Il Foglietto dell'Istituto dei Canossiani - n. 1 - 2022

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Foglietto dell’Istituto dei Canossiani

PUBBL. TRIMESTRALE ANNO 91 - N. 1 - Gennaio/Marzo 2022 Poste Italiane spa - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Verona .

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Anno 91 Numero 1

Gennaio Marzo 2022

Perdonaci Signore, se non contenti dei chiodi con i quali trafiggemmo la tua mano, continuiamo ad abbeverarci al sangue dei morti dilaniati dalle armi. Perdonaci, se queste mani che avevi creato per custodire, si sono trasformate in strumenti di morte. Perdonaci la guerra, o Signore, poni un freno alla violenza! Fermaci, Signore! (don Mimmo, arcivescovo di Napoli)


Foglietto

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dell’Istituto dei Canossiani Anno 91 / Numero 1 / Gennaio/Marzo 2022

SOMMARIO MARIA, DI SPERANZA FONTANA VIVACE! – PAPA FRANCESCO CONSACRA LA RUSSIA E L’UCRAINA AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

» pag. 1

DALLA PASQUA L’AMORE CHE CI SPINGE AD ANDARE AVANTI! – L’AUGURIO PASQUALE DEL PADRE GENERALE

» pag. 5

DALL’AMORE DI CRISTO SULLA CROCE, ANIMATI A VIVERE LO SPIRITO GENEROSISSIMO, PAZIENTISSIMO, AMABILISSIMO

» pag. 7

L’ATTESA VISITA DEL PADRE GENERALE – DELEGAZIONE FILIPPINE - TIMOR LESTE

» pag. 11

IL CENTRO PASTORALE “SANTA GIANNA BERETTA MOLLA” GUARDA VERSO IL FUTURO – ROMA, ACILIA

» pag. 14

TRA STORIE DI DISAGIO E DI INTEGRAZIONE – ROMA, ORATORIO SAN GIORGIO DI ACILIA

» pag. 18

BAKHITA’S GROUP – CONSELVE, PATRONATO

» pag. 20

L’ORATORIO SAN CORRADO OSPITA IL PRESIDIO CARITAS – PACHINO

» pag. 21

“LA GRANDEZZA DELL’UOMO RISIEDE NELLA SUA PACE” – RIPOSTO, ORATORIO S. MADDALENA DI CANOSSA

» pag. 23

“NESSUNO PRENDE LA MIA VITA, SONO IO CHE LA DONO LIBERAMENTE!” (Gv 10,18) – ORDINAZIONE PRESBITERALE DI P. CAIO AUGUSTO HENRIQUE

» pag. 24

“LO SPIRITO DEL SIGNORE È SOPRA DI ME!” – A MALAYAMPADI, KERALA L’ORDINAZIONE PRESBITERALE DI P. PRAKASH DAMOR

» pag. 27

IL PADRE GENERALE VISITA LA QUASI-PARROCCHIA “OUR LADY OF LOURDES” – MARIKINA

» pag. 30

PROGETTI DI CARITÀ DELLA FONDAZIONE “BAKHITA CANOSSA” – MANILA

» pag. 32

IL POSTULATO: UNO SGUARDO PIÙ DA VICINO ALLA COMUNITÀ E ALL’ISTITUTO – QUEZON CITY

» pag. 34

“NON DIRE SONO GIOVANE…” LA MIA AFRICA. OVVERO, LA MIA ESPERIENZA FORMATIVA E MISSIONARIA IN KENYA – ONGATA RONGAI, ST.MONICA

» pag. 36

UNA COMUNITÀ CHE CAMMINA INSIEME – IGOMA, MWANZA

» pag. 38

VITA E ATTIVITÀ DELLA COMUNITÀ DI FORMAZIONE – HERA, DILI

» pag. 39

PADRE TARCISIO PESCAROLO, UNA VITA PER LA MISSIONE – (ISOLA DELL’ABBÀ, 18/08/1935 – NEGRAR, 01/03/2022)

» pag. 41

FRA LUIGI RAMPIN, UNA VITA DEDICATA ALL’ORATORIO – (CONSELVE, 13/06/1935 - NEGRAR, 22/03/2022)

» pag. 43

Foto di copertina: la Via Crucis per le strade di Malayampadi, Kerala

AVVISO AL LETTORE L’ente morale Congregazione dei Figli della Carità – Canossiani La informa che i Suoi dati (nome, cognome) fanno parte dell’archivio elettronico del nostro Istituto allo scopo di poterle spedire il nostro periodico. Nel rispetto di quanto stabilito dal regolamento UE 2016/679, Regolamento Generale sulla protezione dei dati (cd. GDPR) La informiamo che i Suoi dati saranno utilizzati solo per l’invio del periodico e non saranno oggetto di comunicazione o diffusione a terzi. Per essi Lei potrà richiedere, in qualsiasi momento, modifiche, aggiornamenti, integrazione o cancellazione, scrivendo all’attenzione del Direttore Responsabile de “Il Foglietto”: P. Antonio Papa - Via Santa Giuseppina Bakhita, 1 – 37142 - Poiano - VERONA

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Direttore resp.: Padre Antonio Papa Con approvazione ecclesiastica Registrato al Tribunale di Venezia n. 333 – 22-05-1962 Grafica e Impaginazione: Projekta sas di Franco Massimo - Verona Stampa: Verona Stampa - VR


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MARIA, DI SPERANZA FONTANA VIVACE! Papa Francesco consacra la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria Abbiamo davanti agli occhi le impressionanti immagini della guerra. Arrivata a colpire tanti fratelli e sorelle di un popolo che finora conoscevamo solo o quasi per il lavoro di tante donne ucraine come badanti nelle nostre case… non pensavamo che nel 2022 tornassero a rimbombare le granate e i bombardamenti. E così vicino a noi! Conosciamo l’impegno e i ripetuti forti appelli di Papa Francesco per scongiurare prima e invocare poi la fine delle ostilità e della guerra iniziata dalla Russia contro l’Ucraina alla fine dello scorso febbraio. Il Santo Padre ha continuato ad invitare tutti i credenti alla

preghiera. Ha voluto poi, nello spirito dei Segreti di Fatima, fare la consacrazione della Russia e dell’Ucraina e di tutta l’umanità al Cuore Immacolato di Maria. Tale atto di consacrazione, «poiché è bene disporsi a invocare la pace rinnovati dal perdono di Dio» è avvenuto venerdì 25 marzo giorno dell’Annunciazione, durante la celebrazione della Penitenza in San Pietro. Pubblichiamo il testo di questa preghiera di consacrazione. È un forte esame di coscienza per tutti. Ma è soprattutto un atto di fede nella misericordia divina e nell’intercessione della Madre per i suoi figli tribolati.


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ATTO DI CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA O Maria, Madre di Dio e Madre nostra, noi, in quest’ora di tribolazione, ricorriamo a te. Tu sei Madre, ci ami e ci conosci: niente ti è nascosto di quanto abbiamo a cuore. Madre di misericordia, tante volte abbiamo sperimentato la tua provvidente tenerezza, la tua presenza che riporta la pace, perché tu sempre ci guidi a Gesù, Principe della pace. Ma noi abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare

l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune. Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle. Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore! Nella miseria del peccato, nelle nostre fatiche e fragilità, nel mistero d’iniquità del male e della guerra, tu, Madre santa, ci ricordi che Dio non ci abbandona, ma continua a guardarci con amore, desideroso di perdonarci e rialzarci. È Lui che ci ha donato te e ha posto nel tuo Cuore immacolato un rifugio per la Chiesa e per l’umanità. Per bontà divina sei con noi e anche nei tornanti più angusti della storia ci conduci con tenerezza. Ricorriamo dunque a te, bussiamo alla porta del tuo Cuore noi, i tuoi cari figli che in ogni tempo non ti stanchi di visitare e invitare alla conversione. In quest’ora buia vieni a soccorrerci e consolarci. Ripeti a ciascuno di noi: “Non sono forse qui io, che sono tua Madre?” Tu sai come sciogliere i grovigli del nostro cuore e i nodi del nostro tempo. Riponiamo la nostra fiducia in te. Siamo certi che tu, specialmente nel momento della prova, non disprezzi le nostre suppliche e vieni in nostro aiuto. Così hai fatto a Cana di Galilea, quando hai affrettato l’ora dell’intervento di Gesù e hai introdotto il suo primo segno nel mondo. Quando la festa si era tramutata in tristezza gli hai detto: «Non hanno vino» (Gv 2,3). Ripetilo ancora a Dio, o Madre, perché oggi abbiamo esaurito il vino della speranza, si è dileguata la gioia, si è annacquata la fraternità. Abbiamo smarrito l’umanità, abbiamo sciupato la pace. Siamo diventati capaci di ogni violenza e distruzione. Abbiamo urgente bisogno del tuo intervento materno.


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Accogli dunque, o Madre, questa nostra supplica.

Regina della pace, ottieni al mondo la pace.

Tu, stella del mare, non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra.

Il tuo pianto, o Madre, smuova i nostri cuori induriti. Le lacrime che per noi hai versato facciano rifiorire questa valle che il nostro odio ha prosciugato. E mentre il rumore delle armi non tace, la tua preghiera ci disponga alla pace. Le tue mani materne accarezzino quanti soffrono e fuggono sotto il peso delle bombe. Il tuo abbraccio materno consoli quanti sono costretti a lasciare le loro case e il loro Paese. Il tuo Cuore addolorato ci muova a compassione e ci sospinga ad aprire le porte e a prenderci cura dell’umanità ferita e scartata.

Tu, arca della nuova alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione. Tu, “terra del Cielo”, riporta la concordia di Dio nel mondo. Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono. Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare. Regina del Rosario, ridesta in noi il bisogno di pregare e di amare. Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità.

Santa Madre di Dio, mentre stavi sotto la croce, Gesù, vedendo il discepolo accanto a te, ti ha detto: «Ecco tuo figlio» (Gv 19,26): così ti ha affidato ciascuno di noi. Poi al discepolo, a ognuno di noi, ha detto: «Ecco tua madre» (v. 27). Madre, desideriamo adesso


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accoglierti nella nostra vita e nella nostra storia. In quest’ora l’umanità, sfinita e stravolta, sta sotto la croce con te. E ha bisogno di affidarsi a te, di consacrarsi a Cristo attraverso di te. Il popolo ucraino e il popolo russo, che ti venerano con amore, ricorrono a te, mentre il tuo Cuore palpita per loro e per tutti i popoli falcidiati dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia e dalla miseria. Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia

al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo. Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del nostro cuore, tu che “sei di speranza fontana vivace”. Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace. Amen.


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Dalla Pasqua l’amore che ci spinge ad andare avanti! L’AUGURIO PASQUALE DEL PADRE GENERALE

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arissimi Confratelli, Sorelle Canossiane, Laici e Collaboratori, amici e benefattori.

BUONA PASQUA!

Ci stiamo avvicinando alla celebrazione del Triduo pasquale che non è solo il centro dell’anno liturgico ma il riferimento fondamentale per la nostra vita cristiana e Canossiana. È durante la Settimana Santa, vissuta sempre con grande intensità, che la nostra Fondatrice S. Maddalena ha colto la ricchezza e profondità del versetto “Inspice et fac secundum exemplar”. La contemplazione del Crocifisso e il viverne le virtù è diventato per lei e per noi tutti il nucleo carismatico. La mia preghiera è che in questo tempo di grazia possiamo tutti noi sperimentare quello che ci dice la nostra Regola: “Gesù Cristo elevato da terra ci attrae a sé: ci rivela il culmine e la perennità del mistero di Dio amore e infonde in noi il suo Spirito affinché diveniamo veri adoratori del Padre. Come Maria stiamo ai piedi della croce per imprimere nel nostro cuore la generosità senza limiti del Crocifisso, e riviverla in ogni momento della nostra vita. Su questo amore, gratuito e generoso, costruiamo la nostra identità e unifichiamo la nostra esistenza, nell’obbedienza alla volontà del Padre,

nella ricerca di Dio solo, nell’identificazione con Cristo.” (RdV, CS 24-25). Allo stesso tempo lasciamoci provocare in questi giorni da alcuni semplici ma profondi richiami di papa Francesco fatti a tutti i consacrati nell’omelia tenuta il 2 febbraio scorso nella giornata mondiale della Vita Consacrata: “Allora ci chiediamo: da chi ci lasciamo principalmente muovere: dallo Spirito Santo o dallo spirito del mondo? È una domanda su cui tutti dobbiamo misurarci, soprattutto noi consacrati. …Possiamo chiederci, noi, fratelli e


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sorelle: che cosa muove i nostri giorni? Quale amore ci spinge ad andare avanti? Lo Spirito Santo o la passione del momento, ossia qualsiasi cosa? Come ci muoviamo nella Chiesa e nella società? A volte, anche dietro l’apparenza di opere buone, possono nascondersi il tarlo del narcisismo o la smania del protagonismo. In altri casi, pur portando avanti tante cose, le nostre comunità religiose sembrano essere mosse più dalla ripetizione meccanica – fare le cose per abitudine, tanto per farle – che dall’entusiasmo di aderire allo Spirito Santo. Farà bene, a tutti noi, verificare oggi le nostre motivazioni interiori, discerniamo le mozioni spirituali, perché il rinnovamento della vita consacrata passa anzitutto da qui. (…) Fratelli e sorelle, il Signore non manca di darci segnali per invitarci a coltivare una visione rinnovata della vita consacrata…. L’ho detto tante volte: oggi, la tentazione di andare indietro, per sicurezza, per paura, per conservare la fede, per conservare il carisma fondatore… lo Spirito invita a rinnovare la nostra vita

e le nostre comunità. E come facciamo questo? Lui ci indicherà il cammino. Noi apriamo il cuore, con coraggio, senza paura. Apriamo il cuore. Guardiamo a Simeone e Anna: anche se sono avanti negli anni, non passano i giorni a rimpiangere un passato che non torna più, ma aprono le braccia al futuro che viene loro incontro. Fratelli e sorelle, non sprechiamo l’oggi guardando a ieri, o sognando di un domani che mai verrà, ma mettiamoci davanti al Signore, in adorazione, e domandiamo occhi che sappiano vedere il bene e scorgere le vie di Dio. Il Signore ce li darà, se noi lo chiediamo. Con gioia, con fortezza, senza paura!” Auguri fratelli e sorelle! Che le nostre braccia, come quelle di Francesco, stringano Gesù Crocifisso! Auguri, che ci lasciamo muovere e animare sempre più dal suo Amore! Che i nostri occhi sappiano scorgere il bene e scoprire le vie di Dio! Buona Pasqua! P. Carlo Bittante

Gruppo dei partecipanti agli esercizi spirituali – Poiano 2 aprile 2022


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Dall’Amore di Cristo sulla Croce, animati a vivere lo Spirito generosissimo, pazientissimo, amabilissimo L’alleanza, la nuova ed eterna alleanza suggellata dalla Pasqua di Gesù, riletta e compresa alla luce dell’ispirazione carismatica di Santa Maddalena. La vita donata di Gesù, in totalità, partecipata a noi nella fede e nel sacramento pasquale e nella contemplazione del Crocifisso, abilita noi suoi discepoli allo stesso dono smisurato e gratuito.

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Alleanza è l’amare “in perdita” di Dio, il suo donare vita in modo radicalmente gratuito. Solo Dio può farlo, perché in lui la vita è inesauribile. Eppure, finché questa verità resta una nozione, un’idea, un attributo divino, il coinvolgimento della creatura umana resta parziale, al massimo razionale; resta una promessa che attende il suo compimento. Per questo si è reso necessario nella storia l’evento dell’incarnazione. Dio traduce l’annuncio verbale del suo fare Alleanza in una corporeità umana visibile, attua nella carne quell’eccesso d’amore annunciato dai profeti.

Nella vita terrena di Cristo l’eccesso di generosità, di pazienza, di amabilità smettono di essere concetti e si presentano nella storia del mondo con gesti concreti compiuti da un uomo di carne e sangue, che vive misteriosamente un amore della stessa sostanza di quello di Dio. Questo è vero per tutta l’esistenza terrena di Cristo. Se pensiamo alle guarigioni, agli esorcismi, ai miracoli, ai discorsi di Gesù, riconosciamo in essi un modo di vivere “in perdita”: totalmente sbilanciato e proteso verso i propri interlocutori. Ma ciò si manifesta in modo eccellente nella Passione. Cristo Crocifisso fissa nel tempo l’unico istante della storia in cui una natura umana si dilata a tal punto, nell’apertura al Padre e agli uomini, da combaciare perfettamente con il modo di fare Alleanza di Dio. E quell’istante cambia tutto. In quell’istante, in cui Gesù esala l’ultimo respiro, in cui scaturisce l’ultima goccia del suo sangue, in cui consegna lo Spirito, spazio e tempo si sospendono,


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e avviene la definitiva accoglienza di una natura umana nella vita eterna di Dio: la Risurrezione del Crocifisso. Il fare Alleanza eccedente di Dio ha trovato una perfetta traduzione in un cuore umano. Tre gli elementi che, prima che essere i costituenti simbolico-sacramentali dell’Eucaristia, sono le tre realtà che storicamente hanno manifestato nella corporeità di Gesù questa perfetta incarnazione dell’Alleanza: • Il sangue versato, segno dell’eccesso di generosità: il sangue in una creatura è ciò che più di ogni altra cosa non si può consegnare. Ebbene, è proprio la disponibilità a consegnare se stesso fino all’ultima goccia di sangue versato a mostrare concretamente l’eccesso di generosità, della stessa intensità di quello di Dio. • Il corpo torturato segno, dell’eccesso di pazienza: se la pazienza consiste nel farsi carico del limite dell’altro, l’eccesso divino di pazienza coincide con la radicale accoglienza che Gesù mette in atto nel suo corpo. Non schiva, non allontana da sé nulla della violenza di chi gli sta accanto. • Lo Spirito consegnato, segno dell’eccesso di amabilità: cosa c’è di più amabile, cioè discreto, tenero, delicato, dello Spirito consegnato dal Crocifisso perché prolunghi nel cuore di ogni essere umano la stessa incarnazione? Ora, quel Gesù di Nazareth che vive e muore con un amore generosissimo, pazientissimo e amabilissimo, è il Cristo, Colui che può plasmare il cuore di ogni creatura umana ad essere della stessa sostanza del suo. Spesso si è frainteso il modo in cui si debba passare dal Cristo (Maestro, Esemplare…) a noi (discepoli, servi, copie…). Perché si è preteso di considerare anche il Crocifisso

come un concetto, un valore. Niente di più inutile e sbagliato! Cristo Crocifisso non è un’ideale, una storia da raccontare. È una persona viva di cui innamorarsi e dalla cui frequentazione lasciarsi cambiare il cuore. Non è dipingendo crocifissi o appendendoli alle pareti che si diventa capaci di amare in modo generosissimo, pazientissimo, amabilissimo. E neppure sforzandosi di tollerare con generosità, pazienza e amabilità le persone che incontriamo. Bisogna lasciarsi trasformare i sentimenti, il modo di sentire la vita. Non con un progetto, un corso, ma con l’attaccamento alla persona concreta di Gesù di Nazareth, il Cristo Crocifisso. Per capire come questo accada, guardiamo alla nostra Fondatrice. Maddalena si ritrova alla fine della propria vita spirituale con un cuore radicalmente diverso da quello con cui aveva iniziato la propria relazione con Dio. “Si ritrova”, non è che si fabbrichi da sé una nuova sensibilità: riconosce a posteriori che è accaduto misteriosamente qualcosa nella sua affettività, qualcosa che ha gradualmente trasformato il suo modo di amare e di rivolgersi agli altri. Quando deve indicare la


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sorgente e causa di questo cambiamento, lei non ha dubbi: l’Amore Crocifisso. Ed è questa la prospettiva più avvincente del nostro Carisma: la promessa di una trasformazione della nostra umanità nell’umanità del Crocifisso. E questo altro non è che il compimento dell’Alleanza promessa da Ezechiele. Quando ti ritrovi ad avere un cuore plasmato da Dio su quello suo, viene poi naturale il bisogno impellente di andare incontro a chi non riceve amore da nessuno: se un cuore umano si impregna di amore generosissimo, pazientissimo e amabilissimo, sarà naturalmente orientato ad avvicinarsi a persone che un amore “solo umano” (autoreferenziale ed egoistico) non avvicinerebbe volentieri. Se vogliamo poi provare a capire che cosa si debba fare perché questo accada, ascoltiamo quello che ci ha lasciato come indicazione di vita sempre la nostra Madre Fondatrice. Sappiamo che durante un ritiro in vista della Pasqua Maddalena si imbatte nel versetto destinato a sintetizzare il mistero della relazione trasformativa con Cristo: «Inspice et fac secundum exemplar, quod tibi in monte monstratum est» (Es 25,40). Si tratta del comando dato da Dio a Mosè dopo la solenne consegna della Legge. Dio chiama Mosè sul Sinai e gli parla e gli mostra il modello della Dimora e delle sue suppellettili: la tenda, la tavola della Presenza e il candelabro. Dopo questa minuziosa descrizione, giunge il divino comando: «Guarda ed esegui secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte». Nel testo di meditazione usato da Maddalena, il versetto è applicato al Crocifisso. È chiara la calzante analogia tra la pagina di Esodo e quella della Croce: sul monte Calvario Cristo è la dimora definitiva di Dio in terra. Inspĭcĕre normalmente viene tradotto con “contemplare”. Letteralmente indicherebbe l’azione di “guardare dentro”, esaminare con cura, ispezionare. È un verbo che descrive

un’azione continuativa, di lunga durata. Implica un sostare, un rimanere presso ciò che si osserva. Esprime il modo della contemplazione, la partecipazione affettiva: contemplare nel senso di rimanere, sostare e scrutare in tutte le sue pieghe la dedizione con cui Gesù si consegna al Padre e agli uomini. Si tratta di familiarizzare in profondità con l’umanità di Cristo, ammirarla, lasciarsi conquistare e attrarre, dimorare in Lui. Dio, nella sua infinita bontà, non ci ha consegnato l’ennesima teoria da imparare, ma un uomo straordinariamente semplice da amare, nella sua vulnerabilità e offerta di sé.

Făcĕre, “fare” nel suo significato più artigianale e produttivo, rende l’idea dell’artista, che, fissati gli occhi in un soggetto, lo riproduce fedelmente nell’opera d’arte. Esprime gli effetti della contemplazione vissuta in questo modo: amando Dio con tutto il proprio affetto umano, si viene trasformati progressivamente, ritrovandosi in dono la capacità di amare con un cuore divino. Il senso della frase suonerebbe forse più chiaro così: «Contempla, affinché anche in te si compia l’umanità che è manifestata in Cristo». Abitare l’umanità di Cristo Crocifisso per divenire a propria volta abitazione dell’umanità. Il baricentro dell’azione non sta nel credente che compie lo sforzo di imitare Gesù. Il centro dell’azione risiede nella misteriosa


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dedizione del Padre, che trasforma l’umanità di coloro che pongono il Figlio crocifisso al centro della propria vita affettiva e spirituale. È una trasformazione che avviene senza nessuna forzatura della nostra identità o invasione dall’esterno, perché consiste nel dilatare smisuratamente e misteriosamente l’affetto umano con cui, in partenza, si accoglie la persona del Crocifisso. Gesù Crocifisso è quindi un Amante capace di trasformare il cuore di chi gli si consacra. Ecco l’esperienza e la scoperta di Maddalena, che inaugura la storia delle Figlie e dei Figli della Carità. Lo dice anche il nostro nome: siamo rigenerati costantemente (Figlie e Figli) dalla Carità di Dio, attraverso l’unione con il Figlio crocifisso. C’è un testo di Maddalena che pare riassumere tutto questo in modo efficace. Ad un certo punto della sua storia, ella si trova a dover condensare in pochi documenti l’essenziale del Carisma, per stimolare la nascita dell’Istituto maschile dei Figli della Carità. Sceglie allora, con molta umiltà, di non scrivere una Regola, ma di consegnare agli aspiranti consacrati uno strumento di preghiera,

le Sette Commemorazioni del Preziosissimo Sangue e dei Dolori di Maria. Si tratta di sette brevi orazioni che, in modo del tutto originale per l’epoca, sono un colloquio intimo con il Cristo Crocifisso. A queste preghiere, allega una riflessione, denominata appunto Riflessi, nella quale, al paragrafo 12 motiva il senso della preghiera colloquiale, intima, che è autentica contemplazione; per facilitarne la comprensione, ne proponiamo qui una parafrasi: “Sebbene si possa provare interesse o ammirazione per delle qualità descritte in astratto di qualcuno, è impossibile che il nostro cuore si affezioni davvero a chi non conosce. Questo vale anche per Dio. La fede ci descrive Dio, o almeno quello che di lui si può comprendere in questa vita terrena, dato che ognuno di noi possiede il lume della ragione. Insieme alla fede, poi, nel Battesimo è stata infusa in noi anche la vita stessa di Dio, il suo Spirito. E queste due cose ordinariamente sono sufficienti a condurre una persona alla salvezza. Per chi però desidera consacrarsi nell’Istituto, solo con la preghiera contemplativa è possibile accendere il cuore di un amore così intenso da condurci a imprese grandi, da farci sopportare le avversità, le croci e la morte. Un tipo ben specifico di preghiera, che renda sempre più intimo Dio all’anima, e che, a poco a poco, abitui a vedere spiritualmente la sua perfetta bellezza, a gustare il suo modo di essere, a riconoscere il suo modo di amare. Non concettualmente, ma nei sentimenti, affettivamente. Una preghiera capace di creare un tenero attaccamento al Signore, tale che, dopo averlo scoperto come unico partner da amare, l’anima diventi salda e si senta sostenuta in qualunque situazione si trovi a vivere, purché possa rimanere con lui, compiacerlo e servirlo. Questo tipo di amore desidera suscitare negli altri la stessa esperienza”. Fra Andrea Giannino


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DELEGAZIONE FILIPPINE - TIMOR LESTE

L’ATTESA VISITA DEL PADRE GENERALE Essendosi un poco allentate le rigide restrizioni governative anti-covid, dal 24 febbraio al 25 marzo scorso il Padre generale P. Carlo Bittante, ha potuto finalmente tornare nelle Filippine e compiere la cosiddetta “visita canonica”, prevista dalla regola, come momento di incontro con tutte le comunità e ciascun religioso. Era un momento atteso, non solo per una verifica del cammino di questi ultimi due anni, ma anche per un confronto e un rilancio della vita fraterna e della missione dell’Istituto in quel Paese e in quella Chiesa. Inutile dire che anche per p. Carlo è stata “una bella rimpatriata”, per lui che a Manila ha vissuto e lavorato come missionario per trentadue anni.

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opo due anni e mezzo e diversi rinvii a causa della pandemia sono riuscito a tornare nelle Filippine per visitare le sette comunità.

È stato come tornare a casa accolto con la tipica calorosa ospitalità filippina dei Padri, delle Sorelle Canossiane, di tanti vecchi amici e parrocchiani. P. Rey e alcuni collaboratori sono venuti ad accogliermi all’aeroporto e mi hanno portato a Tondo dove non solo il gruppo musicale dell’Oratorio, CTCFI la “rondalla”, ma tanti parrocchiani mi hanno atteso per darmi un affettuoso benvenuto. Il giorno dopo ho potuto incontrare e concelebrare con il nuovo arcivescovo di Manila, Card. Josè Avincula, venuto nella nostra parrocchia di San Pablo per conferire la Cresima a 179 ragazzi/e e adolescenti. Da Tondo mi sono spostato a New Manila Q.C., nella casa di formazione e centro della Delegazione; da lì ho iniziato ufficialmente la visita canonica incontrando anzitutto il Consiglio di Delegazione. Il tempo della mia permanenza è trascorso velocemente con


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una serie di incontri con i confratelli delle diverse comunità apostoliche, con i giovani e i consigli pastorali a Tala-Orani (Bataan), San Pablo Apostol parish in Tondo, Talita-kumi e parrocchia di San Giuseppe in Alfonso (Cavite). Purtroppo non sono riuscito ad andare a Jipapad, nell’isola di Samar, ma ho incontrato p. Simplicio e p. Renato durante l’assemblea ad Alfonso. Ho incontrato i padri

e formandi di New Manila e di Cagayan de Oro, nel Mindanao, nel sud del Paese. Ho visitato anche la nuova parrocchia di Cupang, Antipolo a circa 10 minuti di moto dalla nostra casa di Marikina dove da alcuni mesi ha iniziato il suo servizio come parroco p. Fermin. Momento culminante è stata l’assemblea di Delegazione tenutasi i giorni 15 e 16 marzo nella nostra casa di accoglienza “Talita-kumi” di Alfonso, dove finalmente, dopo due anni di restrizioni e comunicazione a distanza, tutti i religiosi hanno potuto ritrovarsi, stare insieme in fraternità, per un confronto sereno e una verifica del cammino fatto. Sotto la guida del nuovo Delegato p. Fermin e i due consiglieri p. Rey e p. Ralph, sono state rilanciate alcune priorità pastorali e comunitarie della Delegazione. Hanno partecipato anche i confratelli di Timor Leste in video-conferenza. Ho avuto la percezione che nonostante alcune fatiche, tra i 26 religiosi per lo più giovani della Delegazione - solo p. Giovanni e p. Jerry sono sopra i 60 anni! - si respiri un nuovo entusiasmo. Certamente non mancano i problemi e non è facile ripartire con la pastorale dopo due anni in cui per lo più il lavoro pastorale


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si è ridotto a celebrare S. Messe, visitare gli ammalati e fare funerali; ma sono stato contento di sentire che in questo periodo di pandemia i nostri religiosi si sono rimboccate le maniche e hanno cercato di rispondere con coraggio e dedizione alle necessità urgenti della gente; e penso a Tondo, a tutto il lavoro fatto dai padri e volontari nell’assistere, specie durante i primi due mesi di lockdown completo, migliaia di famiglie rimaste senza lavoro, e senza alcun sostegno finanziario (già precario perché dato dal solo lavoro quotidiano). Hanno distribuito cibo e cash bonus provenienti da Caritas Manila e generosi benefattori per un valore di oltre 500.000 euro! Lo stesso hanno fatto in New Manila, Marikina, Alfonso, Cagayan de Oro, a Timor, etc. Ho goduto nel vedere un laicato motivato e impegnato, e specialmente l’entusiasmo dei Laici Canossiani dei vari gruppi di Tondo, Marikina e Tala. È stata per me anche una bella e attesa rimpatriata, ed è stato un piacere rivedere tanti volti amici, poter celebrare l’Eucaristia in assemblee con ancora tanta gioventù presente. Certamente rimane ancora tanto da fare in questo Paese per la crescita economica sociale, politica e religiosa della gente, con tanti che ancora vivono sotto il livello della povertà, con l’incertezza

per il futuro data dalle prossime elezioni nelle quali c’è realmente la possibilità che venga eletto Presidente il figlio del passato dittatore Marcos! Sarebbe come un tornare indietro, la conferma di una politica dominata dal denaro e dalla corruzione. La Visita Canonica alla Delegazione non è conclusa perché manca ancora di andare a Timor Leste per incontrare le due comunità della casa di formazione di Hera, Dili e la stazione missionaria di Aituto-Rina. Con loro sono riuscito soltanto ad avere un dialogo in video-conferenza. Dopo la Pasqua dovrebbe andare a Timor il Delegato, mentre io mi sono ripromesso di visitare le comunità di Timor prima della fine dell’anno.


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ROMA, ACILIA Il Centro Pastorale “Santa Gianna Beretta Molla” guarda verso il futuro

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l Centro Pastorale “Santa Gianna Beretta Molla” ad oggi assiste circa 450 nuclei familiari distribuiti tra i servizi della “consegna del pacco spesa” e del “Progetto Mamma”. Si occupa, inoltre, di ridistribuire il pane in avanzo fornito da alcuni panifici del territorio, e dell’animazione liturgica della parte sud della Parrocchia di San Giorgio, di cui fa parte come succursale dedicata alla carità. Da gennaio il anche Centro di Ascolto ha riaperto le porte dei sui due uffici. L’azione di osservazione ci ha permesso di rilevare alcuni aspetti del territorio di Acilia che rendono l’attuale assistenza fornita, insufficiente a creare un vero cambiamento e miglioramento della qualità di vita delle persone:

• Molte situazioni abitative sono illegittime e sotto la soglia della dignità minima; • L’elevato numero di persone sole con problemi psichiatrici di varia gravità; • Esiste un substrato di illegalità legata allo spaccio e alla malavita che crea una cultura dell’autoprotezione, senza prospettive di futuro per i giovani; • Il disagio sociale ha creato un importante disagio educativo in tutte le fasce; • Il quartiere manca di senso di appartenenza positivo perché totalmente assorbito da dinamiche interne;


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• L’assistenza fornita ad oggi dal Centro rischia di alimentare l’assistenzialismo. Crediamo che il Centro Pastorale Santa Gianna Beretta Molla (CSGBM) abbia bisogno di risituarsi nel territorio sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista pastorale. Il Centro ha un potenziale spirituale e caritativo molto vasto: il “cuore” della sua struttura è la cappella, e il suo grande rosone racconta la necessità che questo cuore diventi dono. La “mente” è situata all’estremità dell’ala destra: è il Centro di ascolto Caritas dove si raccolgono i dati per la progettazione. Dall’altro lato ha sede il Consultorio salvatoriano. L’area dell’accoglienza collega questi due punti. Gli altri ambienti ospitano gli sportelli del “Progetto Mamma” e della distribuzione dei viveri e i relativi magazzini. Il Centro si avvale di un bel numero di operatori volontari, ma non ha personalità giuridica autonoma e non può assumersi responsabilità diretta di progetti o bandi o partnership, e quindi non dispone delle risorse economiche necessarie per azioni d’impatto sociale. La parrocchia di San Giorgio, cui fa capo il Centro, in collaborazione con Caritas, mette a disposizione alcuni ambienti per la prima e seconda accoglienza. Questa struttura potrebbe davvero divenire comunità di accoglienza per situazioni di marginalità, di donne in difficoltà e di ragazze madri, in gestione al CSGBM. Sentiamo la necessità di produrre questo cambiamento verso la formazione di una realtà concreta e forte nel territorio come “opera-segno Caritas” o come ETS. Questo garantirebbe una copertura territoriale ad oggi assente e permetterebbe una migliore gestione e coordinamento da parte dei Padri Canossiani che desiderano servire con

competenza, ma non sostituirsi o divenire indispensabili per il bene di questo territorio in cui sono presenti ormai da più di cinquanta anni. È indispensabile che l’opera dei religiosi sia coadiuvata da quella di laici competenti.

Dopo questa premessa, ecco la nostra visione rispetto alle aree già esistenti: • DISTRIBUZIONE VIVERI: dopo l’emergenza pandemica, ha bisogno di ricollocarsi tra le azioni sociali del Centro come “strumento” di aiuto, svincolandosi dalla posizione di “primo fronte” e di principale attività pastorale; • ACCOGLIENZA: gli ambienti del Centro offrono possibilità di accogliere esperienze di spiritualità, formazione al servizio. Il Centro assolverebbe così anche alla missione educativa: creare condizioni per fare


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esperienza di Dio, di comunità, attraverso la preghiera, la condivisione fraterna e il servizio di carità. • SPIRITUALITÀ: è ciò che deve caratterizzare l’esperienza del CSGBM, e specificamente la spiritualità canossiana. Il cuore dell’edificio è nella sua Chiesa. Dinanzi al Crocifisso germoglia l’esperienza che servire è bello! I Canossiani se ne fanno garanti e primi testimoni. • PROGETTO MAMMA: sta maturando verso una visione di comunità, propria di Caritas. Tutte le mamme del progetto vengono inserite nel SIS, facendo così insieme con tutti gli altri “utenti”; questo è decisivo per una lettura più ampia dei bisogni e per la ricerca delle soluzioni possibili. Potrebbe ampliarsi con consulenze specifiche. • ASCOLTO: vi è l’esigenza di porre l’ascolto all’inizio di ogni progettualità; l’analisi del territorio, l’osservazione e il lavoro in rete, sono decisivi per instaurare progetti di cura dell’altro, di accompagnamento

verso una migliore qualità della vita. Il Centro di Ascolto è aperto due volte a settimana per gli utenti iscritti (più di quattrocento famiglie) e i nuovi richiedenti. Lo stile proprio del Centro d’ascolto Caritas si fonde qui con l’esperienza dello specifico carisma canossiano, che fa del verbo stare, la radice di ogni contemplazione che genera la vera azione. L’idea è che l’azione del Centro possa svilupparsi almeno in due rami ulteriori:


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• COMUNITÀ DI ACCOGLIENZA per donne in difficoltà, sfruttando alcuni ambienti della parrocchia, per creare una comunità di seconda accoglienza per donne in stato di marginalità sociale e psicologica, sole o con minori. Un altro bilocale arredato potrebbe favorire il passaggio verso il reinserimento sociale. Anche avvalendosi della rete parrocchiale e oratoriana costituita da numerosi volontari e diverse associazioni. Ad oggi il CSGBM ha all’attivo due piccole esperienze di collaborazione con Caritas Roma a tal riguardo. • INTERVENTI DOMICILIARI con educatori. Gli ascolti hanno condotto la nostra equipe a valutare l’intervento domiciliare sul territorio come il più efficace per un primo approccio, per la sensibilizzazione della popolazione, in vista di migliorare le capacità di percezione dei propri bisogni e la ricerca di soluzioni alternative a quelle sinora offerte dall’assistenzialismo e dall’illegalità.

Per tutte queste considerazioni, raccolte dalla riflessione comunitaria, si ritiene importante per il CSGBM l’acquisizione di una propria personalità giuridica allo scopo di avere potere di intervento e di fattiva progettualità. Sempre all’interno di una rete forte, come opera segno della Caritas, non più solo come sportello parrocchiale. fra Simone Fichera


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Roma, Oratorio San Giorgio di Acilia TRA STORIE DI DISAGIO E DI INTEGRAZIONE Dall’Oratorio di San Giorgio di Acilia ci arriva il racconto di questa bella storia di rinascita e di ripartenza: l’incontro di una Volontaria nel carcere di Rebibbia e di un Detenuto nello stesso carcere, che oggi è divenuto punto di riferimento di una associazione che opera nel Quartiere. Una bella storia, come quella dell’Oratorio, che sembra ripartito con i suoi cancelli aperti, con i suoi campi sportivi in ordine e occupati da squadre di ragazzi che hanno ripreso a frequentare e trovarvi spazio di integrazione e divertimento. E ciò grazie anche ad una Associazione sportiva che ha investito qui le sue risorse e le sue competenze. Per far rivivere il vecchio caro Oratorio, per dare al quartiere di Acilia una nuova speranza, vivida come il verde del campetto rimesso a nuovo brulicante di piccoli atleti.


Italia foto: Pino Rampolla

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atteo e Ginevra, due nomi di fantasia prestati ad una storia vera, una storia che vede come scenario San Giorgio di Acilia, un quartiere dove il disagio ha dimostrato ancora una volta di non essere solo una piaga ma una condizione di fragilità sulla quale andare a costruire un futuro solido. I protagonisti di questa storia nascono e crescono nello stesso quartiere ma non è lì che le loro strade si incontrano. Il loro destino infatti li catapulta all’interno del carcere romano di Rebibbia dove lei fa servizio di volontariato attraverso una serie di attività assistenziali, tra le quali lo sportello di ascolto, mentre lui vi è forzatamente residente in attesa di terminare una cospicua pena, risultato di una adolescenza decisamente turbolenta, così come spesso accade nei quartieri della periferia romana. Decisamente una bella storia, una di quelle che meriterebbero di essere raccontate più dettagliatamente e che ha portato Matteo e

Ginevra ad unirsi su tradizionali presupposti di famiglia e di amore. “…è doloroso, crei delle ferite, prendi un corpo e gli levi l’anima…”, con queste forti parole Ginevra descrive il regime carcerario e quindi lo stato d’animo di partenza da cui, assieme al suo Matteo ha avuto inizio questo straordinario percorso di integrazione e di rinascita. Matteo oggi è orgogliosamente un punto fermo di una associazione di Terzo Settore che, nell’entourage della Parrocchia di San Giorgio Martire, tratta principalmente disabilità e disagio sociale, è di fatto diventato un operatore di interventi e non più un destinatario di interventi, “…essere migliori per migliorare gli altri…”, questa la sintesi del significativo percorso di reintegrazione sociale che Matteo ci ha rappresentato con fierezza. Emilio Minunzio


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CONSELVE, Patronato BAKHITA’S GROUP

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ella comunità di Conselve abbiamo la fortuna di avere in Patronato i Padri Canossiani che svolgono il loro prezioso servizio anche in parrocchia. Come genitori siamo loro riconoscenti per quanto fanno per le nostre famiglie e per la formazione e la crescita dei nostri figli. Portiamo nel cuore il prezioso servizio svolto in passato in mezzo a noi da padre Andrea, padre Angelo, padre Ramil, padre Stefano e padre Pierantonio, religiosi che il Padre superiore ha poi chiamato ad una missione più impegnativa e difficile in Africa, dove si spendono con dedizione e amore verso i più bisognosi. Dopo la partenza di Padre Andrea abbiamo pensato di creare un gruppo che lo accompagnasse con la preghiera e un sostegno per i bisogni della sua nuova comunità. Dopo tanti anni ci troviamo ancora una volta all’anno, l’ultima domenica di gennaio

per pregare insieme e raccogliere le offerte per i nostri padri missionari. Domenica 29 gennaio 2022 ci siamo raccolti in preghiera nella chiesetta del Patronato con la guida di padre Pierantonio Zago il quale alla fine ha benedetto un pane che poi è stato distribuito ai presenti come segno di condivisione “un pane per amor di Dio” per padre Angelo e padre Ramil. È stato un bel momento di festa che mantiene vivo questo gruppo per sostenere a distanza i nostri cari Padri Canossiani. Continuiamo a pregare perché la loro opera nel carisma e nello spirito di Santa Maddalena di Canossa possa portare frutti di vocazioni canossiane e tanto bene per le loro comunità. Un abbraccio a tutti i missionari canossiani. Amici Bakhita’s Group


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PACHINO L’ORATORIO SAN CORRADO OSPITA IL PRESIDIO CARITAS

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al marzo del 2017 è operativo a Pachino lo sportello per gli stranieri presenti sul territorio attivato dalla Caritas diocesana di Noto nell’ambito del Progetto “Presidio”. Lo sportello, aperto due giorni a settimana presso l’Oratorio della Parrocchia di San Corrado, si avvale del contributo di operatori e volontari, laici e religiosi, e rappresenta da diversi anni un punto di riferimento per molti stranieri e per le loro famiglie presenti sul territorio di Pachino, essendo non solo un luogo di ascolto e di aiuto per beni di prima necessità, ma offrendo anche corsi di alfabetizzazione di italiano, informazione e sostegno legale, amministrativo e sanitario, orientamento al lavoro, agli uffici e ai servizi.

LA SCUOLA DI ITALIANO

L’Oratorio si fa casa, e non solo per i ragazzi che sono tornati a occupare il cortile e i campi da gioco. Da alcuni anni aveva già aperto le sue porte ad un progetto della Caritas diocesana, rivolto soprattutto alle giovani donne arrivate sulle nostre coste: il corso di italiano. Indispensabile primo step per chi ha bisogno e vuole integrarsi. Interessante che l’insegnante di italiano è una giovane donna nordafricana arrivata anni fa in Italia attraverso gli sbarchi e che ora ha messo la sua conoscenza e la sua integrazione a servizio volontario di chi si trova oggi nella condizione da lei stessa sperimentata.

Anche quest’anno si sta svolgendo il Corso di lingua italiana per immigrati, organizzato dal Presidio Caritas. Si tratta di un’esperienza già maturata negli anni precedenti e che quest’anno abbiamo voluto ripetere, nonostante le difficoltà organizzative dovute all’attuale situazione pandemica. Numerose sono state le iscrizioni al corso pervenute allo sportello (attualmente oltre 50, sia da parte di uomini che di donne) e giornalmente ne giungono di nuove. Segno che la partecipazione ad un corso di italiano rappresenta una componente davvero importante per chi, tra mille difficoltà (lavoro, documenti da rinnovare, ricerca di alloggio, figli fa crescere …), desidera altresì integrarsi con la comunità in cui vive e arrivare all’incontro fruttuoso. Facendo scuola, ci siamo


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infatti incontrati con un forte e diffuso desiderio di relazione, di incontro, di arricchimento culturale da parte di persone partite dai loro paesi con la speranza di costruire una vita migliore, non solo dal punto di vista economico. Si tratta inoltre di offrire un’alternativa concreta – in un’ottica di crescita culturale, di integrazione e di socializzazione – per tutti quegli immigrati spesso occupati nelle campagne del territorio che desiderano apprendere o migliorare la conoscenza della lingua italiana al fine di favorire un miglior inserimento nel nostro paese e nel mondo del lavoro. Persone spesso lontane dalle proprie famiglie e per le quali, in assenza di alternative, luoghi come la piazza o il mercato diventano gli unici spazi per sentirsi meno soli. Un progetto di “scuola per stranieri”, dunque, che grazie al lavoro di rete che si sta portando avanti con il coinvolgimento di volontari, istituzioni e altre associazioni già operanti in città, si apre all’intero territorio di Pachino, per tentare di offrire una concreta possibilità di crescita personale e di integrazione sociale ai tanti stranieri che vivono e lavorano nel nostro territorio. Al momento sono state avviate a Pachino due classi presso i locali della Parrocchia di

San Corrado: una per le donne, con lezioni che si svolgono il venerdì mattina e una classe per gli uomini, il venerdì sera. Le classi sono eterogenee sia per nazionalità di provenienza (Tunisia, Marocco, Venezuela, Algeria, Bangladesh, …), sia per livello di conoscenza della lingua: il corso di italiano diventa così un luogo dove oltre ad imparare una lingua diversa dalla propria si costruisce la convivenza, abituandosi a rapportarsi con persone diverse. Frequentare la scuola è l’occasione per costruire relazioni di amicizia, un laboratorio per l’integrazione e la convivenza. La classe diventa poi il luogo dove i diversi livelli di conoscenza della lingua italiana da un lato incoraggiano chi è appena arrivato ad impegnarsi nell’apprendimento della lingua, dall’altro stimolano chi si trova ad un livello più avanzato a prestare il proprio aiuto in favore di quanti, giunti da poco nel nostro Paese, riescono ancora a stento a pronunciare qualche parola in italiano. Ognuno diventa così “strumento” per abbattere le distanze, e “tramite” per facilitare la comunicazione e l’apprendimento; in un’ottica di prossimità che rende ciascuno artefice e protagonista nel miglioramento non solo di se stesso e della propria condizione di partenza, ma anche di chi gli sta accanto. Veronica Rosa


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RIPOSTO, Oratorio S. Maddalena di Canossa

“LA GRANDEZZA DELL'UOMO RISIEDE NELLA SUA PACE”

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l giorno 25 marzo 2022 la nostra comunità parrocchiale dei “Ss. Apostoli” e l’Oratorio “S. Maddalena di Canossa” in Riposto, hanno accolto l’invito di Papa Francesco a pregare per chiedere alla Vergine Maria il grande dono della pace tra l’Ucraina e la Russia. Dopo la celebrazione dell’Eucaristia nella Solennità dell’Annunciazione, ci siamo ritrovati nel piazzale antistante la Chiesa per vivere insieme il cammino doloroso di Gesù nel pio esercizio della via Crucis. Il nostro cammino è stato accompagnato da una serie di riflessioni e di preghiere per la pace. Percorrendo il viale e i campi del

nostro Oratorio, lungo cui sono state sistemate le varie stazioni, avevamo nel cuore un unico pensiero: il desiderio della pace tra due popoli martoriati da una guerra cruenta e insensata che sta causando solamente morti innocenti, danni alle infrastrutture e una grande apprensione in tutto il mondo. Il percorso della Via Crucis ha trovato la sua conclusione in Chiesa, dove, in comunione con Papa Francesco, ci siamo affidati al Cuore Immacolato di Maria Regina di Fatima e con noi anche l’Ucraina e la Russia. È stato un evento di grazia che ha visto insieme tutta la comunità unita in preghiera per la pace. Denis Perna


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“NESSUNO PRENDE LA MIA VITA, SONO IO CHE LA DONO LIBERAMENTE!” (Gv 10,18)

Ordinazione presbiterale di p. Caio Augusto Henrique Il 7 gennaio scorso, dopo nove anni senza una ordinazione sacerdotale, p. Caio Augusto è stato ordinato presbitero dal vescovo di Ribeirão Preto, nella sua citta di origine, Santa Rita do Passa Quatro. La prima Santa Messa invece nella parrocchia di S. Bakhita a Nova Odessa, dove p. Caio presta il suo servizio. Un dono di Dio per lui e la sua famiglia, per la Delegazione e tutta la Congregazione.

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com grande alegria e com o coração pleno de gratidão a Deus que no dia 07 de janeiro de 2022, na Comunidade Nossa Senhora Aparecida, na cidade de Santa Rita do Passa Quatro – São Paulo, que pude responder ao chamado de


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Deus em minha vida através da minha vocação: pela imposição das mãos do bispo Dom Moacir, pude ser configurado ao Cristo sacerdote me tornando assim presbítero. Como frase inspiradora para este momento e que me acompanhou em minha caminhada vocacional e formativa do Evangelho de São João “Ninguém tira a minha vida de mim, eu a dou livremente”, manifestei, diante de Deus e todos os presentes, o meu compromisso sacerdotal de trazer Cristo cada vez mais perto das pessoas com toda a vida. Tendo como símbolo a imagem do Bom Pastor que doa a sua vida pelas ovelhas, tal passagem bíblica me inspira e me mostra a minha condição pecadora e frágil, que tantas e tantas vezes necessita de um cuidado e de uma atenção, como a ovelha que é pega ao colo do Bom Pastor e recebe os cuidados

amorosos necessários para se recuperar, como também o símbolo do Bom Pastor, do qual quero ser também eu exemplo e reflexo para que todos aqueles que de mim necessitem, que eu possa ser canal da graça amorosa de Deus. Devido a pandemia, não foi possível a presença de muitas pessoas, mas, mesmo assim, houve uma significativa presença de pessoas que estiveram presentes acompanhando e rezando, sem contar as que me garantiram as suas orações e acompanharam pelos meios sociais; pude contar com a participação de toda a Família Canossiana. Alegria grande também pelo fato de que há 09 anos no Brasil não havia uma ordenação presbiteral dos religiosos Canossianos: festa e alegria para mim, mas também para toda a Congregação.


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me abraçou. Aos meus familiares, de maneira especial aos meus pais Lorival e Cláudia que foram a âncora do meu barco quando a tempestade em alto mar chegou. Agradeço por tudo o que fizeram em mim e por acreditarem em mim. Agradeço a Congregação dos Filhos da Caridade Canossianos, a qual me acolheu. Obrigado a todos os religiosos por todo o ensinamento e vivências. Eu devo agradecer sempre a vocês, meus irmãos, por se fazerem presentes em minha caminhada formativa. A todos, peço que rezem por mim e me ajudem na minha fidelidade em minha vocação. A todos, um grande abraço e que Deus possa abençoar a todos. Pe. Caio Augusto Henrique

Partilho também a grande emoção vivida no dia seguinte onde, na Paróquia de Santa Josefina Bakhita, na cidade de Nova Odessa (onde vivo atualmente), pude celebrar pela primeira vez a santa Eucaristia. Emoção e responsabilidade em saber que eu sou instrumento da ação de Deus. O momento tão esperado chegou, e com ele a confirmação do chamado vocacional que Deus me fez: ser um religioso sacerdote canossiano. Diante de tal acontecimento em minha vida, me resta somente agradecer. Primeiramente a Deus por tudo o que Ele tem feito em minha vida: por ter me chamado, pegado em minhas mãos e me conduzido em seus passos, por ter escolhido este pecador, e mais grato ainda por ter sustentado a minha vocação. Eu fui a ovelha e Jesus o meu pastor, aquele que me pegou ao colo e


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“LO SPIRITO DEL SIGNORE È SOPRA DI ME!”

A Malayampadi, Kerala l’ordinazione presbiterale di p. Prakash Damor Nel 25° anniversario dell’inizio della missione in India, alcuni eventi stanno segnando la crescita del nostro piccolo seme indiano: il 1 marzo scorso, a conclusione di un lungo cammino di preparazione e formazione, p. Prakash Damor Kumar è stato ordinato presbitero dal Vescovo Alex di Kannur, per un servizio ancora più grande alla comunità e alla missione di evangelizzare i poveri. “The Spirit of the Lord is upon me; He has anointed me to bring good news to the poor” LK: 4:18

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rakash Kumar Arakhabhai Damor hailed from Vaghergpur Village, Aravalli District, and Gujarat State, India. His parents Arkhabhai, Dhanubain were Hindus; he is the only person from the family who converted to Christianity during


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his teaching ministry in the Christian school in Ahmadabad Gujarat state. The Spirit of the Lord has always guided him to the divine plan in his life where he was inspired by the religious way of life and took his first sacraments and entered the Canossian congregation with the help of two Canossian sisters: Sr. Nitha and Mother Maria Scremin (Italian missionary). He entered the seminary in 2009 at Vasai, and he finished his formative stages in the Philippines; he took his final vows in Venice on 27th September 2020, he was ordained as a Deacon on 13th May 2021 by Bishop Alex of Kannur. On March 1, 2022, the Lord has given the joy of the triple celebration to the Canossian Sons of Charity in India: first it is Birthday of St. Magdalene of Canossa; second, 50 years of Golden Jubilee celebration of Fathima Matha Parish Church, Malayampady, and third, Priestly ordination of fr. Prakash Kumar. It was indeed a vibrant, cheerful, and joyful celebration for all of us to give thanks to the Lord for his blessings. It is actually the first ordination to happen in the Fathima Matha Church at Malayapady, after fifty years of its construction. The faithful at Malayampady


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were blissful and delighted by this event. It has been indeed a celebration of love and prayer, and all three days were filled with various activities. On the first day, there were special prayers, worship, and adoration conducted by the parish priest for Bro. Prakash. On the second day morning, we began the day with adoration with a special intention of Bro. Prakash, and in the evening, in commemoration of Mother Mary with great devotion all the faithful went in procession together with Catholics and Non-Catholics around the parish. On 1st March 2022 was one memorable and remarkable day for Canossian Sons of Charity in India: the Lord had given one more Canossian priest to the Congregation particularly to our Canossian mission in India. The day began with special adoration with the intention for Fr. Prakash and one of our seminarian Vinay Nadru was accepted into postulancy in the presence of fr. Vitthal,

fr. Shyam, and fr. Prakash. The Eucharistic celebration began with the procession of the faithful, fathers and sisters from nearby communities along with the Bishop. The celebration was filled with prayers for the newly ordained priest and we thanked everyone for their prayers and support. God, who called him and led him to embrace this mission, has anointed fr. Prakash to serve his people in his name. Many people have prayed and contributed by their support; we are truly thankful to everyone, especially Fr. Carlo Bittante, the Superior General of the Congregation, the Formators and all the Benefactors who constantly accompanied fr. Prakash. The first thanksgiving mass was on March 12, 2022 in Ahmadabad Gujarat, along with his parents, relatives, and faithful. We thank the Lord for this precious gift of Fr. Prakash who will continue now his mission in the formation community of Malayapadi.


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MARIKINA IL PADRE GENERALE VISITA LA QUASI-PARROCCHIA “OUR LADY OF LOURDES” Durante la sua recente visita nelle Filippine, il Padre generale p. Carlo Bittante ha fatto la sua visita ufficiale alla “quasi-parrocchia” dedicata alla Madonna di Lourdes, in Marikina, poco distante dalla nostra casa che fu sede del noviziato. Questa nuova opera, accettata ufficialmente lo scorso ottobre 2021, è un nuovo fronte di azione pastorale in cui si impegna la Delegazione per far risplendere anche lì l’amore per i piccoli e per i poveri.

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he community of the faithful of the Quasi Parish of Our Lady of Lourdes warmly welcomes the Superior General of the Canossian Fathers, Fr. Carlo Bittante last March 20, 2022, for his Canonical Visit. The welcoming was highlighted by the


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songs and dances of the young people from Oratorio. The Quasi Parish was officially administered by the Canossian Fathers last October 2021 after the invitation of the Most Rev.

Francisco de Leon, Bishop of Antipolo. This new area of apostolate is a grace from God to live and share the Canossian spirituality. In his homily, Fr. Carlo underlined the importance of a parish community made of faithful. He also put stress on the charism of the Canossian Fathers to serve the poor and the young people. After the Eucharistic celebration, there was a meeting with the Parish Pastoral Council, collaborators, volunteers, and young people. The parish collaborators presented to the Father General their initial pastoral plan in the different areas. As a response, Fr. Carlo reminded them of the importance of the charitable services of the parish to go to the periphery. The visit was concluded with a simple fellowship with Fr. Ral Jaden Paguergan, parish priest of St. Francis Xavier in Mayamot, Antipolo, the original parish wherein the present quasi parish formerly belong.


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MANILA PROGETTI DI CARITÀ DELLA FONDAZIONE “BAKHITA CANOSSA”

La Fondazione “Bakhita Canossa”, braccio operativo della Delegazione per la sua azione caritativa, dal suo inizio non ha smesso di attuare progetti a favore dei poveri e delle persone colpite da eventi e calamità naturali frequenti nelle Filippine. E questo ancor più durante l’emergenza pandemica, grazie anche al determinante generoso contributo dei benefattori italiani, ma anche locali.

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he Bakhita Canossa Foundation Inc.Philanthropic Development Office, is an organization with systematic missionary activities of the Philippines-East Timor Delegation of the Canossian Sons of Charity. For over many years now, the Foundation has constantly made efforts to create a positive and lasting impact on the lives of the faithful, especially the marginalized, through various programs that center


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around Education, Livelihood, Feeding, and other basic needs of the person. As a Foundation empowered to do work that impacts people’s lives, we naturally need resources and support to help us continue our mission. We are so thankful to our donors and benefactors in the Philippines and Italy, especially St. Eustorgio Parish in Milan, for their support the mission that gave impact to the lives of the poor: through your unending support, the poor experienced that they were not alone in their journey and Christ indeed never abandoned His children. In the past year, the Canossian Fathers of Philippines, through the Bakhita Canossa Foundation Inc., organized the scholarship program in Tala, Orani Bataan. We now have there 34 scholars, including our indigenous Aetas children. We also had our Christmas Basket given to 100 Indigenous Families. Aside from our scholarship program, the Foundation is also consistent in responding to the basic needs of our poor brothers

and sisters who were homeless and street dwellers; we were able to serve 870 food packs. According to the Philippine Statistic Authority, the poverty incidence among Filipinos rose to 23.7% in the first semester of 2021, equivalent to 26.1 million Filipinos. We were able to distribute Christmas baskets to 165 indigent Families. Since the pandemic emerged in 2020, the Canossian never stopped extending their hands to help the needy. We participated in a community pantry by sending essential goods to different parishes and organizations. We responded to fire incidents and typhoon relief giving. We can say that the past two years have been a great challenge for us. Still, because of the generosity of our donors and benefactors, the crisis and difficulties that we experienced, especially the poor, they were victorious in a sense that amid their sufferings, they continue to feel and experience the Risen Christ through generosity of others. We sincerely expressed our gratitude to all our benefactors and donors, especially St. Eustorgio of Milan. As we look forward to this year2022, we hope and pray that you will continue to be our partner in making Jesus Known and Loved! Fr. Brian M. Bahian, FdCC


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QUEZON CITY Il Postulato: uno sguardo più da vicino alla Comunità e all’Istituto Il 15 gennaio scorso, tre giovani aspiranti filippini – Jimmy, Mark Joseph e Julius Cesar – dopo un primo anno di discernimento vocazionale, sono entrati in postulato: la fase formativa in cui, attraverso l’esperienza comunitaria e di apostolato, ci si avvicina all’Istituto, al suo carisma e alla sua missione. Un tempo per allargare i confini del cuore al mondo intero, come ha detto Papa Francesco, e renderlo capace di vedere la realtà e di amare come vedeva e amava il cuore di Gesù.

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he Canossian Rule of Life n° 186 states that “postulancy is the first approach to the institute, with a certain intention of knowing it and becoming part of it, to the decision to enter the novitiate.”Postulancy is the stage of formation wherein seminarians have to develop human maturation. The candidate who expressed his desire to journey with the community and “to mature

the desire to remain with Christ” has to be approved by the council of formators. This is to verify the authenticity of an aspirant’s call, motivation, and intention. Last January 15, three aspirants, - namely: Jimmy J. Cabanigan, 25, from Villanueva City, Misamis Oriental; Mark Joseph G. Alico, 24, from Silangan, San Mateo, Rizal; and Julius Cesar C. Macalit, 25, from Butuan City, Agusan Del Norte - after almost one year of formation and discernment with the guidance of their formators, have formally expressed their desire to continue to postulancy program. It was then granted and approved by the delegation. It is indeed with great joy to celebrate this momentous phase of their journey in the institute. Moreover, they were also challenged by Pope Francis’ message addressed to the seminarians in Italy that “within the seminary walls, expand the boundaries of your heart and extend


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them to the whole world.”1 This message of the Pope does not only resonate with the Italians but with the seminarians all over the universal church. The postulancy program of the Canossian Institute is to make aware the postulants about the realities, not just on the self or personal level but the realities concerning the world vis-à-vis the poor and the little ones to whom Canossian charism was imbedded. Therefore, this formative program for the

Julius Cesar C. Macalit

Mark Joseph G. Alico

postulants it is the time for them to closely and personally gaze at the institute and scrupulously reflect the promptings of the Holy Spirit through her divine guidance. Postulancy is a moment of grace, at the same time is a challenge because it is the period of encountering, confronting, and asking the community of which the postulants wanted to journey with towards God who entrusted them with the Canossian vocation.

I tre postulanti indiani: Sandeep Patkar, Nikhil Kumar Nayak, Vinay Nandru, diplomati filosofi al St. Bonaventure Seminary dei Frati Minori di Madapurachal, Kannur (Kerala)

1. Pope to Seminarians: Be available for others., (Rome: Vatican News, 10 June 2021), accessed March 03, 2022, https://www.vaticannews.va/en/pope/news/2021-06/pope-audience-seminarians-italy-marche- region.html.


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ONGATA RONGAI, ST. MONICA

“Non dire sono giovane…”

LA MIA AFRICA. OVVERO, LA MIA ESPERIENZA FORMATIVA E MISSIONARIA IN KENYA

Nella festa del Sacro Cuore a Ongata Rongai, Parrocchia di S. Monica, il giovane brasiliano João Victor Rodrigues Dos Santos ha concluso l’anno di noviziato ed ha emesso i suoi primi voti al termine di un anno abbondante di esperienza formativa in un contesto del tutto nuovo per lui. Superata la comprensibile esitazione e un po’ di paura, ben accolto dai fratelli, si è presto inserito e ha potuto sperimentare che anche lì lo aspettava il Signore per fargli dono del carisma, dei fratelli, e dei poveri! Ndipo niliposema, Aa, Bwana Mungu! Tazama, siwezi kusema; maana mimi ni mtoto. Lakini Bwana akaniambia: Usiseme, ‘Mimi ni mtoto’; maana utakwenda kwa kila mtu nitakayekutuma kwake, nawe utasema kila neno nitakalokuamuru. (Yeremia 1:6-7)

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o dia 27 de fevereiro de 2020 parti para a minha experiência formativa e missionária no Quênia. Por ser a primeira vez que estava deixando minha “casa”, viajei com o coração apertado. Muitas pessoas disseram que era uma atitude ousada e até mesmo louca, pois com 21 anos eu estava indo para uma realidade totalmente

diferente e de certa forma pré-julgada pela nossa cultura. I confess it was not easy, really! Fui sem conhecer a ninguém e sem saber falar nem se quer uma palavra em inglês, levando somente Deus em meu coração. Cheguei e tudo foi novidade, como já se era de esperar. Até mesmo o meu nome foi “trocado”, passando a me chamar somente “Victor”, sendo que no Brasil todos me chamam só de “João”. Uma comunidade viva e cheia do carisma canossiano que soube me acolher perfeitamente, me fazendo sentir em casa, mesmo estando a quase 10.000 km de distância e sendo o único “diferente” naquele lugar. Mesmo com dificuldades e limitações a caminhada se fez tranquila, graças à ajuda e companhia de tantas pessoas que fizeram parte desta minha experiência internacional. Mesmo com o medo da pandemia que estava crescendo, pude me encontrar com diversas pessoas em nossa paróquia, percebendo de forma nítida a alegria contagiante de todos aqueles que ali estavam. Fui recebido com honra e celebração. Aos poucos fui aprendendo a língua, mais errando do que acertando. I did not know any word in English but in nine months, I


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learned almost everything. God knows! Nas conversas, partilhas, brincadeiras e atividades apostólicas sempre me senti à vontade por ter quem me desse suporte, me ajudasse. A comunidade religiosa e formativa de Nairóbi-KE não mediu esforços para que eu pudesse bem me adaptar. E aqui aproveito para agradecê-los novamente: padres Angelo, Pierantonio e Mark Anthony, os Irmãos junioristas: asanteni sana ndugu zangu! Nesta comunidade fui admitido como noviço, pela direção do padre Pierantonio. No noviciado experencie tudo aquilo que é próprio do nosso carisma, da nossa história e do ser religioso. Nesta mesma comunidade professei os meus primeiros votos, na Saint Monica Parish Church, em Kware/Ongata Rongai-KE. Foi uma festa maravilhosa e longa que eu nunca poderia imaginar. Deus sempre age e prepara tudo para zelar por cada um de nós! Na Tanzânia, através das crianças em nossa escola, no oratório, na Casa Família, na Parokia ya Mtakatifu Bakhita e nas visitas ao

hospital psiquiátrico, mesmo em pouco tempo de estadia, também pude sentir a presença do nosso carisma da mesma forma que o senti e sinto no Brasil. Pude perceber que o carisma, como dom do Espírito se manifesta de formas diferentes devido as diversas culturas e realidades, contudo, ele é sempre o mesmo, onde Cristo Crucificado é a nossa regra de vida. Agradeço aos coirmãos da comunidade religiosa de Mwanza, IgomaTZ: Padres Stefano, Ramil e Rocky, além de tantas pessoas que se tornaram amigas nesta experiência. Kweli Mungu anafanya kazi yake. Depois de um ano e dez meses, voltei para o Brasil para continuar a minha formação na comunidade de Ribeirão Preto-SP. Nilimwambia katekista mmoja: Siku moja tunafika na nyingine tunaondoka. Sisi ni wamisionari! Tunajenga manyata, sio Nyumba za mawe Agradeço a Deus por me dar esta oportunidade de crescimento humano e espiritual. Irmão João Victor dos Santos


Tanzania 38

IGOMA, MWANZA Una Comunità che cammina insieme

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elebrando la Solennità di S. Giuseppina Bakhita lo scorso febbraio, tutta la comunità cristiana ha avuto l’occasione di vivere insieme e condividere il progetto pastorale della parrocchia: “nuova evangelizzazione nelle comunità che camminano insieme”. È stata una giornata di festa con canti, tornei e diverse presentazioni di talenti di bambini, ragazzi e adulti della parrocchia. È stata anche festa delle famiglie, che nonostante le difficoltà e fatiche della vita di ogni giorno, imparano dalla Santa Patrona la pazienza e la fede in Dio Buono e Misericordioso. Segno di una comunità che cammina insieme è il gruppo dei nuovi laici canossiani che sono impegnati nella vita della parrocchia, un impegno di servizio verso i poveri e piccoli. Alcuni si dedicano ai bisognosi nel gruppo “Karitas”, alcuni sono catechisti che si mettono a servizio dei piccoli nel fargli conoscere Gesù, e alcuni sono laici normali che danno il loro tempo nella vita della parrocchia. Da questo gruppo assieme ad alcuni

giovani è nata l’associazione “Alzati, Andiamo insieme” che si dedicano al servizio verso le persone con problemi psichiatrici. Il Centro sarà costruito e operativo nel nostro terreno di Kashishi, Nyamhongolo. Tutti i membri dell’Associazione si trovano gradualmente con P. Stefano per alcuni momenti di programmazione, di condivisione e formativi. A volte ricevono formazione da un gruppo di amici competenti dall’Italia soprattutto nel dare uno sguardo più ampio all’esperienza che stanno vivendo. In questo periodo sono ben impegnati nella costruzione del recinto del nostro terreno, questo lavoro verrà seguito dalla costruzione delle stanze. Il lavoro è enorme, ma confidiamo nella Provvidenza. Infine, guardiamo con fede e speranza la vita delle nostre comunità cristiane, è la vita delle famiglie e persone che incontriamo ogni giorno. La nuova evangelizzazione è proprio questo cammino insieme dove Cristo, al centro, ci attira perché’ tutti possano trovare pace e speranza in Lui. P. Ramil Sibuan


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HERA, DILI Vita e attività della comunità di formazione P. Nivio, con evidente stupore per quanto la Provvidenza ha concesso di vivere alla comunità di Hera in questo passato anno di formazione e apostolato, parla dei nuovi arrivi in comunità di p. Octavio e dei nuovi aspiranti, della forte esperienza di solidarietà vissuta durante l’alluvione, del progetto formativo dell’Oratorio canossiano realizzato nella nostra casa per la formazione di ragazzi e giovani. E tanta, viva riconoscenza per i benefattori che hanno permesso tutto questo.

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e are grateful to the Lord for many blessings and graces we have received from Him despite of all the struggles. Indeed God has been as loving and caring, as St. Paul says in Corinthians 12:9 “my grace is sufficient for you, for my power is made perfect in weakness.” The experiences in life both joys and sorrows always come as grace. We are made strong by the Lord in our weaknesses to remember that his power continuously strengthens us and make us his chosen one, loved and cherished by our loving Father. Our formative community in Hera is blessed by the Lord in many ways. First of all God has entrusted a good number of young people in our formative community. For the new school year of 2022/2023 we have: seven aspirants of preparatory year, seven aspirants of 1st year philosophy, five of 2nd year philosophy and two pre-postulants on their

4th year philosophy preparing to enter in the postulancy in the middle of the year. In total 21 seminarians in all. Thanks to God, last November 26, 2021, Fr. Octavio Moscoso, an Argentinian citizen, from Brazil delegation landed in East Timor and joined our formative community in Hera. We thank the Lord for his availability and courage to work in the formation house. We pray and hope that the seeds of vocation grow! Unfortunately, last February 3, our community was infected with the Covid 19. Fifteen seminarians plus fr. Octavio were in isolation for 10 days and finally on February 13 they were discharged from the quarantine. Last February 19, our formative community welcomed the new seven seminarians with the entrance mass. It was a joyful moment for seeds of vocation God has entrusted to us. We continue to pray for their perseverance. Furthermore, two postulants left to Nairobi on February 22, to continue there their formation.

ORATORIO

As part of our Canossian tradition, Oratorio has an important role in our apostolate. Oratorio is known as a venue for educative and formative pedagogy, where children and youth learn to form themselves with Christian values and in turn share these values with their families and friends at large.


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We have about 180 registered children and adolescents, the so called “Oratorio Canossiano” and the youth group, the so called “Amici di Maddalena” for about 60 registered youngsters. They are all regular comers to our oratorio. It’s always a joy to see these big numbers of children and youngster at home and create a sense of belongings in the oratorio. It is part of formation of our seminarians as they also emerge themselves in the different responsibility function. In the oratorio the formative-educative activities are divided into these areas: - Catechetical Formation, in cooperation with the parish, preparing the children and adolescent for first communion and confirmation; - Christian Formation: bible reading, bible quiz, discovering the life of the saints; Human Formation: formation on human values, needs and attitudes; it is given by the fathers; - Educative Formation: leadership and child protection training for the youngster supported by some NGO such as UNICEF & PLAN INTERNATIONAL & SDB fathers. This training is focused to help our young animators and our seminarians to be equipped in the apostolate for children and adolescents. From December 12 to 22, 2021 we had the “ORATORIO MARANATHA” as the culminating part of yearly program. Together with our animators, we realized this everyday

activity, which focus more on the formation of human values. The event was successful indeed and we hope our oratorians will live what they have learned.

BOATS FOR OUR REFUGEES

On April 4, 2021, it was Easter Sunday, the sudden tragic of flood hit our place in Hera where the Canossian seminary is located. Out of love and care for the people who have lost their family members, homes, and belongings, our Canossian seminary opened its doors to accommodate the refugees in our cover-court for almost 4 months. During that tragic experience of flood where 600 refugees composed of 68 households were hosted in our place, I could see the Lord’s helping hand continuously over flowing through the solidarity of so many kind-hearted people who offered their support in prayer, kind and goods. I would like to thank all, especially the group families, friends from Italy who were generously assisting our community of Hera in that time of difficulty and confusion. As we continue to receive the support, we are in debt of gratitude for the Association of CUORE AMICO FROM BRESCIA, ITALY, whom generously helped our refugees by providing to our fishermen two unit of boats as well as two motors. Your help marked a very significant blessing for our people victim of the floods. On their behalf we express our immense gratitude.


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Il nostro amore fraterno si deve estendere anche oltre la morte. Ricordiamo dunque con venerazione i fratelli che Dio ha chiamato a sé; offriamo per loro i suffragi e custodiamo nel cuore il loro esempio, perché possiamo continuare nello spirito che ci è stato tramandato e che essi hanno vissuto. Regola di Vita, Cs 165

PADRE TARCISIO PESCAROLO, una vita per la missione

(ISOLA DELL’ABBÀ, 18/08/1935 – NEGRAR, 01/03/2022)

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o scorso 1 marzo, in cui si ricorda la nascita della Fondatrice S. Maddalena, mentre in India, a Malayampadi (Kerala), la nostra missione festeggiava l’ordinazione sacerdotale di padre Prakash Damor, in Brasile, ad Araras, in Casa Emaus,

p. Tarcisio Pescarolo appena dimesso dall’ospedale, all’età di 86 anni, completava la sua corsa sulla terra per andare a cantare nella liturgia del Cielo. Il suo ricordo è legato agli incontri avuti con lui durante le visite alle nostre missioni in Brasile. Quasi dei brevi video che riproducono la memoria di una vita dedicata generosamente e gioiosamente alla missione. Come non ricordare la visita con lui alle cappelle più lontane, per raggiungere i gruppi di bambini al catechismo, quando si fermava, li salutava affabilmente e per catturare la loro attenzione, dalle sue tasche tirava fuori caramelle e palloncini da gonfiare… O quando mi portò con lui a celebrare in anticipo il Natale nella fazenda più povera e abbandonata di São Benedito di Araras, si dimenticò di portare il messale e insieme recitammo di corsa la prece eucaristica, per non sbagliarci… ma non aveva dimenticato di portare un piccolo panettone che alla fine fece in cento bocconi per darne un pezzo a tutti i presenti per far loro sentire che anche per loro era Natale! O quando mi accompagnò a visitare la “sua” ultima parrocchia, Santa Cruz da Estrela, nella zona rurale di Santa Rita, dove scoprii che pur di far sopravvivere quella povera parrocchia e non far mancare l’assistenza religiosa a quelle famiglie di contadini, ci rimetteva lui i denari dovuti come tassa alla diocesi… Ma forse il ricordo più bello che descrive p. Tarcisio per quello che era, è legato ad una delle assemblee più faticose. Avevo proposto ai Confratelli un non facile discernimento: tutti erano concordi sull’idea di “prendere il largo”, per arrischiarsi su un nuovo fronte missionario. Ma nessuno aveva il coraggio di esporsi, di dire cosa avremmo dovuto lasciare. Rivedo p. Tarcisio che quasi come ispirato, si alza in mezzo all’assemblea, con quella sua semplicità disarmante, e lui che era stato uno dei primi ad arrivare in Brasile, ad Araras, e vi aveva lavorato per molti anni con passione,


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si dichiara pronto a partire, a lasciare la casa madre della missione, che “se qui la nostra opera non è più necessaria ci sono tante altre diocesi del Brasile povere e bisognose di aiuto”; e con slancio quasi profetico comincia a cantare la romanza “Torna caro ideal, torna!” come un invito a tutti a tornare alle radici della nostra missione, all’ideale che ci aveva fatto lasciare tutto, a prendere il largo, senza paura. Fu il primo passo verso l’apertura missionaria nel Maranhão. Padre Tarcisio è stato uno dei primi quattro religiosi partiti per il Brasile nel 1966. Nato a Isola dell’Abbà, Polverara (PD), il 18 agosto 1933, da papà Michele e mamma Elsa Bezzon, ultimo di dieci figli. Nel 1945, invitato e convinto dal compaesano p. Alfonso Fiorin, fu da lui accompagnato nel Collegino degli Aspiranti Canossiani a Fonzaso; nel luglio del 1951 scrive la sua domanda di entrare in noviziato, dichiarando: “Per la gioventù, in questa Congregazione desidero offrire la mia vita. Per la gioventù sia italiana che straniera in qualunque luogo disporrà l’obbedienza”. Completato il noviziato e fatta la prima professione il 3 ottobre del 1952, col nome di fra Teofilo, proseguì gli studi teologici prima a Monselice e poi ad Asolo, fino alla professione perpetua il 3 ottobre del ’57, e successivamente l’ordinazione sacerdotale per le mani di Mons. Mistrorigo, nella cattedrale di Asolo il 23 maggio del 1959, insieme ai suoi compagni p. Sergio Pinato e p. Elia Bacchin. Subito dopo l’ordinazione, p. Tarcisio veniva inviato come assistente all’oratorio del Duomo di Voghera (PV); da lì, dopo un solo anno un anno al “Maris Stella” di Pellestrina; poi un anno in Sicilia nell’Istituto di Acireale; da lì di nuovo al nord, nell’oratorio di Bellano dove visse momenti di grande difficoltà. Dal 1963 al 1966 è di nuovo in Sicilia prima ad Acireale e poi a Pachino. Da Pachino, nel dicembre del 1965, aveva scritto al Superiore la sua disponibilità per la

missione che si stava aprendo in Brasile; disponibilità ribadita in una lettera del 18 maggio del 1966. Il suo sogno si avvera con la partenza in nave dal porto di Genova insieme agli altri tre – p. Giordano Zen, fra Tarcisio Verza, p. Giuliano Todesco - ai primi di dicembre del 1966. Ad Araras iniziò il suo ministero missionario: prima vicario parrocchiale a São Benedito, poi parroco al Bom Jesus (1971’79); nel 1979 viene trasferito a Nova Odessa come parroco a Nossa Senhora das Dores dal 1979 al 1984. Passa quindi a Ribeirão Preto, come parroco a Dumont e poi parroco alla Penha (1985-’90), rimanendovi come vicario per altri tre anni. Nel 1993 viene trasferito a Santa Rita dove è parroco per 11 anni nella parrocchia rurale di S. Cruz da Estrela. Dal 2004 torna nuovamente ad Araras e da lì nel seminario a Ribeirão Preto, dove è stato apprezzato confessore, fedele all’ascolto di quanti cercavano consiglio e conforto. Le lettere e le fotografie inviate dalla missione testimoniano la sua passione missionaria, come se la sua vita sacerdotale e canossiana iniziata con difficoltà abbia trovato poi nella missione la sua fioritura e i suoi frutti. Il ricordo di padre Tarcisio, col suo amore alla vita fraterna, la sua semplicità e piccolezza evangelica, la gioiosa attenzione ai più piccoli e


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ai poveri, rimangono eredità preziosa per la delegazione brasiliana e per tutti noi. Come un bel canto, che coinvolge e richiama al primo ideale, a “prendere il largo” con coraggio e fiducia. Le sue esequie sono state celebrate nella chiesa parrocchiale di São Benedito ad Araras (SP, Brasile) ed è stato poi sepolto nella tomba della Congregazione nel cimitero di Araras vicino agli altri nostri Confratelli.

FRA LUIGI RAMPIN, una vita dedicata all’Oratorio (CONSELVE, 13/06/1935 - NEGRAR, 22/03/2022)

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a sua cartella in archivio è scarna e povera di scritti personali: un paio di lettere di corrispondenza con il superiore generale, qualche fotografia della sua vestizione religiosa e della sua attività in oratorio. Del resto Fra Luigi non era uomo di lettere o di studi, ma uomo pratico: la sua

vita canossiana potrebbe riassumersi tutta in una parola: Oratorio! Da uno scritto di p. Clemente che risponde alla sua lettera di domanda di entrare tra i Figli della Carità, possiamo capire che la vocazione canossiana si era fatta strada in lui proprio dalla vicinanza di vita coi Canossiani del Patronato di Conselve. Fra Luigi era nato a Conselve, frazione di Beolo, il 13 giugno del 1935 da papà Pasquale e mamma Genoveffa; come per tutti i ragazzi e giovani di Conselve, fu normale per lui frequentare il Patronato e le sue attività, avvicinare i religiosi Canossiani che da pochi anni vi si erano stabiliti portandovi lo spirito e lo stile di san Giobbe: cura della catechesi, partecipazione ai sacramenti e assistenza costante ai giochi organizzati nel cortile. Decisivo fu l’incontro con p. Gioacchino Fasan – direttore del Patronato - che come fece per altri giovani, lo seguì e lo accompagnò alla vita consacrata. A 26 anni fra Luigi, nel maggio del 1960 fu accolto come probando per alcuni mesi nella comunità di Conselve; nell’ottobre dello stesso anno fu ammesso al noviziato a Castelli prendendo l’abito religioso e il nome di fra Vittorio. Al termine del noviziato, fu ammesso alla prima professione; così lo presentava il Padre Maestro p. Felice: “… sempre animato da buona volontà, e da tanto spirito di laboriosità. È molto attivo e desideroso di lavorare in mezzo alla gioventù. Ho dimostrato pietà, obbedienza amore alla Congregazione… Nei riguardi della sua vocazione l’ho sempre trovato deciso a proseguire… mi pare che potrà far bene” (14/10/1962). Dello stesso tenore la relazione che ne diede p. Benedetto Valente superiore del collegio di Salerno dove il giovane professo temporaneo era stato mandato dal novembre ’63 all’aprile del ’66; p. Benedetto oltre ad assicurare che fra Vittorio era “un buon Religioso osservante e disciplinato; sente profondamente la pietà, è sempre presente agli atti comuni,


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compie puntualmente e bene le pratiche di pietà… dice tutti i giorni l’Ufficio della Madonna. Buona è pure l’osservanza dei voti, è sempre pronto all’obbedienza, osserva la povertà e la carità…”, faceva presente la necessità di dare una preparazione pedagogica a quei giovani fratelli. Dall’aprile del 1966 fra Vittorio è ad Acireale nell’Istituto assistenziale Pennisi – Alessi, e lì il 12 novembre del 1967 fa la sua professione perpetua come fratello. Pochi giorni dopo scrive al P. Generale p. Clemente per esprimere “la gioia e la felicità provate nell’emettere i santi voti; gioia solo per un poco turbata dall’assenza del Padre generale (che si trovò indisposto), sacrifico permesso da Dio per la sua maggior gloria, per il bene delle anime e per la sua santificazione” (Acireale, 18/11/1967). P. Clemente, rispondendogli, lo rassicura facendogli notare come non ci siano rose senza spine… ma tuttavia doveva considerarsi fortunato ugualmente che a ricevere i suoi voti ci fosse stata “la presenza autorevole e significativa del sempre caro ‘vecio’ Padre Gioacchino” (Venezia, 30/11/1967). Dopo i 4 anni ad Acireale, fra Vittorio passò in molte comunità e oratori della Congregazione: dal 1971 al ’76 è al Patronato di Feltre; poi tre anni a Voghera; 1979/’80 un altro anno ad Acireale; poi due anni nell’oratorio di Rovereto; un anno a Pachino; dall’83 al ‘91 per otto anni è nell’oratorio del Fanciullo di Fasano dove ancora è ricordato soprattutto per la disciplina e l’organizzazione dei tornei di calcio; dal 91 al 98 lavora per sette anni nel difficile e impegnativo ambiente di Seminara (RC), come responsabile dell’oratorio. Dal 98 al 2002 quattro anni all’oratorio di Cavarzere; dal 2002 al 2008 è nell’oratorio di San Corrado a Pachino; dopo una pausa di alcuni mesi a Castelli, nel 2009 accetta di andare a Lavis dove consuma le

sue ultime energie nell’assistenza in oratorio e in cucina a servizio della comunità. Nel 2015, logorato nel fisico e stanco, per Fra luigi è arrivato il tempo di ritirarsi dall’attività, e a malincuore accetta di andare a Poiano prima e poi a Fonzaso; è questa l’ultima fase della sua vita, forse la più pesante, ma anche quella della sua purificazione e della sua preparazione nel silenzio e nella preghiera al passo finale di quella consacrazione in cui si era avventurato con tanto entusiasmo. Per arrivare a dire pur con fatica, “Eccomi, Signore, io vengo, sono pronto!”. Così lo ricorda in un messaggio di partecipazione arrivato proprio da Fasano, un ex allievo dell’oratorio, che ha scritto: È difficile spiegare la parola ORATORIO per chi non ha vissuto le sue emozioni, un luogo per tanti, ma una casa per noi ragazzi no social, dove il primo della comitiva partiva con il suonare il primo campanello, per arrivare ad un cancello con mega catena impazienti di veder aprire da un Padre la via del divertimento più assoluto… puoi dimenticare tutti nella vita tranne gli amici dell’oratorio; oggi non tutti i ragazzi di FASANO si conoscono fra di loro, NOI SI! ancora oggi! Ma il successo di tutto questo lo dobbiamo ad una persona speciale, che ci ha dato la possibilità di vincere una coppa, che ci ha fatto indossare una maglietta, che ci ha fatto conoscere una classifica, cos’era il capocannoniere… lo dobbiamo a chi semplicemente ci ha fatto sognare su un campo in cemento! buon viaggio padre Luigi, e grazie per tutto quello che hai fatto per i ragazzi di FASANO! Dopo una sosta nella cappella della casa generalizia, le sue esequie sono state celebrate nella chiesa parrocchiale di Poiano, ed è stato poi sepolto nel cimitero di Poiano vicino agli altri nostri Confratelli.


La Tua Firma... Il Suo Sorriso! 5 x 1000 A fine ottobre del 2021 l’Associazione “Mano Amica - Canossiani” Onlus ha ricevuto 25.578,12 euro come corrispettivo della dichiarazione dei redditi riferita all’anno 2019. Questo buon contributo è il risultato della scelta di 750 generosi donatori che hanno formalmente espresso di destinare la quota del 5 per mille della loro imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef ), firmando e inserendo il nostro codice fiscale

93148670230 NEL RIQUADRO “SOSTEGNO DEL VOLONTARIATO E DELLE ALTRE ORGANIZZAZIONI NON LUCRATIVE…” sui modelli di dichiarazione nella Certificazione Unica 2022 (CU) o al Modello 730 o al Modello Redditi Persone Fisiche (ex Unico).

ativi ai bambini di offrire percorsi educativi e form tte me per ci ri ato don sti que di La scelta do Manila nerabilità delle baraccopoli di Ton vul e ne zio ina crim dis di ni azio che vivono situ le competenze ché possano crescere e sviluppare - Filippine e di Araras - Brasile, per titolo nella società. necessarie all’inserimento a pieno Carissima/o, in questo momento i bisogni sono tanti, tanti chiedono il tuo contributo. Anche noi ci permettiamo di farti la nostra richiesta, forti della fiducia che avete sempre riposto nei Missionari Canossiani, e nelle loro opere a favore dei più deboli e bisognosi nel mondo. Ti ringraziamo per tutto quello che già fai per i nostri progetti, e per quanto potrai fare anche per il tuo contributo del 5X1000.

Grazie!


La relazione è dimensione centrale nella vita delle nostre comunità dove fratelli di diverse età, diversi paesi d’origine e di diverse culture condividono la stessa vita. Se nessuna cultura, infatti, può presumere da sola di interpretare ed annunciare il vangelo, ogni cultura può svelarne, con le proprie ricchezze e tradizioni, aspetti inediti. Imparando ognuno a restare aperto alla cultura dell’altro, senza primati o prevaricazioni di sorta, ognuno e tutti assieme apprendiamo meglio il Vangelo e il nostro stesso carisma. E la comunità diventa capace di dialogo con i più lontani! (dalla Lettera della Consulta 2021)

Foglietto

il

dell’Istituto dei Canossiani

Pubblicazione trimestrale n. 1 Anno 91 — Gennaio/Marzo 2022

Poste Italiane S.P.A. - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 2, DCB - Verona

La corrispondenza all’Istituto dei Canossiani: Via S. Giuseppina Bakhita, 1 - 37142 Poiano - VERONA — Tel 045 528857 — Fax 045 534047 Sito internet: www.canossiani.org — E-mail: segreteria@canossiani.org C.C.P. 18530378 — IBAN IT 16 W 05034 11750 000000153743 intestato a Congregazione Figli della Carità Canossiani Presso Banco Popolare di Verona - sede di Verona - 0001 La corrispondenza per i progetti missionari: Ufficio Missioni “Mano Amica - Canossiani” ONLUS Via S. Giuseppina Bakhita, 1 - 37142 Poiano - VERONA - Tel e Fax 045 8408891 Sito internet: www.manoamicacanossiani.org — E-mail: ufficio@manoamicacanossiani.org C.C.P. 36600518 — CCB IBAN IT91 F 05034 11750 000000163682 Seguici su

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