ARCHITETTURA CONTEMPORANEA | Saverio Renda
L’architettura è relazione Un giovane architetto, figlio d’arte, si confronta con le problematiche sempre attuali dell’architettura contemporanea. Saverio Renda rimette al centro l’idea che l’architettura è innanzitutto una ricerca del “costruire per l’uomo” di Salvatore Cavera
Intriso di una civiltà architettonica tra le più ricche al mondo, il territorio siciliano e la sua capitale sono ancora inesorabilmente sontuosi e degradati. Come svolgere il proprio compito di architetto poco più che ventenne, che raccoglie l’eredità di un padre – Gaetano Renda – che ha restaurato molti dei più importanti monumenti dell’isola? «Essere un architetto – spiega Saverio Renda – e trovarsi a guidare uno studio che ha venticinque anni di attività alle spalle e un nome impegnativo, Laboratorio per l’Architettura Storica, può sembrare una fortuna. In realtà sono costretto a confrontarmi con temi inediti e sicuramente critici: un consumo del territorio non più sostenibile, una finanza pubblica sempre più limitata, uno iato sempre più profondo tra le archistar e l’architettura quotidiana, le tecnologie costruttive in continua evoluzione, ma scarsissima sperimentazione. Questi sono solo alcuni degli orizzonti rispetto ai quali vorrei che la mia professione sapesse andare oltre». La straordinarietà dell’architettura italiana, nei secoli, Gaetano Renda, fondatore del Laboratorio per l’Architettura Storica, Palermo, nel convento di Sant’Anna in Sciacca (AG). Nell’altra immagine, Convento dei cappuccini, Salaparuta (TP). Nell’altra foto, Saverio Renda www.architetturastorica.it
è stata sempre caratterizzata dalla commovente armonia tra il costruito e il paesaggio naturale o urbano che sia. Oggi che finalmente anche le grandi opere sono costrette a rispettare il territorio in cui si inseriscono, l’architettura dovrebbe diventare opinion leader nel proporre il recupero dell’antico, per restituire a nuova e futura vita quanto è ormai solo iconografia del presente. «Il mio desiderio non può eludere una ricerca del “costruire per l’uomo”.Tutti gli architetti, credo, conoscano quel brivido del gesto artistico, del segno che dà senso, del fare affinché non ci dimentichino. Ma non credo che questo sia un atteggiamento corretto: l’architettura è innanzitutto relazione. Relazione con la committenza, relazione con il territorio, relazione tra le sue funzioni, relazione delle forme, relazione con la materia e, ovviamente, relazione con i budget. L’architetto è un artista quando ciò che realizza è sentito da chi lo vive come assolutamente necessario. L’architettura non ammette sprechi – in tutti i sensi – e la bellezza è una necessità umana. Se i miei desideri saranno il mio tormento, c’è un lusso che posso e devo permettermi: l’impegno concreto per l’ecologia, la democrazia e la bellezza. Gli architetti non sono forse chiamati a governare l’arte per la società?».