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3.1 Il linguaggio simbolico e il simbolo

Capitolo 3 – Universi simbolici [ 55 ]

3.1IL LINGUAGGIO SIMBOLICO E IL SIMBOLO

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IL LINGUAGGIO SIMBOLICO NELLO SCAUTISMO

art. 19

Il linguaggio simbolico è connaturato allo scautismo ed è sempre stato sorretto dalla considerazione dell’esistenza di un rapporto interno al simbolo: rapporto fra realtà concreta (il “qualcosa”, quell’oggetto, quell’elemento o quel gesto) e contenuto (il “qualcos’altro” che si vuole esprimere) che cambia con l’accrescere dell’età e delle esperienze. Il simbolo va oltre il senso oggettivo, percepibile e immediato; rimanda ad emozioni, sensazioni, immagini, a uno o più elementi diversi dal simbolo e per i quali annuncia un significato. Non può essere spiegato o descritto (non dobbiamo quindi accertarci che sia stato capito), ma può essere compreso solo se vissuto in prima persona e ricondotto alla propria esperienza di vita. Può essere qualcosa di visibile, di immediata percezione come un oggetto o la sua immagine, o qualcosa di più inconsistente come un profumo, un suono, una parola, un qualsiasi elemento percepito dai cinque sensi; può essere un gesto o un insieme di gesti; può persino essere un’attività.

Nel bambino l’esperienza concreta (ad esempio, quel pezzo di stoffa arrotolata che chiamiamo fazzolettone o la chiamata al cerchio) sostiene interamente il contenuto (l’appartenenza al gruppo o la

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disponibilità a giocare con gli altri, allo stare insieme, a scegliere di far parte di qualcosa di più grande); egli ha necessità di “toccare”, di avere qualcosa di concreto che lo rimandi a concetti percepibili solo in maniera astratta quali, ad esempio, la lealtà, l’appartenenza, la sincerità, la fedeltà, ecc.

L’utilizzo del linguaggio simbolico assume quindi nella proposta educativa della Branca Lupetti e Coccinelle una valenza particolare: offrire al bambino un aiuto adeguato per comprendere i significati profondi delle esperienze vissute. I simboli consentono inoltre ai bambini una connessione continua tra l’esperienza concreta del quotidiano e quella del mistero e, in questo senso, hanno una funzione di soglia che viene attraversata, in un’andata e un ritorno continui tra quello che è e quello che non è ancora. Per questo motivo curare la dimensione simbolica significa aiutare i bambini ad andare oltre il semplice guardare, per acquisire la disposizione a leggere con maggiore profondità i significati che abitano la vita degli uomini.

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FOCUS:

SIMBOLO ED ESPERIENZA

Il simbolo richiede esperienze non artificiose, ma significative e reali, che nascono e si esprimono nella dimensione caratterizzante dell’incontro con gli altri, con Dio: senza esperienza il simbolo può diventare vuoto di significato, storia senza memoria. Non sempre quindi funzionano come simbolo oggetti o immagini che per invenzione o convenzione leghiamo a un’attività o a un evento (un “ricordino”, un adesivo, un oggetto) se non si radicano nell’esperienza e nella memoria delle persone e sono frutto di un’operazione attiva di significazione, di attribuzione di senso e di riconoscimento.

SIMBOLO E MEMORIA

Il simbolo consente di fare memoria perché è occasione per riportare alla luce, richiamare a sé qualcosa di lontano che si era perduto o che invece, semplicemente, era rimasto lì, da parte; necessita di attenzione particolare, di capacità di ascoltare, di cogliere i sussurri, non le grida; invita a rallentare, a fermarsi, a fare attenzione alle piccole cose, a costruire dei luoghi di memoria, che abbiano senso rispetto alla nostra storia; a far sì che la nostra storia abbia un luogo di ascolto, di sedimentazione.

SIMBOLO E INEDITO

Ogni esperienza, sia personale che comunitaria, è capace di avere esiti diversi e inediti, di volta in volta, per ciascun bambino: si può arrivare a sapere, capire, sentire, percepire o intuire. Tutte queste azioni creeranno una stratificazione delle esperienze e consentiranno una crescita se potranno essere ricondotte a un simbolo che i bambini utilizzeranno come sentiero guida per integrare le esperienze vissute in precedenza.

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In questo senso, lo scouting, inteso come osservare, valutare, agire e contemplare, per i bambini si nutre di dimensione simbolica perché, abituandoli ad andare oltre la semplice materialità delle cose per cogliere dentro le esperienze un significato più profondo, consente loro di estendere man mano l’esplorazione dei confini della propria realtà in tutte le dimensioni, quali quella fisica, cognitiva, emotiva, morale e affettiva.

COME USARE I SIMBOLI

Il simbolo è linguaggio dell’essenzialità, non ha fronzoli né inutili aggiunte ma, al tempo stesso, è un linguaggio denso e forte perché richiama un mondo di valori e di significati stratificati che ciascun bambino scopre con il tempo. È importante, perciò, che sia utilizzato non per “spiegare tutto”, ma per aiutare il bambino a comprendere come la vita sia ricca di significati che chiedono di essere approfonditi. Permette di trattare i grandi temi dell’esistenza senza superficialità, senza il rischio di banalizzarli. Per questo i simboli non debbono essere spiegati: si perderebbe il processo elaborativo e di personalizzazione della comprensione dei significati che ogni lupetto e coccinella è in grado di fare autonomamente a fronte di un’esperienza significativa.

Lo scautismo ha un vasto patrimonio simbolico innato costituito da simboli tipici/tipizzati, che precedono l’esperienza del singolo e che sono già conosciuti e riconosciuti dalla comunità perché ricorrenti nella vita di branco e cerchio, ma che vanno sostenuti costantemente attraverso le esperienze che via via consentono a ciascuno di riempirli di significato (ad esempio: uniforme, Lanterna, cerchio, saluto...). Altri simboli, inoltre, possono nascere spontaneamente e in modo inaspettato dalle esperienze stesse e dalla rielaborazione che i bambini e le bambine fanno autonomamente di quelle esperienze, permettendone la rievocazione (il nodo che mi ha regalato una persona particolare, un oggetto costruito, utilizzato o con il quale abbiamo giocato insieme e che ora è in tana/sede, la canzo-

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ne di un evento importante e significativo, il profumo e il sapore dei biscotti preparati insieme alle vacanze di branco e cerchio); vi sono poi oggetti che nelle intenzioni del capo vorrebbero essere simboli, ma che poi non lo diventano, perché non sono sostenuti da un’esperienza significativa. L’utilizzo comunque deve essere sobrio: spesso il rischio è quello di sovrabbondare in quantità, forzando il collegamento tra le esperienze e quello che riteniamo possa diventare un simbolo ad esse connesso.

SIMBOLI TIPICI DI OGNI BRANCO E CERCHIO

TOTEM. Il Totem raffigura un lupo stilizzato con inciso il nome del Gruppo. L’idea di utilizzarlo come simbolo che rappresentasse l’intera comunità di branco fu proprio di B.-P., che riprese questo termine indiano che significa appunto “insegna di famiglia”.

LANTERNA. La Lanterna esprime la gioia di stare insieme e costruire il clima di famiglia felice. La luce della Lanterna è stabile, sicura e costante. Essa diviene simbolo della comunità.