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Capitolo 2 Le esperienze maestre

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Capitolo 2

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Le esperienze maestre

Fare esperienza significa sperimentare, e in questo i bambini sono maestri: lo stile con cui si approcciano al mondo è quello dell’esplorazione, della prova, della scoperta.

Ogni momento della vita di branco e cerchio è un’esperienza ma, tra queste, alcune sono particolari. Sono prevalentemente esperienze inserite nella dimensione del gioco, caratterizzate da coinvolgimento, elevata concentrazione, controllo della situazione, chiarezza di obiettivi, motivazione intrinseca e stato affettivo positivo. Esperienze del genere sono definite “ottimali” e spesso non hanno un secondo fine, non servono a null’altro se non a far vivere ai bambini proprio quell’esperienza. Per questo possiamo chiamarle esperienze maestre, esperienze che di per sé insegnano, perché toccano le corde profonde della nostra esistenza. Le esperienze maestre connotano antropologicamente la vita scout, dall’ingresso in branco o in cerchio fino alla Partenza: sono il gioco, l’avventura, la strada, il servizio, la comunità. In ciascuna Branca vengono vissute tutte e cinque, seppur con diversi approcci, prospettive e intensità. Così non dobbiamo immaginare che per i bambini esista soltanto il gioco, anzi: essi sono capaci di viverle tutte, con la sensibilità specifica dell’età.

Abbiamo provato a immaginare cosa significhi giocare, fare strada, mettersi al servizio degli altri, sentirsi parte di una comunità, vivere l’avventura assumendo la prospettiva dei bambini. Quello che offriamo di seguito è un breve testo esplicativo, prima di affidarci alla potenza evocativa e immaginativa della poesia di Silvia Vecchini e della prosa di Beatrice Masini.

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[ 36 ] Parte 1 – La stanza dei giochi

IL GIOCO. Il gioco per il bambino è sicuramente la dimensione assoluta, lo spazio di potere principale, uno spazio magico; può scegliere se e quando entrarci, a cosa giocare, quanto starci dentro, quando uscirne. È la sua esperienza del mondo e, al tempo stesso, è ciò che lo preserva dalla conoscenza scottante del mondo, che gli consente la costruzione di qualcosa di bello. È esperienza di bellezza. È la scoperta di sé ed è il punto di contatto con gli amici; è luogo di democrazia, dove impara a vivere le regole.

LA COMUNITÀ. I bambini vivono forse più di altri la comunità: per loro è un luogo in cui sentirsi a casa, essere a proprio agio ed esprimersi liberamente, essere trasparenti. La comunità è l’occasione per non giocare da soli, quindi è preziosa.

IL SERVIZIO. Lo sguardo verso gli altri, la sintesi tra gioco e comunità è il servizio nella dimensione bambino: è lo scherzo buono, è il pensiero gentile che si fa gesto, è un modo per essere riconosciuti, per accrescere la propria autostima nel tentativo di scoprirsi capaci di fare bene e del bene.

LA STRADA. La strada è l’icona dello scautismo “da grandi”: per i bambini “strada” significa cominciare a scoprire le distanze che separano dagli obiettivi, dal “posso farlo”. Anche per loro è incontro di persone, scoperta di luoghi, uscita dalle sedi. In una prospettiva profetica, è l’occasione di portare fuori dalla tana o dalla grande quercia, nella vita quotidiana, a casa, a scuola, ovunque i modi, lo stile, i gesti propri della vita di branco e cerchio: agli scout facciamo così!

L’AVVENTURA. I bambini vivono l’avventura intesa come curiosità, scoperta, ricerca della bellezza, osservazione. Avventura è invitare il compagno di giochi a vivere insieme qualcosa di nuovo, è lo stupore nella scoperta di quello che è nascosto, è tensione verso l’ignoto; è la meraviglia di essere riuscito a fare qualcosa che non si sarebbe mai immaginato; è anche trasgressione; è dare corpo a ciò che si crede non sia possibile fare.

Capitolo 2 – Le esperienze maestre [ 37 ]

Far vivere ai bambini il gioco, l’avventura, la strada, il servizio e la comunità significa contribuire a farli crescere come persone significative e felici, permettere di sperimentare per la propria vita dimensioni di cura, benessere e bellezza attraverso le quali poter riconoscere di percorrere i sentieri della vita quotidiana con Dio accanto, dare occasione al loro essere “luogo teologico”. Abbiamo così la possibilità di far sperimentare e assaporare ai bambini delle esperienze “belle” in modo che poi imparino a educare proprio il gusto e a riconoscere e ricercare il sapore della bellezza nella loro vita. Significa offrire occasioni di discernimento attraverso tutti gli strumenti della vita di branco e cerchio che, restituendo contenuti morali in modo non ambiguo, contribuiscono a consolidare nei bambini la consapevolezza delle proprie scelte e che ciò che percepiscono essere bello, buono e vero nelle proprie esperienze lo è effettivamente. Ciò pone i bambini in un continuo confronto critico con le proprie scelte, aprendoli a un’esperienza di discernimento nella quale i punti di riferimento sono la Legge, la Promessa e il Motto, continuamente richiamati attraverso l’utilizzo dell’ambiente fantastico. È in questo continuo movimento, fatto di distanze e relazione con le persone e con le esperienze, di possibilità di ripeterle più volte, ma anche di interpretarle in modo libero e autonomo, che nasce l’adesione a quel contenuto valoriale che pertanto viene riconosciuto come proprio, non imposto, a cui è possibile essere fedeli.