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2.1.2 Obiettivi “allargati” Pag

2.1.2 Obiettivi “allargati” Abbiamo visto che, riconoscendo sfumature più ampie del concetto di obsolescenza, si possono individuare altri obiettivi oltre a quello della completa rimozione: ad esempio il riuso, la rifunzionalizzazione, la mitigazione degli impatti negativi sul paesaggio, il restauro o, in altri casi, il semplice riconoscimento di un diffuso patrimonio culturale. Queste riflessioni suggeriscono dunque la necessità di porsi in modo più ampio e integrato il problema della gestione di queste strutture, sia di quelle che sono obsolete oggi, sia di quelle che potranno diventarlo o non esserlo più in futuro.

In particolare si sottolinea che la Convenzione Europea del Paesaggio evidenzia l’importanza della percezione del paesaggio da parte delle popolazioni. In quest’ottica, l’attribuzione di un valore o di un giudizio alle strutture obsolete non si dà una volta per tutte. Se da un lato esse sono interpretate come un disvalore/detrattore del paesaggio, come desunto dall’approccio dei documenti citati nel paragrafo precedente, dall’altro potrebbero essere interpretate come un valore da parte delle popolazioni e degli attori locali. Uno stesso elemento può essere giudicato in maniera opposta a seconda della sensibilità di chi lo osserva. E’ evidente quindi che da queste diverse percezioni possono discendere obiettivi e azioni profondamente diversi, anche opposti (da un lato la demolizione e dall’altro il restauro). A titolo di esempio, si riporta il caso dei ruderi degli impianti da sci realizzati negli anni ’60 presso le torbiere di Danta di Cadore16. Sul sito dedicato alla salvaguardia ambientale delle torbiere si evince che nell’ambito della riqualificazione delle torbiere stesse i resti dell’impianto di funivia sono state considerate una “minaccia” per il paesaggio: “l’impatto arrecato è esclusivamente di tipo paesaggistico, ma significativo perché la torbiera, al di là delle peculiarità ecologiche e naturalistiche proprie delle aree umide, si colloca in una zona di elevato pregio estetico”. In queste parole è evidente che il giudizio negativo non riguarda l’impatto ambientale, ma esclusivamente quello paesaggistico. Esprimendoci con le categorie fin qui utilizzate, i plinti dei piloni della sciovia rimasti in sito dopo la sua demolizione sarebbero propriamente delle strutture obsolete da rimuovere. Tuttavia, visto da un altro punto di vista, lo stesso oggetto può anche essere percepito come una testimonianza del vissuto locale o di tecnologie in uso nel recente passato: una discussione su un forum di appassionati di funivie17 rivela proprio questa percezione, e la rimozione delle tracce degli impianti di Danta, fortemente voluta (e realizzata) nell’ambito della riqualificazione ambientale, viene qui vista come una perdita.

Muovendo da questa complessità in tabella 2 vengono riportati i possibili obiettivi e le potenziali azioni che ne derivano, sulla base di diversi possibili riferimenti; la tabella può essere uno strumento utile per la discussione e la definizione di una progettualità condivisa tra i soggetti della rete e i portatori di interesse.

16 Sebbene le Tobiere di Danta siano esterne al perimetro delle Dolomiti Unesco si riporta questo esempio come paradigmatico della possibile non identità di vedute su una struttura “obsoleta”. 17 http://www.funiforum.org/funiforum/showthread.php?t=4911

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