – per i quali la forma è struttura e la struttura è forma». Un esempio di questo modo di fare architettura è dato da uno dei recenti lavori dello studio. «Nella progettazione degli impianti di un nuovo centro parrocchiale a San Lorenzo a Campi (FI) – spiega l’ingegner Simone Senesi –, l’integrazione progettuale ha dato l’avvio a uno stretto dialogo con il progettista architettonico, e con la stessa committenza, sulla scelta dei materiali per l’involucro edilizio, volta a combinare le soluzioni formali con le prestazioni energetiche e C&P