Ad Quartum Leonem - Gennaio 2015

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Nel giardino dei semplici Un angolo di paradiso a Leno di Daniela Iazzi |

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a sempre l’umanità per curarsi si affida ai principi contenuti nelle piante, probabilmente imitando gli animali che conoscono bene il potere guaritore di specifiche erbe. Un ruolo culturale e sanitario fondamentale per la società fu svolto dagli ordini monastici che nel Medioevo, per assolvere la missione caritatevole cui erano chiamati, si occuparono dell’assistenza agli infermi. Per fare questo, nei monasteri furono istituiti i “Giardini dei semplici” (chiamati anche Hortus simplicium). La parola “semplici” deriva dal latino medioevale medicamentum o medicina simplex, ed era usata per definire le erbe e le pianti medicinali. Nelle abbazie, oltre alla coltivazio-

daniela.iazzi@fondazionedominatoleonense.it

ne, i monaci svolsero anche un’attività di studio e ricerca sulle proprietà delle piante. Da foglie, cortecce, radici e fiori, i medici-monaci trassero i primi farmaci, incrementando la conoscenza della medicina e dell’impiego delle piante officinali. Accanto alle abbazie sorsero quindi i primi ospizi e ospedali, destinati ad accogliere i pellegrini infermi. Anche nel monastero di San Benedetto di Leno era presente un’area dedicata a questa importante attività. Dopo oltre due secoli dalla sua demolizione, all’interno del sito archeologico - dove è possibile trovare le tracce del glorioso cenobio longobardo - un’area è stata dedicata dalla Fondazione Dominato Leonense alla realizzazione di un giardino dei semplici in stile medioevale.

Grazie a un accordo di collaborazione con l’associazione Il Fauno e Legambiente, i volontari hanno iniziato nei mesi scorsi a creare la struttura del giardino e a seminare le prime piante officinali. In ogni aiuola, di forma rettangolare, sono presenti gruppi di piante ed erbe destinate alla cura di un particolare disturbo. Il giardino è diviso in quattro vialetti, che ricordano i quattro fiumi del Paradiso. Tra novembre e dicembre scorso è stato avviato un progetto didattico con le scuole primarie di Leno, le cui classi hanno partecipato a una lezione dedicata proprio al Giardino dei Semplici e condotta in Villa Badia dalla Fondazione Dominato Leonense. ●

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Riscoprire la memoria storica della nostra civiltà Un progetto di scavo pluriennale per Villa Badia di Daniela Iazzi |

daniela.iazzi@fondazionedominatoleonense.it

Riprendono gli scavi archeologici a Villa Badia, là dove nell’VIII secolo veniva fondato e costruito il monastero di San Benedetto voluto da Desiderio, re dei Longobardi. Il progetto di ricerca 2015 che vedrà insieme Università di Verona e Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia, prevede l’apertura di una grande e unica area di scavo che collegherà i due settori indagati nel 2014 e metterà sul campo studenti di archeologia di tutta Italia. 10

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area archeologica legata al monastero di Leno rappresenta una delle realtà più interessanti per gli studi sull’altomedioevo italiano.” Ad affermarlo è Fabio Saggioro, docente presso l’Università degli Studi di Verona – Dipartimento T.E.S.I.S – che dal 2014 coordina lo scavo archeologico di Villa Badia. Le indagini dirette dalla Soprintendenza per i beni archeologici negli ultimi 10 anni hanno consentito di definire le strutture degli edifici religiosi del monastero di San Benedetto,

sorto nel 758 d.C su volontà di Re Desiderio. Tuttavia, erano ancora da scoprire e studiare le dinamiche con il territorio circostante. Un primo passo verso questa direzione è stato compiuto nel 2013, con i sondaggi realizzati dall’archeologa Denise Morandi – sempre diretti dalla Soprintendenza – che hanno portato alla luce strutture riferibili a un vasto insediamento. L’anno successivo, grazie a una convenzione siglata dalla Fondazione Dominato Leonense con l’Università di Verona e la Soprintendenza per i beni archeologici della Lombar-


dia, è stato avviato un progetto triennale, con l’obiettivo di raccogliere maggiori informazioni sull’insediamento appena scoperto, per comprendere la sua funzione e i rapporti con il monastero stesso. “Le ricerche del 2014 – spiega il professor Saggioro – si sono concentrate su due distinti settori dell’area nord del parco di Villa Badia, aperti seguendo le tracce dei precedenti sondaggi. Sono state rinvenute alcune strutture costruite con pali in legno ben lavorato, interpretabili come strutture di servizio ad uno o più corsi d’acqua incana-

lati e regolati dall’uomo per diversi secoli. L’arco cronologico è probabilmente inquadrabile tra l’VIII e l’XI secolo, ovvero il periodo che vide la costruzione delle prime due fasi del monastero di San Benedetto. Sembrano appartenere a un momento successivo, tra XI-XIII secolo, le evidenze di un’imponente opera di bonifica visibile su tutta l’area e la costruzione, limitata al settore est, di nuovi edifici in muratura. Queste attività potrebbero relazionarsi alla vigorosa opera di distruzione delle strutture dell’Abbazia e la successiva ricostruzione allargata

avvenuta durante il rettorato dell’abate Gonterio. Si tratta di risultati e ipotesi importanti, ma che necessitano di ulteriori confronti e conferme attraverso nuove campagne di scavo”. La validità culturale e scientifica di questo progetto è stata confermata dalla Regione Lombardia, che ha concesso un importante contributo economico nell’ambito del Bando per la promozione di interventi di valorizzazione del patrimonio archeologico e dei siti UNESCO. “Il progetto di ricerca 2015 - prosegue il docente veronese - prevede l’apertura di una grande e unica area di scavo, che colleghi i due settori indagati nel 2014, e che si espande in direzione nord del parco della Villa. Ciò permetterà di chiarire direttamente i dubbi legati ai depositi finora rilevati e di avanzare verso la zona che le trincee del 2013 segnalavano come quella più densamente sfruttata dall’uomo e probabilmente collegata all’area dell’insediamento. Grande attenzione verrà riservata allo studio delle ceramiche e in generale dei materiali antichi, alle analisi ambientali soprattutto legate ai reperti vegetali (legni, semi, pollini) e alla restituzione grafica e fotografica con tentativi di ricostruzione 3D delle evidenze”. L’indagine archeologi-

ca condotta a Leno ha una doppia valenza: oltre ad ampliare le conoscenze di questo importante sito storico, ha una funzione anche didattica. “La prossima campagna, che durerà circa 2 mesi, verrà aperta alla partecipazione di studenti non solo dell’ateneo veronese, bensì di molte università nazionali. La sfida è allargare la squadra di ricerca e formare giovani studenti verso la professione, sia nel lavoro di scavo manuale, che nelle attività di studio e classificazione dei materiali. Le indagini si suddivideranno in turni di almeno due settimane e circa 20 studenti ciascuno, in modo da offrire da una parte una certa continuità al lavoro, dall’altra la possibilità di coinvolgere un alto numero di studenti in questa importante esperienza”. Negli anni abbiamo assistito a un aumento dell’interesse per questo sito di incredibile importanza storica, archeologica e culturale. L’avvio di una campagna triennale offre un’ulteriore spinta in questa direzione, confermando la volontà della Fondazione Dominato Leonense con il supporto di Cassa Padana, che sin dalla sua nascita promuove la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio storico-archeologico del territorio in cui opera. ●

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2015: le prime proposte didattiche della Fondazione Il giardino dei semplici: a misura di bambino Si chiama “Il giardino dei semplici: un viaggio tra natura e storia” la nuova proposta didattica della Fondazione Dominato Leonense rivolta agli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Una lezione nata con la collaborazione di alcune insegnanti della scuola primaria di Leno, nell’ambito del progetto Expo 2015, che coinvolge le scuole del territorio lenese. Si tratta di una lezione durante la quale i bambini, mediante domande e approfondimenti, imparano le origini dei giardini dei semplici, le ragioni del perché sono nati, quali erano le piante coltivate e i loro benefici. L’incontro, della durata di un’ora e mezza, si tiene in Villa Badia a Leno e prevede, oltre a una prima parte teorica, la visita al giardino dei semplici, per far vedere e toccare con mano ai bambini le erbe e le piante officinali coltivate.

I Longobardi nella storia Nel 2015 Villa Badia ospiterà la mostra “Arimanni nobili e re”, dedicata ai longobardi che vissero nella pianura bresciana orientale. La Fondazione Dominato Leonense, in collaborazione con l’associazione Il Vaso di Pandora, ha progettato una proposta didattica rivolta agli alunni delle scuole di ogni ordine e grado. Sono stati studiati diversi percorsi, dalla visita guidata classi-

ca alla mostra, al percorso tematico fino al laboratorio manuale. Gli approfondimenti riguardano la vita dei longobardi in Italia e la vita all’interno del monastero di Leno. Durante i laboratori, invece, gli alunni potranno scoprire la tecnica dello sbalzo e realizzare una crocetta o un pendaglio; oppure potranno avvicinarsi alla

tecnica dei miniatori medievali. Questo progetto nasce dalla convinzione dell’importanza della storia e dello studio della stessa nella formazione di ogni ragazzo. Stimolando la curiosità degli alunni, si vuole approfondire la conoscenza della storia di un territorio segnato indubbiamente dal popolo longobardo.

Per saperne di più Fondazione Dominato Leonense Tel. 030-9038463 / info@fondazionedominatoleonense.it www.fondazionedominatoleonense.it

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