Makadam #02

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NUMERO 2 - NOVEMBRE 2003 WWW.MAKADAM.IT

SPECIALE PRIVACY TUTTO QUELLO CHE SI PUÒ FOTOGRAFARE CON IL TELEFONINO

LA PAROLA AL GARANTE IO PAPARAZZO... BACI RUBATI UNA SPIA NEI CAMERINI


EDITORIALE

Quando abbiamo cominciato a pensare al progetto Makadam, ci siamo detti: finiremo tutti in galera. Tale è diventata la paura di chi, fotografo, agente di fotografi, giornalista, editore si trovi a voler raccontare con le immagini il mondo. La paura di sbagliare rispetto alle leggi sulla privacy e i diritti delle persone fotografate. La paura di finire vittime di speculazioni economiche e che il diritto di cronaca riguardi ormai una casistica limitata. Bastava mettere a confronto le icone che hanno reso celebre il fotogiornalismo (da CartierBresson a Doisneau a Capa) con gli spettri evocati dalla legge per farci abbassare il capo: non si può più fare nemmeno una foto! Vedete tutte queste facce con gli occhi coperti su Makadam? Abbiamo voluto scherzare su cosa potrebbe diventare un giornale governato dalla paura. Poi la voglia di giocare ha prevalso. Abbiamo chiesto la consulenza di chi di questi diritti se ne intende e ci

siamo accorti che ci sono molti aspetti da chiarire. E proprio perché Makadam si muove da pioniere in una frontiera ricca di opportunità e rischi, a un secondo di distanza tra evento, scatto fotografico, soggetto, pubblicazione sul sito, abbiamo deciso di vederci chiaro. E tutto questo numero è dedicato alle fotografie scattate con il telefonino e la privacy. Si comincia con un’intervista a Mauro Paissan, componente del Garante per la protezione dei dati personali uno dei difensori della privacy (ma anche della libertà di espressione) dentro il castello del Garante. Le sue dichiarazioni ci hanno sorpreso. Alcuni dei pregiudizi più comuni sono stati spazzati via. C’è da riflettere. Per continuare a farlo, l’ intervista al re dei paparazzi, il “teleobiettivo di Dio”: Massimo Sestini. Abbiamo chiesto a un gruppo di studenti di ripetere il celebre “Bacio” di Robert Doisneau in tempo di privacy. Illuminante. Makadam ha un forte desiderio di svelare il mondo privato dei lettori attraverso le testimonianze fotografiche degli stessi lettori. La sezione centrale del magazine ospita in questo numero due minireportage in tema: i vostri bagni descritti da voi e un test ad alta problematicità di privacy: quali sono i migliori camerini dei negozi di abbigliamento della Capitale? Ricordate: ogni foto pubblicata da Makadam è stata scattata con un cellulare. Intanto grazie per le fotografie che arrivano al sito. Sono sempre più belle e numerose. E in caso, ricordatevi di portarci le arance! La redazione di Makadam

Come pubblicare le vostre fotografie Collegatevi al sito www.makadam.it e registratevi. Da quel momento potrete inviare via MMS gli scatti fatti con il vostro telefonino. Per ottenere la maggiore qualità possibile settate la fotocamera incorporata nel vostro cellulare al massimo della qualità. Anche l’invio dovrà essere fatto settando l’opzione “invia in qualità alta”. Tutte le foto che la redazione giudicherà idonee verranno pubblicate quotidianamente nel sito. Molte di quelle verranno scelte per essere utilizzate nei prossimi numeri di Makadam. Occorre ricordare che tutte le persone ritratte nelle vostre immagini devono aver dato il loro consenso alla pubblicazione ai sensi di legge ed in particolare ai sensi dell’art. 10 del codice civile (Abuso dell’immagine altrui), della legge 22 aprile 1941, n. 633 sulla protezione del diritto d’autore e della legge 31 dicembre 1996, n. 675 sulla tutela dei dati personali. Pur esercitando il massimo controllo Makadam non è responsabile di eventuali false dichiarazioni degli autori, che con l’invio dell’immagine si assumono ogni responsabilità sul contenuto della foto stessa.

PER CONOSCERE I TEMI DEL PROSSIMO NUMERO COLLEGATEVI A WWW.MAKADAM.IT


EDITORIALE

Quando abbiamo cominciato a pensare al progetto Makadam, ci siamo detti: finiremo tutti in galera. Tale è diventata la paura di chi, fotografo, agente di fotografi, giornalista, editore si trovi a voler raccontare con le immagini il mondo. La paura di sbagliare rispetto alle leggi sulla privacy e i diritti delle persone fotografate. La paura di finire vittime di speculazioni economiche e che il diritto di cronaca riguardi ormai una casistica limitata. Bastava mettere a confronto le icone che hanno reso celebre il fotogiornalismo (da CartierBresson a Doisneau a Capa) con gli spettri evocati dalla legge per farci abbassare il capo: non si può più fare nemmeno una foto! Vedete tutte queste facce con gli occhi coperti su Makadam? Abbiamo voluto scherzare su cosa potrebbe diventare un giornale governato dalla paura. Poi la voglia di giocare ha prevalso. Abbiamo chiesto la consulenza di chi di questi diritti se ne intende e ci

siamo accorti che ci sono molti aspetti da chiarire. E proprio perché Makadam si muove da pioniere in una frontiera ricca di opportunità e rischi, a un secondo di distanza tra evento, scatto fotografico, soggetto, pubblicazione sul sito, abbiamo deciso di vederci chiaro. E tutto questo numero è dedicato alle fotografie scattate con il telefonino e la privacy. Si comincia con un’intervista a Mauro Paissan, componente del Garante per la protezione dei dati personali uno dei difensori della privacy (ma anche della libertà di espressione) dentro il castello del Garante. Le sue dichiarazioni ci hanno sorpreso. Alcuni dei pregiudizi più comuni sono stati spazzati via. C’è da riflettere. Per continuare a farlo, l’ intervista al re dei paparazzi, il “teleobiettivo di Dio”: Massimo Sestini. Abbiamo chiesto a un gruppo di studenti di ripetere il celebre “Bacio” di Robert Doisneau in tempo di privacy. Illuminante. Makadam ha un forte desiderio di svelare il mondo privato dei lettori attraverso le testimonianze fotografiche degli stessi lettori. La sezione centrale del magazine ospita in questo numero due minireportage in tema: i vostri bagni descritti da voi e un test ad alta problematicità di privacy: quali sono i migliori camerini dei negozi di abbigliamento della Capitale? Ricordate: ogni foto pubblicata da Makadam è stata scattata con un cellulare. Intanto grazie per le fotografie che arrivano al sito. Sono sempre più belle e numerose. E in caso, ricordatevi di portarci le arance! La redazione di Makadam

Come pubblicare le vostre fotografie Collegatevi al sito www.makadam.it e registratevi. Da quel momento potrete inviare via MMS gli scatti fatti con il vostro telefonino. Per ottenere la maggiore qualità possibile settate la fotocamera incorporata nel vostro cellulare al massimo della qualità. Anche l’invio dovrà essere fatto settando l’opzione “invia in qualità alta”. Tutte le foto che la redazione giudicherà idonee verranno pubblicate quotidianamente nel sito. Molte di quelle verranno scelte per essere utilizzate nei prossimi numeri di Makadam. Occorre ricordare che tutte le persone ritratte nelle vostre immagini devono aver dato il loro consenso alla pubblicazione ai sensi di legge ed in particolare ai sensi dell’art. 10 del codice civile (Abuso dell’immagine altrui), della legge 22 aprile 1941, n. 633 sulla protezione del diritto d’autore e della legge 31 dicembre 1996, n. 675 sulla tutela dei dati personali. Pur esercitando il massimo controllo Makadam non è responsabile di eventuali false dichiarazioni degli autori, che con l’invio dell’immagine si assumono ogni responsabilità sul contenuto della foto stessa.

PER CONOSCERE I TEMI DEL PROSSIMO NUMERO COLLEGATEVI A WWW.MAKADAM.IT


SOMMARIO

Mensile - Anno 1, Numero 2, Novembre 2003

“SIAMO GARANTI NON CENSORI”

6

IO LA PRIVACY LA SFIDO TUTTI I GIORNI

10

UN AMORE DI BINARIO

14

BACI RUBATI

16

I MIGLIORI AMICI DEL TELEFONINO

19

CAMERINI CON VISTA

20

RIUNIONE DI GABINETTI

24

LA CENSORA

27

SCATTI FACILI

28

SOTTO ESAME

29

PERRY MASON

30

Ideatori Michele Neri e Marcello Mencarini

X

press your xperience press

Editore EMAGE srl via Maroncelli 14 20154 Milano

Progetto grafico MATTEO PETERLINI Web & software engineer CRISTIAN POZZER Hanno collaborato

Direttore responsabile MARCELLO MENCARINI Direzione e redazione Via Maroncelli, 14 20154 Milano mak@makadam.it

LUCA BONESCHI LIVIA CORBÒ MONICA DI GIACINTO GINO FERRI LUCIA LAFUENTI IVANO MANSUETO SIMONA MAJ MARCO PANDOCCHI BARBARA SEGHEZZI ANNAGRAZIA SOMMARUGA FRANCESCA TRESOLDI GAIA TRIPOLI

Premium partner

Pubblicità All Media srl, via Malipiero, 14 20138 Milano FRANCO PRIMAVESI 338 8352218 fprimavesi@libero.it Distribuzione Speedy Group srl via Villa, 14 20091 Bresso Milano promoter@speedy.it

Stampa La Grafica srl Via Matteotti, 16 38065 Mori (TN) Makadam è un mensile Free Press Reg. Trib. Milano n° 550 del 30/09/2003 Responsabile trattamento dati (legge 675/96) Marcello Mencarini

Tutte le immagini pubblicate su questo giornale sono state scattate con i telefonini e non hanno subito particolari alterazioni.


SOMMARIO

Mensile - Anno 1, Numero 2, Novembre 2003

“SIAMO GARANTI NON CENSORI”

6

IO LA PRIVACY LA SFIDO TUTTI I GIORNI

10

UN AMORE DI BINARIO

14

BACI RUBATI

16

I MIGLIORI AMICI DEL TELEFONINO

19

CAMERINI CON VISTA

20

RIUNIONE DI GABINETTI

24

LA CENSORA

27

SCATTI FACILI

28

SOTTO ESAME

29

PERRY MASON

30

Ideatori Michele Neri e Marcello Mencarini

X

press your xperience press

Editore EMAGE srl via Maroncelli 14 20154 Milano

Progetto grafico MATTEO PETERLINI Web & software engineer CRISTIAN POZZER Hanno collaborato

Direttore responsabile MARCELLO MENCARINI Direzione e redazione Via Maroncelli, 14 20154 Milano mak@makadam.it

LUCA BONESCHI LIVIA CORBÒ MONICA DI GIACINTO GINO FERRI LUCIA LAFUENTI IVANO MANSUETO SIMONA MAJ MARCO PANDOCCHI BARBARA SEGHEZZI ANNAGRAZIA SOMMARUGA FRANCESCA TRESOLDI GAIA TRIPOLI

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Tutte le immagini pubblicate su questo giornale sono state scattate con i telefonini e non hanno subito particolari alterazioni.


“SIAMO GARANTI, NON CENSORI”

Regole e precauzioni per fotografare nel rispetto della privacy, raccontate da chi se ne intende. Abbiamo incontrato Mauro Paissan, componente del Garante per la protezione dei dati personali.

SPECIALE PRIVACY _ 7

In quali casi serve l’autorizzazione scritta per fotografare qualcuno e pubblicarne l’immagine? Quasi mai. Soprattutto quando c’è di mezzo l’attività giornalistica o equiparata. L’autorizzazione serve soltanto quando trasmetto dati sensibili. Sono considerati dati sensibili le informazioni riguardanti la fede, la salute, l’etnia, le scelte politiche e l’orientamento sessuale. Il consenso serve solo quando parlo di questi argomenti. Per il resto no. Ad esempio se io ho una tessera politica di un partito, questa non può essere fotografata e pubblicata su un giornale senza il mio consenso. Un’altro esempio. Il mio ufficio dà su Piazza Montecitorio. Se io scatto una foto dalla finestra e nella mia immagine vengono riprese le persone che sono nella piazza io non violo la loro privacy e quindi non ho bisogno della loro autorizzazione per pubblicare quell’immagine. Diverso è se due di quelle persone si stanno baciando e nella mia fotografia si vede il gesto e sono riconoscibili. E se riprendiamo dei bambini? Un gruppo di bambini che gioca in un asilo… Se il mio scopo è quello di illustrare come i bambini vivono in asilo, come sono felici, come giocano io non vedo problemi per pubblicare quell’immagine. Quindi non serve l’autorizzazione del genitore? No, no. Diversamente se io faccio una foto davanti al Bambin Gesù, l’ospedale romano che cura i minori, io chiedo dieci consensi ai genitori prima di pubblicarla. Questo perchè fotografandolo davanti all’insegna dell’ospedale è un modo indiretto per dire che è un bambino malato e perciò in quel caso dico di no. Quindi fotografare bambini non è vietato? Mi spieghi meglio. Io posso tranquillamente riprendere dei bambini che giocano in un parco e pubblicarli in un giornale? Senza nessuna autorizzazione? Si, assolutamente si! In questo caso non vedo proprio quale problema ci sia. Importante è non usare foto di bambini per illustrare servizi sugli adulti. Una cosa è che io riprendo, ad esempio, un politico che gioca al parco con il figlio. Una cosa diversa è che mi intrufolo nella scuola del figlio e faccio la foto a questo bambino isolato e poi la pubblico dicendo che questo è “il figlio di” e ti sbatto la faccia del minore nel servizio. Su questo ultimo caso io avrei dei problemi… E il viso di un bambino estrapolato dal contesto? Dipende molto da cosa voglio illustrare con quella faccia. Se pubblico la faccia di un bel bambino per illustrare un servizio sull’infanzia violata, capirà che è un uso abnorme di quell’immagine. E’ come se dicessi che quello è un bambino violato. Se invece voglio illustrare come la scuola funziona in Italia e pubblico facce di bambini allora non c’entra più nulla la privacy. Potrebbe però scattare un altro problema, che non riguarda quest’ufficio, che è il diritto d’autore. Si potrebbe sostenere che anzichè pagare un piccolo fotomodello sono andato in una scuola, ho rubato un’immagine e l’ho usata come illustrazione di un servizio. Ma le ripeto, sarebbe un problema di diritti d’autore, non certo di violazione della privacy.


“SIAMO GARANTI, NON CENSORI”

Regole e precauzioni per fotografare nel rispetto della privacy, raccontate da chi se ne intende. Abbiamo incontrato Mauro Paissan, componente del Garante per la protezione dei dati personali.

SPECIALE PRIVACY _ 7

In quali casi serve l’autorizzazione scritta per fotografare qualcuno e pubblicarne l’immagine? Quasi mai. Soprattutto quando c’è di mezzo l’attività giornalistica o equiparata. L’autorizzazione serve soltanto quando trasmetto dati sensibili. Sono considerati dati sensibili le informazioni riguardanti la fede, la salute, l’etnia, le scelte politiche e l’orientamento sessuale. Il consenso serve solo quando parlo di questi argomenti. Per il resto no. Ad esempio se io ho una tessera politica di un partito, questa non può essere fotografata e pubblicata su un giornale senza il mio consenso. Un’altro esempio. Il mio ufficio dà su Piazza Montecitorio. Se io scatto una foto dalla finestra e nella mia immagine vengono riprese le persone che sono nella piazza io non violo la loro privacy e quindi non ho bisogno della loro autorizzazione per pubblicare quell’immagine. Diverso è se due di quelle persone si stanno baciando e nella mia fotografia si vede il gesto e sono riconoscibili. E se riprendiamo dei bambini? Un gruppo di bambini che gioca in un asilo… Se il mio scopo è quello di illustrare come i bambini vivono in asilo, come sono felici, come giocano io non vedo problemi per pubblicare quell’immagine. Quindi non serve l’autorizzazione del genitore? No, no. Diversamente se io faccio una foto davanti al Bambin Gesù, l’ospedale romano che cura i minori, io chiedo dieci consensi ai genitori prima di pubblicarla. Questo perchè fotografandolo davanti all’insegna dell’ospedale è un modo indiretto per dire che è un bambino malato e perciò in quel caso dico di no. Quindi fotografare bambini non è vietato? Mi spieghi meglio. Io posso tranquillamente riprendere dei bambini che giocano in un parco e pubblicarli in un giornale? Senza nessuna autorizzazione? Si, assolutamente si! In questo caso non vedo proprio quale problema ci sia. Importante è non usare foto di bambini per illustrare servizi sugli adulti. Una cosa è che io riprendo, ad esempio, un politico che gioca al parco con il figlio. Una cosa diversa è che mi intrufolo nella scuola del figlio e faccio la foto a questo bambino isolato e poi la pubblico dicendo che questo è “il figlio di” e ti sbatto la faccia del minore nel servizio. Su questo ultimo caso io avrei dei problemi… E il viso di un bambino estrapolato dal contesto? Dipende molto da cosa voglio illustrare con quella faccia. Se pubblico la faccia di un bel bambino per illustrare un servizio sull’infanzia violata, capirà che è un uso abnorme di quell’immagine. E’ come se dicessi che quello è un bambino violato. Se invece voglio illustrare come la scuola funziona in Italia e pubblico facce di bambini allora non c’entra più nulla la privacy. Potrebbe però scattare un altro problema, che non riguarda quest’ufficio, che è il diritto d’autore. Si potrebbe sostenere che anzichè pagare un piccolo fotomodello sono andato in una scuola, ho rubato un’immagine e l’ho usata come illustrazione di un servizio. Ma le ripeto, sarebbe un problema di diritti d’autore, non certo di violazione della privacy.


SPECIALE PRIVACY _ 8

E se riprendo personaggi noti? Se ripresi durante eventi pubblici non c’è problema e anche nei momenti privati il personaggio pubblico ha molte meno tutele e protezioni delle persone normali. Naturalmente devo sempre rispettare la dignità della persona. Non è che posso ritrarla mentre è al bagno o in altre situazioni del genere e devo sempre stare molto attento quando si parla di salute e di sesso. Ma anche in questi casi per i personaggi pubblici ci sono delle eccezioni. Infatti anche in questi casi se le immagini hanno una relazione con la loro attività le cose cambiano. Le racconto un caso da manuale. Un politico di una grande città, che si segnala particolarmente per la battaglia contro gli extracomunitari, è stato sorpreso dai vigili urbani in macchina con un viado. Cosa assolutamente leggittima e che permetterebbe, se fosse capitata a un comune cittadino, di invocare il rispetto della privacy e quindi la non diffusione della notizia. Questo non vale per il politico che si espone proprio su questo tema. In questo caso io sono infatti legittimato a svelare anche questo suo aspetto privato perché mi serve a metterlo in contraddizione con la sua campagna politica. Fotocamere e telefonini rispondono alle stesse norme? Non facciamo distinzione tra fotocamere, telecamere e telefonini. A noi interessa cosa si fa con questi strumenti. Il telefonino è assimilabile agli altri mezzi con un di più. Una invasività maggiore. Io cittadino che ho davanti a me qualcuno che maneggia un cellulare non sono automaticamente informato che quello mi sta facendo una foto. Questo, unito a una potenzialità di diffusione massiccia se poi la mette in rete, rappresenta una maggiore pericolosità. Io le ho portato delle foto che a diverso titolo hanno segnato tappe importanti nella storia della fotografia e di questa epoca. Si tratta di fotografie di Robert Doisneau, Tazio Secchiaroli, Robert Capa, Henry Cartier Bresson, Nick Ut. La legge sulla privacy permetterebbe di fare queste foto? Tutte. Sono tutte lecite. Anche quella con la famosa Aiché Nana che si esibisce nuda. E gli spettatori. Non potrebbero protestare? No, perché sanno benissimo di essere fotografati. Noi abbiamo dei ricorsi di alcune signore che si lamentavano di essere state riprese durante uno spettacolo di spogliarello maschile. Gli abbiamo risposto che erano andate in un luogo pubblico, in un teatro, a vedere quel-

lo spettacolo e non è che erano state riprese nella stanza da letto mentre guardavano un uomo. Così abbiamo respinto il ricorso. La foto di Henry Cartier Bresson del bambino con le bottiglie? Se questa foto fosse utilizzata e sparata nella prima pagina de L’Espresso per illustrare l’alcolismo infantile la stessa foto cambierebbe natura. In quel caso sarei contrario alla pubblicazione perchè significherebbe inchiodare questo ragazzo. Ma se questa foto si limita ad esprimere la bellezza di un bambino felice come mi pare oppure la vita di un quartiere non ci sono problemi. E la bambina vietnamita che fugge dal napalm? Serve per descrivere una situazione storica drammatica. Anche certe foto delle Twin Towers possono essere state pesanti per chi si e visto ritratto, ma il diritto di cronaca deve prevalere. Certo se vedo un corpo fatto a pezzi dico che il diritto di cronaca non può arrivare a tanto perche si deve salvaguardare la dignità anche del cadavere, ma se è rispettosa della dignità e non indugia sulla nudità della bambina per quanto ci riguarda sarebbe permessa la pubblicazione. Di questa come di tutte le altre foto che mi ha mostrato. Ma allora contro di voi si fa terrorismo? Il senso comune vi paragona spesso a rigidi censori. Si dice che limitate la libertà di espressione. Sono meravigliato… Questa la considero una leggenda metropolitana contro la quale abbiamo appena pubblicato un libro. Spesso noi veniamo utilizzati come schermo per nascondere altre cose. Innanzi tutto il diritto d’autore. Le paure che hanno in questo momento i fotografi non riguardano solo la privacy, riguardano il fatto che, come succede negli Stati Uniti, molti cittadini che si vedono ritratti provano a farsi dare un po’ di soldi. Ma soprattutto veniamo utilizzati contro la trasparenza. Molti poteri si rifiutano di dare informazioni giustificandosi con la legge sulla Privacy. Per il 99,98% delle volte è una balla. E’ che non vogliono dare informazioni. La redazione di Makadam

SPECIALE PRIVACY _ 9

FOTOGRAFIE DI HENRI CARTIER BRESSON, MARC RIBOUD E ROPERT CAPA

NICK UT BAMBINA VIETNAMITA CHE FUGGE DOPO UN BOMBARDAMENTO AL NAPALM

TAZIO SECCHIAROLI SPOGLIARELLO DI AICHÉ NANA AL RUGANTINO, ROMA 1958

HENRI CARTIER BRESSON RUE MOUFETTARD, PARIS 1954

IL CONSIGLIO DI MAURO PAISSAN “Visto che avete questo strumento vorrei consigliarvi un settore di intervento. Documentare i disastri ambientali che ci sono in giro a partire, magari, dallo sfacelo indotto dal condono edilizio. Così facendo si potrebbe unire una piccola battaglia civile alla voglia di fare fotografie.”

Consiglio accolto. Inviate a www.makadam.it foto dei piccoli disastri che vi circondano


SPECIALE PRIVACY _ 8

E se riprendo personaggi noti? Se ripresi durante eventi pubblici non c’è problema e anche nei momenti privati il personaggio pubblico ha molte meno tutele e protezioni delle persone normali. Naturalmente devo sempre rispettare la dignità della persona. Non è che posso ritrarla mentre è al bagno o in altre situazioni del genere e devo sempre stare molto attento quando si parla di salute e di sesso. Ma anche in questi casi per i personaggi pubblici ci sono delle eccezioni. Infatti anche in questi casi se le immagini hanno una relazione con la loro attività le cose cambiano. Le racconto un caso da manuale. Un politico di una grande città, che si segnala particolarmente per la battaglia contro gli extracomunitari, è stato sorpreso dai vigili urbani in macchina con un viado. Cosa assolutamente leggittima e che permetterebbe, se fosse capitata a un comune cittadino, di invocare il rispetto della privacy e quindi la non diffusione della notizia. Questo non vale per il politico che si espone proprio su questo tema. In questo caso io sono infatti legittimato a svelare anche questo suo aspetto privato perché mi serve a metterlo in contraddizione con la sua campagna politica. Fotocamere e telefonini rispondono alle stesse norme? Non facciamo distinzione tra fotocamere, telecamere e telefonini. A noi interessa cosa si fa con questi strumenti. Il telefonino è assimilabile agli altri mezzi con un di più. Una invasività maggiore. Io cittadino che ho davanti a me qualcuno che maneggia un cellulare non sono automaticamente informato che quello mi sta facendo una foto. Questo, unito a una potenzialità di diffusione massiccia se poi la mette in rete, rappresenta una maggiore pericolosità. Io le ho portato delle foto che a diverso titolo hanno segnato tappe importanti nella storia della fotografia e di questa epoca. Si tratta di fotografie di Robert Doisneau, Tazio Secchiaroli, Robert Capa, Henry Cartier Bresson, Nick Ut. La legge sulla privacy permetterebbe di fare queste foto? Tutte. Sono tutte lecite. Anche quella con la famosa Aiché Nana che si esibisce nuda. E gli spettatori. Non potrebbero protestare? No, perché sanno benissimo di essere fotografati. Noi abbiamo dei ricorsi di alcune signore che si lamentavano di essere state riprese durante uno spettacolo di spogliarello maschile. Gli abbiamo risposto che erano andate in un luogo pubblico, in un teatro, a vedere quel-

lo spettacolo e non è che erano state riprese nella stanza da letto mentre guardavano un uomo. Così abbiamo respinto il ricorso. La foto di Henry Cartier Bresson del bambino con le bottiglie? Se questa foto fosse utilizzata e sparata nella prima pagina de L’Espresso per illustrare l’alcolismo infantile la stessa foto cambierebbe natura. In quel caso sarei contrario alla pubblicazione perchè significherebbe inchiodare questo ragazzo. Ma se questa foto si limita ad esprimere la bellezza di un bambino felice come mi pare oppure la vita di un quartiere non ci sono problemi. E la bambina vietnamita che fugge dal napalm? Serve per descrivere una situazione storica drammatica. Anche certe foto delle Twin Towers possono essere state pesanti per chi si e visto ritratto, ma il diritto di cronaca deve prevalere. Certo se vedo un corpo fatto a pezzi dico che il diritto di cronaca non può arrivare a tanto perche si deve salvaguardare la dignità anche del cadavere, ma se è rispettosa della dignità e non indugia sulla nudità della bambina per quanto ci riguarda sarebbe permessa la pubblicazione. Di questa come di tutte le altre foto che mi ha mostrato. Ma allora contro di voi si fa terrorismo? Il senso comune vi paragona spesso a rigidi censori. Si dice che limitate la libertà di espressione. Sono meravigliato… Questa la considero una leggenda metropolitana contro la quale abbiamo appena pubblicato un libro. Spesso noi veniamo utilizzati come schermo per nascondere altre cose. Innanzi tutto il diritto d’autore. Le paure che hanno in questo momento i fotografi non riguardano solo la privacy, riguardano il fatto che, come succede negli Stati Uniti, molti cittadini che si vedono ritratti provano a farsi dare un po’ di soldi. Ma soprattutto veniamo utilizzati contro la trasparenza. Molti poteri si rifiutano di dare informazioni giustificandosi con la legge sulla Privacy. Per il 99,98% delle volte è una balla. E’ che non vogliono dare informazioni. La redazione di Makadam

SPECIALE PRIVACY _ 9

FOTOGRAFIE DI HENRI CARTIER BRESSON, MARC RIBOUD E ROPERT CAPA

NICK UT BAMBINA VIETNAMITA CHE FUGGE DOPO UN BOMBARDAMENTO AL NAPALM

TAZIO SECCHIAROLI SPOGLIARELLO DI AICHÉ NANA AL RUGANTINO, ROMA 1958

HENRI CARTIER BRESSON RUE MOUFETTARD, PARIS 1954

IL CONSIGLIO DI MAURO PAISSAN “Visto che avete questo strumento vorrei consigliarvi un settore di intervento. Documentare i disastri ambientali che ci sono in giro a partire, magari, dallo sfacelo indotto dal condono edilizio. Così facendo si potrebbe unire una piccola battaglia civile alla voglia di fare fotografie.”

Consiglio accolto. Inviate a www.makadam.it foto dei piccoli disastri che vi circondano


SPECIALE PRIVACY _ 11

IO LA PRIVACY LA SFIDO TUTTI I GIORNI

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.30 AM MASSIMO SESTINI ESCE DI CASA

Intervista a Massimo Sestini re dei paparazzi. Con tanto di paparazzata.

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.32 AM ATTRAVERSA VIA BORSIERI

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.35 AM ALL’EDICOLA

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.40 AM COLAZIONE AL NORDEST

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.55 AM ALLA CASSA DEL PARCHEGGIO

Tu sei un paparazzo? Si. Paparazzo sono e paparazzo rimango. Le immagini che preferisco fare sono quelle rubate. Mi dà piacere, mi intriga, mi diverte. E’ come rincorrere una donna che ti sembra irraggiungibile. E poi sono sicuro che saranno queste le fotografie che rimarranno nella storia. Aldo Moro ritrovato nella R4 è un’immagine rubata ed è una delle immagini più importanti dei nostri anni. Quella foto ha mostrato a tutti la crudeltà delle Brigate Rosse. E ti ricordi quanto ci apparve più umano il papa polacco, dopo averlo visto sciare o mentre passeggiava lungo i torrenti dell’Adamello? Sono queste le immagini che

raccontano la storia del mondo. Molto più di una bellissima copertina con un primo piano di Bush, Clinton o Berlusconi. Un grande ritrattista come Helmut Newton ha fatto storia con la sua arte fotografica ma altri, i paparazzi ad esempio, hanno narrato la storia. Con meno arte ma più contenuti. Quindi per te invadere la privacy… Lo faccio quasi con regolarità quotidiana. E ti senti mai in colpa? No mai. Neppure quando scoppiò il rapido 904 nella galleria di San Benedetto Val di Sambro e io, spacciandomi per uno della scientifica, riuscii ad arrivare al


SPECIALE PRIVACY _ 11

IO LA PRIVACY LA SFIDO TUTTI I GIORNI

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.30 AM MASSIMO SESTINI ESCE DI CASA

Intervista a Massimo Sestini re dei paparazzi. Con tanto di paparazzata.

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.32 AM ATTRAVERSA VIA BORSIERI

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.35 AM ALL’EDICOLA

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.40 AM COLAZIONE AL NORDEST

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.55 AM ALLA CASSA DEL PARCHEGGIO

Tu sei un paparazzo? Si. Paparazzo sono e paparazzo rimango. Le immagini che preferisco fare sono quelle rubate. Mi dà piacere, mi intriga, mi diverte. E’ come rincorrere una donna che ti sembra irraggiungibile. E poi sono sicuro che saranno queste le fotografie che rimarranno nella storia. Aldo Moro ritrovato nella R4 è un’immagine rubata ed è una delle immagini più importanti dei nostri anni. Quella foto ha mostrato a tutti la crudeltà delle Brigate Rosse. E ti ricordi quanto ci apparve più umano il papa polacco, dopo averlo visto sciare o mentre passeggiava lungo i torrenti dell’Adamello? Sono queste le immagini che

raccontano la storia del mondo. Molto più di una bellissima copertina con un primo piano di Bush, Clinton o Berlusconi. Un grande ritrattista come Helmut Newton ha fatto storia con la sua arte fotografica ma altri, i paparazzi ad esempio, hanno narrato la storia. Con meno arte ma più contenuti. Quindi per te invadere la privacy… Lo faccio quasi con regolarità quotidiana. E ti senti mai in colpa? No mai. Neppure quando scoppiò il rapido 904 nella galleria di San Benedetto Val di Sambro e io, spacciandomi per uno della scientifica, riuscii ad arrivare al


SPECIALE PRIVACY _ 12

SPECIALE PRIVACY _ 13

treno e fotografai le vittime di quella tragedia. La gente deve vedere cosa provoca un attentato. Cerco di evitare le immagini trucide e macabre, ma credo che la sofferenza vada narrata. La gente deve capire, sapere. Lo so, a volte possono sembrare vigliaccate, ma io riproduco la realtà. La realtà quotidiana. Come quando fotografai la Bonaccorti che si era sposata con Arnaldo Del Piave all’insaputa di tutti. Pensa che non lo sapeva neppure la madre. E Guido Carretto direttore di Eva Express, malgrado lei si fosse raccomandata di non far uscire subito quelle foto, ci fece copertina e 10 pagine. Una grandissima vigliaccata. Altre furono il bikini di lady Diana, Michele Zaza arrestato perché nelle foto che gli avevo fatto durante la latitanza si vedeva via e numero civico dove viveva, la volta che entrai non invitato al funerale di Casiraghi e fotografai Carolina in lacrime. E’ vero sono delinquentate, vigliaccate. Ma le rifarei di corsa. Insomma proprio nessun pentimento… Una volta sola. Avevo iniziato da poco. Ero a Rimini in una discoteca e stavo fotografando alcune ragazze in minigonna. Entrò un carabiniere in divisa e gli chiesi di unirsi al gruppo. Lui accettò e, sentendosi Bacco beato tra le donne, iniziò a giocare con loro mordendo un grappolo d’uva. La foto venne pubblicata su Epoca in doppia pagina e il povero carabiniere che viveva a Riccione con la famiglia, venne punito e trasferito a Eboli. E’ stata l’unica volta che mi sono pentito. Hai mai scoperto qualcosa che poi non hai pubblicato? Si quando morirono a Imola Roland Ratzenberger, e Ayrton Senna. Avevo comprato le foto dei cadaveri fatte all’obitorio da un infermiere dell’ospedale di Bologna. Sul corpo di Senna un mazzo di rose gialle e verdi come I colori del Brasile. Le foto erano talmente turpi e trucide che insieme a Andrea Monti allora direttore di Panorama decidemmo di non pubblicarle. Uno scoop che vorresti fare. Il Papa… Il nuovo Papa quando lo faranno. Un’immagine privata del nuovo Papa ci parlerà di lui meglio di qualsiasi ritratto posato.

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 8.05 AM SCENDE DALL’AUTO

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 8.06 AM ESTRAE IL TELEOBIETTIVO

La redazione di Makadam

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.58 AM INSEGUIAMO MASSIMO

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 8.06 AM INQUADRA QUALCOSA QUESTA VOLTA È SOLO UN GIOCO


SPECIALE PRIVACY _ 12

SPECIALE PRIVACY _ 13

treno e fotografai le vittime di quella tragedia. La gente deve vedere cosa provoca un attentato. Cerco di evitare le immagini trucide e macabre, ma credo che la sofferenza vada narrata. La gente deve capire, sapere. Lo so, a volte possono sembrare vigliaccate, ma io riproduco la realtà. La realtà quotidiana. Come quando fotografai la Bonaccorti che si era sposata con Arnaldo Del Piave all’insaputa di tutti. Pensa che non lo sapeva neppure la madre. E Guido Carretto direttore di Eva Express, malgrado lei si fosse raccomandata di non far uscire subito quelle foto, ci fece copertina e 10 pagine. Una grandissima vigliaccata. Altre furono il bikini di lady Diana, Michele Zaza arrestato perché nelle foto che gli avevo fatto durante la latitanza si vedeva via e numero civico dove viveva, la volta che entrai non invitato al funerale di Casiraghi e fotografai Carolina in lacrime. E’ vero sono delinquentate, vigliaccate. Ma le rifarei di corsa. Insomma proprio nessun pentimento… Una volta sola. Avevo iniziato da poco. Ero a Rimini in una discoteca e stavo fotografando alcune ragazze in minigonna. Entrò un carabiniere in divisa e gli chiesi di unirsi al gruppo. Lui accettò e, sentendosi Bacco beato tra le donne, iniziò a giocare con loro mordendo un grappolo d’uva. La foto venne pubblicata su Epoca in doppia pagina e il povero carabiniere che viveva a Riccione con la famiglia, venne punito e trasferito a Eboli. E’ stata l’unica volta che mi sono pentito. Hai mai scoperto qualcosa che poi non hai pubblicato? Si quando morirono a Imola Roland Ratzenberger, e Ayrton Senna. Avevo comprato le foto dei cadaveri fatte all’obitorio da un infermiere dell’ospedale di Bologna. Sul corpo di Senna un mazzo di rose gialle e verdi come I colori del Brasile. Le foto erano talmente turpi e trucide che insieme a Andrea Monti allora direttore di Panorama decidemmo di non pubblicarle. Uno scoop che vorresti fare. Il Papa… Il nuovo Papa quando lo faranno. Un’immagine privata del nuovo Papa ci parlerà di lui meglio di qualsiasi ritratto posato.

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 8.05 AM SCENDE DALL’AUTO

MILANO, 30 OTTOBRE ORE 8.06 AM ESTRAE IL TELEOBIETTIVO

La redazione di Makadam

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MILANO, 30 OTTOBRE ORE 8.06 AM INQUADRA QUALCOSA QUESTA VOLTA È SOLO UN GIOCO


SPECIALE PRIVACY _ 15

di Gino Ferri

A UN MORE DI BINARIO BRESCIA - MILANO ANDATA E RITORNO La storia di Filippo e Roberta

Il “7 e 41” è un treno fatto di pendolari. Roberta e Filippo, studenti in tecnologie agrarie a Milano, si sono conosciuti un anno fa e su quel treno il loro amore ha già fatto molti chilometri. Lei sale ogni mattina a Brescia e prende posto nella solita carrozza. Lui aspetta sempre nello stesso punto della banchina di Rovato, la stazione successiva. Se la composizione del treno e il punto di arre-

sto sono regolari lui ha già davanti la porta giusta per salire e ritrovarsi accanto a lei. Parole, sguardi e tanta musica condivisa con lo stesso auricolare. Poi dormono fino a Milano dove li aspettano due scassatissime biciclette.. La sera si incontrano a Lambrate, legano le bici e il Milano – Brescia delle 18 e 21 li riporta a casa. E’ così da un anno.


SPECIALE PRIVACY _ 15

di Gino Ferri

A UN MORE DI BINARIO BRESCIA - MILANO ANDATA E RITORNO La storia di Filippo e Roberta

Il “7 e 41” è un treno fatto di pendolari. Roberta e Filippo, studenti in tecnologie agrarie a Milano, si sono conosciuti un anno fa e su quel treno il loro amore ha già fatto molti chilometri. Lei sale ogni mattina a Brescia e prende posto nella solita carrozza. Lui aspetta sempre nello stesso punto della banchina di Rovato, la stazione successiva. Se la composizione del treno e il punto di arre-

sto sono regolari lui ha già davanti la porta giusta per salire e ritrovarsi accanto a lei. Parole, sguardi e tanta musica condivisa con lo stesso auricolare. Poi dormono fino a Milano dove li aspettano due scassatissime biciclette.. La sera si incontrano a Lambrate, legano le bici e il Milano – Brescia delle 18 e 21 li riporta a casa. E’ così da un anno.


SPECIALE PRIVACY _ 17

BACI RUBATI di Ivano Mansueto e Simona Maj

Parigi. La strada. Due amanti. L’icona dell’amore in un bacio reso famoso nel mondo dalla foto di Robert Doisneau. Una delle immagini più note, copiate, contestate (da chi si riconosceva negli amanti e voleva guadagnarci) e sfruttate da libri, giornali, pubblicità. Il bacio più celebre del secolo è stato fissato per sempre nel 1950. Oggi quella foto non sarebbe più possibile, come tante altre della storia della fotografia, a causa delle disposizioni in materia di privacy. Makadam ha voluto comunque ripetere l’esperimento. Con le dovute precauzioni. SOTTO “IL BACIO” DI ROBERT DOISNEAU. NELLE ALTRE FOTO IL REMAKE IN PIAZZA DELLA SCALA A MILANO


SPECIALE PRIVACY _ 17

BACI RUBATI di Ivano Mansueto e Simona Maj

Parigi. La strada. Due amanti. L’icona dell’amore in un bacio reso famoso nel mondo dalla foto di Robert Doisneau. Una delle immagini più note, copiate, contestate (da chi si riconosceva negli amanti e voleva guadagnarci) e sfruttate da libri, giornali, pubblicità. Il bacio più celebre del secolo è stato fissato per sempre nel 1950. Oggi quella foto non sarebbe più possibile, come tante altre della storia della fotografia, a causa delle disposizioni in materia di privacy. Makadam ha voluto comunque ripetere l’esperimento. Con le dovute precauzioni. SOTTO “IL BACIO” DI ROBERT DOISNEAU. NELLE ALTRE FOTO IL REMAKE IN PIAZZA DELLA SCALA A MILANO


SPECIALE PRIVACY _ 19

I MIGLIORI AMICI DEL TELEFONINO I lettori di Makadam ci hanno inviato queste fotografie dei loro animali. E noi le pubblichiamo. Ma dati i tempi, abbiamo protetto anche la loro, di privacy.

LA MICIA PIÙ BELLA DEL MONDO!!!ED È MIA! ANDY

PETER MICHELA

IL MIO GATTO PREFERITO

VITA ALLA GRANDE NEL RETTILARIO

PABLO IPNOTIZZATO MIGUELO

SISSI SOFIA

STELLA ANGE

CAVALLO 2 ANGE

GEA ANGE


SPECIALE PRIVACY _ 19

I MIGLIORI AMICI DEL TELEFONINO I lettori di Makadam ci hanno inviato queste fotografie dei loro animali. E noi le pubblichiamo. Ma dati i tempi, abbiamo protetto anche la loro, di privacy.

LA MICIA PIÙ BELLA DEL MONDO!!!ED È MIA! ANDY

PETER MICHELA

IL MIO GATTO PREFERITO

VITA ALLA GRANDE NEL RETTILARIO

PABLO IPNOTIZZATO MIGUELO

SISSI SOFIA

STELLA ANGE

CAVALLO 2 ANGE

GEA ANGE


SPECIALE PRIVACY _ 21

Un altro mirabolante MAKADAM TEST

CAMERINI CON VISTA

di Monica Di Giacinto e Lucia Lafuenti

Le test-women Due amiche in giro per shopping a Roma, tra le boutiques di via Condotti e dintorni. Obiettivo Rinfrescare il guardaroba, ma anche farsi un’ idea del tasso di privacy in circolazione. Come? Semplice Testando il livello di riservatezza dei camerini di prova. E già che c’eravamo abbiamo dato un occhio anche alla loro comodità e alla discrezione dei commessi. Ma non è stato facile Assolutamente vietato fotografare. Questione di privacy, guarda un po’. Il nostro piccolo photo phone era visto malissimo, così abbiamo fatto tutto di nascosto. Per violare soltanto la nostra, di privacy. O non va bene neanche questo? E se una volesse il parere del marito sul bustier sadomaso che la tenta, per capire via mms se lui lo trova sexy o esagerato? I negozi Armani Jeans, via del Babuino 70/A. Benetton, via del Corso 420. Costume National, via del Babuino 106. Dolce & Gabbana, piazza di Spagna 94. Just Cavalli, piazza di Spagna 82. Max Mara, via Condotti 17. Prada, via Condotti 92. La riservatezza A meno che non siate esibizionisti consapevoli, la porta è fondamentale. Da Armani Jeans c’è, ma piuttosto trasparente e, nel caso particolare, pure rotta. Da Prada, Costume National e Max Mara è solida e protettiva. Da Benetton, invece, i più pudichi si troveranno a combattere con una tenda che ai lati lascia intravedere abbastanza. Idem da Just Cavalli. Da D&G la tenda c’è uguale, ma si chiude meglio. La comodità La dimensione minima e piuttosto opprimente è standard. Un po’ più ampi gli spazi di Max Mara. Ovunque gli attaccapanni ci sono sembrati pochi (forse perché eravamo in due e cappotto-munite...). Per appoggiarsi al massimo un pouf o, da Benetton, niente. Da Costume National manca lo specchio all’interno e per vedersi bisogna per forza uscire. Un appunto alla fredda illuminazione esalta-difetti di Benetton. Da evitare se avete problemi di autostima.


SPECIALE PRIVACY _ 21

Un altro mirabolante MAKADAM TEST

CAMERINI CON VISTA

di Monica Di Giacinto e Lucia Lafuenti

Le test-women Due amiche in giro per shopping a Roma, tra le boutiques di via Condotti e dintorni. Obiettivo Rinfrescare il guardaroba, ma anche farsi un’ idea del tasso di privacy in circolazione. Come? Semplice Testando il livello di riservatezza dei camerini di prova. E già che c’eravamo abbiamo dato un occhio anche alla loro comodità e alla discrezione dei commessi. Ma non è stato facile Assolutamente vietato fotografare. Questione di privacy, guarda un po’. Il nostro piccolo photo phone era visto malissimo, così abbiamo fatto tutto di nascosto. Per violare soltanto la nostra, di privacy. O non va bene neanche questo? E se una volesse il parere del marito sul bustier sadomaso che la tenta, per capire via mms se lui lo trova sexy o esagerato? I negozi Armani Jeans, via del Babuino 70/A. Benetton, via del Corso 420. Costume National, via del Babuino 106. Dolce & Gabbana, piazza di Spagna 94. Just Cavalli, piazza di Spagna 82. Max Mara, via Condotti 17. Prada, via Condotti 92. La riservatezza A meno che non siate esibizionisti consapevoli, la porta è fondamentale. Da Armani Jeans c’è, ma piuttosto trasparente e, nel caso particolare, pure rotta. Da Prada, Costume National e Max Mara è solida e protettiva. Da Benetton, invece, i più pudichi si troveranno a combattere con una tenda che ai lati lascia intravedere abbastanza. Idem da Just Cavalli. Da D&G la tenda c’è uguale, ma si chiude meglio. La comodità La dimensione minima e piuttosto opprimente è standard. Un po’ più ampi gli spazi di Max Mara. Ovunque gli attaccapanni ci sono sembrati pochi (forse perché eravamo in due e cappotto-munite...). Per appoggiarsi al massimo un pouf o, da Benetton, niente. Da Costume National manca lo specchio all’interno e per vedersi bisogna per forza uscire. Un appunto alla fredda illuminazione esalta-difetti di Benetton. Da evitare se avete problemi di autostima.


L’estetica Trionfa il minimalismo. Vagamente optical quello di Prada, total white da Costume National. Stile più caldo e legno chiaro da Max Mara. Anonimo da D&G. Più trasandato da Benetton e Just Cavalli. I commessi Da Benetton e Armani Jeans vengono solo se interpellati. Negli altri negozi abbiamo sempre avuto intorno tipi molto solerti, tutti asetticamente gentili, competenti e disponibili. Particolarmente sensibili e attenti da D&G. Meticolose le signore di Max Mara. Da Just Cavalli la commessa è imperdonabilmente entrata nel bel mezzo della prova. Ma sicuramente perché il camerino non era per niente isolato rispetto al resto del negozio e per scattarci le foto stavamo facendo un casino troppo sospetto. And the winner is... La lotta è stata dura tra Max Mara e Prada. Max Mara offre spazi comodi e protettivi. Ma non è consentito entrarci in due. Da Prada lo spazio più ristretto è stato compensato dalla disponibilità del personale. Per noi l’ha spuntata Prada.


L’estetica Trionfa il minimalismo. Vagamente optical quello di Prada, total white da Costume National. Stile più caldo e legno chiaro da Max Mara. Anonimo da D&G. Più trasandato da Benetton e Just Cavalli. I commessi Da Benetton e Armani Jeans vengono solo se interpellati. Negli altri negozi abbiamo sempre avuto intorno tipi molto solerti, tutti asetticamente gentili, competenti e disponibili. Particolarmente sensibili e attenti da D&G. Meticolose le signore di Max Mara. Da Just Cavalli la commessa è imperdonabilmente entrata nel bel mezzo della prova. Ma sicuramente perché il camerino non era per niente isolato rispetto al resto del negozio e per scattarci le foto stavamo facendo un casino troppo sospetto. And the winner is... La lotta è stata dura tra Max Mara e Prada. Max Mara offre spazi comodi e protettivi. Ma non è consentito entrarci in due. Da Prada lo spazio più ristretto è stato compensato dalla disponibilità del personale. Per noi l’ha spuntata Prada.


RIUNIONE DI GABINETTI a cura di Barbara Seghezzi hanno collaborato Ivano Mansueto e Simona Maj

Dopo Duchamp e la pubblicità anche Makadam scopre l’estetica del WC. Abbiamo violato il santuario della privacy e quell’oggetto freddo, bianco e solitario è diventato il protagonista di un museo virtuale. Cosa aspettate a esporre anche il vostro? L’indirizzo è www.makadam.it


RIUNIONE DI GABINETTI a cura di Barbara Seghezzi hanno collaborato Ivano Mansueto e Simona Maj

Dopo Duchamp e la pubblicità anche Makadam scopre l’estetica del WC. Abbiamo violato il santuario della privacy e quell’oggetto freddo, bianco e solitario è diventato il protagonista di un museo virtuale. Cosa aspettate a esporre anche il vostro? L’indirizzo è www.makadam.it


>RUBRICA

>LA CENSORA Commenti e scelte dell’acida che controlla le vostre foto Tempi incerti per i censori. Nell’antica Roma se la passavano bene -vedi Catone. Erano magistrati che rappresentavano lo Stato -la cosa pubblica- e ce l’avevano con tutto quello che poteva minacciarne l’integrità. Per il privato cittadino adeguarsi era inevitabile. Non per niente in latino ‘censere’ significa ‘valutare’: controllare che non si vada oltre i princìpi e le regole di comportamento che a un sistema di potere permettono di continuare a esistere tale e quale. E poi la Chiesa dal Medioevo in avanti: Inquisizione o Sant’Uffizio e Index librorurum prohibitorum. Un’altra storia. Il declino è iniziato lentamente con la Rivoluzione francese e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Il Pubblico da una parte, il Privato dall’altra con tutto un crescendo di rivendicazioni tipo libertà di opinione e libertà di stampa. E di che ci si può scandalizzare dopo il ‘68, con la storia della libertà sessuale e il resto? Tutela dei minori a parte, quasi tutto sembrerebbe concesso. La censura ha conservato una dignità istituzionale solo con le dittature. O finché la Chiesa ha mantenuto un certo appeal politico-elettorale, quando ci si ingegnava a stigmatizzare lo spreco di burro in Ultimo tango a Parigi. E mettiamo anche che invece censura politica ci sia e sia evidente, comunque in una democrazia non è che potrebbe essere proprio sbandierata ufficialmente come tale. Non c’è più un criterio rivendicabile esclusivamente dall’alto. Semmai ci si può appellare a paure latenti e ai soliti tabù ancestrali -tipo pornografia, morte, violenza- che ancora turbano i sogni del normale benpensante. Come di solito fanno i media anche da soli, a colpi di autocensura. Ma non è tutto qua. Tempi nuovi per i censori. I mezzi di comunicazione, gli archivi informatizzati e i moderni sistemi di sicurezza sono diventati sempre più diffusi potenti invadenti. Si è

LA FOTO DI QUESTO MESE: ANDY sentita una nuova esigenza di un limite e di un controllo. Stavolta non nell’interesse del Pubblico -dello Stato e del suo potere- ma del Privato, cioè dei singoli cittadini e della loro intimità. Rivoluzione copernicana. E il pubblico censore divenne garante del privato, o meglio della privacy. Fino a qua tutto bene. Solo che qualche volta per la gente ‘privacy’ diventa una parolina magica da pronunciare a sproposito. Una specie di prepotenza di singoli privati contro il pubblico diritto di conoscere e di raccontare, soprattutto per immagini. Sotto la minaccia di infinite richieste di risarcimento. Così, tempi totalmente nuovi per i censori. I tempi di makadam (per esempio). Quando per evitare guai diventa inevitabile un controllo da parte di chi le immagini le pubblica e la presenza di qualcuno che lo metta in pratica. Eccomi. Niente in confronto ai fasti dei vecchi censori. E’ un ruolo tutto aziendale, difensivo modesto defilato. Ormai più da masochista che da sadico. Pieno di grane potenziali. Però vi avverto, non ci provate con la storia del risarcimento, vi direbbe male. Sono nullatenente e vendicativa. Chiudiamola qua. Invece, mettiamo che voi fate i bravini e pensate soltanto a mandare belle foto. Le migliori saranno pubblicate in questa rubrica.


>RUBRICA

>LA CENSORA Commenti e scelte dell’acida che controlla le vostre foto Tempi incerti per i censori. Nell’antica Roma se la passavano bene -vedi Catone. Erano magistrati che rappresentavano lo Stato -la cosa pubblica- e ce l’avevano con tutto quello che poteva minacciarne l’integrità. Per il privato cittadino adeguarsi era inevitabile. Non per niente in latino ‘censere’ significa ‘valutare’: controllare che non si vada oltre i princìpi e le regole di comportamento che a un sistema di potere permettono di continuare a esistere tale e quale. E poi la Chiesa dal Medioevo in avanti: Inquisizione o Sant’Uffizio e Index librorurum prohibitorum. Un’altra storia. Il declino è iniziato lentamente con la Rivoluzione francese e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Il Pubblico da una parte, il Privato dall’altra con tutto un crescendo di rivendicazioni tipo libertà di opinione e libertà di stampa. E di che ci si può scandalizzare dopo il ‘68, con la storia della libertà sessuale e il resto? Tutela dei minori a parte, quasi tutto sembrerebbe concesso. La censura ha conservato una dignità istituzionale solo con le dittature. O finché la Chiesa ha mantenuto un certo appeal politico-elettorale, quando ci si ingegnava a stigmatizzare lo spreco di burro in Ultimo tango a Parigi. E mettiamo anche che invece censura politica ci sia e sia evidente, comunque in una democrazia non è che potrebbe essere proprio sbandierata ufficialmente come tale. Non c’è più un criterio rivendicabile esclusivamente dall’alto. Semmai ci si può appellare a paure latenti e ai soliti tabù ancestrali -tipo pornografia, morte, violenza- che ancora turbano i sogni del normale benpensante. Come di solito fanno i media anche da soli, a colpi di autocensura. Ma non è tutto qua. Tempi nuovi per i censori. I mezzi di comunicazione, gli archivi informatizzati e i moderni sistemi di sicurezza sono diventati sempre più diffusi potenti invadenti. Si è

LA FOTO DI QUESTO MESE: ANDY sentita una nuova esigenza di un limite e di un controllo. Stavolta non nell’interesse del Pubblico -dello Stato e del suo potere- ma del Privato, cioè dei singoli cittadini e della loro intimità. Rivoluzione copernicana. E il pubblico censore divenne garante del privato, o meglio della privacy. Fino a qua tutto bene. Solo che qualche volta per la gente ‘privacy’ diventa una parolina magica da pronunciare a sproposito. Una specie di prepotenza di singoli privati contro il pubblico diritto di conoscere e di raccontare, soprattutto per immagini. Sotto la minaccia di infinite richieste di risarcimento. Così, tempi totalmente nuovi per i censori. I tempi di makadam (per esempio). Quando per evitare guai diventa inevitabile un controllo da parte di chi le immagini le pubblica e la presenza di qualcuno che lo metta in pratica. Eccomi. Niente in confronto ai fasti dei vecchi censori. E’ un ruolo tutto aziendale, difensivo modesto defilato. Ormai più da masochista che da sadico. Pieno di grane potenziali. Però vi avverto, non ci provate con la storia del risarcimento, vi direbbe male. Sono nullatenente e vendicativa. Chiudiamola qua. Invece, mettiamo che voi fate i bravini e pensate soltanto a mandare belle foto. Le migliori saranno pubblicate in questa rubrica.


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>PAGINE “NOIOSE”

SCATTI FACILI #2

SIAMO TUTTI PAPARAZZI Era il 19 agosto del 1958. Nella prima pagina del Giorno apparve la cronaca di una notte romana particolarmente movimentata: “Un fotografo ha vissuto momenti drammatici, venerdì notte, in via Veneto, assalito prima da un ex-re, Faruk d’Egitto, poi da un attore, Anthony Franciosa. La storia è cominciata alle 2 della notte di Ferragosto, sulla rive gauche, al Café de Paris, (...)”. Quel fotografo che, poco dopo, quella stessa sera, venne assalito anche da Anthony Steel sorpreso con Anita Ekberg, era Tazio Secchiaroli. Quella notte nasceva la cronaca rosa. Da quel momento Tazio Secchiaroli e molti altri come Marcello Geppetti, Elio Sorci, Sergio Spinelli, fino a Rino Barillari che ancora oggi perlustra le notti romane, sarebbero stati i testimoni spesso indesiderati degli amori, delle liti e dei tradimenti di star cinematografiche e televisive. Primi spettatori di una realtà raccontata senza tanti fronzoli o ricerche stilistiche. Professionisti che nel momento dello scatto privavano quei personaggi di qualsiasi difesa. Bastava un colpo di flash al momento giusto per dissacrarli, per metterli a nudo. Forse, con una inconsapevole voglia di rivincita. Facevano un mestiere scomodo, faticoso, spesso accusati e derisi dai loro stessi colleghi, fotografi e giornalisti che avevano scelto di informare il pubblico su altri temi considerati più seri. Gisèle Freund in “Fotografia e società”, edito da Einaudi, li ha definiti “una razza di fotografi le cui gesta deprezzano ancora di più il mestiere”. Un articolo di Lietta Tornabuoni nel Corriere della Sera Illustrato dell’11 febbraio 1978, venne pubblicato con il titolo “Li trovo infami, i Savonarola del click” e nell’introduzione del libro “Photojournalism” di Time Life del 1983 sono stati definiti come una “sottospecie di giornalista”. E’ vero, troppo spesso le fotografie dei giornali rosa

raccontano vicende completamente inventate. Sono “montate” come si dice in gergo. Troppo spesso i direttori di questi giornali tollerano e incoraggiano i falsi scoop. È questo che allontana i paparazzi dagli altri fotogiornalisti. Non gli inseguimenti o gli appostamenti. Anzi. Come dice in questo stesso numero di Makadam Massimo Sestini, paparazzo tecnologico, a raccontare la storia sono quasi sempre le fotografie rubate, scattate senza chiedere prima l’autorizzazione e , a volte, senza chiederla neanche dopo. E oggi con i telefonini con fotocamera incorporata, paparazzi lo stiamo diventando un po’ tutti. Almeno non ce la prenderemo più tanto con quei professionisti che, con la macchina fotografica nascosta sotto la cravatta o appostandosi per ore e ore su un albero, ci hanno raccontato i processi famosi, le abitudini e le stravaganze dei reali, gli amori e le passioni delle attricette che popolano i nostri schermi televisivi. Oggi con i telefonini possiamo provarci tutti. Basta disinserire il sonoro –è imbarazzante sentire un click quando si vuol far credere che stiamo solo telefonando– anticipare l’azione in modo da compensare il ritardo dello scatto e abituarsi a fotografare senza inquadrare. Negli anni ’60 usavano Rollei e flash –un duecentocinquantesimo undici e chi passa passa, dicevano– poi sono arrivati i teleobiettivi, gli elicotteri, i radiocomandi. Con il telefonino i risultati non saranno gli stessi, ma a volte il caso aiuta.

Oggi con i telefonini possiamo provarci tutti.

SPECIALE PRIVACY _ 29

>PAGINE “NOIOSE”

SOTTO ESAME

NOKIA 7250i Piccolo, leggero, compatto e con una “i” nel nome che ne denota la propensione alla comunicazione internet. Stiamo parlando del 7250i cellulare Tri-Band della seria 40 Nokia dal design accattivante e dalle molteplici funzionalità. Con la fotocamera integrata permette di scattare foto a 352x288 pixels (non grandi come i cugini della serie 60: 7650 e 3650, dotati di fotocamera VGA) e di visualizzarle sullo schermo di 128x128 pixels a matrice passiva con 4096 colori. La scelta dello schermo a matrice passiva di discreta qualità porta comunque un vantaggio notevole per quanto riguarda il consumo della batteria. Non ci potevamo credere, quattro giorni di autonomia, anche se utilizzato in maniera più che moderata! Notevole inoltre la memoria a disposizione ben 4 MB che possono essere riempite di applicazioni e giochi java, suonerie polifoniche, MMS, SMS, immagini. GPRS e IrDa sono le tecnologie a disposizione per la connessione ad internet e per lo scambio di dati tra altri cellulari e/o il computer oltre al cavo USB. Si sente però in questo modello la mancanza della tecnologia bluetooth ormai diventata uno standard. Il software di sistema non sarà il più famoso Symbian ma in compenso sono state introdotte moltissime funzionalità molto comode come per esempio l’editing basilare sulle immagini scattate, lo zoom 2x sull’immagine registrata, la possibilità di lavorare sul contrasto della stessa, lo slideshow delle immagini contenute nella memoria del telefono (una cosa molto pratica quando si vuole mostrare le foto agli amici). Ed ancora: la possibilità di far scattare in un determinato orario l’impostazione del telefono voluta, la gestione delle immagini di background a pieno schermo, l’utilizzo del tasto destro non solo per accedere alla rubrica ma come pulsante attivo e contestuale alla navigazione all’interno dei menù. Un telefono che offre comunque dei buoni strumenti per la gestione degli applicativi e dei giochi Java, per la

Ogni mese un telefonino messo alla prova da un fotografo professionista.

navigazione internet e per la gestione dei contenuti multimediali, non perdendo di vista ma addirittura potenziando le funzionalità del telefono cellulare “classico” di fascia medio/alta.

Caratteristiche tecniche Dimensioni Peso: 92 g (batteria inclusa) Misure: 105 x 44 x 19 mm, 73 cc Display Alta risoluzione, display grafico a colori a matrice passiva Supporta 4096 colori, 128 x 128 pixel Regolazione della luminosità del display Fotocamera digitale integrata Cattura immagini alla risoluzione 352x288 pixels Editor Immagine: aggiunge testo, cornici e clip art alle foto Zoom su immagini salvate nella galleria Controllo automatico del contrasto Toni di chiamata 21 toni polifonici e 10 toni monofonici preinstallati


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SCATTI FACILI #2

SIAMO TUTTI PAPARAZZI Era il 19 agosto del 1958. Nella prima pagina del Giorno apparve la cronaca di una notte romana particolarmente movimentata: “Un fotografo ha vissuto momenti drammatici, venerdì notte, in via Veneto, assalito prima da un ex-re, Faruk d’Egitto, poi da un attore, Anthony Franciosa. La storia è cominciata alle 2 della notte di Ferragosto, sulla rive gauche, al Café de Paris, (...)”. Quel fotografo che, poco dopo, quella stessa sera, venne assalito anche da Anthony Steel sorpreso con Anita Ekberg, era Tazio Secchiaroli. Quella notte nasceva la cronaca rosa. Da quel momento Tazio Secchiaroli e molti altri come Marcello Geppetti, Elio Sorci, Sergio Spinelli, fino a Rino Barillari che ancora oggi perlustra le notti romane, sarebbero stati i testimoni spesso indesiderati degli amori, delle liti e dei tradimenti di star cinematografiche e televisive. Primi spettatori di una realtà raccontata senza tanti fronzoli o ricerche stilistiche. Professionisti che nel momento dello scatto privavano quei personaggi di qualsiasi difesa. Bastava un colpo di flash al momento giusto per dissacrarli, per metterli a nudo. Forse, con una inconsapevole voglia di rivincita. Facevano un mestiere scomodo, faticoso, spesso accusati e derisi dai loro stessi colleghi, fotografi e giornalisti che avevano scelto di informare il pubblico su altri temi considerati più seri. Gisèle Freund in “Fotografia e società”, edito da Einaudi, li ha definiti “una razza di fotografi le cui gesta deprezzano ancora di più il mestiere”. Un articolo di Lietta Tornabuoni nel Corriere della Sera Illustrato dell’11 febbraio 1978, venne pubblicato con il titolo “Li trovo infami, i Savonarola del click” e nell’introduzione del libro “Photojournalism” di Time Life del 1983 sono stati definiti come una “sottospecie di giornalista”. E’ vero, troppo spesso le fotografie dei giornali rosa

raccontano vicende completamente inventate. Sono “montate” come si dice in gergo. Troppo spesso i direttori di questi giornali tollerano e incoraggiano i falsi scoop. È questo che allontana i paparazzi dagli altri fotogiornalisti. Non gli inseguimenti o gli appostamenti. Anzi. Come dice in questo stesso numero di Makadam Massimo Sestini, paparazzo tecnologico, a raccontare la storia sono quasi sempre le fotografie rubate, scattate senza chiedere prima l’autorizzazione e , a volte, senza chiederla neanche dopo. E oggi con i telefonini con fotocamera incorporata, paparazzi lo stiamo diventando un po’ tutti. Almeno non ce la prenderemo più tanto con quei professionisti che, con la macchina fotografica nascosta sotto la cravatta o appostandosi per ore e ore su un albero, ci hanno raccontato i processi famosi, le abitudini e le stravaganze dei reali, gli amori e le passioni delle attricette che popolano i nostri schermi televisivi. Oggi con i telefonini possiamo provarci tutti. Basta disinserire il sonoro –è imbarazzante sentire un click quando si vuol far credere che stiamo solo telefonando– anticipare l’azione in modo da compensare il ritardo dello scatto e abituarsi a fotografare senza inquadrare. Negli anni ’60 usavano Rollei e flash –un duecentocinquantesimo undici e chi passa passa, dicevano– poi sono arrivati i teleobiettivi, gli elicotteri, i radiocomandi. Con il telefonino i risultati non saranno gli stessi, ma a volte il caso aiuta.

Oggi con i telefonini possiamo provarci tutti.

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SOTTO ESAME

NOKIA 7250i Piccolo, leggero, compatto e con una “i” nel nome che ne denota la propensione alla comunicazione internet. Stiamo parlando del 7250i cellulare Tri-Band della seria 40 Nokia dal design accattivante e dalle molteplici funzionalità. Con la fotocamera integrata permette di scattare foto a 352x288 pixels (non grandi come i cugini della serie 60: 7650 e 3650, dotati di fotocamera VGA) e di visualizzarle sullo schermo di 128x128 pixels a matrice passiva con 4096 colori. La scelta dello schermo a matrice passiva di discreta qualità porta comunque un vantaggio notevole per quanto riguarda il consumo della batteria. Non ci potevamo credere, quattro giorni di autonomia, anche se utilizzato in maniera più che moderata! Notevole inoltre la memoria a disposizione ben 4 MB che possono essere riempite di applicazioni e giochi java, suonerie polifoniche, MMS, SMS, immagini. GPRS e IrDa sono le tecnologie a disposizione per la connessione ad internet e per lo scambio di dati tra altri cellulari e/o il computer oltre al cavo USB. Si sente però in questo modello la mancanza della tecnologia bluetooth ormai diventata uno standard. Il software di sistema non sarà il più famoso Symbian ma in compenso sono state introdotte moltissime funzionalità molto comode come per esempio l’editing basilare sulle immagini scattate, lo zoom 2x sull’immagine registrata, la possibilità di lavorare sul contrasto della stessa, lo slideshow delle immagini contenute nella memoria del telefono (una cosa molto pratica quando si vuole mostrare le foto agli amici). Ed ancora: la possibilità di far scattare in un determinato orario l’impostazione del telefono voluta, la gestione delle immagini di background a pieno schermo, l’utilizzo del tasto destro non solo per accedere alla rubrica ma come pulsante attivo e contestuale alla navigazione all’interno dei menù. Un telefono che offre comunque dei buoni strumenti per la gestione degli applicativi e dei giochi Java, per la

Ogni mese un telefonino messo alla prova da un fotografo professionista.

navigazione internet e per la gestione dei contenuti multimediali, non perdendo di vista ma addirittura potenziando le funzionalità del telefono cellulare “classico” di fascia medio/alta.

Caratteristiche tecniche Dimensioni Peso: 92 g (batteria inclusa) Misure: 105 x 44 x 19 mm, 73 cc Display Alta risoluzione, display grafico a colori a matrice passiva Supporta 4096 colori, 128 x 128 pixel Regolazione della luminosità del display Fotocamera digitale integrata Cattura immagini alla risoluzione 352x288 pixels Editor Immagine: aggiunge testo, cornici e clip art alle foto Zoom su immagini salvate nella galleria Controllo automatico del contrasto Toni di chiamata 21 toni polifonici e 10 toni monofonici preinstallati


PERRY MASON #2

>PAGINE “NOIOSE”

QUALE USO PUÒ ESSERE FATTO DELLE FOTOGRAFIE SCATTATE IN LUOGO PUBBLICO? E POI, CHE COSA SI INTENDE PER “LUOGO PUBBLICO”? Le strade, le piazze, le spiagge, qualunque zona aperta -quando la fotografia serve per usi di polizia in cui si possa accedere liberamente è senza dubbio -quando vi siano scopi scientifici, didattici o culturali qualificabile come luogo pubblico. Ma sono tali anche -quando la fotografia è collegata a fatti, avvenimenti, teatri, cinema, locali dove si possa entrare senza alcuna cerimonie di interesse pubblico formalità o controllo (ad esempio, in occasione di un -quando la fotografia è collegata a fatti, avvenimenti, comizio pubblico in luogo chiuso); oppure un’aula di tri- cerimonie svoltisi in pubblico. bunale ove si svolga un processo penale che, nella sua Ognuno di questi casi richiederebbe un esame approfase del dibattimento e salvo i rari casi di processi a fondito: ad esempio, il concetto di “notorietà” non è poi così pacifico, al di fuori dei casi di personaggi veramente porte chiuse, è pubblico. Se la fotografia riguarda la riproduzione del luogo pub- famosi. Ma limitiamoci, per ora, ad esaminare gli ultimi blico in sé, non vi è alcun limite. Se invece la fotografia due casi sopra elencati: le foto collegate ad avvenimenti di interesse pubblico o svoltisi in riguarda persone che si trovano in luogo pubblico, bisogna distingueSe la fotografia riguarda la pubblico. Il concetto di interesse pubblico è re caso per caso. riproduzione del luogo sufficientemente chiaro, anche perLa regola generale, che deve essepubblico in sé, non vi è ché spesso analizzato dai tribunali in re sempre tenuta presente, è che il alcun limite. Se invece la relazione al diritto di cronaca, semritratto di una persona non può fotografia riguarda perso- pre esercitabile. Sono di interesse essere esposto, riprodotto o messo pubblico quegli avvenimenti che in commercio senza il consenso di ne che si trovano in luogo riguardano fatti essenziali per la forquesta. Quindi se io scatto una pubblico, bisogna distinmazione della pubblica opinione in fotografia di una persona, potrò guere caso per caso. quanto attinenti alla vita della colletfarlo unicamente per tenerla come tività e del paese nei suoi vari aspetti ricordo, senza alcun utilizzo: ma anche qui c’è un limite. La persona ritratta potrà negar- politici, sociali, di costume, culturali ed artistici. Quindi mi il consenso alla fotografia anche per uso esclusiva- sono certamente di interesse pubblico i comizi, le manimente personale: in questo caso, non posso scattare la festazioni culturali o politiche, le gare sportive, le sagre foto, pena la violazione, quanto meno, del diritto all’im- di paese, il carnevale di Viareggio, le fiere e via dicendo. magine e delle norme della legge sulla privacy relative Quanto agli avvenimenti “svoltisi in pubblico” (che ben possono essere anche quelli sopra esemplificati), il crial trattamento dei dati personali. Se invece ho il consenso della persona ritratta all’utiliz- terio è che, nel momento in cui ci si espone al pubblico, zazione anche non solo personale, allora potrò esporre si accetta di poter essere fotografati: così, ad esempio, la foto, farne commercio, riprodurla: nei limiti del con- una cerimonia (un matrimonio) che si svolge in pubblico senso ottenuto (che, ad esempio, potrà escludere l’uso presuppone nei partecipanti un implicito consenso ad essere fotografati in quell’occasione. pubblicitario). Quando potrò fotografare persone senza il loro consen- La legge, nel porre la distinzione tra fatti , avvenimenti e cerimonie “di interesse pubblico” e fatti avvenimenti e so? La legge afferma che questo è possibile: cerimonie “svoltisi in pubblico”, sembrerebbe autoriz-quando si tratti di persone note -quando si tratti di persone che ricoprono uffici pubblici zare la libera divulgazione di immagini che, pur essendo state acquisite in luogo privato, sono tuttavia di inte-quando la fotografia serve per usi di giustizia

resse pubblico così spiccato da consentire la loro libera divulgazione: si pensi al caso di una foto ritraente un noto uomo politico nell’atto di ricevere una somma di denaro illecito o di una foto di un omicida all’atto di sferrare il colpo mortale, che, anche se fossero riprese in luoghi privati, sono di interesse pubblico tale da consentire la loro libera divulgazione. L’utilizzazione delle immagini appena citate senza il consenso della persona ritratta è sempre possibile per scopi informativi (diritto di cronaca). L’interesse pubblico all’informazione è infatti tale da sacrificare l’interesse del singolo alla propria immagine e alla propria riservatezza. L’uso senza consenso di immagini di persone note o ritratte in luoghi pubblici non è invece consentita quando lo scopo dell’utilizzazione dell’immagine altrui sia meramente lucrativo, come nel caso dell’uso pubblicitario dell’immagine di persona nota (ma anche non nota) a scopo promozionale di un prodotto. Si pensi all’uso dell’immagine di un noto sportivo per pubblicizzare un marchio o un particolare modello di scarpe o di abbigliamento sportivo. In tal caso, la persona ritratta può vantare un danno economico consistente nel compenso che avrebbe ottenuto dallo sfruttamento commerciale della propria immagine, ove questa fosse stata consentita. Alcuni usi “decontestualizzati” di immagini di persone note o ritratte in occasioni di avvenimenti pubblici possono anche ledere l’identità personale della persona ritratta: si pensi al caso (realmente accaduto) di un sacerdote celebrante, la cui immagine sia utilizzata a sua insaputa da un noto movimento politico nei propri manifestini elettorali al fine di convincere l’elettorato cattolico a votare quel partito. Il sacerdote, reputando affatto estranea alle proprie scelte di vita l’ideologia di quel partito, ha agito vittoriosamente per la tutela della propria immagine e della propria identità personale. Luca Boneschi e Annagrazia Sommaruga, avvocati


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QUALE USO PUÒ ESSERE FATTO DELLE FOTOGRAFIE SCATTATE IN LUOGO PUBBLICO? E POI, CHE COSA SI INTENDE PER “LUOGO PUBBLICO”? Le strade, le piazze, le spiagge, qualunque zona aperta -quando la fotografia serve per usi di polizia in cui si possa accedere liberamente è senza dubbio -quando vi siano scopi scientifici, didattici o culturali qualificabile come luogo pubblico. Ma sono tali anche -quando la fotografia è collegata a fatti, avvenimenti, teatri, cinema, locali dove si possa entrare senza alcuna cerimonie di interesse pubblico formalità o controllo (ad esempio, in occasione di un -quando la fotografia è collegata a fatti, avvenimenti, comizio pubblico in luogo chiuso); oppure un’aula di tri- cerimonie svoltisi in pubblico. bunale ove si svolga un processo penale che, nella sua Ognuno di questi casi richiederebbe un esame approfase del dibattimento e salvo i rari casi di processi a fondito: ad esempio, il concetto di “notorietà” non è poi così pacifico, al di fuori dei casi di personaggi veramente porte chiuse, è pubblico. Se la fotografia riguarda la riproduzione del luogo pub- famosi. Ma limitiamoci, per ora, ad esaminare gli ultimi blico in sé, non vi è alcun limite. Se invece la fotografia due casi sopra elencati: le foto collegate ad avvenimenti di interesse pubblico o svoltisi in riguarda persone che si trovano in luogo pubblico, bisogna distingueSe la fotografia riguarda la pubblico. Il concetto di interesse pubblico è re caso per caso. riproduzione del luogo sufficientemente chiaro, anche perLa regola generale, che deve essepubblico in sé, non vi è ché spesso analizzato dai tribunali in re sempre tenuta presente, è che il alcun limite. Se invece la relazione al diritto di cronaca, semritratto di una persona non può fotografia riguarda perso- pre esercitabile. Sono di interesse essere esposto, riprodotto o messo pubblico quegli avvenimenti che in commercio senza il consenso di ne che si trovano in luogo riguardano fatti essenziali per la forquesta. Quindi se io scatto una pubblico, bisogna distinmazione della pubblica opinione in fotografia di una persona, potrò guere caso per caso. quanto attinenti alla vita della colletfarlo unicamente per tenerla come tività e del paese nei suoi vari aspetti ricordo, senza alcun utilizzo: ma anche qui c’è un limite. La persona ritratta potrà negar- politici, sociali, di costume, culturali ed artistici. Quindi mi il consenso alla fotografia anche per uso esclusiva- sono certamente di interesse pubblico i comizi, le manimente personale: in questo caso, non posso scattare la festazioni culturali o politiche, le gare sportive, le sagre foto, pena la violazione, quanto meno, del diritto all’im- di paese, il carnevale di Viareggio, le fiere e via dicendo. magine e delle norme della legge sulla privacy relative Quanto agli avvenimenti “svoltisi in pubblico” (che ben possono essere anche quelli sopra esemplificati), il crial trattamento dei dati personali. Se invece ho il consenso della persona ritratta all’utiliz- terio è che, nel momento in cui ci si espone al pubblico, zazione anche non solo personale, allora potrò esporre si accetta di poter essere fotografati: così, ad esempio, la foto, farne commercio, riprodurla: nei limiti del con- una cerimonia (un matrimonio) che si svolge in pubblico senso ottenuto (che, ad esempio, potrà escludere l’uso presuppone nei partecipanti un implicito consenso ad essere fotografati in quell’occasione. pubblicitario). Quando potrò fotografare persone senza il loro consen- La legge, nel porre la distinzione tra fatti , avvenimenti e cerimonie “di interesse pubblico” e fatti avvenimenti e so? La legge afferma che questo è possibile: cerimonie “svoltisi in pubblico”, sembrerebbe autoriz-quando si tratti di persone note -quando si tratti di persone che ricoprono uffici pubblici zare la libera divulgazione di immagini che, pur essendo state acquisite in luogo privato, sono tuttavia di inte-quando la fotografia serve per usi di giustizia

resse pubblico così spiccato da consentire la loro libera divulgazione: si pensi al caso di una foto ritraente un noto uomo politico nell’atto di ricevere una somma di denaro illecito o di una foto di un omicida all’atto di sferrare il colpo mortale, che, anche se fossero riprese in luoghi privati, sono di interesse pubblico tale da consentire la loro libera divulgazione. L’utilizzazione delle immagini appena citate senza il consenso della persona ritratta è sempre possibile per scopi informativi (diritto di cronaca). L’interesse pubblico all’informazione è infatti tale da sacrificare l’interesse del singolo alla propria immagine e alla propria riservatezza. L’uso senza consenso di immagini di persone note o ritratte in luoghi pubblici non è invece consentita quando lo scopo dell’utilizzazione dell’immagine altrui sia meramente lucrativo, come nel caso dell’uso pubblicitario dell’immagine di persona nota (ma anche non nota) a scopo promozionale di un prodotto. Si pensi all’uso dell’immagine di un noto sportivo per pubblicizzare un marchio o un particolare modello di scarpe o di abbigliamento sportivo. In tal caso, la persona ritratta può vantare un danno economico consistente nel compenso che avrebbe ottenuto dallo sfruttamento commerciale della propria immagine, ove questa fosse stata consentita. Alcuni usi “decontestualizzati” di immagini di persone note o ritratte in occasioni di avvenimenti pubblici possono anche ledere l’identità personale della persona ritratta: si pensi al caso (realmente accaduto) di un sacerdote celebrante, la cui immagine sia utilizzata a sua insaputa da un noto movimento politico nei propri manifestini elettorali al fine di convincere l’elettorato cattolico a votare quel partito. Il sacerdote, reputando affatto estranea alle proprie scelte di vita l’ideologia di quel partito, ha agito vittoriosamente per la tutela della propria immagine e della propria identità personale. Luca Boneschi e Annagrazia Sommaruga, avvocati



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