Sfarfallologia

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Articolo pubblicato nella rivista Fly Line di gennaio-febbraio 2017

La pagina del pollo 60 - Sfarfallologia Tutto ciò che è necessario sapere sulle emergenti: etologia delle ninfe, imitazioni, interazioni con la superficie e tecniche di pesca.


L A PAGINA DEL POLLO 60 Roberto Messori

I

ndagine tra gli insetti in sfarfallamento. Nonostante la presunta estinzione delle cosiddette schiuse, abbiamo ragione di credere che si siano organizzati gruppi di insetti guerriglieri che lottano contro l’antropizzazione nell’unico modo che conoscono: cercando di resistere e sperando nella forza della natura. Nel caso che la notizia sia vera, ecco due dressing di emergenti che non hanno paura di nessuno, se non dei pesci.

Sfarfallolo

Foto di sfondo: le due emergenti proposte negli step di montaggio. Il pollo tenta di emergere a sua volta, aggrappato alla... linea di superficie.

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ogia

E E

mergente: parola magica per il Pam e terrificante per i pesci. Credevano di essere furbi evitando di prendere quelle bellissime imitazioni di subimmagini perfettamente galleggianti, mentre noi ci arrabattavamo per farle galleggiare al meglio. Succede sempre più spesso, oppure ce ne accorgiamo meglio di un tempo, che invece vengono preferiti gli insetti impegnati nello sfarfallamento, piuttosto che le subimago ormai libere dall’esuvia che derivano sulla superficie prima di involarsi. Oh beh, non che una dry fly perfettamente galleggiante non vada bene, va benissimo, una mosca secca convince certamente di più se riesce a rimanere quasi tutta sopra la superficie. Se affonda parzialmente, con la sua anomala ed innaturale massa di hackle, le trote le fa scappare, mica le attira. Una dry fly concepita come tale non diventa un’emergente se in parte affonda, è solo una mosca secca che galleggia male. Le emergenti necessitano di una differente struttura, poiché una parte di loro deve necessariamente interagire con la pellicola superficiale e, meglio ancora, aderire a questa da sotto. Ma cos’è una emergente?

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Laciamoci aiutare da Marco Aurelio, uno dei più grandi pensatori della storia, magari ci offre lo spunto giusto: – Che cos’è quest’oggetto in sé e per sé e nella sua propria costituzione? Quali sono la sua sostanza e la sua materia? Qual’è la sua causa? Che cosa fa nel cosmo? Per quanto tempo dura? Le domande chiave sono l’ultima: per quanto tempo dura? E la penultima: che cavolo fa nel cosmo? Una larva di tricottero o una ninfa di effimera o di plecottero sappiamo che dura (vive...) circa un anno, a parte le poche specie semivoltine o polivoltine, gli adulti possono vivere da poche ore (alcune effimere) a poche settimane, insomma, l’etologia ci fornisce queste informazioni quasi specie per specie, a volte addirittura ci azzecca, oppure si sbaglia di poco. Ma le emergenti? La scienza, in verità, ci aiuta pochino, anzi, è più facile che siano le nostre osservazioni ad aiutare lei. Per la biologia “l’emergente che produce schiuse”, come definiamo noi questi fenomeni, non esiste neppure come terminologia, in biologia si parla di sfarfallamento, non di schiuse (è l’uovo che schiude), mentre per emer-

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gente s’intende, in evoluzionismo, l’apparizione, nel corso dell’ortogenesi, di una struttura nuova per il phylum considerato. Questo fenomeno non interessa gli insetti, almeno nella nostra scala temporale, semmai le mosche artificiali, imballate di... ortogenesi, non da modificazioni genetiche, ma da noi Pam. Dovremmo quindi parlare di durata dello sfarfallamento, tuttavia, giacché siamo pescatori e dobbiamo intenderci tra noi, userò entrambi i termini. Lo so, potevo allora lasciar perdere Marco Aurelio e la corretta terminologia scientifica, ma ho un mucchio di pagine da riempire e non posso farlo solo con le nostre paturnie. Quanto dura quindi il fenomeno detto sfarfallamento, che indica esattamente l’uscita dell’immagine dalla spoglia ninfale? Sopra, una ninfa di Baetis sta iniziando la metamorfosi: testa e parte del torace sono già usciti dall’esuvia, entro una manciata di secondi la subimago uscirà completamente e s’involerà all’istante. A destra, il laborioso sfarfallamento di un Leptophlebiidae, per il quale l’insetto si porta a riva.


Confrontando questo stadio, che stadio non è, con il tempo di vita di larve, ninfe ed adulti, possiamo dire che è ben misera cosa. In effetti dura da pochissimi secondi ad alcuni minuti, non solo, ma in una certa percentuale di casi non ha termine in quanto tale, poiché l’insetto adulto non ce la fa, anche per loro vale la regola della ciambella. Ma la cosa più importante è che se una larva, una ninfa o un’immagine sono caratterizzati da una morfologia ben definita e che dura assai a lungo, cambiando semmai solo di dimensione nelle forme acquatiche, quella che noi chiamiamo emergente, al contrario, varia in continuazione, di istante in istante, la sua morfologia, poiché non è uno stadio di vita, ma la transizione tra uno stadio ed un’altro. Come fare quindi ad imitare un insetto che muta in continuazione? Partiamo dal fondo (del fiume), dove una ninfa di effimera è matura,

si stacca dai substrati e risale verso la superficie e descriviamone l’azione di default.

La risalita

Aiutandosi con movimenti ondulatori del corpo, eventualmente coi cerci e con le zampe, e probabilmente resa più leggera dal gas che sta separando la cuticola ninfale dalle membrane del nuovo corpo, la ninfa matura risale attraversando lo spessore d’acqua che in questa fase, inevitabilmente, la fa derivare, se c’è corrente.

Il rendezvous

Raggiunta la superficie, la testa e la parte superiore del torace dell’insetto vengono a contatto con questa, caratterizzata da una forza - la tensione superficiale - che, in virtù del suo “potere adesivo”, agisce come una sorta di calamita. La forma adulta che sta per emergere dovrà contrastare la tensione superficia-

le per attraversare la membrana elastica che questa forma con l’ultimo strato di molecole dell’acqua. Gli insetti che ci interessano non hanno grossi problemi, semmai gli insetti piccolissimi dovranno impegnarsi assai di più per superare questo scoglio.

Lo sfarfallamento

La parte superiore del torace si fende longitudinalmente e la nuova forma alata inizia a fuoriuscire da quella che sta diventando la spoglia ninfale od esuvia. Prima la testa, poi i segmenti del torace, poi ali e zampe ed infine l’addome, seguito dai cerci, se l’insetto li possiede. Ora attenzione, io ho assistito allo sfarfallamento di numerose effimere e posso affermare che il tempo di detta modalità non varia solo da specie a specie dell’uno o dell’altro genere o famiglia, ma può diversificarsi anche in specie dello stesso genere o addirittura della stessa specie. Ricordo dei Baetis sul Sangro le cui ninfe, in pochi decimetri d’acqua vicino a riva, stavano risalendo per sfarfallare. Era un’occasione straordinaria per fotografare il fenomeno e non me la feci scappare. Ero proprio sotto il ponte dove entra la Zittola, a circa 15 metri da una panchina, ottima per l’operazione fotografica. Con un contenitore di vetro catturavo le ninfe appena giunte in superficie, in fretta raggiungevo la panchina dove, asciugate frettolosamente le mani e afferrata la macchina fotografica, cercavo di riprendere in più scatti il fenomeno, ovviamente un insetto alla volta. Ebbene, nella metà dei casi non feci in tempo, mentre percorrevo quei pochi passi alcuni sfarfallarono sotto - è proprio il caso di dirlo - il mio naso, ma con alcuni altri feci in tempo. Dal momento dell’arrivo dell’insetto in superficie al momento in qui l’insetto si involava passavano da 30/40 secondi a circa un minuto e mezzo o due minuti al massimo. Un altro caso che ricordo bene fu uno sfarfallamento di Heptageniidae nel torrente Leo. Pescavo in wading quando, tutt’attorno a me, in una lama profonda cm 50/60 moderatamente corrente con superficie mossa da piccole ondulazioni,

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iniziarono a fuoriuscire dall’acqua queste effimere di buona dimensione. Smisi di pescare (lo so, avrei dovuto fare il contrario) e cominciai ad osservare, ebbene, dopo un po’ riuscii ad individuare qualche ninfa, ma non fu facile: appena la ninfa arrivava in superficie l’insetto adulto volava via, le maledette avevano un fretta folle, poi dicono che i nevrotici siamo noi. E non credo che le trote del Leo siano più sveglie e veloci di quelle del Sangro, fatto che avrebbe potuto selezionare, in base ai principi evolutivi, le più veloci ad involarsi. Idem per i tricotteri: ho assistito a sfarfallamenti istantanei come a lunghe metamorfosi sia sulla superficie dell’ac-

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qua che tra sassi, supporti e pareti di roccia delle rive. Coi plecotteri non c’è storia: tutte le specie, per sfarfallare, deambulano sul fondale e si portano a riva per la delicatissima e vitale operazione: di queste sconsiglio vivamente le emergenti, catturereste solo trote ignoranti che non hanno studiato l’etologia.

Le conoscenze etologiche

Qua e là, in modo sporadico e spesso approssimativo, si legge in qualche libro di entomologia che la tal specie per sfarfallare tiene un certo comportamento, che può essere simile ai due descritti, oppure molto più lungo,

Sopra, questa Paraleptophlebia submarginata ha deciso di iscriversi ad un club di cripple: la sua ala destra è rimasta intrappolata nell’esuvia. Curiosamente, dopo aver sfarfallato all’asciutto si è trascinata in acqua, forse ha deciso per l’eutanasia. A destra, sfarfallamento iperrealistico realizzato da Giulio Tasca. È quello che avrebbe voluto fare la submarginata qui sopra.


o addirittura che sfarfalla sui substrati del fondale. Ma l’osservatore descrive il fenomeno che sta osservando di quella singola specie, in quel determinato ambiente, in condizioni di temperatura, pressione, portata d’acqua e luce relativi a quell’istante, tutti fattori che, variando nel tempo e nel luogo, possono modificare fortemente il fenomeno. In altre parole dare per scontato che quella singola specie, genere o famiglia sfarfalla sempre in quel modo, e realizzare conseguentemente determinate imitazioni e praticare una tecnica di pesca mirata, è perlomeno azzardato. Insomma, anche qui vale la regola che la determinazione sistematica di centinaia di specie può essere sostituita dalla sistematica “giallina, grigina e marroncina...”, certamente più vicina alle conoscenze del pesce che alle nostre, profondamente malate di complessità umanoide. L’elemento fondamentale per la risoluzione di un problema alieutico rimane l’osservazione, non di rado risolvibile da tentativi sperimentali in successione.

Morfologia dell’emergente

Che dire della morfologia di un insetto impegnato a sfarfallare? Ciò che sappiamo è che muta in continuazione in quanto durante lo sfarfallamento una forma vitale si trasforma in un’altra in un certo lasso di tempo. Ecco quindi che i numerosi dressing propongono altrettante forme differenziate. Abbiamo le ninfe di superficie, come la GRHE e varianti (alcuni milioni...), dove viene rappresentata una esuvia che ancora contiene la forma alata, pertanto imita la ninfa appena arrivata in superficie. Di regola sono realizzate su ami standard a gambo dritto. Possiamo dire che questa scelta imita l’emergente nel suo primo stadio, dove l’adulto è ancora contenuto nell’esuvia. Poi abbiamo ricette che propongono la fuoriuscita parziale dell’insetto, principalmente delle ali, di regola rappresentate da un ciuffo di Cdc, di poly o di pelo di cervo. In queste trovano applicazione gli ami Grub. Questa forma rappresenta lo sfarfallamento colto nel

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Continuando, altri dressing propongono la subimago maggiormente fuoriuscita, dove, oltre alle ali, una hackle, spesso avvolta parachute, imita le zampe ed aiuta il parziale galleggiamento. Pure qui l’amo Grub è preferibile e pure qui l’esuvia immersa non ancora vuota del tutto è realizzata sul gambo dell’amo. Ed ancora ecco le forme che mostrano un adulto a metamorfosi completata che deriva, ma con ancora l’esuvia appiccicata alle chiappe. L’amo ovviamente è a gambo dritto. In questo caso l’esuvia viene aggiunta all’amo come

pieno dell’operazione, e l’esuvia può essere rappresentata dalla parte di addome costruita sul tratto distale dell’amo. La parte emersa consiste in un breve ciuffo dei materiali descritti, o magari da una pallina di polistirolo, circondate da un dubbing di consistente peluria.

Dressing che rappresentano le varie morfologie degli insetti in sfarfallamento, in questa pagina in alto: ninfa di superficie, con torace miscelato con Cdc; al centro, ninfa che ha estratto parte del torace e le zampe; in basso, ninfa che ha estratto zampe ed ali. Pagina a fronte in alto: subimago già sfarfallata, ma ancora collegata all’esuvia: in basso, pupa di tricottero che ha già estratto zampe ed ali, l’anello di Cdc la manterrà a lungo nella corretta posizione, con l’addome della pupa immerso.

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una sorta di extended body. Poi abbiamo gli sfortunati, still born e cripple, la percentuale di insetti che non ce la fa e rimane prigioniera dell’esuvia dalla quale non riesce a liberarsi. A volte è un’ala che resta bloccata nella teca, o la parte distale dell’addome. Anche la loro percentuale potrebbe essere determinata dalle condizioni meteo, ma la scienza non ci aiuta affatto, per fortuna dei pesci. Se così non fosse provate ad immaginarvi a gironzolare lungo le rive di

un fiume oggetto di uno sfarfallamento attrezzati di termometro, igrometro, barometro e luxometro per poter calcolare la percentuale di insetti che non riescono a sfarfallare così da decidere se legare al finale still born, cripple o emergenti standard. L’amo? Sia Grub che dritto, con morfologie aperte ad ogni perversa fantasia. Per costruire cripple potete avvalervi di flytyer sadomaso.

E allora?

Non è umanamente possibile, né consigliabile (gli unici che possono consigliarlo sono i venditori di mo-

che) avere quattro o cinque tipologie di emergente per ogni insetto, o meglio, umanamente sarebbe anche possibile, ma demenziale. Tuttavia un certo numero è opportuno detenerlo. Poi costruirle è divertente: sono dressing aperti alle più spregiudicate fantasie. Per trasformare una mosca in emergente possiamo partire indifferentemente da una ninfa o da una dun. Partendo dalla ninfa occorrerà modificare il torace in modo da creare una sovrastruttura galleggiante capace di rappresentare la dun che sta fuoriuscendo, mentre la ninfa rimarrà immersa e aderente alla superficie; partendo dalla

dun occorrerà, al contrario, creare una “sottostruttura” che, penetrando la superficie, imiti l’esuvia vuota o semivuota inclinata circa a 30-40 gradi. A parte per le ninfe di superficie, considero ideale l’amo Grub. In effetti ogni mosca su amo Grub, se non è costruita in modo da far galleggiare la curva dell’amo, fatto in assoluta antitesi con l’amo a gambo ricurvo, diventa per forza di cose un’emergente, poiché la parte di amo, e di corpo ivi costruito, opposta all’anello penetra la superficie imitando automaticamente l’addome della ninfa, o l’esuvia dell’insetto emergente con il suo parziale contenuto. Infatti la prima regola per trasformare una dun di effimera o una pupa di tricottero in emerger è quella di realizzarla in modo che l’addome penetri l’acqua. L’hackle parachute offre la massima garanzia possibile per ottenere questo effetto e l’amo ricurvo completa l’opera.

I gusti del pesce

Perché un pesce dovrebbe preferire, in tante circostanze, gli insetti in sfarfallamento agli adulti che derivano sulla superficie? Beh, intanto l’esuvia potrebbe rappresentare per i pesci quello che per noi rappresenta, ad esempio, la cotica dello zampone, la cui unica contro indicazione è la faccia del medico che valuta il nostro colesterolo. A parte questa ipotesi da goloso, forse è prioritario il fatto che il pesce, osservando i diversi

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Questa è l’emergente di Heptageniidae presentata nel dressing con gli step di montaggio, la foto mostra il corretto assetto in acqua, con l’addome immerso ed inclinato ed il torace aderente alla superficie, mentre l’hackle in pernice imita all’unisono zampe ed ali.

insetti che operano presso la superficie per sfarfallare, vedendo la massa immersa della spoglia ninfale non ancora abbandonata presume che quel boccone sia maggiormente garantito, al contrario di un adulto in deriva che potrebbe involarsi prima che il suo attacco si concretizzi. Partendo da questo presupposto potremmo ipotizzare che nel caso di sfarfallamenti pressoché istantanei (l’adulto s’invola appena la ninfa arriva in superficie) il pesce preferisca le ninfe in risalita a quelle già arrivate, e nel caso di sfarfallamenti dove la ninfa impiega più tempo a liberare la forma alata ricerchi le ninfe “appiccicate” alla pellicola

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superficiale. Seguendo questa logica, cripple e still born offrirebbero il massimo della garanzia, non potendosi involare, a parte il fatto che quest’ultimo caso soddisferebbe appieno la legge di natura che spinge il predatore ad approfittare di prede più deboli e facili da abbattere.

Due dressing

Vediamo ora due emergenti, uno di Heptageniidae (March Brown emerger) ed uno di Baetidae (Pale Olive emerger), interessanti più per la semplice e razionale costruzione che per l’esatta imitazione di questa o quella specie, che ogni flytyer potrà adattare agli insetti in sfarfallamento nei fiumi frequentati. March Brown emerger - Il dressing della March Brown emerger prevede un amo Grub n. 10 o 12, l’addome in coda di fagiano, il torace in pelo di coda di volpe, oppure in dubbing di cul de canard, ed una hackle di pernice screziata per imitare zampe ed ali e per

garantire il necessario galleggiamento. La caratteristica principale è il montaggio dell’hackle che ho definito semiparachute. Tale montaggio utilizza come base per l’avvolgimento un tratto di rachide di piuma, qualunque piuma di collo di gallo o gallina va bene, anche resti di hackle già utilizzati per altre mosche. La rachide può anche essere singola, se la raddoppio in un anello è solo perché così ne posso utilizzare una meno consistente e rigida. La lego verticale nel punto di avvolgimento come il supporto di un normale montaggio parachute, che eseguo, ma prima di realizzare la testa e chiudere la mosca la ribalto sopra l’anello e la blocco realizzando anche la testa dell’insetto. A differenza di un normale avvolgimento parachute, questa procedura porta le barbe posteriori a sollevarsi e ad imitare le ali con più efficacia, mentre le barbe centrali ed anteriori scendono lateralmente imitando le zampe e sostenendo meglio in superficie il torace dell’imitazione.


Step 1 - Si fissa ad 1/3 della curvatura un ciuffo di barbe di coda di fagiano.

Step 3 - Si appone il supporto per l’hackle parachute utilizzando un tratto di rachide di una hackle d’avanzo.

Step 2 - Si realizza quello che sarà l’addome immerso della ninfa, che diverrà l’esuvia, lungo circa metà del tratto di amo sotteso dall’imitazione.

Step 4 - Dopo aver realizzato un torace in dubbing in pelo di volpe (in alternativa è consigliabile il Cdc), si fissa una hackle di pernice.

Step 5 - Si avvolge a parachute la piuma di pernice.

Step 6 - Si porta la rachide sopra l’anello dell’amo e la si fissa formando la testa della mosca, poi si chiude con nodo e vernice.

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Step 7 - Ecco la disposizione delle barbe di pernice in visione frontale: le posteriori tendono a verticalizzarsi e le anteriori si abbassano posizionandosi come le vere zampe.

In basso, la March Brown emerger in galleggiamento: l’hackle e parte del torace restano sopra la superficie, mentre altre barbe imitano le ali.

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Step 8 - La March Brown emergente vista di 3/4 da sotto.


Pale Olive emerger - Il dressing della Pale Olive emerger, buona imitazione anche delle Ephemerellidae, prevede un amo Grub n. 14/16, l’addome in immersione è in sezione di penna di fagiana, l’addome in fuoriuscita ed il torace sono in barbe di penna d’oca tinta gialla (oppure in quill di pavone o di tacchino tinto giallo), l’hackle di galleggiamento è in collo di gallo color crema debolmente giallastro. Il processo di montaggio è identico al precedente. La rachide che supporta il montaggio parachute è formata da un anello semplicemente perché è un tratto più sottile di quello usato nella March Brown, ma può essere anche singolo. Si tratta di due imitazioni adatte a torrenti non impetuosi, quindi zone non troppo mosse e turbinose, fiumi del piano e sorgive con pesce anche piuttosto selettivo. Per aumentare la galleggiabilità si potrà infoltire l’hackle.

La Pale Olive emerger

La Pale Olive emerger in galleggiamento, si noti anche qui la disposizione delle barbe ad imitazione di ali e zampe.

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Step 1 - S’inizia legando verso la curva dell’amo un ciuffo di morbide barbe di penna di fagiana maculate nocciola e bruno.

Step 3 - Una volta recise le eccedenze si fissano poche barbe di penna tinta gialla.

Step 2 - Si porta il filo a metà amo, si avvolgono le barbe e si realizza l’addome destinato a rimanere sotto la superficie.

Step 4 - Ora si fissa un tratto di rachide come supporto per l’hackle parachute, singola se robusta, doppia se più esile.

Step 5 - Solidale alla base della rachide si lega una hackle di gallo grigio giallastro dalle barbe lunghe circa come l’amo o poco meno.

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Step 6 - Si riveste con la penna gialla la parte di amo rimanente, eccetto lo spazio per la testa, si blocca e si taglia l’eccedenza.

Step 7 - Si avvolge l’hackle parachute e lo si blocca. Step 8 - Si ribalta sopra l’anello la rachide col parachute e la si blocca.

Con questa operazione parte delle barbe si solleva imitando le ali e parte si abbassa imitando le zampe.

Ecco, visto di fronte, come si dispone l’hackle nel montaggio semiparachute.

Step 9 - Si recide l’eccedenza della rachide, si forma la testa dell’imitazione e si conclude con nodo e colla.

Bene, ora alle armi per gli sfarfallamenti della prossima primavera avete aggiunto due modernissime bombe antipesce di elevata spartanità, semplici e veloci da montare, senza orpelli o attrezzi specifici, facili da utilizzare ed ottime anche come mosche da caccia, la March Brown da fine marzo a tutto giugno, per poi riutilizzarla a settembre, la Pale Olive da maggio fino a ottobre, compresa tutta la fase estiva. P.S. Utilizzarla dove c’è qualche pesce. fine

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