Fausto Giovannardi
José Luis Delpini “ el compositor estructural”
Indice Gli anni della formazione L’insegnamento Delpini Sulcic Bes Ingegneros Arquitectos Le invenzioni e le prove su modelli Alcuni tratti del pensiero di José Luis Delpini Scritti Riconoscimenti postumi Raúl Bes Victor Sulcic OPERE La estructura y su diagramación Creaciones especiales de un realizador genial Gonzales Taboada Marcia La libertà nel progetto e realizzazione delle strutture José Luis Delpini
Fonti Ringraziamenti
Il progettista di strutture il " compositore strutturale ", non è libero, nel senso che lo è il musicista, lo scrittore, il pittore o lo scultore. A loro basta un pezzo di carta o una tela o un poco di creta - e forse un poco di fame - per poter realizzare l'opera più grande, la più immortale, senza altra limitazione altro che la grandezza del genio che Dio gli ha dato. Invece, il compositore di strutture, l'architetto strutturale, come dovrebbe essere chiamato, è doppiamente bloccato nella creazione del progetto e nella realizzazione dell'opera. In primo luogo, nulla può essere fatto senza denaro, nulla può essere fatto senza il sostegno finanziario. Le sue realizzazioni sono opere costose. Gli è necessario inevitabilmente contare su un ricco proprietario, su un industriale potente - un nuovo mecenate del nostro tempo - per vedere materializzarsi i suoi sogni. In secondo luogo, anche se siete abbastanza fortunati da trovare chi vi affida il suo denaro per erigere un'opera di soluzione originale o sconosciuta, deve ancora affrontare l'ostacolo che al suo volo impone la limitazione imposta dai mezzi di costruzione di cui dispone. Il creatore di strutture non potrà mai sbarazzarsi del primo di questi gioghi; per liberarsi dalla seconda questa comunicazione è indirizzata. Naturalmente, ci si riferisce a strutture in calcestruzzo, in quanto questo è il materiale che consente al progettista maggiore libertà. Ma questa libertà è limitata dai costi e dalle difficoltà di realizzazione delle forme o casseforme ". José Luis Delpini Discorso in occasione della nomina a membro dell’Academia Nacional de Ciencias Exactas Físicas y Naturales
Gli anni della formazione José Luis Delpini nacque a Buenos Aires in calle Gallo 760, nel popolare barrio de Abasto, il 24 agosto 1897. Figlio dell’italiano Giuseppe e di Dolores Fraguglia, una porteña figlia di italiani (allora del Regno del Piemonte e Sardegna). Primo di quattro figli (Luis Antonio, Juan Antonio e Dolores), fu battezzato il 19 marzo 1898 in Nuestra Señora del Pilar, con padrini italiani, Geronimo Finocchietto e Carolina Bardelli. Studia presso la Escuola Industrial de la Nación Otto Krause conseguendo il diploma di Maestro Mayor de Obras. Ottiene poi la qualifica di professore in matematica e cosmografia, per l’insegnamento nelle scuole secondarie, presso l’instituto Nacional del Profesorado Secondario. Si iscrive alla Facultad de Ciencias Exactas, Fisicas y Naturales de la Universidad de Buenos Aires, laureandosi ingegnere civile con medaglia d’oro e premio Rosetti nel 1921. Frequentava contemporaneamente la Facoltà di Ingegneria e l’instituto Nacional del Profesorado secondario, dove conobbe Adelina Lecce, “la chica más linda del Colegio” e con lei si sposò mentre seguiva l’ultimo anno d’ingegneria. Questo rallentò un poco il suo rendimento negli studi, mettendo a rischio la possibilità di ottenere la Medaglia d’oro che il suo curriculum universitario faceva presagire. Con l’aiuto della sua sposa, che gli risentiva le lezioni, riuscì a sostenere gli ultimi esami ed a laurearsi in tempo utile, ottenendo non solo la Medaglia d’oro ma anche il Premio Rosetti che veniva assegnato a chi aveva ottenuto il maggior numero di lodi1. Si dice che in casa tenesse una sua poesia incorniciata2: “ Con poesie come
questa ho conquistato la mia signora. Era molto bella ed aveva molti pretendenti più buon partito di me, ma nessuno gli scriveva le poesie che io gli mandavo.” Sposa, il 3 ottobre 1921, Adelina Lecce, nata a Buenos Aires il 4 giugno 1898, figlia di Italiani: Francesco Lecce e Maria De Andreis. Avranno una figlia Beatriz Elena Delpini, nata a Buenos Aires il 14 novembre 1925. Sposata con il Prof. Gilberto Nicolás Dalesio, gli darà quattro nipoti: Otilia, Adelina, Gilberto e Claudia.
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Dalle memorie dell’ing. Héctor Massa, collaboratore di Delfini, in occasione del Centenario della nascita. Testimonianza ing. Roberto Echarte in occasione del centenario della nascita.
Ha abitato fin dal matrimonio in Piedras 172 al 5° piano, con lo studio a pochi isolati di distanza, in Bolivar 321.
12 luglio 1947 – Al matrimonio di Beatriz Foto dall’archivio di famiglia – Claudia Dalesio g.c.
L’insegnamento Inizia subito a svolgere attività docente, prima presso le scuole secondarie e poi all’Università. Dal 1921 al 1948 insegna Proyectos y Resistencia de Materiales alla Escuola Industrial de la Nación Otto Krause e dal 1922 al 1937 Fisica e Matematica, nei collegi Nazionali “ Juan M. de Pueyrredon” e “Domingo Faustino Sarmiento”. Nel 1940 fa il suo ingresso come professore aggiunto di Fundaciones y Albañilerìas nella Facultad de Ciencias Fisico-Matemáticas de la Universidad de La Plata, (incarico che terrà fino al 1946) e di Construcciones III nella Escuola de Arquitectura de la Facultad de Ciencias Exactas, Fisicas y Naturales de la Universidad de Buenos Aires (fino al 1943). Nel 1942 ottiene l’incarico di professore titolare di Construcciones de Albañileria y Hormigon Armado nella Facoltà d’Ingegneria della Universidad de Buenos Aires, succedendo all’ing. Castiñeiras, Incarico che terrà fino al 1957 per poi assumere quello dell’insegnamento di Hormigon II. Come estensione della cattedra fonda il Laboratorio de Investigación de Estructuras. Nella Facoltà è nominato Direttore del Departamento de Construcciones y Estructuras. Nel 1964 istituisce la cattedra di "Composición Estructural" in cui terrà, purtroppo, le sole lezioni iniziali. Nel 1960 è tra i docenti della neonata Facoltà di Scienze fisicomatematiche e ingegneria della UCA - Pontificia Universidad Católica Argentina.
La mia missione nelle lezioni è togliere gli orpelli, gli addobbi, quello che adorna. Voglio che comprendano come sono le strutture, come funzionano; il resto del tema lo possono imparare molto meglio sui libri.1 JL Delpini Il metodo che adottò il Maestro per gli esami, scandalizzò i suoi colleghi. Non c'era la cattedra sopraelevata con il trio di professori con la faccia di circostanza. Non era possibile per gli studenti di speculare sulla possibilità di studiare solo alcune parti, rischiando sulla fortuna. All'allievo veniva dato tutto il tempo necessario per sviluppare le risposte, sopra tutta la materia, in un dialogo aperto, con i suoi assistenti. Il verdetto finale era nelle loro mani. Prof. Ing. Justo Segura Godoy in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita. Complementari alle lezioni i viaggi alle opere più interessanti del momento. Lui ed i suoi alunni partivano in allegre carovane. Dal 1925 al 1944 è consulente della Dirección de Patentes de Invención. Collabora alle riviste Applied Mechanics Reviews e Estrucura (Brasile) Delegato della Facoltà d’ingegneria della UBA nella commissione del Código de la Edificación de la Ciudad de Buenos Aires e da questa nominato rappresentante nella Comisión para las Nuevas Normas Nacionales en las construcciones de Hormigón Armado. Membro della Sociedad Argentina de Ensayos de Materiales. Membro della Association Internationales des Ponts et Charpentes.
Delpini Sulcic Bes Bes IngenierosIngenieros-Arquitectos Josè Delpini, come ripeterà spesso, è ingegnere d’opera e l’attività professionale sarà la sua vera passione. Tutto ha inizio intorno al 1926, quando conosce l’arch. Victor Sulcic ed il geometra Raul Bes, giovani che lavoravano presso l’avviato studio dell’ing. Luis Vicente Migone e che avevano da poco deciso di partecipare al concorso per la sede centrale del Banco Hipotecario Nacional a Buenos Aires, a cui avrebbero preso parte i più importanti studi di architetti ed ingegneri del tempo. La presenza di Delpini era indispensabile, perché Sulcic e Bes non avevano i titoli per partecipare. I tre decidono di mettersi insieme ed aprono lo studio Delpini Sulcic Bes Ingenieros-Arquitectos. Su proposta di Delpini elaborano e presentano, entro il 15 novembre, due distinte proposte chiamate "Improbus" e “Icatú". Al concorso avevano partecipato i principali studi e vi fu grande sorpresa quando il 31 marzo del 1927 il verdetto della giuria decretò vincitore il progetto “Icatù” del gruppo di giovani e sconosciuti progettisti. Subito il neonato studio fu incaricato del progetto esecutivo per i lavori di costruzione dell’edificio, il cui importo era stimato in 16 milioni di pesos dell’epoca. Il cambio di governo ne impedì la realizzazione ed ai tre autori, dopo una controversia legale durata fino al 1932, fu corrisposto un cospicuo indennizzo di 450.000 pesos.
Intanto lo studio andava affermandosi realizzando vari edifici in Buenos Aires (uno di 6 piani all'incrocio delle strade Piedras e Venezuela, uno di 7 piani in Jujuy 136 ed un di 4 piani in Uruguay 241 e molti altri più piccoli), oltre all’ingresso monumentale del cimitero e la Biblioteca Florentino Ameghino a Lujan. Notevole il progetto e la costruzione dell'ingresso del cimitero di Lujan, un edificio particolare in cui si nota la sua formazione artistica nelle figure dei lati del portale, opera dello scultore Luis Perlotti (1890-1969), ed in una certa volumetria drammatica dell'insieme, che può aver ispirato le successive opere di Francisco Salamone.
L’ingresso al cimitero di Lujan 1930 – (Foto Diario de Lujan e Gustavo Depaoli)
Nel 1929, dopo un primo concorso ritenuto dalla proprietà insoddisfacente, lo studio presenta in poche settimane un progetto di massima e riceve l’ incarico del nuovo Mercado de Abasto Proveeder. Gli scavi iniziano nei primi mesi del 1930, e la costruzione viene inaugurata il 24 maggio 1934. Si conteranno non meno di 750 tavole di disegni costruttivi.
Quasi contemporaneamente ottengono l’incarico per la costruzione del nuovo stadio del Club Boca Juniors, la “bombonera bombonera”, bombonera che li impegnerà fino al 1940, ed oltre.
Lo studio Delpini Sulcic Bes Ingenieros-Arquitectos, si occupò anche dell'ampliamento della Casa di riposo dell' Ospedale Italiano a San Justo, creando i padiglioni, la casa delle sorelle e altri edifici, nonché la chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù, in stile neogotico, realizzata in cemento armato. Dopo il terribile terremoto di San Juan del 19443, Sulcic in particolare, si occupò di un progetto di case smontabili, antisismiche ed antincendio, donando il progetto al Ministro delle Opere Pubbliche Joaquin Sauri. Nel 1953, dopo la tragica morte del figlio Igor, Sulcic abbandona la professione e lo studio, di fatto cessa la sua attività. Delpini continua invece a lavorare e ad insegnare.
Nei primi anni abbiamo conosciuto grandi professori: Butty, Rey Pastor, Ballester, ecc, li vedevamo passare attraverso i corridoi al mattino, quando andavano a fare lezione o gli esami. Delpini non lo abbiamo mai visto la mattina, lui insegnava di notte, quasi sempre iniziava tra le 20 o 20.30, con la sua classica non puntualità. Diceva che lui era un ingegnere d'opera, e che qualcuno voleva che lui insegnasse di mattina, il rettore avrebbe ricevuto subito le sue dimissioni. Le sue lezioni erano divertenti, scioccanti. Si entusiasmava tanto che a volte, saltava pure: come quando parlava del coefficiente d'impatto "Immaginate voi come aumenta il carico su una tribuna sotto questo effetto". Ing. Héctor Massa Dopo la chiusura del sodalizio con Sulcic e Bes, lavora più specificatamente nell’ambito dell’architettura strutturale, manifestando una affinità con il lavoro di Pier Luigi Nervi, che qualcuno ha definito Monumentalismo Strutturale. Durante la visita di Nervi nel nostro paese, feci quanto possibile per fargli conoscere le opere di un suo collega, il cui nome non conosceva, l’ing. José Luis Delpini. Dopo la visita a varie opere. Nervi mi manifestò che, per lui, l’autore di esse era il più grande di quelli che aveva conosciuto nel suo viaggiare per l’Europa. Prima di partire per Ezeiza, mi disse: “ voi giovani professionisti,
avete un obbligo con la vostra patria, con la vostra università e con la disciplina che avete intrapreso, quello di far conoscere l’opera del prof. Delpini al di fuori del vostro paese.” Néstor J. Ottonello Una creacion Argentina Carreteras n.177 marzo 2005, pag. 14 L’esperienza dello stadio del Boca junior lo porta ad interessarsi agli “stadi” in generale ed i suoi studi si concretizzano nella proposta di “un tipo razionale di stadio funzionale”, che assomiglia nel funzionamento e forma ad una turbina, nella quale ogni tribuna doveva compiere la funzione di una ruota (rotore) con il suo rispettivo dispositivo di distribuzione della massa fluida. Delpini4 è considerato autore del primo progetto di ponte strallato (atirantado) conosciuto nel mondo. Nel 1954 partecipa infatti al concorso internazionale per il progetto e la costruzione di due ponti in Brasile, nello stato di Rio Grande do Sul, 3 4
15 gennaio 1944, M=7, IX Mercalli, 80% città distrutta, almeno 5.000 vittime. Con l’ing. Néstor Ottonello e l’ing. Antonio Alves de Noronha e l’impresa Companhia de Industrias Geraís Obras e Terras di Porto Alegre (BR)
uno sul rio Das Antas e uno sopra il rio Caí. L’attraversamento del rio Das Antas era in una gola profonda, mentre quello del rio Caí, in un’ampia zona pianeggiante. La soluzione proposta fu di un arco triarticolato per il primo ed un ponte con cavi ancorati a pile di grande altezza per il secondo; entrambi realizzabili senza ponti ausiliari ne ponteggi di sostegno. Il ponte con stralli (Stayed bridge) fece subito scalpore ma la giuria, pur non avendo niente da obiettare alle giustificazioni strutturali del progetto, non lo ritenne realizzabile non essendovi antecedenti di ponti costruiti con questo principio, ne conoscenze sulla manutenzione necessaria. Ritenne che un ponte di questo tipo, a quel tempo, poteva realizzarsi solo in Germania o in Giappone. Ed infatti il primo ponte strallato fu progettato l’anno dopo dall’ingegnere tedesco Franz Dishinger (1887-1953) e costruito a Stromsund (Svezia). Nel 1956 diviene membro titolare della Academia Naciónal de Ciencias Exactas, Fisicas y Naturales di Buenos Aires. Fino alla sua morte ha lavorato ed esercitato attività docente nelle Facoltà di Ingegneria e Architettura della UBA. La moglie muore il 11 febbraio 1958, non ancora sessantenne.
Josè Luis Delpini muore il 13 marzo 1964.
Le invenzioni e le prove su modelli Dal punto di vista tecnico due furono le sue invenzioni principali: il calcestruzzo preformato che rende indipendenti le strutture di calcestruzzo dalle casseforme e puntellature, utilizzato nelle fabbriche di Italar e Gomycuer, ed il fibrocemento autoportante prodotto dalla sua volontà di poter ottenere un elemento strutturale leggero per grandi coperture. Per fare questo era indispensabile eseguire prove su modelli. Per molti anni Delpini ha lavorato per l'installazione, nella zona del Dipartimento di Costruzioni e Strutture della Facoltà di Ingegneria dell'Università di Buenos Aires, di un laboratorio in grado di svolgere attività di ricerca nel campo della ingegneria strutturale, attraverso prove su modelli in scala. Durante questo periodo, le sue opere, che sono state tutte all'avanguardia nel campo dell'ingegneria strutturale, sono diventate lavori d'investigazione a scala naturale, di nuove soluzioni. Saggi sul funzionamento dell'elemento degli archi alleggeriti con elementi di rigidezza laterale; Studi e modifiche delle coperture piegate "preformate" di Gomycuer e Italar; Ricerca del profilo ottimale e degli elementi "preformati" corrispondenti per il serbatoio dell'acqua di riserva (capacità 350 tonnellate) di Italar, con la collaborazione dell'Instituto Aerotécnico de la Universidad de La Plata. Ricerca sul funzionamento e sollecitazioni delle lamine sottili policentrichei con condizioni molto particolari bordo di sostegno, e di bordo che costituiscono le gradinate dei nuovi stadi del Boca Juniors e San Lorenzo de Almagro, che devono essere progettati per condizioni di carico estreme. In conseguenza a questa continua sperimentazione, anche le opere erano in una evoluzione continua. Così il serbatoio preformato dell'Italar è servito per creare un esemplare equivalente, ma più semplice, nel lavoro per la Tintoria Corbella. Gli insegnamenti delle cupole piegate preformate hanno permesso di concepire il fibrocemento autoportante; gli archi alleggeriti con stabilizzatore laterali, perfezionati nel corso di numerose applicazioni, hanno reso possibile il progetto del Ponte Retiro. All'inizio del decennio 1960, con molto sforzo e con la collaborazione del personale della sua cattedra, ha posto le basi per quello che attualmente è divenuto il Laboratorio de Materiales y Estructuras, della Facultad de Ingeniería Universidad de Buenos Aires.
Luis Delpini e Horacio Reggini di fronte al George Washington Bridge New York, 1960. http://www.horacioreggini.com.ar
Alcuni tratti del pensiero di José Luis Delpini Espressi nella nella sua ultima conferenza tenuta nella Facoltà di Ingegneria della Universidad de Buenos Aires Aires nell’ottobre del 1963.
Siamo nel barocchismo delle strutture. La forma per la forma, la bellezza per la bellezza, quando in realtà, la bellezza è il risultato di una funzione ben realizzata. L'architetto puro, è un compositore che non ha gli strumenti per lanciarsi a progettare strutture, nel senso che intendiamo che è il progetto strutturale, architettura strutturale. Se il progettista conosce il suo lavoro, se ha le capacità per analizzare il progetto che gli danno, può arriavre a qualcosa di spettacolarmente nuovo. Se quello che ha il progettista è la fantasia del sarto o del coiffeur, sottomette l'ingegnere strutturale al doloroso sforzo di risolvere qualcosa che è inadeguato, ma si deve sostenere una qualche forma e allora inizia ad aggiungere elementi necessari perchè la struttura rimanga in piedi. I nuovi Superjet. Sono davvero un segno di armonia, che è bellezza, non si può togliere nulla, né aggiungere. E le strutture che si devono progettare devono essere orientate nella stessa direzione, devono avere la stessa inesorabilità. Il progettista è un uomo di sintesi, il progettista deve togliere, deve eliminare ciò che è in più e questo lo può fare se conosce bene il suo lavoro. Rimuovere ciò che è in eccesso e sapere quello che ci vuole. E per questo dobbiamo studiare profondamente le strutture, dall'inizio alla fine. Non si può essere un grande progettista in base alla ispirazione pura. Sono necessari tremendi studi per arrivare a usare le sue regole e poter comporre il grande, necessita una tremenda disciplina e una completa fedeltà alla missione che si ha tra le mani. Se si deve proiettare un grande volume, lo si farà con la minor quantità di materiale possibile e con la soluzione più elegante Il progettista che conosce il suo lavoro può creare altre forme, che non sono arbitrarie ma necessarie. E' molto bello creare, prevedere o comporre nuove forme strutturali, ma non ci si deve dimenticare che vanno costruite. E spesso dove inciampa il realizzatore è al momento di farlo. E l'esperienza di lavoro significa sempre ricerca, problemi e mal di testa. Perché anche se il progetto è completo e ben fatto, deve essere costruito correttamente, e ci si arriva solo dopo fatta la seconda o terza opera. Non si può dire: sono sicuro che questo non cada; se si può fare la struttura con la metà del costo, c'è l'obbligo di farlo. Dal discorso dell’ing. Hector Massa per il centenario della nascita
"Bisogna parlare con le strutture nel momento della progettazione, devono essere trattate come esseri viventi, non torturarle; è come se a una persona adulta si volesse mettere un vestito adatto ad un ragazzo o mettergli un paio di scarpe due numeri più piccoli, a stringere troppo i vestiti si strappano. Le strutture pure soffrono e si ribellano come possono, appaiono fessure, crepe o peggio, arrivano al crollo."1 "Le strutture devono essere verificabili con metodi semplici, nei quali non è possibile commettere errori, per questo dobbiamo comprenderle bene. Se un calcolo più
complesso o esatto, arriva a corrispondere con quello più rapido e facile, è sicuro che non avremo gravi errori, in caso contrario conviene diffidare ed essere molto cauti." 1
Scritti Delpini ha avuto poco tempo per scrivere, impegnato com’era a progettare, costruire ed insegnare. Le unico pubblicazioni note sono quelle legate alla sua cattedra. • Traduzione del libro "Estática del Hormigón Armado" di Kurt Beyer, con l’ing. Ricardo Wagner. • Consideraciones sobre el cálculo de columnas zunchadas de Hormigón Armado (Ciencia y Técnica, 1950). • Cálculo de piezas de Hormigón Armado a falla límite. 1952 (A. Segura Godoy y J. González Dogliotti). • Criterio para el cálculo de piezas de Hormigón Armado. In collaborazione con gli ingg.F. García Olano, A. Segura Godoy y J. González Dogliotti). (Ciencia y Técnica,1954). • Fundamento estadístico para la reducción de los coeficientes de seguridad (A. Segura Godoy, J. González Dogliotti, J. Várela, J. Martínez Castillo). • Vigas de gran altura soportadas a lo largo de sus bordes verticales, con l’ing.Jorge Sciammarella. Pubblicato in "Rapport Final" del V Congreso de la Association Internationale de Ponts y Charpentes (1957), ed in Ciencia y Técnica (1957). • Cálculo plástico de estructuras de Hormigón Armado. 1959 (A. Segura Godoy, G. Roffo). • Investigaciones sobre piezas a tensiones de resbalamiento constante en toda su sección, con ingg. Enzo Gioioso e Vitorgan. • Investigación del comportamiento contra pandeo y torsión del puente proyectado sobre Avda. Del Libertador en Retiro, con Ing. Ricardo Wagner e la classe del 6 anno.
Riconoscimenti postumi La Scuola ETNº13 a Chilavert 5460 del Barrio de Villa Lugano nell’anno 1964 è stata intitolata all’Ing. José Luis Delpini a seguito della Resolución 1196/C, dietro indicazione del Centro Argentino de Ingenieros.
Nell’agosto del 1997 in occasione del centenario della nascita, la Facultad de Ingeniería lo ha nominato Profesor Honorario Ilustre Post-Mortem in omaggio alla sua vita ed opera.
Con la Legge n. 843 del 16 luglio 2002 la città di Buenos Aires ha reso omaggio a 7 illustri progettisti argentini intitolandogli una piazza. Tra queste la Plaza Ing. José Luis Delpini, dalle parti della Av. Costanera Rafael Obligado nel Parque Balneario Norte
L’Associazione degli Ingegneri Strutturali di Argentina (AIE) ha istituito il premio biennale Estructura Notable “Ing. José Luis Delpini”.
Raú Raúl Bes Raul Bes è nato a Buenos Aires il 3 novembre 1897 e vi è morto il 2 maggio 1971. Sposato con Maria Elisa Tarelli (Buenos Aires 1900-1982), hanno avuto due figli: Daniel Raul ( Buenos Aires1931) e Gabriel Gerardo (Buenos Aires 1935- Mendoza 2013). Appena diplomato agrimensore, si iscrive alla Facoltà di ingegneria ed intanto lavora presso lo studio dell’ing. Luis Vicente Migone dove conosce Victor Sulcic e poi José Luis Delpini. Problemi famigliari gli impediscono di portare a compimento gli studi, ma non di entrare a pieno titolo nello studio Delpini Sulcic y Bes.
Effettivamente, mio padre aveva il titolo di agrimensore (credo corrispondente a quello di geometra in Italia), quindi un grado intermedio rispetto all'ingegnere. Non credo che abbia mai esercitato le funzioni di agrimensore, o che lo studio Delpini, Sulcic y Bes si siano occupati di questi temi. Mio padre aveva frequentato la Facoltà di ingegneria fino quasi alla fine, ma non ha potuto terminare gli studi per problemi di famiglia. All'interno dello studio si occupava dell'amministrazione e collaborava con Delpini, ad esempio, nel verificare in cantiere che i materiali fossero utilizzati come aveva indicato Delpini. Credo di aver conosciuto poche persone con la capacità intellettuale e il livello di inquiertudine che aveva Delpini. Tra gli altri, mi ricordo questi due aneddoti personali: 1) Quando avevo 17 anni (ora ne ho 84) morì un cognato di Delpini. La cremazione era rara a quei tempi. Una volta che la cassa aveva attraversato lo sportello, una tenda si abbassava e tutti si tornava a casa (ancora si segue questo rituale). Invece, Delpini mi ha detto: "Vieni, purrete" (scugnizzo) e andammo a controllare i forni crematori e le "strumentazioni" associate. 2) Una volta terminata la mia specializzazione presso l'Istituto Niels Bohr a Copenaghen, e rientrato in Argentina e iniziato a tenere corsi di fisica nucleare presso l'Università di Buenos Aires, Delpini vi ha assistito un intero quadrimestre. Daniel Raúl Bes Figlio di Raúl 2015.11.11
Viktor Sulči Sul ič Viktor Sulčič nasce il 2 agosto 1895 a Križ (Santa Croce) vicino a Trieste, allora porto dell’impero Austro Ungarico. Figlio di Jože e Marija Bogatec, rimasto orfano da piccolo viene allevato da una zia, che lo fa studiare a Trieste. Nel 1914 appena terminata la “Scuola per capi d’arte” fu arruolato e prese parte alla prima guerra mondiale. Sarà un’esperienza traumatica per il giovane Sulcic. A conflitto terminato, nell’ottobre del 1919, si iscrive alla Accademia di Belle Arti di Firenze, frequentando prima scultura con Domenico Trentacoste (1859-1933), per indirizzarsi poi verso gli studi di architettura. A Firenze ed in Toscana conosce a fondo il Rinascimento. Nel marzo del 1922 sostiene l’ultimo esame presso il Reale Istituto di Belle Arti di Bologna, ottenendo il titolo di professore di disegno architettonico.
Suo compagno di studi è Nevo Pilon5 che nelle sue memorie scrive: “la padrona
della casa dove vivevamo non poteva credere che studiavamo essendo poveri, in Italia non era possibile.” Dopo un primo periodo di lavoro a Riva del Garda si trasferisce a Zagabria dove lavora per l’arch. Ljubinski alla sistemazione dell’atelier dello scultore Ivan Meštrović, di cui diviene amico, e poi nello studio Zanko. Nel 1924 parte per l’Argentina con la presentazione di un suo compagno di scuola, tale Marchi, per l’ing. Luis Vicente Migone (Buenos Aires 1893-1980), che lo impiega inizialmente come disegnatore. All’interno dello studio conosce il geometra Raúl Bes, che diverrà successivamente suo socio. Nel 1926 partecipa con l’ing. Migone al concorso per l’edificio Municipale di Bragado, ottenendo il secondo premio. Nel marzo dello stesso anno viene bandito il concorso per la sede centrale del Banco Hipotecario Nacional a Buenos Aires. Con Raúl Bes decide di partecipare ed entrambi lasciarono il posto di lavoro dall’ing. Migone per lavorare completamente al progetto di concorso, ma ben presto si resero conto che non potevano presentarlo, non avendo diplomi riconosciuti nel paese6. Avendo conosciuto l’ing. Delpini decisero di partecipare insieme e su proposta di Delpini elaborarono e presentarono, entro il 15 novembre, due distinte proposte chiamate "Improbus" e “Icatú". Al concorso avevano partecipato i principali studi e vi fu grande sorpresa quando, il 31 marzo del 1927, il verdetto della giuria decretò vincitore il progetto “Icatù” del gruppo di giovani e sconosciuti progettisti. Subito il neonato studio Delpini, Sulčič, Bes IngenierosArquitectos, fu incaricato del progetto esecutivo per i lavori di costruzione dell’edificio, d’importo pari a 16 milioni di pesos. Il cambio di governo ne impedì la realizzazione ed ai tre autori nel 1932, dopo una controversia legale, fu corrisposto un cospicuo indennizzo di 450.000 pesos. Intanto lo studio andava affermandosi realizzando vari edifici in Buenos Aires (uno di 6 piani all'incrocio delle strade Piedras e Venezuela, uno di 7 piani in Jujuy 136 ed un di 4 piani in Uruguay 241 e molti altri più piccoli), oltre all’ingresso monumentale del cimitero e la Biblioteca Florentino Ameghino a Lujan. Notevole il progetto e la costruzione dell'ingresso del cimitero di Lujan, un edificio particolare in cui si nota la sua formazione da scultore nelle figure dei lati del portale, opera di Luis Perlotti (1890-1969), ed in una certa volumetria drammatica dell'insieme, che può aver ispirato le successive opere di Francisco Salamone. Nel 1929, dopo un primo concorso dal risultato insoddisfacente, lo studio presenta in poche settimane un progetto di massima e riceve l’incarico del progetto del nuovo Mercado de Abasto Proveedor. Gli scavi iniziano nei primi mesi del 1930, e la costruzione della prima parte viene inaugurata il 24 maggio 1934. Si conteranno non meno di 750 tavole di disegni costruttivi. Contemporaneamente ottengono l’incarico per la costruzione del nuovo stadio del Club Boca Juniors che li impegnerà fino al 1940.
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Nevo Pilon (1896-1970) pittore e fotografo sloveno. A suo nome la galleria Pilonava Galerija a Aidussina, dove sono conservati alcuni dei disegni di Sulcic del tempo degli studi. 6 Viktor Sulcic non ha potuto ottenere il riconoscimento del suo titolo di architetto in Argentina, solo nel 1942 il Consejo Profesional de Arquitectura lo registrò nel registro speciale dei director de obra.
L’ingresso al cimitero di Lujan 1930 – Nella foto in alto il primo da sx è Sulcic ed il sesto Delpini (Foto El Diario de Lujan)
Nel 1939 l’ambasciatore de Regno di Yugoslavia lo incarica del progetto del Hogar Yugoslavo nel Dock Sud. Sempre in questo periodo progetta una scuola secondaria per le monache francescane slovene a Formosa. Lo studio si occupò anche dell'ampliamento della Casa di riposo dell' Ospedale Italiano a San Justo, creando i padiglioni, la casa delle sorelle e altri edifici, nonché la chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù, in stile gotico, realizzata in cemento armato. Dopo il terribile terremoto di San Juan del 19447, Sulčič in particolare lavora ad un progetto di case smontabili, antisismiche ed antincendio, presentandolo al Ministro Joaquin Sauri e donandolo al Ministero delle Opere Pubbliche. Membro attivo della comunità slovena di Buenos Aires, socio nelle società Sokol, La Paternal e Dock Sud, impegnato in attività benefiche, cofondatore del settimanale Novi List, dove nel 1934 pubblica alcuni articoli sulla “casa dell’immigrato” con consigli pratici e disegni per l’autocostruzione di abitazioni, riceverà in riconoscimento la decorazione di San Sava.
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15 gennaio 1944, M=7, IX Mercalli, 80% città distrutta, almeno 5.000 vittime
Sposato con Anna Kiselicki, musicista, insegnante di pianoforte, originaria di Vranjevo - Serbia. Hanno avuto due figli: Fedor e Héctor Igor . Nel 1953, dopo la tragica morte del figlio Igor, Sulčič abbandona la professione. Continuerà a vivere, disegnando, dipingendo e scrivendo. Viaggia molto e tiene mostre a Buenos Aires e Punta Arenas (cile) nel 1954-55-5961-68. Nel 1957 viaggia in Italia ed Yugoslavia, con una mostra di acquerelli a Belgrado. Nel 1965 pubblica il libro di poesie “Luces y sombres” e nel 1968 uno di racconti “La Olla”. Nel 1970 pubblica “ Juan Benigar, el sabio que murio sentado” sull’ingegnere ed antropologo nato a Zagabria nel 1883 e morto a Aluminè nel 1950, che aveva conosciuto nel 1943 in un viaggio al confine con il Cile. Muore il 9 settembre 1973 a Buenos Aires. I suoi disegni ed acquerelli sono conservati nella Pilonava Galerija a Aidussina e nel Museo di Nuova Gorizia, in Slovenia.
Patio 1952
Opere Troppo numerosi, lontani nel tempo e spesso dimenticati, sono i lavori fatti da Josè Delpini nella sua folgorante carriera di ingegnere. Ne riportiamo alcuni, come risultano dai vari contributi presenti in letteratura e citati tra le fonti. 1926 Casa Madre del Banco Hipotecario Nacional, Buenos Aires. Progetto vincitore del concorso per la realizzazione nella Diagonale Sur 1928 Ingresso del nuovo cimitero e Biblioteca Florentino Ameghino a Lujan 1928 Mercado de Abasto (1928) (Delpini, Sulcic y Bes, Ings.) 1932 Estadio del Club Boca Juniors (1932) (Delpini, Sulcic y Bes, Ings.) 1938 Mercado Vélez Sarsfield 1938 (Delpini, Sulcic y Bes, Ings.) 1939 Progetto del Hogar Yugoslavo nel Dock Sud e di una scuola a Formosa (V.Sulcic) 1941 “El Cóndor” (Ómnibus de Constitución -1941-42) Stazione terminale di autobus 1942 Hilandería Juarros, 1943 Capilla Sagrado Corazón del Hospital Italiano de San Justo “Agustín Rocca” 1944 Case smontabili antisismiche ed antincendio – Terremoto san Juan 1947 Padiglione di tejeduría de ITALAR 1949 Hilandería SIT, a Pilar (1949-50) 1950 Lavadero de lana TESA nella provincia di Chubut 1951 La sala de hornos Fábrica Bagley 1952 Fábrica Textil Tapiales 1953 Fabbrica Gomycuer ed ampliamento nel 1961 1954 Progetto Nueva Facultad de Ingeniería,(1954) con ing. J. Basaldúa e arch. F.Ugarte 1954 Club Atlético Tigre, Opere Estadio José Dellagiovanna in c.a. per imp. Benito Medici 1955 Fábrica Textil E.T.S.A. 1955 Progetto di un ponte sopra il rio Bermejo 1955 Establecimiento Gráfico Stein y Teichberg Buenos Aires 1956 Torre Las Heras (1956-60) strutture con gli ingg. A. Bignoli e H. Fernández Long. 1957 Progetto di un ponte sopra il rio Colastiné Santa Fé 1960 Fabrica Colgate-Palmolive Oltre a questi vi sono: Estación para el Ejército Argentino en Quequén (Buenos Aires) y Rojas (Córdoba) (Con la colaboración del Ing. Daniel Brunella).15.000 mq totalmente prefabbricati. Tintorería Industrial Corbella (1a Fábrica) Tintorería Corbella (2a Fábrica) Tejeduría Selaco (Bella Vista, Pcia. de Buenos Aires) Estación Terminal de Automotores de Córdoba 60 x 120 m. Estación Terminal de Automotores de La Rioja Torre Rivadavia y Donizetti, strutture con gli ingg. H. Fernández Long e H. Reggini. Puente Obenque (progetto) Hangar de Ezeiza (250metri di luce), Puente Retiro sopra Av. Libertador a Retiro, Natatorio cubierto del club Boca juniors, Progetto di un “hangar trasparente y permeable a los bombarderos” Progetto del estadio “turbina” Progetto di nuovo stadio per il Boca Juniors Progetto di nuovo stadio per il San Lorenzo de Almagro Servicio Meteorológico Nacional. Ampiamento dell’ edificio della centrale Diesel della Fábrica de Neumáticos Firestone a Llavallol
Delpini ha inoltre svolto una intensa collaborazione con la Guardia de Auxilio de la Municipalidad, di Buenos Aires, chiamato su ogni situazione con strutture pericolanti: “Sono vere autopsie, che un ingegnere ha poche occasioni di vedere”1.
1949 Basílica de San Juan Evangelista. Cedimento delle fondazioni su pali di legno con il crollo della volta della navata principale della volta e grandi lesioni in tutto l'edificio. Ristrutturazione generale delle fondazioni; avvolgimento della grande cupola centrale e della muratura sotterranea della torre campanaria, con tensionamento tramite cavi d'acciaio. 1952 Studio e consolidamento di un edificio alto posto all'incrocio tra De Solier e Ernesto Bavio, a Buenos Aires, gravemente lesionato nella struttura di fondazione. 1952 Condominio Avellaneda. Buenos Aires Crollo di un'intera ala di 50 metri x 20 metri di tre piani sopra "Pilotis"; e lesione dei supporti di tutti gli altri padiglioni. Analisi fenomenologica del crollo con la quale ha dimostrato che è stato prodotto dalla rotazione del blocco sopra i "Pilotis" causata dal calore accumulato durante il periodo estivo estremamente intenso del 1949. Consolidazione e ristrutturazione totale. 1954 Stazione Fiat in calle Monroe Buenos Aires Gravi lesioni alle due grandi volte cilindriche di 18 x 36 m ciascuna, durante il disarmo delle stesse. Consolidamento cambiando lo stato di sollecitazione delle lamine. 1951-57 Mercado de Abasto Proveedor Edificio principale e frigoriferi. Strutture parzialmente distrutte da incendi nel 1951-52-5355-57. Consolidamento e ricostruzione totale senza sospendere le attività, nonostante i grandi carichi di servizio. 1959 Basilica del el sagrado Corazón. Grandi lesioni nelle arcate della navata principale e dell'abside; e formarsi di crepe progressive su tutte le facciate. Consolidamento attraverso strutture in acciaio introdotte sotto la copertura e tensionamento della facciata per il controllo delle crepe. Colegio y Casa Parroquial del Sagrado Corazón Fratture importanti sezionano completamente l'edificio in più parti. Lavori di consolidamento 1958-62 Barraca Tarántola, San Ricardo 2015 B.Aires Lesioni, rotture e grandi dislivelli in tutto l'edificio causati dai cedimenti differenziali dovuti a gravi difetti nelle fondazioni. Consolidamento e ricostruzione totale, senza sospendere l'attività, nonostante i grandi carichi di servizio. 1961 Fondazione del gruppo turbo 5000 KW. Fabbrica Mercedes Benz. Gravissimi difetti nel getto che potevano rendere la struttura inutilizzabile. Ristrutturazione progressiva con controllo della costruzione e livello della piattaforma superiore di montaggio; opere eseguite in contemporanea con l'installazione della turbina. Fondazione dei grandi motori diesel della Fábrica Militar de Aceros, Pcía. di Buenos Aires. Studio delle lesioni, analisi delle cause. Revisione di una di esse, attraverso cavi precompressi; ricostruzione di un'altra, con determinazione sperimentale del periodo naturale della fondazione con i suoi pali.
REGESTO delle opere
L’ingresso del nuovo cimitero cimitero di Lujan - 1928
Siamo intorno al 1928 quando allo studio viene affidato il progetto e la costruzione dell'ingresso del cimitero di Lujan, un edificio particolare in cui si nota la formazione sulle sculture di Viktor Sulcic, nelle figure dei lati del portale ed in una certa volumetria drammatica dell'insieme. Nella foto, oltre a Sulcic e Delpini si vede lo scultore Luis Periotti.
Nello stesso periodo, sempre a Lujan, lo studio lavora alla costruzione della nuova sede della Biblioteca Popolare Florentino Ameghino.
Il Mercado de Abasto Il Mercado de Abasto, uno dei principali di Buenos Aires, esisteva già nel 1890. Il grande sviluppo del commercio e l’esiguità degli spazi, facero si che la Sociedad Anónima Mercado de Abasto Proveedor, nel 1921 indice un concorso pubblico per un nuovo grande edificio. Il vincitore, l’arch. Guilbert-Gantner, non riuscirà però a concretizzare il progetto presentato e neppure l’arch. Mario Palanti, per la richiesta molto difficile da soddisfare, di costruire l’edificio a mercato aperto. Nel 1926 viene bandito un nuovo concorso e lo vince lo studio Delpini Sulcic y Bes. Gli scavi iniziano nel 1930 ed il 28 dicembre del 1931 si pone la prima pietra ed ha inizio la costruzione. Un’opera complessa e per la quale, lo studio elaborerà non meno di 750 tavole di disegni costruttivi. A complicare ulteriormente le cose, le opere di costruzione del collegamento con la stazione della metropolitana “Lacroze”, che sarà inaugurato il 12 giugno 1933. L’edificio principale 8 viene inaugurato il 24 maggio 1934 alla presenza del presidente della repubblica. Il progetto complessivo prevedeva 5 navate principali e 5 incrociate, sulla pianta di un quadrilatero convesso, dato dal perimetro del lotto tra le strade cittadine. Quasi una moderna cattedrale romanica in cemento armato, con arcate di 22 metri alte fino a 36 metri, e volte traforate con 14.000 mq di piastrelle di vetro cemento, per ottenere una distribuzione uniforme della luce naturale, una superficie di 44.000 mq, due scale mobili, accesso diretto dei magazzini al treno, fanno a quel tempo, del Mercato di Abasto, un’opera eccezionale. Tre sono gli elementi strutturali che ripetendosi formano l’edificio: le due volte cilindriche longitudinali e trasversali e l’elemento a crociera. L’incompletezza della prima fase è rimarcata dallo spezzone d’arco in facciata.
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La committenza ha richiesto l’esecuzione in più fasi, con ogni fase completamente autonoma e funzionante.
Il 28 dicembre 1938 la giuria, incaricata dalla Municipalità di Buenos Aires, di premiare i migliori edifici completati nel 1937, assegna all’unanimità il primo premio al Mercato de Abasto. Concorso Municipal de Arquitectura privata: 1 premio cat. A – La miglior facciata, all’unanimità all’ing. José Luis Delpini per la facciata dell’edificio sito nelle calle Corrientes, Agüero, Ancherena proprietà della S.A. Mercato de Abasto.
Primo piano: all’arrivo di una scala mobile
L’ingresso sotterraneo al mercato, dalla stazione "Lacroze"
Il 27 novembre 1952 un incendio, durato vari giorni, minaccia si distruggere l’edificio. Sarà Delpini a progettare le opere di ripristino delle parti danneggiate.
L’attività del Mercato de Abasto nell’edificio, termina nel 1984, quando verrà trasferita nel nuovo mercato centrale dell’autopista Riccheri. A metà degli anni novanta del secolo scorso, George Soros compra l’edificio che viene trasformato nello shopping center più grande della città, inaugurato il 9 novemebre 1998, alla presenza del presidente della nazione Carlos Menen.
La Bombonera È lo stadio del Boca Juniors. E sta appunto alla Boca, epico quartiere di Buenos Aires: posto di emigranti e poveracci, commerci e furti, miti e leggende… Nel cuore di questo mondo anomalo, senza vie di mezzo, prima o poi t’imbatti nella Bombonera. Altissima, colorata, schiacciata tra le case come un meteorite caduto li per caso. Alessandro Baricco Il forno dei fantasmi Vanity Fair 2/10/2013
Il curioso nome di questo stadio è in realtà un soprannome, pare affibbiatogli da Victor Sulčič e sembra dovuto alla sua somiglianza con una scatola di bombole (cioccolatini), che l’architetto stesso ricevette in regalo per il suo compleanno. In realtà il suo nome è Estadio Alberto J. Armando, ma per tutti è ormai semplicemente la Bombonera, la casa del Boca Juniors, squadra che ha dovuto girovagare parecchio nel corso degli anni venti, prima di trovare la sua sistemazione finale. Gli xeneizes9, così si chiamano i tifosi del Boca Juniors, hanno girato per 7 stadi diversi, prima di costruire un impianto di proprietà. Il terreno fu comprato il 15 marzo 1931. Nel 1933 Spika & Elespuru presentarono un progetto di massima, ma la commissione tecnica consultiva del Club, decise di bandire un concorso per il progetto. Il concorso non dette i risultati sperati e nessun progetto risultò degno di adozione. La commissione allora decise di redigere direttamente il progetto. 9
“xeneiz” significa Genova in dialetto genovese perché a quel tempo gli abitanti del quartiere della Boca erano in prevalenza emigrati genovesi.
Mentre lavoravano, si presentò l’ing. Delpini dello studio Delpini, Sulcic y Bes, offrendosi di studiare la possibile soluzione per costruire sul terreno attualmente occupato dal loro campo di calcio, uno stadio per centomila10 spettatori, con tutte le comodità indicate nel bando dell’anteprogetto di cui sopra. Il progetto fu presentato nel novembre del 1933 e venne approvato nel 1935, ma le difficoltà economiche ne impedirono la realizzazione fino al 1938, quando furono appaltati i lavori alla Geope - Compañia Generale de Obras Públicas S.A.11 Il 18 febbraio 1938 viene posata la prima pietra, anzi il primo palo, perché il terreno era pessimo, con il Rio de La Plata a poche centinaia di metri, che fa oscillare la falda costantemente. Il 25 maggio 1940 lo stadio viene inaugurato. Il 2 giugno venne giocata la prima partita ufficiale, che il Boca vinse 2-0. Tra il 1949 ed il 1952, dopo un plebiscito tra i tifosi, fu realizzato il terzo anello che si sospende per 7 metri sulle strade circostanti, con l’approvazione e la consulenza di Delpini, e l’impianto per l’illuminazione artificiale, Delpini Sulcic y Bes in meno di 21.500 mq di terreno, hanno costruito un impianto all’avanguardia, con una acustica incredibile, tanto che la tifoseria xeneize è soprannominata “la Doce” – il 12° uomo in campo – dal momento che le urla ed i cori si trasmettono fin sul campo con una potenza incredibile per uno stadio all’aperto. La forma della Bombonera è un lettera D, dettata dalla forma del lotto, con i palchi nella parte retta, con nel mezzo l’alta torre di quasi 40 metri. Oltre alla forma12, vi sono molte somiglianze con l’Artemio Franchi di Pier Luigi Nervi a Firenze, il cui progetto era in esposizione a Buenos Aires proprio agli inizi degli anni ’30. Si trattava di realizzare lo stadio (per 60.000 spettatori) in uno spazio molto limitato, m. 114x187, ecco allora che per contenere gli spazi i corridoi di circolazione e di accesso alle tribune si trovano, per la prima e la seconda gradinata sotto le strutture del piani superiore e per la terza, costruita in un secondo stralcio, in aggetto sulla strada. La circolazione verticale è assicurata da 24 scale di 4 metri di larghezza, ognuna costituita da 4 scale sovrapposte. Le strutture portanti principali sono composte da 61 telai, incernierati alla base con il sistema delle lastre di piombo e poggianti su plinti con pali Franki, disposti variabilmente lungo lo sviluppo della pianta. Ogni tre telai vi è un giunto di dilatazione verticale ed altri orizzontali garantiscono dalla diversa dilatazione tra telai e gradinate. Il sovraccarico assunto per la folla compatta è stato aumentato del 50% per tenendo conto dell’effetto dinamico (750 kg/mq) mentre per il carico del vento il valore di progetto è stato di 150 kg/mq. Le tribune coprono tre lati, mentre sul quarto lato, ad ovest, vi sono i palchi, costruiti sfruttando uno spazio minimo di 1,30 m e che sporgono in alto verso il campo e la strada. 10
Poi ridotto alla metà, per ovvie ragioni di spazio. Fondata nel 1913 come filiale della tedesca Philipp Holzmann. 12 Nel Franchi dettate dal regime fascista a richiamare l’iniziale di Dux-Duce. 11
Mercado VĂŠlez SĂĄrsfield Il progetto del 1938 prevedeva di coprire circa 8.000 mq con una cupola centrale di cemento armato di 60 metri di diametro con un sistema di scarico su solo 8 pilastri. Ăˆ stato parzialmente costruito, senza cupola.
Un edificio imponente e affascinante, interamente in cemento armato, su cui sono state svolte, per ora, poche ricerche e su cui vi sono poche notizie.
Stazione terminale dei bus El CĂłndor B.A.1941 Campata di 35 m di luce a guscio di calcestruzzo armato, secondo il sistema Zeiss-Dywidag. Illuminazione attraverso lucernari sospesi ai bordi dei gusci. Disposizione delle armature di trazione in modo da ridurre le perturbazioni ai bordi e seguendo le isostatiche.
Hilanderia Juarros - Florida Prov. Buenos AIRES 1942 Campata di 27 m di luce a shed curvi con sistema Zeiss-Dywidag su travature reticolari con componenti compressi in calcestruzzo armato e tesi in barre d’acciaio a vista.
La Capilla del Sagrado Corazón Hospital Italiano di San Justo La sede Agustín Rocca dell’ Hospital Italiano a San juan ha il suo ingresso principale dalla calle Presidente Perón. L’ospedale opera dall’inizio del sec. XX a servizio della comunità di San Juan estendendo l’attività alla città di Buenos Aires ed all’intera Argentina- Nel 1940 la signora Filomena Devoto contattò lo studio Delpini Sulcic Bes per la costruzione di una cappella all’interno dell’area dell’ospedale, nonché una casa per le Sorelle della carità che assistevano i malati. Alla casa fu messo il nome “Filomena Devoto de Devoto”. I lavori furono eseguiti dall’impresa Fernando Vannelli e HIjos. La Capilla del Sagrado Corazón è stata inaugurata il 13 giugno 1942. E’ un edificio dalla forma telescopica, poco conosciuto, in stile neogotico con un insieme di 5 campate a cuspide e 3 ad arco parabolico, di altezza degradante verso l’altare.
Fabbrica Italar S.A. Morón Prov. B.A. 1947 Padiglione Tessitura 40 mx 60 m senza colonne. Campate di calcestruzzo armato prefabbricate di 40 m di luce, sospese a sottili archi di cemento armato che si proiettano esteriormente sopra la copertura. Padiglione Deposito ad archi alleggeriti con elementi di rigidezza esterni e copertura prefabbricata. Padiglione di tintoria a lamine cilindriche asimmetriche di calcestruzzo disposte entro portali dello stesso materiale con elemento superiore precompresso.
Ampliamento 1959 Dove usa il calcestruzzo preformato che rende indipendenti le strutture di calcestruzzo da casseforme e puntellature ed il fibrocemento autoportante che permette di ottenere elementi strutturali leggeri per grandi coperture. Padiglione di ampliamento della tessitura, con copertura piegata di 3 cm di spessore (Processo del calcestruzzo preformato). Serbatoio in calcestruzzo armato per 350 tonnellate di acqua, a cupola di rivoluzione, progettato con profilo di minima resistenza all'azione del vento, eliminando praticamente le sollecitazioni di trazione nel materiale. Edificio della centrale termica con pareti laterali prefabbricate e copertura pieghettata di 3 cm. di spessore (processo di preformado). La forma architettonica è strettamente legata alle esigenze funzionali di disporre di una enorme quantità di aria per la combustione. La copertura della sala caldaie a 22 m d’altezza con 25 m di luce libera ha offerto l’opportunità dell’impiego del “preformado”. La copertura è composta da tre unità preformate uguali, a forma di mezza luna con le due punte sdoppiate, costruite al suolo ed issate direttamente in posizione sulla copertura.
Filanda S.I.T. a Pilar nella grande Buenos Aires 1949
Trattasi di una struttura a tre arcate (luci: 22-38-22 mt.), di calcestruzzo gettato in opera. La natura del terreno (argilla satura d’acqua) ha indirizzato verso l’uso di archi a tre cerniere, con spinta eliminata attraverso un tirante posto sotto il livello del pavimento. La spinta trasmessa dagli archi laterali a tre cerniere straordinariamente asimmetrici, con un ramo di solo 1 m che si appoggiano ai gomiti dell’arco centrale, , contribuendo ad avvicinare la curva delle pressioni all’asse geometrico consentendone una riduzione della sezione. La copertura tra le arcate trasversali, la cui sezione è ad U per consentire lo scolo delle acque piovane, è costituita da una serie di elementi curvi prefabbricati, di 2,5 cm di spessore, che formano shed di 2 mt di altezza, da cui la luce scende uniformemente nei locali. (AcS 14 1956)
Lavadero de Lana T.E.S.A. Esquel Prov. Chubut Campate di 22 mt x 160 mt di lunghezza. Costruita con elementi prefabbricati sottili di 2,5 cm di spessore con nervature di 33 cm. Leggerezza straordinaria ottenuta mediante ubicazione eccentrica delle rotule di chiave ed appoggi.
Sala de hornos. Fábrica Bagley Buenos Aires 1951 Campate a shed paraboloide di 110 m di lunghezza, in elementi prefabbricati collocati a 26 m dal suolo.
Natatorio coperto del Club Atlético Boca Juniors Juniors 1953 Progetto del 1953, parzialmente costruito. Piscina olimpica di 20x50 metri. Trampolini e Piattaforma per i tuffi, costituiti da solo una lamina sottile di C.A. e ringhiere metalliche, con funzioni anche strutturali attraverso la messa in tensione con tenditori del corrimano delle ringhiere. Il sistema misto soletta di CA e ringhiera tesa di ferro porta ad un risparmio di materiale dell’85% rispetto a piattaforme olimpiche come quella di Guayaquil. Non saranno costruite: le tribune per 14.000 spettatori e la copertura da aprire e chiudere mediante archi oscillanti di circa 100 m di luce. Vi è anche una versione di copertura più tradizionale su un impianto che si richiama alla Bombonera.
Nuova Facoltà d’ingegneria di Buenos Aires 1954 In collaborazione con l’ing. Jorge Basaldúa e l’arch. Ugarte presenta un progetto per la nuova Facoltà d’ingegneria di Buenos Aires. Due edifici, totalmente diversi: quello con l’arco parabolico è destinato agli uffici, mentre l’altro ad aule, seminari e laboratori.
Stabilimento grafico Stein y Teichberg, Teichberg, Buenos Aires 1955 Copertura ed interpiano sospesi ad sovrastruttura a vista sopra la copertura.
una
Fabbrica tessile E.T.S.A. San Andrés Prov. Buenos Aires 1955 Campata di 30 m di luce libera. Archi prefabbricati di cemento armato di sezione trapezia di 20 cm di base maggiore e 30 cm di altezza, con elementi di rigidezza nel dorso della volta. Copertura con lamina prefabbricata di 2,5 cm di spessore.
Hangar trasparente trasparente e permeabile ai bombardamenti bombardamenti Siamo in tempo di guerra e Delpini propone un progetto per una tipologia di hangar di 200 mt. di luce, in grado di resistere ai bombardamenti. Una soluzione molto leggera (250 kg/mq) ed economica ed indistruttibile dalle bombe.
Partendo dal concetto che una struttura è trasparente quando la probabilità di essere colpita da un colpo diretto è inferiore ad 1/15 e che è permeabile quando l’onda di una detonazione esplosiva passa senza distruggere elementi strutturali, Delpini individua come necessari una struttura portante, costituita da elementi cavi ed a sezione aereodinamica disposti a traliccio, ed elementi di copertura a cupola, la cui struttura è composta da due sottili profilati metallici incrociati, chiusi da quattro spicchi di lamierino di alluminio, saldamente fissati alla struttura resistente e cuciti ai profilati, da inserire nei grandi vuoti, e che resistono solo ad un determinato valore della sovrapressione, ad esempio quella del vento, ma che per valori superiori, derivanti da un’esplosione, si scuciono ed aprono, rimanendo comunque attaccati alla struttura, mentre l’onda esplosiva passa, senza esercitare pressioni significative sulla struttura resistente. (AcS 14 1956)
Proyecto Proyecto de Estadio Nacional a Turbina Tipo razionale di stadio funzionale Tratto da: Un ingegnere argentino. José L. Delpini Di Rosa Luzzati in Architettura cronache e storia n. 14 Dic. 1956
L’idea di base del progetto deriva dall’osservazione che il moto di una massa di pubblico è analogo a quello di un fluido. Quindi uno stadio, per adempiere in modo razionale alla sua funzione di accogliere e restituire, senza perturbazioni ne vortici, masse enormi di pubblico, nel minor tempo possibile, deve essere una turbina oppure una pompa centrifuga, sotto l’azione di vene fluide umane. Lo stadio olimpico del progetto di Delpini ha tre tribune sovrapposte, progressivamente distaccate in profondità, per permettere una perfetta visibilità del campo. Ogni tribuna è una ruota della turbina con il suo dispositivo di distribuzione della massa fluida (statore). Per ogni tribunarotore, lo statore è costituito da un certo numero di settori uguali (quattro nel presente progetto). Con riferimento allo schema seguente, il pubblico sale le grandi scale (6) ed entra nei corridoi di distribuzione (7) di larghezza progressivamente decrescente man mano che la portata del pubblico diminuisce, perché entra nelle tribune dalle rispettive scale (8), al cui interno delle ringhiere curve servono ad indirizzare il flusso ed a distribuirlo nei posti a sedere.
Club AtlĂŠtico Tigre - Victoria, Victoria, San Fernando Fernando, nando, Prov. Buenos Aires 1956 Opere in cemento armato della platea coperta e tribuna di testa dello stadio JosĂŠ Dellagiovanna per conto della impresa Benito Medici.
Foto in alto la platea coperta, in basso la tribuna oggi ed in costruzione.
Torres Galería Las Heras B.A.1956B.A.1956-60 Sono un insieme di due edifici residenziali situati all’angolo della avenida Las Heras e Scalabrini Ortiz, sulla Piazza Alférez Sobral, nel quartiere Palermo, voluti dall’imprenditore Alfredo Chopitea e progettati da Delpini in collaborazione con gli ingg. Hilario Fernández Long13 e Arturo Bignoli e la cui innovazione fondamentale sta nella soluzione economica della base. Due moderni edifici di 23 e 28 piani, all’epoca tra i più alti di Buenos Aires, avvicinandosi ai 100 metri. Strutture resistenti al vento di 200 km/h, costituite unicamente da diaframmi sottili di calcestruzzo armato, che sono a loro volta elementi costitutivi della soluzione architettonica dell’edificio. La fondazione è stata risolta con una sottile platea di 69 cm di spessore, armata con 45 kg/mq di barre d’acciaio, solo a trazione (senza armatura a taglio) seguendo la curva naturale delle sollecitazioni.
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Hilario Fernández Long (1918-2002), ricercatore e docente di strutture, preside della facoltà d’Ingegneria (1962-65) e poi rettore della Universidad de Buenos Aires (UBA) e membro della Academias Nacionales de Educación y de Ciencias Exactas, Físicas y Naturales. Al verificarsi del colpo di stato che portò al potere il generale Juan Carlos Onganía, Fernández Long rilasciò una dichiarazione in cui qualificava questa come "una giornata nera" per l'attentato al potere costituzionale. Un mese dopo lasciò l'incarico. Ha avuto una vita professionale di altissimo livello. Tra i suoi progetti di strutture: il Banco de Londres, la Biblioteca Nacional, l’ edificio IBM, i ponti Chaco-Corrientes e Zárate-Brazo.
Ponte sopra il Rio Colastiné - Santa Fe 1957 Ponte di dieci campate con travi precompresse di 50 metri ciascuna. Una soluzione nuova per il tempo costruito senza ponteggi, varando le travi attraverso un sistema di cavi ed ancoraggi alle due sponde. L’opera faceva parte di un grande progetto viario, con una strada di 30 km per collegare Santa Fe con Paraná, attraversando con un tunnel sotterraneo il maestoso rio Paraná inaugurato nel 1969. Le aumentate esigenze di traffico hanno portato, recentemente alla costruzione di un ponte parallelo.
"Foto da : AGN (Argentina), Departamento Fotografías, Caja Santa Fe, código 300506".
Fábrica Colgate Palmolive - Llavallol Prov. BA 1960 Campate di 30x70 m in shed paraboloidici a generatrice inclinata. Elemento resistente: arco tirantato costituito da ferri angolari 70/70/7. Elemento di rigidezza: la vetrata dello shed.
Copertura propriamente detta: lamina di 2,5 cm di spessore in CA, con elementi irrigidenti contro la flessione formati da barre tonde di acciaio a vista saldate tra se a formare tralicci.
Si completa il regesto delle opere riportando prima un articolo dell’ing. Gonzales Taboada Marcial, direttore onorario della Camara Argentina de la Construccion, pubblicato sulla rivista dell’ente stesso - Construcciones n. 189 Marzo-Abril 1964 – poco dopo la scomparsa di Delpini, e poi l’intervento dello stesso Delpini del 30 ottobre 1957, in occasione della sua nomina all’ Academia Nacional de Ciencias Exactas Físicas y Naturales.
La estructura y su diagramación Creaciones especiales de un realizador genial “Solo
nos queda difundir gráficamente su obra, ya que sus ideas pertenecen al infinito desconocido” Noi possiamo solo diffondere le immagini della sua opera, giacché le sue idee appartengono all’infinito sconosciuto. Ing. Marcial Gonzales Taboada
Il suo desiderio era ridurre gli spessori e arrivare alla prefabbricazione. La morte lo sorprese durante una prova di carico di una struttura autoportante di 19 m di luce.
Lavorava a due progetti di stadi per il calcio, le cui forme rispondevano ad uno schema architettonico, che teneva conto di: 1) VelocitĂ di evacuazione del pubblico 2) PossibilitĂ di coprire la grande superficie in caso di maltempo 3) Uso di strutture portanti leggere, laminari Per il primo punto aveva immaginato il movimento delle masse di pubblico assimilandolo al rotore di una turbina elicoidale e cosĂŹ aveva creato la forma del nuovo stadio del Boca Juniors. Due enormi vassoi policentrici servivano da tribune ed i quattro semiarchi concentrici in un punto davano la possibilitĂ della copertura con un elemento plastico.
Lo studio che stava facendo per lo stadio del Club San Lorenzo de Almagro prevedeva due vassoi concentrici che si potevano sostenere con archi e tiranti e la copertura delle tribune con una struttura plastica sollevata per mezzo di due archi che funzionano in maniera similare alla cappotte di un’automobile. Per trovare queste forme le stava analizzando su modelli nel Laboratorio di saggi strutturali nella Facoltà di Ingegneria di Buenos Aires. Per risolvere il passaggio della Plaza Retiro arrivando dalla Avda del Libertador Gral. San Martin, propose un viadotto con un arco di 200 m di luce, utilizzando sezioni laminari leggerissime.
In collaborazione con l’ing. Jorge Basaldúa e l’arch. Ugarte presenta un progetto per la nuova Facoltà d’ingegneria di Buenos Aires. Due edifici, totalmente diversi: quello con l’arco parabolico è destinato agli uffici, mentre l’altro ad aule, seminari e laboratori.
La sua preoccupazioni di progettista strutturale era di superare grandi luci senza casseformi. Così aveva creato l’arco “mosquito” “mosquito ,una struttura mista di calcestruzzo ed acciaio di montaggio in serie modulare.
Per coprire una superficie quadrata con una sola colonna centrale aveva immaginato una struttura speciale. In questo caso risulta difficile coprire gli angoli che furono risolti con pezzi speciali di fibrocemento preformato, le cui forme permettevano con piccoli spessori di coprire grandi superfici.
Tintoreria Corbella: (Foto sopra) La seconda fabbrica : capannone di 1.000 mq con un solo punto d’appoggio nel mezzo, spessore medio 2 cm. Applicazione di un nuovo elemento strutturale: il fibrocemento autoportante. Con il calcestruzzo preformato ha risolto una serie di problemi molto interessanti. Nella foto a lato un insieme di archi concorrenti di spessore minimo.
Nella Centrale Termica della ITALAR S.A. per il serbatoio propone una lenticchia, per assorbire l’azione del vento con una forma aerodinamica destinata a ridurre al minimo il momento ribaltante.
La libertà nel progetto e realizzazione delle strutture José Luis Delpini14
Non si tema, dal titolo di questa comunicazione, che si esca dai limiti scritti del nostro ufficio, perché ci riferiremo ad un aspetto negativo del nostro lavoro che, cosciente o incoscientemente, sta preoccupando da molto tempo i grandi realizzatori strutturali moderni. Il progettista di strutture, il " compositore strutturale "non è libero, nel senso che lo è il musicista, lo scrittore, il pittore o lo scultore. A loro basta un pezzo di carta o una tela o un poco di creta - e forse un poco di fame - per poter realizzare l'opera più grande, la più immortale, senza altra limitazione altro che la grandezza del genio che Dio gli ha dato. Invece, il compositore di strutture, l'architetto strutturale, come dovrebbe essere chiamato, è doppiamente bloccato nella creazione del progetto e nella realizzazione dell'opera. In primo luogo, nulla può essere fatto senza denaro, nulla può essere fatto senza il sostegno finanziario. Le sue realizzazioni sono opere costose. Gli è necessario inevitabilmente contare su un ricco proprietario, su un industriale potente - un nuovo mecenate del nostro tempo - per vedere materializzarsi i suoi sogni. In secondo luogo, anche se siete abbastanza fortunati da trovare chi vi affida il suo denaro per erigere un'opera di soluzione originale o sconosciuta, deve ancora affrontare l'ostacolo che al suo volo impone la limitazione imposta dai mezzi di costruzione di cui dispone. Il creatore di strutture non potrà mai sbarazzarsi del primo di questi gioghi; per come liberarsi dal secondo questa comunicazione è indirizzata. Naturalmente, ci si riferisce a strutture in calcestruzzo, in quanto questo è il materiale che consente al progettista maggiore libertà. Ma questa libertà è limitata dai costi e dalle difficoltà di realizzazione delle forme o casseforme. Le strutture a superfici di gauss sono praticamente irrealizzabili con casseforme a base di pezzi retti di legno che sono gli unici disponibili in commercio. Questa è la tirannia della tavola retta di cui parla Nervi. Uno dei primi e più importanti tentativi realizzati per rendere possibile la costruzione di strutture laminari deformate, si deve all’ingegnere francese Bernarde Laffaille che intorno al 1930 ha proposto e usato le superfici rigate sviluppabili, a generatrici rette. Sopra a queste, nel 1936 il prof. F. Aimond pubblica nelle “Memoires” dell’Association Internationale de Ponts et Charpentes, 14
Sintesi della comunicazione all’Accademia Nazionale delle Scienze esatte, Fisiche e Naturali al momento dell’atto di incorporazione dell’ingegnere José Luis Delpini ( 30.10.1957 NDR)
il suo “Stude statique de voiles minces en parabolide hyperbolique travaillant sans flexion”. Questo lavoro è servito di base alle attuali realizzazioni dell’ingegnere messicano Félix Candela. Però le casseforme a superficie retta sono difficili da realizzare e non evitano la ” tassellatura” sghemba della superficie a vista. Un altro dei tentativi di recuperare parte della libertà di progetto e realizzazione persa dalle imposizioni delle casseforme, è costituito dalla tecnica del preformato o prefabbricazione. Ma tutti quelli che hanno avuto a che fare in questo campo del calcestruzzo armato, sanno quante insormontabili limitazioni si presentano nel fare forme strutturali libere, di sezione che varia continuamente e per tanto con pochi pezzi ripetuti. Al contrario, la soluzione che propongo elude le casseforme per getto in situ ed elude anche la prefabbricazione o preformato, e propone di risolvere il problema attraverso quello che potremmo chiamare “calcestruzzo preformato”. Qualunque sia la complicazione o audacia della struttura progettata – sempre che sia tecnicamente stabile e resistente – si costruiscono in officina elementi strutturali trasportabili costituiti solamente dalle barre di acciaio corrispondenti alle isostatiche di trazione e leggeri membri di calcestruzzo seguendo le isostatiche di compressione. Si ottengono così pezzi “preformati” autoportanti, molto leggeri, trasparenti, che poi si assemblano facilmente in opera e rifiniscono con una “pelle” appropriata, mediante una delle varie tecnica disponibili come il cement gun. Gli esempi di strutture a creazione libera che presento nella proiezione, spero che diano una idea del grado di libertà che ritengo si possa ottenere con la soluzione proposta. Figg. I II III Due esempi di Calcestruzzo Preformato: si vedono i cordoni compressi e tesi che seguono le linee di sollecitazione principale.
Fig. IV Calcestruzzo Preformato. Vista di una struttura curva preformata pronta per essere inviata in opera.
Fig. V Il Calcestruzzo Preformato. Vista di parte della cassaforma a pelle flessibile con il calcestruzzo corrispondente.
Fig. VI La liberta nel progetto e realizzazione. Progetto di capannone industriale di 90 m di luce libera da costruirsi a Merlo F.C.N.D.F.S. coperta con elementi a doppia curvatura intersecantesi tra loro.
Fig. VII La liberta nel progetto e realizzazione. Futuro impianto natatorio coperto del Club Atletico Boca Juniors (in costruzione). Copertura apribile con archi oscillanti di 100 m di luce libera. Fig. VIII Progetto per il grande stadio coperto del Club Atletico San Lorenzo di Almagro. Doppia zona centrale apribile con archi oscillanti di 240 m di luce libera.
Fig. IX Sezione longitudinale del futuro stadio coperto del Club Atletico San Lorenzo di Almagro.
Fig. X La liberta nel progetto e realizzazione. Progetto di un capannone industriale ( da costruirsi a Moron) 80 x 80 m sopra quattro colonne costituite da lamine snelle gauss piegate a capitelli. Il resto della copertura in plastico translucido.
Fonti
dictada en la Facultad de Ingeniería de la Universidad de Buenos Aires en Octubre de 1963.
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Berjnam S. Finzelew Finzelew V. Un caso singular en el uso del hormigon armado. El edificio del Mercado de Abasto Proveedor. Obras de ingeniero Josè L. Delpini. Revista de ingenieria n. 981, nov.dic. 1960 Boragna Susana Al “Maistro” con cariño: Ingeniero José Luis Delpini – AES n. 266 dic. 2010 Cigoj Tanja Viktor Sulčič, su vida y obras Pubblicazione dell'Ambasciata Slovena di Buenos Aires Delpini José Luis Artículo de los Anales de la Academia, escrito por el Ing. José Luis Delpini, con motivo de su incorporación a esta Academia – 30 de Octubre de 1957 Echarte Roberto,Massa Héctor,Segura Godoy Justo Atti del centenario della Nascita Gonzáles Taboada Marcial La estructura y su diagramación Creaciones especiales de un realizador genial Construcciones n. 189 Marzo-Abril 1964 Editada por la Camara Argentina de la Construccion Karlson Ulises Historia del Mercado de Abasto Proveedor Publicado en la revista El Abasto, n°1, mayo 1999 Ottonello Néstor G. Una creacion Argentina Carreteras n. 177 Marzo 2005 Luzzati Rosa Un ingegnere Argentino: José L. Delpini L’architettura cronache e storia A II n. 14 dic. 1956 Silvestri, Graciela Delpini, José Luis, voce del “Diccionario Histórico de Arquitectura, Habitat y Urbanismo en la Argentina”, Buenos Aires (Arg.), IAA - UBA, 1994. Vaca Javier Javier Josè Luis Delpini: Ingenio Sin Par Subcomisio de historia “Ludovico J. Dollenz” Club Atlético Boca Juniors 16 luglio 2014 Varela Gustavo, Gustavo a cura di La Bombonera: libro de oro Ediciones LEA S.A. Buenos Aires 2013 Obras del Ingeniero Jose L. Delpini Revista de Ingenieria n. 981 Nov.dic. 1961 Buenos Aires Reportaje imaginario al ing. jose’ luis delpini Realizado por los Ings. Tomás del Carril y Raúl Husni a partir de las ideas expuestas en su última conferencia
Rekonstrukcija Ogromne Buenosaireške Tržnice Tr nice Mercado De Abasto Proveedor Nekaj Podatkov - Sodelovanje našega rojaka pri tem delu NOVI LIST - El Nuovo Periodico - 26 maggio 1934 Buenos Aires Biografía del Ing. Civil José Luis Delpini Consejo Profesional de Ingeniería Civil – Buenos Aires Viktor Sulcic arhitekt – arquitecto – 1895 – 1973 Catalogo della mostra. Galeria del Litoral, Piran – slovenia Aprile 2010 Lavoro di ricerca: Dra. Irene Mislej - Curatore: Arch. Matej Mljac
Grazie a Dalesio Claudia Nipote di José Luis Delpini Bes Daniel Figlio di Raul Bes Collado Adriana Ma. Dra. Arq. Profesora - Investigadora Directora del Doctorado en Arquitectura Facultad de Arquitectura, Diseño y Urbanismo Universidad Nacional del Litoral Ciudad Universitaria 3000 Santa Fe - Argentina Folino Folino Paula, Dra. Ing. Dep. de Construcciones y Estructuras Grupo LMNI (LAME-INTECIN) Facultad de Ingeniería Universidad de Buenos Aires Argentina Guisasola Arq. Adriana FAUM Università di Mendoza (AR) López Patricia Academia Nacional de Ciencias Exactas, Físicas y Naturales Avda. Alvear 1711, Buenos Aires Matej Mljac Architetto, pubblicista, curatore della mostra Viktor Sulcic – 1895 – 1973 Pérez Silvina Sección Información Biblioteca Central Facultad de Ingeniería Montevideo - Uruguay
arhitekt – arquitecto
Versione del 11 novembre 2015 Josè Luis Delpini “el compositor estructural” by Fausto Giovannardi is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
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