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MAGAZINE anno V numero 25 Giugno/Agosto Giugno/Agosto 2011

abbronzatura ABBRONZATURA

la protezione è d'obbligo

abc... epatiti

grandi progressi grazie ai vaccini

intervista a:

stefano nosei

intestino quando sta male


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editoriale

anno V - numero 25 Giugno/Agosto 2011 copia omaggio Editore Consorzio MIAFARMACIA Via Emilia 237 San Lazzaro di Savena - Bologna Tel. 051 6279621 Registrazione Tribunale di Bologna n. 7688 del 26/07/2006 Direttore Responsabile Cesare Bellavitis Marketing e Pubblicità Daniela Ziering Sintini daniela.ziering@miafarmacia.org Commerciale Alessandro Benassi alessandro.benassi@miafarmacia.org Redazione Marina Dall’Olio Antonella Ciana Chantal Rocca email: redazione@miafarmaciamagazine.it Collaboratori scientifici in questo numero Antonello Sannia Jarno Bortoli Roberto Spinelli Giovanni Fornaciari Antonio Ferronato Carlo Lesi Ferruccio Di Donato Umberto Tirelli Bragonzoni Alessandro Grafica e impaginazione Supporti Grafici 40024 Castel San Pietro Terme - Bologna Stampa Mediagraf s.p.a. Ringraziamo tutti coloro che hanno collaborato alla nostra iniziativa editoriale comprese le Aziende che hanno aderito con la loro inserzione

La farmacia: settore strategico come Parmalat?

Nel mese di Aprile ancora una manovra di riduzione dei prezzi dei farmaci... Ancora una volta cittadini e farmacie, insieme, hanno pagato il conto delle difficoltà economiche del Paese sul versante del bilancio della sanità. Come ormai succede da diversi anni, alle prime esigenze di “cassa” i soldi vengono recuperati da uno di quei settori dove “non se ne può fare a meno” e dove il risultato è certo: taglio medio del costo dei farmaci dispensati attraverso le farmacie di circa il 5%, più un altro contributo sull’acquisto dei farmaci dei cittadini con piccole differenze qua e là... Premesso che, mai come oggi, la farmacia è in assoluto il servizio più gradito agli italiani, come si può leggere in tutte le ricerche di mercato e che la tanto sbandierata liberalizzazione si è dimostrata nei fatti molto meno gradita del previsto: verità misurata dai numeri delle vendite, in altri punti vendita che non siano le farmacie. Quindi, non si capisce perché, ci si accanisce ancora contro le farmacie invece d’iniziare ad aiutarle fattivamente per sviluppare quel percorso, che tutti auspicano, di ausilio sul territorio nella cura dei cittadini in collaborazione col Medico. La spesa farmaceutica, rispetto agli anni scorsi, ormai passa per quasi un terzo attraverso la distribuzione ospedaliera con aumenti incontrollati, ogni anno, dei costi e della quantità di farmaci. Gli interventi in questa parte della spesa, che oggi risulta fuori controllo, avvengono facendo sì che da una parte si tolgono risorse alle farmacie territoriali e dall’altra si costringono i cittadini, sempre più anziani, a estenuanti pellegrinaggi per trovare le strutture che gli possono dare le medicine di cui hanno bisogno (anche quando si tratta di un farmaco salvavita). Non è più possibile rimandare le scelte strategiche in questo settore tanto importante per milioni di persone e invece di cercare scorciatoie più o meno fantasiose (finte liberalizzazioni, spostamento di costi in voci di bilancio diverse da quelle della farmaceutica territoriale, abbassamento dei prezzi con tagli indiscriminati e a volte controproducenti) è venuto il momento di sedersi intorno a un tavolo per ridisegnare il futuro di un settore fatto di migliaia di professionisti e di piccole imprese radicate sul territorio, la cui ricchezza rimane sul territorio e non vola certo verso altri Paesi. Quest’ultima considerazione - apparentemente potrebbe sembrare banale - ma se in un prossimo futuro le farmacie, costrette dall’impossibilità economica di sostenersi a causa di ripetute scelte sbagliate da parte del legislatore nel perseguire una liberalizzazione, senza regole e senza obiettivi di lungo periodo (ma solo di corto respiro) venissero vendute a catene straniere, ancora una volta, in Italia vedremmo un settore strategico e la ricchezza da esso prodotta andare verso altri Paesi... Dott. Cesare Bellavitis

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sommario

MEDICINA

19 L’importanza di avere un buon pavimento (pelvico) 31 ABC Epatiti 37 L’Ossigeno Terapia Iberbarica 41 Sindrome da Stanchezza Cronica: che fare?

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Scegliere con attenzione ogni prodotto cosmetico

COSMETICA

7 Cosmetica quotidiana

FITOTERAPIA

10 Ritenzione idrica e tossine? Depuriamo l’organismo con le piante medicinali

DERMATOLOGIA

14 Il sole sulla pelle...

associazioni

23 Ansia e Panico ALPA è con te

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speciale

25 Quando l’intestino sta male...

ALIMENTAZIONE

Ecco alcune piante medicinali utili a ritrovare il benessere psicofisico

34 Un ottimo alleato nella prevenzione (l'olio extravergine d'oliva) 43 farmaci Farmaci e terza età qualche consiglio e un po’ di cautela... 47

Intervista a...

Stefano Nosei

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Speciale

News

Gli esperti ci informano...

News

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Lettere

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Meglio la dieta mediterranea per mantenere in salute l’intestino

È vietata la riproduzione totale o parziale di ogni contenuto di questa pubblicazione senza l’autorizzazione dell’editore. Tutti i punti di vista espressi in questa pubblicazione sono quelli dei singoli autori e non riflettono quelli delle strutture a cui essi appartengono o dell'editore. Errori di stampa o refusi involontari di trascrizione presenti nella rivista saranno corretti a pagina 50, del prossimo numero, se segnalati alla redazione o all'editore.

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COSMEtica

A cura di Antonella Ciana

Cosmetica quotidiana

scegliere con attenzione ogni prodotto per non correre inutili rischi Cosa sono i cosmetici

Questi prodotti hanno lo scopo, esclusivo o prevalente, di pulire, profumare, modificare l’aspetto del corpo, correggerne gli odori, proteggerlo o mantenerlo in buono stato. Essi possono essere spalmati sulla pelle, ingeriti parzialmente o a contatto con gli occhi per una intera giornata; inoltre si pensi al fatto che ciascuno di noi utilizza mediamente almeno 6-7 prodotti cosmetici al giorno (perché anche dentifricio, shampoo, bagno schiuma e schiuma da barba sono cosmetici), e quindi è molto importante sapere che alcuni dei prodotti che usiamo possono contenere sostanze per noi indesiderate. Non tutti sanno, poi, che anche questo tipo di prodotti si deteriora e ha una scadenza, esattamente come quelli che mettiamo in tavola ogni giorno. Infine, va diffusa la

consapevolezza che i cosmetici non curano né prevengono malattie e non possono, in alcun caso, vantare tali proprietà.

posto ci sono i profumi, seguiti dai conservanti e, pur con incidenza minore rispetto al passato, dai coloranti per i capelli.

Cosmetici e dermatite allergica

Chi controlla i cosmetici che usiamo?

In Italia i cosmetici rappresentano la prima causa di dermatite allergica. Le donne, in particolare tra i 20 e i 30 anni, sono le più colpite. Le aree in cui si manifesta sono in prevalenza il volto (comprese palpebre e labbra), le ascelle e le mani. I prodotti maggiormente responsabili sono quelli per la cura della pelle (creme, latti e lozioni, che di solito non vengono risciacquati), i cosmetici per le unghie, i profumi e i prodotti per i capelli (shampoo e coloranti). Tra gli ingredienti che provocano reazioni allergiche, al primo

Imparando a leggerne e valutarne l’etichetta (v. box), anche noi possiamo farlo. I controlli ufficiali invece spettano al Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda sanitaria, che verifica la “sicurezza” dei prodotti presenti sul mercato. In Italia, produzione e vendita di prodotti cosmetici sono disciplinate dalla Legge 11 ottobre 1986, n. 713 (e successive modifiche) che regolamenta la loro composizione (ingredienti e quantità), come vengono presentati al consumatore e, infine, produzione, vendita e/o importazione.

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COSMEtica

Come scegliere il cosmetico giusto

A volte capita di valutare un cosmetico solo dal contenitore o dalla pubblicità: bisogna invece sapere che la sua qualità è correlata alla sua composizione. È quindi molto importante saperne valutare il contenuto, imparando a leggere l’etichetta e facendo particolare attenzione in caso di sensibilità verso una determinata sostanza. Solo così possiamo sapere se un cosmetico è compatibile con le nostre esigenze e caratteristiche squisitamente personali. È quindi consigliabile che i prodotti a contatto con la pelle vengano acquistati solo in strutture che ne possano garantire qualità e affidabilità, in primo luogo le Farmacie, anche perché se un prodotto di dubbia provenienza crea qualche problema non si può risalire al suo produttore

né identificarne i componenti. E ricordiamoci sempre che anche i prodotti cosmetici si deteriorano! Abituiamoci quindi a comportarci nei loro confronti così come siamo abituati a fare con i prodotti alimentari, di cui controlliamo regolarmente la scadenza.

Come leggere l'etichetta di un cosmetico

• Funzione del prodotto, obbligatoria se può essere confuso con un altro. • Produttore e/o Distributore: vanno riportati chiaramente. • Made in: indica in quale Paese è prodotto. D’obbligo solo se la produzione avviene al di fuori dell’Unione Europea. • PAO = Post Opening Period, cioè Periodo di Post-Apertura, indicato da un numero e una

Vademecum del Consumatore

Semplici regole per scegliere, conservare e utilizzare in sicurezza i cosmetici

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Leggi sempre l’etichetta del prodotto che vuoi acquistare, soprattutto se hai necessità particolari (ad esempio, allergie a determinati ingredienti).

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Utilizza i cosmetici più adatti alle tue esigenze e in maniera appropriata a seconda delle caratteristiche del corpo per cui è formulato (pelli grasse, oppure pelli secche ecc.).

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Conserva il prodotto in un ambiente adeguato prima di utilizzarlo e, a maggior ragione, una volta aperto. Non esporlo a fonti di calore diretto che possono accelerare i processi di proliferazione di microrganismi potenzialmente dannosi per l’organismo. In estate, conserva le tue creme in frigorifero.

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Annota sulla confezione la data di primo utilizzo. I prodotti cosmetici che durano più di 30 mesi devono riportare in etichetta il “periodo di post-apertura” (o PAO), che indica per quanto tempo, una volta aperti, possono essere utilizzati senza effetti nocivi per la salute.

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Acquista confezioni monodose, se disponibili. La proliferazione di microrganismi è connessa all’utilizzo ripetuto del prodotto (contatto con l’ambiente esterno, con le mani ecc.). Puoi comunque limitare la contaminazione utilizzando spatole in plastica per prelevare il cosmetico.

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Se riscontri irritazioni o allergie rivolgiti al tuo Medico o a uno Specialista di fiducia, come il tuo Farmacista. Si tratta di reazioni abbastanza diffuse. Tieni presente che il rischio è maggiore se applichi il prodotto sulla cute non perfettamente integra.

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Fai particolare attenzione ai prodotti da make-up (ombretti, fard, terre, fondotinta, rossetti) se sei allergico al cromo, un ingrediente vietato come tale ma spesso presente perché derivante da impurità delle materie prime, dai processi di lavorazione o contenuto in coloranti autorizzati (CI 77288 e CI 77289, ossidi di cromo).

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Se puoi, limita l’uso di prodotti che contengono profumi, tra le sostanze maggiormente responsabili di allergie. Nella lista degli ingredienti li trovi indicati con la dicitura “parfum” o “profumo”. Solo 26 di essi, a cui è riconosciuto un forte potere sensibilizzante, vengono indicati singolarmente con il loro nome INCI (International Nomenclature Cosmetic Ingredients).

lettera (m=mesi), periodo entro cui il prodotto deve essere utilizzato dopo l’apertura senza effetti nocivi per la salute. Obbligatorio se la durata minima supera i 30 mesi. • Quantità: obbligatoria solo se supera i 5 ml/g. • Durata minima: obbligatoria solo se inferiore a 30 mesi. • Ingredienti, in ordine decrescente di peso secondo la International Nomenclature Cosmetic Ingredient. Le sostanze coloranti sono indicate da un numero preceduto dalla sigla CI (Colour Index). Alcuni composti soggetti a particolari limitazioni (come limonene e coumarin) vanno citati per esteso. • Altre indicazioni, come eventuali precauzioni d’uso (es.: “Evitare il contatto con gli occhi”) o limitazioni (es.: “Solo per adulti”).

Secondo il Rapporto 2009 dell’ISS, ogni anno in Italia quasi una donna su 4 e un uomo su 7 hanno problemi dermatologici causati dall’uso di cosmetici, in gran parte irritazioni dovute a sostanze in essi contenuti. Nel novembre dello stesso anno il Ministero della Salute ha quindi emesso un bando per finanziare e realizzare campagne di educazione sanitaria rivolte alla popolazione sul “corretto uso dei prodotti cosmetici e possibili rischi collegati a prodotti non sicuri, scaduti o impropriamente utilizzati”. Il Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda USL di Bologna ha accolto l’invito e realizzato la campagna di comunicazione COSMESICURA, partita il 30 gennaio scorso, proponendosi di aumentare la consapevolezza dei consumatori nella scelta dei cosmetici, oltre che la diffusione di conoscenze tecniche tra i Professionisti che a diverso titolo si occupano di cosmetica. Questa campagna ha previsto l’affissione di 24 grandi manifesti di 6 metri x 3, 40 pannelli colorati sul retro degli autobus, 1500 locandine e la distribuzione di 10.000 volantini. Inoltre, per chi volesse saperne di più, è stato realizzato il sito web www.cosmesicura.org.


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Ritenzione idrica

Depuriamo l'organismo con le piante medicinali

L

a più moderna fitoterapia ha ormai individuato un considerevole numero di piante medicinali dalle proprietà depurative, diuretiche e drenanti realmente efficaci al raggiungimento del benessere fisico, alle quali si può fare ricorso, quando se ne avverte il bisogno, seguendo il consiglio dello Specialista. Mentre nel passato era necessario sottoporsi a digiuni o a purghe in associazione ad altre strategie, come il cambiamento d’aria o il riposo forzato, per attivare in modo naturale processi di guarigione e per recuperare un buon equilibrio psico-fisico, oggi per fortuna, grazie alle nuove conoscenze, una buona condizione di benessere generale può essere raggiunta più rapidamente.

I nemici del benessere

L’organismo fisiologicamente si autodepura, ma in alcune situazioni (in seguito a regimi alimentari scorretti, stress prolungati, ad esempio) o in particolari periodi dell’anno può essere utile stimolare questo processo naturale per espellere con maggiore vigore le sostanze tossiche che tendono ad accumularsi e che possono restare nel nostro organismo per periodi molto lunghi, dando

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luogo ad alcuni malesseri come sonnolenza dopo i pasti, cattiva digestione, senso generale di gonfiore. Anche gli occhi possono presentare gonfiore e il colorito del volto diventare più grigiastro. Le tossine (sono queste i “nemici” del benessere) si possono suddividere principalmente in due categorie: • le tossine endogene (cioè quelle derivanti dai processi metabolici interni all’organismo) • le tossine esogene (cioè quelle derivanti dall’esterno, come l’inquinamento, i conservanti alimentari ecc.). Anche il processo di depurazione dell’organismo avviene in due modi diversi: il primo, attraverso l’attività funzionale degli organi emuntori (che sono quelli atti all’eliminazione dei cataboliti , cioè degli “scarti”), ovvero fegato, reni, pelle, intestino e polmoni che elaborano le tossine nella forma più adatta alla loro espulsione; il secondo, attraverso l’eliminazione, dall’interno verso l’esterno, dei prodotti elaborati dal sistema linfatico e con la diuresi. Quando l’apparato “depurativo” non è efficiente al 100%, tutto l’organismo è soggetto a un peggioramento generale. In questa situazione quindi può essere utile ottimizzare le nostre

capacità di depurazione ricorrendo a qualche estratto fitoterapico in grado di aiutarci a eliminare le tossine. Le principali piante medicinali riconosciute e consigliate per la depurazione e il drenaggio sono: la Bardana, il Carciofo, il Tarassaco, la Cicoria, il Cardo Mariano, la Betulla, l’Ananas, la Centella, l’Ortica e la Pilosella. Nella pagina seguente vediamo insieme le proprietà di alcune piante medicinali.

Il ruolo del corretto “stile di vita”

Naturalmente lo “stile di vita” ha un’influenza enorme nella salute di un organismo. Cambiare le abitudini sbagliate non è difficile, ma essenziale per ottenere buoni risultati insieme all’impiego di fitoterapici, che vanno sempre valutati insieme al proprio Medico, Specialista o Farmacista. Quindi se siete sedentari, cercate di dedicare almeno mezz’ora al giorno all’attività fisica (per iniziare basta una camminata a passo veloce); consumate quotidianamente 5 porzioni tra ortaggi e frutta fresca ed evitate una dieta troppo ricca di alimenti industrialmente raffinati; preferite i grassi di origine vegetale, soprattutto olio extravergine di oliva; bevete almeno 1.5-2 litri di acqua al giorno e soprattutto non fumate.


e tossine?

Dott. Antonello Sannia Medico Chirurgo, Presidente SIMN (Società Italiana di Medicina Naturale)

Carciofo

Tarassaco Bardana

Il Carciofo appartiene alla famiglia delle Compositae, è un'erba perenne di grandi dimensioni che può vivere fino a 25 anni. Originario dell'area del Mediterraneo, il carciofo predilige i climi caldo-temperati. Le foglie, ricche di principi attivi, vengono raccolte fino a 3 volte per stagione, sono la parte della pianta utilizzata in Fitoterapia. Molto apprezzato sin dall’antichità (sia dai greci che dai romani) anche l’omonimo ortaggio (che è il capolino della pianta raccolto ancora acerbo). I principi attivi del Carciofo sono gli Acidi caffeilchinici. I preparati di Carciofo si trovano abitualmente in capsule con estratto secco. Il Carciofo possiede un’azione epatoprotettrice, ipoglicemizzante e normalizzante della funzionalità renale. Viene utilizzato, per la sua azione depurativa epatica, nel trattamento delle dispepsie e dell'ipercolesterolemia. Grazie alle sue proprietà depurative a livello epatico è inoltre efficace nel trattamento delle pelli impure e con acne. Il Carciofo è utilizzato anche per combattere la ritenzione idrica, la cellulite, l’iperuricemia, la gotta e i reumatismi. Molto apprezzate sono le bevande alcoliche e non, che hanno come ingrediente principale il Carciofo.

Il Tarassaco appartiene alla famiglia Compositae ed è una pianta diffusa praticamente ovunque fino a 2000 metri di altitudine: è anche conosciuto con il nome di Cicoria selvatica, Cicoria burda, Dente di leone, Soffione o Piscialetto. Le foglie del Tarassaco sono tutte radicali, vale a dire che partono direttamente dalla radice e sono disposte a rosetta alla base; i fiori sono di colore giallo vivo e fioriscono da Marzo a Novembre. L'infruttescenza del Tarassaco prende il nome di “soffione” ed è formata dai semi provvisti di pappo (insieme di peli che si trovano all'apice dei frutti) che servono per favorire la diffusione del seme da parte del vento. Le foglie di Tarassaco, raccolte da Ottobre ad Aprile, possono essere consumate fresche in aggiunta alle insalate. Le radici raccolte da Giugno a Settembre sono la parte più utilizzata in Fitoterapia. Il Tarassaco contiene olio essenziale, tannino, inulina, pigmenti flavonoidi, glucidi, provitamina A, vitamine B, vitamina C e sali minerali ed è apprezzato per le sue proprietà diuretiche, toniche, disintossicanti, depurative per fegato e reni; contro la dispepsia, l’anoressia, i calcoli e l’ipercolesterolemia.

La Bardana appartiene alla famiglia delle Compositae, è una pianta erbacea biennale o perenne con foglie ampie rotondeggianti o cuoriformi. Fiorisce nel secondo anno di vegetazione in piena estate. I suoi fiori sono piccoli e di colore rosa. Cresce spontanea in Europa, Asia Settentrionale e Nord America. In Italia la si può trovare dal mare alla regione montana fino a 1700 metri, vicino ai casolari e nelle aree più soleggiate. In autunno la pianta va in riposo vegetativo ed è quello il momento più adatto per raccoglierne le radici che sono la parte utilizzata in Fitoterapia. La radice di Bardana viene utilizzata anche per preparare cosmetici per il trattamento della pelle grassa, impura e con acne. I principi attivi delle bardana sono gli Acidi caffeilchinici. I preparati di Bardana si trovano abitualmente in capsule con estratto secco. La Bardana è particolarmente indicata per purificare la pelle e depurare il fegato. Questa pianta medicinale ha inoltre un’ottima azione diuretica e decongestionante.

Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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news

Alluce Valgo: cura aggiornata con nuovi strumenti sofisticati

Un composto all’oro riesce a stanare l’HIV Un farmaco contenente oro, già conosciuto nel trattamento dell’Artrite Reumatoide, potrebbe essere la chiave di volta nella messa a punto di una cura efficace contro l’HIV/AIDS. L’Auranofin - questo il nome del composto - riesce a stanare il virus proprio nelle sue "stanze più segrete", in una sorta di "magazzino" virale in cui l’HIV si annida, perché al riparo da farmaci e anticorpi. è questo in sintesi lo studio condotto da un’equipe internazionale di studiosi di cui il ricercatore italiano, Andrea Savarino, dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), è il principale autore. La ricerca è su “AIDS”, la maggiore pubblicazione scientifica nel campo e finanziata dalla Fondazione Roma. "Si tratta di un’importante scoperta che individua per la prima volta un approc-

Un nuovo farmaco per la cura della Schizofrenia La Commissione Europea ha dato la propria autorizzazione a Paliperidone Palmitato, antipsicotico indicato nel trattamento della schizofrenia, nella nuova formulazione iniettabile a rilascio prolungato, con somministrazione mensile. La schizofrenia è una malattia psichiatrica caratterizzata

l'osso viene fresato, sagomato, modellato e allineato progressivamente. Non servono viti o chiodi. Dopo l’intervento mininvasivo, basta un semplice bendaggio e le ossa si allineano da sole grazie al carico progressivo. I tempi di ripresa, anche se non molto più brevi delle altre tecniche, anzi in certi casi più lunghi, sono ben tollerati per la possibilità di riprendere presto la vita normale. È bene però tener presente - precisa il Prof. Volpe - che può essere applicata solo in casi selezionati. Occorre infatti che la deformità non sia eccessiva, che l'osso sia di buona qualità e non presenti artrosi.” (fonte sanitanews.it)

cio promettente di possibile eradicazione dei "reservoir" virali - afferma Enrico Garaci, presidente dell’ISS, che per primo ha intuito e suggerito l’utilizzo dell’Auranofin - Le attuali terapie antiretrovirali non sono state in grado finora d’identificare questo magazzino del virus, motivo per cui, non appena le terapie vengono sospese, il virus si riattiva prepotentemente. Inoltre, più grande è questo "serbatoio", più è difficile per il sistema immunitario tenere l’infezione sotto controllo. La grande sfida sarà ora tentare di ridurre l’ampiezza di questo magazzino, mantenendola sotto una certa soglia e vedere se questo permetterà al sistema immunitario di tenere l’infezione sotto permanente controllo". Lo studio - che vede coinvolti, oltre a ricercatori dell’ISS, la Prof.ssa Anna Teresa Palamara dell’Università di Roma "La Sapienza", il gruppo del Prof. Antonello Mai della stessa

Università, il Vaccine and Gene Therapy Institute della Florida, e la Company Bioqual nel Maryland (USA) - è stato condotto nelle scimmie infettate con un virus molto vicino all’HIV, in cui si è visto che in questo magazzino virale nascosto, così inafferrabile (che gli scienziati chiamano "reservoir"), l'HIV è presente fisicamente, ma in una forma latente ovvero inespressa, all’interno di un tipo particolare di cellule immunitarie, chiamate cellule T CD4 della memoria. Queste cellule sono longeve e non possono essere bersaglio né di farmaci né delle difese immunitarie, proprio perché il virus è qui nascosto, dunque invisibile. Se le terapie antiretrovirali vengono sospese, prima o poi, il virus si risveglia e ricomincia la progressione della malattia. Per liberare dunque l’organismo dall’HIV, le cellule che ospitano il virus latente devono essere distrutte. (fonte iss.it)

dalla presenza di deliri, allucinazioni, scarsa motivazione e appiattimento affettivo che compromette seriamente la capacità del malato di relazionarsi con gli altri e comportarsi in modo adeguato all’interno della società, per questo rappresenta un problema molto importante sia per la disabilità che comporta, sia per la difficoltà che pone alle famiglie dei pazienti e ai servizi assistenziali. Si ritiene che 1 persona su 100 nel

corso della propria vita rischi di soffrire di schizofrenia. La prevalenza è simile in tutto il mondo, colpendo in eguale misura uomini e donne fino all’età di 60 anni. Anche se non si può guarire dalla malattia, la schizofrenia può essere controllata con un’alta percentuale di successo, grazie al supporto dei farmaci antipsicotici, sui quali si basa il principale trattamento della stessa. (fonte sanitanews.it)

GLI ESPERTI CI INFORMANO...

L'alluce valgo, inteso come deviazione all'esterno del primo dito del piede con contemporaneo allargamento dell'avampiede e la comparsa di frequenti dolorose borsiti (dette cipolla) alla base del dito, è la più comune deformità del corpo umano, soprattutto nella donna con insorgenza frequente nel periodo pre-menopausa. Tuttavia anche le giovani ne sono talora affette, specie se con familiarità, nei casi di piede piatto o pronato. Grazie a una nuova tecnica mini-invasiva (detta Minimally

Invasive Surgery, M.I.S.), messa a punto e presentata dal Prof. Antonio Volpe, Responsabile Unità di Chirurgia del Piede e della Caviglia del Policlinico di Abano Terme, è stato compiuto un ulteriore passo avanti nella cura di quella che è, da sempre, una sfida difficile per il chirurgo ortopedico. Basti pensare che, a oggi, si contano ben 200 metodi chirurgici sperimentati per correggere questa deformità. “Si tratta - spiega il Prof. Volpe - di una tecnica non recente, ma aggiornata con nuovi strumenti sofisticati che consentono un controllo microscopico dei risultati. L'intervento viene condotto praticando dei forellini attraverso i quali

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dermatologia

Il

Dott. Jarno Bortoli Dermatologo (Modena)

sulla pelle... L’abbronzatura è ancora di moda ma solo con regole precise e protezioni sempre più efficaci La pelle, più di altri organi, risente dell'effetto “tempo”: l'esposizione solare, l'inquinamento, gli sbalzi di temperatura, il fumo di sigaretta sono tutti fattori che ne influenzano il cambiamento. Un altro nemico della pelle è il melanoma cutaneo, patologia grave per la quale ogni anno si contano circa 100.000 nuovi casi nel mondo. La relazione tra sole e melanoma è assai complessa: un fattore di rischio è senz’altro l’esposizione solare intensa e intermittente, che impedisce alla cute di attivare i meccanismi fisiologici di fotoprotezione. Ma il sole fa bene o fa male? Ce lo chiediamo tutti gli anni e a volte i pareri sono discordanti... Sulla questione “esposizione al sole”, invece, tutti sono d’accordo: la pelle va protetta seguendo regole precise e utilizzando prodotti di qualità certificata.

L'UVC, filtrata dall'ozono, non arriva alla superficie terrestre, anche se la rarefazione di quest’ultima (buco dell’ozono) nel futuro ci metterà in serio pericolo perché si tratta di radiazioni molto dannose. La quantità di raggi UVB e UVA che arrivano sulla terra dipende da una serie di fattori: latitudine, altitudine, stagione, ora del giorno, quantità di nuvole, strato di ozono. Sia gli UVB che gli UVA sono dannosi per la pelle. I raggi UVB sono i principali responsabili delle ustioni solari e raggiungono la superficie della terra con la massima intensità quando il sole è “alto” (dalle ore 10 alle 15) e sono in grado di attraversare anche l’acqua. Per questo, nelle ore citate non bisogna esporsi al sole ed è meglio evitare anche le attività in piscina o in mare.

I raggi del sole: buoni o cattivi?

Per orientarsi nella scelta di un prodotto solare è utile conoscere il fototipo della propria pelle. In dermatologia, in seguito agli studi di Thomas Fitzpatrick (dermatologo statunitense, 1919-2003), si distinguono 6 fototipi.

La radiazione ultravioletta che proviene dal sole si divide in UVC, UVB, e UVA che, a sua volta, viene suddivisa in UVA 1 e UVA 2: tutti con diverse lunghezza d’onda.

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Scopri il tuo fototipo

Fototipo I: chi appartiene a questa categoria si scotta sempre e non si abbronza mai. È il fototipo degli albini e delle persone con capelli rossi o biondi e pelle color latte. Le persone con questo tipo di pelle - non avendo protezione - non dovrebbero esporsi al sole. Fototipo II: le persone che appartengono a questa categoria generalmente si scottano e si abbronzano con difficoltà. Sono bionde o castano chiaro con carnagione pallida. Anche ai bambini viene attribuito questo

fototipo e devono esporsi al sole di prima mattina o nel tardo pomeriggio. Fototipo III: i soggetti di questa categoria hanno capelli castani e un minimo di colorito naturale. Possono prendere il sole, ma solo se protetti adeguatamente. Fototipo IV: questi soggetti non si scottano facilmente e si abbronzano con facilità. Sono bruni e castano scuri, con carnagione olivastra. Fototipo V: queste persone riescono ad abbronzarsi senza


dermatologia iPOCKET

Solari di qualità per “salvare” la pelle I prodotti solari devono svolgere una funzione di “protezione”, pertanto vanno scelti in base alle caratteristiche della pelle del soggetto (fototipo), all’età, alla zona di esposizione (mare, montagna). Il parere del Dermatologo o del Farmacista può essere di grande aiuto, piuttosto che affidarsi a scelte dettate solo dalla gradevolezza del prodotto.

Questi i componenti principali che determinano la qualità di un solare per uso topico:

rischio di eritema. Hanno incarnato scuro, capelli e occhi molto scuri. Non sono molto sensibili ai raggi solari. Fototipo VI: in questo caso la pelle è in grado di difendersi da sola dai raggi UV. Si tratta di soggetti che per caratteristiche razziali sono naturalmente pigmentati (sono neri o mediorientali). Molte persone, però, non corrispondono a un solo fototipo perché, ad esempio, hanno occhi scuri e pelle chiara, oppure il contrario.

• filtri fotostabili in quantità calibrata • filtri chimici e fisici per avere il massimo della protezione • eccipienti che limitino o rendano nullo l’assorbimento percutaneo dei filtri (che devono essere trattenuti nello strato esterno della pelle dove devono esercitare la loro funzione) • principi attivi antiossidanti (acido boswellico) e idratanti (acido ialuronico) • assenza di profumi e/o conservanti sensibilizzanti • buona resistenza all’acqua e al sudore • applicabilità omogenea sulla cute (tipo crema o latte, evitare gli olii) • etichetta ben leggibile con il grado di fotoprotezione UVB e UVA Va ribadito che la protezione solare non garantisce mai una “protezione totale” dai rischi derivanti da una eccessiva esposizione ai raggi UV, che è sempre sconsigliata.

I numeri del SPF

(Sun Protective Factor)

La COLIPA (European Cosmetic Toiletry and Perfumery Association) ha introdotto nella scala di classificazione dei prodotti solari regole valide a livello europeo sui numeri di SPF (Sun Protective Factor) per agevolare il consumatore. In sintesi queste sono le corrispondenze: Basse protezioni 2, 4, 6; Medie protezioni 8, 10, 12; Alte protezioni 15, 20, 25; Altissime protezioni: 30, 40, 50; Protezione ULTRA: 50+ Naturalmente durante la prima esposizione al sole il prodotto deve avere un SPF più alto e, con il progredire dell'adattamento della pelle, si può passare a un SPF inferiore, mai sotto il 10 però: ci si abbronza anche con questo tipo di protezione e si evitano le ustioni e l’invecchiamento precoce della pelle.

Più protezione, più prevenzione per i bambini Se si considera che oltre il 50% della quantità totale di radiazione UV assorbita nel corso della vita viene ricevuta prima dei 18 anni di età, la fotoprotezione nell’infanzia e nell’adolescenza è da considerarsi una precauzione indispensabile, soprattutto per i soggetti con fototipi I e II, o con fotosensibilità costituzionale. è infatti accertato che l’unica arma per prevenire o ridurre gli effetti nocivi che includono eritemi, ustioni, fotodermatiti, fotoinvecchiamento, fino ai tumori cutanei è una efficace fotoprotezione in giovane età. (Per saperne di più, chiedi al tuo Farmacista la guida iPOCKET 02 sulla Protezione solare).

02 Estate 2011

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Protezione solare

adottiamo un comportamento responsabile

Come usare un solare Il prodotto solare topico va applicato spesso durante l’arco della giornata, senza dimenticare il dorso delle mani e dei piedi o il padiglione auricolare, soprattutto se si è andati in acqua. Inoltre è meglio non utilizzare prodotti solari mal conservati o dell’anno precedente, in quanto il calore può avere determinato una cattiva conservazione.

Vitamine, frutta e verdura per una pelle sana Alla protezione topica si può aggiungere quella sistemica, con specifici integratori alimentari a base di antiossidanti, come vitamine, b-carotene e altri carotenoidi, oligoelementi, inibitori dei radicali liberi, protettori dei lipidi di membrana e stimolatori delle difese immunitarie. Assunti prima dell’inizio dell’esposizione (anche 1-2 mesi) di solito non presentano effetti collaterali. Meglio ancora sarebbe arricchire la dieta con gli alimenti che aiutano la pelle. Frutta e verdura che maturano in estate, infatti forniscono non solo la giusta idratazione, ma anche vitamine indispensabili come la A (abbondante nei vegetali a polpa rossa o gialla), la C (presente in peperoni, pomodori, limoni), la E (nei cereali integrali e ortaggi verdi).

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dermatologia

Patologie della pelle più frequenti in estate Con l’arrivo dell’estate e l’aumento delle temperature la nostra pelle può essere colpita da alcuni disturbi legati alla maggiore sudorazione, all’utilizzo di indumenti troppo stretti o di tessuto sintetico, alla frequentazione di luoghi come piscine o spiagge. Queste patologie, oltre a quelle indotte dalle radiazioni solari, sono spesso dovute a infezioni di tipo micotico (funghi) o batterico e vanno trattate in modo adeguato. L'ustione solare è provocata da una eccessiva esposizione al sole o alla luce di lampade abbronzanti. I segni più comuni sono l'arrossamento della pelle (detto eritema), che compare dopo alcune ore dall'esposizione. La pelle diventa dolorosa al minimo contatto e nei casi più gravi si presenta gonfia, con formazione di bolle, mentre possono comparire malessere generale, febbre e cefalea.

La persona con ustione va incontro a disidratazione, pertanto deve bere abbondantemente ed evitare l'ulteriore esposizione ai raggi del sole fino a quando l'eritema non sia risolto. Se l'infiammazione della pelle è molto marcata, meglio consultare il Medico.

Fotodermatosi: negli ultimi anni il numero di italiani “allergici” al sole è praticamente raddoppiato. Le cause di questa ipersensibilità al sole sono ancora sconosciute: forse l’assottigliamento della fascia di ozono che filtra meno i raggi solari, forse una predisposizione genetica, forse l’eccessiva fretta di abbronzarsi, fatto sta che la fotodermatosi è un problema in crescita tra i giovanissimi e gli adulti, in prevalenza donne. Le radiazioni in questi soggetti possono scatenare fenomeni simili all’eritema. Le micosi sono infezioni dovute a funghi microscopici. Le forme più frequenti colpiscono la pelle, i peli, le unghie o le mucose (bocca, vagina). Le infezioni da funghi vengono trasmesse all'uomo dall'ambiente (tramite il contatto con materiali infetti) oppure sono trasmesse per contagio diretto tra persone. L'infezione è favorita da condizioni di elevata umidità sulla pelle e, per questo motivo, si presentato spesso sotto le ascelle, vicino all'inguine e negli spazi tra le dita. Esistono diversi tipi di micosi, ognuna con caratteristiche specifiche. La comparsa di macchie sulla pelle o sulle unghie deve suggerire alla persona colpita di effettuare una visita medica entro breve tempo, perché una micosi non adeguatamente curata può persistere a lungo, estendersi ad altre parti del corpo o diffondersi ad altri membri della famiglia.

Molti batteri vivono abitualmente sulla superficie della nostra pelle senza conseguenze, altri invece possono causare infezioni di vario tipo. Tra quelli da temere ci sono lo Stafilococco e lo Streptococco che danno origine, ad esempio, alle follicoliti e all’Impetigine contagiosa. La follicolite è un’infiammazione della porzione superiore del follicolo pilifero, caratterizzata dalla presenza di una papula, una pustola, un'erosione o una crosta a livello dell'infundibolo pilifero. Ci possono essere diverse forme di follicolite, ma quella da Stafilococco è la più frequente. Nella maggior parte dei casi l’infiammazione si sviluppa in maniera superficiale e soltanto nei casi più gravi colpisce la cute in profondità, provocando sintomi simili a quelli dell’acne. L’impetigine contagiosa è un’infezione fastidiosa che colpisce la pelle dei bambini. Si manifesta con bolle che, seccandosi, formano croste rotondeggianti simili a ustioni di sigaretta. La prevenzione deve prevedere un’accurata igiene della pelle in generale, con particolare attenzione alle zone più delicate e sensibili, utilizzando un detergente con pH acido. Si consiglia, soprattutto in estate, di indossare abiti in fibre naturali (lino, cotone) per una maggiore risposta alla sudorazione e lavabili ad alte temperature per un trattamento igienizzante più efficace. Per quanto riguarda la cura di queste piccole patologie, è meglio rivolgersi al Dermatologo perché, per procedere con una terapia adeguata, è necessario avere una diagnosi corretta. Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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Eritemi e scottature solari ari

Punture dĂ­insetti

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Foille insetti a base di idrocortisone e Foille sole sono medicinali. Leggere attentamente il foglio illustrativo. Attenzione i medicinali vanno assunti con cautela, per un breve periodo di tempo, non superando le dosi consigliate e solo per le indicazioni riportate nel foglio illustrativo. In caso di dubbio rivolgersi al medico o al farmacista. Autorizzazione del 08-03-2010

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MEDICINA

L'importanza di avere

Roberto Spinelli Federazione Italiana Fisioterapisti Bologna - aromakinesi@alice.it

Cos’è il pavimento pelvico e quali sono le sue funzioni Il pavimento pelvico è una struttura fibromuscolare che chiude in basso il bacino, formando una sorta di “cupola rovesciata” sulla quale giacciono gli organi pelvici. La figura mostra, in visione laterale, il decorso del pavimento rappresentato schematicamente da una linea curva di colore blu. Tra il pavimento pelvico e la superficie esterna ritroviamo il perineo che contiene importanti strutture sfinteriali deputate alla continenza. Gli stretti rapporti che intercorrono tra questa struttura e gli organi interni, spiegano l’ampio ventaglio di patologie che possono conseguire a una sua disfunzione.

Gli Specialisti e gli esami strumentali Le componenti che possono portare a una disfunzione del pavimento pelvico sono molteplici e riguardano il complesso somato-psichico, tenendo ben presente che nella nostra cultura la zona perineale viene vissuta come un tabù o un conflitto, dovendo

Osso sacro

Ovaio

Utero

Retto

Osso pubico Collo utero

Vagina

questa assolvere contemporaneamente a diverse funzioni, tra cui l’eliminazione delle deiezioni, la sessualità e il parto. In effetti, è proprio per il pudore che queste patologie rappresentano un fenomeno sommerso, del quale molti pazienti tendono a non parlare né con i propri familiari, né con il proprio Medico, precludendosi così la possibilità di guarigione.

Uretra

Gli Urologi, i Ginecologi, gli Andrologi, gli Algologi (in caso di dolore cronico) e i Proctologi possono avvalersi di esami strumentali come l’urografia, la RMN, la TAC, l’elettromiografia, la manometria e molti altri ancora, per effettuare una corretta diagnosi e migliorare la vita del paziente. Molto importante è anche la figura del Fisiatra che indica il tipo di riabilitazione più adatta.

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MEDICINA

Disturbi nei quali può essere efficace la riabilitazione: • incontinenze urinarie da sforzo, da urgenza e miste; alcune sindromi uretrali, alcune forme di cistite cronica • prolassi, alcune forme di mestruo doloroso, alcune forme di vaginite cronica • prevenzione dell’incontinenza e delle lacerazioni perineali; migliore controllo della muscolatura durante il parto • alcune forme di prostatiti croniche • alcune forme di rapporti dolorosi nella donna; d’impotenza e di eiaculazione precoce nell’uomo • incontinenza fecale, stipsi funzionale (da cause locali), stipsi da rallentato transito nel colon (secondo alcuni autori) • dolore pelvico cronico da aumento del tono del pavimento pelvico Inoltre, l’attuale tendenza è quella di utilizzare la riabilitazione del pavimento pelvico anche nei pazienti destinati all’intervento chirurgico. Questo può essere utile sia nei soggetti a “rischio operatorio”, sia nei pazienti che migliorando la propria condizione decidono di non sottoporsi più alla chirurgia.

Aspetti principali della riabilitazione Le metodiche terapeutiche passano dalla spiegazione dell’anatomia e della fisiologia umana tramite tavole facilmente comprensibili, alla compilazione del diario minzionale (che il paziente dovrà registrare giorno per giorno per fornire preziose informazioni al proprio medico), a un corretto stile di vita fino al rilassamento globale; successivamente si insegnano le tecniche respiratorie per lo stretto rapporto funzionale che intercorre tra diaframma, muscoli addominali e diaframma pelvico. Si agisce poi sulla postura di ogni singolo paziente poiché l’inclinazione del bacino influisce sulla continenza urinaria e fecale. Il lavoro prosegue poi a livello locale, con l’apprendimento di una corretta contrazione/decontrazione muscolare, ricordando inoltre che la riabilitazione del pavimento pelvico

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va ad agire sia quando vi è un insufficiente tono della componente muscolare come, ad esempio, nell’incontinenza urinaria da sforzo, sia in presenza di un aumento del tono come nel dolore pelvico cronico. Altre tecniche utilizzate potranno essere il massaggio, le eventuali dilatazioni, la ricerca e la disattivazione dei punti dolorosi e gli escamotages da utilizzare in caso di urgenza improvvisa o di sforzi. Per quanto riguarda le tecniche strumentali, vengono utilizzate le elettrostimolazioni (FES) che si effettuano tramite sonde interne o elettrodi di superficie posizionati a livello del perineo o della tibia, con l’intento di potenziare la muscolatura del pavimento pelvico e il biofeedback con immagini a video per visualizzare l’andamento degli esercizi di contrazione e rilassamento. L’elettrostimolazione è utile quando il soggetto presenta delle grosse difficoltà nell’identificare a livello cerebrale la zona da trattare. Il biofeedback è una tecnica sicuramente valida, anche se talora crea un effetto “dipendenza da video game”; i pazienti apprendono l’uso corretto dello strumento, ma alla fine del ci-

clo non riescono a “svezzarsi” dalla macchina e quando riproducono gli esercizi a casa senza il dispositivo si trovano in difficoltà. Inoltre, molti pazienti anziani mostrano una notevole difficoltà nel seguire sul monitor l’andamento di una curva in movimento, rappresentazione grafica che semmai vedono per la prima volta. In questi casi risultano più efficaci gli strumenti meccanici, dove la forza di contrazione è visualizzabile tramite un manometro a quadrante con lancetta (come negli sfigmomanometri per la misurazione della pressione arteriosa). Recentemente, viene utilizzata la TECAR nel dolore pelvico cronico da aumento del tono del pavimento. La riabilitazione del pavimento pelvico implica un impegno notevole da parte dell’operatore, ma soprattutto da parte del paziente che non subisce passivamente la terapia, ma diviene l’elemento fondamentale per la propria guarigione, modificando per quanto possibile il proprio stile di vita ed effettuando assiduamente e per lunghi periodi di tempo gli esercizi appresi. Testo raccolto da Marina Dall’Olio


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ansia e panico:

e con te ALPA Oggi si parla spesso di ansia e panico soprattutto tra la gente comune. L’ansia normale è uno stato emozionale utile per rispondere a determinati stimoli esterni permettendo di difendersi, ma quando questa diventa ansia patologica, si trasforma in uno stato emozionale di apprensione, preoccupazione e paura che accompagna l’individuo in molte situazioni della sua vita quotidiana. Quando l’Ansia fisiologica supera una determinata soglia, si trasforma in disturbo da attacchi di panico che priva, chi ne è colpito, della propria libertà di movimento, di pensiero, imprigionandolo nella gabbia della paura e costringendolo a difendersi senza poter esprimere al meglio le proprie possibilità. Il percorso di cura per i disturbi di ansia e panico consistono in farmaci, psicoterapia e gruppi di auto-mutuo aiuto, in questo modo: la cura per il disturbo da attacchi di panico consiste in un percorso di cura integrato, farmacoterapia, psicoterapia e gruppi di auto aiuto quest’ultimo come percorso di recupero e reintegrazione sociale. La combinazione tra psicoterapia e farmacoterapia consente infatti d’intervenire in modo completo, lavorando sia sulla qualità della vita (fortemente compromessa dai sintomi) attraverso i farmaci, sia su un processo di comprensione del disturbo, grazie alla consulenza di uno psicologo o psichiatra. Il DAP (Disturbo di Ansia e Panico) affrontato con Farmaci, Psicoterapia e gruppi di auto-mutuo aiuto consente una cura a 360° e la persona partecipa attivamente alla sua guarigione: non è più l'oggetto di una cura, ma piuttosto protagonista di un percorso. Il gruppo di auto e mutuo aiuto, s’inserisce "come integrazione sociale dell'individuo". Lo scambio e il dialogo alla pari, tra i membri del gruppo, diventa la chiave di volta per l’individuo colpito dal DAP per aprirsi in modo vero e totale, quindi il gruppo di auto-mutuo aiuto diventa lo snodo, perché guarda con intensità e con priorità all'individuo.

Occorre precisare che non è escluso che si possa uscire dal DAP soltanto con i farmaci o la psicoterapia o il gruppo, ma noi membri dell’Associazione ALPA non siamo medici o psicologi e pertanto riconosciamo come cura contro il DAP, la linea dell'approccio integrato (farmaci, psicoterapia, gruppi di auto e mutuo aiuto).

Che cos’è ALPA

ALPA è un’associazione di volontariato accreditata e riconosciuta dal Ministero della Salute, che non ha fini di lucro neanche indiretto e opera esclusivamente per fini di solidarietà sociale, organizzando manifestazioni ed eventi per coinvolgere l'opinione pubblica su questi temi, dando ascolto e voce a chi soffre di disturbi di ansia e panico, offrendo sostegno psicologico e pratico alle persone colpite e alle loro famiglie, mettendo a disposizione punti di ascolto telefonico e spazi di condivisione fisici e anche online.

Perché è nata

ALPA, che opera su gran parte del territorio nazionale e si pone al centro del panorama delle associazioni per quanto riguarda il disturbo da attacchi di panico, è nata per offrire supporto “concreto” alla cittadinanza attraverso numerosi strumenti, il primo dei quali è la frequentazione ai gruppi di auto-mutuo aiuto da parte dei soggetti sofferenti e dei loro familiari. (www.infoalpa.it)

cologiche, perché colpite da questi disturbi invalidanti. Va sottolineato che la priorità è aiutare chi sta male e soffre, tutto il resto viene di conseguenza. ALPA condivide il progetto di ricerca per proteggere i bambini dai disturbi di ansia. Come previsto dallo statuto l’associazione promuove la ricerca scientifica, a tale scopo è in corso di definizione un Comitato Scientifico formato da professionisti che operano sia in campo terapeutico, sia in quello farmacologico. ALPA al fine di raggiungere gli obiettivi che si prefigge riconosce nelle Scienze Ufficiali e nella Ricerca Scientifica l’elemento di riferimento imprescindibile di ogni attività di ricerca. Il pensiero critico che nasce dall’esperienza della ricerca scientifica rappresenta la guida capace di reggere il progetto dell’associazione verso il vero, al di là delle opinioni. ALPA opera in maniera specifica e ha per scopo l'elaborazione, la promozione, la realizzazione di progetti di solidarietà sociale, tra cui l'attuazione d’iniziative socio-educative e culturali. Chi fa parte di ALPA crede nell'auto-mutuo aiuto, come strumento per affrontare il panico. L’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) considera questi aspetti fondamentali per ridare agli stessi cittadini responsabilità e protagonismo, per cercare di migliorare il benessere della comunità. Ed è proprio nel principale rispetto di tali finalità che ALPA ha istituito i gruppi di auto aiuto (che è un metodo che aiuta a conoscere se stessi attraverso gli altri) su tutta la rete nazionale.

Altri obiettivi

L’associazione è impegnata nella sensibilizzazione della classe medica per un riconoscimento effettivo del panico a livello sanitario e istituzionale; collabora con altre associazioni, gruppi, enti, università e ASL per dare sempre più voce e aiuto a chi, in ogni momento, ne ha davvero bisogno; si batte affinché lo Stato riconosca un contributo economico alle persone sottoposte a cure terapeutiche e farma-

Per sostenere l’associazione ALPA ed effettuare una donazione si può contattare il tel. 06 32540973 Giuseppe Patanè - Responsabile ALPA Regione Emilia Romagna Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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Quando l’intestino

sta male... Dott. Giovanni Fornaciari Direttore Medicina III e Gastroenterologia Arcispedale Santa Maria Nuova Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia

L

intestino è un “tubo” di quasi 7 metri (la lunghezza dipende dalla corporatura della persona e dal sesso) in continuo movimento, in quanto la sua propulsione (definita peristalsi) serve per portare avanti il bolo alimentare, facilitare la digestione e l’assorbimento delle sostanze nei distretti predisposti del sistema gastrointestinale.

Se l’intestino funziona bene ed è regolare nei suoi “compiti” principali, anche noi stiamo bene, ma purtroppo i disturbi riferibili all’intestino sono molto frequenti. Occorre distinguere però fra malattie organiche, nelle quali è realmente colpito il tubo digerente (intestino tenue e/o colon) e malattie funzionali, nelle quali l’intestino è normale, ma la motilità è alterata.

In Italia sono migliaia gli individui che soffrono di problemi intestinali funzionali, mentre una minoranza presenta patologie organiche. Fra le patologie organiche, a parte i tumori del colon, il maggior interesse è rivolto alle malattie infiammatorie croniche intestinali (malattia di Crohn e rettocolite ulcerosa) la cui diffusione nella popolazione è stimabile intorno ai 250-300

casi ogni 100.000 abitanti, con un’incidenza di circa 10 nuovi casi ogni 100.000 abitanti all’anno. In generale, quando si hanno dei problemi intestinali è sempre consigliato parlarne con il Medico di famiglia e seguire i suoi consigli, senza sottovalutare i sintomi. Vediamo ora, in modo più specifico, quali sono i disturbi e le malattie più serie che colpiscono l’intestino.

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speciale Malattia di Crohn: è un’infiammazione cronica del canale alimentare che si localizza prevalentemente nell'ultima parte dell'intestino tenue chiamato ileo (ileite) e/o nel colon destro/ cieco (ileo-colite), o ancora solo nel colon in una qualsiasi parte (colite). I tratti interessati si presentano infiammati, erosi, ulcerati, con lesioni che interessano a tutto spessore la parete intestinale. Questa malattia si presenta prevalentemente attorno ai 20-30 anni e dopo i 65, ma non sono rari i casi anche nei bambini e negli adolescenti. I primi sintomi sono dolori addominali (che possono simulare un attacco d'appendicite) associati a diarrea e talora a febbre. Altri segni precoci possono essere fistole

Retto-colite ulcerosa: è una malattia infiammatoria e cronica del colon-retto, caratterizzata da fasi di attività e fasi di remissione completa. L'intestino tenue non è mai interessato dall'infiammazione. Colpisce in modo uguale entrambi i sessi solitamente attorno ai 30 anni, ma si può presentare a tutte le età. In fase attiva l'infiammazione della mucosa (la superficie più interna della parete intestinale) diventa iperemica (cioè aumenta l’afflusso di sangue), fragile e ulcerata. La malattia interessa sempre il retto e può estendersi ai segmenti a monte del colon. A seconda dell'estensione delle lesioni del colon si distingue in proctite (interessa solo il retto), pancolite (interessa il retto e la totalità del

Diverticolosi: normalmente non causa sintomi particolari; se però, come può accadere negli anziani, i diverticoli

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e ascessi perianali. Più raramente possono comparire sangue nelle feci, dolori articolari, diminuzione dell'appetito o dimagrimento. Le cause non sono state chiarite con sicurezza, ma con ogni probabilità di tratta di una malattia con base genetica sulla quale si innesca una reazione autoimmunitaria; forse esiste una componente ambientale in quanto la malattia è più frequente nei Paesi sviluppati rispetto a quelli poveri. La malattia di Crohn è una malattia cronica nella quale a periodi di benessere se ne alternano altri di riattivazione dei sintomi; anche se si tratta di una patologia organica e non psicosomatica, sono state segnalate riacutizzazioni in associazione a eventi stressanti. La terapia farmacologica, che non può dare la guarigione de-

finitiva della malattia, ma solo un miglioramento, si basa sul cortisone a dosi elevate che vengono ridotte gradualmente. Se la situazione viene controllata solo con il cortisone e non è possibile sospenderlo, il farmaco crea dipendenza, per questo viene associato un immunosoppressore quale l’Azatioprina. Se la malattia non risponde a questi trattamenti si inizia la terapia biologica con farmaci anti-TNF alfa (Adalimumab e Infliximab). Molti pazienti con malattia di Crohn, però, nonostante il migliore trattamento farmacologico che si possa eseguire, arrivano all’intervento chirurgico di resezione, che non è mai completamente risolutivo in quanto quasi tutti i casi recidivano a breve o a lungo termine.

colon) e forme subtotali (a metà tra quelle distali e la pancolite). Le manifestazioni cliniche dipendono dall'estensione della malattia e dal grado di infiammazione. Il sintomo più frequente è il sanguinamento (rettorragia, cioè presenza di sangue nelle feci). Se la malattia è limitata al retto i sintomi, oltre al sanguinamento, sono emissione di muco e tenesmo (stimolo frequente all'evacuazione). Nelle forme più severe possono apparire dolore addominale, febbre, dimagrimento. La terapia farmacologica prevede l’uso di Mesalazina, cortisonici e immunosoppressori. Anche nella colite ulcerosa può essere indicata la terapia biologica con Infliximab, ma non esiste un trattamento medico in grado di ottenere una completa guarigione.

Nelle forme severe che non rispondono al trattamento intensivo o nelle forme croniche resistenti alla terapia è indicato il trattamento chirurgico che però deve essere radicale (asportazione totale del colon). Esistono tecniche chirurgiche, attualmente praticate in centri specialistici, che consentono di ripristinare la normale canalizzazione dell’intestino senza ricorrere alla deviazione (famigerato “sacchetto”). L'alimentazione non incide nell’origine della malattia o nella comparsa di recidive: è però fondamentale ripristinare le condizioni nutrizionali normali appena possibile (in fase acuta è preferibile ridurre l’apporto di scorie con la dieta). Nelle forme più gravi invece si deve ricorrere all’alimentazione “parenterale” (per via venosa).

(che sono piccoli “sacchi sporgenti” che si formano lungo le pareti del tratto digerente, soprattutto nell'intestino crasso) si infiammano causando forti dolori addomi-

nali, nausea e alterazioni dell’alvo, allora si parla di diverticolite. In presenza di diverticoli si consiglia una dieta ricca di fibre vegetali, apporto elevato di acqua, as-


speciale sunzione di fermenti lattici a cicli. È preferibile regolarizzare l’evacuazione non ricorrendo a purganti, ma con la dieta e l’attività fisica. Per la terapia farmacologica si

ricorre a cicli di antibiotici non assorbili (Rifaximina), se vi è stato un precedente episodio di diverticolite acuta. Nei casi recidivanti si ricorre all’intervento

chirurgico per via laparoscopica (senza “tagliare” la pancia), ma con un’ottica esterna e un’invasività minima, come per l’asportazione della colecisti.

Sindrome dell’intestino irritabile:

e fastidio addominale, gonfiore e irregolarità nell’evacuazione (stipsi alternata a diarrea). Alla base della malattia risiede un’alterazione della motilità intestinale che risente dello stato di emotività, stress, ansia e depressione del paziente; i meccanismi che la provocano non sono però stati chiariti completamente. La terapia farmacologia prevede l’uso di antispastici, da assumere per i dolori acuti, solo per un periodo breve; gli antidiarroici o i

lassativi a seconda della necessità. Sotto stretto controllo medico si possono assumere anche blandi sedativi, poiché a volte lo stress è la causa del disturbo. Non è prevista una dieta restrittiva, ma è preferibile un’alimentazione a basso contenuto di grassi, ricca di proteine e fibre, con l’assunzione di elevati quantitativi di acqua. Modificare lo stile di vita e fare attività fisica tutti i giorni sono le prime strategie da applicare.

La stipsi è una condizione che tende a peggiorare negli anni ed è più frequente nell’anziano; spesso è dovuta a errate abitudini: alimentazione povera di fibre, inadeguato apporto d’acqua, scarsa attività fisica. Altri fattori favorenti sono il fumo di sigaretta, l'alcol, i pasti frettolosi e irregolari, l'eccesso di peso, la tensione emotiva e alcuni farmaci. Le emorroidi sono una complicanza frequente e fastidiosa della stipsi. Alcune malattie organiche possono essere causa di stipsi, prima fra tutte il tumore del colon, ma più spesso è espressione della Sindrome dell’Intestino Irritabile.

Non è dimostrato che la stipsi causi il tumore del colon, ma i fattori che portano alla stipsi (inadeguato apporto di fibre, assunzione eccessiva di carne) sono anche causa di tumore del colon. La stipsi va trattata con: alimentazione adeguata ricca di fibre, abbondante consumo di frutta e verdura, pane e pasta integrali (in sostituzione ogni tanto di quelli raffinati), attività fisica quotidiana. Anche gli alimenti ricchi di fermenti lattici, se assunti tutti i giorni, possono contribuire a ripristinare l’equilibrio intestinale.

di evacuare, anche in assenza di materiale fecale (tenesmo rettale). La diarrea può avere una causa infettiva (virale da Rotavirus, batterica da Salmonella o Shigella), una causa organica (tumore del colon sinistro, rari tumori carcinoidi), ma può anche essere legata alla malattia celiaca. La causa più frequente, come per la stipsi, non è quella organica. Nel trattamento della diarrea si consigliano bevande reidratanti come acqua o the, alle quali

aggiungere sostanze con elevato contenuto di elettroliti e Sali. Nella prima fase della diarrea è preferibile non assumere cibo in quanto questo potrebbe provocare nausea e vomito, mentre l’assunzione di acqua è sempre raccomandata. La dieta è efficace solo nella prima fase della diarrea, infatti nei primi giorni è preferibile ridurre l’assunzione di scorie e preferire patate, carote e riso; in seguito e nelle forme croniche, la dieta non è assolutamente utile.

il termine indica un insieme di malesseri addominali che si concentrano a livello del basso intestino, nella zona del colon e rappresenta uno dei disturbi funzionali più frequenti soprattutto nelle donne, motivo tra i principali di assenza dal lavoro. I sintomi più diffusi sono dolore

Stipsi o stitichezza: è il malfunzionamento dell'intestino che si presenta con difficoltà a evacuare, defecazione insufficiente/irregolare, sensazione di incompleto svuotamento rettale. Molte definizioni sono state attribuite alla stipsi, ma per definirla con certezza bisognerebbe pesare le feci espulse in una settimana: dato che questo modo non è né pratico né piacevole (!) la diagnosi è spesso soggettiva. Alla stipsi si associa spesso la sensazione di gonfiore e dolore addominale che migliora dopo la defecazione.

Diarrea: è un disturbo della defecazione caratterizzato dall'emissione rapida di feci abbondanti e poco formate. Affinché si possa parlare di diarrea devono essere contemporaneamente presenti almeno tre evacuazioni al giorno e alterazioni della quantità o qualità delle deiezioni (presenza di feci poco formate, liquide o semiliquide). Spesso questa condizione si accompagna al continuo stimolo

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speciale Malassorbimento:

nella quale la gliadina, frazione proteica del glutine, provoca una progressiva lesione dell’intestino tenue che determina a sua volta il malassorbimento. La malattia, ritenuta in passato rara e possibile solo nei bambini nel periodo dello svezzamento, è ora considerata molto più comune (più di un caso ogni 100 persone), infatti può insorgere a qualunque età con

sintomi tipici (diarrea, dimagramento, arresto della crescita nel bambino) o atipici (anemia, alterazione degli esami epatici, dermatite, osteoporosi e molti altri). Per diagnosticare la Celiachia sono disponibili semplici esami di laboratorio, ma la conferma deve sempre venire dalla biopsia del duodeno eseguita in corso di gastroscopia. La cura si basa su una dieta

completamente priva di glutine (si possono consumare invece riso, mais, kamut). Altre cause di malassorbimento possono essere legate a resezione dell’intestino a seguito di intervento chirurgico, malattia di Crohn dell’intestino tenue, esiti di radioterapia; più raramente un malassorbimento consegue a una grave infezione intestinale.

è l'impossibilità per l'organismo di digerire un alimento a causa di difetti metabolici. Una tipica intolleranza è quella al lattosio, molto diffusa nella popolazione: si tratta di un difetto enzimatico in quanto la lattasi, che consente la scissione del lattosio nei due zuccheri costitutivi, viene gradualmente a ridursi nella età adulta e in alcuni casi è insufficiente per digerire il lattosio della dieta. La sintomatologia in questi casi è caratterizzata da gonfiore addominale, dolori, diarrea dopo l’assunzione del lattosio (presente soprattutto nel latte, nei formaggi teneri e in molti altri cibi, ma non nei formaggi “a grana dura” come il parmigiano-reggiano e l’emmenthal ). La diagnosi può essere fatta con precisione mediante test con il respiro (breath

test) misurando l’aria espirata dopo il pasto speciale. La terapia si fonda sull’esclusione dei cibi che contengono lattosio o su supplementi enzimatici. Più rara è l’intolleranza al fruttosio (zucchero contenuto in particolare in alcuni frutti), anche in questo caso la diagnosi viene fatta con test del respiro. Infine, intolleranze a vari alimenti vengono spesso chiamate in causa per spiegare sintomi quali gonfiore, digestione lenta, stipsi o diarrea. In realtà gran parte di questi sintomi possono agevolmente essere spiegati da una Sindrome dell’Intestino Irritabile (vedi sopra) e avere una componente psicosomatica, cioè nervosa. Occorre distinguere l’intolleranza dall’allergia alimentare, evento raro ma molto pericoloso nel quale vi è una vera e propria formazione di anticorpi

diretti contro un alimento (ad esempio i crostacei, le nocciole, ecc.), l’assunzione dell’alimento incriminato provoca una reazione allergica grave con asma, gonfiore al volto, rash cutaneo. L’evento può anche essere mortale. La diagnosi di allergia si fa con l’esecuzione di test cutanei o

ematici (RAST) per testare l’allergia al singolo alimento. È invece molto più difficile definire con esami specifici un’intolleranza. In questi casi è preferibile eseguire un’accurata storia alimentare del paziente, provare a escludere alcuni cibi dall’alimentazione e valutare la risposta clinica.

nfine, qualche consiglio generale per mantenere in salute l’intestino e, soprattutto, per prevenire il nemico numero uno: il cancro del colon-retto. Molte informazioni sono state riportate nei paragrafi precedenti, ma giova ribadire che la Dieta più corretta è quella Mediterranea: ricca di fibre (verdura e frutta) e povera di grassi. Questo modello nutrizionale è utile non solo nella prevenzione dei danni cardio-va-

scolari e nel trattamento dei vari disturbi sopra riportati, ma anche per la prevenzione del tumore del colon-retto. Senza dimenticare mai l’adeguato apporto di acqua (spesso le persone anziane si “dimenticano” di bere) e una regolare attività fisica. Un’alimentazione equilibrata, che può certo includere anche cibi buoni e saporiti, un bicchiere di vino a pasto, ci può certamente aiutare a stare bene.

è dovuto al ridotto assorbimento da parte del tubo digerente di uno o più principi nutritivi. La più importante causa di malassorbimento è la Celiachia: intolleranza permanente al glutine che è contenuto nella farina di grano, segale e orzo. Si tratta di una malattia genetica (con evidente familiarità)

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medicina

sì ai farmaci

ma soprattutto prevenzione Dott. Antonio Ferronato Specialista in Gastroenterologia Unità Op. di Endoscopia ULSS 4 Alto Vicentino - Schio (Vicenza)

P

arliamo di una patologia che richiede un attento studio e trattamento, potendo causare una seria compromissione della salute e anche la necessità di trattamenti radicali (come il trapianto di fegato) oppure cronicizzare, portando, a forza di consumare il fegato con l’infiammazione, all’insufficienza epatica, ossia la cirrosi epatica. Come per altre patologie, anche qui la parola d’ordine è “prevenzione” mediante un sano stile di vita.

Cos’è “Epatite” significa “infiammazione del fegato”. I sintomi principali sono generalmente aspecifici: stanchezza, malessere, nausea, febbre, diarrea e dimagrimento; spesso non c’è dolore, mentre un sintomo specifico è l’ittero (colorito giallastro della cute e delle sclere degli occhi). Le epatiti, come è corretto dire per via delle loro diverse forme, possono essere fulminanti (durando settimane), acute (mesi) e croniche (anche tutta la vita). La diagnosi di epatite comprende vari esami, sia del sangue (in particolare le transaminasi AST e ALT, veri e propri indici di infiammazione del fegato), sia strumentali (come l’ecografia e la biopsia epatica).

le cause Quelle più frequenti sono l’alcol, l’uso di farmaci o cibi tossici (come i funghi velenosi), la presenza di calcoli nella cistifellea e/o nel coledoco (il dotto che porta la bile dal fegato all'intestino), alcuni difetti del sistema immunitario e i virus. Numerosi sono i virus che possono dare epatite (ad esempio l’Epstein-Barr, causa della mononucleosi, che nel 5-10% dei casi provoca un’epatite), ma alcuni hanno come specifico organo bersaglio proprio il fegato. Questi ultimi, detti virus epatitici, per convenzione sono stati siglati e classificati in ordine alfabetico man mano che venivano scoperti: c’è pertanto l’HAV (in inglese “hepatitis A virus”, ovvero virus dell’epatite A), l’HBV (virus dell’epatite B), l’HCV (virus dell’epatite C) e così via fino all’HGV, scoperto nel 1996. Di tutti questi virus, quelli più importanti sono i primi tre, in quanto più diffusi e causa delle patologie più gravi.

zione epatica però spesso è silente: nell’80% dei casi, infatti, non si hanno sintomi; non necessita di particolari cure: nella • maggioranza dei casi si risolve spontaneamente, con la completa risoluzione dei sintomi entro tre mesi. Il nostro organismo infatti produce degli anticorpi contro il virus e mantiene la “memoria” dell’infezione, per cui non si hanno ulteriori infezioni da HAV per il resto della vita. Solo nell’1% dei casi l’infiammazione è talmente violenta e veloce da provocare danno irreparabile del fegato, causando un’epatite fulminante che ha come unico trattamento il trapianto di fegato. Pur essendo un’infezione virale ad andamento “benigno”, l’infezione da HAV è estremamente diffusa (è considerata endemica nelle regioni meridionali dell’Italia), per cui questi casi sono frequenti. Per tale motivo è possibile la vaccinazione con virus inattivato, disponibile per tutti.

hav

hBv

Il virus dell’epatite A ha tre caratteristiche: • viene trasmesso per via oro-fecale, ossia tramite l’ingestione di cibi o acque infetti. Dall’intestino si propaga nell’organismo, ove può causare l’infiammazione del fegato; • dopo 28-30 giorni di incubazione si presenta con diarrea, dolore addominale e febbre, poi compaiono ittero e prurito. L’infiamma-

A differenza dell’HAV, esso è a trasmissione ematica, cioè del sangue. Bisogna quindi venire a contatto con persone o derivati ematici infetti (molto frequente, inoltre, è il contagio da madre a figlio o con rapporti sessuali). In genere determina un’infezione acuta (nel 30% dei casi con ittero) che può durare anche qualche mese. Il nostro sistema immu-

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medicina

nitario costruisce una complessa e articolata risposta contro il virus, producendo vari tipi di anticorpi. Seppur determini un’epatite importante con frequente necessità di ricovero in ospedale, l’epatite acuta ha di solito una buona prognosi e sono necessarie solo terapie “di supporto” (riposo, idratazione, dieta acarnea, anti-istaminici). Il virus ha però anche la capacità di mutare, cioè di modificare la struttura della propria superficie, riuscendo così ad evitare le nostre difese immunitarie. Questo avviene in circa il 5% dei casi negli adulti (ma nei bambini si arriva al 50%), e così l’infezione diviene cronica. In questi casi, la malattia progredisce lentamente fino ad evolvere in cirrosi epatica, ma esistono anche soggetti che, pur presentando il virus nel sangue, non sviluppano la malattia. Sono i cosiddetti “portatori sani”, che possono contagiare altre persone ma non sviluppano l’epatite, ossia hanno l’infezione ma non la malattia. La decisione di trattare l’infezione da HBV dipende pertanto da numerosi fattori: la fase di infezione (acuta o cronica), il tipo di anticorpi presenti, la severità dell’infiammazione e la quantità di virus circolanti nell’organismo.

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La terapia prevede l’uso di numerosi farmaci: • interferone: è un ormone che stimola il sistema immunitario ad avere una particolare reazione infiammatoria che risulta utile contro il virus. Si somministra come una soluzione iniettabile sottocute, con ago ipodermico. Viene abitualmente usato nei casi di epatite cronica con alti valori di virus nel sangue e con epatite attiva: è pertanto un farmaco molto potente (seppur presenti effetti collaterali) che, dopo aver ottenuto il risultato terapeutico,viene sospeso; • farmaci antivirali analoghi nucleosidici: essi entrano nel DNA del virus, bloccandolo. Oggi disponiamo di numerosi farmaci (adefovir, entecavir, lamivudina, telbivudina, tenofovir) che presentano alcune differenze nelle indicazioni in base al tipo di paziente (come età e presenza di altre patologie). Lo scopo del loro uso è generalmente di mantenere bassa la replicazione virale (cioè la quantità di virus in circolo) e, di conseguenza, l’infiammazione. Vanno assunti in compresse ogni giorno. Poiché alla loro sospensione l’infezione virale può tornare, non è tuttora nota la durata minima di questo trattamento. L’epatite B cronica è un importante problema sanitario a livello mondiale, interessando oltre 300 milioni di persone e causando circa un milione di decessi l’anno. L’uso del vaccino, che in Italia rientra tra le vaccinazioni obbligatorie sin dal 1991, è pertanto determinante: grazie a esso, l’incidenza di infezione da HBV ha subito in Italia una riduzione dal 1991 a oggi di oltre l’80%.

hCv Anch’esso, scoperto nel 1989, è a trasmissione ematica (soprattutto con l’uso di aghi infetti) e rappresenta la più frequente causa di epatite cronica: colpisce circa il 3% della popolazione mondiale, 4 milioni di persone nella sola Europa. Raramente l’infezione acuta determina sintomi, ma nel 60-80% dei casi essa diviene cronica e, tra questi, dal 20 al 30% evolve in cirrosi epatica. L’HCV costituisce pertanto un importante problema sanitario, anche perché non è disponibile un vaccino. Esistono quattro varianti del virus (dette genotipi, da 1 a 4), che presentano alcune differenze geografiche (in Italia, ad esempio,

predomina il genotipo 1b) ma anche una diversa aggressività verso il nostro organismo. Il trattamento dell’epatite C è volto a bloccare la replicazione del virus ed è costituito dall’associazione di un interferone (il PEG-interferone alfa, somministrato come iniezione sottocute settimanale) con la ribavirina, un analogo nucleotidico, che viene assunto giornalmente in compresse. Questa terapia dura da 24 a 48 settimane e può essere prolungata o ripetuta in caso di risposta incompleta. Durante il trattamento sono necessari un costante monitoraggio di alcuni parametri ematici e i controlli medici, al fine di minimizzare gli effetti collaterali della terapia. La risposta terapeutica, chiamata SVR (“sustained virological response”, cioè “risposta virale sostenuta”, ovvero l’assenza di virus rintracciabile nel sangue a 5 anni dal termine della terapia) va dal 4246% nei pazienti con genotipo 1 al 76-82% nei pazienti con genotipo 2 e 3. Questo trattamento, pertanto, spesso non riesce a eliminare completamente il virus dall’organismo, ma di fatto riduce sensibilmente il rischio di infettare altre persone e di sviluppare cirrosi: bloccandone la causa, viene bloccato il progredire dell’epatite cronica.

conclusioni In Italia le epatiti virali sono tuttora patologie molto importanti, ma i progressi scientifici nel campo delle vaccinazioni hanno portato a una netta diminuzione del numero di infezioni, mentre le nuove cure hanno portato alla progressiva riduzione dei casi di cirrosi epatica. Il quadro generale sembrerebbe confortante, ma bisogna tener conto sia del fenomeno della globalizzazione (infatti questi virus sono tuttora endemici in molti Paesi del mondo), sia del fatto che esistono molte altre cause di epatite, in particolare l’alcol e la stessa obesità: il paziente con epatite virale deve infatti seguire anche un comportamento di vita molto attento, evitando ad esempio l’alcol e tutti quei cibi e farmaci che possono “appesantire” il lavoro del fegato, causandone l’infiammazione, riducendo le difese immunitarie e favorendo la ricomparsa del virus. La battaglia contro questi virus, pertanto, non è fatta solo di farmaci, ma è bensì necessario un approccio “a tutto campo”. Testo raccolto da Antonella Ciana



alimentazione

Un ottimo alleato nella prevenzione

Dott. Carlo Lesi Specialista in Scienza dell’Alimentazione Gastroenterologia e Medicina Interna (Bologna)

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LE BATTAGLIE DELL’OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA

Il sapore del cibo

C’è olio e olio...

L’olio extravergine d’oliva negli ultimi anni ha combattuto con successo alcune battaglie nutrizionali su diversi fronti: nei confronti del cibo re incontrastato di ogni piatto che lo relegava al ruolo comprimario di solo condimento e degli oli di semi, che negli anni ’80-’90 avevano invaso il mercato e le nostre tavole vantando favolosi effetti benefici sul colesterolo. Non vanno dimenticati gli oli di pesci, dei gelidi mari del Nord, anch’essi coalizzati con quelli di semi per tenere nascoste, nei meandri della nostra memoria, le benefiche proprietà dell’olio extravergine di oliva. Non va trascurata invece una battaglia ancora in atto circa l’ostracismo che tutti i grassi (di cui l’olio extravergine d'oliva fa parte) subiscono sia da parte dei consumatori, che di qualche dietologo sprovveduto... Non si sa bene in nome di quale ideologia.

Chiedete a un vostro amico che ricordo gastronomico ha riportato di un ristorante alla moda, e per tutta risposta, vi racconterà meraviglie del piatto che ha mangiato dimenticandone il condimento. In realtà, se quel piatto succulento è rimasto nella sua memoria gustativa, lo si deve proprio al condimento. è il grasso che conferisce sapore al cibo come afferma anche il DevotoOli: “Il condimento è una sostanza aggiunta alle vivande per renderne più gradevole il sapore e facilitarne l’assimilazione”. è giunto il tempo di sostituire la parola “aggiunta” della definizione con l’espressione “che fa parte integrante” per sottolineare la simbiosi fra cibo e condimento. Olio extravergine d’oliva che si trova come condimento nella simpatica compagnia dell’aceto, del burro, dei sughi, degli aromi ecc.

Altrettanto ardua è stata la battaglia dell’olio extravergine d’oliva verso l’eterogenea schiera degli oli di semi provenienti d’oltre oceano. è l’emblema di uno scontro di differenti civiltà: quella mediterranea con quella del “far west”. Per di più, l’attacco sferrato dagli oli di semi giungeva da manipoli diversi con nomi talvolta buffi: olio di arachide, di mais, di soia, di vinacciolo ecc. Per confondere le idee all’olio extravergine d’oliva (e al consumatore) gli oli di semi talvolta si coalizzavano mimetizzandosi dietro connotati anonimi: “oli di semi vari”. Tutto e nulla nello stesso tempo. Oli senza una precisa identità. Vantavano una qualità: quella di abbassare la quantità nel sangue di un nemico giurato delle arterie: il Colesterolo cavaliere agguerrito e di pessimo umore che si muove sempre scortato da due strani personaggi di


alimentazione

cui uno dall’aspetto angelico “il Colesterolo buono (HDL)” che cerca di mitigare le ire del funesto “Colesterolo cattivo (LDL)”. Purtroppo la forza degli oli di semi era tale che colpivano alla cieca abbassando anche il Colesterolo buono che, come tutti i buoni della vita, ha un atteggiamento materno e protettivo in questo caso verso le pareti delle arterie. Fu a questo punto che l’olio extravergine d’oliva prese coraggio e proclamò a gran voce, quasi con rabbia, per le contrade abitate dagli uomini di scienza e sulle tavole dei commensali la sua sottile abilità di mitigare le ire del Colesterolo totale e di quello LDL, potenziando nel contempo l’effetto benefico del Colesterolo HDL (o buono) che protegge il cuore dall’infarto come una icona dalla corrosione del tempo. La sua frequentazione sulle nostre tavole divenne consuetudine a tal punto che gli oli di semi indispettiti batterono in ritirata rimanendo presenti, qua e là, nei supermercati favoriti da prezzi ribassati. Se si vuole che a un olio extravergine d'oliva vengano riconosciute tutte le sue qualità occorre che sia sostenuto da un prezzo di valore! L’olio extravergine d’oliva ha vinto anche la sua battaglia verso gli oli di pesci che sono passati come una meteora sulle nostre tavole. Erano tanto efficaci nel prevenire le malattie cardiovascolari da alterare la coagulazione del sangue e favorire emorragie cerebrali.

L’olio migliore per le fritture Una battaglia che l’olio extravergine d’oliva deve ancora vincere completamente verso quelli di semi è nella frittura. Nell’immaginario collettivo delle massaie è rimasto ben radicato il concetto che si deve friggere con l’olio di semi e condire gli alimenti con quello extravergine d’oliva. In realtà quest’ultimo per la sua ricchezza (74.5%) in ac. oleico (ac. grasso monoinsaturo) resiste molto meglio alle alte temperature raggiunte dalle fritture rispetto agli oli di semi. Questi raggiungono molto prima dell’olio di oliva extravergine il punto di fumo dando origine a sostanze dannose per il fegato fra cui l’acroleina. Quindi si può tranquillamente friggere con l’olio extravergine di oliva (ne basta poco!) e condire con un mix di oli di semi (preferite oli che denunciano

la loro provenienza: mais, soia, arachide, ecc. a oli di semi vari. Un passaporto con la propria identità aiuta a girare il mondo!) e di olio extravergine d’oliva per stemperare il suo sapore forte non a tutti gradito. L’olio extravergine d’oliva comunque può essere usato per entrambe le funzioni. Una regola aurea è che qualunque olio va aggiunto ai cibi “a crudo” se è gradito per apprezzarne aroma e qualità nutritive. Per godere della fragranza della frittura è utile seguire 3 importanti regole: 1) la fiamma non deve essere molto alta 2) la cottura dell’olio non deve superare i 20 minuti 3) l’olio non deve essere riutilizzato dopo la cottura

Le calorie Si diceva che l’olio extravergine d’oliva pagava lo scotto di appartenere alla famiglia dei grassi (o lipidi) e di essere demonizzato “perché ingrassa, fa male...”. Di certo è un alimento calorico poiché un grammo di olio fornisce 9 calorie, mentre un grammo di proteine e di amidi (zuccheri complessi) ne fornisce 4. Ma non è il grammo di cibo che fa aumentare di peso, piuttosto il tipo di vita che si conduce con scarso movimento e “quintali” di cibo ingozzato anche quando non si ha fame.

In linea di massima i grassi animali (carne, formaggi, salumi ecc.) nell’alimentazione vanno ridotti a tutto vantaggio di quelli vegetali. è possibile che il ridotto rischio di tumore del seno nelle donne notevoli consumatrici di olio d’oliva extravergine sia da attribuire anche a un diminuito consumo di grassi animali. Di certo non intendiamo cantare un peana per l’olio extravergine d’oliva, ma sono anche altre le sue azioni benefiche in differenti età della vita: • Favorisce lo sviluppo del sistema nervoso centrale (nei bambini) • Promuove lo svuotamento della colecisti (favorisce la digestione dei grassi o lipidi) • Migliora la regolarità della funzione intestinale A differenza del detto che afferma “se lo conosci lo eviti”, nei confronti dell’olio d’oliva extravergine è proprio il caso di dire: “se lo conosci lo cerchi!”.

L’effetto protettivo I detrattori dell’olio extra vergine d’oliva non sanno che da studi epidemiologici (ovvero condotti su ampi strati di popolazioni) italiani, spagnoli e greci si è dedotto che in donne che assumono notevoli quantità di olio d’oliva extravergine (ad es. 4 cucchiai/die) i tumori del seno, ma anche quelli dell’utero e ovaio sono nettamente meno frequenti. Altrettanto dicasi per i tumori del colon per entrambi i sessi. La capacità dell’olio extravergine d'oliva di svolgere un effetto protettivo sui tumori dipende dalla ricchezza in sostanze antiossidanti (tocoferoli, caroteni, retinolo ecc.) capaci di contrastare l’azione di sostanze nocive all’organismo quali i radicali liberi, che derivano dall’ossidazione dei grassi e che sono implicati nell’insorgenza di processi degenerativi quali l’aterosclerosi, le malattie cardiovascolari e i tumori stessi.

Il Dott. Carlo Lesi, già Direttore dell’U.O.C. di Dietologia e Nutrizione Clinica dell’AUSL di Bologna, specializzato in Scienza dell’Alimentazione, Gastroenterologia e Medicina Interna è autore del libro ALIMENTAZIONE TASCABILE da cui è tratto l’articolo “Le battaglie dell’olio extravergine d’oliva”. Per acquistare l’interessante libro di educazione alimentare si può contattare la Società Editrice Universo www.seu-roma.it (che ringraziamo per averci autorizzati a pubblicare l’articolo). L’autore devolverà i compensi per questo libro all’Associazione Don Paolo Serra Zanetti onlus di Bologna il cui impegno è quello di favorire il recupero sociale di persone in difficoltà. Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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medicina

in cinque domande

Dott. Ferruccio Di Donato Specialista in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee

L’ossigeno è l’elemento essenziale per la vita. Tutti i tessuti dell’organismo, infatti, necessitano di ossigeno per la respirazione cellulare, ovvero per l’insieme dei processi biochimici che consentono la produzione di energia per il mantenimento della vita stessa. In carenza di ossigeno le funzioni vitali rallentano fino a spegnersi, mentre un eccesso di ossigeno produce effetti farmacologici, che possono, per valori molto, molto elevati, divenire tossici. L’ossigeno, dunque, si comporta come un farmaco, modificando i propri effetti in funzione della dose somministrata.

Esistono molte condizioni morbose che provocano la mancanza di equilibrio fra necessità e disponibilità di ossigeno nella sede del danno e, pertanto, trovano nell’iperossigenazione del sangue, possibile solo grazie alla camera iperbarica, un utile ed efficace rimedio terapeutico. Il farmaco ossigeno, infatti, essendo disponibile solo allo stato gassoso, per essere assunto deve venire respirato e l’unico modo per aumentarne la dose è aumentare la pressione dell’ambiente nel quale il paziente si trova a respirare ossigeno puro o una miscela gassosa iperossigenata.

Cos’è l’Ossigeno Terapia Iperbarica ? L’Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI) è una terapia etica e riconosciuta dalla medicina convenzionale, che consiste nella respirazione di

ossigeno puro o miscele gassose iperossigenate, all’interno di una Camera Iperbarica, ovvero di un locale speciale la cui pressione può essere portata a valori più alti di quella atmosferica; più precisamente la pressione di esercizio varia da 2,2 a 2,8 atmosfere assolute (ATA) che equivalgono alle profondità da 12 a 18 metri in acqua di mare. In questo modo, grazie al principio fisico che regola la dissoluzione dei gas all’interno dei fluidi, si ottiene una sovrabbondante ossigenazione del sangue, fino a raggiungere valori superiori a quelli normali anche di 20 volte. Tale principio, scientificamente noto come legge di Henry, viene da tutti comunemente sperimentato ogniqualvolta, stappando una bibita gassata, si assista alla massiccia formazione di bolle per l’istantanea depressurizzazione della bevanda.

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medicina

Quali sono gli effetti dell’Ossigeno Terapia Iperbarica ? L’ossigeno iperbarico ha effetti sistemici che coinvolgono funzioni organiche assai differenti fra loro. Ha un azione anti infiammatoria, migliorando la risposta dell’organismo nei confronti dei radicali ossidanti e contrastando l’edema. In presenza di insufficienza vascolare arteriosa, promuove l’ossigenazione dei tessuti ipossici e stimola la formazione di nuovi circoli capillari. In presenza di ulcere croniche, diabetiche, vascolari, autoimmuni, da radioterapia, normalizza l’ossigenazione del fondo dell’ulcera, promuove i processi riparativi tissutali e attiva la sintesi del collagene. In presenza di infezioni acute e croniche dei tessuti molli e dell’osso, svolge azione battericida diretta sui germi anaerobi e indiretta sui germi aerobi, promuove le difese immunitarie e potenzia l’azione di molti antibiotici. L’ossigeno iperbarico, inoltre, stimola la ripresa della respirazione cellulare e ripristino delle funzioni vitali a livello dell’osso e dei tessuti nervosi sofferenti per ipossia. A Bologna è operativo un centro iperbarico dal 1995 che ha ottenuto l’accreditamento istituzionale, pertanto può garantire prestazioni di Ossigeno Terapia Iperbarica, in regime di convenzione con le AUSL di Bologna e Modena, oltre che con il Policlinico Sant’Orsola e gli Istituti Ortopedici Rizzoli di Bologna. Il “Centro Iperbarico Bologna” dispone di 2 camere iperbariche da 12 posti ciascuna, tre ambulatori per visite e medicazioni, un ambulatorio per l’attività d’urgenza, un locale per l’attesa dei pazienti in barella e un’ampia sala riunioni. Presso il centro sono inoltre operativi un servizio di Medicina Subacquea e uno di Nutrizione clinica. Per altre informazioni vista il sito www.iperbaricobologna.it Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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Infine, il trasporto dell’ossigeno mediante dissoluzione fisica nel plasma permette la cura delle intossicazioni da monossido di carbonio e il sostegno dell’organismo nelle anemie gravi. È importante ricordare che i benefici ottenuti attraverso uno o più cicli OTI, si protraggono nel tempo anche dopo la fine della terapia.

Quali patologie si possono trattare con l’Ossigeno Terapia Iperbarica ? L’Ossigeno Terapia Iperbarica viene prescritta secondo precisi protocolli terapeutici, per la cura delle patologie riportate in tabella, per le quali ne è stata documentata l’utilità e l’efficacia. Malattie da decompressione subacquea Intossicazione da monossido di carbonio Embolia gassosa arteriosa Gangrena gassosa e infezioni necrosanti progressive Ulcere croniche nel Paziente diabetico e non diabetico Traumi complessi: fratture esposte, ischemia traumatica acuta, sindrome compartimentale Lembi Peduncolati compromessi Osteomielite cronica refrattaria Osteonecrosi asettica e algodistrofia Lesioni da raggi dell’osso e dei tessuti molli; profilassi dell’estrazione dentaria da mandibola irradiata Cistite emorragica e Proctite post attiniche Sordità acuta improvvisa Retinopatie pigmentosa, diabetica ed edemi maculari Trombosi dell’arteria retinica Fratture a rischio e in ritardo di consolidamento Parodontopatie

Come si svolge l’Ossigeno Terapia Iperbarica ? Durante ogni seduta i pazienti soggiornano all’interno della camera iperbarica, assistiti da un operatore sanitario qualificato (Medico o Infermiere), seduti su appositi sedili, oppure in carrozzina o in barella, se non deambulanti o alettati. Nella maggior parte dei casi, la singola seduta ha durata di 90 minuti totali, 75 dei quali vengono trascorsi in respirazione di ossigeno puro attraverso una maschera oro-nasale. I protocolli terapeutici sono differenti per le diverse patologie prevedendo un numero di sedute, che varia a seconda dalla patologia da curare. Nei casi più gravi, inerenti il trattamento di processi infettivi di pazienti ricoverati, può essere necessario effettuare anche più sedute nella stessa giornata.

L’Ossigeno Terapia Iperbarica è una terapia sicura ? Sì, l’ossigeno terapia iperbarica è una terapia sicura, in quanto gravata da effetti collaterali poco numerosi e non gravi. Infatti, la dose tossica dell’ossigeno è notevolmente più alta delle dosi terapeutiche comunemente utilizzate in camera iperbarica, tanto che gli eventi avversi risultano essere del tutto eccezionali. Inoltre, tutti i pazienti vengono sottoposti a visita preventiva per l’accertamento dell’indicazione terapeutica e la verifica dell’idoneità al trattamento in camera iperbarica. Infine, i soggetti idonei vengono istruiti a eseguire correttamente la compensazione dell’orecchio medio durante la compressione, così come fanno i subacquei che scendono sott’acqua, per rendere innocuo l’accesso nell’ambiente pressurizzato.


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MEDICINA

Sindrome da

Stanchezza Cronica:

che fare? Prof. Umberto Tirelli Direttore Dipartimento di Oncologia Medica Istituto Nazionale dei Tumori, Aviano (PN) www.umbertotirelli.it

Chiunque di noi incorre spesso in periodi di stanchezza, ma si tratta di una stanchezza per lo più transitoria, dovuta a cause note (come lo stress o il superlavoro) e che migliora con il riposo. Niente di preoccupante, insomma. Se però la stanchezza diventa cronica, allora bisogna rivolgersi a un Medico esperto che possa prima di tutto escludere le molte malattie che sono alla base del sintomo, ma soprattutto individuare i criteri che portano alla diagnosi di Sindrome da Stanchezza Cronica, un disturbo dalle origini ancora oscure e così complesso da richiedere un approccio integrato sia per la sua comprensione che per il suo studio.

Chi colpisce

Prima di tutto va detto che la stanchezza può colpire chiunque, dato che può essere dovuta a molte cause, come stress, surmenage psicofisico, depressione o altre patologie organiche. La Sindrome da Stanchezza Cronica (detta CFS, acronimo di Chronic Fatigue Syndrome) va quindi diagnosticata per esclusione di tutte queste cause. Detto questo, essa colpisce soprattutto i giovani (mentre è rara negli anziani) e dura spesso molti

anni, ciò che impedisce loro una continuità di studio o di lavoro. In Italia si può stimare che vi siano circa 200-300.000 casi di CFS.

Come si manifesta

I sintomi sono quelli di una fatica cronica persistente per almeno sei mesi che non viene alleviata dal riposo e compare dopo piccoli sforzi, provocando una riduzione importante nell’attività lavorativa, sociale, domestica. Inoltre, ci deve essere concomitanza, sempre per sei mesi, di quattro o più sintomi quali: disturbi severi di memoria e concentrazione, faringite, dolori delle ghiandole linfonodali cervicali e ascellari, dolori muscolari e delle articolazioni senza infiammazione o rigonfiamento, cefalea, sonno non ristoratore, debolezza post esercizio fisico che perdura per almeno 24 ore. Come detto, anche in presenza di questi sintomi vanno escluse patologie come ipotiroidismo, epatite B o C cronica, tumori, depressione maggiore, schizofrenia, demenza, anoressia nervosa, abuso di sostanze alcoliche e obesità.

Risultati e prospettive della ricerca

All’Istituto Nazionale dei Tumori di Aviano sono stai fatti molti studi, fra i quali la valutazione delle alterazioni immunologiche e delle alterazioni cerebrali con una so-

fisticata metodologia di diagnosi radiologica, la PET, oltre all’eventuale rapporto della CFS con i tumori maligni. Sono stati poi studiati nuovi farmaci, in particolare immunoglobuline ad alte dosi, magnesio, acetilcarnitina, antivirali e immunomodulatori. Il dato emerso più rilevante riguarda la correlazione tra CFS e anomalie dei geni dei pazienti, con modifiche delle funzioni mitocondriali, della produzione di energia e dell’attività del sistema immunitario. Con questi studi sarà possibile fra non molto identificare un sottogruppo di pazienti in cui queste anomalie geniche potrebbero portare all’identificazione di proteine prodotte in maniera anomala e quantificabili nel sangue, così da arrivare a un test diagnostico e a una terapia mirata.

Possibilità di cura

Per quanto riguarda le terapie attuali, purtroppo non vi è alcun farmaco in grado di guarire definitivamente la malattia, anche se spesso i pazienti possono trarre dei benefici da interventi farmacologici scelti tra antivirali, corticosteroidei, immunomodulatori, integratori. Qualche beneficio può venire anche da modifiche nello

stile di vita, che in alcuni casi porta alla guarigione o, almeno, produce miglioramenti significativi della sintomatologia. Va ricordato, peraltro, che molti pazienti hanno difficoltà a veder riconosciuta la CFS anche dal punto di vista di inabilità al lavoro.

Dove rivolgersi Il primo Centro ad aver riportato la presenza di un numero consistente di casi di Sindrome da Stanchezza Cronica in Italia è l’Istituto Nazionale Tumori di Aviano (PN), presso il quale è attiva una Associazione di pazienti denominata “CFS Associazione Italiana Onlus”. Sito: www.salutemed.it/cfs Info: www.stanchezzacronica.it E-mail: cfs@cro.it - Tel. 0434/660277. Un’altra Associazione di pazienti è la Associazione Malati di CFS Onlus che ha sede a Pavia: info@associazionecfs.it www.associazionecfs.it. La CFS è stata riportata in tutto il mondo, compresa l’Europa, l’Australia, la Nuova Zelanda, il Canada, l’Islanda, il Giappone, la Russia e il Sudafrica. Infatti, come ogni anno, anche in Italia si è celebrata il 12 maggio scorso la Giornata Mondiale sulla Sindrome da Stanchezza Cronica per condividere sul piano sociale un pensiero di solidarietà verso gli ammalati che si devono quotidianamente confrontare con una malattia così fortemente debilitante. Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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La Fitodermatologia.


farmaci

FARMACI e terza età

qualche consiglio e un po’ di cautela...

Dott. Bragonzoni Alessandro della Farmacia Bragonzoni Sant’Agata sul Santerno (RA)

L’invecchiamento è un processo fisiologico che accomuna tutti gli esseri viventi e che comporta modificazioni biologiche naturali dell’organismo in generale. Nell’uomo, in particolare, oltre all’aspetto fisico mutano le caratteristiche del corpo e le sue funzioni. Ciò nonostante, anche se non esistono farmaci o “cure alternative” in grado di evitare l’invecchiamento, molto si può fare perché questa fase della vita possa essere vissuta in maniera più che positiva grazie, ad esempio, all’allontanamento dal mondo del lavoro che può aprire la mente verso nuovi orizzonti. Sebbene ciascuno di noi sia desideroso di una vecchiaia in salute, con l’avanzare dell’età i problemi fisici e i vecchi malanni, che ci si porta dietro, possono inevitabilmente sommarsi. Ecco perché è importante da parte dell’anziano, quando è necessario, l’uso consapevole delle medicine.

Come organizzare l'assunzione dei farmaci Non è raro che una persona di oltre 60-65 anni abbia bisogno di più medicinali contemporaneamente: in questo caso diventa importante la modalità di assunzione, evitando le dimenticanze magari appuntandosi su un apposito quadernino tutti i farmaci da prendere nell’arco della giornata. La difficoltà di memoria, sommata agli eventuali disturbi visivi o manuali, potrebbe aggiungere ansia ed essere causa di eventuali sbagli. Nell’organismo anziano, in particolare, le modificazioni a carico di fegato, reni e apparato gastrointestinale sono le principali responsabili del ridotto assorbimento del principio attivo (che allunga il tempo dell’effetto atteso), e della più lenta eliminazione dei farmaci (causa di maggiore tossicità).

Non va dimenticato, inoltre, che il cervello degli anziani è più permeabile alle sostanze presenti nel sangue e che le alterazioni dei recettori sensoriali, con l’età, aumentano la sensibilità verso i farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale. Questo spiega perché gli anziani siano in genere più sensibili ai farmaci e maggiormente predisposti a effetti collaterali e interazioni tra medicinali. Detto ciò, ecco qualche consiglio utile per assumere nel miglior modo i farmaci. è sempre bene, prima di iniziare qualsiasi terapia, leggere attentamente il foglietto illustrativo. In caso di dubbi consultare il proprio Medico o Farmacista. Riguardo alle dosi, per gli anziani è sempre meglio partire da quelle più basse per valutare la tollerabilità individuale e poi salire fino alla dose desiderata. Con i farmaci da banco è opportuno chiedere informazioni dettagliate al Farmacista. Un dosaggio inferiore a quello minimo raccomandato può rendere inefficace la terapia, uno superiore può causare tossicità. In presenza di più farmaci è consigliabile suddividere le assunzioni nei diversi momenti della giornata (colazione, pranzo, cena) per avere riferimenti temporali compatibili con i propri ritmi di vita. Nel caso di dimenticanze, meglio attendere il momento della dose successiva e non assumere la dose “dimenticata” se è passato troppo tempo dal momento in cui era prevista l’assunzione. In presenza di malattie croniche (diabete, ipertensione o colesterolo alto) evitare di sospendere il trattamento solo perché “si sta bene”: perché la terapia sia efficace serve un’assunzione regolare e continua. I farmaci da banco vanno presi solo per disturbi lievi; se dopo qualche giorno i sintomi persistono meglio contattare il Medico.

Come utilizzare i farmaci più prescritti agli anziani Gli antinfiammatori o gli antidolorifici vengono bene assorbiti e provocano meno effetti collaterali a carico dello stomaco se assunti con il cibo. è il caso di alcuni antibiotici o antifungini che non vanno associati latte e derivati, così come i farmaci per la cura dell’osteoporosi che non vanno assunti insieme al cibo. Evitare alcolici (compresi i digestivi) quando si stanno assumendo farmaci attivi sul sistema nervoso centrale: si potrebbero accentuare gli effetti sedativi. Gli antiacidi andrebbero assunti mezz’ora dopo i pasti, mentre i farmaci che favoriscono la digestione andrebbero assunti 30 minuti prima. Fare attenzione all’effetto del succo di pompelmo su alcuni farmaci (per il colesterolo, alcuni antipertensivi, antidepressivi, ansiolitici, antistaminici, antiepilettici, immunosoppressori): può aumentare il rischio di effetti collaterali a causa dell’aumento della loro concentrazione nel sangue. Evitare gli alimenti ricchi di potassio con gli ace-inibitori o i diuretici risparmiatori di potassio. Evitare alimenti ricchi di vitamina K (soprattutto le verdure verdi a foglia larga) quando si assumono anticoagulanti. Infine, non dimenticare che molti disturbi possono essere causati dalle cattive abitudini alimentari e dalla sedentarietà: anche gli anziani quindi devono valutare ed eventualmente correggere lo stile di vita. Testo raccolto da Chantal Rocca

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NEWS

Il Mese della Prevenzione della Spina Bifida promosso da ASBI onlus Maggio è il mese della festa della mamma e proprio per questo ASBI Onlus lo ha scelto per dare un messaggio importante a tutte le donne in età fertile attraverso una serie d’iniziative di prevenzione e sensibilizzazione sulla patologia della Spina Bifida. Si tratta della prima edizione del Mese della prevenzione della Spina Bifida e dei Difetti del Tubo Neurale, che si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri; con il Coordinamento Nazionale delle Associazioni Spina Bifida e con la consulenza scientifica dell’Istituto Superiore di Sanità-Network Italiano Acido Folico. Tra le principali iniziative: la campagna di

comunicazione “Io non concepisco una vita senza acido folico” che ha per testimonial Ellen Hidding; la campagna di sensibilizzazione che vede coinvolti 9.000 medici ginecologi; la sensibilizzazione delle sezioni provinciali della FIMMG – Federazione Italiana Medici di Famiglia; il convegno “La prevenzione primaria delle malformazioni congenite” del 28 Maggio a Cagliari. Il Mese della prevenzione va a complemento delle attività svolte dalla Settimana Nazionale della Spina Bifida che si svolge nei primi giorni di Ottobre e che si pone come obiettivo la sensibilizzazione sui diritti delle persone affette da questa patologia. ASBI onlus ringrazia per il sostegno Italfarmaco, Bracco, Walter Vinci onlus, Rotary Club Cagliari Distretto 2080, Italia Gruppo Po Distretto 2050 e Rotary Club Bollate-Nirone Distretto 2040.

Quinta edizione del Concorso Fotografico Clikkiamo Il 28 Marzo è partito il concorso fotografico “Clikkiamo… in viaggio per le strade d’Italia” destinato ai pazienti affetti da Sclerosi Multipla e ai loro parenti e amici. Il Concorso quest’anno premierà gli scatti degli angoli più belli ed evocativi del nostro Paese per veicolare il messaggio che si può “vivere oltre” la Sclerosi Multipla, perché i sentimenti nei confronti della vita non devono mutare con la malattia. La partecipazione al concorso è gratuita. Tutti coloro che vorranno partecipare, dovranno inviare 3 fotografie legate al tema del concorso entro le ore 12.00 del 28 Giugno 2011.

Un’apposita commissione nominata dalla Fondazione Cesare Serono decreterà i vincitori. La premiazione si svolgerà nel mese di Luglio 2011 e il vincitore sarà proclamato da una giuria composta da un fotografo professionista, un rappresentante dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) e uno della Fondazione Cesare Serono, e un Neurologo. La Nikon, anche quest’anno, è partner tecnico e offre i premi in palio: per il primo classificato una fotocamera reflex digitale NIKON D3100, per il secondo classificato una fotocamera digitale NIKON COOLPIX S8100 e per il terzo classificato una NIKON COOLPIX S3100.

Tutte le fotografie in concorso, inoltre, parteciperanno alla selezione delle 12 immagini che la Fondazione Cesare Serono utilizzerà per il prossimo calendario 2012 (una sola fotografia per autore) e, comunque, verranno pubblicate sul sito www.clikkiamo.org. I partecipanti al concorso riceveranno una copia del calendario realizzato con le foto vincenti. La scheda di partecipazione e il regolamento del concorso sono a disposizione di tutti gli utenti sul sito www.clikkiamo.org

Maggio “Mese contro il fumo” L’impatto del fumo sulla salute (e sulla spesa pubblica) assume contorni quasi tragici. In Italia, secondo recenti stime della Fondazione Umberto Veronesi (2007), fumano più di 14 milioni di persone, di cui almeno 5 milioni sono donne. Si stima che i morti attribuibili al fumo di tabacco siano circa 90.000 all’anno, di cui oltre il 25% di età compresa tra i 35 e i 65 anni.

In particolare, è da notare come l’Italia sia uno dei Paesi europei in cui l’abitudine al fumo nella popolazione femminile risulta in costante crescita. Al contrario, i fumatori sono diminuiti di circa il 20% nel corso di questi ultimi decenni (nel 1980 fumava il 54% degli uomini, nel 1995 il 34%) per stabilizzarsi oggi intorno al 33%. Purtroppo è in aumento il numero di coloro che iniziano precocemente a fumare (fra i 15 e i 17 anni).

Il 31 Maggio sarà la “Giornata Mondiale senza tabacco” e la Lega Italiana Lotta ai Tumori (LILT) ha battezzato Maggio come «Mese contro il Fumo». L’associazione che è in prima linea in questa battaglia organizzerà percorsi di gruppo di disassuefazione dal fumo e tornerà nelle piazze italiane per sensibilizzare i cittadini sui danni letali del tabagismo. Info: www.lilt.it, www.legatumoribologna.it

Info: www.asbi.info - www.spinabifidaitalia.it Tel/fax: 0523 557596 e-mail: presidenza@asbi.info

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intervista a...

Stefano Nosei

capitano della NBA

“Io sono il capitano della NBA”, dice orgogliosamente Stefano Nosei, attore, cantante e musicista nato a La Spezia nel 1956. Perché forse non tutti sanno che, accanto alla sua felice carriera da cabarettista, coltiva una passione sportiva, il basket, che gli serve anche da forte impegno nel sociale. NBA sta infatti per Nazionale Basket Artisti (v. box), una associazione benefica che ha già ricevuto numerosi riconoscimenti per la sua capacità di coniugare le tre “S” di Spettacolo, Sport e Solidarietà. Nosei è conosciuto anche tra i tifosi della Fortitudo Pallacanestro Bologna, squadra per la quale ha composto l’inno. Questo personaggio poliedrico è noto al grande pubblico soprattutto per le sue reinterpretazioni parodistiche di grandi successi della musica leggera italiana, che esegue accompagnandosi con la chitarra acustica (impossibile dimenticare il suo Mi ricordo lasagne verdi nel salotto di Maurizio Costanzo, che ha poi dato il titolo ad un’opera multimediale edita nel 1993 dalla rivista Comix), ma il suo talento estroso spazia anche in molti altri campi, come lui stesso ci racconta.

Come comincia la sua carriera? Comincia in provincia, dove nei primi anni ’80 faccio spettacoli di intrattenimento per eventi organizzati dal Comune. In questo contesto mi viene subito naturale mescolare le canzoni degli autori più vari (dai Police a De Gregori, da Battisti a Vasco Rossi fino ai Beatles…) con qualche “stupidaggine”, stravolgimenti ironici dei testi: una sera - era il 1985 - c’era anche Maurizio Ferrini, di “Quelli della notte” e poi “Signora Coriandoli”, che dopo avermi ascoltato mi dice "ma perché non fai un tuo repertorio esclusivamente umoristico?". Così vado al Derby di Milano, faccio un provino e mi prendono, poi passo allo Zelig. Nel ’92 mi chiama Maurizio Costanzo, ma già prima di arrivare a lui avevo fatto parecchie cose sia in Rai che

su Odeon tv, nella trasmissione Telemeno in cui interpretavo il Doctor Spot. Dal ’99 è nata la trasmissione Zelig (che allora si chiamava “Facciamo Cabaret” e di cui ho fatto anche la sigla), a cui sono poi tornato nel 2007.

E adesso? Ora sono impegnato a Bologna insieme a Flavio Oreglio e Giangilberto Monti, chansonnier e studioso del fenomeno della musica comica. Con loro faccio lo spettacolo “Comicanti”, un’iniziativa che si evolverà con la produzione di un dvd e un progetto sulla storia della canzone comica dagli anni ’20 agli anni ’70, quindi da Petrolini a Dario Fo e Cochi e Renato... Un lavoro non solo sulla satira, ma anche sulla filologia che la sottende.

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intervista a...

Tanta tv, ma il cuore dove batte più forte? La tv mi è servita molto, però mi trovo più a mio agio nei teatri. Già nei primi anni ’90 ho fatto una tournée con Dario Vergassola, poi una commedia musicale coi Fratelli Ruggeri, poi un musical con la Compagnia della Rancia, poi ancora uno spettacolo teatrale con una violinista sulle canzoni di James Taylor e uno spettacolo in cui musicavo le poesie di Rodari. Infine, è tuttora in corso... “Canzoni in corso”, dove propongo nuove compilation legate ai più recenti eventi di cronaca e di costume. Insomma, lo spettacolo dal vivo è quello che mi viene più naturale e che mi dà più soddisfazione.

Lavorare con le parole è solo un gioco? Certamente no, anzi. Spesso cambiare il senso delle parole vuol dire far cambiare idee alla gente, manipolarne gli orientamenti...

Le sue canzoni prendono di mira più il sociale, il costume, o la politica? Spesso è la politica a entrare nel costume... Gli spunti adesso, secondo me, sono ancora di più

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rispetto al passato. Tuttavia in questo momento storico io mi sto focalizzando molto sulle manie dei nostri connazionali, sull’uso smodato della tecnologia, sulla dipendenza dai telefonini, sulle mode imperanti e accolte in modo acritico.

la patologia si è diradata, anche perché a un certo punto mi sono imbattuto nell’Omeopatia, che mi ha aiutato molto.

Cronaca e costume attuali sono davvero una gran fonte di ispirazione! Lei è però molto impegnato anche nel sociale...

tacco di psoriasi: provai di tutto senza venirne a capo, finché lessi su una rivista un articolo che parlava dell’Omeopatia come di uno dei pochissimi modi, se non di debellarla, almeno di attenuarla. Mi rivolsi allora a un Medico Omeopata e lui in 20 giorni mi ha rimesso al mondo. Mi ha riequilibrato, insomma, tanto che da allora sono stato molto meno soggetto ad ammalarmi e, anzi, sono molto meno cagionevole adesso di quando avevo vent’anni!

Sì, sono ormai dieci anni che appartengo alla NBA, sigla che sta spiritosamente per Nazionale Basket Artisti, di cui sono stati presidenti anche Massimo Giletti e Fabrizio Frizzi (ora lo è il dj Ringo). Certo il basket è meno popolare del calcio, ma anche noi riusciamo a portare avanti tante belle iniziative: negli ultimi anni ad esempio abbiamo sostenuto la causa dei terremotati di Haiti, devolvendo loro ogni introito, poi ogni anno facciamo una partita - chiamata “Per non dimenticare” - con i Magistrati di Palermo nell’anniversario della strage di Capaci. Questo per gli appuntamenti fissi: poi, a seconda di dove ci chiamano, andiamo a fare partite e col ricavato sosteniamo altre cause. A livello personale, inoltre, mi capita spesso di fare serate benefiche.

Tanti spettacoli, tanto sport, la mezza età... Ma la salute la assiste sempre? Beh, no, anzi! Fin da bambino sono stato cagionevole, nei primi anni di vita ogni bronchite diventava bronchite asmatica e sono entrato in contatto coi farmaci fin dalla più tenera età. A 3-4 anni ho cominciato a fare tanti vaccini di cortisone per combattere asma e allergia, poi per fortuna negli anni

fonazione. Anche qui, mi viene in aiuto l’Omeopatia: prima di cantare prendo 5 granuli di arnica e solo ogni tanto qualche farmaco contro l’acidità di stomaco, ma niente altro.

Quando è venuto in contatto la prima volta con l’Omeopatia? Il suo rapporto con la Negli anni ’80 ebbi un forte at- Medicina in generale?

Veniamo al presente... Chiaramente, usando moltissimo la voce il principale problema di salute attuale sta proprio qui: soffro di reflusso esofageo, per cui le mie corde vocali si sporcano di questo “umore” fatto di succhi gastrici che risalgono e provocano un cattivo funzionamento dei muscoli della laringe preposti alla

Non sono un fondamentalista, sono un pragmatico. Quindi di volta in volta uso ciò che funziona meglio attingendo sia dal campo della Medicina tradizionale che da quello dell’Omeopatia. In questo periodo, ad esempio, ho dovuto purtroppo smettere temporaneamente di giocare a basket perché soffro di una infiammazione di cui non si è ancora riusciti a diagnosticare le cause. Chissà, forse è per colpa della postura da “suonatore di chitarra” che mi costringe a tenere per ore il bacino un po’ storto... Ma non mi arrendo, anche perché questa inattività fisica favorisce nervosismo e depressione. Quindi ho deciso di rivolgermi a un bravo Posturologo che mi aiuti a correggere gli errori, appunto, posturali che hanno causato questa infiammazione. Intervista di Antonella Ciana

Nazionale Basket Artisti Spettacolo, Sport e Solidarietà

La NBA (Nazionale Basket Artisti) è una organizzazione no-profit fondata nel 2000 da Simone Barazzotto che riunisce una squadra di basket formata da artisti tv, giornalisti, attori e sportivi che giocano partite per beneficenza. I primi a giocare con la NBA, oltre a Stefano Nosei, sono stati Massimo Giletti (che ne è stato presidente), Giorgio Faletti, i Fichi d’India, Ringo e Flavio Tranquillo. Finora la NBA ha giocato un centinaio di partite di beneficenza in tutta Italia, collaborando con realtà internazionali come Emergency e Croce Rossa, oltre che con iniziative di solidarietà nazionali come Telethon. Oltre agli eventi sportivi, NBA è impegnata in attività di supporto per altre manifestazioni di raccolta fondi per beneficenza. Per saperne di più: Associazione Nazionale Basket Artisti Via Roma 166 - 54038 Montignoso (Ms) - tel. 347 00 25 777 info@basketartisti.com



LETTERE

Omeopatia e rinocongiuntivite

e con tante bollicine che parte da sotto al seno fino a metà schiena. Si tratta di una malattia ereditaria o di quale altra natura? E poi mia madre può sperare in una guarigione definitiva? Grazie per la risposta. Andrea A. Risponde la Dott.ssa Patrizia Paganini Specialista in Dermatologia e Venereologia (Bologna)

Gent.ma Dott.ssa Ronchi sono affetta da rinocongiuntivite allergica. Ho sempre cercato di “convivere” con il problema, ma ora i disturbi si manifestano sempre più marcatamente. Il prurito e l’ostruzione nasale, le crisi di starnuti e la sensazione di corpo estraneo negli occhi ormai mi impediscono di lavorare. Prima di passare ai farmaci, vorrei provare con l’Omeopatia. Cosa può consigliarmi? Grazie per la risposta. Annalisa (MI) Risponde la Dott.ssa Antonella Ronchi Medico Chirurgo-Omeopata (Milano) Presidente Federazione Italiana delle Associazioni e dei Medici Omeopati

Gent. Sig.ra, l'Omeopatia può essere un'ottima alternativa all'approccio convenzionale nel caso di allergia. Ci sono diverse possibilità di intervento, in funzione del diverso grado di individualizzazione. Si possono usare dei prodotti da banco, consigliati dal farmacista, che contengono per lo più delle miscele di rimedi sintomatici e che spesso sono sufficienti a risolvere i fastidi. Per avere però un risultato diverso, più specifico e quindi più aderente alla logica omeopatica, che ha nell'individualizzazione della cura un suo caposaldo, si deve rivolgere a un medico omeopata competente, che potrà suggerirle un trattamento sia preventivo che curativo tagliato su misura per lei.

PERCHè SI MANIFESTA L’HERPES ZOSTER Scrivo per mia madre (68 anni) perché nei giorni scorsi le hanno diagnosticato un "Herpes Zoster". Praticamente ha una chiazza di forma irregolare molto dolorosa

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Gent.mo Lettore, l’Herpes Zoster comunemente conosciuto come “fuoco di Sant’Antonio” è una malattia dovuta a un virus appartenente alla famiglia degli Herpes ed è lo stesso che determina anche la varicella (Virus Varicella–Zoster). Questo virus rimane nel nostro organismo come “addormentato” in strutture nervose chiamate gangli dopo la guarigione della varicella; infatti raramente l’Herpes Zoster può essere dovuto a una nuova esposizione del virus ambientale. Non si tratta di una malattia ereditaria ma è sicuramente legato a una diminuzione delle difese immunitarie dell’individuo per vari fattori debilitanti, lo stress, che permettono al virus di proliferare e moltiplicarsi determinando l’eruzione cutanea. Le cure a nostra disposizione sono atte a lenire il dolore e ridurre la moltiplicazione del virus. Si ritiene che l’Herpes Zoster conferisca immunità però alcuni studi dimostrano che un 6% di coloro che hanno manifestato tale malattia possano presentare una recidiva. Nelle persone anziane, più preoccupanti, possono essere le sequele come la nevralgia post-herpetica, che si manifesta con dolori nella zona di eruzione cutanea per lunghi periodi determinando insonnia, ansia e depressione. Pertanto il paziente dovrà in questi casi essere seguito per le cure da più Specialisti.

Alcool e rischio cardiovascolare Gent.mo Dottore ho cercato di documentarmi sul discorso "alcool e rischio cardiovascolare", ma le mie idee sono più confuse di prima perché ho trovato pareri spesso discordi. Vorrei conoscere il suo punto di vista in merito. Giovanni G. (MO)

Risponde il Dott. Giampiero Patrizi U. O. di Cardiologia Ospedale "B. Ramazzini" - Carpi (MO)

Egr. Sig. Giovanni, probabilmente l'origine delle discrepanze che Lei ha notato risiede nella, mi permetta, eccessiva genericità del suo quesito. Fra alcool e sistema cardiovascolare esistono miriadi di interazioni, in gran parte dipendenti dalla quantità di alcool stesso che si assume. Per estrema semplificazione e per cercare di chiarire il più possibile i suoi dubbi, Le esporrò due casi limite. Da una parte mettiamo il grande bevitore o un etilista conclamato; in questo primo caso, l’eccessiva quantità di alcool immessa nel torrente sanguigno (oltre a numerosi danni in altri organi e apparati) condurrà il nostro soggetto verso una cardiopatia dilatativa su base alcolica, che si traduce in una ridotta forza di contrazione del muscolo cardiaco e quindi in segni e sintomi della temibile patologia definita “scompenso cardiaco”. Dall'altra, poniamo invece il moderato bevitore di vino, un bicchiere a pasto (preferibilmente rosso). In questo caso, dalla letteratura desumiamo ampie e univoche testimonianze del benefico effetto della moderata assunzione di alcool sulla composizione del profilo lipidico. Nel secondo esempio infatti, la lieve quantità di alcool introdotta durante i pasti porterà a un leggero aumento (simile all'effetto indotto dall'esercizio fisico) del colesterolo HDL (il colesterolo "buono") a fronte di una concomitante lieve riduzione della frazione LDL (il colesterolo "cattivo", quello responsabile della deposizione di placche di aterosclerosi nelle nostre arterie).

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