Milkcoop magazine n.7 2019

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Milkcoop magazine - Il mensile delle filiere cooperative lattiero-casearie n.7_2019_ settembre

Il mensile delle filiere cooperative lattiero casearie

CLIMATE ACTION SUMMIT E ALTRE INIZIATIVE Governi, imprese e Cittadini sempre piĂš committed sul tema della sostenibilitĂ


SOMMARIO 5

EDITORIALE di Fabio Perini

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GRANA PADANO DOP: DAL 2002 AL 2019 PRODUZIONE AUMENTATA DEL 35% a cura del Consorzio Grana Padano DOP

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CLIMATE ACTION SUMMIT i grandi della terra si sono accordati per azioni sempre più ambiziose nella lotta al cambiamento climatico

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EU2019.FI

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i ministri dell’Agricoltura UE in un incontro informale a Helsinki per discutere sul tema del sequestro del carbonio nel suolo

ALLEANZA CIRCOLARE PER LA PLASTICA

oltre 100 firmatari si impegnano a utilizzare 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata in nuovi prodotti entro il 2025

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SUSTAINABILITY OUTLOOK FIL-IDF ha pubblicato una overview delle iniziative diffuse a livello globale volte a ridurre l’impatto ambientale del settore latte

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LATTE ALIMENTARE: SFIDE E OPPORTUNITA’ lo evidenzia l’ultimo report della RabobankResearch “Making milk cool again”


CIBI NON SICURI? L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PUÒ INDIVIDUARLI

COOPERATIVE E SOCI

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LA LATTERIA LIVIGNO PUNTA SUL MERCATO LOCALE

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BLOCKCHAIN PER IL LATTE

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AZIENDA CANTONI LORENZA 54

NUOVE FRONTIERE

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socia della Latteria Livigno

BRAINSTORMING DI FILIERA IL SOSTEGNO AL REDDITO DEGLI ALLEVATORI AMERICANI

come funzionano gli aiuti anticiclici per i produttori di latte con il farm bill 2019-2023

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LA NUOVA COMMISSIONE EUROPEA

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LETTERA DI MISSIONE PER IL NUOVO COMMISSARIO ALL’AGRICOLTURA

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ARLA, TECNICA INNOVATIVA PER IL TRASPORTO DEI PRODOTTI

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LATTE E BENESSERE

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TENDENZE

SANA 2019

vendite, esportazioni, numeri: le novità del mondo bio

I ROBOT SEMPRE PIU’ DIFFUSI

queste sono le tre parole chiave di cui si è parlato in occasione della prima edizione del Dairy Summit

il 3 ottobre presso la cooperativa Il Raccolto si parla e si sperimenta l’uso di biostimolanti, agricoltura di precisione e blockchain - un’iniziativa dell’ACI Agroalimentare

UE, RIFLETTORI ACCESI SUI FINANZIAMENTI PER L’INNOVAZIONE DIGITALE GLI USA INVESTONO IN RICERCA

FOCUS EXPORT 62

una mappa delle startup finanziate nel 2019 in USA al servizio del settore zootecnico

MERCATO ALGERINO

la tradizionale popolarità del formaggio si sposa con tendenze sempre più moderne e crea opportunità su tutti i segmenti di formaggio

MERCATI 64

l’Università dell’Idaho ha annunciato l’intenzione di sviluppare il più grande centro di ricerca e sviluppo in 66 tutta l’America a supporto del settore dairy

STARTUP AGRITECH 2019

in America una campagna ad hoc sul valore del latte, con un particolare focus al valore proteico

SNACK O CENA IL PIATTO È SERVITO

DAIRY SUMMIT 2019

GIORNATA DELL’INNOVAZIONE

I MILLENIALS IN UK RISCOPRONO IL MONDO DEL LATTE

i successi della campagna di comunicazione a favore del consumo dei prodotti lattiero-caseari lanciata da Dairy UK e AHDB Dairy

sfide, obiettivi e incarichi

ACI Agroalimentare partecipa al Dairy Summit con l’iniziativa cooperativa Verde Latte Rosso

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SOSTENIBILITÀ

AURIVO PUNTA SULLA SOSTENIBILITÀ

PRIMO PIANO

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NUOVE FRONTIERE PER IL SIERO OGM E BIOTECH IN CRESCITA, MA NON IN EUROPA

a cura di Ermanno Comegna

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il gruppo cooperativo francese Ingredia stringe una partnership con Connecting Food per lanciare un sistema di blockchain per il latte

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I TREND DI MERCATO cereal & oilseed

I TREND DI MERCATO latte e derivati

ISMEA, RIPRESA DEI CONSUMI

pubblicato il report con l’andamento dei consumi alimentari in Italia nel primo semestre 2019

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L’EDITORIALE

SOSTENIBILITÀ SÌ, MA ANCHE COMUNICAZIONE di Fabio Perini

L’autunno è appena iniziato ma ci pone già davanti a novità, nuove sfide e opportunità da cogliere: dalla nomina della nuova Commissione europea, agli impegni assunti contro il cambiamento climatico, ma anche numerose iniziative a livello locale, come il SANA o il Dairy Summit. E non mancano poi tutti gli aggiornamenti da parte del mondo imprenditoriale. La parola d’ordine, ormai sempre più marcata, è sostenibilità. Continuano gli sforzi di tutti verso l’obiettivo della plastic free, ma non solo. Si portano avanti anche tanti altri progetti e iniziative volte alla riduzione delle emissioni, al contenimento dell’impatto ambientale dei sistemi agricoli e al miglioramento del benessere animale. Ma, migliorare i processi non basta, è fondamentale saper comunicare in modo chiaro, trasparente e efficace verso il consumatore, non solo gli sforzi fatti in materia di sostenibilità, ma anche il valore nutrizionale del latte e delle filiere derivate. Si cita innanzitutto la campagna di comunicazione VERDE LATTE ROSSO, nata da un’iniziativa dell’ACI Agroalimentare, che ha visto per la prima volta le cooperative del settore unite in un progetto condiviso per la valorizzazione del settore. Ma ci sono anche tante altre iniziative orientate alla promozione e comunicazione del valore nutrizionale del latte e derivati. E qualche segnale di cambiamento sembra già cominciarsi a vedere. Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre

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GRANA PADANO DOP DAL 2002 AL 2019 PRODUZIONE AUMENTATA DEL 35% Direttore Berni: “Numeri che fanno di Grana Padano protagonista mondiale dei prodotti DOP”

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Desenzano d/G, 4 settembre 2019 – “Grana Padano è sempre di più uno dei protagonisti assoluti, per quanto riguarda i prodotti DOP, di un sistema che coinvolge tutto il mondo con numeri di grande rilievo. Dal 2002 al 2019, infatti, stando alla previsione per l’anno in corso, la produzione di Grana Padano DOP è cresciuta del 35,45%, pari al 2,09% annuo”. Così Stefano Berni, Direttore Generale del Consorzio di Tutela del Grana Padano, commenta i dati relativi alla crescita produttiva del formaggio DOP più consumato al mondo, con 4.932.996 forme prodotte nel 2018 e 3.217.074 già lavorate nei

primi sette mesi del 2019. La produzione annua nel 2002 ammontava a 1.439.689 quintali. Oggi prospettiamo di chiudere il 2019 con una produzione di 1.950.000 quintali, (+510.311 quintali) pari a 700.000 tonnellate di latte lavorato. Inoltre, in questi diciassette anni, i quintali di Grana Padano esportati sono passati dai 279.678 del 2002 ai 767.241 stimati per il 2019, un incremento di ben 487.562 quintali (680.000 tons di latte lavorato in più), vale a dire una crescita annua del 10,25%. “Si tratta di numeri assolutamente inavvicinabili da qualsiasi altra DOP – conclude il Direttore – e non solo casearia. Per quanto ri-

guarda l’export, inoltre, notiamo come negli ultimi diciassette anni siano state progressivamente prodotte 1.360.000 forme in più all’anno e di queste il 95.6% è stato indirizzato fuori dall’Italia: parliamo di oltre 1.300.000 forme. Nel 2019 prevediamo di esportare circa il 42% della produzione marchiata (dati del 31/5/2019 proiettati al 31/12/2019, ndr). Dati che fanno del Grana Padano un vero e proprio porta bandiera del gusto made in Italy nel mondo".

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CLIMATE ACTION SUMMIT

i grandi della terra si sono accordati per azioni sempre più ambiziose nella lotta al cambiamento climatico

“Settantasette Paesi si sono impegnati a ridurre le emissioni nette di carbonio entro il 2050. Settanta Paesi hanno annunciato che aumenteranno i loro contributi nazionali determinati entro il 2020. Oltre 100 leader del settore privato si sono impegnati ad accelerare il loro passaggio alla green economy”. Lo ha annunciato il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres in chiusura del Climate Action Summit. Il cambiamento climatico e gli impatti ambientali delle attività umane ci pongono di fronte a importanti sfide e a situazioni che rischiano di diventare ben presto insostenibili. Da una parte, se si considerano le emissioni globali, stanno raggiungendo, sempre più, livelli record e non mostrano segni di riduzione. Dall’altra ci sono gli effetti del cambiamento climatico: gli ultimi quattro anni sono stati i quattro più caldi mai registrati e le temperature invernali nell’Artico sono aumentate di 3 ° C dal 1990. I livelli del mare sono in aumento, le barriere 8

coralline stanno morendo e stiamo iniziando a vedere l’impatto del cambiamento climatico anche sulla nostra salute, con l’inquinamento atmosferico, le ondate di calore e i rischi per la sicurezza alimentare. Ma negli ultimi anni si sono sviluppati modelli, strumenti e soluzioni convenienti e scalabili che, se adottati, potrebbero facilitare il passaggio verso economie più pulite e più resistenti. Gli ultimi studi mostrano che se si agisce in modo tempestivo è ancora possibile ottenere risultati soddisfacenti: ridurre le emissioni di carbonio del 45% nel prossimo de-

cennio e mantenere l’aumento della temperatura media globale sotto i 2 ° C - in linea con quanto previsto con l’Accordo di Parigi. E’ questo il contesto in cui si inserisce il Climate Summit delle Nazioni Unite che si è svolto lo scorso 23 settembre a New York con i leader mondiali. Molti paesi e oltre 100 città - tra cui molte delle più grandi del mondo hanno annunciato nuovi passi significativi e concreti da portare avanti per combattere la crisi climatica. Inoltre, molti dei paesi più piccoli,

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inclusi gli Stati in via di sviluppo delle piccole isole e i paesi meno sviluppati, sono stati tra quelli che hanno preso gli impegni più grandi, nonostante abbiano contribuito meno al problema. Guterrez ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di piani più concreti, azioni più ambiziose da parte di molti paesi e molte industrie. Inoltre c’è bisogno, una volta per tutte, che gli istituti finanziari, pubblici e privati, adottino strategie di investimento orientate alla green economy”. Tra le principali dichiarazioni e impegni presi dai leader, se ne citano alcune: - La Francia ha annunciato che non stipulerà nessun accordo commerciale con paesi che hanno politiche che vanno contro l’Accordo di Parigi. - La Germania si è impegnata a raggiungere l’obiettivo zero emissions entro il 2050. - Il Regno Unito ha deciso di duplicare la quota di finanziamento per le azioni globali per il clima fino ad un valore di 11,6 miliardi di sterline per il periodo dal 2020 al 2025. - L’India si è impegnata ad aumentare la capacità di energia rinnovabile di 175 GW entro il 2022 e ha annunciato che fino a 80 paesi hanno aderito all’International Solar Alliance. - La Cina ha dichiarato che ridurrà le emissioni di CO2 di oltre 12 miliardi di tonnellate all’anno e perseguirà un percorso di crescita di alta qualità e sviluppo a basse emissioni di carbonio. - L’Unione europea ha annunciato che almeno il 25% del prossimo bilancio dell’UE sarà destinato ad attività legate al clima. - La Russia ha annunciato che ratificherà l’Accordo di Parigi, portando il numero totale di paesi che hanno aderito all’Accordo a 187.

Discorso del presidente Donald Tusk in occasione del vertice ONU sul clima L'Europa è decisa a guidare la lotta contro l'attuale minaccia climatica. Per questo motivo l'Unione europea è più che mai determinata ad attuare pienamente ed efficacemente l'Accordo di Parigi. L'UE ha già conseguito e superato il suo obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2020 e oltrepasserà l'obiettivo previsto per il 2030. Invece di una riduzione prevista del 40%, ci attendiamo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 45% circa rispetto ai livelli del 1990. Le nostre economie hanno bisogno di investimenti massicci per diventare climaticamente neutre. Per questo, almeno il 25% del prossimo bilancio a lungo termine dell'UE sarà dedicato ad attività connesse al clima. Inoltre stiamo adottando azioni concrete per coinvolgere i capitali privati. Nelle prossime settimane l'UE, in partenariato con paesi di tutto il mondo che condividono gli stessi principi, lancerà la "piattaforma internazionale sulla finanza sostenibile", che aiuterà gli investitori privati a individuare e sfruttare le opportunità di investimento verde in tutto il pianeta. Le emissioni dell'UE rappresentano solo il 9% circa del totale a livello mondiale. Alla luce di questo dato, l'UE sta rafforzando la cooperazione con tutti i paesi partner. In quanto maggior donatore di finanziamenti per il clima a livello mondiale, l'UE e i suoi Stati membri forniscono oltre il 40% dei finanziamenti pubblici mondiali per il clima. Dal 2013 i contributi sono più che raddoppiati e superano i 20 miliardi di euro all'anno. Aumenteremo ancora il nostro sostegno, anche attraverso la Banca europea per gli investimenti, il braccio finanziario dell'Unione europea. Il Consiglio europeo ha affermato chiaramente che si attende una maggiore ambizione della BEI nel conseguire risultati in relazione all'azione per il clima e alla sostenibilità ambientale, all'interno dell'UE ma anche per sostenere gli obiettivi climatici a livello mondiale. Guardando al futuro, siamo consapevoli che l'Europa deve fare di più e più in fretta. La presidente eletta della Commissione europea presenterà un Green Deal europeo entro i primi cento giorni del suo mandato. Ha inoltre suggerito di rafforzare l'obiettivo di riduzione delle emissioni dell'UE per il 2030 al 50% o persino al 55% in modo responsabile. Sono convinto che l'Europa vincerà la corsa per diventare il primo continente neutro dal punto di vista climatico. L'obiettivo di giungere a un'UE climaticamente neutra entro il 2050 è già stato approvato dalla grande maggioranza degli Stati membri.

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I ministri dell’agricoltura dell’UE si sono riuniti per una riunione informale a Helsinki martedì 24 settembre con uno specifico obiettivo: discutere del ruolo del sequestro del carbonio nel suolo come azione strategica per il clima in agricoltura. La discussione si è incentrata su come incentivare azioni a favore del sequestro del carbonio attraverso la politica agricola comune (PAC) dell’UE.

La Pac può svolgere un ruolo essenziale per aumentare il sequestro della CO2 da parte dei terreni agricoli, ma occorre garantire finanziamenti adeguati. E’ il punto di accordo tra i ministri dell’Agricoltura europei riuniti in Consiglio informale a Helsinki. Il sequestro del carbonio nel suolo su terreni agricoli è uno dei mezzi chiave per mitigare i cambiamenti climatici. Adottare best practice agronomiche è una strategia vincente per facilitare l’assorbimento di carbonio atmosferico da parte dei terreni agricoli. E si tratta di azioni che possono essere sostenute attraverso gli strumenti della PAC. Secondo il ministro Leppä, il sequestro del carbonio nel suolo rende gli agricoltori dei “fornitori” di soluzioni chiave per combattere il cambiamento climatico. Ha poi aggiunto: ”Oltre a mitigare i cambiamenti climatici, l’accumulo di carbonio nel 10

suolo migliora la struttura e la qualità del suolo, aiutando l’agricoltura ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Il terreno in buone condizioni è anche più produttivo e porta vantaggi economici agli agricoltori“. I ministri concordano tutti nell’affermare che la PAC sia un valido strumento per supportare gli agricoltori nel migliorare le loro pratiche agricole. Tuttavia, occorre garantire finanziamenti sufficienti. E’ emerso anche che, oltre ai principi base, è necessario considerare anche le esigenze specifiche locali e regionali. I metodi per misurare il

carbonio devono essere migliorati, la ricerca deve essere aumentata e tradotta in pratica e lo sviluppo di innovazioni deve essere supportato. Rotazione delle colture, ridotta lavorazione del terreno, semina diretta, rimboschimento e agroforestazione sono stati evidenziati come azioni concrete in numerosi discorsi. “Dobbiamo anche ricordare che il compito principale degli agricoltori è produrre cibo. Dobbiamo trovare soluzioni vantaggiose per entrambi, gli agricoltori e la natura, al fine di mantenere l’agricoltura commercialmente sostenibile “- ha affermato il Ministro Leppä.

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IL SEQUESTRO DEL CARBONIO NEL SUOLO

Un suolo sano rappresenta il principale deposito di carbonio del pianeta. Se gestito in maniera sostenibile, esso svolge una funzione essenziale nel processo di mitigazione del cambiamento climatico, poiché è in grado di immagazzinare il carbonio (attraverso un processo chiamato sequestro del carbonio), diminuendo così le emissioni di gas serra nell’atmosfera. Al contrario, una cattiva gestione del terreno e il ricorso a pratiche agricole non sostenibili fanno sì che il carbonio presente nel suolo venga rilasciato nell’atmosfera sotto forma di emissioni di anidride carbonica (CO2), le quali contribuiscono ad aggravare il cambiamento climatico. Nel corso degli ultimi secoli, la progressiva conversione delle praterie e delle foreste in terre coltivate e pascoli ha provocato una diminuzione massiccia su scala mondiale I L diScarbonio U O Lpresente O E nel Isuolo. L Tuttavia, C I C rigenerando L O D Ei terreni L Cdegradati A R Be Oadottando N I O pratiche di conservazione del suolo, esiste la possibilità concreta di diminuire le emissioni di gas serra prodotte dall’agricoltura, migliorare il sequestro del carbonio e favorire l’adattamento al cambiamento climatico. Esistono molteplici soluzioni praticheloche si possono applicare che determinano benefici:l’anidride aumentano la materia organil ciclo del carbonioe riguarda scambio di carbonio (esistente in varie forme,molteplici come ad esempio carbonica) ca (il carbonio) rendendo ill’oceano, suolo piùla fertile; la superficie del terreno coperta vegetazione; richiedono meno agenti tra l’atmosfera, biosferamantengono terrestre e i depositi geologici. La maggior parte da dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera proviene dalle che avvengono Il sequestro del carbonio si verifica chimici, e promuovono la rotazione dellereazioni colturebiologiche e la biodiversità. I terreninel cheterreno. sono gestiti adottando tali misure non solo sono meno quando ilecarbonio dell’atmosferama viene assorbito ea immagazzinato suolo. Tale vitali, funzione è molto importante soggetti all’erosione alla desertificazione, continuano fornire i servizinel ecosistemici come ad esempio il ciclo idrologico e perché più carbonio viene immagazzinato nel suolo, meno anidrideecarbonica viene la rilasciata nell’aria, aggravando così dei nutrienti, i quali sono essenziali per mantenere incrementare produzione di cibo. il cambiamento climatico.

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CO2

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one batteri combustibili fossili

©FAO, 2015

IL CICLO DEL CARBONIO IL CICLO DEL CARBONIO 1. Le piante, tramite un processo chiamato fotosintesi, usano l’anidride carbonica dell’atmosfera, l’acqua del terreno e la luce solare per produrre nutrienti essenziali per la loro crescita. Il carbonio che viene assorbito dall’aria diventa parte delle piante. 2. Gli animali che si nutrono di piante fanno avanzare i composti di carbonio lungo la catena alimentare. 3. La maggior parte del carbonio che gli animali consumano viene convertito in anidride carbonica tramite la respirazione e viene rilasciato nell’atmosfera. 4. Gli organismi morti, siano essi piante o animali, vengono mangiati dai decompositori presenti nel terreno (batteri e funghi) e il carbonio immagazzinato nei loro corpi ritorna nell’atmosfera sotto forma di anidride carbonica. 5. In alcuni casi, le piante e gli animali morti vengono sepolti e, nel corso di milioni di anni, si trasformano in combustibili fossili, come ad esempio il carbone e il petrolio. Gli esseri umani bruciano tali combustibili per generare energia e ciò fa sì che la maggior parte del carbonio venga rilasciato nell’atmosfera sotto forma di anidride carbonica.

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INIZIATIVA UE

ALLEANZA CIRCOLARE PER LA PLASTICA

oltre 100 firmatari si impegnano a utilizzare 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata in nuovi prodotti entro il 2025

100 partner pubblici e privati - che rappresentano l’intera catena del valore della plastica - hanno firmato “la Dichiarazione dell’Alleanza Circolare per la Plastica (Circular Plastics Alliance)”, che promuove azioni volontarie per il buon funzionamento del mercato dell’UE nel settore della plastica riciclata. A seguito di una serie di studi e valutazioni sull’utilizzo e produzione di plastica riciclata, la Commissione europea, l’11 dicembre 2018 ha annunciato il lancio dell’Alleanza Circolare per la Plastica, per creare sinergie e piani d’azione comuni per migliorare le potenzialità del mercato della plastica riciclata e ridurre l’inquinamento. L’Alleanza ha iniziato a lavorare in questi mesi e il primo output è stata la redazione della Dichiarazione. La Dichiarazione sottoscritta, stabilisce le modalità con cui l'alleanza raggiungerà entro il 2025 l'obiettivo di 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata utilizzata ogni anno per fabbricare nuovi prodotti in Europa. Questo obiettivo ambizioso è stato fissato dalla Commissione europea nella sua Strategia 12

per la plastica del 2018 e, una volta raggiunto, permetterà di aumentare il mercato della plastica riciclata di oltre il 150%. Elżbieta Bieńkowska, commissaria responsabile per il Mercato interno, l'industria, l'imprenditoria e le PMI, ha dichiarato: "Abbiamo l'opportunità di trasformare la nostra industria in un leader mondiale nel settore della plastica riciclata, e dobbiamo coglierla appieno per proteggere l'ambiente, creare nuovi posti di lavoro nel settore e restare competitivi." La Dichiarazione stabilisce azioni concrete per raggiungere l'obiettivo, tra cui: - migliorare la progettazione dei prodotti di plastica per renderli più riciclabili e integrare maggiormente la plastica riciclata;

- individuare sia il potenziale inutilizzato, al fine di aumentare la raccolta, la selezione e il riciclaggio dei rifiuti di plastica in tutta l'UE, sia le lacune in materia di investimenti; - creare un programma di ricerca e sviluppo per la plastica circolare; - istituire un sistema di monitoraggio trasparente e affidabile per tenere traccia di tutti i flussi di rifiuti di plastica nell'UE. Prossime fasi La Dichiarazione dell'alleanza resterà aperta alla firma sul sito web della Commissione per garantire l’adesione di ulteriori firmatari, soprattutto soggetti pubblici. Per ulteriori informazioni è stato messo a disposizione il seguente indirizzo: GROW-ENV-RPLASTICS-PLEDGE@ec.europa.eu

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SUSTAINABILITY OUTLOOK

FIL-IDF ha pubblicato una overview delle iniziative diffuse a livello globale volte a ridurre l’impatto ambientale del settore latte Una delle principali cause del riscaldamento globale è l'aumento dei livelli di gas serra (GHG). L'estrazione e la combustione dei combustibili fossili è la prima causa, per il rilascio di CO₂ che rimane in atmosfera (per oltre mille anni). Quindi ulteriori usi di petrolio, carbone e gas aumenteranno le emissioni e di conseguenza il riscaldamento globale. Anche i sistemi di allevamento sono responsabili del riscaldamento globale: il metano prodotto dagli animali è un potente gas serra. Anche se, bisogna ricordare che il metano, al contrario dell’anidride carbonica, non si accumula nell’atmosfera e non produce nuovo riscaldamento, a meno che le condizioni e le dimensioni della mandria non aumentino. Se ben gestiti, i ruminanti sono persino in grado di sequestrare il carbonio nel suolo, migliorando così anche la salute del suolo stesso. Il metano che arriva in atmosfera in circa 10 anni viene convertito in anidride carbonica che può poi essere usata dalle piante nel processo fotosintetico. Il motivo per cui il metano atmosferico è aumentato nel corso degli ultimi anni, nonostante la stabilità delle emissioni dei bovini, è dovuto al fatto che parte di essa proviene dalla produzione e dall’uso di combustibili fossili, dalle attività agricole, dalla gestione dei rifiuti, dalla combustione della biomassa, dai processi naturali presenti nelle zone umide e altro ancora. A livello globale, si stima che gli allevamenti sono responsabili per il 14,5% delle emissioni totali di gas serra ma ci sono grandi differenze regionali. L’impronta di carbonio di un bicchiere di latte è oggi di 2/3 più piccolo di quanto fosse 70 anni fa.

Dairy Sustainability Framework 16 Peace, justice & strong institutions

Criteria

Sustainable forest management

Economic Rural economies

Prevention of land and soil degradation Policies and investment to prevent water pollution

Social protection floors

Equal access to basic services

THE DAIRY

Freshwater biodiversity

CO2

The DSF reports on the dairy industry’s performance using the following 11 criteria:

14 Life below water

Cooperation agreements with access to science, technology, innovation and knowledge-sharing, and assisting in implementing capacity-building in developing countries

1 No poverty

THE DAIRY SE CTOR C ONT RIBU TES TO

Responsive, inclusive, participatory and representative decisionmaking and institutions

needs of different age groups

Social

Product safety and quality Animal care

13 Climate action

Biodiversity

Water

CO2

Greenhouse gas emissions

12 Responsible consumption

Efficient use of natural resources Reduced waste generation, food waste and losses Waste and chemicals management Research and development for sustainable consumption and production

Research and development expenditure

CO2

11 Sustainable cities & communities

Social and economic inclusion of all

Industry’s share of employment Proportion of smallscale industries in total industry value

Investment in small-scale development

10 Reduced inequalities

Education for sustainable development & lifestyles

CO2

Upgraded infrastructure with increased resource-use efficiency Upgraded technological capabilities

9 Industry, innovation & infrastructure

Access to/investment in energy infrastructure

Ownership and control over land

Economic growth & productivity Technological upgrading and innovation Job creation & employment productivity Safe & secure labour environments

CO2

Resource efficiency in consumption and production

8 Decent work & economic growth

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Clean energy research and technology Renewable energy share in total final energy consumption

Recycling and reusable technologies Change in water-use efficiency Improved water quality

CO2

4 Quality education

Women’s equal rights to economic resources

Safely treated wastewater

Environmental impact, air quality and waste management

Soil Soil nutrients

Mortality rate decrease from NCD

CO2

CO2

Peace

C

Low GHG emissions development not to threaten food production

Environmental

Waste

TO

s DG

Working conditions

Planet Prosperity

3 Good health & well-being

Hazardous chemicals Number and pollution of of animalnatural resources genetic resources Coverage (local of healthcare breeds) services

CO2

Market development

People

OF TH ES D

Number of plant-genetic resources

SECT OR I S

Farmers’/ employees’ incomes

TH ESE IND ICA TO RS Level of productivity— and hence production volume

ENC OU RA GE D Nutritional

Sustainable Development Goals featured in 5 Ps

2 Zero hunger

Gs

15 Life on land

17 Partnership for goals

ITS ACTIVITIES TOWARDS TH ESE IND ICA T O RS OF TH ES

14

The Dairy Sustainability Framework: Representing the UN’s Sustainable Development Goals in the Dairy Sector

N RE O MO NG RTI PO RE ER SID ON

Il quadro di riferimento per la sostenibilità del settore lattiero-caseario (DSF - Dairy Sustainability Framework) è stato sviluppato dal settore internazionale del settore lattiero-caseario e lanciato nell'ottobre 2013. Lo scopo di questa iniziativa, è quello di monitorare e pubblicizzare i progressi del settore sotto il profilo ambientale. Le adesioni al DSF rappresentano circa il 30% della produzione mondiale di latte, valore in continuo aumento. Il DSF ha individuato e riconosciuto 11 criteri chiave di sostenibilità.

6 Clean water & sanitation

7 Affordable & clean energy

5 Gender equality

Partnership


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SuStained progreSS: environmental efficiency of canadian milk production

CANADA

IMPATTI POSITIVI REGISTRATI RIDUZIONE a life-cycle aSSeSSment (lca) ofNELLA the Sector environmental profile This study includes all life-cycle stages that contribute to the environmental footprint of dairy Preserving the environment is a central DELL’IMPATTO AMBIENTALE DEL SETTORE LATTE farming, from inputs up to and including transportation of milk from the farm to the processor. value for canadian dairy farmers. To build on this longstanding commitment, dfc conducted two life cycle assessments (Lca) to measure their environmental impact and identify areas for improvement.

canadian dairy farmerS continuouSly improve production practiceS Dairy farms are efficient. Since 2011, the average annual milk production per cow has increased by 13% as a result of improvements in animal nutrition, genetics and housing.

13%

informed by Science, farmerS continue to adopt practiceS that benefit the environment, Such aS: action

impact

action

impact

action

impact

farmers emPTy maNUre sTOraGe mOre freqUeNTLy

(nitrous oxide, methane)

GhG emissiONs

mOre farms adOPT crOP rOTaTiONs

LaNd Used & WaTer cONsUmPTiON

iNcreased Use Of PrecisiON aGricULTUre TechNOLOGies

yieLd iNcreases

improved environmental impact among the loweSt carbon footprintS for dairy in the world Producing one litre of milk in Canada emits less than 1/ 2 the greenhouse gas (GHG)

GObaL averaGe

emissions as compared to the global average1.

iN 2016

caNada 2

iN 2011

2. 5

a Study conducted in 2018 by

In 2016, Canadian milk production was responsible for generating or using:

years:

7% lower

1.3%

carbON fOOTPriNT

Of caNada’s TOTaL GhG emissiONs 3

6% lower

0.02%

11% lower

2.9%

Of sOUTherN caNada’s freshWaTer sUPPLy 4

WaTer cONsUmPTiON

1.03 0.94

Consumers can enjoy their daily dairy products knowing that the footprint of milk produced in Canada has decreased over time. In the past 5

Of caNada’s TOTaL aGricULTUraL LaNd Use 5

LaNd Use

kg CO2eq/L milk 1 faO (2019). Climate change and the global dairy cattle sector. available at: http://www.fao.org/3/CA2929EN/ca2929en.pdf 2 The 2012 report covered milk production in 2011 while the 2018 report covered milk production in 2016. 3 environment and climate change canada (2016). National inventory report 1990-2016: Greenhouse Gas sources and sinks in canada. available at: https://unfccc.int/process/transparency-and-reporting/reporting-and-review-underthe-convention/greenhouse-gas-inventories-annex-i-parties/national-inventory-submissions-2018 4 Water canada (2017). statistics canada reports on canada’s renewable freshwater and Water Use. available at: https://www.watercanada.net/statistics-canada-reports-on-canadas-renewable-freshwater-and-water-use/

referenceS • aGecO (2012). environmental and socioeconomic Life cycle assessment of canadian milk. (report prepared for dairy farmers of canada). https://www.dairyresearch.ca/pdf/Lca-dfcfinalreport_e.pdf

• canadian dairy information centre (2017). dairy facts and figures. available at: http://www.dairyinfo.gc.ca/index_e.php?s1=dff-fcil

• faO (2013). Greenhouse gas emissions from ruminant supply chains—a global life cycle assessment. available at: http://www.fao.org/gleam/results/en/

5 statistics canada (2018). Land Use-Table 32-10-0406-01 (formerly caNsim 004-0203). available at: https://www150.statcan.gc.ca/t1/tbl1/en/tv.action?pid=3210040601

dairyfarmers.ca


Dairy Farmers of Canada (DFC) ha pubblicato la sua prima valutazione del ciclo di vita (LCA) nel 2012 al fine di stabilire una base di riferimento per il calcolo dell’impronta ambientale della produzione di latte canadese. Da lì sono poi stati fatti anche importanti investimenti per migliorare le performance ambientali dei sistemi produttivi. Nel 2018, la DFC ha fatto un nuovo calcolo dell’LCA. Questo studio ha preso in considerazione nuovi dati rilevati nel 2016 che sono stati confrontati con il primo calcolo effettuato nel 2012. Sono stati presi in considerazione diversi aspetti, tra cui l'impronta di carbonio, il consumo di acqua e l’uso del suolo. I risultati indicano che, dal punto di vista ambientale, l’adozione di best practice, tra cui la rotazione delle colture, un’alimentazione di qualità, la minima lavorazione del terreno, l’impiego di tecniche di agricoltura di precisione hanno portato a miglioramenti sotto il profilo dell’impatto ambientale. L’impronta del carbonio della produzione di latte canadese nel 2016 era pari a 0,95 Kg di CO2 e/l latte (con una riduzione del 7% rispetto al dato del 2011) Il consumo idrico è stato misurato pari a 26,6 l/l latte (con una riduzione del 6% rispetto al dato del 2011) Il consumo di suolo necessario per produrre un litro di latte nel 2016 era in media di 1,75 m2 (con una riduzione dell’11% rispetto al dato del 2011)

17


REGNO UNITO News from IDF Member Countries

15

PROGRESSI REGISTRATI NELLA STRATEGIA DI RIDUZIONE rategy on DI SPRECHI E RIFIUTI NEL SETTORE LATTE

CTION CURRENTLY GOES TO WASTE – A CASE STUDY STE AND DELIVER SUSTAINABLE DEVELOPMENT GOAL 12.3

aste

ALIGNMENT WITH SDGS

The UK Dairy industry target to tackle food waste in the dairy supply chain are: • By 2020 – 20% reduction in Chemical Oxygen Demand (COD) load in pre-primary treatment effluent • By 2025 – 30% reduction in food waste generated on site (from 2015 baseline) • By 2025 – Increase in product and packaging design features that help prevent consumer food waste.

MOVING THE WHEEL

Key to achieving these goals was establishing a clear and consistent framework to define, monitor and report food loss and waste within the dairy sector. Dairy UK supported the development of the world leading UK Food Waste Reduction Roadmap which defines a methodology for monitoring and reporting food waste. As of 2018 we have incorporated this into the Dairy UK’s annual Environmental Benchmarking Survey. Through this, we have supported over 40 dairy processors representing in excess of two-thirds of all liquid milk processed in the UK to regularly monitor and report the waste generated on site. In addition to this Dairy UK works closely with stakeholders to deliver actions and initiatives aimed at reducing food waste. Central to this is our collaboration with

“Progress by 2018 confirms that across all dairy products only 2.8% of the produce entering dairies is lost from the human supply chain, meaning a staggering 97% is delivered to the end consumer.” Henry Clifford

• Support in the development of a consumer campaign addressing the impact of fridge temperature on milk and other food waste; • Support across a series of waste valorisation work items, aiming to find opportunities to use or repurpose previously discarded dairy by-products.

HISTORY OF SUCCESS

Whilst more time is needed to show the progress we have made against our food waste ambitions, data from 2018 confirmed that only 2.8% of the milk entering dairies is lost from the human food supply chain or wasted, and of this more than half already goes to other valuable uses such as animal feed or energy production (Dairy UK Environmental Benchmarking Report 2018).

NEW OPPORTUNITIES

The waste attributed to consumers – almost 90% of all milk waste – remains a key challenge, and the industry is currently exploring what changes it can make to product design, packaging and labelling, to influence change in this area. The introduction of the dairy specific monitoring framework provides a vital tool to assess the sectors waste, however,


In tutto il mondo, circa un terzo del cibo prodotto - circa 1,3 miliardi di tonnellate - viene perso o sprecato. Il costo totale di questo spreco si stima che superi il trilione di dollari ogni anno (FAO, 2019), e il suo impatto sul nostro clima e il nostro ambiente è ugualmente costoso. Nel Regno Unito, si stima che circa 330.000 tonnellate di latte viene sprecato ogni anno nel suo percorso dalla produzione al consumo, pari a circa il 3,2% del totale della waste food print. Di tutte le perdite e sprechi lungo la filiera, la stragrande maggioranza (90%) viene da parte dei consumatori (WRAP, 2019). Per limitare gli impatti sociali, economici e ambientali dello spreco di cibo, Dairy UK ha lanciato una serie di iniziative per contrastare questo fenomeno. In particolare, ha aderito al Courtauld Commitment 2025, iniziativa con obiettivo di ridurre del 20% delle emissioni di carbonio, spreco idrico e perdita di cibo entro il 2025. Dairy UK è anche un firmatario della UK Food Waste Roadmap, iniziativa del Regno Unito volta al raggiungimento degli obiettivi SDG (sutainable development goals) con particolare riferimento a quello di “dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030â€?. Inoltre ha identificato una specifica roadmap per il settore lattiero-caseario, con i seguenti obiettivi:

Entro il 2020: riduzione del 20% del COD (Chemical Oxygen Demand), in fase pre-trattamento degli effluenti Entro il 2025: riduzione del 30% degli sprechi alimentari in situ Entro il 2025: aumento e miglioramento del packaging che possa ridurre gli sprechi di cibo

19


CILE AL 2021 PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE 3.STRATEGIA UNA AGENDA DE DESARROLLO DEL SETTORE LATTIERO-CAEARIO PARA EL SECTOR LÁCTEO


SUSTENTABLE

Desarrollo Desarrollo de Mercado Economía Rural Desarrollo de Mercado de Mercado Economía Economía Rural Rural SVILUPPO ECONOMIA MERCATI

RURALE

Condiciones Laborales Bienestar Animal Seguridad Seguridad e inocuidad BienestarBienestar Animal Animal Seguridad e inocuidad e inocuidad Condiciones Condicione Laboral BENESSERE SICUREZZA CONDIZIONI ANIMALE

Agua

Agua

Suelo

Suelo Suelo TERRENO

ACQUA Agua

ALIMENTARE

LAVORATIVE

RESIDUI ResiduosNutrientes NTRIENTI Residuos Residuos del sueloNutriente Nutrientes del suel SUOLO

Biodiversidad Efecto GASde SERRA Biodiversidad BiodiversidadGases Gases de Gases Efectod BIODIVERSITA’ Invernadero Invernadero Invern

Il Consorcio Lechero del Cile vuole rimanere al passo con le principali sfide di mercato a livello globale, e tra questa anche quelle legate alla sostenibilità. E’ stata lanciata la prima agenda per uno sviluppo sostenibile del settore lattiero-caseario. La Chilean Dairy Sustainability Agenda presenta proposte concrete e sfide chiare: guarda alla sostenibilità in un modo olistico e facilita collaborazioni e coordinamento tra le diverse iniziative in atto. Le principali priorità sono: Sfera economica: favorire lo sviluppo di competenze per migliorare la conoscenza, comprensione e accesso ai mercati Sfera sociale: favorire l’economia rurale. Il settore cercherà di attrarre nuove generazioni e rendere il settore lattiero-caseario un settore più attraente, creando nuovi posti di lavoro. Saranno perseguite anche obiettivi di sostenibilità e eticità dei sistemi produttivi, come la garanzia di alti standard di benessere animale e allo stesso tempo alti livelli di sicurezza alimentare. Sfera ambientale: porre attenzione alla gestione delle acque, riduzione sprechi e rifiuti e riduzione delle emissioni di gas serra.

Sono presenti nel paese diverse iniziative. Dal lato industriale, la quasi totalità delle aziende (circa il 90%) ha aderito al Protocollo Clean Production Agreement, un sistema per monitorare i progressi fatti e porsi sfide sempre maggiori in un’ottica di economia circolare e sostenibilità. Dal lato agricolo, le aziende del settore sono state tra le prime, in tutto il Cile, ad aver aderito al “Sustainability Program for the Chilean Agri-food Sector”. 21


LATTE ALIMENTARE sfide e opportunità’

Packaging and shelf-life attributes found in Ultra High Temperature (UHT) and extended shelf life (ESL) milks have contributed to positive growth in developing markets, and healthier margins in developed markets. UHT and ESL milks currently account for one-third of all global milk sales (see Figure 2). Global retail demand for conventional UHT and ESL milks has risen by 2% annually over the last ten years, largely driven by demand in developing markets, where consumers have few milk choices and UHT is the dominant offering. These markets are realizing demand growth in latte traction fieno.in Questi grassi nelleincomes. diete alimentari (aare parNel 2018 il mercato globale del lattandem with rising per capita UHT/ESL milks also gaining developedprodotti hanno milk registrato unatheir crescita del 7,2% dastudy Ancel Keysthat ma19% non solo). Si factor te alimentare è stato stimato pari ad markets. A 2017tire Mintel showed of consumers spoilage into CAGR comincia così ad avere un valore di 135 miliardi purchasing di dollaridecision. leastdecennio a portion of 2009-2018 (a This puts a premium on auno milk spostathat lasts longer (for atnel fronte di un FIT, +0,01% registrato per mento dei consumi, che siorganic, orientaUS (Euromonitor), ma conconsumers). un tas- Also, many premium milks, including A2, Fairlife, Darigold’s and gli shelf altrilife prodotti freschi). Altri aspetti noaremaggiormente verso so di crescita debole: +1,7% CAGR Agropur’s Natrel, also manufactured in an ESLl’acquisto format. Extended is a cost-effective that provides an additional margin and reduces food waste ai prodotti che conferiscono valore di latte scremato cheopportunity ha visto for unprocessors, (Compounded Average attribute Growth the retail and in consumer dellahomes. domanda (pur non sono il packaging o l’allungamento Rate) su un periodo di 10 at anni, conlevelaumento

lo evidenzia l’ultimo report della RabobankResearch “Making milk cool again”

dello shelf life. riuscendo controbilanciare il calo have una maggior incidenza da Mainstream parte dei marketing wouldahave you believe that consumers all flocked to alternative milk Oltre alle principali sfide che il setdel settore che nel pepaesi delle aree asiatiche. products such ascomplessivo almond and oat milk. This might be true when it comes to coffee and smoothies, tore lattiero-caseario sta attraverriodo 1975-2018 ha perso circa il but that is only a small subset of the population according to the data. US per capita consumption sando, interessanti opportunità per 40% nel mercato USA). partire da- enough Consumo di latte of alternative milk only stands at 4.4 liters perAyear, not nearly to capture the 16 liters per decline in milk2000 since 2008 (see Figure 3). Sales of milkilalternatives, like latte plant-based settore del alimentare si trogli anni iniziano a fare la loro Nei paesi sviluppati, si è capita iniziato a seen beverages of soy, almond, oat, rice,tutti etc., pale in comparison global milk salessviluppo on a vanotoquindi nello di quei comparsa sulla scena i nuovi vedere un calo dei consumi di lat-consisting volume basis. However, in value terms, milk alternatives have grown at 9% CAGR over the past ten te a partire dagli anni “70 quando prodotti “ad alto valore aggiun- prodotti con particolari caratteristiyears, and in 2018 of the milkcontenuto category, according Euromonitor, up from che tonutrizionali “health& wellness” to”accounted a base for di 13% latte: alto sono iniziate le prime campagne 12% in 2017. salutistiche contro l’assunzione di proteico, senza lattosio, biologico, o in grado di dimostrare modelli Figure 2: Global milk demand, 2018 (USD million)

DOMANDA MONDIALE DI LATTE, 2018 (USD)

1% 58% 41% 1%

Eastern Europe 8,528

10% 38% 15%

69%

1%

44%

8%

Western Europe 23,705

15%

North America 17,885

20% 2% 49%

44%

48% 1%

Middle East & Africa 10,739 5% 28%

67%

0%

Latin America 14,805

7% 80% 9% 4%

Australasia 3,729

Australasia Eastern Europe Middle East & Africa Latin America North America Western Europe Asia-Pacific

Plant-based Conventional ESL/UHT Organic

3,482 Value (USD million) 8,501 10,483 14,133 15,275 21,537 45,175

Source: Euromonitor, Rabobank 2019

22

32%

Asia-Pacific 56,242

Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre

5%


di business e dei sistemi produttivi differenti (orientati ai temi della sostenibilità e benessere animale). Il ruolo del negozio Alcune rilevazioni svolte da Rabobank in diversi punti vendita hanno mostrato che i consumatori che comprano il latte sono quelli che generalmente spendono anche di più. Per questo, il latte viene spesso posizionato nelle aree dei negozi meno battute e più lontane da entrata e uscita (per aumentare il tragitto fatto dai clienti tra le corsie e la permanenza in negozio e incrementare quindi la probabilità di acquisto di altri prodotti). Per incentivare le vendite, a fronte del posizionamento “scomodo” viene spesso fissato un prezzo di vendita al pubblico molto basso - che viene in parte controbilanciato dai guadagni derivanti dalle vendite degli altri prodotti acquistati. Un’altra strategia adottata dalle catene di distribuzione è quella orientata all’integrazione verticale della filiera del latte, per ridurre costi, passaggi intermedi e avere una

maggior efficientamento: si cita il caso del francese Intermarché o in USA Kroger, che è la seconda catena distributiva nonché uno dei principali player dell’industria casearia. La distribuzione da tempo ormai svolge un ruolo chiave nella fissazione del prezzo e competitività della filiera, mettendo spesso in secondo piano il potere degli attori a monte. Basti pensare anche a tutte le vendite dei prodotti in private label che mettono sotto pressione anche i big player del settore. Oggi si aprono sempre nuove sfide e opportunità derivanti dal mondo che cambia, dai nuovi stili di vita delle persone e soprattutto dalla diffusione della tecnologia in tutte le sue forme. Un ambito che sta prendendo sempre più piede, in parte anche per le vendite dell’agroalimentare, è il canale e-commerce. In USA il mercato delle vendite online del genere grocery vale circa un 10%. E’ un mercato in crescita ma presenta allo stesso tempo delle limitazioni, derivanti principalmente dal rischio di deperibilità

degli alimenti. Generalmente i consumatori preferiscono che i cibi che acquistano subiscano meno passaggi possibili e quindi preferiscono acquistarli in negozio. Un indagine condotta da Mintel nel 2018 ha rilevato che solo il 4,6% degli americani acquistavano il latte online. Da qui si capisce anche la strategia di Amazon di creare i cosiddetti “brick-and-mortar store”. Da segnalare anche che Amazon nel 2019 ha lanciato anche la vendita del latte con la sua private label Happy Belly, a dimostrazione del fatto che il latte è una leva di attrazione per i consumatori e volano per l’acquisto anche di altri prodotti. Un’altra soluzione di vendita che si sta diffondendo è il format “Click and Collect” che combina la semplicità dello shop online alla necessità della minima manipolazione dei prodotti. Uno studio condotto dal Food Institute ha dimostrato che questo canale di vendita nel 2018 è cresciuto del +22%.

Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre

23


Il primato delle cooperative Le cooperative, nello scenario globale, hanno guadagnato un posizionamento importante, controllano la maggior parte del latte prodotto in quasi tutti i mercati. E continuano ad aumentare quote di mercato. Negli USA oltre l’85% del latte è raccolto da cooperative; in Nuova Zelanda, Fonterra, controlla oltre l’80% del latte prodotto. Storicamente, il controllo verticale della filiera è stata una delle priorità e strategie delle intraprese dalle cooperative per creare e ridistribuire maggior valore. Recentemente si stanno facendo avanti anche altri 24

obiettivi e iniziative: cercare di sviluppare progetti condivisi all’interno della filiera per creare prodotti ad alto valore aggiunto in un’ottica di sostenibilità e sempre più rispondenti alle esigenze dei consumatori. Dairy Farmers of America ha recentemente completato l’acquisizione di Stremicks, importante player nei prodotti di alta qualità, e hanno lanciato nuove linee di prodotti caseari ad alto valore aggiunto. In Nuova Zelanda, Fonterra ha investito molto nella linea di prodotti di latte A2. La cooperativa olandese FrieslandCampina sta lavorando molto

sui temi del pascolo naturale, della sostenibilità e biodiversità lanciando il marchio “Planetproof”. Anche la danese ArlaFoods sta spingendo ormai da anni sulla sostenibilità dei sistemi di produzione. In generale si può affermare che nel corso degli ultimi 5 anni la maggior parte delle cooperative ha rivisto le sue strategie verso nuove modalità di valorizzazione dei prodotti per massimizzare la ridistribuzione del valore verso i soci, costruendo anche sistemi di pagamento latte differenziati in funzione della qualità o di premi specifici.

Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre


% of respond

20%

E i consumatori? 10%

Ci si interroga se ci sia ancora un mensioni grandi formato famiglia, ai cereali. Negli USA si è osservato modo e uno spazio di manovra per sia quelle piccole e che occupano nel corso degli ultimi anni un declirivitalizzare il ruolo del latte e farlo poco spazio sia i formati monouso. no del consumo di cereali, ulteriore 0% tornare tra gli alimenti più acqui- Da qui, un primo importante dri- fattore che giustifica il calo del constati dai consumatori. Secondo al ver: il packaging come strumento sumo di latte. rilevazione di Mintel nel 2018, in per attrarre i consumi. Arla ha ca- Altro uso è quello del latte come USA, le “ragioni d’acquisto” del valcato questo trend, lanciando un ingrediente nella preparazione o molteplice numero di prodotti con latte sono state Source: Mintelprincipalmente 2018 accompagnamento di pasti o per i connesse al suo valore nutrizio- packaging sempre più diversificati nale e gusto, con una particolare sia nella forma, dimensione, nelle prodotti da forno. According to Mintel, the top-three factors that would make people drink more milk are extra ricerca - top3 - di extra contenuto sue caratteristiche intrinseche, in Sempre la ricerca di Mintel rivela sia importante protein, probiotics, and less sugar, and are eight others worthcome considering (see Figure l’attenzione 9). termini di there sostenibilità. di proteine, probiotici e pochi zucallatop sostenibilità, che staoffers diventanWith 50% higher protein andAltro 50% lower sugar, Fairlife milk three factors and elemento importante dameets con- the cheri. Altri elementi strategici nella do sempre un fattore vincolante è come avviene il consu- compared decisione30% d’acquisto sono single-serve relati- siderare more calcium, options, and ultra-pasteurization, topiù conventional vi al packaging: ricercate sia le di- mo di latte, principalmente insieme nelle scelte d’acquisto. milks. Perhaps this is why Fairlife has grown 263% since 2015, now accounting for 3% of all US fluid milk sales by value.

PRINCIPALI MOTIVAZIONI DEI Americans CONSUMATORI Figure 9: What would encourage to drinkAMERICANI more milk? PER IL CONSUMO DI LATTE

% of respondents

40% 30% 20% 10% 0%

Source: Mintel 2018

It’s also important to understand how people are consuming their milk (see Figure 10). The most cereal demand in the US has declined 40% at a CAGR of 1.4% in the last five years, which partly explains the decline in milk consumption. The next top two ways people consume milk are also as ingredients, either in a meal or in baking. 30% Around 40% of Americans still consume milk as a drink with a meal, 10% as a post-workout drink, and 20% another 10% on the go. These are areas where fluid milk players could target attributes such as higher protein and vitamin content with slight variations for those who want to build muscles 10% vs. those who want a tasty drink on the go.

CARATTERISTICHE CHE I CONSUMATORI AMERICANI RICERCANO QUANDO ACQUISTANO IL LATTE

% of respondents

Figure 8: Attributes US consumers when buying milk common way to consume milk islook stillfor with cereal. However,

Functionality is also important, particularly in coffee and smoothies, which are growth areas for 0% fluid milk. Functional properties, such as consistency and foaming properties, can add value to milk in the eyes of end users like baristas. Acorn Dairy in the northeast of England has developed a specialty milk for baristas, which has specific foaming properties. Oatly successfully marketed its Source: Mintel 2018 great coffee art capabilities directly to baristas, which resulted in a shortage in New York City. According to Mintel, the top-three factors that would make people drink more milk are extra Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre protein, probiotics, and less sugar, and there are eight others worth considering (see Figure 9).

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Dairy

weather conditions in key export regions, a strong US dollar, and currency shifts have affected the combined turnover of the Global Dairy Top 20 companies. In US dollar terms, we still saw an increase of 2.5% on the year, compared to 7.2% in the previous year. However, combined 2018 turnover in euro terms dropped by 2.0% vs. an upward trend of 5.1% in 2017.

GLOBAL DAIRY TOP 20

Pubblicata l'ultima indagine di Rabobank sulle aziende top del mondo lattiero-casearie del 2018

M&A Is Here to Stay

Nestlé, Lactalis e Danone di nuovo al vertice dell’industria lattiero casearia internazionale, ma la classifica - stilata da Rabobank, che ha compiuto un’analisi sulle Global Dairy Top 20 del 2018 – potrebbe evolversi in futuro. Dairy remained activeprime in 2018, as growth via mergers and acquisitions is a tried-and-true Nel 2018,M&A i prezzi delle materie più bassi, le condizioni meteorologiche avverse nelle principali regioni di strategy forun most the companies present in the Global Dairy Top 20. Nevertheless, all thissocietà M&A esportazione, forteofdollaro USA e i cambi di valuta hanno influenzato il fatturato delle 20 principali lattiero-caseari globali, ma di fatto la chiave di volta per la crescita sono state acquisizioni e fusioni. activity left the top three unchanged, although the gap between numbers one and two continues Come l’anno precedente, le year società (10) eare statunitensi (4) dominano classifica. la of metà delle to narrow. For the third in aeuropee row, there no new entrants in thelalist, due to circa a lack 20 aziende al top sono cooperative.

elephant deals over the past 18 months.

Table 1: Global Dairy Top 20, 2019 Dairy turnover, 2018* 2019

2018

1 3

2

Company

Country of headquarters

1

Nestlé

3

Danone

2

4

5

6

4

5 7 8 9

10

▲ ▼

11

17

19 20

8

10

13

15

18

9

12

13

16

7

11

12 14

6

▼ ▲ ▲ ▼

14 16 15 16 19 20 18

Lactalis

Fonterra

FrieslandCampina

Dairy Farmers of America Arla Foods Yili

Saputo

Mengniu

Dean Foods Unilever DMK

Kraft Heinz Sodiaal Meiji

Savencia Agropur

Schreiber Foods Müller

USD billion

EUR billion

Switzerland

24.3

20.6

France

18.0

15.2

France

New Zealand Netherlands US

Denmark/Sweden China

Canada China US

Netherlands Germany US

France Japan

France

Canada US

Germany

20.8 14.3 13.8 13.6 12.4 11.2 11.0 10.3 7.5

17.6 12.1 11.6 11.5 10.5 9.5 9.3 8.7 6.3

6.7†

5.7†

6.0

5.1

6.7 6.0 5.8 5.7 5.2

5.1† 5.1†

5.6 5.0 4.9 4.9 4.4

4.3† 4.3†

* Note: Turnover data is dairy sales only, based on 2018 financials and M&A transactions completed between January 1 and June 30, 2019. Pending mergers/acquisitions not incorporated include: Nestlé’s sale of Noga Ice Cream to Froneri, Nestlé’s sale of its chilled business in Malaysia and water & dairy business in Uzbekistan to Lactalis, Lactalis’ acquisitions of Itambé, the Canadian cheese business of Kraft Heinz, Prabhat Dairy, Nuova Castelli, Aspen’s Peruvian IMF business, and Ehrmann’s US yogurt business, Fonterra’s sale of Tip Top to Froneri, FrieslandCampina’s sale of Creamy Creation, Dairy Farmers of America’s merger with St. Albans Cooperative Creamery, Arla Foods’ sale of Valmartin, Yili’s acquisition of Westland Milk, Saputo’s acquisition of the specialty cheese business from Kirin, Mengniu’s sale of its stake in Junlebao, and Savencia’s acquisition of Papillon. † Note: estimate Source: Rabobank 2019

RaboResearch | Global Dairy Top 20 | August 2019 Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre

27


COOPERATIVE E SOCI

LA LATTERIA LIVIGNO PUNTA SUL MERCATO LOCALE

La cooperativa in provincia di Sondrio ha deciso anche di diversificare i prodotti: oggi produce e commercializza col proprio marchio il Valtellina Casera Dop, altri formaggi, latte, yogurt, burro, e gelato

Le montagne, quasi tutte verdi a metà luglio, prendono cielo e terra. La neve sembra lontana, ma basterà aspettare settembre per vedere di nuovo Livigno tutta imbiancata. Il paese, in provincia di Sondrio, è al confine con la Svizzera e si trova a circa 1800 metri. Su questa terrazza naturale, si affaccia la Latteria Livigno, cooperativa che produce il Valtellina Casera Dop, altri formaggi, latte, yogurt, burro, e gelato. E che ha scelto di puntare tutte le sue 28

carte sul mercato locale e sulla diversificazione dei prodotti, valorizzando in questo modo i propri soci e il territorio. Oggi i soci sono in totale 140: 26 quelli che conferiscono latte, gli altri sono diventati sovventori. Fra i 26 soci conferenti ci sono anche nuovi ingressi, giovani che hanno aperto nuove stalle. “L’agricoltura a Livigno è ancora molto sentita soprattutto dai giovani, che investono ancora in questo”- dice il direttore. Più in

generale, da queste parti, negli ultimi tempi, c’è stato un incremento di produzione e un incremento di stalle, con una tendenza alla concentrazione. La cooperativa oggi trasforma 2,3 milioni di litri di latte che arriva dai soci, più altri 500mila litri, che arrivano da fuori (sempre latte della Valtellina) e sono usati per la produzione del Casera Dop.

Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre


La storia della cooperativa

La Latteria Livigno nasce come cooperativa nel 1954: prima era un consorzio, poi la decisione, quell’anno di assemblarsi in cooperativa e assumere un casaro per la lavorazione del latte. In quel periodo a Livigno l’attività principale era l’agricoltura, il turismo che ora da queste parti la fa da padrone, si sarebbe sviluppato solo negli anni Sessanta. Circa 200 i soci iniziali: ogni famiglia da queste parti aveva animali, si dedicava all’agricoltura e si appoggiava alla cooperativa. La sede era nel centro del paese. Poi negli anni il centro di Livigno si è sviluppato da un punto di vista turistico e c’è stata la necessità di spostarsi altrove. Il progetto, anche strutturale, della nuova Latteria Livigno nasce nel Duemila. Lo spiega il direttore Marco Faccinelli: “L’idea di base è stata quella di farla diventare Latteria turistica, dove la clientela potesse ve-

dere con i propri occhi anche le varie fasi della produzione. Livigno fa 1 milione e 400mila presenze all’anno, c’erano persone che non sapevano che qui c’è una Latteria e che il latte viene trasformato. Quindi il nostro primo intento è stato far conoscere questa attività, e far conoscere l’agricoltura, perché chi viene a sciare in pieno inverno, vede tutto coperto e non sa nemmeno che ci sono le vacche, perché non sono in giro. Questo per noi è stato il primo cambio di marcia per sopravvivere e rinascere. Contemporaneamente l’altra parola chiave - inserita nel processo di ristrutturazione - è stata diversificazione. Prima si producevano solo formaggi, il formaggio duro, il classico Latteria Livigno che ricorda vagamente il Casera ed è un semigrasso. Poi si è aggiunta anche la produzione di latte fresco, yogurt, ricotta, latte Uht, gelato e tutti gli altri particolari prodotti che ora sono

in produzione.”

Il mercato di riferimento

Il mercato di riferimento della Latteria è Livigno, dove vendono l’85% dei prodotti. Il restante 15% esce dal paese, ma rimane nei confini italiani. “È stata avviata una collaborazione con la Latteria sociale Valtellina per quel che riguarda il formaggio Latteria Livigno e con alcuni ipermercati”, spiega il direttore. Livigno è zona extradoganale per cui ha delle limitazioni - continua Faccinelli - visto che bisogna pagare dei dazi doganali per gli scambi commerciali con l’Italia.” Per il formaggio e il burro c’è un contingente entro il quale non si paga, per gli altri prodotti invece i dazi esistono a prescindere. Con la Svizzera un rapporto commerciale però esiste: “La vicina Engadina, che è una valle qui al confine – spiega il direttore - trasporta parte del loro latte a noi, che lo trasformiamo in

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Uht, poi lo riprendono e lo riportano in Svizzera. Questa collaborazione c’è da circa 7/8 anni”.

La struttura

In un’unica struttura che si articola su diversi livelli, si effettua tutta la produzione, dall’arrivo del latte all’incartamento dei prodotti. E in quella stessa struttura si sviluppano un ristorante, uno spaccio e una gelateria, che si affaccia su una pista ciclabile. Nel ristorante, che ha anche un ampio spazio esterno circondato dalle montagne, vengono proposti solo piatti freddi, insalate e gelateria. “Per due motivi – spiega il direttore – il primo è che non vogliamo far concorrenza ai nostri clienti che comprano il formaggio da noi per fare i pizzoccheri, quindi non facciamo i pizzoccheri noi. Il secondo motivo è che abbiamo scelto di proporre tutti i nostri prodotti nelle varie declinazioni, in modo che chi arriva qui possa apprezzarli prima di comprarli allo spaccio quando esce. Nello spaccio si trovano quindi tutti i prodotti della Latteria oppure altri prodotti come il cioccolato al latte o alcuni tipi di biscotti fatti con il burro o il latte della cooperativa. La 30

Latteria ha un sito web, una pagina Facebook e un profilo Instagram. Ma - puntualizza il direttore, - il nostro spaccio è il nostro primo strumento di comunicazione. Chi viene qui interagisce con noi, in questa struttura facciamo circa 380mila presenza all’anno turistiche e la nostra migliore pubblicità sono loro”. Chi arriva alla Latteria può anche assistere alle diverse fasi della produzione attraverso un percorso guidato: su un corridoio sono state realizzate ampie vetrate, che portano visivamente dentro le aree in cui si lavora il latte. All’interno della struttura sono al lavoro impianti innovativi, uno è un impianto di trasformazione UHT che lavora circa 3mila litri di latte l’ora. “Fare il latte a lunga conservazione – sottolinea il direttore - ci ha permesso anche di entrare in alcune attività locali che prima era più complicato raggiungere. Ad esempio i rifugi, dove il latte fresco è difficile da gestire. Portando il latte UHT siamo riusciti a offrire al titolare del rifugio anche gelato, formaggio e altri prodotti”. L’unica struttura separata dalla sede principale è una cantina di stagionatura, verso la Diga del Gallo, sotto la

montagna, dove viene stagionato in una grotta naturale un particolare formaggio che si chiama Livigno Grotta.

Progetti in corso e futuri

Quasi completato un magazzino nuovo per gli imballaggi, parte integrante della Latteria, che è stato “un investimento impegnativo sia dal punto di vista economico che strutturale - sottolinea il direttore. È quello che ci mancava come spazi”. Sul fronte prodotti, hanno già un’ampia gamma. Ora stanno puntando su una bevanda a base di siero, una al gusto di limone, un’altra d’arancia. Prodotta così: una volta fatto il formaggio viene prelevato e pulito il siero di scarto, poi viene pastorizzato. In seguito è aggiunta una parte di acqua e di succo di arancia e limone, che sono i due succhi scelti, per poi essere pastorizzato una seconda volta con l’impianto di trattamento uht e confezionato in confezioni da un litro, mezzo litro e 250ml. La bevanda è sul mercato dal 2010. Dopo una prima accoglienza fredda da parte dei consumatori, poi il prodotto è piano piano cresciuto. Ora la Latte-

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ria ha intenzione di sviluppare il suo mercato e sono in corso valutazioni sul da farsi. “È una bibita particolare che a sud delle Alpi posso dire che abbiamo solo noi – dice il direttore a nord delle Alpi c’è una bibita simile che ha un suo mercato in Austria, Svizzera e Germania, da queste parti

non c’era una bibita del genere. Su Livigno il prodotto sta funzionando, fuori è più difficile, perché essendo un prodotto che di fatto non esiste altrove è difficile anche posizionarlo, ma stiamo cercando degli sbocchi”. “La nostra produzione di latte è limitata, vendiamo tutto quello che

facciamo, non abbiamo necessità di implementare, anche perché gli spazi sono quelli, l’obiettivo per il futuro è consolidare e mantenere. Siamo arrivati fin qui e cerchiamo di mantenerlo bene, migliorando comunque sempre i prodotti e l’offerta”, conclude il direttore.

IL LOGO Il logo commerciale della Latteria di Livigno è stato recentemente modificato, ma ha mantenuto come elemento caratterizzante il sole di Livigno. Il pittogramma iniziale è diventato un cerchio con le montagne, da cui è stato estrapolato un pittogramma di una campanella. È stata poi mantenuta anche la forma circolare e disegnata una vacca che contraddistingue l’agricoltura nella zona, per arrivare all’attuale logo.

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AZIENDA CANTONI LORENZA Socia della Latteria Livigno

L’allevamento in montagna nel solco della cooperazione

La chiesa di Sant’Anna si staglia in mezzo al cielo, fra le montagne, e dà il benvenuto a Trepalle, il centro abitato più alto d’Europa, oltre i 2mila metri, frazione di Livigno. Fra le mura di questa chiesa è nata la storia di Don Camillo e Peppone, poi diventata famosa in tutto il mondo. Don Alessandro Parenti, che ha guidato la parrocchia per 40 anni, è il prete che ispirò a Giovannino Guareschi la figura di don Camillo. Lasciando la chiesa alle spalle, 32

dopo un via vai di curve, passando in mezzo a strade di montagne, costeggiate da grandi distese verdi, alberi e, più in alto, a qualche centinaio di metri più su, vacche in alpeggio, si incontrano al lavoro Emanuele Rodigari e la moglie Lorenza Cantoni, che guidano l’azienda agricola Cantoni Lorenza, socia della Latteria di Livigno, cui conferiscono il latte. È una giornata di luglio e stanno falciando il fieno. Da queste parti, quando il pendio è troppo ripido gli allevatori falciano ancora il fieno a mano. Gli appezzamenti di terra che vengono lavorati a Trepalle non sono mai attaccati alla propria azienda. È il caso anche dell’azienda Cantoni Lorenza. La loro stalla è qualche metro più in alto, una stalla storica, in legno, con 10 vacche a stabulazione fissa. Sopra la stalla vivevano i suoi nonni, con i sette figli: una piccola cucina, una camera matrimoniale e un’altra stanza. La struttura è rimasta intatta, ma ora quegli spazi sono usati per l’azienda. A fine luglio gli animali si trovano in alpeggio, a circa 2500 metri,

poco più in alto quindi, considerata l’altezza della frazione. Il territorio e il tempo (nevica una media di 9 mesi l’anno) qui sono elementi imprescindibili, che caratterizzano e incidono sulla gestione dei terreni, della stalla e più in generale sul lavoro agricolo.

La storia dell’azienda

“L’azienda era dei miei nonni, qui, prima dell’avvento del turismo, si viveva solo di agricoltura – racconta il titolare – poi nel 1995 io e mia moglie abbiamo preso in mano la gestione dell’attività e abbiamo deciso di diventare soci della Latteria di Livigno. In questa zona la Latteria è l’unica fonte di guadagno diretta dell’azienda”. Rilevare l’attività è stata una scelta portata avanti con e per passione per l’agricoltura, per i campi, per gli animali e anche per questa terra, non sempre facile da gestire, dice Emanuele. Pur rimanendo legati alla tradizione, hanno deciso di migliorare la struttura ereditata: hanno acquistato macchine per tagliare il fieno, un silos per poter mantenere il man-

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gime e averlo pronto a portata di mano e hanno riempito la stalla con il numero massimo di animali che può contenere. È stato anche realizzato un piccolo locale per il latte, dove c’è l’acqua potabile per lavare tutti gli attrezzi ed è stato comprato un frigo. La gestione è a livello familiare, la mungitura meccanica. È la moglie ad occuparsi prevalentemente della stalla. Perché Emanuele fa anche un altro lavoro, il casaro alla Latteria Livigno. L’azienda agricola produce 120 litri di latte in media al giorno, ma la quantità è anche legata al periodo dell’anno. “Io faccio in modo di far partorire le vacche durante l’autunno, quando arriva l’estate vanno in asciutta e io le mando in alpeggio, per cui non ho da mungere – spiega Emanuele. Ho messo dei recinti, due volte al giorno vado a controllare che sia tutto a posto, così possono rimanere su tranquillamente fino a fine estate. Ritornano che è di nuovo autunno e si ricomincia”.

La montagna

Per quanto riguarda i terreni, “qui si coltiva solo fieno e si fa un unico taglio, siamo a 2mila metri e non ci sono altre possibilità”, dice il titolare dell’azienda. E poi c’è la neve che rende tutto più complicato. “Molti non pensano che non nevica solo sulle piste da sci, nevica dappertutto. Ed è vero che la neve porta lavoro, ma per noi allevatori in alcuni momenti è un disagio – dice Emanuele. Le strade sono ghiacciate, dobbiamo occuparci noi di renderle pulite la mattina presto, in modo che il camion che viene a prendere il latte possa passare. Alle sei di mattina, quindi, oltre ad avere già fatto la mungitura bisogna anche aver già spalato. D’altra parte, con qualunque tempo le vacche devono essere munte e il camion deve passare per ritirare il latte”. E bisogna considerare la particolarità degli strumenti usati per l’agricoltura, per il tipo di terreno, per i pendii. “Per noi è normale, siamo tutti abituati.

Ma bisogna considerare che lavorare un ettaro di terra qui a Livigno non è come farlo in pianura. È diversa la resa, anche se la qualità è comunque buona”.

Il futuro

Per il futuro, l’intenzione di Emanuele e sua moglie è rimanere a Trepalle. Per quanto riguarda l’azienda, spiega, al momento non può fare nessuna miglioria perché oggi si trova in una zona residenziale, non si può spostare nulla, né tanto meno ingrandirsi. Il futuro della sua azienda dipenderà anche da quello che decideranno di fare i suoi figli, oggi ancora piccoli. “Se vorranno portare avanti l’attività, se saranno davvero sicuri della loro scelta, allora potremo prendere in considerazione eventualmente l’idea di spostarci e ingrandirci”.

IL RUOLO DELLA COOPERAZIONE

“Adesso Livigno vive di turismo, ma di fatto è la cooperativa a mantenere la zootecnia di montagna, facendo funzionare tutta l’agricoltura”, spiega Emanuele Rodigari, titolare dell’azienda Cantoni Lorenza, socia della Latteria di Livigno. I soci della cooperativa si occupano della manutenzione del territorio. il Comune interviene economicamente e attraverso la Latteria distribuisce i contributi a seconda delle ore che vengono fatte. “D’inverno, quando è tutto è bianco e coperto dalla neve, i turisti che arrivano per sciare non si accorgono dell’esistenza di vacche o allevamenti, ma se non ci fosse la manutenzione del territorio, se i prati non venissero falciati, si arriverebbe al completo abbandono – dice Emanuele. Ed è vero che il Comune mette dei contributi, ma come li dà potrebbe anche deciderli di toglierli. È la cooperativa invece il punto fermo del territorio, che permette la sussistenza delle aziende agricole. Se non ci fosse la Latteria qui molte aziende chiuderebbero. E tutto andrebbe in rovina”.

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BRAINSTORMING DI FILIERA

IL SOSTEGNO AL REDDITO DEGLI ALLEVATORI AMERICANI

COME FUNZIONANO GLI AIUTI ANTICICLICI PER I PRODUTTORI DI LATTE CON IL FARM BILL 2019-2023 di Ermanno Comegna

La principale preoccupazione degli allevatori è sicuramente la possibilità di poter contare su un prezzo del latte crudo alla stalla tale da coprire i costi di produzione (quelli totali che comprendono le componenti esplicite ed implicite) e da generare una liquidità sufficiente a consentire di pagare i debiti, di avere una vita decorosa per l’intera famiglia e di mantenere alto il livello di fiducia verso il futuro, sicché si continua ad investire ed a migliorare, rimanendo così sempre competitivi ed all’avanguardia. Purtroppo, questo è un desiderio che si avvera solo negli anni fortunati. In genere si stenta e quando il mercato si mette contro, perché i prezzi di vendita sono bassi, oppure i costi in crescita, si accumulano perdite che compromettono l’equilibrio finanziario, fino a determinare la bancarotta nei casi più gravi. La tremenda crisi del 2009 (prezzo del latte sotto i 30 centesimi) e 34

quella, meno intensa, ma più prolungata, a cavallo tra il 2015 ed il 2016, sono state di una virulenza tale da fare selezione nel settore e indurre le imprese più fragili a cessare l’attività. In occasioni come queste, la politica europea e nazionale sono lente ad intervenire e devono ricorrere a strumenti eccezionali che intervengono quando i danni sono già fatti e fanno sentire i loro benefici effetti con una certa inerzia. Per tale ragione, gli allevatori sono ben consapevoli della necessità di avere “spalle forti” per resistere anche nei momenti più difficili. I produttori di latte di molti paesi europei (francesi e tedeschi in primis) chiedono a gran forza che l’UE archivi il principio dell’orientamento al mercato e introduca strumenti di sostegno dei prezzi e del reddito degli agricoltori efficaci, funzionali, nonché automatici e per ciò stesso tempestivi. La Commissione di Bruxelles è riluttante e nelle proposte di riforma della PAC post 2020 non ha cambiato registro, lasciando così il settore del latte in balia dei capricci del mercato. Quando interviene una situazione di eccesso di offerta, con una brusca caduta del prezzo del latte crudo alla stalla, oppure di carenza di materie prime agricole per l’alimentazione del bestiame, con l’incremento dei costi della razione alimentare, a pagarne

le conseguenze sono direttamente i produttori, i quali subiscono una contrazione del margine che può essere così acuta da creare una forte situazione di sofferenza. Le varie proposte di difesa dei redditi degli allevatori, elaborate da alcune organizzazioni settoriali e proposte anche da qualche parlamentare europeo della Commissione agricoltura, sia nella riforma del 2013 che in quella in corso, sono sistematicamente accantonate. Negli Stati Uniti, invece, il discorso è diverso ed il Farm Bill, sia nella versione del 2014 che in quella del 2018, contiene degli strumenti di stabilizzazione del reddito, attraverso l’intervento diretto del governo federale. Si tratta di un programma di protezione dei margini dei produttori, in virtù del quale sono erogati aiuti finanziari, nel caso l’andamento dei prezzi del latte e dei costi dell’alimentazione delle bovine sia tale da non assicurare il raggiungimento di un margine di guadagno predefinito. Non siamo nel campo delle assicurazioni del reddito o dei fondi di mutualizzazione, ma in quello di una misura di sostegno a gestione governativa, basata su interventi tramite contributi pubblici: il termine con il quale tale sistema è denominato negli Stati Uniti è aiuti contro ciclici. Il funzionamento è intuitivo: in

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pratica, quando la congiuntura del mercato è favorevole lo Stato si guarda bene dall’intervenire; in caso di ciclo economico negativo, il governo agisce con il versamento di aiuti diretti al reddito. Gli aiuti contro ciclici rivolti alla zootecnia da latte sono stati introdotti per la prima volta con il Farm Bill del 2014, con un intervento che si chiamava Dairy Margin Program (DMP) che però non ha avuto un enorme successo e non ha registrato una partecipazione massiccia degli allevatori. Il Governo federale ha così corretto il tiro con la riforma della politica agricola per il 2019-2023, quando sono stati introdotti numerosi cambiamenti, finalizzati a proteggere in particolare le piccole e medie aziende zootecniche americane (le imprese famigliari) ed è stato cambiato il nome alla misura che adesso si chiama Dairy Margin Coverage (DMC). La partecipazione degli imprenditori zootecnici è volontaria ed è onerosa, nel senso che si paga una quota fissa di 100 dollari per azien-

da per coprire gli oneri amministrativi, più un premio che è variabile in funzione del livello di margine che l’imprenditore intende garantire. Quest’ultimo parte da un minimo di circa 80 euro ad un massimo di 183 euro per mille litri. Gli allevatori con meno di 215 vacche e con una produzione inferiore a 23.000 tonnellate (considerati medi o piccoli secondo gli standard USA) beneficiano di una garanzia sulla quasi totalità della produzione (il 95%) e pagano un premio contenuto. Oltre la soglia indicata, si abbassa il livello del margine garantito e aumenta in modo esponenziale il costo da sostenere. Il Dipartimento dell’agricoltura (USDA) calcola mensilmente il margine, come differenza tra il prezzo del latte crudo alla stalla ed il costo della razione alimentare tipo (mais, farina di soia e erba medica). Qualora il margine risultasse inferiore al livello scelto come garanzia da parte dell’allevatore, scatta il rimborso della parte mancante (si rimanda al grafico ed alla relativa spiegazione nel box per un esempio concreto).

L’adesione al programma è partita lo scorso mese di giugno, con la possibilità per l’allevatore aderente di richiedere un’applicazione retroattiva a gennaio 2019. Ad oggi non sono disponibili dati sul livello di partecipazione. Per la reale efficacia bisognerà aspettare qualche anno, quando ci saranno i dati a consuntivo che mettono a confronto il costo sostenuto dagli allevatori con i rimborsi intercettati. Come segnalato sull’articolo dedicato all’argomento da Agriculture Strategies, la newsletter del think thank francese che promuove gli interessi strategici del settore agricolo ed alimentare, “Il rafforzamento del programma DMC deve senza dubbio essere visto come un mezzo per rispondere alle richieste delle organizzazioni agricole nel nord-est degli Stati Uniti, dove gli allevamenti sono ancora prevalentemente di proprietà familiare ed allo stesso tempo evitare di limitare il potenziale produttivo americano e le sue crescenti esportazioni”.

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IL CASO CONCRETO PER UN ALLEVAMENTO MEDIO-PICCOLO

Il funzionamento del Dairy Margin Coverage (DMC) negli Stati Uniti, così come illustrato su Agriculture Strategies

La figura illustra il funzionamento del programma DMC per un allevatore con meno di 215 vacche allevate che sceglie la massima garanzia possibile di 9,5 dollari per CWT (equivalenti a 182 euro per tonnellata). Con tale opzione sostiene un costo di circa 2,9 euro per tonnellata. Sommando all’attuale livello del costo alimentare di 168 euro per tonnellata, il margine garantito di 182, si arriva ad un prezzo minimo di 350 euro per tonnellata. In pratica, con il programma DMC, l’allevatore riceve un contributo pubblico, ogni qual volta il prezzo mensile scende sotto la soglia di 350 euro per tonnellata. La linea arancio descrive l’andamento del costo alimentare. Quella gialla è il livello della garanzia di prezzo e si ottiene sommando al costo della razione, il margine assicurato. La linea verde illustra l’andamento del prezzo del latte crudo alla stalla. Quando è sotto la linea gialla scattano i pagamenti statali. Nelle annate considerate nell’esempio, l’area contrassegnata in azzurro misura l’ammontare dei contributi pubblici ricevuti dall’allevatore che ha aderito al programma.

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PRIMO PIANO

LA NUOVA COMMISSIONE EUROPEA sfide, obiettivi e incarichi Una nuova Commissione europea al lavoro. La Presidente eletta Ursula von der Leyen ha presentato a metà settembre la sua squadra e la nuova struttura della prossima Commissione europea, che dovrà affrontare alcune grandi sfide attuali, come i cambiamenti climatici, tecnologici e demografici che stanno trasformando le società e il modo di vivere. Tre i temi centrali dell’agenda della presidente eletta: le azioni per il clima, la digitalizzazione e un’economia al servizio delle persone. La presidente entra nel dettaglio: “Questa squadra plasmerà la via europea: adotteremo misure coraggiose contro i cambiamenti climatici, costruiremo il nostro partenariato con gli Stati Uniti, definiremo le nostre relazioni con una Cina più autoassertiva e saremo un vicino affidabile, ad esempio per l’Africa. Questa squadra dovrà battersi per difendere i nostri valori e le nostre norme a livello mondiale. Voglio una Commissione determinata, chiaramente incentrata sulle questioni all’ordine del giorno e in grado di fornire risposte. Voglio che sia una Commissione equilibrata, agile e moderna”. Il nuovo collegio avrà otto Vicepresidenti, tra i quali l’Alto rappresentante dell’Unione per la Politica estera e la politica di sicurezza (Josep Borrell). Tre Vicepresidenti esecutivi avranno una doppia funzione: saranno nel contempo Commissari e Vicepresidenti responsabili di uno dei tre temi centrali dell’agenda della Presidente eletta. Il Vicepresidente esecutivo Frans Timmermans (Paesi Bassi) coordinerà le attività per il Green Deal europeo. Gestirà inoltre la politica

di Azione per il clima. La Vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager (Danimarca) si occuperà dell’intera agenda per un’Europa pronta per l’era digitale e sarà Commissaria per la Concorrenza. Il Vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis (Lettonia) coordinerà le attività per un’economia al servizio delle persone e sarà Commissario per i Servizi finanziari Sul fronte agricoltura, guiderà questo portafoglio Janusz Wojciechowski (Polonia), che è stato a lungo deputato del Parlamento europeo nella commissione Agricoltura e attualmente è membro della Corte dei conti europea. Fra gli obiettivi prefissati e le azioni già in programma, tutti i membri del collegio visiteranno i singoli Stati membri nella prima metà del loro mandato e le riunioni del collegio si svolgeranno in modo digitale, senza l’uso di carta. E poi ancora, l’obiettivo della nuova Commissione

è semplificare la vita dei cittadini e delle imprese. Al fine di snellire la burocrazia, per ogni nuova norma o regolamento approvato, si impegna a eliminare una norma analoga già in vigore.

L’iter

Come passo successivo il Parlamento europeo dovrà approvare l’intero collegio dei commissari, compreso l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e Vicepresidente della Commissione europea. Prima però le commissioni parlamentari procederanno, per competenza, alle audizioni dei Commissari designati, come previsto dal regolamento interno del Parlamento europeo. Una volta ricevuta l’approvazione del Parlamento, la Commissione sarà ufficialmente nominata dal Consiglio europeo.

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LETTERA DI MISSIONE

PER IL NUOVO COMISSARIO ALL’AGRICOLTURA

Janusz Wojciechowski, nuovo Commissario europeo all’Agricoltura ha ricevuto da parte della neo Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen una lettera di missione con le principali sfide, strategie e priorità che si attende per il prossimo quinquennio. Ursula von der Leyen President-elect of the European Commission

Mission letter All'inizio di quest'anno, il popolo europeo ha fatto sentire la propria voce in numero record alle elezioni europee. Ci hanno presentato la missione di essere decisivi e ambiziosi sulle grandi questioni del nostro tempo che stanno plasmando il futuro della nostra società,Brussels, economia e pianeta. 10 September 2019 I cambiamenti climatici, le tecnologie digitali e la geopolitica stanno già avendo un profondo effetto sulla vita degli europei. Stiamo assistendo a grandi cambiamenti dalle strutture di potere globali alla politica locale. Mentre queste trasformazioni possono essere di natura diversa, dobbiamo mostrare la stessa amJanusz Wojciechowski bizione e determinazione nella nostra risposta. Ciò che facciamo ora determinerà in che tipo di mondo vivono i nostri figli e definirà il posto dell'Europa nel mondo. Il nostro compito come Commissione europea sarà di guidare, cogliere le opportunità e affrontare le sfide Commissioner-designate for Agriculture che questi cambiamenti presentano, lavorando a stretto contatto con persone di tutta Europa e con i governi, i parlamenti e le istituzioni che li servono. Dear Janusz,

[...]

Earlier this year, the people of Europe their voices heard per in record numbers at the Vorrei affidarti il ​​ruolo dimade Commissario l’agricoltura European elections. They presented us with a mission to be decisive and ambitious on the big issues of our time that are shaping the future of our society, economy and planet.

Fornire cibo a prezzi accessibili per i cittadini e un equo tenore di vita per gli agricoltori è una delle misChanges in climate, geopolitics are already having di a profound sioni fondanti dell’Europa. Oggi,digital circa technologies 21 milioni diand persone lavorano in 11 milioni aziende agricole in effect on the lives of Europeans. We are witnessing major shifts all the way from globaldi alimenti tutta Europa. Sono una parte importante del tessuto delle nostre comunità rurali e fornitori power structures to local politics. While these transformations may be different in nature, sicuri, nutrienti convenienti europei. Il nostro settoreinagricolo è siaWhat centrale per il raggiungimenwe emust show the per samegliambition and determination our response. we do now will to dei nostri determine impegni di neutralità climatica, sia fortemente esposto agli effetti dei cambiamenti climatiwhat kind of world our children live in and will define Europe’s place in the world. ci. Dobbiamo supportarlo su entrambi i fronti per garantire che rimanga competitivo. Our job as the European Commission will be to lead, to grasp the opportunities and to Questo è il principio alla base dei miei orientamenti politicihand per la Commissione europea tackle theguida challenges that these changes present, working in prossima hand with people from 2019-2024, al parliaments Parlamento europeo il 16that luglio across Europe and che withho thepresentato governments, and institutions serve2019. them. Ho delineato diverse priorità su cui voglio che il lavoro della Commissione europea si concentri orientate This is the guiding principle behind my Political Guidelines for the next European allo sviluppo di una Moderntoand agriculture. Commission 2019-2024, which I presented the sustainable European Parliament on 16 July 2019. I La tua missione nei six prossimi cinque annionsarà quella di the garantire che il settore agricolo continui a manoutlined headline ambitions which I want European Commission’s work to focus. These priorities are interlocking and are part of the same picture. In this spirit, I have put climatici, tenere i suoi impegni permanenti, sostenendolo nel contempo per adattarsi ai cambiamenti together a College in which we will all work, decide and deliver together. demografici e tecnologici. Voglio anche che tu abbia un focus specifico su una produzione alimentare più sana e sostenibile. Questo sarà un elemento importante dell’European Green Deal. 38

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E’ necessaria una rapida conclusione dei negoziati sulla politica agricola comune moderna e semplificata per il periodo post 2020. L’accordo finale deve essere ambizioso in termini di sicurezza alimentare e obiettivi ambientali e climatici. Dovrebbe incoraggiare l’adozione delle tecnologie digitali e garantire che il settore possa rimanere competitivo, fornire un reddito equo e sostenere i giovani agricoltori. Una volta conclusi i negoziati, è necessario concentrarsi sulla piena attuazione della nuova politica. Lavorerai a stretto contatto con gli Stati membri sui loro piani strategici per garantire che raggiungano un equilibrio tra gli obiettivi a livello dell’UE e le priorità nazionali. Presterai particolare attenzione ai parametri e ai requisiti relativi agli obiettivi ambientali e climatici. Voglio che tu contribuisca alla nuova strategia “Farm to Fork” per alimenti sostenibili, valutando come il settore agroalimentare possa migliorare la sostenibilità della produzione alimentare attraverso la valorizzazione delle filiere, inclusa la produzione biologica. Come parte della nostra ambizione a zero inquinamento, è necessario garantire che l’agricoltura e la produzione alimentare contribuiscano ai nostri obiettivi climatici, ambientali e di biodiversità, in particolare riducendo l’uso di pesticidi, fertilizzanti e prodotti chimici in Europa e all’estero. Vorrei anche che tu esaminassi i modi per rafforzare il sistema di indicazioni geografiche. È una parte fondamentale per mantenere standard di alta qualità e garantire che il nostro patrimonio culturale, gastronomico e locale sia preservato e certificato come autentico in tutto il mondo. Dovrai sviluppare una nuova visione a lungo termine per le aree rurali. Farai in modo che le esigenze delle aree rurali siano soddisfatte in modo specifico nei piani strategici nazionali nell’ambito della nuova politica agricola comune. Come maggiore importatore ed esportatore di alimenti al mondo, dovrai promuovere gli standard alimentari europei di alta qualità in tutto il mondo

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SANA 2019

VENDITE, ESPORTAZIONI, NUMERI: LE NOVITA’ DEL MONDO BIO

Un settore che continua a crescere, sia per le vendite, che hanno superato i 4 miliardi, sia per le esportazioni (in 10 anni ha raggiunto le tre cifre,+171%). L’Osservatorio SANA 2019 ha messo in luce le caratteristiche del mercato bio: i numeri che muove, le scelte dei consumatori e le dinamiche di export. Al 31 dicembre 2018, la superficie coltivata in Italia ad agricoltura biologica è di quasi 2 milioni di ettari, con un numero di operatori che arriva a sfiorare le 80.000 unità. E’ quanto si legge dal report SINAB 2019 presentato al SANA. Rispetto all’anno 2017, le Superfici biologiche sono aumentate del 3% con 49 mila ettari in più. Nel 2018, come per l’agricoltura italiana, anche per l’agricoltura biologica i 3 principali orientamenti produttivi restano i Prati pascolo (540.012 ha), le Colture foraggere (392.218 ha) ed i Cereali (326.083 ha). Nel dettaglio, 1 è daInfografica sottolineare l’incremento dalle coltivazioni biologiche di Grano duro (4%), Grano tenero e farro DISTRIBUZIONE REGIONALE DELLE SUPERFICI registrato BIOLOGICHE IN ITALIA ANNO 2018 (20%) e Orzo (11%); Girasole (14%) e Soia (25%); Erba medica (11%); Pomodori (12%) e Legumi (7%). VALORI IN ETTARI Grafico 4 DIMENSIONE MEDIA AZIENDALE PER AREA GEOGRAFICA ANNO 2018 VALORI IN ETTARI ettari 60

Azienda totale Dati ISTAT SPA 2016 Azienda biologica Dati Sinab 2018

DISTRIBUZIONE REGIONALE DELLE SUPERFICI BIOLOGICHE IN ITALIA (2018, ha)

50

43,4 40

31,9

30

28,2 22,9

20

19,7 13,6

11,0

10

23,9

21,4

13,0

11,7 7,1

0 0-50.000

Italia

Nord-ovest

Nord-est

Centro

Sud

Isole

Fonte:50.000-100.000 Elaborazione SINAB su dati Organismi di Controllo, Amministrazioni regionali, ISTAT SPA 2016 100.000-150.000 150.000-200.000 Oltre 200.000

Tabella 8 ZOOTECNIA BIOLOGICA IN ITALIA Fonte: Elaborazione SINAB su dati Organismi di Controllo ANNI 2016-2018 NUMERO DI CAPI VIVI ZOOTECNIA

15 BIOLOGICA IN ITALIA (2016-18, N. CAPI VIVI) SUPERFICI, COLTURE, OPERATORI E ALLEVAMENTO

2016

2017

2018

Variazione % 2018/2017

331.431

336.278

375.414

12

56.567

61.242

59.623

-3

Ovini

776.454

736.502

680.369

-8

Caprini

113.983

115.590

110.055

-5

4.636.012

3.027.604

3.482.435

15

15.691

15.293

12.982

-15

170.343

171.094

164.824

-4

Bovini Suini

Pollame Equini Api*

* Numero di arnie Fonte: Elaborazione SINAB su dati Organismi di Controllo

40

Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre


IL MERCATO E I CONSUMI Nel 2018 le vendite di prodotti alimentari a marchio biologico in tutte le tipologie di canali (distribuzione moderna, negozi specializzati in prodotti bio, piccoli negozi di vicinato, ristorazione commerciale e collettiva, mercatini, GAS …) hanno raggiunto complessivamente 4.089 milioni di euro, segnando un +5,3% rispetto al 2017 (a parità di perimetro sui canali di vendita analizzati) e con una crescita nell’ultimo decennio pari al 171%. NOMISMA PER OSSERVATORIO SANA 2019

LE DIMENSIONI DEL MERCATO 2018 EXPORT BIO MADE IN ITALY

VENDITE BIO MKT ITALIA

4.089 mln €

+ FRESCHISSIMO

+276 mln €

GDO - PESO VARIABILE

3.207

5,3%

+

Rispetto al 2017

+ CANALE BAR

502 AT HOME

2.266 mln €

VENDITE ITALIA var % Like4Like (parità di perimetro)

171%

+

Var% 2018-2008

EXPORT BIO ITALIA

2.266

10%

+ EXPORT BIO ITALIA

Var% 2018-2017

597%

+104 mln €

+

Var% 2018-2008

AWAY FROM HOME

EXPORT BIO Italia

Fonte: Nomisma su dati NIELSEN, AssoBio, Survey Imprese NOMISMA per Osservatorio SANA, 2019 4

NOMISMA PER OSSERVATORIO SANA 2019

MOTIVI DI SUCCESSO DEL BIO GLI ITALIANI E IL BIO: Come è cambiata la domanda

ANNO CONSUMER BASE BIO

% di famiglie che hanno acquistato F&B BIO almeno una volta nell’ultimo anno

2012

2013

2014

2015

2016

2017

2018

2019

% FAMIGLIE ACQUIRENTI BIO CONSAPEVOLI

53%

55% ANNO 2012

Numero di famiglie che hanno acquistato F&B BIO almeno una volta nell’ultimo anno

13

milioni

59%

69%

74%

+8,4 milioni

78% ANNO 2019

21,4 milioni

81% 86% PESO % BIO SU TOT ALIMENTARI

0,7% 2000

3,7% 2019

GEN-GIU Fonte: Nomisma per Osservatorio SANA, 2019

Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre 8

41


Il comparto Latte e Derivati fa registrare un calo del -4,0%. Stabili i consumi presso la GDO ed in netto calo quelli dei negozi tradizionali che perdono in questo primo semestre il 9% in valore. In leggera diminuzione il prezzo del latte fresco (-1,2%) che vede però aumentare i quantitativi commercializzati (+3,4%) ed il valore al consumo (+2,2%). Al contrario il latte UHT registra un incremento dei prezzi (+4,1%) a fronte di volumi stabili. Ottime performance dei formaggi a pasta dura che vedono più che raddoppiare sia il valore che i volumi nonostante un incremento dei prezzi (+2,1%). Nel 2018 la spesa per i prodotti alimentari DELLAbiologici SPESAha sfiorato i 2,5 miliardi di euro, con

Nel primo semestre del 2019 il mercato interno del biologico ha registrato un ulteriore incre-

IL CARRELLO del 3,0% sul valore del commento del +1,5% rispetto all’analogo periodo Il biologico è sempre un’incidenza più presente nelle case degli italiani: l’86% degli italiani ha avuto almeno una occasione parto agroalimentare; sono valori che conferdello scorso anno3 (Grafico 5). di acquisto di un prodotto bio nel 2018 (le famiglie acquirenti nel 2012 erano il 53% del totale, + 8,4 milioni mano l’attenzione dei consumatori per i le famiglie acquirenti in soli 7 anni) e il 51% afferma di consumare alimenti biologici almeno una volta a settiprodotti di qualità certificata. mana. Grafico 5 TREND SPESA BIOLOGICI PER PRODOTTI BIOLOGICI TREND DELLA SPESADELLA PER PRODOTTI ANNOVARIAZIONI 2019 (2019, % I SEMESTRE 2019/2018 E I SEMESTRE 2018/2017) VARIAZIONI % I SEMESTRE 2019/2018 E I SEMESTRE 2018/20174 1,5%

Biologico totale Birra

6,7%

-25,4%

19,3% 12,7%

Carni

2,3%

Derivati dei cereali

-2,3%

Frutta

9,5%

2,6% 3,6%

Ittici

-4,0%

Latte e derivati

16,6%

6,1% I semestre 2019/2018

-3,2%

Miele

27,4%

10,5% 2,7%

Oli e grassi vegetali

I semestre 2018/2017

16,9%

2,4%

Ortaggi

0,5% Salumi

4,8%

-1,2%

14,3%

Uova fresche

21,6% 38,6%

Vino e spumanti

4,2%

Altri prodottialimentari -30

-20

-10

0

11,6% 10

20

30

40

Fonte: Elaborazioni ISMEA su dati Nielsen

42

Confcooperative Lombardia - Milkcoop

3 La stima considera i prodotti commercializzati nella distribuzione moderna, i discount, i negozi tradizionali, il “porta a porta” e l’e-commerce. Sono escluse le vendite magazine n.7_2019_settembre presso la ristorazione privata e le mense pubbliche. 4

48,0%

50


EXPORT L’export di prodotti agroalimentari italiani bio ha sfiorato 2,3 miliardi di euro nel 2018, registrando una nuova crescita (+10% rispetto al 2017) e raggiungendo un ruolo rilevante nel paniere dei prodotti Made in Italy (5,5% sull’export agroalimentare italiano totale). Crescita decisamente più brillante rispetto a quella registrata dall’export agroalimentare nel suo complesso che, superando quota 41 miliardi di euro nel 2018, è “avanzata” del +1,3% sull’anno precedente.

I MERCATI DI DESTINAZIONE DEL BIOBIO ITALIANO (2018) MERCATI DESTINAZIONE (2018)

% Fatturato Export Agroalimentare per paesi di destinazioneBIO PER PAESI DI DESTINAZIONE % FATTURATOBIO EXPORT AGROALIMENTARE Francia Germania Scandinavia USA Spagna Est Europa Benelux Giappone Austria Regno Unito Svizzera Cina Canada Russia Altri Paesi Europei Altri Paesi terzi

22% 17% 7% 6% 6% 6% 6% 6% 5% 5% 3% 3% 1% 1% 2% 3%

EUROPA

77%

MERCATI PIÙ PROMETTENTI UE-28 Stati Uniti Giappone Cina Canada Russia Est-Europa Altri Paesi asiatici Altri Paesi/aree

MKT TERZI

23%

40% 23% 11% 9% 9% 3% 3% 3% 1%

Fonte: Nomisma per Osservatorio SANA, 2019 14

PUNTI DI FORZA BIO MADE IN ITALY Quali sono le caratteristiche che decretano il successo sui MERCATI ESTERI dei prodotti agroalimentari italiani a marchio biologico? Buon rapporto qualità-prezzo

27%

Prodotti sicuri/controllati

23%

Qualità organolettica, gusto piacevole

20%

Marchio aziendale apprezzato, affidabilità dell’azienda

15%

Presenza di altre certificazioni oltre a bio (DOP, IGP…)

5%

Ricetta innovativa/Prodotti nuovi

5%

Packaging sostenibile/a basso impatto ambientale

2%

Packaging accattivante

2%

Convenienza, prezzo basso, offerte & promozioni

Prima risposta in ordine di importanza

1%

Fonte: Nomisma per Osservatorio SANA, 2019

Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre 16

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DAIRY SUMMIT 2019

BENESSERE, FILIERE E MERCATI

queste sono le tre parole chiave di cui si è parlato in occasione della prima edizione del Dairy Summit Si è svolta il 18 settembre la prima edizione del Dairy Summit 2019, gli Stati generali della filiera, promossi e organizzati a Milano dalla casa editrice Tecniche nuove per riunire allevatori, industria di trasformazione, distribuzione e consumatori per discutere sul tema “Il latte fa bene (all’Italia)’: dal foraggio al formaggio”. Numerosi temi affrontati con numerosi esperti del settore: dal benessere animale, alla valorizzazione delle filiere lattiero-casearie ai trend di consumo. Sono intervenuti, tra gli altri, Francesca Fusi (Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna) che ha affrotnato il tema cruciale del benessere animale e di come migliorarne la gestione, Daniele Rama (Università Cattolica Sacro Cuore – Smea Cremona) che ha parlato della catena del valore delle filiere e infine Salvo Garipoli, director SG Marketing e Raffaello Bernardi che hanno illustrato i dati di un indagine ad hoc condotta sui consumatori.

La comunicazione di prodotto Quando si trova nel reparto formaggi (banco servito o frigo), quali delle seguenti informazioni trova comunicate nel reparto e/o sulle confezioni? Quali vorrebbe trovare comunicate nel reparto e/o sulle confezioni?

Base = totale intervistati (n°1.000) Fonte: Analisi consumer prodotti alimentari SGMARKETING 2019 ©

“Quando si trova nel reparto formaggi (banco servito o frigo) quali delle seguenti informazioni trova comunicate in reparto o sulle confezioni? Quali vorrebbe comunicate in reparto o sulle confezioni? “ 44

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ACI AGROALIMENTARE PARTECIPA AL DAIRY SUMMIT

CON L’INIZIATIVA COOPERATIVA “VERDE LATTE ROSSO”

“La filiera italiana del latte vale 15 miliardi di euro e la metà di tale fatturato è in capo a 600 cooperative, alle quali aderiscono più di 20mila stalle, che detengono e trasformano il 70% della materia prima nazionale pari a 7 milioni di tonnellate di latte”. Sono alcuni dei numeri che raccontano il mondo del latte cooperativo e il suo valore, messi in luce da Giovanni Guarneri, vice coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari, intervenendo al Dairy Summit 2019. “Bastano questi numeri - sottolinea Guarneri - per capire quanto sia strategico il peso della cooperazione nell’ambito del comparto: la cooperativa è la forma più autentica di filiera, perché parte dalla base associativa, fatta di allevatori che conferiscono materia prima italiana e di qualità, per arrivare attraverso i propri prodotti fino ai consumatori sul mercato nazionale e internazionale”. Il mondo cooperativo sta lavorando con determinazione per valorizzare

gli aspetti salutistici dei prodotti lattiero-caseari, contrastando l’effetto negativo che le fake news (che si sono moltiplicate negli ultimi anni) hanno avuto sul comparto. Verde latte Rosso, lanciata quest’anno da Alleanza Cooperative Agroalimentari, è la prima campagna finanziata direttamente dagli allevatori, allo scopo di sostenere il comparto, “una campagna che sta centrando gli obiettivi di marketing che ci eravamo posti”, dice Guarneri. L'export “Se sul fronte consumi aspettiamo incoraggianti segnali di controtendenza – aggiunge – in tema di scambi commerciali registriamo una congiuntura alquanto preoccupante”. Preoccupa in particolare l’export verso gli Usa. Le esportazioni del settore lattiero caseario italiano negli USA ammontano a circa 286 milioni di euro, di cui 273 generati dai formaggi. Oltre a valere una quota pari al 10% delle esportazioni di formaggi italiani nel mondo (che ammontano a 2,8 miliardi), l’export

di formaggi negli Usa, trainato dalle vendite delle Dop Grana padano, Parmigiano Reggiano e Pecorino Romano, rappresenta anche una quota pari al 6,5% del paniere delle esportazioni agroalimentari made in Italy negli Stati Uniti che nel 2018 ha raggiunto quota 4,2 miliardi. “In tema di possibili dazi, è ormai noto che la Commissione UE sta già approntando misure per rispondere ad eventuali dazi che il presidente Trump intende introdurre sulle importazioni di prodotti agroalimentari UE negli Usa. I formaggi non sarebbero a quanto pare fuori dalla lista dei prodotti che sarebbero soggetti a dazi. Una eventualità che potrebbe generare ripercussioni gravissime sulla redditività di tutta la filiera, rischiando di compromettere l’equilibrio di tutto il sistema lattiero italiano, dai produttori ai commercializzatori”, conclude il Vice Coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari.

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RICERCA E INNOVAZIONE

GIORNATA DELL’INNOVAZIONE

il 3 ottobre presso la cooperativa Il Raccolto si parla e si sperimenta l’uso di biostimolanti, agricoltura di precisione e blockchain un’iniziativa dell’ACI Agroalimentare

Giornata dell’innovazione Biostimolanti, agricoltura di precisione e blockchain: i nuovi strumenti a supporto della qualità 10:30 Introduzione Eros Gualandi – Presidente Cooperativa Il Raccolto Camillo Gardini – Presidente Cooperativa Agri2000, Bologna I biostimolanti per trasformare l’agricoltura Fernando Fratta – 4fagritech e Pasquale De Vita – CREA Foggia Dualsystem e Seminbio: coppia vincente per la cerealicoltura biologica Riccardo Manfrin – Responsabile Agxtend Italia Sensoristica avanzata per lo sviluppo dell'agricoltura 4.0 Alessandro Faggiano - Head of corporate sales IoT Il ruolo dell’IoT e delle nuove tecnologie nel passaggio da un’agricoltura di precisione ad un’agricoltura di decisione INTERVENTI ISTITUZIONALI Simona Caselli - Assessore Agricoltura Regione Emilia Romagna On. Giuseppe L’Abbate - Sottosegretario alle Politiche agricole 12:50 CONCLUSIONI Patrizia Marcellini – Coordinatrice del settore grandi colture e servizi Alleanza delle Cooperative Agroalimentari 13:15 Light lunch 14:00 Prova in campo degli strumenti di precisione CNH Industrial - New Holland (SoilXplorer, CropXplorer, FarmXtend, NirXact), nuova seminatrice Seminbio brevettata dal CREA CI di Foggia e utilizzo sonde per la fertirrigazione COPROB, soc. coop. Minerbio (BO).

3 ottobre 2019 ore 10:30 Cooperativa Il Raccolto Oasi La Rizza, Via Vietta, Bentivoglio (BO)

Per informazioni: luzi.f@confcooperative.it.

Ufficio stampa: fiordellisi.a@confcooperative.it


UE, RIFLETTORI ACCESI SUI FINANZIAMENTI PER L’INNOVAZIONE DIGITALE La Corte dei Conti ha acceso i riflettori sul sostegno e sul finanziamento dell’UE alla digitalizzazione dell’industria e alla promozione dell’innovazione digitale in Europa. In particolare, si è posta l’obiettivo di verificare, attraverso audit, se la Commissione europea fornisce agli Stati membri un sostegno efficace per la digitalizzazione delle rispettive industrie e se assiste le startup e le piccole e medie imprese (PMI) nei loro sforzi per passare al digitale. Valuterà inoltre se la Commissione sta contribuendo a creare un contesto giuridico idoneo all’era digitale e alla connettività digitale. “Per restare competitiva, l’UE deve sostenere le imprese nella trasformazione digitale, attualmente in corso. La digitalizzazione dell’industria europea costituisce un’iniziativa cruciale in questo contesto e, tramite questo audit, la Corte desidera verificarne l’efficacia sino ad oggi”, ha spiegato Iliana Ivanova, il Membro della Corte dei conti europea responsabile dell’audit. “Ci si attende che entro il 2025 vengano fatti notevoli passi in avanti verso l’industria 4.0. Le imprese di tutta l’UE, ed in particolare le PMI, dovrebbero pre48

pararsi ad adattare le loro modalità di lavoro tradizionali alla nuova tecnologia digitale”. L’industria 4.0 utilizza la tecnologia digitale per connettere persone e processi in tempo reale. Questo processo cambia radicalmente la produzione e il modo in cui si fa impresa ed aggiunge valore tramite una maggiore velocità ed efficienza. Per stare al passo, le imprese di tutto il mondo dovranno trasformarsi e ciò richiede notevoli investimenti. Per quanto riguarda lo sviluppo digitale, nell’UE vi sono ampie disparità tra regioni e settori, che vanno da oltre il 63 % nella programmazione informatica al 4 % nelle costruzioni. Le PMI costituiscono il 99 % di tutte le imprese, ma meno di un quinto è altamente digitalizzato. La Corte dei Conti sottolinea la necessità di incoraggiarle a digitalizzare i loro processi di lavoro, in quanto spesso non dispongono delle risorse necessarie per far fronte da sole alla sfida della transizione digitale.

Le iniziative in campo

Negli ultimi anni, la Commissione e gli Stati membri hanno avviato numerose iniziative per creare un

mercato unico digitale e digitalizzare l’industria europea, con interventi nel campo dell’economia basata sui dati, dell’Internet delle cose e del cloud computing. Nel 2016, la Commissione ha varato l’iniziativa “Digitalizzazione dell’industria europea”, che ha stimolato la creazione di poli dell’innovazione digitale. Questi centri “intelligenti” aiutano le imprese, in particolare le PMI e le start-up, con il più recente know-how e le più recenti tecnologie necessari per la loro trasformazione digitale. Si interfacciano inoltre con investitori in cambiamenti digitali e mettono in contatto fornitori di innovazioni digitali e potenziali utenti. I fondi per l’iniziativa ammontano a 11,5 miliardi di euro e sono forniti tramite il programma Orizzonte 2020 dell’UE ed il Fondo europeo di sviluppo regionale. La Commissione stima che questa iniziativa potrà incentivare investimenti pubblici e privati per quasi 40 miliardi di euro entro il 2020 e prevede di continuare a finanziare l’innovazione digitale nel periodo 2021-2027.

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GLI USA INVESTONO IN RICERCA

l’Università dell’Idaho ha annunciato l’intenzione di sviluppare il più grande centro di ricerca e sviluppo in tutta l’America a supporto del settore dairy

L'Università dell'Idaho ha annunciato l’intenzione di costruire un nuovo centro di ricerca sui prodotti lattiero-caseari, il più grande degli Stati Uniti. Il Centro per l'agricoltura, l'alimentazione e l'ambiente sarà costituito da tre elementi: una struttura di ricerca e formazione sui processi di trasformazione dei prodotti alimentari; un allevamento zootecnico con capacità di ospitare fino a 2.000 capi; e un Discovery Complex, che includerà sale, centro visitatori, uffici di facoltà e alloggi per studenti. "Racconterà davvero al pubblico la storia dell'a-

gricoltura", ha dichiarato Jim Miller, analista dei progetti di sviluppo dell'Università dell'Idaho. Il centro presterà attenzione a tutte le questioni legate all’utilizzo delle risorse idriche e agli aspetti ambientali, promuovendo nel contempo la produttività del settore agricolo e lattiero-caseario. La costruzione del Centro, per un valore di circa 45 milioni di dollari, dovrebbe partire nel 2021 e dovrebbe concludersi nel 2024.

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STARTUP AGRITECH 2019

sviluppata una mappatura delle startup finanziate nel 2019 al servizio del settore zootecnico, sviluppato dal National Pork Board (US) in collaborazione con SVG Venture - Thrive, uno dei principali ecosistemi dell’innovazione nel settore agroalimentare

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"Il cambiamento delle pratiche di produzione agricola include anche l’utilizzo della tecnologia, che sta sconvolgendo sempre più non solo il modo in cui il cibo viene prodotto, ma anche il modo in cui viene trasportato, presentato e venduto a consumatori"- afferma Andy Brudtkuhl, direttore innovazione del National Pork Board. "Si tratta di un'industria da trilioni di dollari e non è mai stato così importante essere all'avanguardia rispetto alle tendenze emergenti".

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SICUREZZA ALIMENTARE

CIBI NON SICURI? L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PUÒ INDIVIDUARLI L’Intelligenza artificiale al servizio dell’agroalimentare, per individuare cibi potenzialmente pericolosi. Sono partiti da questa considerazione i ricercatori della School of Public Health della Boston University, che hanno sviluppato un nuovo tipo di intelligenza artificiale, in grado di trovare prodotti alimentari “a rischio di sicurezza alimentare”, analizzando preliminarmente le recensioni presenti su Amazon. In uno studio pubblicato, i ricercatori descrivono dettagliatamente tutto il lavoro fatto e i risultati cui sono giunti. Hanno inizialmente raccolto oltre 1 milione di recensioni di prodotti venduti su Amazon, incrociando queste informazioni con i circa 5mila prodotti che erano stati ufficialmente richiamati dalla Food and Drug Administration americana tra il 2012 e il 2014 e ritirati dal com-

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mercio per diversi motivi. Il passo successivo è stato quello di sviluppare un nuovo modello di Intelligenza artificiale, che potesse individuare i termini presenti nelle recensioni rilevatori di un prodotto potenzialmente pericoloso. Un’enorme mole di lavoro, se si considera che i ricercatori hanno dovuto ordinare 6.000 recensioni raccolte che contenevano le stesse parole e la stessa terminologia utilizzate dalla FDA per giustificare i richiami (come “avariato”, “marcio” e persino “etichetta”), per poi suddividerli in quattro diverse categorie. Utilizzando le recensioni così ordinate, oltre a informazioni aggiuntive come il titolo della recensione e il numero di stelle che aveva il prodotto, il programma di Intelligenza artificiale è stato in grado di identificare correttamente quali alimenti erano stati ufficialmente richiamati

dalla FDA con una precisione del 74% circa. Ma è anche riuscito a identificare i potenziali allert in oltre 20mila altri prodotti alimentari, molti dei quali non sono ancora stati richiamati ufficialmente. Alcune criticità possono essere messe in luce rispetto a questo metodo: una di queste è che i risultati potrebbero essere influenzati da qualcuno che capisce come aggirare i criteri su cui si basa il metodo di Intelligenza Artificiale e influenzare quindi le recensioni in tal senso. Ma alcuni esperti sostengono che la strada intrapresa dai ricercatori di Boston sia quella giusta per individuare problemi con quasi ogni tipo di prodotto alimentare, partendo proprio dalle recensioni scritte su Amazon.

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BLOCKCHAIN PER IL LATTE

Il gruppo cooperativo francese Ingredia stringe una partnership con Connecting Food per lanciare un sistema di blockchain per il latte

Secondo uno studio condotto da NutriMarketing, circa il 70% dei francesi mostra una certa mancanza di fiducia nei confronti dell’industria alimentare, a seguito soprattutto dei diversi rischi di sicurezza alimentare che si sono verificate negli anni e alla forte asimmetria informativa: Oggi tuttavia, il consumatore ha a disposizione strumenti e modalità per vedere e conoscere tutto quello che vuole circa i cibi che acquista, anche se la molteplicità di informazioni che ci sono crea spesso molta confusione. E’ quindi sempre più importante per le imprese garantire trasparenza e informazioni chiare per chi acquista. Questo può essere anche un elemento che porta ad un maggior valore aggiunto per i prodotti.

Ingredia, appartenente al gruppo cooperativo francese Prospérité Fermière, uno dei big player internazionali all’avanguardia sui temi dell’innovazione nelle filiere lattiero-casearie. Il gruppo cooperativo, creato nel 1949 a Arras, è oggi uno dei principali in Francia, associa oltre 1.500 agricoltori che sono localizzati nel Dipartimento del Passo di Calais. Nel 1973 ha inaugurato il primo impianto in Europa per la produzione

di latte ultra-filtrato. Nel 1988 ha poi avuto il primato per la produzione di caseina micellare. Dal 2014 si sono ampliati i campi di azione della ricerca e sviluppo di Ingredia, cominciando a sviluppare tutta una serie di applicazioni da rivolgere a nuovi mercati nel campo medico e nutrizionale. L’anno successivo è stata prodotta per la prima volta in Europa la lattoferrina, ottenuta con un processo innovativo di estrazione (non de-

naturante). Successivamente sono state condotte ulteriori ricerche e investimenti nel settore delle proteine del latte. Negli ultimi anni Ingredia ha iniziato a lavorare anche sul fronte del digitale, in particolare, recentemente grazie anche alla partnership con Connecting Food ha sviluppato un sistema di blockchain per la filiera latte. Tutti i flussi di dati e informazioni sono digitalizzati e una volta inseriti non è possibile modificarli. Il sistema controlla anche che tutti i processi e prodotti ottenuti rispettino i requisiti si sicurezza alimentare, sostenibilità e qualità. Questi dati sono accessibili sia agli attori della filiera, che desiderano effettuare controlli in una specifica fase produttiva, ma anche al consumatore finale che può avere accesso a quante informazioni desidera sull’origine del cibo acquistato. “La nostra partnership con Connecting Food è per noi molto importante perché ci permette di ottenere una trasparenza totale delle nostre filiere produttive, fondamentale per migliorare l’efficienza dei processi produttivi ma anche per andare incontro alle esigenze dei consumatori”- ha detto Julie Lemahieu, direttore marketing di Ingredia.

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NUOVE FRONTIERE

NUOVE OPPORTUNITA’ PER IL SIERO

Nuove frontiere per gli scarti di alcuni prodotti alimentari: un gruppo di ricercatori brasiliani dell’Università Federale di Goias e dell’Università di San Paolo ha utilizzato i chicchi di riso spezzati, la farina di buccia del frutto della passione e le proteine del siero di latte (tutti molto diffusi in Brasile), per realizzare un nuovo prodotto, un cereale per la colazione ad alto contenuto proteico e ad alto contenuto di fibre con un sapore di caramello naturalmente dolce. I cereali così ottenuti sono lavorati con il processo dell’estrusione, un procedimento che si applica alle farine dei cereali e prevede la cottura dell’impasto ad alte temperature e successiva pressione meccanica. Il prodotto ottenuto viene poi fatto seccare mediante evaporazione e reso così friabile. Questi cereali, hanno spiegato gli studiosi, possono essere considerati una buona alternativa per ridare valore alla farina ottenuta dalla buccia del frutto della passione e ai chicchi di riso spezzati e per ridurre gli scarti, anche nel settore lattiero 54

caseario, attraverso appunto il riutilizzo del siero. Inoltre si tratta di un prodotto senza glutine, che può ampliare l’offerta di chi ha questo tipo di intolleranze.

I singoli sottoprodotti

Entrando nei dettagli dei singoli sottoprodotti: il riso è uno dei tre cereali più consumati al mondo, in particolare nella forma di riso lucidato, la cui produzione si traduce in uso di riso rotti, come sottoprodotto e che attualmente viene usato per produrre farina di riso o amido modificato. Il Brasile è anche il più grande produttore di frutto della passione (ne produce quasi 1 milione di tonnellate all’anno). La buccia viene macinata e seccata e la farina che si ottiene ha già attirato una certa attenzione per quanto riguarda il suo riutilizzo, anche per le sue proprietà funzionali, ed è già stata utilizzata in biscotti, pasta e cereali. Anche il siero del latte è noto per le sue qualità nutrizionali.

Il cereale

I ricercatori brasiliani usando questi tre sottoprodotti, hanno ottenuto il cereale descritto sopra, ricco di proteine e fibre e povero di grassi. Con un sapore dolce, con un aroma naturale, frutto della caramellizzazione del lattosio proteico del siero del latte, che è preferibile ai cereali commerciali, che contengono grandi quantità di zucchero e aromi artificiali, hanno sottolineato i ricercatori. Che hanno anche evidenziato i benefici che potrebbero avere consumatori e aziende. “L’obesità infantile è uno dei problemi attuali. Per questo è importante incentivare il consumo di prodotti a basso contenuto di zucchero. Sul lato imprese, le industrie hanno bisogno anche di avere a disposizione alternative a basso costo. E il siero del latte soddisfa entrambe le esigenze, essendo anche un valido sostituto dello zucchero – hanno scritto i ricercatori. Inoltre per i consumatori sono altrettanto importanti le proprietà funzionali contenute nella farina della buccia del frutto della passione e nei chicchi di riso spezzati”.

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OGM E BIOTECH IN CRESCITA, MA NON IN EUROPA Non si arresta l’avanzata delle biotecnologie e degli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura. Solo nel 2018 la superficie destinata a tali colture è aumentata di 1,9 milioni di ettari in tutto il mondo, raggiungendo un totale di 191,7 milioni di ettari. È quanto mette in luce il rapporto annuale dell’Isaaa, il servizio internazionale sulla commercializzazione dei prodotti da biotecnologie agricole. L’espansione indica, secondo l’Isaaa, che “le colture biotecnologiche continuano a contribuire a far fronte alle sfide globali della fame, della malnutrizione e dei cambiamenti climatici”.

Il biotech

A ben vedere, la diffusione del biotech in agricoltura è concentrata in

cinque Paesi, che si spartiscono il 91% della superficie coltivata con Ogm in tutto il Pianeta. Stati Uniti e Brasile, rispettivamente primi e secondi nella top 5 del biotech, hanno puntato molto su questo settore, soprattutto per la coltivazione di mais e soia. Terzo gradino del podio per l’Argentina seguita da Canada e India. Solo settima la Cina, mentre in coda alla classifica troviamo gli unici due Paesi europei attivi nel settore: Spagna e Portogallo. L’Europa non produce ma importa. La rigida regolamentazione europea in materia agricola e di salute alimentare costituisce ancora oggi il principale argine all’espansione del biotech nell’Ue. Tanto che quella minima superficie nella Penisola iberica destinata a questo tipo di colture si è addirittura ridotta nel

2018. Vincoli legislativi che però non impediscono alle imprese europee di acquistare prodotti Ogm da destinare principalmente ai mangimi per gli animali d’allevamento. Il Vecchio Continente, indica il rapporto, nel 2018 ha importato da Argentina, Brasile e Stati Uniti “fino a 30 milioni di tonnellate di prodotti a base di soia, da 10 a 15 milioni di tonnellate di mais e da 2,5 a 4,5 milioni di tonnellate di colza”. Le coltivazioni di soia, punta di diamante dell’agricoltura biotech, coprono da sole il 50% della superficie piantata con Ogm a livello mondiale. Seguono i campi di mais (30,7%), cotone (13%) e colza (5,3%). Tra le colture biotech che sono cresciute di più nello scorso anno troviamo anche papaya, barbabietola, melanzana, mela e patata.

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SOSTENIBILITA’

ARLA, TECNICA INNOVATIVA PER IL TRASPORTO DEI PRODOTTI

Grazie alla tecnologia più innovativa anche i prodotti freschi possono viaggiare in tutta sicurezza sulla lunga distanza e conservare tutte le loro proprietà. Lo ha sperimentato la cooperativa Arla Foods, che ha appunto aperto la strada a una soluzione di trasporto innovativa, naturale e che non prevede l’utilizzo dei conservanti per trasportare i prodotti lattiero caseari freschi anche in paesi lontani dai luoghi di produzione. Ogni anno, Arla esporta oltre 1 miliardo di chilogrammi di prodotti a base di latte dagli oltre 10mila proprietari di aziende agricole provenienti da tutto il Nord Europa ai mercati internazionali fino ad Asia, Stati Uniti e Australia. La lunga distanza è sempre stato uno scoglio nel raggiungimento dell’obiettivo di assicurare in ogni mercato i propri prodotti freschi. Ma oggi anche questo scoglio è superato. Arla ha sviluppato un particolare strumento di super refrigerazione, che permette ai prodotti freschi di 56

percorrere lunghe distanze sulle navi, mantenendo le loro caratteristiche proprietà. Una tecnica che di fatto consente di aprire nuove opportunità di commercio anche nei mercati più lontani. “Un modo semplice e ben noto di distribuire alimenti in mercati lontani è il congelamento e il volo, ma viene distrutta la qualità di alcuni dei nostri prodotti – ha spiegato Lars Dalsgaard, SVP Product and Innovation. Stiamo assistendo a un numero sempre maggiore di mercati che richiedono prodotti freschi e refrigerati e non prodotti surgelati o con conservanti. Il nostro nuovo e innovativo strumento di raffreddamento supera questa sfida, creando possibilità di espandere il nostro portafoglio di prodotti a livello globale “, afferma Lars Dalsgaard. Arla sta studiando le proprietà di ogni singolo prodotto lattiero-caseario per arrivare a identificare con precisione quali sono i fattori che influenzano la qualità del prodotto durante il trasporto. “Abbiamo

scoperto che la relazione tra tempo e raffreddamento avanzato è una delle chiavi per sbloccare le limitazioni del portafoglio nei mercati al di fuori dell’Europa. Il controllo di queste variabili ci consente di mettere il prodotto in modalità di ibernazione, o di “farlo addormentare”, un po’ come la bella addormentata, per poi consegnarlo fresco e di alta qualità al suo arrivo”, spiega Lars Dalsgaard. Per raggiungere l’obiettivo prefissato, il team Innovazione e ricerca di Arla sta lavorando a stretto contatto con tutta la catena di approvvigionamento, la logistica e i mercati locali.

Un nuovo lancio in Australia

Intanto, un primo passo pratico è già stato compiuto e ha coinvolto l’Australia: è attraccata in Australia la prima spedizione di un particolare tipo di formaggio cremoso, conservato in contenitori speciali con la tecnica della super refrigerazione.

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AURIVO PUNTA SULLA SOSTENIBILITA’ il gruppo cooperativo irlandese, ha inaugurato il nuovo stabilimento di Killygordon. Obiettivo: ridurre dell’80% l’impiego di energie fossili

L'investimento realizzato, per un valore di 6 milioni di euro, permetterà alla cooperativa irlandese Aurivo di migliorare le performance produttive e ambientali nello stabilimento di Killygordon. Oltre all’incremento della capacità produttiva, l’importante traguardo raggiunto è più da un punto di vista ambientale: è stato possibile ottenere una significativa riduzione del consumo di combustibili fossili dell'80% circa. Pat Duffy, presidente di Aurivo, ha dichiarato: “A nome del consiglio di amministrazione di Aurivo, sono molto fiero di annunciare la rea-

lizzazione di questo investimento. Questi sono davvero tempi difficili per il settore lattiero-caseario irlandese e siamo profondamente consapevoli che in caso di un accordo sulla Brexit, i prodotti lattiero-caseari saranno tra i più colpiti. L’impatto delle barriere tariffarie e della burocrazia avrà un impatto estremamente negativo sugli agricoltori, soprattutto quelli vicino al confine. Come cooperativa, Aurivo si concentra sul rendere le attività dei nostri soci il più redditizie e sostenibili possibile. E per questo da quando si è cominciato a parlare di brexit nel 2016, abbiamo sviluppato piani e

programmi di investimento per poter migliorare e cogliere opportunità di sviluppo e mercato.“ Oltre all’installazione di un pastorizzatore più grande, separatore e omogeneizzatore e attrezzature per la standardizzazione del latte che aumenta la capacità oraria dell’80%, rientra nel programma di investimenti, nello stabilimento di Killygordon, anche l’installazione di un dispositivo di confezionamento avanzato in grado di confezionare latte in sistemi eco-sostenibili - completamente riciclabili senza l’utilizzo di plastica a base fossile nei formati da 1,5, 1,75 e 2 litri.

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CONSUMI

I MILLENIALS IN UK RISCOPRONO IL MONDO DEL LATTE

i successi della campagna di comunicazione a favore del consumo dei prodotti lattiero-caseari, lanciata da Dairy UK e AHDB Dairy I millennials inglesi riscoprono il mondo del latte, il gusto e anche i suoi valori nutrizionali. Nella fascia fra i 20 e i 35 anni aumenta la percentuale (11% in più) di chi acquista con convinzione questo prodotto e diminuiscono invece le persone che hanno deciso di rinunciarvi. Questi risultati sono il frutto di una campagna di comunicazione e marketing promossa da Dairy UK e AHDB Dairy, che sfrutta anche l’ironia per riaccendere l’amore dei millennials per i prodotti lattiero caseari. La campagna è stata lanciata per

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la prima volta nel 2017, allargando pian piano il campo di azione: sono stati usati video sui social network, ma anche i poster pubblicitari nelle strade di Londra e si è arrivati fino al grande schermo, con pubblicità mirate. Si sono inventati perfino un immaginario Dipartimento (Department of Dairy Related Scrumptious Affairs), per dare voce alla campagna. Pure gli agricoltori hanno fatto la loro parte per il successo dell’iniziativa, promuovendola a livello locale, ordinando poster, striscioni, tazze di caffè riutilizzabili e adesivi

per auto da usare in azienda e in occasione di eventi locali. Commentando i risultati del secondo anno di attività, Judith Bryans, amministratore delegato di Dairy UK, ha sottolineato: “Siamo entusiasti che per il secondo anno consecutivo la campagna abbia prodotto risultati così forti. Abbiamo dimostrato che i prodotti lattiero-caseari sono assolutamente una categoria rilevante per i millennials e anche che i nostri prodotti aggiungono gusto e piacere alla loro vita quotidiana”.

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LATTE E BENESSERE

in America una campagna ad hoc sul valore del latte, con un particolare focus al valore proteico

Latte e benessere vanno a braccetto, soprattutto se si guarda alle fonti di proteine, ma spesso i benefici legati al consumo di latte sono poco conosciuti dai consumatori. Lo studio "Health + Wellness 2019" del Gruppo Hartman ha rivelato che il 60% dei consumatori sta cercando di aumentare le proteine ​​nella propria dieta. Si parla molto delle proteine ​​ vegetali, con una chiara crescita nel segmento, ma la maggior parte delle proteine ​​ a base vegetale fatica a competere con le proteine ​​del latte in termini di nutrizione, sapore e funzione. Per far passare questo messaggio e comunicare quindi i benefici del latte ai consumatori, negli Usa è stata promossa una campagna ad hoc, incentrata in particolar modo sulle proteine. Si chiama "The Strong Inside" fa parte della Dairy Protein Messaging Initiative (DPMI), che è guidata e finanziata da 52 aziende, associazioni di categoria e altre organizzazioni. DPMI è gestito dall'A-

merican Dairy Products Institute. "Questa campagna non è come nessun’altra, in quanto riempie un vuoto che prima esisteva", ha dichiarato Terry Brockman, presidente e direttore operativo della divisione di formaggio (USA), di Saputo, uno degli sponsor della campagna. "Negli ultimi 10-15 anni è stato fatto poco per far conoscere le proteine ​​del latte ai consumatori", ha aggiunto. La campagna è rivolta soprattutto ai consumatori più giovani e a chi, più in generale, cerca di aumentare le proteine ​​nella propria dieta. DPMI ha condotto una vasta ricerca sui consumatori e una revisione approfondita dei social media per diversi mesi. Hanno trovato tre fattori che motivano chi cerca di avere più proteine nella propria dieta. Nella maggior parte dei casi, la motivazione è da ricercare nel fitness (il 56% delle persone in questo gruppo sono uomini). Anche la sazietà e la volontà di perdere peso sono fattori chiave e il 63% in questo grup-

po è di sesso femminile. Le donne dominano anche il terzo gruppo, motivato in generale a modificare lo stile di vita alimentare ed è interessato a diete iperproteiche o a basso contenuto di carboidrati o simili. Lo studio ha anche evidenziato che chi ambisce a una dieta più proteica è anche più propenso ad incrementare il consumo di latte, se le informazioni fornite mettono in luce specifici benefici al riguardo. "Le proteine ​​del latte mostrano prestazioni superiori in quasi tutti i casi, in particolare nei prodotti tradizionali come le bevande", ha spiegato KJ Burrington, del Center for Dairy Research, Università del Wisconsin - Madison. "Si possono fare bevande accettabili con alcune proteine ​​vegetali come noci, avena o soia con 2-10 grammi di proteine a porzione, ma non a livelli proteici superiori a 10 grammi, livello che si può invece ottenere con il latte“.

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TENDENZE

SNACK O CENA IL PIATTO È SERVITO

Dove andare a pranzo o a cena? Niente ristoranti stellati, l’ultima tendenza è mangiare al supermercato. E non si parla di un semplice panino o di piatti già pronti da mangiare altrove, ma di un vero e proprio pasto, da consumare seduti a tavola. Questa tendenza all’estero ha già preso piede, in Italia si stanno muovendo i primi passi. La GDO sta cominciando a ripensare al concetto della “shopping experience” dell’utente-consumatore, per favorire all’interno dei supermercati la nascita e l’affermarsi di aree di “food service”. Possono essere piccoli punti di ristoro, come i wine corner adibiti al consumo di drink o di snack spezza-fame. Ma in alcuni casi anche di veri e propri locali dall’offerta che “dura tutto il giorno” in grado di coprire i diversi momenti della giornata nella loro forma diversificata (prima colazione, pranzo, merenda, aperitivo, cena e dopo, magari con anche l’intrattenimento musicale di qualità).

Il cliente al centro

L’obiettivo è mettere il cliente al 60

centro di un sistema che lo coinvolge in tempo reale e risponde ai suoi bisogni, al suo stile di vita. Non solo per soddisfarli, ma anche per prevenirli in alcuni casi. A cominciare dal cibo. E l’ “invito” a cena o a pranzo è appunto un modo per prevenire un suo desiderio, facendolo sentire a proprio agio anche all’interno di un supermercato, vezzeggiandolo e servendogli su un piatto, che sia d’argento o meno, poco importa, la sensazione di vivere un’esperienza più unica che rara. Da un lato questa nuova tendenza risponde all’esigenza di dare una scossa all’immobilismo dei consumi, che si sta trasformando, per la prima volta a partire dal 2013, in una contrazione della spesa sostenuta dalle famiglie. E dall’altro, di venire incontro a nuove esigenze di consumo.

In tavola

Da questo punto di vista Eataly di Oscar Farinetti è stato pioniere e antesignano di questa tendenza. Introducendo da subito, per esempio, chioschi, corner bar e i ristoranti tematici all’interno della sua struttura. E prima ancora, forse, è stata l’Ikea,

con il suo ristorante all’interno affermatosi a suon di piatti di “polpette svedesi”, le più che famose Köttbullar, gioia e delizia di grandi e piccini. L’obiettivo dichiarato è “aumentare l’indice di gradimento del cliente, i suoi tempi di permanenza in loco e un coinvolgimento che vada oltre la semplice esperienza del fare la spesa”. Va proprio in questa direzione anche l’ultimo ritrovato di Eataly nell’ex Stazione Ostiense di Roma: si chiama “Terra. La griglia di Eataly”, ovvero, un ristorante da cento coperti con un menù completo che va dall’antipasto al dolce e che tra le sue caratteristiche principali vanta una griglia larga 3 metri, fatta a mano, per cotture a carbone naturale. I prodotti arrivano direttamente dal mercato di Eataly, per una filiera cortissima – meno del km 0 – che va direttamente “dal banco alla tavola”. Sempre a Roma è stato attuato il progetto “Panieri”, un format di ristorazione realizzato all’interno di un punto vendita Conad. Cuore del progetto? Dal mercato alla tavola. E il cliente al centro.

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I ROBOT SEMPRE PIU’ DIFFUSI

Assitenti vocali ma non solo per rispondere ai bisogni dei clienti e ridurre costi per le aziende. Secondo uno studio di Capgemini si tratta di un trend ormai irreversibile L’ultima tendenza rivelata da Capgemini Research Institute mostra come i consumatori, in ogni ambito, sembra che siano sempre più contenti di rivolgere le proprie domande ai robot, piuttosto che agli esseri umani. In particolare, come si legge, è stata analizzata "l’opinione di consumatori e leader aziendali in merito all’uso, all'implementazione e al grado di soddisfazione riguardante le interfacce conversazionali - assistenti vocali e chatbot". Sintetizzando i risultati dello studio, una nota di Capgemini spiega che "i consumatori preferiscono sempre più spesso interagire con i robot anziché con gli esseri umani, soprattutto quando si tratta di ricercare prodotti, avere maggiori informazioni su nuovi servizi o dare seguito alle richieste di assistenza post-acquisto". La previsione è che il trend sia inarrestabile: "Nell’arco di tre anni quasi il 70% degli intervistati ridurrà pro-

gressivamente le visite in negozio o in banca a favore di un maggiore utilizzo del proprio assistente vocale". E’ un trend giovane, ma prorompente: tra il 2017 e il 2019 emerge un aumento nell'uso degli assistenti vocali per vari scopi, tra cui l'acquisto di articoli come generi alimentari o prodotti per la casa (dal 35% al 53%), interazioni con il servizio clienti dopo l'acquisto (dal 37% al 52%) e pagamenti per prodotti o servizi (dal 28% al 48%). Cresce l'accuratezza delle risposte e con essa la soddisfazione di chi domanda: nel 2017, il 61% dei consumatori ha espresso la propria soddisfazione nell'utilizzare un assistente vocale personale sui propri smartphone, come Google Assistant o Siri, mentre nel 2019 il dato è salito al 72%. Nel 2017, il 46% dei consumatori era soddisfatto dell'utilizzo di un dispositivo vocale come Google Home o Amazon Echo e il

44% di un assistente vocale basato su voce e schermo come Amazon Echo Show e Amazon Fire TV, mentre nel 2019 questi dati si sono attestati rispettivamente al 64% e al 57%. E tra le aziende, più dei due terzi hanno dichiarato "di aver raggiunto benefici quantificabili dall’implementazione di servizi di assistenza vocale o chat, l'88% ha affermato che tali benefici hanno soddisfatto o addirittura superato le loro aspettative". Però la rivoluzione è ancora lontana dall'essere arrivata a compimento: "L'effettiva diffusione dei conversational assistant - dice Capgemini è in ritardo rispetto all'entusiasmo e alla domanda: meno del 50% dei 100 principali player del settore automobilistico, dei prodotti di consumo, del commercio al dettaglio, delle banche e delle assicurazioni utilizza assistenti vocali e chatbot”.

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FOCUS EXPORT

MERCATO ALGERINO

la tradizionale popolarità del formaggio si sposa con tendenze sempre più moderne e crea opportunità su tutti i segmenti di formaggio Tra il 2013 e il 2018, in Algeria, i complessivi volumi di vendita per il formaggio sono passati da 65,5 a 95,4 migliaia di tonnellate, facendo registrare un incremento di +45,6%. In valore (retail) si tratta di una crescita di +89,7%, da 57,3 a 108,7 miliardi di dinari algerini. È la sinergia tra espansione demografica e tradizionale popolarità del formaggio a fare da stimolo basilare delle vendite. In seconda battuta la varietà sempre più ampia di tipologie in commercio e di modalità di consumo agiscono soprattutto nel contesto dei mutati stili di vita rendendo il formaggio soluzione ideale per un pasto rapido, semplice e nutriente. Per via della loro convenienza, della presenza di lunga data e della forte componente di produzione nazionale, i formaggi lavorati spalmabili sono la sottocategoria più rappresentativa. Essi hanno venduto nel 2018 per 65,6 migliaia di tonnellate seguiti, a notevole distanza, dai non lavorati a pasta molle (12,0 migliaia di tonnellate), dai pasta dura non lavorati e confezionati (8,4 migliaia di tonnellate), dagli altri lavorati (6,4 migliaia di tonnellate) e infine dai pasta dura non lavorati e sfusi (3,0 migliaia di tonnellate). Il primato è confermato poi in termini di crescita, con +50,9% sul 2013. Vengono quindi, nuovamente, non lavorati a pasta molle (+46,3%), pasta dura non lavorati e confezionati (+29,4%), altri lavorati (+28,9%) e pasta dura non lavorati e sfusi (+26,7%). 62

Anche per quanto riguarda il valore delle vendite il maggior contributo viene dagli spalmabili, attestatisi nel 2018 a 69,5 miliardi di dinari (retail). Entro di essi il mercato mostra preferenza, anche se di misura, per le creme di formaggio piuttosto che per i reconstituted (cioè spalmabili ricavati da un mix di formaggi. Dopo gli spalmabili, sempre piuttosto distanziati, pasta molle (14 miliardi), pasta dura confezionati (13,2 miliardi), altri lavorati (7,6 miliardi) e pasta dura sfusi (4,4 miliardi). Nell’orizzonte del quinquennio 2013-2018 il più alto dinamismo è stato espresso dai soliti spalmabili (+98,8%), seguiti ancora da pasta molle (+81,3%), quindi pasta dura confezionati (+79,4%), pasta dura sfusi (+73,7%) e altri lavorati (+66,3%). Rispetto all’assetto competitivo (rapporti di forza tra i brand e loro posizionamento), negli ultimi anni non vi sono stati stravolgimenti di sorta, ma solo variazioni localizzate e di modesta entità. Il mercato algerino rimane dunque caratterizzato da: 1) assenza di brand realmente dominanti in termini quantitativi, con i “leader” Le Berbère e Président attestati entrambi al 13,1% (in aumento sul 2015); 2) elevato numero di marchi detentori di quote interessanti, come La Vache Qui Rit (9,7%), Tartino (9,0%), Okids (8,6%) e Picon (6,7%); un 17,0% del complessivo valore retail che è frammentato tra piccoli e piccolissimi brand, calato comunque dal 23,1%

del 2013. Brand come La Vache Qui Rit, Kiri e Picon fanno capo alla multinazionale Unibel. Président invece è nel portafoglio Lactalis. In generale nel paese i gruppi stranieri continuano ad esprimere posizioni forti nonostante la presenza numerosa degli attori locali. Ciò è dovuto alla loro maggiore qualità e alle intense campagne promozionali e di marketing. Inoltre, players internazionali come quelli appena citati producono in loco, senza perciò risentire delle crescenti restrizioni all’importazione e degli aumenti di prezzo che gravano sui formaggi importati. In futuro, comunque, è probabile che la quota riconducibile ai nazionali aumenti poiché essi stanno cercando di differenziare i loro prodotti e competere meglio con le controparti internazionali. In merito all’assetto distributivo, il formaggio in Algeria trova da sempre nella distribuzione tradizionale e in particolare nei piccoli esercizi commerciali indipendenti il suo punto di riferimento. Tali negozi tuttavia hanno sperimentato un calo continuo nel corso dell’ultimo quinquennio, passando da una quota valore del 72,5% ad una del 60,0%. Della perdita ha beneficiato la distribuzione moderna, salita dal 16,1% al 28,3% e cresciuta a livello di tutti i suoi sotto-canali.

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DISTRIBUZIONE DEL FORMAGGIO IN ALGERIA (QUOTE SU VALORE) ELABORAZIONI SU DATI EUROMONITOR INTERNATIONAL SVOLTE DALL’UFFICIO STUDI E RICERCHE DI FONDOSVILUPPO PER L’UFFICIO POLITICHE DI INTERNAZIONALIZZAZIONE E MERCATI DI CONFCOOPERATIVE

Canale e sotto canale distributivo VENDITA AL DETTAGLIO GROCERY (IN-NEGOZIO) DISTRIBUZIONE MODERNA SUPERMERCATI IPERMERCATI DISTRIBUZIONE TRADIZIONALE PICCOLI ESERCIZI COMMERCIALI INDIPENDENTI ALTRI TRADIZIONALI

2013

2014

2015

2016

2017

2018

100,0 16,1 15,0 1,1 83,9 72,2 11,4

100,0 18,2 16,3 1,9 81,8 70,1 11,7

100,0 20,5 17,9 2,7 79,5 68,0 11,4

100,0 22,4 19,3 3,1 77,6 66,4 11,2

100,0 25,2 21,3 3,9 74,8 63,4 11,4

100,0 28,3 23,3 5,0 71,7 60,0 11,7

Per il prossimo quinquennio si prevedono variazioni complessive di +24,2% sui volumi e +33,0% sul valore. Sui volumi, dovrebbero avere performance al di sopra del dato aggregato spalmabili (+25,8%) e pasta molle (+24,9%). Sul valore supererebbero la soglia i soli spalmabili (+36,3%). L’espansione della categoria nel previsionale sarà dunque più lenta rispetto al periodo appena concluso. Molto dipenderà dal perdurare delle difficoltà economiche. In particolare, permarrà quale sfida gravosa per le aziende locali la fluttuazione del prezzo del latte in polvere. La produzione autoctona di latte è infatti insufficiente e destinata a rimanere tale nonostante il governo, in ottica di controllo dei prezzi e di riduzione della dipendenza da importazioni, la stia incoraggiando.

VARIAZIONE % ATTESA DEI VOLUMI E DEL VALORE DELLE VENDITE DI FORMAGGIO IN ALGERIA (PERIODO 2018/2023, A PREZZI COSTANTI 2018) ELABORAZIONI SU DATI EUROMONITOR INTERNATIONAL SVOLTE DALL’UFFICIO STUDI E RICERCHE DI FONDOSVILUPPO PER L’UFFICIO POLITICHE DI INTERNAZIONALIZZAZIONE E MERCATI DI CONFCOOPERATIVE 36,3% 25,8%

24,9% 20,1% 15,3%

31,0% 24,8%

25,4%

24,3%

17,8%

Volume

Valore

LAVORATI SPALMABILI

LAVORATI (ALTRI)

PASTA DURA (NON LAVORATI E CONFEZIONATI)

PASTA DURA (NON LAVORATI E SFUSI)

NON LAVORATI A PASTA MOLLE

L’analisi è tratta dalla collana “Export & Mercati”, una serie di pubblicazioni realizzate a cadenza mensile dall’Ufficio Studi e Ricerche di Fondosviluppo per l’Ufficio per le Politiche di Internazionalizzazione e Mercati di Confcooperative e scaricabili dal sito www.internazionalizzazione.confcooperative.it. Le cooperative associate potranno richiedere gratuitamente uno o più report personalizzati per Prodotti/Paese, inviando la propria richiesta all’indirizzo internationaloffice@confcooperative.it. Sempre sul sito di Confcooperative dedicato all’internazionalizzazione, le cooperative potranno trovare tutta una serie di altri servizi, strumenti ed iniziative promosse dalla Confederazione e che si ritiene possano essere di supporto nei diversi processi di internazionalizzazione. Twitter: @ConfcoopMercati Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre

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MERCATI

I TREND DI MERCATO cereal & oilseed

World maize: USDA

mais 16

World wheat: USDA

grano 11

2019/20: World soya (USDA) Mt

150

World Ending Stocks

World Production 320

of which US

125 261

100 221

238

75 212

264

269 261

252

54

302

314 314

331

96 78

362 342 346

353

338 World Consumption

99

99

43

120 27

4 2008

4 2009

Source: USDA September report

64

240

180

25

0

soia

300

79

62

57

360 Mt

341

112

275

240 70

60

50

258

283

349

6

5

2010

2011

4 2012

3 2013

5

5

8

2014

2015

2016

12 2017

2018 est.

17 2019 proj.

60

4

Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre


Common wheat & flour - exports 25

Weekly volum e (current MY)

21.1

20

600

15

2018/19

2019/20 5.8Mt

400

10

200

5

0

1

4

7 10 13 16 19 22 25 28 31 34 37 40 43 46 49 52

0

Page

Weekly volume - thousand tonnes

Source: European Commission – DG TAXUD

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Barley, malt included - exports 10

Weekly volum e (current MY)

6

2019/20 2.3Mt

200

2018/19

4

100 0

2

1

4

7 10 13 16 19 22 25 28 31 34 37 40 43 46 49 52

24.1

Weekly volum e (current MY)

800

20

600

15

2018/19

2019/20 4.8Mt

400

10

200 0

5

1

4

7 10 13 16 19 22 25 28 31 34 37 40 43 46 49 52

0

Source: European Commission – DG TAXUD

7.5

300

25

w eek

8

Total MY - million tonnes

Weekly volume - thousand tonnes

500 400

Maize - imports

100 0

w eek

Total MY - million tonnes

800

Total MY - million tonnes

Weekly volume - thousand tonnes

100 0

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w eek Source: European Commission – DG TAXUD

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Soybeans Imports (thousand tonnes) 1 6 0 00

Soymeal Imports (thousand tonnes) 2 5 0 00

1 4 0 00

2 0 0 00

1 2 0 00 1 0 0 00

1 5 0 00

8000

1 0 0 00

6000

4000

5000

2000

0

0 1

9

17

2017/18

25

Weeks

33

2018/19

41

49 2019/20

1

9

17

25

33

41

49

Weeks 2017/18

2018/19

2019/20

Source: European Commission Previous

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I TREND DI MERCATO latte e derivati

PRODUZIONE DI LATTE E DERIVATI A LIVELLO MONDIALE EU - Cows' milk collected

15 000

EU Productions (Jan-Jul 2019 compared to Jan-Jul 2018) 2016 2017 2018 2019

1000 Tonnes

14 000

+ 10%

+ 5% + 0%

13 000

+0.2%

+2.8%

+1.4%

+0.3%

- 5%

+6.0%

-2.1%

-3.7%

-0.7% -0.6%

- 10%

12 000

- 15%

Jan-Jun 2019/18 : + 0.2%

Dec

NZ milk production in 1000 tonnes

1 100

2500

900

2000

7500

Dec

Oct

Nov

7000 Sep

Jul

7250 Aug

Mar

Apr

0 May

Mar

Jan

7750 2016 2017 2018 2019

500

Feb

Nov

Oct

Sep

Aug

Jul

Jun

Jun

8250 8000

1000

500 May

Apr

Feb

Mar

600

8750 8500

in 1000 tonnes

1500

2016/17 2017/18 2018/19 2019/20

700

Jan

Dec

Oct

Nov

Sep

Aug

Jul

3000

1 000

800

2016/17 2017/18 2018/19 2019/20

Jan-Jul 2019 compared to 2018 : - 0.0%

Jan

in 1000 tonnes

U.S. milk production

Jun-Jul 2019/20 compared to 2018/19 : + 8.7% 3500

Feb

1 200

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Jun

Australian milk production Jul 2019/20 compared to 2018/19 : - 8.4%

Source : EUROSTAT

Page

Apr

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May

Nov

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Dec

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Oct

Source : EUROSTAT, Reg. (EC) No 479/2010 Art. 1(a)1

Page

Sep

Aug

Jul

Jun

May

Apr

Mar

Feb

Jan

11 000

PREZZI DI MERCATO A LIVELLO MONDIALE

Source : Dairyaustralia, Dcanz, USDA

EU Price €/100 kg

EU Prices (week 38)

367

€/100 kg

S.M.P.

218

€/100 kg

W.M.P.

292

€/100 kg

+ 1.3%

CHEDDAR

308

€/100 kg

+ 0.6%

tions

66

550 500 450 400 350 300

+ 3.2%

250 200

Source : DG AGRI – Reg. 2017/1185 Art. 11 & 12

Next

600

+ 0.7%

150

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Source : DG AGRI – Reg. 2017/1185 Art. 11 – Annex I.7

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Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre

Jan 19

Jan 18

Jan 17

Jan 16

Jan 15

Jan 14

Jan 13

Jan 12

Jan 11

Jan 10

Jan 09

Jan 08

100

Jan 07

BUTTER

Jan 06

EU Prices

+ 0.3%

Compared to the average of the previous 4 weeks

Jan 05

33.5

Jan 04

Raw Milk

700 back tokg Dashboard i n EUR/100 650

Butter Intervention price SMP Intervention price BUTTER SMP WMP CHEDDAR

Jan 03

Next

EU average quotations of main commodities

Evolution since last month

Jul-2019

Jan 01

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COMMERCIO ESTERO MAIN EXPORTING THIRD COUNTRIES Jan-Jul 2019 compared to 2018

BUTTER(OIL) Qty in ktons

% 2019 /18

CHEESE Qty in ktons

S.M.P.

% 2019 /18

Qty in ktons

W.M.P.

% 2019 /18

Qty in ktons

% 2019 /18

New Zealand

290

- 2%

209

+ 3%

231

+ 11%

905

+ 14%

EU-28

112

+ 9%

497

+ 2%

606

+ 28%

172

- 19%

United States

19

- 33%

223

+ 4%

378

- 14%

19

- 34%

Australia

12

+ 39%

92

- 7%

83

- 7%

26

- 30%

35

- 11%

115

+ 18%

58

+ 35%

12

- 39%

up to Jun

Belarus Uruguay

6

- 2%

14

- 17%

9

+ 31%

72

MAIN IMPORTING THIRD COUNTRIES Jan-Jul 2019 compared to 2018

+ 13%

China Russia

up to Jun

Japan United States Mexico Thailand

Source : GTA

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up to Jun

BUTTER(OIL) Qty in ktons

% 2019 /18

CHEESE Qty in ktons

% 2019 /18

S.M.P. Qty in ktons

W.M.P.

% 2019 /18

% 2019 /18

Qty in ktons

53

- 34%

67

+ 5%

213

+ 29%

451

+ 27%

55

+ 53%

128

+ 10%

45

+ 8%

26

+ 155%

15

+ 48%

180

+ 8%

29

- 7%

1

+++

39

+ 38%

96

+ 2%

0

- 47%

7

+ 40%

0

- 100%

29

- 57%

104

- 42%

1

- 73%

8

+ 12%

11

- 3%

41

+ 11%

51

+ 20%

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EU Exports - Top 3 destinations in 2019 Period : January-July

BUTTER 2017 2018

2019

Extra-EU

90 066

77 653

92 504

+ 19%

Extra-EU

USA

15 817

15 209

21 984

+ 45%

USA

76 904

71 637

76 473

+ 7%

Japan

3 149

3 874

6 086

+ 57%

Japan

56 084

63 453

66 750

+ 5%

China

5 597

4 962

5 620

+ 13%

Switzerland

35 148

36 596

36 901

+ 1%

in Tonnes

in Tonnes

Extra-EU

S.M.P. 2017 2018 493 317

in Tonnes

2019

474 529 606 133

in Tonnes + 28%

Extra-EU

CHEESE 2017 2018

2019

487 403 486 756 496 903

W.M.P. 2017 2018

+ 2%

2019

243 909 212 627 172 445

- 19%

China

50 656

48 482

80 244

+ 66%

Oman

24 368

35 058

29 531

- 16%

Algeria

78 688

91 972

64 518

- 30%

China

14 876

13 274

10 131

- 24%

Indonesia

41 027

27 623

54 713

+ 98%

Kuwait

8 728

8 668

9 043

+ 4%

Source : EUROSTAT

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Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre

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67

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ISMEA, RIPRESA DEI CONSUMI

pubblicato il report con l’andamento dei consumi alimentari in Italia nel primo semestre 2019 Nel I semestre 2019, dopo un 2018 chiuso con un deciso rallentamento del trend di crescita, la spesa delle famiglie per i prodotti alimentari ha ripreso a crescere a ritmi piÚ elevati. I dati sui consumi delle famiglie del Panel Ismea Nielsen mostrano una crescita dal 1,1% rispetto al I semestre 2018.

Nel segmento dei lattiero-caseari il bilancio della spesa rispetto al primo semestre 2018 torna a stabilizzarsi dopo un lungo periodo negativo. In particolare, si evidenzia un incremento nei consumi di latte UHT (+0,7% i volumi) a fronte di un costante decremento degli acquisti di latte fresco (-1,4% in volume). 68

Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre


Dinamica e quote della spesa per acquisti domestici di prodotti agroalimentari I° semestre 2019/I° semestre 2018 -

Composizione del carrello in termini di spesa

5,6 4,8

VINI E SPUMANTI BEVANDE ANALCOLICHE OLI E GRASSI VEGETALI-7,8 -7,6 FRUTTA ORTAGGI

-1,1

-0,2 -1,2

UOVA FRESCHE ITTICI LATTE E DERIVATI

0,1

Altri prodotti alimenta ri 13,7

0,1 3,7 0,6

0,0 -0,1 0,0 -0,9

14,0

-0,3

Carni 10,2

Oli e grassi vegetali 1,6

Ortaggi 10,9

I consumi domestici delle famiglie italiane 1,1 DERIVATI DEI CEREALI

Derivati dei cereali 14,3

Salumi 6,2

Frutta 9,0

1,6 CONSUMISALUMI ALIMENTARI 0,5 CARNI

Bevande alcoliche analcoliche e vino 9,9

1,5 1,5

Latte e derivati 13,8

Uova fresche 1,1

Ittici 8,1

Aumentano i consumi per i formaggi molli e per gli industriali, mentre restano stabili i consumi per i I° semestre vs I° semestre 2018 2018 vs 2017 per i formaggi duri, a fronte però di una crescita freschi. Si 2019 contraggono invece i volumi acquistati prezzi medi che su implica nel complesso un aumento della spesa di 3,1 punti percentuali. Fonte:dei Elaborazioni Ismea dati Nielsen

Gli acquisti domestici del I° semestre 2019 vs analoghi del I° semestre 2018 Trend di spesa e volumi (var.%)

Le dinamiche di spesa per comparto Le bevande

Prodotti lattiero-caseari

Carni fresche naturali

Analizzando la composizione del carrello e dello scontrino, si conferma la maggior propensione alla -0,1% 2,0% Latte e derivati spesa perCarne le bevande dei vini 0,3% bovina (+2%), supportata soprattutto dal maggior interesse per il segmento 2,9% doc e degli spumanti per i quali, nel complesso, la spesa del primo semestre aumenta del 5,6%, dopo 1,6% Formaggi significa molli il +4,8% del 2018 rispetto all’anno precedente. In termini assoluti, un incremento 1,3%complessivo di spesa su base annua di oltre 50 milioni di euro solo negli ultimi 6 mesi. 1,2%

-1,1%

Carne avicola Formaggi duri Stabili i consumi di acqua e bevande analcoliche, 3,1% per le 2,2% mentre segna una prima flessione la spesa birre, che dopo il +3% del 2018, torna sui valori del 2017. Formaggi freschi

0,1% I prodotti Carne proteici suina di origine animale

1,6%

Formaggi industriali

-0,2%

0,0%

2,1%

Nel comparto dei proteici di origine animale, prosegue il recupero dei consumi per le 2,2% carni fresche, per le quali aumentano nel complesso sia i volumi esitati (+0,6%) e ancor più la spesa sostenuta -1,3% Formaggi semiduri -0,9% (+1,5%). Nel primo semestre -11,8%2019 a trainare il comparto sono le carni bovine fresche per le quali i Carne ovicaprina volumi acquistati, rispetto all’analogo semestre 2018, risultano incrementati del 2% con esborsi supe-8,6% -1,4% Latte fresco -2,5% riori del 2,9%. Positiva la performance anche per le carni avicole, per le quali aumentano volumi e spesa (rispettivamente +1,2% e +2,2%), restano invece stabili le vendite per le carni suine (+0,1% i -18,4% 0,7% Latte UHT volumi) ma con prezzi contro, le “carni Carne cunicola medi unitari in aumento (+1,6% la spesa complessiva). Di0,3% -9,4% minori” (ovine e cunicole) continuano il percorso flessivo con riduzioni delle vendite che viaggiano -0,9% Yogurtcon trend a 2 cifre (-12% e -18%). Stabili nel complesso gli acquisti di salumi, -1,2% positivi in volume solo per i salami (+1,2%) contrastati da lievi riduzioni per i prosciutti sia crudi che cotti, e dal costante Volume Spesa Volume Spesa cedimento del consumo di wurstel. Nel segmento dei lattiero-caseari il bilancio della spesa rispetto al primo semestre 2018 torna a staFonte: Ismea Nielsen Consumer Panel bilizzarsi dopo un lungo periodo negativo. In particolare si evidenzia un incremento nei consumi di Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.7_2019_settembre latte UHT (+0,7%ortofrutticoli i volumi) a fronte di un costante decremento degli acquisti di latte fresco (-1,5% in 69 I prodotti


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