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Retro-Futurismo

Un’eleganza sofisticata e senza tempo, dove grazia e raffinatezza diventano le basi di un guardaroba bon ton per ogni occasione. Un contesto dal sapore vintage, in cui l’uomo si prende il proprio tempo godendosi i suoi spazi, per raccontare l’attitude declinata nel mix&match tra classico e casual.

INTERVISTA

Alice Moraschini

Co-founder e creative director

Da 10 a oltre 80 multimarca in tre anni, nel bel mezzo della pandemia. Clienti top come Net-A-Porter, Neiman Marcus e Bloomingdale's. Halfboy, design contemporaneo e manifattura artigianale, è un marchio da tenere d’occhio. È firmato da una coppia, nella vita e in affari. E ha le carte in regola per crescere

DI ANGELA TOVAZZI

Un nome inglese, ma un marchio italianissimo, quello di Halfboy, con la regia di Alice Moraschini e Giovanni Muracchini. Il fatto di essere partito durante il turbolento 2020 non gli ha impedito di catturare l’attenzione dei retailer giusti, riuscendo a ritagliarsi uno spazio tra i giovani brand in ascesa, grazie a un’immagine cool e rilassata. Luxury sì, ma contemporanea. Ce ne parla Alice, la direttrice creativa.

Il marchio è nato nel 2019: cosa c’era nella sua vita professionale prima di Halfboy?

La moda ha sempre fatto parte della mia storia. La mia famiglia aveva un negozio di abbigliamento e in passato ho avuto esperienze in ambito commerciale in diverse aziende. Halfboy è nato dal desiderio di esprimere una mia particolare visione creativa, di creare qualcosa che mi rappresentasse.

DIRETTORE RESPONSABILE E A.D.

Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it)

CAPOSERVIZIO

Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it)

REDAZIONE

Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it)

Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it)

Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it)

Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it)

REALIZZAZIONE GRAFICA

Nadia Blasevich (n.blasevich@fashionmagazine.it)

Carlo Maraschi (c.maraschi@fashionmagazine.it)

FASHION EDITOR

Alberto Corrado (a.corrado@fashionmagazine.it)

COLLABORATORI

Mariella Barnaba, Annalisa Betti, Cristiana Bonzi

PUBBLICITÀ E PROMOZIONE

Barbara Sertorini (b.sertorini@fashionmagazine.it)

Laura Pianazza (l.pianazza@fashionmagazine.it)

Perché questo nome?

Halfboy è un modo di essere, è un’attitudine. È una sorta di post-streetwear, un classico rivisitato con codici contemporanei, pensato per donne dinamiche, come siamo tutte noi oggi. È nato con i capispalla in pelle, ma dal debutto si è evoluto in direzione lifestyle.

A circa quattro anni dal lancio, com’è oggi la collezione?

Il marchio è nato poco prima della pandemia, ma nonostante il momento difficile è stato subito accolto molto bene, tanto che l’offerta si è ampliata, stagione dopo stagione. Dopo i capispalla sono arrivati i capi in denim, quelli in jersey e la maglieria. Tutti made in Italy, realizzati in laboratori del Centro-Italia e del Nord-Est.

Cosa manca? Gli accessori?

Sicuramente lo sviluppo degli accessori, con

SPECIAL PROJECTS

Matteo Ferrante Veneziani (m.veneziani@fashionmagazine.it)

ASSISTENTE DI DIREZIONE / UFFICIO TRAFFICO

Valentina Capra (v.capra@fashionmagazine.it)

AMMINISTRAZIONE

Cristina Damiano (c.damiano@fashionmagazine.it)

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È possibile richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Edizioni Ecomarket Spa - servizio abbonamenti Piazzale Cadorna 15 - 20123 Milano

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Da subito siete entrati nei top shop che contano…

Dal 2019 a oggi i nostri clienti multimarca sono aumentati del 300%, passando dalla decina della prima stagione agli attuali 80 retailer offline e online a livello worldwide, tra cui Net-A-Porter, Farfetch, Sense, Neiman Marcus, Bloomingdale's e Harvey Nichols. Una crescita repentina e di qualità.

In vista c’è un progetto esclusivo proprio con Net-A-Porter: di cosa si tratta?

Insieme abbiamo messo a punto una capsule di pezzi carry-over che saranno disponibili esclusivamente sulla loro piattaforma a partire dal prossimo ottobre. È un’iniziativa significativa per Halfboy: Net-a-Porter è stato tra i primi retailer a credere in noi e ad acquistare il marchio, in tempi di grande incertezza.

Come immagina Halfboy tra cinque o dieci anni?

È difficile rispondere. Questo progetto ci ha dato risultati inaspettati. Personalmente mi sento già molto contenta di quello che abbiamo raggiunto e realizzata come mamma, avendo due bambini di 4 e 5 anni. Ci siamo appena trasferiti in una nuova sede in via Cappuccini a Milano, possiamo contare un team con grande energia. A oggi siamo focalizzati sul presente e teniamo i piedi per terra, cercando di fare al meglio quello che facciamo.

Condividere il lavoro con il proprio compagno è un punto a favore o sfavore?

Direi che c’è un buona sinergia. Siamo allineati sulle scelte, anche se ciascuno di noi ha il suo preciso spazio all’interno del progetto. Poi certo, a volte lo stress da lavoro entra in casa, ma come succede in tutte le coppie. 

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PEOPLE

Margherita Maccapani Missoni Creativa e imprenditrice

Ai blocchi di partenza alla Milano Fashion Week con il suo nuovo marchio, Margherita Maccapani Missoni ci racconta come è nato il progetto, già lanciato nell'olimpo della moda internazionale grazie ad accordi con Farfetch, Nordstrom e Browns. Un viaggio che parte nel segno del colore lilla

DI CARLA MERCURIO sempre più visibili. Abbiamo iniziato con un “lilac out” invece del classico “black out” per annunciare un nuovo percorso.

Com'è nata l’idea di lanciare Maccapani?

Il progetto è nato quasi due anni fa, in un momento post pandemia in cui nessuno ha più voluto rinunciare alle comodità. Ho iniziato a pensare a come preservare questo cambiamento in un'estetica funzionalmente attraente, che segua la vita moderna e che sia femminile e curata. Un'alternativa allo streetwear o all’athleisure che partisse dalle donne, piuttosto che essere adattata da una mentalità prettamente maschile. Quindi ho deciso di costruire una collezione completamente sviluppata in jersey, ma non il canonico jersey da T-shirt.

Perché un punto di vista femminile?

La filosofia “femminocentrica” è stata determinata dall’influenza che lo sguardo maschile ha avuto sulla moda femminile nel corso del ventesimo secolo. Ricordo quando avevo circa 13 anni e mia madre iniziò a dire che dovevo vestirmi in un certo modo, per coprirmi, e questo perché gli uomini prestavano attenzione. Per me è ancora oggi assurdo che il capezzolo femminile sia considerato un tabù, a differenza di quello maschile.

Come mai ha scelto di usare semplicemente il cognome di suo padre?

Maccapani è il cognome con cui sono nata ma non sono conosciuta. L’idea mi è venuta ritrovando una borsa anni '70 dell’agenzia viaggi di mio nonno paterno.

Della produzione si occupa Gilmar: come è nata questa intesa?

E qual è il mood della collezione?

L’idea è offrire un guardaroba di capi che possano essere indossati da mattina a sera. Dallo streetwear ho ripreso i concetti di multifunzionalità e trasversalità, ma è il corpo della donna attorno a cui ho costruito le silhouette, un punto di partenza fondamentale, lontano da riferimenti provocatori.

Cosa può anticipare della presentazione alla Milano Fashion Week?

Sarà un evento atipico, sicuramente non una sfilata. Il nostro obiettivo è creare momenti non necessariamente legati al calendario moda, ma seguendo le necessità della nostra community.

Quale il ricordo più bello di suo nonno Ottavio?

Continuo a essere ispirata dall’intuizione avuta da lui e mia nonna, anticipando l'evoluzione e i cambiamenti sociali avvenuti. Tra gli innumerevoli articoli su di lui ne ricordo in particolare uno uscito all’incirca negli anni ‘80, in cui rifletteva sul fatto che in futuro tutti avrebbero indossato tute da ginnastica. Aggiungendo inoltre che, per quanto rispettasse la sartoria maschile, avrebbe desiderato più libertà e meno uniformità nel modo in cui la società condiziona il nostro modo di vestire. Maccapani si basa su un principio molto simile, ma realizzato in un tempo diverso.

Dove e come sarà distribuita Maccapani?

Prevediamo due uscite all’anno, numero che potrà cambiare in base al percorso e allo sviluppo del brand; ma soprattutto in base alle esigenze dei clienti e della nostra community. I capi saranno in anteprima online dal 16 giugno sul sito maccapani.store; successivamente saremo presenti da metà luglio su Farfetch e attraverso i partner wholesale Nordstrom, Browns e a Milano da Wok Store. Non sono previsti monomarca al momento, abbiamo però in mente di creare in futuro dei momenti dedicati a pop-up su territori specifici.

Cosa vuol dire la parola sostenibilità per il suo marchio?

Sopra, un outfit di Maccapani. Il brand propone un guardaroba di capi ideali da mattina a sera, che vedono al centro il corpo della donna, con un'idea di multifunzionalità e trasversalità. In alto, Margherita Maccapani

Missoni indossa un look della collezione

Avevo già lavorato con loro in passato e sono lusingata che un'azienda che produce brand di spicco abbia scelto di supportarmi ancora una volta in questa nuova avventura.

Come mai ha puntato sul colore lilla per il teaser su Instagram?

Sarà il colore di riferimento del marchio, filo conduttore di una serie di iniziative che diventeranno

È un principio intrinseco in tutti i processi e gli aspetti del brand. Partendo dall'utilizzo di materiali sostenibili, produrremo le prossime collezioni cercando di riutilizzare il più possibile le rimanenze di tessuto con un focus sui modelli carryover. La sostenibilità toccherà anche il digitale, in termini di strategia di risparmio. A partire dalla terza collezione svilupperemo prototipia e modellistica in 3D con la società italiana Futureclo. Ciò permetterà al brand di non utilizzare materie prime fisiche e agli utenti dei canali social di partecipare attivamente alla scelta dei capi, calibrando la produzione in base alle loro preferenze, scegliendo le varianti dei diversi render. 