architettura 10 2010

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Un’architettura verticale per un futuro “green” È proiettata al futuro la mente di Esmeralda Mapelli, firma di Urban Group. Con la volontà di improntare l’architettura su una filosofia comunicativa tesa a garantire un futuro sostenibile, per tutti, all’interno delle nostre città di Andrea Moscariello

Il substrato estetico e culturale di una realtà urbana non deve intimorire l’estro delle nuove generazioni di architetti. E l’Italia, al pari di altre realtà come il Medio Oriente o i paesi anglosassoni, deve concedere libertà di espressione, e quindi di evoluzione, ai giovani progettisti. «Il carattere preesistente di una città deve essere la base, non un vincolo che limita l’architettura moderna». Così parla l’architetto Esmeralda Mapelli, dello studio Urban Group di Milano, confrontando lo “stallo” italiano con l’intraprendenza dei grandi progetti internazionali. E la professionista lo sa bene, avendo preso parte ad alcuni importanti concorsi, tra cui quello per la realizzazione dell’Oic Building, l’edificio per 62

l’organizzazione della conferenza islamica. «Architettura è, prima di tutto, comunicazione – spiega Mapelli -, non deve rappresentare unicamente una disciplina fine a se stessa, deve invece integrarsi con le altre arti, con la cultura e soprattutto con la realtà in cui va a inserirsi». Un’integrazione che nell’epoca contemporanea deve necessariamente basarsi su nuovi presupposti, a partire dalla riqualificazione delle aree urbane e l’ampliamento degli spazi verdi. «In Italia questo è un discorso fondamentale. Non abbiamo i grandi spazi degli Stati Uniti. Per questo dobbiamo puntare alla concentrazione delle masse edilizie, verticalizzandole, per ottenere spazi da dedicare al verde. In questo C&P


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