El hormigon de miguel fisac

Page 1


Una società colta, con il massimo rispetto per l’ecologia, la cui meta sia la felicità, dovrebbe essere il cammino che dobbiamo percorrere se non vogliamo che la nostra civiltà si dissolva nel caos.. Miguel Fisac in "Mi estética es mi ética"

"Ho vissuto tanti anni che solitamente dico che ho vissuto tre secoli, perché sono tre pacchetti di anni senza soluzione di continuità. I primi trenta anni in un ambiente rurale mancheco con molte connotazioni del secolo passato: i muli, la sega, la falciatura, trebbiatura di coltelli di pietra, canti delle ore notturne dell'estati ... I secondi trenta anni di cambiamenti politici e di anticipazione del futuro, con l'apparizione e il primo sviluppo delle avanguardie, delle speranze e delle illusioni della modernità. E adesso, un terzo postmoderno, di affondamento delle utopie, che ha creato un disorientamento generale e in cui l'architettura ha la sua più chiara espressione plastica , con il proprio disorientamento. E io, nel frattempo, con il mio itinerario mentale e le mie domande gerarchiche: Per cosa? Dove? Come? E non so come, sto passando, imperturbabile, dentro i binari dei treni del presente che attraversano davanti ai miei occhi a grande velocità. Non so se sono un ritardo o un anticipo. Non so se faccio parte di quei monti di rifiuti residui della "civiltà del tempo libero e del denaro" che crolla, o se faccio parte di quei nuovi focolai che, in tutta l'umiltà, si mescolano con lei, però che annunciano un futuro di solidarietà, amore e speranza per un un mondo migliore e, di conseguenza, di una migliore e più umana architettura ". Miguel Fisac Scritto per la sezione architettonica del Bollettino della Fondazione Culturale COAM. Pubblicato in Fisac. Monografie di Architetti. Consiglio superiore dei collegi degli architetti Spagnoli, 1997.


PREMESSA Miguel Fisac è poco conosciuto in Italia. Il suo rapporto con il mondo delle strutture in architettura è importante. Fisac è stato un architetto che si è occupato molto di strutture in calcestruzzo armato, normale, precompresso e prefabbricato. Non le calcolava, ma le inventava, e questo è un aspetto importante da conoscere, perché progettare strutture non è solo calcolarle. La monografia che state per leggere è cosi composta: 1913-1957 Gli anni della formazione L’Opus Dei Il matrimonio 1957 -1967 Il periodo strutturale Le vigas-hueso C’era una volta una pagoda a Madrid 1968 – 2006 El hormigon flexibile Encofrado flexibles Arquitectura vertida Fausto Giovannardi

Per approfondimenti

OPERE Fundación Miguel Fisac C/ Carlos López Bustos 3 13003 Ciudad Real (Spain) http://fundacionfisac.com

Arredi di Miguel Miguel Fisac www.coam.org/es/fundacion/servicio-historico/catalogo-muebles-decada-50-60/pagina/36


19131913-1957 Gli anni della formazione L’Opus Dei Il matrimonio Miguel Fisac Serna nasce il 29 settembre del 1913 a Daimiel, una cittadina nella provincia di Ciudad Real, della Comunidad Autónoma de Castilla-La Mancha, nel centro della Spagna. Terzo figlio di Joaquín Fisac, farmacista e di Amparo Serna, atta a casa. Nel 1930 dopo il Bachillerato Universitario nell’Instituto Nacional di Badajoz, al confine con il Portogallo, si trasferisce a Madrid per prepararsi all’ingresso nella facoltà di Architettura della Universidad Central. Tra gli insegnanti Luis Vegas, docente di Resistenza dei materiali, che lo iniziò alla progettazione delle strutture incluso il calcestruzzo armato. Suo assistente era il giovane Félix Candela. Durante gli studi entra in contatto con i giovani dell’Opus Dei, fondata nel 1928 dal sacerdote Josemaría Escrivá de Balaguer (1902-1975). Nel 1936, con l’inizio della Guerra Civile rientra a casa dai genitori a Daimiel, rimanendovi nascosto per una anno nella soffitta per poi partire, con Juan Jiménez Vargas (19131996) giovane medico che gli porta documenti falsi, per accompagnare1 il capo dell’Opus Dei, in pericolo per il dilagare dell’anticlericalismo nei territori ancora sotto il governo repubblicano, fino a Burgos, nella Zona Nacional. Il viaggio parte da Barcellona, dove arrivano in treno il 2 novembre 1937, quindi a tappe di marcia forzata, valicano i Pirenei, passano da Lourdes, dove il sacerdote celebra la messa, per poi raggiungere Burgos ad inizio del 1938. Qui ritrova altri amici d’università, tra i quali Alejandro de la Sota (19131996) e Javier A. Lahuerta Vargas (1916-1996) figlio di un importante generale di stanza in zona. A Burgos i tre amici frequentano l’Academia de Alféreces Provisionales de Ingenieros, per poi essere assegnati al 1° Batallón de Automóviles a Valladolid.

Josemaría Escrivá de Balaguer (il terzo in alto da sinistra) in una foto ad Andorra del 3.12.1937 con i sette giovani che lo accompagnano nella fuga a Burgos. Tomás Alvira, (31anni), Manuel Sainz de los Terreros (29), Pedro Casciaro (22), Francisco Botella (22), Juan Jiménez Vargas(24), Miguel Fisac (24), ), José Maria Albareda (35). 1

L’organizzazione implicata nella fuga era costituita da un gruppo di persone di Peramola (Lleida) che risiedevano nelle masserie dei dintorni. La guida principale era un pastore che conosceva molto bene i passi e i luoghi più sicuri per la traversata. Costui poteva contare su diversi contatti e sulla collaborazione di famiglie che ospitavano e sfamavano i fuggiaschi. Il pastore, che si incaricava di dirigere la parte più pericolosa della traversata, percepiva 1000 pesetas a persona. I collaboratori della zona di Peramola chiedevano 200-300 pesetas a persona per offrire rifugio sicuro e cibo adeguato.


Al termine della guerra, ritorna a frequentare la Facoltà di Architettura, ed inizia a lavorare presso lo studio dell’arch. Ricardo Fernández Vallespín (1910-1988)2 al n. 15 di calle Villanueva. Nel 1942 termina gli studi, ottenendo il titolo di architetto ed il Premio Fin de Carrera della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando.

I laureati architetti del 1942

Intanto con il regime Franchista l’Opus Dei sta occupando ruoli chiave nel governo del paese. Un suo compagno del viaggio a Burgos, José María Albareda Herrera (19021966), è diventato Secretario General del Consejo Superior de Investigaciones Científicas (C.S.I.C), mentre il ministro dell’ Educación Nacional, José Ibáñez Martín, ne è presidente. Numerosi sono gli incarichi che arrivano allo studio e che lo occupano fino al 1950 quando Vallespín lascia la professione per farsi sacerdote. A Fisac vanno attribuiti: la Iglesia del Espíritu Santo, il Centro de Investigaciones Geológicas y Geográficas, gli Instituti di Edafología y de Óptica, la Librería del CSIC e gli istituti Cajal de Microbiología e quello di Investigación a Santiago de Compostela. A Fernández Vallespín: la ristrutturazione dell’antico Palacio del Hielo in calle de Medinaceli e del Museo Nacional de Etnología, l’Instituto Leonardo Torres Quevedo, la Escuela Residencia de Auxiliares Femeninos de Investigación e il Patronato Juan de la Cierva. L’unico edificio che firmarono insieme è l’Edificio Central del CSIC.

Autoritratto 1945

2

Anche Vallespín fa parte dell’Opus Dei.


La Iglesia del Espíritu Santo L’incarico richiedeva un progetto nel segno del cambiamento di regime, attraverso la ricostruzione dell’auditorio della Residencia de Estudiantes, realizzandovi la cappella del Consejo. Nasce così la Iglesia del Espíritu Santo, la sua opera prima, che riceverà grandi apprezzamenti dalla critica, con sculture di Juan Adsuara e pitture di Stolz Viciano. Il progetto mantiene le pareti esistenti, intrise della concezione razionalistica, anche se ornato e realizzato con gli elementi tradizionali dell'architettura spagnola. Sull'altare maggiore è collocato un grande corpo cilindrico, a modo di un grande tamburo, che offre un'immagine rotonda all'esterno. Le facciate sono di mattoni con sottolineati alcuni elementi decorativi La prima pietra viene collocata nel giugno del 1943 e l’inaugurazione si tiene il 12 ottobre 1946.

Iglesia del Espíritu Santo

In questo periodo ottennero dal CSIC di poter visitare edifici simili già realizzati in Europa. Tra il marzo e l’aprile del 1947 Vallespín viaggiò tra la Svizzera, l’Olanda, Danimarca, Svezia ed Inghilterra. Nell’ottobre e novembre del 1949 è Fisac, accompagnato da José Antonio Balcells, a viaggiare in Europa. Basilea, Parigi, Stoccolma, Copenaghen ed Amsterdam, sono le sue tappe. Rimane colpito dalle opere dell’architetto svedese Erik Günnar Asplund che ritiene una architettura per gli “uomini del nostro tempo e con i mezzi attuali”. La maturazione professionale procede rapidamente e passa dall’edificio centrale del C.S.I.C. in cui sono chiari i riferimenti al rinascimento italiano ed alla architettura più moderne dell’epoca mussoliniana, al centro de Investigaciones Geológicas y Geográficas, razionalista e senza orpelli, all’Instituto Nacional de Óptica “Daza de Valdés”, in cui abbandona il linguaggio classico ed introduce per la prima volta la funzionalità, fino al Centro de investigaciones biológicas de los Patronatos “Cajal y Ferrán” del CSIC del 1949/56, in cui chiara è l’influenza dell’opera di Asplund ed in cui utilizza un tipo di


mattone forato, che brevetta nel 1952, molto meno peso del mattone pieno, sagomato per evitare le infiltrazioni della pioggia dai giunti e con una certo isolamento termico.

Instituto Nacional de Óptica “Danza de Valdés”

Tra i vari lavori merita attenzione la biblioteca della Sociedad hispano-Alemana Goerres, del 1947, dove sopra la sala di lettura una soffittatura ondulata e nervata nasconde le travi metalliche e definisce, illuminando con luci al neon, lo spazio sottostante. Soffitto sala lettura Biblioteca de la Sociedad Hispano-Alemana Goerres

Nel 1947 è coinvolto con Álvaro Portillo3 nei lavori per la sede principale dell’Opus Dei a Roma in un intervento che arriverà a comprendere otto palazzine tra via di Villa Sacchetti e viale Bruno Buozzi. Si mostra estremamente critico nei confronti delle richieste di padre Escrivá che vuole decorazioni ampollose, con marmi e ornamenti lussuosi. La rottura è completa e viene allontanato dal cantiere con l’imposizione di non rimetterci più piede. A tal punto arrivò la divergenza che tre anni dopo, trovandosi Fisac a Torino per lavoro, ed essendovi in Roma le celebrazioni dell’anno Santo, telefonò a padre Escrivá per chiedergli il permesso di poter partecipare al giubileo, ma questi non acconsentì e la rottura divenne definitiva. "Dove è il classico in queste opere? Vediamo con 3

Álvaro del Portillo (1914-1994), nome completo Álvaro del Portillo y Diez de Sollano, è stato un vescovo cattolico e ingegnere spagnolo. Fu il più stretto collaboratore e il primo successore di Josemaría Escrivá de Balaguer alla guida dell'Opus Dei.


tristezza che c'è, che vuole esserci- in quei pilastri, e cornici, e frontoni rotti o integri, in quelle palle e quei pinnacoli; infine, in tutte ciò che è appiccicato lì, venga o no in mente. (...) Che cosa è l'architettura spagnola? Non voglio cercare di definirla, né credo d'altro canto, che sia qualcosa di così concreto che si possa inserisce in una definizione. Se ha qualche denominatore comune può essere la reiterazione di approccio di problemi simili in tutta la nostra storia. Qualcosa, insomma, che non può essere definito con un edificio. " FISAC, M., “Lo clásico y lo español”, Revista Nacional de Arquitectura, nº 78, Madrid, 1948, pp. 197-198.

Tiene un ciclo di conferenze presso la Facultad de Arquitectura de Manila, viaggia in Giappone e sviluppa il suo primo brevetto, il mattone alleggerito per murature di tamponamento, che impiega nel Centro de Investigaciones Biológicas Cajal y Ferrán del C.S.I.C. Instituto Cajal y Ferrán de Microbiología L’edificio è composto da due blocchi inclinati, separati da un giardino interno, che si uniscono i testa all’angolo tra la calle de Joaquín Costa e la calle Velázquez. All’epoca della sua costruzione, come racconta la Guía de la Arquitectura de Madrid del Colegio de Arquitectos, l’edificio rappresentò una grande innovazione ed ebbe una notevole influenza sugli edifici costruiti nella città negli anni seguenti. Nell’angolo, la figura scura di un uomo, di spalle con il braccio destro appoggiato alla parete, sul bordo di una fontana, come intento a bere. Si tratta di una scultura in bronzo di Carlos Ferreira. Un tocco di poesia ai piedi di una enorme parete di laterizi curva, alla cui sommità si affaccia un piccolo terrazzo.


Instituto Cajal y FerrĂĄn de MicrobiologĂ­a


Mattone forato da rivestimento di facciate

In questo periodo la legge conferiva all’architetto la responsabilità dell’intera opera: progetto e realizzazione, con una formula amministrativa molto flessibile aveva a disposizione il denaro e provvedeva direttamente ai pagamenti, in amministrazione diretta rendicontando a fine lavori. Il compenso dell’architetto era fissato da tariffe e Fisac operava con estremo scrupolo, ma i superiori dell’Opus Dei gli facevano pressioni perché richiedesse più del minimo versandogli il compenso. "A me questo procurò scrupoli di coscienza e si andò a sommare agli altri problemi che nel frattempo si erano creati in relazione alla mia appartenenza all’Opus dei.” Gli anni ’50 sono estremamente ricchi di lavoro per Miguel Fisac ed interessanti per i risultati a cui giunge arrivando ad esprimersi perfino nei dettagli. Al riguardo vanno ricordati i lavori d’interno per la libreria del C.S.I.C. e la caffetteria dell’Istituto di ottica “Daza de Valdés”.


Nel 1950 partecipa al concorso per case popolari, promosso dal Colegio Oficial de Arquitectos de Madrid, denominate “casas en cadena”. È questa la sua prima occasione di confrontarsi con l’edilizia di basso costo. Il suo progetto oltre agli aspetti architettonici prevedeva l’organizzazione di un cantiere, studiato con un manager Ángel Salaberría, che prevedeva squadre di lavoro composte da 820 operai divisi in 42 gruppi in grado di costruire ad un ritmo di 6 case al giorno. Ottenne il primo premio, ma gli organi ufficiali che dovevano costruire quelle case non si decisero ad utilizzare la proposta. Nei suoi lavori comincia ad investigare due sistemi strutturali, che diverranno poi fondamentali nelle sue opere: il laterizio ed il cemento armato. A Barcellona realizza la fabbrica della SEAT con la sua prima soletta laminare ondulata dell’ingresso, che svilupperà poco dopo nel porticato del Centro di Formazione dei Professori della Ciudad Universitaria di Madrid, del 1953.

Ingresso SEAT Barcellona Sotto

Porticato del Centro di Formazione dei Professori della Città Universitaria di Madrid


Tramite la conoscenza del ministro Ibáñez Martín, riesce ad ottenere per la sua nativa Daimiel la costruzione dell’ Instituto Laboral dove, utilizzando metodi costruttivi della tradizione rurale manchega, riesce ad ottenere spazi funzionali e luminosi, propri del costruire moderno. Si tratta del primo Istituto Professionale, proposto da Fisac con l’idea di diffondere in Spagna l’esperienza tedesca nel campo della formazione professionale. In questa costruzione si trova la tradizione dell'architettura de La Mancia (muri finiti con calce), però incorporandovi audaci elementi del linguaggio moderno audace all'interno, sia nelle funzioni che nell'arredamento, incluso nelle aule, murales disegnati dallo stesso Fisac con evidenti riferimenti ai quadri di Mondrian. Il disegno della pianta, comprende una serie di aule, collegate da una galleria con una nuova plasticità, sale riunioni, uffici e una cappella che non fu costruita. L'auditorium aveva un soffitto con un sistema di pannelli modulari che graduavano l'ingresso del forte sole all'interno dell'edificio. Le attrezzature, carpenteria e dettagli costruttivi sono stati progettati dallo stesso Fisac, molto accuratamente e con un'eccellente risoluzione Oggi il complesso è sede del Centro de Interpretación del Agua y de los Humedales Manchegos.

Instituto Laboral di Daimiel

sotto: soffitto auditorio


È tra gli architetti firmatari del Manifiesto de la Alhambra, con cui si propugna la liberazione dell’architettura spagnola dall’anacronismo, promosso dalla Sesiones de Crítica de Arquitectura, che dal 1959 si riunisce attorno alla Revista Nacional de Arquitectura. Su incarico dei padri Domenicani, nel 1952 costruisce il Colegio de las Arcas Reales de Valladolid, in cui inizia a sperimentare, nella cappella, la sua teoria sullo spazio dinamico, attraverso l’uso di pareti curve, e che nel 1954 ottiene la medaglia d’oro alla Esposizione di Arte Sacra (Internationale Ausstellung Moderner Christlicher Kunst) a Vienna.

Colegio Apostólico de los Padres Dominicos (Valladolid), oggi Colegio de Nuestra Señora del Rosario Il complesso doveva ospitare aule, dormitori e mense per due gruppi di studenti di età diversa, con la chiesa come elemento unico comune a tutti gli utenti. Questo ha determinato una rigorosa simmetria della pianta, che però è impercettibile per il visitatore, perché l’ingresso è perpendicolare all'asse, e nel patio principale centrale si addossano due leggeri porticati di calcestruzzo armato nei due lati sud ed est, che rompono la simmetria dello spazio, con le loro colonne di calcestruzzo di sezione crescente e dalla forma arcaica di osso, e che vanno aprendosi nelle volte di bassa curvatura in un continuo di onde, eseguiti con stampi realizzati con corde e gesso, da operai esperti. Anche qui Fisac concilia tradizione ed innovazione. Da un lato, la costruzione con murature di mattoni pieni del luogo, e dall’altro i porticati di calcestruzzo tinti di bianco, di bella fattura e di una pulizia formale di evidente ed ammessa ispirazione nordica. Due elementi, oltre ai portici del chiostro, sono quelli che richiamano l'attenzione sui valori estetici del lavoro: lo spazio della chiesa e il piccolo laghetto con la fontana nel chiostro. In particolare la chiesa, posta nel centro della simmetria del complesso, con la facciata monumentale da cui esce una statua di San Domenico portante una stella, in alluminio di Jorge Oteiza, mentre all’interno Fisac lavora con la luce, come con un materiale, per ottenere un ritmo crescente di sensazioni spaziali, passando dalla penombra, nell'area dei fedeli, alla luce totale nell'abside. L’obiettivo principale è incentrare l’attenzione sull'altare, e per ottenere questo ricorre alla nobiltà dei materiali con il cambio di materiale, dai mattoni delle pareti laterali si passa ai blocchi di calcare bianco di Campaspero dell'abside, ad una intensa illuminazione alta e laterale, con un adeguato cromatismo, alla scalettatura della copertura, ed in ultimo alla collocazione dell'altare più elevato rispetto ai fedeli. La proprietà ha voluto una scultura della Vergine con San Domenico a presiedere l'abside, e Fisac ha chiamato ad eseguirla José Capuz, che aveva lavorato con lui nel tempio madrileno dello Spirito Santo. Le vetrate sono di José Maria Labra. Con provvedimento 195 del 28 luglio 2011 la Junta de Castilla y León ha dichiarato : la Iglesia del Colegio Apostólico de los Padres Dominicos, obra de Miguel Fisac Serna, en Valladolid, Bien de Interés Cultural con categoría de Monumento.


Colegio Apostรณlico de los Padres Dominicos (Valladolid)


Miguel Fisac all’inaugurazione del collegio, luglio 1955. Foto da cinegiornale

Viaggia negli Stati Uniti, dove visita le opere di Wright e Mies Van de Rohe ed incontra Richard Neutra a Los Angeles, con cui stabilirà una lunga amicizia. Viaggia a Gerusalemme come architetto del Santo Sepolcro. Al suo ritorno, sono gli ultimi giorni di settembre del 1955, lascia l’Opus Dei. Ha in corso il progetto per il convento e scuola di teologia per i Domenicani alla periferia di Madrid.


Convento, teologado e iglesia de San Pedro Mártir. Padres Dominicos (1955-60) I padri domenicani, che gli avevano commissionato il collegio di Valladolid, gli chiedono di progettare, in un luogo allora isolato ed in leggera pendenza, prossimo all’ingresso a Madrid dalla carrettiera de Francia, un convento con chiesa per i professori e studenti di teologia. Fisac configura l’intervento in un insieme di edifici di due, tre e quattro piani, sfruttando la pendenza del terreno, in una disposizione ortogonale con due chiostri ed un giardino di ispirazione giapponese prossimo alle aule e alla sala convegni con la copertura con la luce zenitale regolabile. In primo piano a sovrintendere il tutto la chiesa che doveva rispondere ad una precisa richiesta di disporre di fronte all'altare, ma separati tra loro, il coro di 300 frati ed i fedeli (700) è stata risolta da Fisac con una pianta ad iperbole, con l'altare al centro, illuminata dall'alto da un reticolo originale di tubi di metallo, con un crocifisso, dello scultore Pablo Serrano sospeso in verticale a sottili cavi d’acciaio. Tutto porta a concentrare l’attenzione all’altare, le pareti curve, l’illuminazione, le vetrate All’esterno, al suo apice verso la strada, vi è la torre campanaria, composta da 16 12+4 interni) pilastri in calcestruzzo collegati da una sottile rampa elicoidale e sormontata da una "nuvola" di barre in acciaio piegate, all'interno della quale brilla di notte, una croce al neon. Questa originale scultura, anticipatrice delle ricerche sulla dissoluzione di forma e volume, è opera di Fisac stesso, realizzata usando quattro diverse barre d'acciaio, con l'aiuto di un fabbro, che seguiva le sue istruzioni dirette e piegava e saldava le barre. Questa torre e le pareti curve della chiesa, con un fregio scolpito in pietra da Susana Polack e le vetrate sono i punti salienti degli esterni degli edifici che per i resto sono in calcestruzzo tamponato con i mattoni brevettati da Fisac e già usati nell'Istituto Cajal, oltre al sottile portico d'ingresso alla chiesa, il profilo ad iperboloide di rivoluzione del serbatoio dell'acqua e la pregevole scala a sbalzo che collega le camere dei docenti con le aule al piano terra, realizzata, come la torre in collaborazione con Javier Lahuerta, suo compagno di studi, e specialista nel calcolo delle strutture, una scala che sale dalla terra, girando in un quarto di cerchio, ed i cui scalini volano dallo stelo sul lato laterale della stessa. La sua interessante torre, di 50 metri di altezza è composta da 16 pilastri di 50 cm di lato, uniti da una rampa laminare. Dato che questo era instabile, Fisac permise di unire 12 pilastri, due a due con una doppia mensola sotto la rampa, costituendo così otto portali di un tratto. Non ho fatto diagrammi di Cross maggiori e complessi in tutta la mia vita. Javier Lahuerta Vegas Intervista biografica di Cristina Sanz Universidad di navarra 1996 (vedi fonti)


Convento e teologato dei padri Dominicani a Alcobendas Madrid


L’inventario tenuto dalla Fondazione Fisac, riporta fino al 1955, un elenco di 82 lavori. A chiudere questo periodo illustriamo due lavori significativi. Mercado de abastos di Daimiel (1955-60) È la seconda opera di Fisac a Daimiel e vi si conferma la fusione tra tradizione e modernità. L’edificio occupa interamente un lotto tra tre strade ed è composta da tre piani: l’interrato per il magazzino e gli atri per la vendita con due corti interne. L’Edificio all'esterno è costituito da un muro perimetrale lungo le tre strade, di pietra calcarea della zona e di 50 cm di spessore, ispirato alle antiche quinterías della Mancia. All'interno, una struttura leggera di pilastri e travi portanti solai in cemento precompresso. La copertura è con travi e forme prefabbricate in calcestruzzo e piastrelle arabe della zona, organizzate per facilitare la ventilazione e l'illuminazione del mercato.

Daimiel, Mercado de abastos

Casa FISAC - 1956 Lasciata l’Opus Dei, conosciuta Ana María Badell, che sposerà l’anno dopo, decide di costruirsi una casa. Sceglie una piccola collina a Cerro del Aire, nel municipio di Alcobendas, in prossimità del cantiere del convento dei padri Dominicani.


Fin dal primo momento pensò che fosse un casa ampliabile ", un principio di casa con l'idea di aggiungere camere", e così fu in almeno tre occasioni. Una casa ad un unico piano, con la zona giorno esposta a sud lungo una grande parete interamente vetrata. Forti le influenze dei suoi viaggi a Los Angeles, con Neutra ed in Giappone.

Casa Fisac a Cerro del Aire

Circondata da un grande giardino, con pareti in muratura di granito e pilastri metallici, su cui poggia una sottile lastra di cemento. La casa è divisa in tre zone: ad est le camere da letto, ad ovest la zona di servizio e nel centro, da nord a sud, la cucina, l'ingresso ed il soggiorno. Il giardino e l’interno sono un tutt’uno, semplice ampio e luminoso con i mobili progettati da lui stesso, dalle caratteristiche nordiche, ma di evidente razionalismo e vocazione artigianale.

L’11 gennaio 1957 si sposa con Ana María Badell4 che ha conosciuto, l’anno prima, ad una conferenza presso la Scuola di Architettura. Il matrimonio si celebra presso la chiesa dei los Jerónimos a Madrid, con un velo di tristezza dovuto al diniego dell’Opus dei a farvi partecipare sua sorella Dolores. Celebra Padre Félix García, poeta, saggista e brillante giornalista, confessore di personaggi di primo piano. Padrino: Gregorio Marañón, illustre medico e saggista Testimoni: José Ibáñez Martín, già Ministro dell’educazione ed attuale Presidente CSIC José María de Escoriaza López, Presidente del Consejo Superior Agronómico del Cuerpo Nacional de Ingenieros Agrónomos Avranno tre figli, Anaïck (1959-65) morta bambina, Miguel, ingegnere aereonautico e Taciana, sinologa e docente universitaria di lingue orientali.

4

Ana María Badell Lapetra (Santander 1932- Almagro 2014) Studi di agronomia per poi diventare scrittrice e giornalista.


Ricorda, ancora con nostalgia, come una sera quando stavano facendo pratica nei giardini del Palacio de la Moncloa, un professore gli disse che dovevamo andare alla Scuola di Architettura, perché c'era un conferenza sopra i giardini e uno dei relatori era il già famoso architetto Miguel Fisac Serna. Curiosamente l'architetto si fissò su di lei - dirà anni dopo che l'aveva sognata prima di conoscerla - e al termine della sua esposizione scese e andò dritto da Ana Maria, domandandogli se andava ad un'altra conferenza programmata il giorno dopo. Miguel Ángel Fanega Encuentro con Ana María Badell, viuda de Fisac Director del periódico Las Tablas de Daimiel EuromundoGlobal - 22 ottobre 2014

Acquerello di Fisac che ritrae la moglie Ana Marai Badell - 1970



Miguel Fisac e l’Opus Dei Negli anni turbolenti, che precedettero la guerra civile (1936-1939), come Fisac vi erano allora in Spagna, molti giovani cattolici che pensavano necessario opporsi alla campagna repubblicana contro la chiesa, e questo fu un buon terreno di semina per l’azione di Josemaría Escrivá. Conosce Ricardo Fernando Vallespín che dirige la residenza di studenti dell’Opus in cui è entrato nel 1933, ancora studente di architettura. Conosce Mons.Escrivá di cui diviene amico. Entra a far parte dell’Opus Dei nel marzo del 1936 (n.32), sua sorella Dolores (Lola) nell’agosto dell’anno dopo (n.35). Non ha la vocazione ma desidera aiutare da buon cristiano il prossimo. Non fa proseliti e non ricopre cariche all’interno dell’istituzione, passando quasi tutto ciò che guadagna come architetto dai numerosi incarichi affidati da membri dell’Opus dei che occupano posti di potere. La situazione di disagio che prova in una istituzione che, secondo lui ha smarrito lo spirito originario, lo porta ad uscire nel 1955 . Tutto quello che segue è tratto da documenti ufficiali sul sito dell’Opus dei. L’Opus Dei (“Opera di Dio”) è una istituzione gerarchica della Chiesa cattolica, una prelatura personale, che ha il compito di contribuire alla missione evangelizzatrice della Chiesa. In particolare, si propone di diffondere una profonda presa di coscienza della chiamata universale alla santità e del valore santificante del lavoro ordinario. L’Opus Dei è stato fondato da San Josemaría Escrivá il 2 ottobre 1928. "Mi presentò a padre Escrivá, nel 1935, un compagno di Architettura, Pedro Casciaro, che avevo conosciuto nel 1929, durante gli studi di scuola superiore in uno sciopero degli studenti contro Primo de Rivera. Non ero stato particolarmente religioso fino a quegli avvenimenti politici che mi fecero reagire. Nel mio paese, durante la settimana Santa del 1935 c'era molta tensione, un paio di fucilate in una delle processioni e altre provocazioni, che mi emozionarono molto. Tornando a Madrid, Casciaro mi disse che aveva incontrato un sacerdote che lo aveva impressionato, e più tardi mi ha portato alla residenza di Ferraz 50 dove l'ho conosciuto.” “... mi portò alla residenza DYA nella calle de Ferraz n° 50. La Residencia DYA era chiamata così, perché gli studenti che vi vivevano studiavano "Derecho o Arquitectura". Però in secreto ti dicevano che significava "Dios y Audacia". “ Padre Escrivá mi parve un uomo molto simpatico e attraente, per la maniera di dire le cose in un modo differente dai sacerdoti che conoscevo, ed era circondato da un'atmosfera di spiritualità senza piagnistei. Iniziai così a frequentarlo assiduamente." “ all’inizio mi ritrovai in un ambiente gradevole, con studenti buoni e simpatici, che poi divennero molesti fino al mio ingresso nella Opus Dei nel febbraio del 1936. Erano solo tre mesi che frequentavo quando dovetti tornare la mio paese perché ebbe inizio la guerra civile. Per un anno, mi salvai la vita,rimanendo nascosto nel sottotetto della casa di mio padre. Un membro dell’Opus dei, mi scrisse e gli rispose mia sorella per non far scoprire che ero lì nascosto. Seguitarono a scriversi come se si trattasse di amici. Un giorno d’ottobre del 1937, si presentò nella mia casa di Daimiel un medico dell’Opera: Juan Jiménez Vargas. Veniva a prendermi con documenti falsi, e partimmo, nel treno della notte, con il denaro che mio padre poté raccogliere. Con l’aiuto di Juan Jiménez Vargas, che era medico militare in un battaglione anarchico della C.N.T. decisero che Mons. Escrivá, doveva lasciare Madrid per raggiungere la zona


Nacional5. Dopo molte peripezie e con Casciaro e Botella, che si unirono a noi a Valencia, arrivammo a Barcelona dove stava Mons. Escrivá ed altri tre. Eravamo in otto e dopo un mese a Barcelona e un altro mese sui monti dei Pirenei, passammo per Andorra in Francia e da lì per San Sebastián, alla Zona Nacional.” “Perché, tuttavia, vennero a cercare me, da poco entrato nel gruppo? Dopo sono arrivato a pensare, che una volta conosciuto il prezzo elevato che le guide chiedevano per aiutare una fuga lungo i Pirenei, siccome si trattava di molto denaro, ..., pensarono a me, perché supposero che mio padre lo avrebbe dato, come infatti lo dette.” “Pedro Casciaro e Francisco Botella studiavano architettura come me e vivevano nella residenza. Erano entrati nell'Opera e cominciarono e cominciarono con molestie per me tremende, affinchè anch'io entrassi. Risposi che io mi rapportavo con Mons. Escrivá. Ero tranquillo e per nulla disposto ad entrare. Io vivevo con mio fratello, militare più grande di me, in un appartamento con due servitori più vecchi che mia madre ci aveva mandato dalla nostra terra. Mio fratello, che giocava spesso alla lotteria nazionale, vinse il primo premio, di 100.000 pesetas. A quel tempo, era una cifra molto grossa. Qualche giorno dopo Casciaro mi ha chiamato per telefono per dirmi che mons. Escrivá voleva parlarmi. Avevo paura che volesse chiedere soldi, perché l'economia della residenza era molto disastrata e quando sono arrivato, nel momento in cui sono entrato nel suo ufficio, Mons.Escrivá mi ha detto: "Penso che hai la vocazione." Io ho tirato un respiro di sollievo a sentire che non chiedeva i soldi da mio fratello. Ma non ho avuto il coraggio di rifiutare, anche se ero lontano dal sentire il minimo entusiasmo. Da allora ho vissuto un incubo che non sapeva come scrollarsi di dosso. È così che sono entrato nell'Opus Dei.” “ Risulta deludente vedere l'evoluzione dell'Opera verso posizioni retrograde, opposte a quell'aria di rinnovamento evangelico, che era la più attraente dell'Opus Dei, al tempo di Ferraz, 50. Con il passare del tempo mi sono reso conto che queste strategie si stavano compiendo, tranne una, quella che si considerava la principale, l'apostolato dell'intelligenza. Io non avevo nessuna vocazione religiosa. Sono stato molto chiaro. Ma avevo una preoccupazione e un grande desiderio di collaborare generosamente e disinteressatamente. Pensavo che mi sarei incontrato con l'apostolato dell'intelligenza, trasportato in tutti i campi della conoscenza e della creazione artistica, non in una compromesso puramente ascetico e religioso”. "Se a me il Padre ha lasciato piena libertà nella mia professione di architetto, credo che sia stato in gran parte perché guadagnato dei soldi che erano necessari in quel momento, e anche perché io non mostravo molto interesse sia nel lavoro interno, che nel proselitismo ". "Non ho mai chiesto l'ammissione all'Opus Dei, ma la mia partecipazione esterna era molto entusiasta, sembrava che avessi la vocazione. Per me stare lì è stato terribile, come seppero dal principio i miei superiori e confessori dell'Opus Dei. E' incomprensibile poter giustificare il mio soggiorno per così tanti anni. Tuttavia, se avessi potuto esternare i miei dubbi con qualcuno al di fuori dell'Opus e avergli potuto spiegare la mia situazione, sono sicuro che mi avrebbe raccomandato di lasciarla subito, ed io lo avrei fatto immediatamente. Ma era considerato una mancanza di lealtà e un sintomo di spirito cattivo, parlare di problemi di coscienza con i sacerdoti che non erano dell'Opus dei. Il padre diceva sempre: "La biancheria sporca si lava in casa". 5

Juan Jiménez Vargas diserterà dall’Esercito Repubblicano. La Zona Nacional era la parte di Spagna sotto il controllo degli oppositori della Repubblica.


"Così ho tirato avanti fino ad arrivare ad uno stato di vera disperazione. Solo il lavoro intenso professionale mi faceva dimenticare tutto. Mi sono rifugiato unicamente nel lavoro. Anche se, d'altra parte, il rapporto con i membri dell'Opera con cui vivevo era tranquillo e familiare. Ma il mio lavoro è stato solo fare architettura. In questo, per i progetti che non avevano niente a che fare con le case dell'Opus, il Padre non mi ha mai contestato niente di quello che facevo. Lui solamente imponeva il suo criterio estetico quando si trattava di costruzioni dell'Opus Dei. Tuttavia, a parte questo lavoro professionale, io non ho fatto apostolato, perché il proselitismo per reclutare nuovi membri mi sembrava ipocrita farlo io, che non avevo la vocazione. Per tutto il tempo che sono stato nell'Opus Dei, sono stato costretto a estremi inaccettabili. Pertanto, quando finalmente ho ottenuto che mi lasciassero andare, Alvaro Portillo si è scusato con me di queste coercizioni e le giustificò dicendo che siccome avevo dimostrato grande generosità, avevano interpretato questo come vocazione.” “Il giorno che mi chiamò Mons. Escrivá, fu il 27 di febbraio del 1936. E il giorno che sono uscito, il 27 di settembre del 1955.” “Tre mesi dopo la mia uscita dall’Opus Dei ad una conferenza alla Scuola di Architettura, in un corso sui giardini, conobbi una ragazza che niente sapeva dell’Opus Dei, con la quale l’anno dopo mi sposai.” “ Chiesi a due soci numerari dell’Opus Dei di farmi da testimoni, che accettarono, ... però il giorno prima delle nozze mi dissero che non potevano farlo ... impedirono anche a mia sorella Lola di partecipare, che pure era dell’Opus Dei.” “Dopo poco dalla mia uscita mi fu chiesto, come era stato per altri, di diventare socio numerario o cooperatore, ma rifiutai.” “ Iniziò da parte di diversi membri dell’Opera, una autentica persecuzione e diffamazione, che incominciò a crearmi pregiudizio professionale.” “... che culminò con l’azione di due sacerdoti dell’Opera alla morte di mia figlia di sei anni. .. il giorno del funerale, Paco Botella e Antonio Pérez, vennero a casa mia facendo gesti di orrore e dandomi ad intendere con parole più o meno velate chee ra un castigo di dio per la mia uscita dall’Opus Dei.” “ Questa persecuzione, che continua ancora, arrivò a tal punto, che pensai, seguendo il consiglio evangelico, di dirlo alla Chiesa.” “ Andai a Roma ... e mi fecero parlare con Alvaro Portillo,... mi disse: “ vai tranquillo, perché io darò ordine che non ti si perseguiti.”” “Qualche giorno dopo venne da me a Madrid, il consigliere che era tornato da Roma. Desiderava darmi una giustificazione. Mi ha detto che queste persecuzioni erano mie impressioni e che la mia mancanza di lavoro era perché alla gente non piaceva la mia architettura. La conseguenza di tutto questo è stato, che hanno seguitato perseguitandomi in tutto quello che hanno potuto, incluso che la persecuzione ha continuato con mio figlio che pure lui si chiama Miguel Fisac.”


1957 -1967 Il periodo strutturale Le vigasvigas-hueso C’era una volta una pagoda a Madrid Oltre al matrimonio, il 1957 è un anno importante, perché è nominato membro della giuria nel concorso per la costruzione del padiglione spagnolo all’Esposizione Internazionale di Bruxelles del 1958, inoltre prendono corpo due opere più ancora di rottura con il passato, con un linguaggio cubico ed astratto che introduce i lavori del decennio seguente. Sono due case della cultura, a Ciudad Real e a Cuenca. Casa de la Cultura de Cuenca (1957-65) Questo edificio "Casa della Cultura" a Cuenca, è organizzato in tre piani, un seminterrato e una piccola zona sopraelevata. Nel seminterrato gli impianti di riscaldamento e annessi. AI piano terra la sala di lettura per bambini e un'ampia reception annessa alla sala per le mostre e alla scala principale e da cui si acceda direttamente al salone per le conferenze. in un angolo l'abitazione del custode. Al secondo piano la sezione archivi, la sezione delle riviste e una sala lettura generale e la zona di ricezione. Al terzo piano continua il servizio generale della biblioteca, una sala riunioni e l'abitazione del direttore, etc. E, infine, il quarto piano è destinato al Centro studi della città di Cuenca. Indipendente in quanto a disposizione dei piani, sei in totale, ma in comunicazione diretta con ognuno dei piani dell'edificio principale, si alza una torre deposito di libri, capace di contenere 7.000 volumi per piano. Miguel Fisac Informes de la Construcción Vol. 17, nº 168 Marzo de 1965 Cuenca, Casa de la cultura


La Casa de la Cultura de Ciudad Real (1957-61) Situata nel centro della città , vicino al giardino del Prado ed alla cattedrale di Santa Maria, fu progettata per il Ministero dell’Educazione Nazionale nel 1957 ed inaugurato domenica 26 marzo 1961. L’edificio di due piani, con la facciata principale di 32 metri interamente vetrata, su calle del Prado, presentava la pianta bassa libera con una ampia scala circolare al centro. Da tempo abbandonato pare prossimo al riuso come Archivio Storico cittadino.

Ciudad Real, Casa della cultura


Con Alejandro de la Sota, viene incaricato del progetto della Iglesia de la Coronación a Vitoria, che concluderà da solo. Iglesia de la Coronación a Vitoria (1956-1960) "Il Vescovo di Vitoria era legato a padre Aguilar, un domenicano appassionato d'arte che dirigeva la rivista Ara di pittura e scultura religiosa, e ha voluto incaricare del progetto di diverse chiese, giovani architetti che cominciavano la professione. Era un amico di Francisco Javier Saenz de Oiza e Luis Laorga, e ha contattato Javier Carvajal e José María García de Paredes perchè progettassero una parrocchia. Allo stesso modo, a Alejandro de la Sota e a me assegnò che ne facessimo insieme un altra. Durante i primi tentativi, Alejandro è apparso con un prisma di vetro che io non potevo associare a un tempio; e poi abbiamo deciso di lavorare ognuno ad una soluzione diversa e poi presentarle firmato da entrambi. Hanno infine optato per la mia, dove si applicava qualcosa che avevo già provato tre anni prima all'Istituto e la Scuola di Commercio di Malaga. li avevo inscritto una chiesa ed un salone in un rettangolo, dividendolo in diagonale in modo che ogni sala era di forma triangolare; sul lato stretto c'era abbastanza spazio per l'abside della chiesa o lo scenario. La parete divisoria disposta diagonalmente non aveva luce e doveva essere illuminata dal lato opposto. E a Vitoria ho usato questa soluzione, intendendo che i fedeli si riuniscono come in una processione con un prete davanti. Al fine di portare gli occhi fedeli sull'altare, ho fatto una parete curva e liscia, senza interruzioni, in modo che la vista vi scivoli sopra fino al fuoco principale. La parete opposta, dove entra la luce, l'ho fatto in modo diverso per potervi raggruppare gli elementi aggiuntivi richiesti dal programma: il battistero, la cappella del Santissimo, la via Crucis; la loro consistenza cambia; la parete diritta è fatta di muratura, e quella di fronte, che riceve la luce, è dipinta di bianco. In un primo momento l'ho chiamato muro statico e l'altro muro dinamico, perché invita a spostare la vista. " (Miguel Fisac) La copertura è in struttura metallica reticolare foderata da un controsoffitto in legno. Il campanile, staccato dall’edificio a sovrastare l’intorno, è realizzato con tre sottili pilastri di calcestruzzo, uniti in sommità da una scultura in acciaio dello stesso Fisac portante le campane e la croce. Iglesia de la Coronación a Vitoria


Il cambiamento ha inizio con un progetto non costruito ma fondamentale nell’evoluzione del lavoro di Fisac: il progetto (giunto secondo) realizzato per il concorso della parrocchia di San Esteban a Cuenca nel 1959. Qui ha inizio la sua ricerca sui sistemi strutturali di calcestruzzo con forme prossime alle soluzioni proprie della natura. Fisac ha già maneggiato il calcestruzzo nelle leggere pensiline di ingresso o di contorno ai chiostri ed inizia a pensare all’uso di questo materiale, che si plasma a piacere in qualsiasi forma, per risolvere completamente un edificio. In questo progetto prevede in copertura degli elementi che gli permettono di risolvere sia la portanza del tetto, l'illuminazione naturale e la canalizzazione delle acque piovane.

PIastico del progetto Iglesia San Esteban a Cuenca

Comincia quindi a pensare a pezzi modulari di calcestruzzo di sezione continua, che va poi ad utilizzare nell'edificio dei laboratori farmaceutici Made (1960-63), dove realizza una grande pensilina di calcestruzzo con questo sistema, così come risolve con lo stesso materiale tutto l'insieme. Per realizzare la pensilina di collegamento, per unire il corpo basso dei laboratori con il volume di cinque piani degli uffici, Fisac utilizza, quello che chiamerà il pezzo “Made”: un sovrapponibile, in grado di auto portarsi e di raccogliere la pioggia. Questo edificio è anche il primo in cui Fisac utilizza il calcestruzzo a vista, ma non fu tutto semplice perché il proprietario pensava che non fosse finito, e si convinse solo dopo che dei clienti tedeschi, in visita ai laboratori, gli dissero che si trattava di una soluzione molto moderna e che anche in Germania erano in costruzione alcuni edifici così.


Laboratori Made

Del 1960 è il piccolo padiglione dei Laboratori Alter a Madrid, dove realizza una pensilina in calcestruzzo, come lamina plissettata.

Laboratori Alter

Ma è con il progetto e la costruzione del Centro de Estudios Hidrográficos y Laboratorio de Hidráulica che l’idea si concretizza pienamente in elementi con sezione di forma triangolare cava ed alata, montati a segmenti e solidarizzati con una precompressione, con cui copre uno spazio rettangolare di 22x80 metri, la nave de modelos, che è diventato uno degli spazi più singolari dell’architettura spagnola del XX secolo, dove la luce entra solo dallo zenit ed illumina tutto uniformemente e l’intera copertura si tramuta in un insieme di apparente leggerezza. Pagine seguenti Centro de Estudios Hidrográficos




Alla ricerca ed alla realizzazione di questa nuova tipologia strutturale collaborano gli ingegneri Vicente Peiró, José María Priego e Ricardo Barredo. Il sistema viene brevettato e battezzato col nome di “vigas-hueso”. Il successo di questa scoperta strutturale da luogo a molteplici variazioni dei pezzi, che si adattano su misura per ogni singolo caso, e che appaiono nel seguito nei laboratori, alberghi, scuole, chiese e case private, progettate da Fisac. Nel 1962 viaggia in Messico, dove visita l’architettura precolombiana e resta impressionato dalla scala della Ciudad Universitaria de Ciudad de México. Gli edifici di cemento armato di questo periodo sono concentrati a Madrid, nel campus della C.S.I.C. , con il Centro de Investigaciones Geológicas, i laboratori dell'Istituto di Chimica del 1963, l'edificio Vega del 1964, il centro del Patronato "Juan de la Cierva", e i laboratori Jorba con la torre di cemento a pianta ottagonale stellata, soprannominata "pagoda" vicino all'autostrada Barajas di Madrid. Di questo periodo sono anche i progetti di mobili ed oggetti d'arredo tra i più famosi nella carriera di Fisac, come le "pata de gallina", per la compagnia Transmediterránea. Questi pezzi serviranno da arredamento di gran parte dei suoi edifici successivi.

Dopo la costruzione dell’EuroHotel a Punta Rotja a Maiorca, realizza, sulla Costa del Sol, alcune delle sue migliori case unifamiliari, tra cui quella per Don Juan Manuel Fanjul e la sua casa di vacanza nell Urbanización Costa de los Pinos, a Son Servera, e molte altre che mostrano il suo lato mediterraneo in contrasto con l'indifferenza dell'International Pensilina d’ingresso all’Eurotel a Punta Rotja Style.


Casa Fanjul

Casa di vacanza Fisac

Nel 1963, nel contesto delle strutture con gli huesos, troviamo la casa Barrera e quattro anni dopo, quella di Alonso Tejada. Nel 1964 ottiene il titolo di Dottore Architetto presso la Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Madrid. Il 14 giugno muore sua figlia Aniack. Di questo periodo sono altri due importanti edifici di cemento: il colegio de la Asunción di Cuestas Blancas ad Alcobendas, di fronte alla sua casa di Cerro del Aire, e, soprattutto, la parrocchia di Santa Ana nel quartiere di Moratalaz, a Madrid, dove cambia il tipo di chiesa per adattarsi ai nuovi principi del Concilio Vaticano II. Questo incarico è per iniziativa di monsignor Casimiro Morcillo, che ha voluto onorare la memoria della figlia dell'architetto recentemente scomparsa6, dandogli completa libertà nel progetto, di una che sarà una 6

Anaick, morta a sei anni per una partita di vaccini antipolio in cattive condizioni. Vicino al tabernacolo, la scultura di una ragazza in possesso di una candela in suo onore.


delle sue opere piĂš importanti, e dove il sistemi strutturale degli huesos, si combinano potentemente con le altre parti in calcestruzzo, in una chiesa ispirata al periodo paleocristiano.

Colegio de la AsunciĂłn di Cuestas Blancas

Parrocchia di Santa Ana


Qualche tempo dopo, nel 1967, è l'edificio IBM sul Paseo de la Castellana, unico per la sua facciata di pezzi huesos aperti a "V".

Edificio IBM

Due opere molto diverse, ma che hanno la caratteristica comune di ritornare all'essenzialità del mondo rurale a cuivera così affezionato Miguel Fisac dal suo lavoro presso l'Istituto di Daimiel. la prima sono le cantine Garvey a Jerez, in cui gli huesos creano il ritmo della copertura e la luce sulle facciate che porta ad un'architettura di forte carica espressiva. Il secondo, del 1968, è la casa propria nella baia di Mazarrón, ad Isla Plana Cartagena, Murcia, su una collina di pietra di fronte al Mediterraneo. La semplicità con cui la casa è divisa in quattro cubi puliti poggiati l'uno sull'altro per avere sempre una terrazza con vista è un'altra invenzione di Fisac che sorprende per l'ingegno elementare e naturalezza con cui si inserisce nel paesaggio. Casa di Fisac a Mazarrón

Tre anni dopo (1967) Viaggia nei paesi dell’est europeo, visita Mosca, Leningrado, Berlino, Praga; gli interessano specialmente i sistemi di prefabbricazione nell’industria delle costruzioni.


Le vigasvigas-hueso


Fu quasi certamente Fernando Cassinello Pérez (1928-75) a far riflettere Miguel Fisac sul ruolo delle strutture nei suoi progetti. Alla trascuratezza si sostituì prima l’interesse e poi la ricerca di soluzioni nuove, come diversamente non avrebbe potuto essere, nelle attività di questo vulcanico architetto.

Studi di Fisac per le travi del Centro de Estudios Hidrográficos - Casa di Ricardo Barredo

È di Cassinello e dell’ing. Carlos Barredo, il progetto della casa di Ricardo Barredo a San Fernando de Henares (1955), in cui sono impiegate travi a conci postese e la straordinaria mensola su cui installarono una casa sperimentale prefabbricata. A quel tempo la terrazza a sbalzo più grande d’Europa, oggi in rovina.

“Dovevo alleggerire il peso proprio che devono sopportare le travi. Pensai alla possibilità di farle vuote. E al tentare di unire un pezzo di sezione rettangolare o


triangolare allo schermo per ottenere la luce celeste desiderata, mi incontrai con una figura che mi ricordò le sezioni degli ossi delle estremità degli animali vertebrati. Chiesi che mi portassero un osso di mucca dalla macelleria e, al comprovarne la somiglianza, acquisii la convinzione che mi ero sicuramente incamminato per una buona strada.” Miguel Fisac

Il cambiamento ha inizio con un progetto non costruito ma fondamentale nell’evoluzione del lavoro di Fisac. È il progetto realizzato per il concorso della parrocchia di San Esteban a Cuenca nel 1959, giunto secondo. Qui ha inizio la sua ricerca sui sistemi strutturali di calcestruzzo con forme prossime alle soluzioni proprie della natura. Fisac ha già maneggiato il calcestruzzo nelle leggere pensiline di ingresso o di contorno ai chiostri ed inizia a pensare all’uso di questo materiale che si plasma a piacere in qualsiasi forma per risolvere completamente un edificio. In questo progetto prevede in copertura degli elementi che gli permettono di risolvere sia la portanza del tetto, l'illuminazione naturale e la canalizzazione delle acque piovane.

PIastico del progetto Iglesia San Esteban a Cuenca

Comincia quindi a pensare a pezzi modulari di calcestruzzo di sezione continua, che va poi ad utilizzare nell'edificio dei laboratori farmaceutici Made (1960-63), dove realizza una grande pensilina di calcestruzzo con questo sistema, così come risolve con lo stesso materiale tutto l'insieme. Per realizzare la pensilina di collegamento, per unire il corpo basso dei laboratori con il volume di cinque piani degli uffici, Fisac utilizza, quello che chiamerà il pezzo “Made”: un elemento di calcestruzzo armato ordinario con una sezione aperta e con un bordo sovrapponibile, in grado di auto portarsi e di raccogliere la pioggia. Questo edificio è anche il primo in cui Fisac utilizza il calcestruzzo a vista, ma non fu tutto semplice perché il proprietario pensava che non fosse finito, e si convinse solo dopo che


dei clienti tedeschi, in visita ai laboratori, gli dissero che si trattava di una soluzione molto moderna e che anche in Germania erano in costruzione alcuni edifici così. pezzo “Made”

Laboratori Made

Ricardo Barredo de Valenzuela (1902-1984) era studente di ingegneria, quando Eduardo Torroja (18991961) lo volle a lavorare con se presso la Hidrocivil, in cui rimasero dal 1924 al 1927 agli ordini di José Eugenio Ribera, professore di Ponti alla Escuela de Ingenieria de Caminos e importatore in spagna del brevetto Hennebique. Con Torroja ed altri, Barredo apre nel 1934 il primo laboratorio privato di prove su materiali, (ITCE, Instituto Técnico de la Construcción y la Edificación), diventa un importante costruttore e collabora poi allo sviluppo del laboratorio di Torroja (ITCC, Instituto Técnico de la Construcción y el Cemento) all’interno dell’università e parteciperà attivamente alla Associazione Nacional de Pretensado. Sarà con l’aiuto di Torroja che registra il brevetto del procedimento Barredo ( o metodo spagnolo) di precompressione nel 1952. Da allora Torroja utilizzerà solo questo brevetto nei suoi progetti, molti dei quali saranno realizzati dall’impresa di Barredo, come ad esempio il Mercado de Algerisas. Cessa l’attività nel 1974 ma la sua azienda continua ancora oggi come Tecpresa.


Del 1960 è il piccolo padiglione dei Laboratori Alter a Madrid, dove realizza una pensilina in calcestruzzo, come lamina plissettata. Laboratori Alter

Ma è con il progetto e la costruzione del Centro de Estudios Hidrográficos y Laboratorio de Hidráulica (CEDEX7) che l’idea si concretizza pienamente in elementi con sezione di forma triangolare cava ed alata, montati a segmenti e solidarizzati con una post-compressione, con cui copre uno spazio rettangolare di 22x80 metri, la nave de modelos y ensayos, che è diventato uno degli spazi più singolari dell’architettura spagnola del XX secolo, dove la luce entra solo dallo zenit ed illumina tutto uniformemente e l’intera copertura si tramuta in un insieme di apparente leggerezza. “Fu la più grande sfida strutturale che avevo affrontato, si trattava di creare uno spazio rettangolare di 80x22 metri con l’illuminazione dall’alto, totalmente uniforme, che mi obbligò ad inventare una soluzione – compreso una teoria strutturale – completamente nuova. Devo dire che mi divertii molto in questa ricerca e che ebbi due straordinari collaboratori: José Maria Priego8 come calcolatore e Ricardo Barredo come esecutore.” Miguel Fisac 7

CEDEX, Centro de Estudios y Experimentación de Obras Públicas è un organismo pubblico costituito nel 1957, di avanguardia nel campo dell’ingegneria civile, delle costruzioni e dell’ambiente. 8 Alcuni citano anche l’ing. González Montesinos entrambi del Ministero, da cui dipende CEDEX..


Travi post-tese formate da conci cavi di calcestruzzo armato di un metro di lunghezza e 2 metri di altezza, di spessore 6 cm con ringrossi nelle zone di maggior carico. La cassaforma dei conci era metallica ed il getto avveniva con il pezzo sdraiato. Il montaggio venne fatto su cavalletti in quota, accostando i vari conci, stuccando i giunti di 2 cm e poi inserendo i cavi e tesandoli e poi iniettando malta nei fori dei cavi e montando i dispositivi di ancoraggio in testa. Le travi terminavano con un pezzo speciale per lato, che serviva per l’appoggio sul muro e il contrasto per gli ancoraggi. L’appoggio era su un elemento di neoprene di 30x20 cm. Il tutto mascherato da un pezzo in aggetto, l’unico visibile dall’esterno.





A quel tempo Vicente Peiró Fayos (19102001) era molto attivo nel campo della precompressione, con i suoi solai FORTPRET, i suoi pannelli di facciata ed un curioso sistema di cassaforma per le travi cave. Javier Lahuerta9, che gli faceva i calcoli, lo fa mettere in contatto con Fisac, suo amico di gioventù universitaria. Ha inizio una fruttuosa collaborazione, il cui primo elemento sarà il Valladolid (1961) una trave pretesa a sezione “huesa” di 15 mm di spessore in grado di coprire fino a luci di 20 metri, impiegata per la prima volta nella copertura dell’ampliamento dell’Instituto Femenino de Educación secondaria Nuñez ad Arce - Valladolid (arch. Daniel Villalobos), poi per i Centros de la Enseñanza de La Coruña (Santa Maria del Mar) e Valencia, fino al complesso parrocchiale di Santa Ana in Calle La Cañada, Moratalaz, Madrid.

9

Javier Lahuerta Vargas (1916-2009) compagno di studi ed amico di Miguel Fisac. Ha insegnato strutture nelle Università di Madrid (1941-69) e Navarra (1966-96) e svolto una intesa attività professionale.


La collaborazione con Peiró non si limita solo a questo pezzo, ma brevetta una trave per pensiline a sbalzo fatta con calcestruzzo di scorie, utilizzata nelle abitazioni a Somosaguas di Josè Vicente Barreda e Alonso Tejada ed altre, come quella di Francisco Garcia Cabrerizo, per il cui ufficio transitavano tutti i principali brevetti di Spagna. Casa Barreda

Sempre con Peiró è l’elemento “Bumerán” per i pannelli di facciata dell’edificio per gli uffici della IBM a Madrid del 1967.


“Con la collaborazione di Vicente Peiró e di Ricardo Barredo ed altri valorosi ed entusiasti collaboratori ho ottenuto alcune soluzioni. Per esempio un pezzo di 20 metri di lunghezza di 1,5 cm di spessore, costruito con un calcestruzzo, non dico corrente, ma con una resistenza di 400 kg/cmq e un acciaio di 16.000 kg/cmq di resistenza, che indica la possibilità di trovare una soluzione con l'occhio alla prefabbricazione, che è quello che in questo momento ho tra le mani, che possono essere realmente interessanti. Le caratteristiche di questi elementi sono, in sintesi, le seguenti: una leggerezza di un 70 per cento rispetto alle travi piene; un notevole risparmio di materiale - un quarto - una rigidezza grazie alle forme che gli si possono dare, molto adeguate a trasporto e con possibilità di isolamento termico ed acustico, abbastanza grandi. Dal mio punto di vista di architetto è un orgoglio vedere che questa è una soluzione realmente corretta di una sintesi che é architettonica-costruttiva, di forma che non sono forme per sopportare altre forme architettoniche, dato che sono forme architettoniche già di per se. Questo credo che, da un punto di vista di correzione architettonica, è ineccepibile.” (Miguel Fisac,1965) Nel 1967 l'ing. Antonio Casacuberta, capo dell'ufficio tecnico del Grupo Colomer y Munmany, una conceria con sede a Vic (Barcelona), in piena espansione produttiva, presenta a Andreu Colomer, Ricardo Barredo il maggior esperto spagnolo di precompresso, per lavorare ad un progetto che partendo dalla costruzione della nuova sede del gruppo, doveva poi trasformarsi in una azienda produttrice di elementi prefabbricati di calcestruzzo postesi destinati principalmente alla copertura di edifici. Attraverso Barredo viene contattato Miguel Fisac e nasce così HUECO S.A. con sede a Vic e che avrà una vita breve ma intensa.


Per la fabbrica di Colomer era necessario usare strutture di calcestruzzo armato per il tipo di attività svolta all’interno con un ambiente molto salino che attaccava l’acciaio. Il primo lavoro eseguito è un solaio della fabbrica di Ernesto Baumann a Vic, nel 1967. Vengono prodotte ed installate travi postese di 16 metri di luce assemblando conci di un metro di lunghezza di sezione a doppio T. I conci venivano sollevati su di un cavalletto in posizione all’altezza del solaio ed accostati uno all’altro passandovi poi i cavi e tesandoli secondo il Sistema Barredo, ed iniettando in ultimo la malta. Al gruppo viene associato un fabbricante locale, Julia Arumi I Sayrach10, attivo nella fabbricazione di travetti. Fu impiantata una fabbrica con tutti i processi organizzati e controllati secondo principi di qualità. In una zona periferica fu aperto un impianto di frantumazione per gli inerti necessari. Il calcestruzzo impiegato era di alta resistenza, calcolato per 400 kg/cmq arrivava in realtà anche a 700 kg/cmq. Il controllo della qualità si basava in modo diretto su prove di rottura di provini, e nel tunnel di maturazione a vapore, un termometro controllava la temperatura ogni metro di sviluppo del nastro trasportatore. Al termine del processo i conci erano già pronti al disarmo ed in gruppi di quattro venivano introdotti in una vasca per la maturazione finale, evitando così fessurazioni. Dopo 24 ore nella vasca, a 28 giorni i conci erano pronti per essere utilizzati per la formazione di travi. Ogni concio era finito con un incavo nel bordo in grado di essere stuccato a tesatura avvenuta. La tesatura con martinetti avveniva alternativamente ai due estremi, sia per ragioni di tempo che di simmetria del precarico. Nulla era lasciato al caso. Con questo sistema sono stati realizzati tre tipi di elementi per travi: Sigma, per coperture con luce zenitale. Versione migliorata di quella usata al CEDEX, poteva coprire luci di 17 metri, peso 107 kg/mt. Trapezio, per solai e coperture senza luce zenitale. Nelle coperture poteva coprire fino a 25 metri di luce, peso 180 kg/mt. Pato, per pensiline di sbalzo fino a 8 mt. Peso 80 kg/mt.

10

Oggi Arumí - Prefabricados de hormigón


A Vic, dopo la fabbrica di Ernesto Baumann fu costruita la nuova sede del Grupo Colomer ed un intervento per Anonima Lanera, mentre a Montmeló la fabbrica di Máximo Mor e della Comercial Italo Española. Del 1968 è la casa per l’ing. Casacuberta a Santa Eugénia de Berga. In tutti questi interventi e nella cantina Garvey a Jerez de la Frontera furono impiegate travi con elemento sigma. L’elemento trapezio è quello che poteva avere più potenzialità commerciali, poteva separarsi mediante un pezzo retto variando l’interasse in funzione del calcolo. Un brevetto del 1968, mai impiegato componeva sigma e trapezio potendo arrivare a luci di 25 metri con possibilità di luce zenitale. In totale furono costruiti più di 30.000 mq di edifici industriali utilizzando questi elementi.

Fabbrica Maximo Mor

Casa ing. Casacuberta 1968


Bodega Garvey, Jerez de la Frontera


HUECO S.A. ebbe però una vita corta. Probabilmente Andreu Colomer si aspettava risultati che non arrivarono nei tempi previsti, in disaccordo con il capo del suo ufficio tecnico ing. Casacuberta, che si ostinava con Fisac, a credere ancora in un progetto che non trovava conferma dal mercato. Fisac è cosciente di questi problemi e continua a studiare per eliminarli. Di fronte allo stallo di HUESA SA propone il Sistema FISAC (1970) con brevetti in molti paesi esteri, e lo presenta ad un gruppo d’impresari raccolti attorno al banco Pastor, Realizza come esempio il suo studio a Cerro del Aire utilizzando un elemento evoluzione del Valladolid, ed in cui i conci sono lunghi due metri, per ridurre il numero dei giunti, punto debole del sistema. Ma non se ne fa di niente, a suo dire per l’azione dell’Opus Dei. Tra le coperture postese del CEH ai piedi del Manzanares e la copertura del proprio studio a Cerro del Aire, passano 11 anni. Furono progettati 12 tipologie e di queste 9 furono prodotte. Sostanzialmente divisibili in due gruppi: • Travi postese a base di conci e compresse con il procedimento Barredo. • Travi continue pretese con il sistema di Vicente Peiró. Siamo a metà degli anni settanta, il sistema Fisac non decolla, HUECO S.A. è chiusa e chiudono pure le fabbriche di Peiró e Barredo e la storia della viga-hueso giunge alla fine. Brevetti per Huesos Patente 304812-1964 Modelo Utilidad 109366-1964 Modelo Utilidad 109367-1964 Patente 316297-1965 Patente 351077-1968 Modelo Utilidad 148811-1968 Patente 353168-1968 Patente 373829-1969 Patente 373829-1970

Peiro SA pretensado Peiro SA pretensado Peiro SA pretensado pretensado HUECO SA Barredo postensado HUECO SA Barredo postensado postetensado pretensado Freyssinet postensado

La storia delle vigas-hueso non è a lieto fine, ma è una storia importante da tramandare. Ci ricorda di come un gruppo di persone abbiano tenacemente lavorato insieme per cercare una soluzione migliore. Il cammino delle scoperte è fatto anche di sconfitte.

Nel 1994 la direzione del CEDEX decide di sostituire le travi di copertura del Centro de Estudios Hidrográficos, incaricata è la impresa ALVISA. Senza interpellare Fisac le travi vengono rifatte ma in precompresso a cavi aderenti (pretensado) per evitare il problema dei giunti. Quando Fisac viene invitato a visitare il cantiere, rimane ben impressionato dalle capacità della impresa Alvisa ed iniziano a collaborare ad una serie di progetti, come al concorso (non vinto) dell’aeroporto di Valladolid ed il centro polisportivo Alhóndiga a Getafe, dove non solo vi sono vigas-hueso, ma anche pannelli parete di calcestruzzo trattati con casseforme flessibili. Ma questa è già un’altra storia. Dobbiamo passare oggi alle tecnologie moderne e universalizzate, ci sono due modi per raggiungere questo obiettivo: la prima è ricercare e facilitare lo studio di queste nuovi tecniche affinché si mettano in pratica in Spagna. C'è un'altra soluzione più semplice, ma anche più disastrosa, pagare più royalties. Miguel Fisac, 1973


HUESO PIEZA MADE

PIEZA BUMERÁN

Calcestruzzo Armato Ordinario 1960 Laboratorios MADE. Madrid Calcoli: Javier Lahuerta

Peiro S.A. Pretensado 1966-67 Sede IBM. Madrid Calcoli: Antonio Casacuberta, Arumí

Julian

PIEZA CEDEX

Barredo Postensado 1960-63 Centro de Estudios Hidrográficos. Madrid 1964 Pabellón Español Feria Mundial [concurso]. Nueva York Calcoli: Julián González Montesino, José María Priego, Javier Lahuerta PIEZA CEDEX PATO

Barredo Postensado 1964 Pabellón Español Feria Mundial [concurso]. Nueva York 1961 Colegio Nuñez de Arce. Valladolid 1962-64 Colegio Santa María del Mar. A Coruña 1962-64 Colegio de Secundaria. Valencia 1965-71 Colegio de la Asunción. Madrid 1965 Santa Ana. Moratalaz. Madrid Calcoli: Argüelles Álvarez, Ramón, José Javier García-Badell PIEZA VALLADOLID Peiro S.A. Pretensado 1961 Colegio Nuñez de Arce. Valladolid 1962-64 Colegio Santa María del Mar. A Coruña 1962-64 Colegio de Secundaria. Valencia 1965-68 Laboratorios Jorba. Madrid 1966-67 Centro de Cálculo de IBM. Madrid 1965-71 Colegio de la Asunción. Madrid 1965 Santa Ana. Moratalaz. Madrid Calcoli: Argüelles Álvarez, Ramón, José Javier García-Badell Patente: 316297 1965 MARQUESINA PRETENSADA

Peiro S.A. Pretensado 1962 Vivienda Don Ismael Barrera. Madrid 1962 Eurotel. Punta Rotja. Mallorca 1962 Vivienda Don Sebastiano Giuseppe Berguesse, San Pedro de Alcántara, Málaga. 1967-68 Vivienda Alonso Tejada. Madrid Calcoli: Javier Lahuerta Modelo utilidad: 109366 1964 Patente: 304812 1964

PIEZA SIGMA

HUECO SA Barredo Postensado 1967-68 Fábrica E. Baumann. Vic 1968 Vivienda antonio Casacuberta. Vic 1968 Fábrica Anónima Lanera. Vic 1968 Fábrica Juliá Arumí. Vic 1968-69 Fábrica Máximo Mor. Montmeló 1968-69 Fábrica Colomer Munmany. Vic 1969 CIESA. Montmeló 1969 CYDESA. Vilanova del Vallés 1969 Bodegas Garvey. Jerez Calcoli: Antonio Casacuberta, Arumí Patente:351077 1968

Julian

PIEZA TRAPECIO

HUECO SA Barredo Postensado 1968 Fábrica Anónima Lanera. Vic 1968 Bodegas Garvey. Jerez 1968-69 Fábrica Colomer Munmany. Vic 1971 Estudio Cerro del Aire. Madrid Calcoli: Antonio Casacuberta, Arumí, Carlos Barredo Modelo utilidad:148811 1968

Julian

PIEZA PATO HUECO S.A.

HUECO SA Barredo Postensado 1967-68 Fábrica E. Baumann. Vic 1968-69 Fábrica Colomer Munmany. Vic 1968-69 Fábrica Máximo Mor. Montmeló 1970 Vivienda García Cabrerizo [proyecto] 1971 MUPAG (Pensilina) Madrid Calcoli: Antonio Casacuberta, Julian Arumí PIEZA CERRO DEL AIRE

Freyssinet Postensado 1970 Estudio Cerro del Aire. Madrid Patente: 373829 1969


Concezione e costruzione di edifici dal punto di vista dell’architetto. dell’architetto IX Congresso della F.I.P. Federazione internazionale del Precompresso. Stoccolma 6-10 giugno 1982 Miguel Fisac, intervento su invito. In primo luogo desidero ringraziare la Segreteria Generale della Federazione Internazionale del cemento armato precompresso,per l'invito che mi ha fatto di presentare una relazione al Congresso della F.I.P. nel 1982, sopra " concezione e costruzione di edifici dal punto di vista dell'architetto." In altri periodi della storia sono state le esigenze strutturali dell'architettura che richiedevano invenzioni tecniche. Come è il caso delle volte a crociera, per coprire i grandi spazi delle cattedrali, nell'architettura gotica. Oggi sono i problemi della ingegneria dei grandi ponti principalmente, che hanno richiesto nuove soluzioni tecniche tra cui quella del calcestruzzo precompresso è sicuramente la più interessante. Bisogna riconoscere che l'apparizione di questa nuova tecnica non ha fornito nel campo dell'architettura, di più di qualche applicazione sporadica - come soluzioni tecniche applicate a casi specifici - per gli esperti e senza che abbiano portato ad incidere nel profondo dei problemi strutturali ed estetici dell' architettura di oggi. In un certo senso, il percorso che sta seguendo questa nuova tecnica è simile a quello dell'acciaio laminato che, sebbene a avuto risultati significativi nell'architettura delle Fiere tra la fine del secolo scorso e l'inizio di questo, acquisisce la sua vera espressività architettonica - con Mies van der Rohe - aspetta da più di mezzo secolo di essere utilizzato abitudinariamente. Nonostante questa evidente indifferenza degli architetti per il calcestruzzo precompresso ci sono ragioni essenziali per ritenere che questo è il primo materiale e la prima tecnica che ha risolto con successo l'antichissima dualità "durata- resistenza". Dopo delle soluzioni dell'uomo primitivo per difendersi dalla natura ostile, in grotte e fessure della roccia e poi costruire capanne quasi istintivamente coniche; come gli uccelli fanno i loro nidi, l'uomo ha iniziato a costruire gli spazi abitabili, che alla fine sono ciò che noi chiamiamo architettura. All'interno di questi spazi, l'uomo da solo o in gruppi più o meno numerosi, deve starci non solo in un modo inattivo e sedentario, ma vi deve svolgere funzioni di diversa natura e caratteristiche tanto statiche che dinamiche. Così come gli animali superiori hanno un senso di territorialità; di proprietà di uno spazio, soprattutto in certi uccelli. Esiste anche nell'uomo uno spazio che lo avvolge e che non si esaurisce nella sua pelle come ha studiato Edward T. Hall forma come una "bolla". Questa bolla, che varia di dimensioni a seconda di differenti fattori culturali, climatici, di idiosincrasia, etc. è diventata la generatrice dello spazio architettonico in cui l'uomo svolge diverse funzioni all'interno di essa. Il risultato dello spostamento di questo volume di generazione della "bolla" umana è, in ogni caso, uno spazio limitato sopra e sotto da due superfici parallele e la sua sezione una struttura e la sua sezione una struttura architravata. Ma l'architrave contiene un pezzo inflesso che in alcune zone è sottoposto a sforzi di compressione e in altri a sforzo di trazione.


E questa doppia qualità di compressione e stiramento esige del materiale per la costruzione dell'architrave con caratteristiche di struttura molecolare molto speciali. Caratteristiche che hanno in natura quelle di origine organica legnoso, ma non quelle di origine di pietra. I primi lavorano bene; ma marciscono, quelli di costituzione minerale sono durevoli, ma funziona male alle sollecitazioni di trazione. La storia delle strutture architettoniche è l'evoluzione delle tecniche per superare questa dualità: durata-resistenza. In alcuni casi, come nell'antica architettura monumentale greca, il problema è risolto correttamente nel suo aspetto tensionale: ma il legno marcisce. Una traslazione, dalle soluzioni di legno a quelle di pietra o di marmo, distorce l'espressione di tutta l'architettura classica: greca, romana e rinascimentale, che ha risolto la sua proprietà di lunga durata e ha abbandonato quella di dovere resistere alle sollecitazioni di trazione. La sostituzione di un spazio architettonico correttamente antropomorfo con uno spazio strutturalmente corretto, crea tutta una serie di realizzazioni architettoniche durevoli a volte e cupole e che continua oggi con membrane di calcestruzzo, generate da superfici rigate o meno, e persino con le volte appese di semplice o doppia curvatura e con quelle in cui è possibile che la pietra o il calcestruzzo lavori da per tutti i punti solamente a compressione. La creazione del cemento armato, assegnando soprattutto al calcestruzzo la missione di resistere alle forze di compressione e ai ferri d'armatura di acciaio a quelli di trazione, ha quasi risolto il dualismo storico durata-resistenza. Ma realmente anche se si assegna all'acciaio di assorbire le sollecitazioni di trazione, il calcestruzzo nelle zone in cui il pezzo viene stirato è pure lui tirato e di conseguenza csi fessura, anche se solo visibile al microscopio; perché il rinforzo in acciaio impedisce che queste fessure siano maggiori. Anche se può sembrare un "trucco" il comprimere prima il calcestruzzo con fili o cavi di acciaio messi in tensione e indissolubilmente uniti al calcestruzzo per adesione o con ancoraggi, in modo che quando il pezzo è messo in opera e riceve gli sforzi di trazione questi sono compensati dalla precedente compressione e gli rimane ancora un residuo di compressione primitiva, che è quello che conosciamo del calcestruzzo precompresso, è indubitabile che è il primo materiale che ha creato l'uomo che risolve con successo la dualità architettonica di ottenere un materiale a lunga durata di resistente a trazione. Ma vi è anche un'altra dualità in architettura che è possibile risolvere con il calcestruzzo precompresso. Per me, l'architettura è "un pezzo di aria umanizzata." Il problema dell'architettura è quello di creare spazi per gli uomini, in cui dimensionalmente sia in grado di eseguire alcune funzioni precedentemente programmate e nel cui ambito siano corretti gli aspetti ostili della natura, come il freddo, caldo, pioggia, etc. Questo problema si risolve limitando una porzione dello spazio libero con superfici limitanti e isolanti. Ma queste superfici limitanti: soffitto, pavimento e pareti devono essere sostenuti e, quindi ecco che compare il problema della struttura, come sistema resistente in cui sono accoppiati i materiali limitanti lo spazio architettonico. Se troviamo un materiale che possa contemporaneamente essere struttura e serramento sarebbe più chiaro e semplicemente risolto il problema architettonico complessivo senza dover dispiegare in una parte esclusivamente resistente, strutturale, e un'altra di chiusura trasparente o opaca sostenuto dalla struttura. Le soluzioni, generalmente cave di calcestruzzo precompresso possono fornire la risposta ideale per risolvere in forma unitaria il problema tanto strutturale che architettonico. Le forme cave non sono nuove né usuali in architettura. Nelle soluzioni ingegneristiche come nel caso delle travi a cassone - che io penso si sono generate dalla fusione di due travi a doppio T, si sono trovate soluzioni analoghe ma esclusivamente con intenzioni strutturali.


Se, come ho fatto in alcune delle mie opere, gli elementi precompressi cavi sono realizzati con questo doppio intento strutturale e architettonico, il risultato ottenuto è comprovato che ha una forte somiglianza con le strutture ossee degli animali vertebrati e questa è la ragione per cui, con un certo senso dell'umorismo, ho chiamato questi elementi pretesi e post-tesi: ossa. Obbiettivamente posso dire che non ho trovato fino ad ora in architettura un materiale e una tecnica che come questa del cemento armato precompresso può così perfettamente soddisfare questa doppia dualità: durata-resistenza, strutturale -architettonica. Ma esiste anche un altro problema tipicamente plastico. Perché non dobbiamo dimenticare che l'architettura è una delle Belle Arti. Un materiale che riunisce le proprietà di una forma tanto nuova, deve avere, da un punto di vista estetico, una espressività propria totalmente diversa dagli altri materiali utilizzati nelle costruzioni. Allo stesso modo che altri materiali hanno tenuto durante la storia dell'architettura una propria espressione: il legno, la pietra, l'acciaio laminato, etc. La nuova tecnica del cemento armato e poi del precompresso deve avere la sua ed abbandonare il mimetismo che finora è stato impiegato realizzando soluzione con l'apparenza del legno, pietra o acciaio. In primo luogo il calcestruzzo è l'unico materiale che si mette in opera in uno stato (pastoso); diverso da quello che poi deve perdurare. Questo stato pastoso si deve ricordare in modo che il suo stato finale abbia come un'impronta genetica di un materiale che originariamente era morbido e che venne versato in uno stampo per acquisisce la forma e la struttura che gli ha dato uno stampo. In secondo luogo la sua caratteristica di durata-resistenza è da sfruttare in tutte le possibilità per creare spazi architettonici antropomorficamente corretti e a misura e convenienza dell'uomo e della società umana. E, in ultimo, dobbiamo ottenere tutte le possibilità sia economiche, che plastiche da questa fusione strutturale-architettonica di questo materiale. Tutte queste possibilità sono stato nella mia mente e nella mia preoccupazione creativa per più di 25 anni ed ora continuo presentendovi alcuni esempi delle mie modeste realizzazioni.

Aquerello Facciata sud del Escorial 1945


C’era una volta una Pagoda a Madrid


"Mi sono reso conto che poteva avere qualche rapporto con l'arte

orientale, quando l'avevo già fatto! ... E fu quando la gente ha cominciato a dire che sembrava una pagoda ... Geometricamente non vi è alcuna somiglianza! ... Ma l'aspetto è come se fosse una pagoda. Tanto che quando l'ho visto, ho detto: Vai, sembra una pagoda!", Insomma, era un edificio che era molto pulito e ben fatto! ... Lo feci senza intenzione che potesse sembrare una pagoda! Ora, la gente lo chiama la Pagoda? e sia La Pagoda! " Miguel Fisac (De Roda 2007, pag.158)


19651965-67 I Laboratori Farmaceutici Jorba di Madrid, decisero di costruire un grande edificio che raccogliesse tutte le funzioni necessarie: la produzione, lo stoccaggio e gli uffici amministrativi. Siamo nel 1965, il lotto fu individuato vicino alla costruenda autostrada per Barcelona ed il progetto fu affidato a Miguel Fisac, che propose e fu accolta, una soluzione in cui i percorsi interni sono ridotti al minimo, con le zone di produzione e magazzino ubicate in due campate rettangolari di pianta libera e grande luce, coperte a due diversi livelli ed una torre all'estremo più prossimo alla strada, che riunisce le diverse funzioni degli Uffici amministrativi ed una biblioteca. La copertura della produzione e del magazzino fu fatta con travi del tipo “huesos” con elementi Valladolid, mentre la struttura della torre con travi e pilastri in acciaio e la composizione della facciata, con finestre continue di alluminio anodizzato e pareti in calcestruzzo a faccia vista.

La pagoda è stato l’unico edificio spagnolo incluso nella mostra del MoMA del 1979 “Transformations in Modern Architecture,” dedicata alla “International Architecture of the 1960s and 1970s.”


Questa torre alta otto piani, è diventata l'edificio emblematico della società, come da esplicita richiesta della proprietà all'architetto: "Il cliente voleva un edificio che attirasse l'attenzione ed io ho fatto una torre annuncio, la gente ha finito per chiamarla pagoda, perché aveva quella combinazione di curve e angoli della facciata e una corona di punte sulla copertura11". E questo si deve alla sua particolare forma. La cosa più interessante è che si tratta di una soluzione estremamente semplice: tre piani di partenza rettangolari e sopra cinque piani a pianta quadrata (16x16 mt), ognuno girato di 45° alternativamente. Le piante sovrapposte generano un poligono ottagonale stellato. L'ottagono inscritto nella stella determina la posizione di otto pilastri metallici di sezione quadrata. Nel centro altri quattro pilastri, ai vertici di un quadrato, definiscono il vano della grande scala che circonda l'ascensore posto al centro della pianta. Le finestre a nastro in telai d'alluminio, occupano l'intero perimetro di ciascuna delle piante. Piante che essendo ruotate di 45°, comportavano una discontinuità tra il bordo del pavimento e quello dell'architrave del livello superiore, il tutto risolto da Fisac attraverso i parapetti a forma di paraboloide iperbolico, figura che partendo dagli assi di simmetria risolve tutto l'involucro esterno.

© Fundación Miguel Fisac

“Si fecero degli stampi di tavole, perché essendo i parapetti formati da porzioni di paraboloidi iperbolici, erano superfici rigate e le casseforme potevano essere facilmente montate, girando lentamente le tavole. Per fare una buona cassaforma di legno si devono utilizzare tavole non piallate, quasi come provenienti direttamente dalla segheria; se si inzuppa d'acqua la cassaforma, invece che assorbire il legno l'acqua del calcestruzzo, è il calcestruzzo che prende l'umidità dal legno e quando si disarma, le tavole sono pulite e il calcestruzzo conserva le sue venature. Ma era una procedura che sempre più mi ha convinto di meno, perché il risultato è di vedere la textura del legno, che non ha nulla a che fare con la struttura e la logica intrinseca del calcestruzzo11.”

11

A.V. Monografías nº 101 (2003). Dedicada a Miguel Fisac. Fernández-Galiano Pág. 78.




1999 Il complesso comprendente la Pagoda ubicata nella calle de josefa Valcárcel, ad inizio del 1999 fu comprato per 14 milioni di euro dal gruppo immobiliare LARGolman Sachs. Nel luglio del 1999 la pagoda fu demolita, suscitando una enorme polemica non ancora sopita. Com’è potuto succedere un fatto simile? La risposta più appropriata è data dagli enormi interessi economici in gioco e dalla passività delle Amministrazioni pubbliche. La Comisión de Patrimonio di Madrid, dopo riunioni e sopralluoghi decise che “W, considerato che questo edificio non ha la possibilità di essere utilizzato, non è conveniente mantenerlo“ . Un gruppo di Architetti, a lavori iniziati tentò di occupare il cantiere, definendo la demolizione “terrorismo culturale patrocinato dall’Ayuntamiento de Madrid” e denunciando la mancanza del parere del Colegio Oficial de Arquitectos de Madrid. “Wera un edificio molto singolare e che formava parte della storia di Madrid. Era un’immagine familiare, interessante e familiare”W “doveva essere consultato il Colegio de Arquitectos prima di procedere alla sua demolizione” Fernando Chueca Goitia, Decano Colegio Oficial de Arquitectos de Madrid (ABC, 27 luglio 1999) Ma niente era più possibile fare per fermare la distruzione: l’edificio non era neppure notificato tra quelli di valore e la Dirección General de Bellas Artes, del Ministerio de Educación y Cultura, pur sostenendo di essere contraria alla demolizione si espresse dicendo “che è competenza di altre Amministrazioni”



Fisac ha la sua versione: dice che è stato un attacco personale alla sua persona, promosso dall’Opus Dei attraverso l’Ayuntamiento di Madrid. La licenza di demolizione corrisponde ad un preciso interesse della “setta” della quale lui fu membro numerario tra il 1936 ed il 1955, e con la quale ha rotto per sempre. El Pais Merc. 21.07.1999 ABC Ven 23.07.1999 Nel tentativo di recuperare la credibilità, l’assessore all’urbanistica di Madrid, gli chiese di vendere il progetto, per ricostruirlo in altro luogo. Sdegnosa la risposta di Fisac : Yo no me vendo.

Edificio realizzato al posto della Pagoda

© Fundación Miguel Fisac


1968 – 2006 El hormigon flexibile Encofrado flexibles Arquitectura vertida 1968-71 Comincia a riflettere sull’estetica del cemento armato. Ottenere la texture propria di un materiale che giunge liquido al cantiere, diventa quasi una ossessione. Pubblica le sue riflessioni sull’urbanistica nel libro La Molécula Urbana. "Le nostre città sono malate. Non funzionano. Sono state fatte nei secoli passati, per viverci e conviverci in modo diverso rispetto al presente. La gigantesca crescita della popolazione, l'abbandono della campagna, la concentrazione industriale, ecc., hanno ipertrofito alcune città, che sono all'orlo del collasso. Altre stanno crescendo vertiginosamente e molti villaggi sono deserti ... È urgente che si elaborino teorie urbanistiche, non utopiche e per tempi lontani, ma che siano possibili oggi e che possano guidare, con basi reali e fattibili, i progetti di rimodellamento, espansione e anche la creazione di nuove città per il prossimo futuro. Data la velocità con cui la tecnologia si evolve, ogni approccio urbano basato sull'oggi condannerebbe le città del futuro non solo a invecchiare rapidamente, ma anche a nascere già vecchie. È necessario trovare basi più solide e stabili e con sufficiente elasticità, in modo da adattarsi ai problemi sociologici, tecnologici e politici che appaiono in futuro e che oggi non conosciamo ". In questo libro individua in modo appassionato i principali mali che hanno colpito l'urbanismo contemporaneo: la concezione della città come commercio, come speculazione; la distruzione della campagna a favore delle grandi città; l'incapacità di far fronte ai cambiamenti profondi e rapidi che la tecnologia offre. Anche se ha sempre citato l'urbanismo come una delle sue grandi battaglie perdute, formula alcuni principi essenziali per lo sviluppo della disciplina urbana. Per far ciò, identifica tre elementi imprescindibili nella configurazione di ogni città: la convivenza, il lavoro e l'agricoltura, o altrimenti, il sociale, l'economico e il naturale. In particolare difende il concetto di coesistenza del rapporto umano a diverse scale, come l'elemento strutturante della pianificazione urbana; il lavoro come elemento integrante delle diverse classi sociali nella misura in cui offre opportunità ed infine, la difesa dell'agricoltura implica un equilibrio e una differenziazione tra città e campagna, un obiettivo che oggi possiamo assimilare alla sostenibilità. In questo ragionamento i progressi tecnologici e i mezzi di


trasporto sono relegati al loro ruolo di strumenti per il conseguimento della coesistenza, senza il protagonismo che gli viene attribuito in troppe occasioni. Queste riflessioni sulla vera natura della città finiscono per essere tradotte in un modello che chiama la molecola urbana. Progetta e costruisce il Centro de Rehabilitación del Mupag, dove sviluppa il suo nuovo brevetto di “encofrado flexible2. Trasferisce il suo studio presso la sua casa del Cerro del Aire, dove sperimenta con distinte soluzioni, la texture del cemento armato. Lo studio dell'architetto è una costruzione di "ossa", secondo un linguaggio più vicino al Colegio de la Asunción. La struttura complessa di due croci parallele utilizza grandi pezzi massicci prefabbricati come pareti per formare un volume chiuso di doppia altezza a nord; nell'altra facciata mette grossi pannelli di una morbida texture di calcestruzzo. La copertura è una enorme visiera di "sottili" e abbondanti "ossa", del tipo di MADE come usato nei progetti precedenti. Eva Hurtado Torán y Silvia Canosa Benítez DOCOMOMO Ibérico

1979-90 Pubblica “Carta a mis sobrinos”, a proprie spese, e “Mi estética es mi ética”, edito dal Museo di Ciudad Real. (1982) Viaggia come relatore al Congresso di Stoccolma su “Architettura e precompresso”. Tiene una conferenza al Instituto de Estudios Manchegos, che la pubblica con il titolo “Arquitectura popular manchega”. 1985 La sua opera viene pubblicata nella collezione “Documentos de Arquitectura” edita dal Colegio Oficial de Arquitectos de Almería. 1989 Progetta e costruisce un edificio per uffici a San Juan, Alicante.

1991-2006 La Scuola di Architettura di Monaco di Baviera organizza in occasione dei suoi ottanta anni, una esposizione sulla sua opera. Nel 1994 gli viene assegnata dal Consejo Superior de los Colegios de Arquitectos de España la Medalla de Oro de la Arquitectura. Escono varie monografie su di lui e nel 1997 riceve il Premio Antonio Camuñas de Arquitectura. Partecipa vincendolo al concorso per la costruzione di un Polisportivo a Getafe (2000) Progetta il Teatro e Biblioteca a Castilblanco de los Arroyos, Siviglia. È insignito del Premio Nacional de Arquitectura, comunicatogli ufficialmente il 29 settembre del 2003, giorno del suo novantesimo compleanno. Nell’ottobre 2005 si tiene il I Simposio Miguel Fisac nel Colegio de Arquitectos de Ciudad Real. Muore il 12 maggio 2006 nella sua casa del Cerro del Aire a Madrid.



Dopo un decennio utilizzando cemento a vista, mi resi conto che stavo facendo qualcosa di strano, il cemento acquisiva la tessitura di una tavola, come se fosse di legno; quindi decisi di dotarlo di una espressione propria, perché se è un materiale che si getta in opera fluido, dovrebbe avere un’apparenza finale che ricordasse tale fluidità.” Miguel Fisac Serna, in AV Monografías 101, mayo-junio 2003, p. 100 García Carbonero, Marta. El tacto de los sueños: encofrados flexibles. “La prima persona a riconoscere veramente le possibilità architettoniche ed estetiche di casseformi in tessuto è stato l'architetto spagnolo Miguel Fisac. Può essere solo una questione di coincidenza, Fisac si è laureato alla stessa Escuela Superior de Arquitectura sette anni dopo Candela. Ha usato una lamina liscia e flessibile in polietilene appesa da una struttura rigida come cassaforma. "Il risultato che il peso di questo materiale morbido dà al calcestruzzo quando viene versato è reale ed efficace; Il calcestruzzo assume la consistenza del materiale in modo tattile ". Ciò ha permesso a Fisac di creare una varietà di nuovi tipi di pannelli di facciata, dando ad ogni edificio un aspetto specifico quando questo metodo è stato utilizzato.” Diederik Veenendaal, Mark West, Philippe Block History and overview of fabric formwork: using fabrics for concrete casting Structural Concrete 12 (2011), No. 3 5 Architectural expression: Miguel Fisac (1913–2006) Fisac reduce dall’esperienza nel mondo della prefabbricazione con gli huesos, si orienta verso altre ricerche che riguardano sia l’estetica che la prefabbricazione. A partire dal 1970 lo studio non riceve i grandi incarichi del passato, ma questo invece di scoraggiarlo gli permette di sperimentare, in opere più piccole, la tecnica delle encofrados flexibles, casseforme flessibili, che brevetta a partire dal 1970. In totale registrerà 4 brevetti, a partire dal principale “Sistema de encofrados flexibles para hormigón”, n. 382096 del 1970, a cui fa seguito un miglioramento, n. 421044 nel 1972, “Mejoras introducidas en el objeto de la patente principal, sistema de encofrados flexibles para hormigón” ed una variazione finale nel 1983 n. 524720 “Sistema de fabricación de elementos de fachada para la construcción”. “Sistema per la produzione di elementi di facciata per le costruzioni, caratterizzato da una fase iniziale in cui si procede al versamento del calcestruzzo allo stato plastico (con additivo) sopra un foglio di plastica flessibile, come ad esempio il polietilene traslucido, la cui flessibilità deve essere sufficiente per creare pieghe nella forma che il calcestruzzo porta, posto su una struttura portante e rigida di contorno, e nella fase successiva si procede a una vibrazione dello stampo pieno di calcestruzzo per un periodo di tempo tra i 2 e i 4 minuti, per poi dopo un riposo tra 24 e 36 ore, disarmare l'elemento.” Miguel Fisac Memoria de la patente 524720. OEPM. Madrid, 1983


L’oggetto di questi brevetti, è la creazione di un nuovo sistema di casseforme economico e di semplice applicazione senza bisogno di lavoratori specializzati. L'opera di Miguel Fisac dell’ultimo periodo, rappresenta un chiaro esempio di ricerca sulla espressività plastica del cemento armato, il calcestruzzo "flessibile" è il suo nuovo tema di lavoro e di ricerca che percorre la cronologia che segue.

1969 Il Centro di riabilitazione per M.U.P.A.G Questo è stato il lavoro in cui inizia ad usare rivestimenti di facciata con casseformi flessibili. Usa questo tipo di cassaforma al fine di dare al calcestruzzo una consistenza e finitura che rifletta le caratteristiche del materiale morbido e flessibile. (foto da Xiferol)

1970 Brevetto n. 382096 “Sistema de encofrados flexibles para hormigón”.

1971 Studio di Fisac a Cerro del Aire Il secondo lavoro con questo sistema è su un terreno nella sua casa a Cerro del Aire, dove costruisce il suo studio. Questo lavoro serve come banco di prova, ed in esso approfitta per mettere in pratica molte delle sue idee, che poi utilizzerà nel seguito.

1973 Brevetto n.421044 “Mejoras introducidas en el objeto de la patente principal, sistema de encofrados flexibles para hormigón”. Ybarra Hotel – Tres isles, Playa de Corralejo a Fuerteventura Abitazione di don Pascual de Juan Zurita, la Moraleja Madrid


Ybarra Hotel – Tres isles, Playa de Corralejo a Fuerteventura Questa espressione non convenzionale del calcestruzzo ha portato ad un malinteso umoristico con gli investitori dell'Hotel Tres Islas che hanno scambiato il calcestruzzo per plastica e si sono lamentati che il rivestimento di facciata in "plastica" si sarebbe deteriorato troppo rapidamente . Diederik Veenendaal, Mark West, Philippe Block Structural Concrete 12 (2011), N.3 Opera citata sopra


Abitazione di don Pascual de Juan Zurita, la Moraleja Madrid L’'ingegnere Pascual de Juan Zurita gli ha commissionato una casa in boschetto di querce vicino all'aeroporto di Barajas. Nonostante la modestia dell'ordine, Fisac ha accettato a condizione di poter sperimentare le sue invenzioni e condividere le conoscenze che questo ingegnere aveva sul calcestruzzo, rispettando il numero massimo di querce. (foto da Elara Fritzenwallden archive)

1974 Edificio per Editorial Dòlar Laboratori di El Encin

1975 Fabbrica BIOTER-BIONA S.A. Avda. Sotileza/Muelle, 36 Santander. Complesso industriale, composto da silos di grano, magazzini ed uffici, costruito nel 1975, su progetto del 1972. Le facciate degli uffici sono eseguite in "calcestruzzo fklessibile", e danno all'edificio un linguaggio compositivo caratteristico. L'edificio è uno dei migliori esempi di architettura industriale del comune di Santander. E 'incluso nel Catalogo dei Beni Culturali del Governo della Cantabria.


1978 Casa propria ad Almagro

Appartamenti a Daimiel Costruito sul terreno dove si trovava la la farmacia di JoaquĂ­n Fisac, padre dell'architetto, questo condominio in cui Miguel Fisac utilizza il calcestruzzo flessibile, nei balconi del palazzo.


1980 Mausoleo per il dott. Félix Rodríguez de la Fuente a Burgos

1983 Brevetto n. 524720 “Sistema de fabricación de elementos de fachada para la construcción”. Complejo Parroquial de Nuestra Señora de Altamira. Madrid


Ermita a Almagro

1985 Uso sociales. centro de las Hermanas Hospitalarias del Sagrado Corazón de Jesús Ciempozuelos

1988 Edificio para Oficinas de la Caja de Ahorros del Mediterráneo. San Juan. Alicante


1991 Cappella nell’urbanizzazione Torre Guil, Murcia (foto David García-Asenjo)

2000 Teatro Municipal Miguel Fisac a Casablanco del Los Arroyos (Siviglia)

2000 – 2006 Arquitectura vertida L’attenzione di Fisac per ia prefabbricazione si conclude nel 2000 con il brevetto conclusivo n. ES 2 1418 024 “Procedimiento de construcción de viviendas y similares”. È il suo ultimo brevetto, commercialmente denominato “Arquitectura Vertida”, che prevede la costruzione completamente prefabbricata di abitazioni.



Come già detto Fisac, reduce dall’esperienza nel mondo della prefabbricazione con gli huesos, si orienta verso altre ricerche. I suoi brevetti n.304812 del 1964 e n.316297 del 1965 “Sistema para la construccion de edificaciones mediante elementos prefabricados con funciones arquitectonicas y resistentes conjunta, propongono un metodo di prefabbricazione completa di un edificio residenziale, a cui fa seguito una evoluzione intesa a ridurre il numero di elementi previsti, con il brevetto n.373829 del 1969 “Sistema de construccion de edificaciones mediante elementos prefabricados”. Nessuno di questi brevetti troverà però applicazione pratica. Bisogna arrivare alla fine del XX secolo perché l’idea di Fisac possa trovare reale applicazione al comparire negli impianti di prefabbricazione delle tavole rotanti che consentono l'esecuzione di pareti doppie. "Da allora (1950) ho studiato per tutto il mondo , specialmente in Russia,Cecoslovacchia e Polonia, i sistemi di prefabbricazione applicato alla costruzione di alloggi a prezzi accessibili, al fine di ridurre i costi di costruzione. Il problema principale che si pone è il peso straordinario delle strutture prefabbricate. Con l 'idea di alleggerire le strutture nel momento del trasporto e montaggio, lasciando alla fine il peso (il calcestruzzo). otto anni fa ho brevettato la mia soluzione per la costruzione di alloggi. Non ho inventato il calcestruzzo, né i pannelli che lo contengono come pelle, né l'impiantistica. Ho inventato un nuovo sistema di lavoro, grazie al quale si riducono gli operai necessari in cantiere, senza che questo comporti di ridurre i posti di lavoro. Di conseguenza, il rischio di incidenti sul lavoro viene ridotto al minimo e, inoltre, il tempo di esecuzione in cantiere della costruzione viene ridotto. L'invenzione, in definitiva, consiste nell'invertire il processo di costruzione: si inizia dove ora si finisce e si finisce dove ora si comincia". Miguel Fisac Estratto dal discorso in occasione dell'assegnazione del Premio Nazionale di Architettura nel 2004. Arquitectura vertida, è il nome commerciale del brevetto ES 2 1418 024 “Procedimiento de construccion de viviendas y similares”, l’ultimo di Miguel Fisac. Presentato il 6 febbraio 1996 ed approvato definitivamente il 1 ottobre 2000, propone un sistema completo di costruzione di edifici residenziali prefabbricati, in aperta critica allo status del settore in Spagna, che a suo giudizio non ha affrontato il problema della costruzione di edifici a basso costo, in modo rapido e sicuro, con la serietà necessaria. “Più concretamente, il procedimento dell'invenzione consiste nel realizzare pannelli leggeri, piani o non, di materiale idoneo e con le sue canalizzazioni incorporate a quella che sarà la sua faccia interna, installazioni che corrisponderanno a quelle di elettricità, idrosanitari, riscaldamento, isolamento, ecc., tutto questo in maniera che questi pannelli saranno utilizzati, una volta assemblati in loco, come casseforme permanenti, piazzando poi successivamente la armatura di acciaio aggiuntiva necessaria, per versare poi in quella forma ottenuta, il calcestruzzo nel suo stato pastoso.” Miguel Fisac Memoria de la patente ES 2 1418 02. OEPM. Madrid, 1996


Nelle nuove costruzioni che si stanno realizzando, e negli aspetti tecnici che ne conseguono, alcuni risultati completamente nuovi devono essere presi in considerazione nel loro complesso e nei loro dettagli. E in realtà, quello che fanno è quello di avere alcuni nuovi modi di pensare questi progetti. I risultati ottenuti sono di importanza tale che poi, attraverso le prove e i documenti raccolti, si comprova una importanza per il futuro molto maggiore di quello che si pensava in principio. L'organizzazione dei gruppi di lavoratori coinvolti nel lavoro ha un carattere, in pratica, del tutto diverso da quello tradizionalmente conosciuto. E il ritmo, l'aspetto, la sicurezza sul lavoro, hanno, in questo caso, la massima importanza. A titolo di esempio, l'invenzione "Architettura Versata" che mi ha permesso di realizzare opere, ho iniziato a eseguirla nel marzo 2006 e spero di poter offrire un poco di più di sicurezza sul luogo di lavoro, la sto facendo con un gruppo di giovani architetti, e mi piacerebbe, ai miei 92 anni, se non finirlo almeno avviarlo convenientemente. Miguel Fisac Arquitectura Informes de la construcción Vol 57, No 499-500 (2005)

Fisac muore nel 2006, quando cerca di costruire il primo degli edifici di abitazioni con questo sistema battezzato dal gruppo di lavoro come "Arquitectura Vertida". Sembra che diversi problemi che causano paralisi continue nel lavoro finiscono per sconvolgere la sua salute già delicata. Muore quindi senza vedere la sua ultima invenzione costruita. Da questo momento sarà lo studio di Fernando Sánchez-Mora e Sara González Carcedo vecchi collaboratori di Fisac, a sviluppare il brevetto in collaborazione con la società Posteléctrica Fabricación, che ha una vasta esperienza nella prefabbricazione di elementi in calcestruzzo. Ma questa è un’altra storia.

Acquerello Progetto di una villa a La Orotava nelle Canarie (1971)


Fonti ABC, edición de Madrid, viernes 23 de julio de 1999, pp. 85-96-97. EL PAÍS, edición de Madrid, 21 de julio de 1999, p. 33. EL PAÍS, edición de Madrid, 24 de julio de 1999, p. 4. Aroca Ricardo Una muerte sin anunciar: Crónica de la destrucción de los laboratorios Jorba Arquitectura Viva. N-67 JulioAgosto 1999 Aroca Ricardo En memoria de Miguel Fisac Informes de la Construcción Vol. 58, 503, 33-39 julio-septiembre 2006 Arqués Soler, Francisco Miguel Fisac. Pronaos, Madrid. ISBN 84-85941-23-3. (1996). Azpiliqueta Astarloa Enrique La construcción de la Arquitectura de postguera en España (1939-1962) Tesi doctoral 2004 Universidad Politécnica de Madrid Escuela técnica Superior de Arquitectura Besa Díaz Eneko Miguel Fisac, una metodología proyectual Espacio, Tiempo y Forma, Serie VII, H. a del Arte, t. 2021, 2007-2008, págs. 391-415 © UNED. Espacio, Tiempo y Forma 391 Serie VII, H. a del Arte, t. 20-21, 2007-2008 Escuela de Arte y Superior de Diseño de Vitoria-Gasteiz. Cassinello Pepa a cura di el espíritu impreso de una idea Exposición Conmemorativa. 60 años de la revista Informes de la Construcción Instituto de Ciencias de la Construcción Eduardo Torroja. CSIC AMIET y CSIC, maggio 2008

Cuéllar Fidel García La obra artística de Fisac, Adsuara y Stolz en la Iglesia del Espíritu Santo Editorial CSIC - CSIC Press, 15 mag 2007 De Roda Lamsfus Miguel Fisac. Apuntes y Viajes. Paloma. 2007. Scriptum. Madrid. De San Antonio Gómez Carlos El viaje desconocido de un arquitecto olvidado INVE_MEM_2010_120891.pdf Archivio digitale della Universidad Politécnica de Madrid Miguel Fisac, Sara González, Fernando Sánchez-Mora Arquitectura Vertida ACIEStructuras Número: 2, Junio 2008 Fundación Miguel Fisac C/ Carlos López Bustos 3 13003 Ciudad Real (Spain) http://fundacionfisac.com Gómez Mercedes Diario El Mundo 27 octubre 2001. La mirada del arquitecto COAM. “Arquitectura de Madrid ” .Madrid, 2003. González Blanco Fermín Los huesos de Fisac - La búsqueda de la pieza ideal Universidad Politécnica de Madrid Escuela Técnica Superior de Arquitectura Madrid, 2010 González Blanco Fermín Razón y ser de los tipos Informes de la ConstrucciónVol. 58, 503, 4148 - julio-septiembre 2006 González Blanco Fermín Historia de una viga: HUECOSA o el caso catalán

Actas del Quinto Congreso Nacional de Historia de la Construcción, Burgos, 7-9 junio 2007, eds. M. Arenillas, C. Segura, F. Bueno, S. Huerta, Madrid: I. Juan de Herrera, SEdHC, CICCP, CEHOPU, 2007. González Blanco Fermín Gz/10. Un prototipo experimental de vivienda unifamiliar. Aplicacion practica de la ultima patente del arquitecto Miguel Fisac Informes de la Construccion Vol. 64, 526, 153-166 abril-junio 2012 ISSN: 0020-0883 González S., Sánchez-Mora) F. Arquitectura vertida Informes de la Construcción Vol. 58, 503, 49-56 julio-septiembre 2006 ISSN: 0020-0883 Miguel Fisac La delirante historia de la Pagoda Director: Andrés Rubio, FQ Fundación Caja De Arquitectos Colección De Documentales De Arquitectura En Dvd Arquia/Documental 28 - 2011 Olmo García, Henares Cuéllar, Márquez García, Delgado Olmos y Burgos Núñez Expresión gráfica, diseño geométrico y demolición de los Laboratorios Jorba de Fisac. El patrimonio sin protección - estudios generales | estudios 2 | e-rph diciembre 2011 | revista semestral Ortega Basagoiti Luis Maria , López Palanco Rafael “Hormigón y Acero”: una crónica de la ingeniería estructural española en los últimos 60 años


Informes de la Construcción Vol. 60, 510, 67-79, abril-junio 2008 Paulicelli Angelina MIGUEL FISAC SERNA (1913-2006) Tesi di dottorato Relatore prof. arch. Alessandro Castagnaro Università degli Studi di Napoli Federico II Polo delle Scienze e delle Tecnologie Dipartimento di Storia dell’Architettura e Restauro Scuola di Dottorato di Architettura Dottorato in Storia dell’Architettura e della Città XXIV ciclo Pinilla Melo, Javier; Javier Larrea Arina; Francisco Esteban Aguado; Francisco Arques Soler y David Sanz Arauz. Los laboratorios de El Encín, ejemplo de los hormigones flexibles de Miguel Fisac. A cura di Huerta, Santiago Actas Noveno Congreso Nacional y Primer Congreso Internacional Hispanoamericano de Hª de la Construcción (3 vols.) Segovia 2015. ISBN: 9788497285476

Máster de Investigación en Arquitectura ETS de Arquitectura Universidad de Valladolid Trabajo Fin De Máster - Curso 2012-2013 Alumno: Juan Jesús Rojo Tejerina Tutor: Daniel Villalobos Alonso Sanz Cristina Intervista biografica a Javier A. Lahuerta Vargas, Javier Lahuerta Vargas docencia y oficio de la arquitectura escuela técnica superior de arquitectura Universidad de Navarra ISBN 84-897/3-02-2 © Escuela tecnica superior de arquitectura. universidad de navarra. 1996 T6 ediciones S.L.

Ponz Francisco, Díaz Onésimo Juan Jiménez Vargas (19131997) SetD 5 (2011) 229-260 ISSN 1970-4879 Rodríguez Moreno Concepción Estética de la estática: de la técnica funicular a las vigas óseas Escuela Técnica Superior de Arquitectura, Universidad de Granada, España Rojo Tejerina Juan Jesús Miguel Fisac Serna. Arquitecto. Vida y Obra Investigación en Teoría De la Arquitectura y Proyectos Arquitectónicos

Istanbul 1975 acquerello


Grazie a Taciana Fisac Bàrbara Noguerol Diez Architetta a Barcellona Fermín González Blanco Architetto a Coruña


Versione del 13 gennaio 2018

el hormigon de Miguel Fisac by Fausto Giovannardi is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License

fausto@giovannardierontini.it www.giovannardierontini.it Copertina: 1953 Centro de FormaciĂłn del Profesorado de EnseĂąanzas Media y Profesional, oggi Escuela Universitaria de EstadĂ­stica - Madrid

Controcopertina: acquerello di Miguel Fisac del laboratorio Jorba, prima della demolizione


MuchĂ­simas gracias por el extenso trabajo que ha hecho sobre mi padre. Se lo agradezco mucho. Le deseo todo lo mejor para este aĂąo 2018 que ahora se inicia. Un cordial saludo, Taciana Fisac 4 gennaio 2018



Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.