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I nostri gusti teatrali erano molto attuali e ci sentivamo assolutamente à la page con il teatro di quel periodo. Si pensi che, per esempio, in Diario segreto contraffatto non c’era una parola, lo stesso negli spettacoli di Mario Martone o in quelli del Gruppo Kripton; in Hamletmachine addirittura si parlava in giapponese. Allora il teatro di regia mi sembrava un mondo totalmente separato dal teatro che frequentavamo e conoscevamo.

Su questa condizione piomba come un fulmine a ciel sereno Luca Ronconi e il suo teatro. Arriva per caso, come per caso era arrivato nella vita di Calcagnini il teatro tout court, e, come allora, succede durante l’estate pesarese. Siamo ad agosto del 1984, il Rossini Opera Festival ha commissionato a Luca Ronconi la regia de Il viaggio a Reims. Per le strade del centro storico, nei pressi di piazza del Popolo, si aggirano artisti, coristi, figuranti, tecnici del Festival intenti a far qualcosa che non risulta subito chiaro agli ignari passanti. Tra loro il giovane Calcagnini che oggi racconta: Un giorno vedo delle persone in piazza del Popolo con pantaloni corti che dirigono un gruppo in costume storico sotto il sole d’agosto: “Avanti le masse!!!” – e il gruppo comincia a camminare – “Fermi lì!!!!” – e il gruppo si arresta mentre altre persone si muovono con il carrello. Mi chiedo cosa stia succedendo e scopro che stanno lavorando per il Festival a Il viaggio a Reims di Ronconi. Ma cosa c’entra, mi chiedo. Poi scopro ancora che lo spettacolo si svolge all’Auditorium Pedrotti. Io avevo fatto le scuole medie al Conservatorio che è attiguo e conoscevo tutti i collegamenti interni tra questo e l’Auditorium. Così mi intrufolo. Il Pedrotti durante le prove del Viaggio era un vero e proprio cantiere: corridoi occupati da cavi grandi come proboscidi di elefanti, binari per dolly, vasche da bagno, cantanti avvoltolati nelle bandiere. Dovevo ammettere, mio malgrado, che questi che fanno l’opera si divertono molto. Intanto chiedo ai miei genitori di regalarmi un biglietto per il mio compleanno che cadeva il 23 agosto. Da quel momento, arrampicandomi da dietro, salendo per le grondaie e con altri simili espedienti, ho seguito tutte le prove. Non riuscivo a vedere Ronconi ma ogni tanto lo sentivo ridere. Lo spettacolo era strepitoso, un corto circuito mentale capace di ridurre in poltiglia le nozioni di teatro nel teatro studiate in Accademia. C’era una scena nella quale gli ospiti della locanda che non possono andare a Reims11accettano di passare la serata guardando uno spettacolo di ballerine. Bene, dentro al Pedrotti i cantanti che li interpretano sono 11  “Ai primi di giugno del 1825 ebbe luogo, nella cattedrale di Reims, l’incoronazione di Carlo X di Borbone. Nel quadro dei festeggiamenti che accompagnarono l’evento fu rappresentata una cantata scenica, commissionata qualche mese prima a [...] Gioachino Rossini, appena nominato directeur de la musique et de la scène del Théâtre Italien di Parigi. Il libretto preparato da Luigi Balocchi per l’occasione, intitolato Il viaggio a Reims ossia L’albergo del Giglio d’Oro, si basa su un’intuizione che ne fa una sorta di testo autoreferenziale: anziché attenersi ai dettami di una tradizionale cantata encomiastica, il libretto mette in scena un gruppo di invitati alla cerimonia dell’incoronazione, provenienti da tutta Europa e costretti da un imprevisto a fermarsi alle terme di Plombières. Qui, nell’impossibilità di raggiungere Reims, improvvisano un omaggio alla famiglia reale, ciascuno nel proprio stile nazionale, decidendo di tornare a Parigi per i festeggiamenti successivi. [...] La ‘prima’ del Viaggio a Reims ebbe luogo a Parigi, al Théâtre Italien, il 19 giugno 1825 alla presenza del re e della famiglia reale. L’aspettativa era alle stelle, trattandosi della prima opera scritta da Rossini espressamente per Parigi.”, cfr. C. Toscani, L’opera in breve, dal programma di sala de Il viaggio a Reims, Teatro alla Scala, Milano, Stagione d’opera e balletto 2008-2009.

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