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3.4 Ritualità

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3.4RITUALITÀ

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La ritualità nello scautismo, mediante l’utilizzo di gesti simbolici e parole, rende manifesto il significato profondo di cambiamenti, sia individuali che comunitari, che segnano il cammino di crescita attraverso tappe precise e rafforzano i legami all’interno di una comunità. Ha un forte rapporto sia con l’affettività e l’emotività, perché affonda la propria necessità di esistere nelle esperienze basilari comuni all’interno della specie umana, sia con la corporeità, perché deve coinvolgere interamente il corpo, la voce, la testa, le mani: ai bambini bisogna fare una proposta che venga vissuta globalmente.

La ritualità va poi sempre tenuta strettamente legata al contenuto e l’adulto deve fare in modo che questo sia profondo e che le parole usate facciano sentire che quello è un momento speciale, avendo cura che non siano le parole a spiegare o svelare tutto.

GESTI RITUALI

Molti dei momenti tipici e ricorrenti della vita di branco e cerchio sono scanditi da gesti rituali individuali e comunitari: la chiamata al cerchio, l’inizio di un consiglio, il canto della buonanotte, ecc.

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Sono gesti che sottolineano l’appartenenza del lupetto e della coccinella alla comunità: momenti che generano sintonia, legame, complicità, fiducia e in cui ci si sente accolti da coloro che stanno intorno. Il gesto rituale è della comunità e può essere frutto di comportamenti sedimentati dei bambini (come può accadere ad esempio con il gioco preferito del branco e cerchio), creando così una condizione di pari dignità tra i bambini, democratica, ma anche di ordine nel fare una cosa ben strutturata, nel realizzare un discorso comune. Anche se vissuto individualmente, è sempre riferito a una comunità che ne condivide le intenzioni e assume valore se e in quanto tutti sono sinceramente coinvolti.

LE CERIMONIE

Le cerimonie scandiscono, in un equilibrato rapporto di parole, gesti e simboli, i momenti maggiormente significativi della vita dell’unità e, in particolare, sottolineano l’importanza e fanno memoria delle varie tappe della pista e del sentiero di ogni lupetto e coccinella. Le cerimonie sono uno degli elementi privilegiati del linguaggio simbolico perché creano un luogo di dialogo immediato e profondo, anche se sottinteso, all’interno della comunità.

Ogni cerimonia attesta l’impegno del singolo con se stesso, con l’unità di cui fa parte e rafforza lo spirito di appartenenza alla comunità; segna momenti di passaggio tra un prima e un dopo nel cammino del singolo e della comunità: per questo assume pieno significato se celebrata tempestivamente rispetto, ad esempio, al momento della chiusura della stagione di caccia e di volo, a una competenza acquisita, alla conclusione di un’attività importante o di un’occasione intensa per la comunità, quale ad esempio le vacanze di branco e cerchio.

Gli elementi fondanti delle cerimonie sono lo spazio, il tempo, la comunità e i simboli.

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La cerimonia avviene in uno spazio e un tempo definiti: il luogo diventa un contesto sacro, separato dal resto, in cui vengono compiute azioni fuori dall’ordinario che coinvolgono i protagonisti e la comunità; quindi, va scelto con attenzione potendo anch’esso diventare o essere simbolico (per esempio il luogo privilegiato per l’uscita dei passaggi). Così come per il racconto, anche per le cerimonie il tempo (inteso come durata e momento della giornata) è fondamentale per assicurare equilibrio: se breve genera frustrazione, se lungo fa perdere di efficacia; l’inizio e la fine della cerimonia sono sottolineati da precisi segnali.

La cerimonia ha senso in quanto vissuta nella comunità, in un clima di famiglia felice, nella quale ciascuno è posto nelle condizioni di poter riconoscere, attraverso simboli essenziali e semplici riferiti al “vissuto” della comunità, significati condivisi, per quello che sta accadendo, per i gesti e le parole utilizzate: in questo modo viene assicurata la partecipazione piena dei bambini, quindi non necessariamente per ruoli all’interno della cerimonia, ma perché la ritualità del momento permette a ciascuno di rievocare e di riconoscere, all’interno dell’esperienza comunitaria, quella personale.

Ricordando che gli attori protagonisti sono i bambini, dobbiamo curare il giusto grado di solennità attraverso un clima che eviti sentimentalismi eccessivi, banalizzazioni o vuoti formalismi per non proporre qualcosa che non è espressione di valori, ma che si riduce a riti privi di significato, all’insegna della tradizione e del «si è sempre fatto così». Al contrario, ogni cerimonia deve essere percepita dal bambino come un evento speciale nel quale possa sia sentirsi partecipe e protagonista davanti alla comunità sia riconoscere il proprio cambiamento insieme a quello di coloro che con lui vivono lo stesso momento di crescita. In ogni caso, quindi, si dovrà garantire la dimensione personale e comunitaria della cerimonia perché i bambini possano cogliere il momento speciale che stanno vivendo, che è fatto di protagonismo, ma nel riconoscimento di un cammino percorso insieme ad altri. Ciò vale, in particolare, per la cerimonia della Promessa che il cucciolo e la cocci pronun-

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ceranno individualmente, ma in un contesto che vedrà contemporaneamente protagonisti altri cuccioli e cocci: in questo modo tutti possono cogliere il significato profondo del gesto che stanno compiendo anche attraverso la condivisione della cerimonia con coloro che stanno vivendo il medesimo momento di crescita. Occorre infatti evitare sia la frammentazione e la ripetizione nel tempo della cerimonia sia cerimonie che coinvolgono numeri troppo elevati di bambini: entrambe modalità che possono compromettere la carica simbolica del momento.

LE CERIMONIE IN BRANCO E IN CERCHIO

IL GRANDE URLO (BRANCO) E IL GRANDE SALUTO (CERCHIO)

Il grande urlo e il grande saluto fanno parte di quell’insieme di cerimonie tipiche dell’esperienza scout che scandiscono con parole, gesti e simboli i momenti maggiormente significativi della vita della comunità e, allo stesso tempo, sono capaci di sottolineare l’importanza e far memoria delle tappe del cammino del singolo.

Dinanzi ai vecchi lupi e alle coccinelle anziane, insieme al resto della comunità, ogni lupetto e coccinella esprime con voce forte, decisa e gioiosa il Motto che lo/la guida («Del mio meglio», «Eccomi»), riaffermando così i valori espressi nel giorno della Promessa: sono l’insieme di tanti «Del mio meglio»/«Eccomi» ed esprimono la volontà di crescere con il proprio impegno e l’aiuto degli altri. Rappresentano un momento di gioia e di partecipazione corale; perché questo avvenga è importante che tutto il branco e cerchio conosca bene come si fa.

Grande urlo e grande saluto sono gesti che non vanno eseguiti in maniera ripetitiva e automatica ogni volta che la comunità si

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incontra, piuttosto possono essere riservati a occasioni speciali quali l’apertura e chiusura dell’anno scout, l’accoglienza festosa delle nuove Promesse, l’inizio o la fine della stagione di caccia o di volo, l’inizio o la fine di una caccia giungla o di un volo bosco, l’inizio o la fine di un’attività a tema, l’inizio o la fine di una vacanza di branco o cerchio.

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È importante avere alcune accortezze: instaurare un buon clima e il giusto grado di solennità (senza eccedere in formalismi) scegliendo un luogo idoneo, preannunciando l’esecuzione, assegnando le parti, spiegandone le fasi, risistemando l’uniforme; accertarsi che tutti siano padroni dei movimenti, delle parole, dei significati e delle sequenze; proporre ai cuccioli e alle cocci (che ancora non vi prendono parte) di osservare e ascoltare con cura il grande urlo o saluto, così da essere pronti a partecipare quando sarà giunto il momento; a volte può essere utile una prova6 .

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Un bel gioco

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