magazie

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MAGAZINE anno VI numero 28 Gennaio/Febbraio 2012

prurito un fastidio da non sottovalutare sindrome metabolica perchè cambiare stile di vita

speciale

intervista sebastiano somma

psicosomatica

quando il corpo "parla"


E se la tua pelle iniziasse a respirare davvero? La pelle ha bisogno di ossigeno per la naturale produzione di collagene ed elastina, essenziali per mantenere la pelle giovane e tonica. La mancanza di ossigeno nella circolazione cutanea riduce l’apporto di nutrimento alle cellule, di conseguenza la pelle si disidrata. Questo comporta un invecchiamento prematuro, la formazione di rughe, la mancanza di tono e compatezza. Dai laboratori di Ricerca Eucerin nasce una nuova linea per la detersione del viso, ideale per tutti i tipi di pelle.


editoriale

anno VI - numero 28 Gennaio/Febbraio 2012 copia omaggio

anno VI numero 28 Gennaio/Febbraio 2012

MAGAZINE

Editore Consorzio MIAFARMACIA Via Emilia 237 San Lazzaro di Savena - Bologna Tel. 051 6279621 Registrazione Tribunale di Bologna n. 7688 del 26/07/2006 Direttore Responsabile Cesare Bellavitis Marketing e Pubblicità Daniela Ziering Sintini daniela.ziering@miafarmacia.org Commerciale Alessandro Benassi alessandro.benassi@miafarmacia.org Redazione Marina Dall’Olio Antonella Ciana Chantal Rocca redazione@miafarmaciamagazine.it Collaboratori scientifici in questo numero: Salvatore Vaccaro Valentina Pavan Antonello Sannia Maria Chiara Bertuzzi Gabriella Pasini Annalisa Adami Andrea Lisotti Giuseppe Fagone Jan Schroeder Michele Catenacci Mauro Dicuio Grafica e impaginazione Supporti Grafici 40024 Castel San Pietro Terme - Bologna Stampa Mediagraf s.p.a. Ringraziamo tutti coloro che hanno collaborato alla nostra iniziativa editoriale comprese le Aziende che hanno aderito con la loro inserzione

Forse avevano ragione i Maya... ... il mondo finirà nel 2012?

Carissimi Lettori vorrei condividere con voi queste mie riflessioni che scrivo mentre l'Italia sta affrontando i giorni più difficili della sua storia recente. I valori fondanti della nostra repubblica, nata dopo il secondo conflitto mondiale, e il modello sociale che ne avevano esaltato lo sviluppo economico, dopo la ricostruzione, sembrano proprio giunti al loro termine. Schiacciato dall'ideologia liberista e dal predominio dell'economia sui valori etici il Paese ha lentamente perso la sua forza e la sua progettualità. La salvaguardia dell'equità sociale e del bene comune inteso come "res publica" ha lasciato spazio all'individualismo e alla ricerca del proprio tornaconto personale. Ma una società che non ha ben chiare le ragioni per le quali deve stare insieme e, soprattutto, non ha più una meta da raggiungere è destinata ad esaurirsi. Nel nostro settore i legislatori del passato avevano emesso una serie di regole che in tutti i modi contrastavano la mercificazione della salute. Dovete sapere che un farmacista individualmente non può comprare una farmacia più di tre volte nella vita e non può rivenderla prima di tre anni dall’acquisto; cioè deve sottostare ad una serie di regole che ne limitano l'operare come imprenditore, ma che hanno il fine di contrastare le speculazioni commerciali. Con queste leggi il legislatore a suo tempo intendeva mettere al centro dell'attività del farmacista la salute del cittadino e non indurre il farmacista a concentrare la propria opera sulla parte commerciale della propria professione. Con gli ultimi interventi legislativi, invece, a partire dalla fuoriuscita definitiva di una serie di farmaci altamente professionali (con obbligo di ricetta) nei centri commerciali e nelle parafarmacie il modello “farmacia” è entrato in crisi senza che il legislatore abbia in cambio proposto dei parametri nuovi per tutelare in modo reale e concreto la salute del cittadino. La farmacia in Italia rappresenta ancora il sistema più efficiente della sanità territoriale, il servizio più apprezzato dai cittadini (come da anni emerge in tutte le ricerche di mercato indipendenti), l'unica voce di spesa, nel settore pubblico, in diminuzione progressiva negli ultimi dieci anni che non ha creato, per ora, problemi di occupazione. Se tutto questo non è stato sufficiente a difendere un modello vincente, forse vuol dire che o non esiste un progetto credibile per il nostro futuro e per quello dei nostri utenti, oppure esiste un interesse economico forte che si vuol appropriare di questo bene collettivo. In questo periodo di grande incertezza cerchiamo tutti di restare più uniti e di ritrovare le vere motivazioni che stanno alla base del nostro convivere nella società come nelle famiglie, così ancora una volta con forza e caparbietà dimostreremo che i Maya si sbagliavano e che il mondo non è prossimo alla fine! Da questa pagina voglio augurare a tutti voi ogni bene per l’anno 2012. Dott. Cesare Bellavitis

PRURITO un fastidio da non sottovalutare SINDROME METABOLICA perchè cambiare stile di vita

speciale

intervista SEBASTIANO SOMMA

PSICOSOMATICA

QUANDO IL CORPO "PARLA"

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P O R I DILATATI?

* studio in cieco realizzato su 40 persone

Sébium Pore Refiner

Trattamento dermatologico che restringe i pori del 54%* e migliora la grana della pelle NICKEL TESTED

METTILO SUBITO ALLA PROVA! L A

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D E L L A

D E R M AT O L O G I A


sommario

medicina

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Disfagia: quando il problema è deglutire Prurito: un fastidio invisibile Sciatica Sessualità maschile

9 13 14 21

Mal di gola: cosa fare? Brrr... ma che freddo fa! Disturdi da raffreddamento e rimedi naturali Obesità e sindrome metabolica

prevenzione

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Consigli pratici per prevenire influenza raffreddore e altri malanni di stagione

associazioni

11 Fondazione ANT Italia Onlus

FARMACI

18

16 Farmaci e gravidanza

alimentazione

18 La frutta secca

Frutta secca sì, ma non tutti i giorni e solo in piccole quantità

speciale

26 Disturbi psicosomatici. Il corpo parla?

medicina non convenzionale

31 Menopausa e Omeopatia

47

Intervista a...

Sebastiano Somma

24

26

Gli esperti ci informano...

News

50

Speciale

News

Lettere

44

I disturbi psicosomatici possono manifestarsi in apparati diversi e a tutte le età

È vietata la riproduzione totale o parziale di ogni contenuto di questa pubblicazione senza l’autorizzazione dell’editore. Tutti i punti di vista espressi in questa pubblicazione sono quelli dei singoli autori e non riflettono quelli delle strutture a cui essi appartengono o dell'editore. Errori di stampa o refusi involontari di trascrizione presenti nella rivista saranno corretti a pagina 50, del prossimo numero, se segnalati alla redazione o all'editore.

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medicina

Disfagia:

quando il problema è deglutire

Con il termine “disfagia” si intende qualsiasi disagio, alterazione e/o compromissione di una o più fasi della deglutizione e consiste nell'impedimento o nel rallentamento della progressione di cibi, bevande, saliva dal cavo orale allo stomaco, attraverso il canale orofaringo-esofageo. Essa è una condizione complessa che può essere causata da una patologia congenita o acquisita, riconoscendo principalmente cause meccaniche (resezione chirurgica, disfunzione degli organi della deglutizione per trauma, ostruzioni, neoplasie, etc.) o neurologiche (lesione della corteccia cerebrale, dei nervi cranici e del midollo allungato). Altri disordini della deglutizione possono dipendere da debolezza, senilità, etc.

Come si presenta la disfagia I sintomi e i segni sono numerosi e vengono usualmente classificati come segue. Generali: assenza o debolezza di deglutizione volontaria, diminuzione dei movimenti della bocca e lingua, lingua protrusa, riflessi orali primitivi, difficoltà nel gestire le secrezioni orali (sbavature), sensazione di corpo estraneo in gola, cambiamenti del tempo e della modalità di alimentazione, perdita di appetito, modificazione di qualità/tono della voce (raucedine), schiarimenti di gola frequenti, espressioni di disagio

Dott. Salvatore Vaccaro Team nutrizionale Az. Osp. Arcispedale Santa Maria Nuova (Reggio Emilia)

sul viso (alterazioni della mimica facciale), igiene orale insufficiente, rialzo di temperatura, perdita di peso e/o disidratazione, frequenti infezioni toraciche. Avvertiti/Rilevabili mentre si mangia e/o beve: lentezza a iniziare una deglutizione e/o ritardo a deglutire, masticazione o deglutizione non coordinate, ripetute deglutizioni per ogni boccone, ripetuta assunzione di liquidi tra un boccone e l'altro, blocco del cibo in gola con conseguente ritenzione nella cavità orale (impacchettamento di cibo nelle guance), rigurgiti orali e nasali di cibo e/o liquidi, sensazione di soffocamento da alimenti e/o liquidi, accessi di tosse o starnuti durante e/o dopo l’alimentazione, dolore al petto quando si ingeriscono alimenti e/o liquidi, tendenza a isolarsi durante i pasti. Avvertiti/Rilevabili dopo la consumazione di cibo o bevande: sonorità della voce bagnata o rauca, affaticamento, modificazione delle modalità di respirazione, bruciori e acidità di stomaco.

Aspetti psicologici Vi è una stretta correlazione tra disfagia e riduzione di attività psicologiche e sociali e il conseguente peggioramento della qualità di vita come espressione di riduzione di autostima, sicurezza, capacità lavorativa e di svago. Un disturbo della deglutizione determina spesso disabilità dal

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medicina momento che può impedire il partecipare a diversi aspetti della vita sociale di relazione: frequenti accessi di tosse provocati da bocconi andati di “traverso” con rigurgito di cibo dal naso e/o dalla bocca durante i pasti possono provocare imbarazzo, ansia e depressione. Alcuni individui spesso preferiscono evitare di mangiare in compagnia, se non addirittura saltare completamente i pasti. Questa situazione può condurre a inappetenza, assunzione alimentare inadeguata, dimagrimento, disidratazione e malnutrizione, esponendo tali soggetti ad altri rischi per la loro salute in conseguenza di uno stato nutrizionale deficitario.

I rischi maggiori L'evento più temuto è la penetrazione di particelle alimentari solide e/o liquide nelle vie aree (aspirazione), la quale è associata all'insorgenza di “polmoniti ab ingestis” e altre infezioni delle vie respiratorie.

Cosa fare L’obiettivo riabilitativo è il recupero o il mantenimento di una deglutizione quanto più fisiologica e/o funzionale possibile, al fine di: • favorire una deglutizione funzionale sicura e priva di rischi, • mantenere o recuperare uno stato nutrizionale e di idratazione idonei, • migliorare la qualità di vita favorendo l’autosufficienza del soggetto nel gestire la propria condizione. Approcci terapeutici-riabilitativi per ottenere tali obiettivi. • Terapia chirurgica: può apportare un beneficio in un numero limitato di casi. • Valutazione della terapia medica in atto: alcuni farmaci

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prescritti per altre patologie (come quelli per l’epilessia, l’insonnia, la depressione, etc.) possono produrre un effetto ostacolante sulla deglutizione. • Terapia fisica: esercizi, posture e/o manovre compensatorie possono rispettivamente migliorare la forza, la velocità, la resistenza dei movimenti deglutitori e/o favorire un transito corretto del bolo attraverso la bocca e il faringe; • Modifica delle caratteristiche fisiche dei cibi e/o delle bevande. Per ottenere una migliore risposta deglutitoria è consigliabile modificare le caratteristiche fisiche dei cibi e delle bevande somministrati seguendo con attenzione i suggerimenti dello Specialista.

Come valutare la consistenza dei cibi In base alla fase deglutitoria disturbata varia la consistenza dei cibi da somministrare e/o consigliare: • Fase orale (difficoltà di preparazione orale del bolo): gli alimenti solidi poiché richiedono maggior tempo di elaborazione nel cavo orale possono essere più rischiosi, così come gli impasti collosi (mollica e saliva). I latticini in genere stimolano la produzione di abbondante muco e saliva e possono così aiutare la preparazione del bolo; tuttavia bisogna prestare attenzione perché la produzione di saliva può essere anche uno svantaggio non indifferente, soprattutto nei soggetti affetti da ipersalivazione (parkinsoniani). • Fase faringea (ritardo d’innesco del riflesso deglutitorio): le sostanze liquide poiché hanno un transito orofarin-

geo di breve durata vengono frequentemente aspirate in trachea. Si può testarne l’assunzione usando inizialmente ghiaccio tritato su un cucchiaino, progressivamente provando con una cannuccia fino a usare il bicchiere solo se la deglutizione è sicura. • Fase esofagea (difficoltà di progressione del bolo in esofago): gli alimenti solidi

possono essere maggiormente rischiosi. Gli impasti collosi (riso, mollica di pane allo strutto, etc.) tendono a fermarsi lungo il transito. L’assunzione di liquidi durante il pasto deve avvenire con cautela, in quanto in caso di marcato rallentamento del bolo in esofago, quest’ultimo funge da tappo per il liquido in arrivo, con conseguente vomito.

Cibi sconsigliati a chi soffre di disfagia Anche qualora si possono mangiare alimenti solidi sono da evitare tutti gli alimenti che si sbriciolano, che sono composti da piccoli pezzi, che hanno struttura fibrosa o filamentosa.

Cereali e derivati: riso (bollito, risotto, insalata di riso, riso soffiato), mais dolce in chicchi, pastina (in brodo), orzo (minestre), toast, cracker, grissini, biscotti secchi, fette biscottate. Chicchi di riso o di orzo se ben cotti e riducibili in poltiglia possono essere accettati Legumi: se interi, piselli, ceci, fagioli, lenticchie, fave, soia. Uova: sode, fritte con pezzi di verdure Carne: tutti i tipi di carne asciutta e/o filamentosa, carne tritata, se non incorporata a purè o a sugo denso, polpettone. Verdure: minestre di verdure in pezzi, pomodori (anche in forma di sugo se non vengono privati di buccia e semi), sedano (in nessun modo), cipolla (cotta o cruda tritata), fagiolini verdi, verdure a foglia larga crude o cotte (spinaci, carciofi, etc.), patate (senza condimento, fritte, a pezzetti). Frutta: macedonia di frutta, noci, frutta secca, agrumi a spicchi, uva, kiwi, marmellata con pezzi di buccia. Dolci: torte o dolci asciutti e/o che si sbriciolano (es. torta margherita, pasta frolla, torta paradiso, panettone, etc.). Liquidi: alcolici

Conclusioni Come già detto la disfagia non è una malattia, ma un disturbo invalidante che si può riscontrare in molte patologie ed esser presente in età avanzata come fatto fisiologico (presbifagia) legato all'invecchiamento. Non esistono prove che ci sia una predisposizione di tipo familiare

o un'ereditarietà per la disfagia, tanto meno la possibilità di mettere in atto misure di prevenzione. Qualora insorgesse è consigliabile confrontarsi con il proprio medico per afferire a centri specialistici in cui viene garantita una gestione multidisciplinare della disfagia. Testo raccolto da Marina Dall’Olio


prevenzione

mal di gola:

cosa fare?

Dott.ssa Valentina Pavan, Medico Chirurgo Specialista in Medicina non Convenzionale Laureata in chimica e tecnologia farmaceutica (TV)

In inverno ci sono bambini che si ammalano più facilmente di otite, altri di bronchite, altri presentano spesso sintomi da raffreddamento con tosse fastidiosa, e altri ancora soffrono facilmente di infiammazioni del cavo orale e delle tonsille. Le tonsille costituiscono la seconda linea di difesa linfatica cui compete un ruolo molto importante come effettore e induttore della risposta immunitaria. Per il ruolo immunologico che ricoprono, le tonsille, vanno incontro a ripetute infezioni quali faringo-tonsilliti, tonsilliti acute, tonsilliti acute ricorrenti e tonsilliti croniche, che a lungo termine possono indurre un ingrossamento (ipertrofia) patologico di questi tessuti. L’ipertrofia tonsillare si verifica con particolare frequenza nell’infanzia ed è la causa scatenante di molteplici problemi come, ad esempio, l’ostruzione localizzata a livello tonsillare, la roncopatia e l’apnea notturna che si presentano in associazione a questa condizione nel 5090% dei casi. La tonsillite batterica acuta è una delle infezioni più ricorrenti nei bambini; è caratterizzata da febbre, mal di gola, dolore nella deglutizione che si irradia fino alla zona auricolare. L’aspetto delle tonsille è edematoso, di colore rosso intenso quasi porpora, con possibile presenza di essudati e pus all’interno della struttura delle tonsille (cripte). L’agente infettivo più frequente è un battere, lo Streptococco-emolitico o Streptococcus Pyogenes, isolato nel 30% totale dei casi e nel 50% dei bambini di età compresa tra i 4 e 13 anni. La diagnosi differenziale deve considerare soprattutto le infezioni di natura virale o common cold, che frequentemente colpiscono l’albero respiratorio e quindi anche le tonsille, sia in età pediatrica che adulta. Un’alternativa terapeutica che la natura ci offre è rappresentata dai rimedi omeopatici, tra i quali meritano menzione: Atropinum sulfuricum, Kalium bichromicum, Mercurius bijodatus, Hepar sulfuris e

Silicea reperibili in compresse. Questa miscela di rimedi è efficace e agisce su tutte le infiammazioni del cavo orale, siano esse dovute a infezioni virali o batteriche, o ai postumi di interventi chirurgici. è un’ottima opzione terapeutica anche quando le tonsille sono molto gonfie (ipertrofiche) e dolenti. Come la maggior parte dei rimedi omeopatici è indicata anche in bambini e neonati. • Nello specifico, Atropinum sulfuricum, un alcaloide estratto dall’Atropa Belladonna, agisce sull’infiammazione e il bruciore delle mucose del cavo orale, della faringe e della laringe, associate a difficoltà e dolore nella deglutizione. è utile quando la gola è molto irritata e di colore rosso scuro, e il bruciore è causato dalla tosse secca e dalla scarsa idratazione del cavo orale. • Sempre in caso di infiammazioni della oro-rino-faringe, della laringe e dei bronchi con arrossamento e dolori taglienti nella deglutizione, il rimedio indicato è Kalium bichromicum. Le mucose, che producono un secreto abbondante, vischioso, denso e filiforme che causa raucedine e afonia depositandosi sulle corde vocali, sono sensibili a questo rimedio. • Mercurius bijodatus, invece, presenta uno spiccato trofismo per tutte le ghiandole come tonsille, linfonodi, ovaie e testicoli. Agisce nei processi acuti, subacuti e cronici, infiammatorio-infettivi, tendenti alla suppurazione e quando i linfonodi risultano essere molto gonfi. • Hepar sulfuris è il rimedio di elezione nel trattamento di infiammazioni della trachea e della laringe, tendenti alla suppurazione. • A completamento del quadro terapeutico, Silicea stimola e rafforza il sistema immunitario e agisce nei processi suppurativi con scarsa tendenza alla guarigione. La somministrazione nelle fasi acute dell’infiammazione deve avvenire frequentemente, anche ogni ora, fino a remissione dei sintomi più invalidanti. In caso di terapie prolungate come l’ipertrofia tonsillare, il trattamento post-tonsillectomia e la tonsillite cronicorecidivante, invece, sarà sufficiente somministrare il rimedio 3 volte al giorno.

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associazioni

FONDAZIONE

Fedeltà, Fratellanza, Libertà, Amore

ANT ITALIA ONLUS CHI

SIAMO Nata a Bologna nel 1978 per iniziativa del Professor Franco Pannuti, la Fondazione ANT Italia Onlus da oltre trent’anni fornisce assistenza socio-sanitaria gratuita a domicilio ai Sofferenti di tumore. In base alle risorse reperite sul territorio, ANT offre inoltre progetti di prevenzione oncologica gratuita. Il credo dell’ANT è sintetizzato dal termine “Eubiosia” (dal greco, “la buona vita”) intesa come insieme di qualità che conferiscono dignità alla vita, sino all’ultimo respiro. La Fondazione, con sede centrale a Bologna, opera sul territorio nazionale con oltre 100 articolazioni organizzative dette Delegazioni ANT, che coordinano a livello locale le iniziative di raccolta fondi, e predispongono a livello logistico l’attività di assistenza domiciliare.

COSA

FACCIAMO

Assistenza domiciliare: La Fondazione ANT rappresenta la più ampia esperienza di assistenza domiciliare gratuita ai Sofferenti di tumore in Europa. Dal 1985 ad oggi, ANT ha assistito circa 84.000 Sofferenti, in modo completamente gratuito, nei 20 Ospedali Domiciliari Oncologici

(ODO-ANT) presenti in 9 regioni d’Italia. Ogni giorno sono 3.500 gli Assistiti sul territorio nazionale. ANT offre un’assistenza specialistica effettuata da 400 figure professionali tra Medici, Infermieri, Psicologi, Nutrizionisti, Fisioterapisti, Operatori sociosanitari, Farmacisti e Funzionari che lavorano per la Fondazione, portando al domicilio del malato tutte le cure necessarie 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno. Il servizio è esteso anche ai bambini con il progetto Bimbi in ANT. ANT offre inoltre sostegno domiciliare psicologico al Sofferente e alla sua Famiglia, in ogni fase della malattia.

Programmi di sostegno sociale: ANT dedica un’attenzione particolare agli aspetti sociali dell’assistenza, fornendo servizi che vanno oltre l’ambito strettamente medicale: cure igieniche, cambio biancheria, contributo economico alle famiglie in difficoltà, biblioteca e cineteca domiciliare. A completamento dell’assistenza, la Fondazione fornisce un Servizio Porta-a-Porta per il trasporto gratuito del malato dal domicilio alle strutture ospedaliere.

Prevenzione: La prevenzione oncologica è uno degli obiettivi perseguiti con determinazione dalla Fondazione ANT, da tempo impegnata sul territorio nazionale con progetti gratuiti di diagnosi

precoce del melanoma, dei tumori tiroidei, delle neoplasie ginecologiche e mammarie, e con campagne di sensibilizzazione sanitaria nelle scuole. Il "Bus della Prevenzione" della Fondazione è dedicato ai progetti di prevenzione oncologica itineranti. Grazie alle moderne apparecchiature di cui è dotato, sull'Ambulatorio Mobile ANT è possibile realizzare visite di prevenzione gratuite, effettuate da personale specializzato ANT, nell’ambito del Progetto Melanoma, Tiroide e Mammella.

Formazione: ANT, in linea con il programma di Educazione Continua in Medicina (ECM) organizza eventi scientifici per erogare agli operatori sanitari i crediti formativi annualmente previsti.

Ricerca: Il Dipartimento della Ricerca e dello Sviluppo Scientifico della Fondazione ANT svolge la propria attività avvalendosi di varie esperienze cliniche, da cui trae gli spunti propositivi per ottimizzare sempre più i livelli assistenziali sia da un punto di vista medico che di benessere globale.

COME

LO FACCIAMO L’attività della Fondazione ANT è resa possibile grazie alle donazioni ed erogazioni di privati cittadini, enti pubblici, banche e fondazioni. ANT organizza inoltre diversi eventi e attività promozionali, sia locali sia nazionali, allo scopo di raccogliere fondi per sostenere le proprie attività.

Fondazione

1978

Onlus

Sede Nazionale Fondazione ANT: Istituto delle Scienze Oncologiche, della Solidarietà e del Volontariato Via J. di Paolo, 36 · 40128 Bologna Tel. 051 7190111/fax 051 377586 · info@ant.it · www.ant.it Per sostenere ANT è possibile effettuare una donazione in vari modi (per informazioni chiamare il numero 051 7190111 o visitare il sito internet www.ant.it)

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A’ T I V NO

ACTIGRIP GIORNO & NOTTE -

PARACETAMOLO, PSEUDOEFEDRINA;

PARACETAMOLO, DIFENIDRAMINA -

24 ORE LIBERI DAI SINTOMI DELL’INFLUENZA DISPONIBILE IN CONFEZIONE DA 16 COMPRESSE (12 PER IL GIORNO E 4 PER LA NOTTE) COMPRESSA BIANCA: con paracetamolo e pseudoefedrina cloridrato per aiutare ad affrontare la giornata senza i sintomi dell’influenza* COMPRESSA AZZURRA: con paracetamolo e difenidramina cloridrato per riposare liberi dai sintomi dell’influenza

ATTIVI DI GIORNO, RIPOSATI DI NOTTE Materiale di informazione scientifica depositato presso AIFA il 27/08/2010 * Fare riferimento al riassunto delle caratteristiche di prodotto


Brrr ... ma che freddo fa! prevenzione

A cura di Chantal Rocca

L’inverno è la stagione che ci costringe a fare i conti con freddo, umidità e sbalzi di temperature: tutte condizioni che mettono a dura prova il nostro organismo e che richiedono comportamenti adeguati di prevenzione. Gli sbalzi tra ambienti interni ed esterni influiscono negativamente sulle nostre vie respiratorie e l’umidità fredda ci rende più sensibili all’aggressione dei virus, da quelli del raffreddore a quelli dell’influenza.

Sull’apparato respiratorio di chi vive in città poi grava anche l’inquinamento atmosferico dovuto al traffico e i più esposti al problema sono i bambini e gli anziani. Ma cosa si può fare per tenere alla larga raffreddore, mal di gola, influenza e altri malanni che l’inverno porta con sé? Vediamo insieme alcune precauzioni utili, ma spesso sottovalutate.

Operazione“mani pulite”

piccoli gesti quotidiani di salute Lavarsi le mani è un gesto semplice e importante, spesso sottovalutato, che contribuisce a prevenire molte malattie; un’abitudine che va insegnata, con l’esempio, ai bambini fin dalla più tenera età. Il lavaggio, per essere corretto, va fatto in quattro mosse e richiede almeno 30 secondi, quindi: bagnare le mani sotto l’acqua corrente calda; applicare una dose di sapone o liquido disinfettante; sfregarle bene insieme, lavando con cura dalla punta delle dite, al palmo, al dorso; risciacquarle accuratamente e asciugarle con salvietta pulita. In assenza di acqua non rinunciare comunque all’igiene delle mani, ma servirsi di salviette monouso o detergenti senz’acqua con azione antibatterica. In commercio sono disponibili molte versioni di questi prodotti, tutti in confezioni pratiche da portare sempre con sé. Alcune salviette, oltre ai principi disinfettanti, contengono nutrienti utili (aloe vera, acido ialuronico, ecc.) per curare e proteggere la pelle delle mani,

particolarmente sensibile nei mesi invernali a causa degli agenti atmosferici e degli sbalzi di temperatura. Quando lavarsi le mani? è raccomandato lavarsi le mani almeno 7/8 volte al giorno, ad esempio, prima di cucinare, mangiare, accudire una persona malata o un bambino o un neonato, medicare una ferita, togliersi o applicare le lenti a contatto, dopo aver usato i servizi igienici, appena rientrati a casa, dopo aver toccato gli animali domestici ecc. ecc. L’elenco potrebbe essere infinito, quindi ogni persona deve saper cogliere, nella propria quotidianità, quando lavarsi le mani in funzione delle attività svolte. Va sottolineato che l’uso del sapone o di altro disinfettante è indispensabile: una ricerca effettuata in Inghilterra mostra che l'uso della sola acqua corrente riduce la presenza di batteri fecali sulle mani solo del 23%. Queste semplici regole d’igiene che possono sembrare scontate e superflue sono invece importanti perché secondo il Ministero della Salute solo un italiano su due si deterge le mani come si deve e con la

necessaria frequenza. "Lavarsi spesso le mani, in particolare dopo essersi soffiati il naso o aver tossito o starnutito, costituisce un rimedio utile per ridurre la diffusione dei virus influenzali, così come di altri agenti infettivi. Sebbene tale gesto sia sottovalutato esso rappresenta sicuramente l'intervento preventivo di prima scelta ed è pratica riconosciuta, dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, tra le più efficaci per il controllo della diffusione delle infezioni anche negli ospedali". Così recita la circolare del Ministero emessa in occasione della campagna vaccinale antinfluenzale 2011-2012. Il problema è talmente serio che 14 soggetti internazionali tra cui anche Procter&Gamble e Unicef, dal 2008, hanno deciso d’istituire una giornata di sensibilizzazione (Giornata Mondiale per la pulizia delle mani - www. globalhandwashingday.org) che quest’anno si è celebrata il 15 Ottobre.

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prevenzione

Disturbi da raffreddamento

& rimedi naturali

Dott. Antonello Sannia Medico Chirurgo, Presidente SIMN (Società Italiana di Medicina Naturale)

Se il termometro

va giù

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Mantenere in casa o in ufficio una temperatura di 20 gradi e umidificare l’aria dei locali per evitare che diventi troppo secca. Il riscaldamento durante l’inverno è necessario per far fronte al calo delle temperature, ma può essere nocivo per la salute quando non c’è un sufficiente ricambio d’aria e i caloriferi restano accesi per molte ore: l’umidificatore è la soluzione ideale a questo problema. Infatti, grazie all’emissione di vapore acqueo, stabilizza il tasso d’umidità e facilita la respirazione. Anche in auto non esagerare con il riscaldamento per evitare inopportuni sbalzi termici. Vestirsi “a cipolla” cioè a strati (per liberarsi facilmente di un indumento se si entra in un locale riscaldato) preferendo indumenti in tessuto naturale o termico. Attenzione comunque a lana e cotone che vanno bene se restano asciutti, altrimenti tendono a trattenere l’umidità: un indumento umido, specie se a contatto con la pelle, non è mai una buona protezione. Quando si esce portare sempre con sé cappello, sciarpa e guanti per tenere al caldo testa, collo e mani perché sono le parti del corpo più esposte al freddo. Non coprire in modo esagerato i bambini e badare bene che non escano da casa, da scuola o dalla palestra quando sono accaldati e sudati. Lo sport fa sempre bene, ma se il termometro scende verso lo zero è meglio rimandare l’attività fisica all’aperto. Meglio non uscire se non assolutamente necessario, se non si è in buone condizione fisiche e si avvertono già i primi sintomi di raffreddore o influenza. Evitare i luoghi affollati come mezzi pubblici, cinema, discoteche. L'alta temperatura e l'umidità favoriscono la diffusione dei virus influenzali tra persone.

Il mondo vegetale è un’autentica “farmacia”: molte infatti sono le piante medicinali che contengono sostanze benefiche per la salute. Non mancano quindi le risposte alle conseguenze causate all’organismo dal freddo. Oltre alla Propoli (che è un prodotto delle api e che aiuta a combattere le infezioni dell’organismo da parte di batteri, virus e funghi) per attenuare i sintomi di bronchiti, tonsilliti, laringiti, sinusiti, tosse e influenza ecco le piante medicinali più “collaudate”. Acerola: rafforza le difese immunitarie. In associazione con vit. A, vit. E e selenio aiuta a combattere il pericolo per la salute rappresentato dai radicali liberi. Echinacea: aiuta a favorire il funzionamento del sistema immunitario. Nelle malattie da raffreddamento delle prime vie aeree tipiche della stagione fredda è una pianta medicinale dotata di azione preventiva. Eleuterococco: agisce sui globuli bianchi e sui macrofagi, che sono cellule capaci di attaccare e inglobare batteri, virus e funghi per poi distruggerli. L’Eleuterococco aumenta l’attività di queste cellule e quindi aiuta l’organismo a difendersi meglio. Rosa canina: è ricca di vitamina C naturale la cui presenza è importante per l’attività dei linfociti, che sono cellule importantissime per il sistema immunitario e quindi per la difesa dalle infezioni. Timo: aiuta a combattere batteri, virus e funghi, e tale azione è stata ben dimostrata in laboratorio su vari tipi di batteri e virus. Possiede anche un’azione protettiva contro i danni da radicali liberi. Uncaria: aiuta il fisiologico funzionamento del sistema immunitario. Ha la proprietà di aumentare l’attività delle cellule cosiddette “natural killer” e dei linfociti, cioè di quelle cellule di cui siamo dotati naturalmente per distruggere le cellule che sono infettate da virus e batteri. Ma per ottenere il massimo dell’effetto benefico dalle piante medicinali è necessario assumerle secondo tempi, dose e modalità precise. Il consiglio è sempre quello di rivolgersi ad un esperto che potrà consigliare le piante e le formulazioni più adatte ad ogni singola esigenza. Testo raccolto da Marina Dall'Olio


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BIOANACID, CON UN FILM AD EFFETTO BARRIERA PROTEGGE LA MUCOSA DELLO STOMACO DALL’ATTACCO DELL’ACIDITÀ.

Rich. Aut. Min. del 30/06/2011

Bioanacid integra la capacità protettiva del muco fisiologicamente presente sulla mucosa gastrica, formando su di essa un film adesivo che funge da strato protettivo. In Bioanacid gli estratti di Aloe, Altea, Orzo, Liquirizia e Liguflos® agiscono in sinergia e proteggono lo stomaco dall’irritazione. Grazie a questo effetto Bioanacid allevia bruciore e dolore, comuni sintomi di pirosi gastrica, gastriti e gastralgie.

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Leggere attentamente il foglietto illustrativo e le istruzioni d’uso


farmaci Quando insorgono dolore e febbre...

Il paracetamolo è l’analgesico e antipiretico d’elezione, poiché la sua sicurezza è ampiamente documentata. L’acido acetilsalicilico (aspirina) e i Fans (farmaci anti infiammatori non steroidei) sono da evitare per i possibili danni al feto. L’ibuprofene può essere utilizzato in allattamento in quanto viene escreto in basse quantità nel latte materno.

Farmaci e gravidanza

ecco alcuni consigli per le future Dott.ssa Maria Chiara Bertuzzi della Farmacia San Lorenzo (Bologna) mamme La gravidanza è un momento unico nella vita della donna e si accompagna a una miriade di sensazioni, dal desiderio di essere mamma, al timore di poter causare dei danni alla creatura che porta in grembo. L’uso dei farmaci e gli eventuali danni fetali causati da un loro utilizzo eccessivo o improprio, è una delle più grandi paure che affliggono le future mamme. Questa consapevolezza, fa sì che i medici siano estremamente attenti nella prescrizione farmacologica in gravidanza e utilizzino per tale ragione solo i prodotti consentiti e nei dosaggi adeguati e richiesti. Tutte le fasi della gravidanza vengono quindi seguite con la massima attenzione; attenzione

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che deve essere mantenuta anche nella fase dell’allattamento per il possibile passaggio di molecole dannose attraverso il latte materno. Per questo motivo, infatti, è buona norma assumere il farmaco immediatamente dopo la poppata. Grande attenzione va prestata anche alle sostanze naturali, ovvero tutti i prodotti fitoterapici erroneamente ritenuti “ innocui” proprio per la loro provenienza. Ma se sfortunatamente durante la gestazione o l’allattamento una futura mamma si ammala, come si deve comportare? Vediamo insieme quali farmaci si possono assumere e quali invece è bene evitare.

Contro tosse e raffreddore...

Il primo consiglio è quello di bere molto, poiché in entrambi i casi l’assunzione di liquidi (soprattutto caldi) fluidifica il muco rendendo più facile la sua escrezione. Possono essere d’aiuto anche i lavaggi con soluzione fisiologica per liberare naso e gola. Gli espettoranti a base di acetilcisteina e ambroxolo sono molto ben tollerati; i preparati contenenti oppiacei come la codeina sono da escludere. I decongestionanti nasali con efedrina, nafazolina, imidazolina ecc. si possono usare con moderazione e per brevi periodi.

In caso di nausea o vomito...

Alcuni accorgimenti dietetici possono essere utili per migliorare i sintomi: fare pasti di volume ridotto prediligendo i prodotti secchi (crackers, biscotti, grissini), moderare l’assunzione di liquidi ed evitare possibilmente i cibi molto elaborati. Sono consentiti gli antiacidi come i Sali di alluminio e magnesio.

Se insorgono problemi intestinali...

In caso di stipsi si consiglia di assumere più liquidi e fibre (contenute

in frutta e verdura). Anche l’attività fisica (bene il nuoto) migliora la motilità gastro-intestinale. I lassativi andrebbero utilizzati solo in un secondo momento, ma andrebbero comunque evitati quelli a base di senna perché potrebbero indurre contrazioni uterine; meglio preferire quelli ad azione osmotica (come il lattulosio) o quelli formanti massa (semi di psillio). Gli emollienti delle feci (glicerina) servono per ammorbidirle e per facilitarne il transito, ma non devono divenire un’abitudine. In caso di diarrea, invece, è necessario innanzitutto reintegrare i liquidi persi per evitare la disidratazione. In generale gli antidiarroici sono poco utilizzati: non sono stati evidenziati effetti negativi sul feto, ma sono ancora poco studiati.

In caso di emorroidi...

Le emorroidi possono insorgere prima o dopo il parto, ma non essendoci ancora dati sulla sicurezza dei farmaci a base di flavonoidi sarebbe meglio evitare queste sostanze. Per alleviare il dolore si può ricorrere al paracetamolo o a pomate a base di anestetici locali.

Vitamine e gravidanza...

Una dieta varia ed equilibrata ricca di frutta e verdura è sufficiente a garantire il giusto quantitativo per mamma e bambino. L’acido folico (vitamina b9) è l’unica vitamina che bisogna integrare prima e durante la gestazione. La dose raccomandata dai medici è 0,4 mg/die a partire da un mese prima del concepimento fino a tutto il primo trimestre di gravidanza. Testo raccolto da Chantal Rocca


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alimentazione

Dott. ssa Gabriella Pasini, Dietista Responsabile ANDID Emilia-Romagna pasinigabriella@gmail.com

è un concentrato di minerali, vitamine e fibre ma va consumata con moderazione per evitare contraccolpi sul bilancio energetico Già da tempo la “frutta secca” è salita alla ribalta per le sue presunte doti ipocolesterolemizzanti. Per chiarirne il vero valore nutritivo, ed eventualmente sfatarne quello “taumaturgico”, occorre prima di tutto fare la distinzione tra:  frutta secca a contenuto prevalentemente oleoso, come: anacardi, mandorle, noci, nocciole, pinoli, ecc.,

che sono frutti, nonché arachidi e pistacchi, che sono semi;  frutta secca a contenuto prevalentemente glucidico (zuccheri semplici) come: albicocche, banane, datteri, prugne, uva e altre varietà di frutta che viene essiccata per poterne prolungare la conservazione e aumentarne il contenuto calorico.

Un altro elemento determinante per distinguere tra i due tipi di frutta secca è il rispettivo contenuto in acqua, che nella frutta secca a contenuto oleoso si aggira intorno al 15-20 %, mentre in quella zuccherina sale mediamente all’ 80-90 %. è logico intuire che spontaneamente la frutta oleosa diventa secca, mentre per quella a contenuto glucidico si deve ricorrere all’essicazione al sole (metodo ormai utilizzato solo a livello casalingo e per modeste quantità di frutta) oppure in forno.

Cosa c’è nella frutta secca La frutta secca, per il notevole apporto calorico dovuto a grassi e zuccheri, proteico e minerale (Calcio), ha rappresentato un importante fonte alimentare fino al secondo dopoguerra, in particolare nell’Italia meridionale quando c’era davvero la scarsità di materie prime alimentari e mancavano le risorse economiche per approvvigionarsene.

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Già da questa premessa si può intuire come l’elevato valore calorico sia una delle caratteristiche principali della frutta secca e questo dato evidenzia come la sua collocazione all’interno di un’alimentazione equilibrata debba essere solo in piccole quantità. Infatti, il suo consumo non può essere inserito tra gli alimenti principali da prediligere abitualmente e regolarmente nella giornata alimentare (come, ad esempio: pasta di semola, pane, pietanza, verdura, frutta fresca, olio), ma deve essere inteso come un alimento voluttuario, da consumare in minima grammatura, per evitare l’eccesso di KCalorie, di grassi (seppure vegetali) e di zuccheri semplici. Il valore nutrizionale della frutta secca oleosa è dato principalmente dal quantitativo di lipidi vegetali (grassi) monoinsaturi e da buone quantità di lipidi polinsaturi (i “famosi” grassi per i quali in particolare le noci sono diventate utili nella lotta “fai da te” all’ipercolesterolemia), ma


alimentazione

anche da discrete quantità di protidi, di sali minerali (Calcio, Fosforo, Potassio) e di vitamine (A, B1, B2, PP). Passando alla frutta essiccata a elevato contenuto zuccherino, il consiglio per inserirla nella dieta quotidiana è lo stesso che per la frutta secca oleosa. Il valore nutrizionale è prevalentemente dato dagli zuccheri semplici oltre che da piccole quantità di proteine e dalla quasi totale assenza di lipidi; di rilievo è il contenuto in vitamine ( B1, B2, PP) e quello in minerali (Calcio, Fosforo, Potassio). Per una precisa rappresentazione dei valori nutrizionali della frutta secca o essiccata si possono consultare i valori riportati nelle Tabelle di composizione degli alimenti dell’ INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, http://www.inran.it/646/ Tabelle_di_composizione_degli_alimenti.html). Il consiglio che deriva da questi dati è di non cercare nella frutta secca o essiccata un valore

aggiunto che realmente non ha, ma di continuare a mangiarne con moderazione come una ghiottoneria, che ci si può concedere saltuariamente e possibilmente se si gode di una buona forma fisica.

Quando è sconsigliata... La digestione della frutta secca è piuttosto elaborata (da notare che la frutta essiccata a elevato contenuto zuccherino ha una digeribilità decisamente più elevata rispetto a quella oleosa) e il suo consumo è assolutamente controindicato per alcune patologie intestinali come: la diverticolosi, la colite ulcerosa, il morbo di Crohn e anche nella semplice colite spastica nei periodi di riacutizzazione. Ed è sempre sconsigliabile mangiare frutta secca dopo pasti abbondanti e in quantità superiori a 20 grammi al giorno.

Grassi polinsaturi buoni, ma in modesta quantità A proposito della minima quantità di frutta secca da inserire nella dieta giornaliera, per godere dei benefici di quella infinitesimale parte di grassi polinsaturi in essa contenuti, va ribadito che tale prodotto non è affatto indispensabile per un’alimentazione corretta. In sintesi, il benefico effetto di questi grassi polinsaturi è praticamente nullo se confrontato con quello dei grassi polinsaturi contenuti nella quantità consigliata di olio extravergine di oliva crudo da consumarsi giornalmente (g 30-40) e in aggiunta a quelli contenuti nei grammi di pesce (160-200) che sarebbe corretto consumare almeno una o due volte alla settimana: insomma, questi sì sono alimenti indispensabili per un buon equilibrio nutrizionale!

Il ruolo corretto della frutta secca La raccomandazione, quindi, è di attenersi a un’alimentazione equilibrata con regolarità, perché solo così si può restare in salute o si possono ottenere risultati positivi nella gestione delle proprie patologie e lasciare a questi tipi di frutta la caratteristica di prodotto voluttuario, senza dimenticare che hanno rappresentato una risorsa e sono stati utilissimi in tempi di difficoltà economica per l’approvvigionamento di fonti caloriche, vitaminiche e minerali perché, come tutti i prodotti alimentari predisposti per una lunga conservazione, si sostituivano a quelli analoghi freschi, quando non era possibile rifornirsene. Questo non è più certamente il caso della nostra società attuale dove l’opulenza, l’abbondanza e il cattivo uso delle risorse alimentari sono causa di patologie gravemente invalidanti come l’obesità, il diabete e le malattie cardiovascolari. Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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Nuovo Ginger e Spezie

L'azione antisettica di Benagol unita ad eccipienti capaci di indurre una sensazione di calore nella bocca e nella gola Ăˆ un medicinale. Leggere attentamente il foglio illustrativo. Autorizzazione del 19/07/2011.


prevenzione

Obesità & Sindrome Metabolica

Dott.ssa Annalisa Adami Medico Chirurgo Specialista in Scienza dell’Alimentazione annalisa_adami@fastwebnet.it (Bologna)

Cosa fare per ridurre il rischio cardiovascolare

Che cos’è l’obesità

L’obesità è una condizione che si verifica quando nell’organismo si accumula grasso in eccesso. Un adulto è considerato obeso quando la percentuale di tessuto adiposo supera il 30% del peso corporeo. In tutto il mondo sta crescendo la percentuale di persone in sovrappeso e soprattutto l’obesità tende a manifestarsi in età sempre più precoce. Nei Paesi occidentali si calcola che dai 20 ai 40 bambini su 100 abbiano problemi di peso e in Italia questa percentuale è stimata attorno al 30%.

Indice di Massa Corporea (IMC) Peso in chilogrammi 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95 100 105 110 153 156 159

Come si misura il grasso corporeo

Nella pratica clinica il metodo maggiormente utilizzato per valutare se il peso corporeo è nella norma è il calcolo dell’Indice di Massa Corporea (IMC) o Body Mass Index (BMI). Si tratta nello specifico di una formula che mette in rapporto il peso e l’altezza di un individuo e che nella maggioranza delle persone corrisponde alla percentuale di grasso corporeo in riferimento alla massa magra (cioè muscoli, ossa, etc). In base a questo indice vengono considerati: ✱ normopeso i soggetti con IMC compreso tra 18,5 e 24,9 ✱ sovrappeso i soggetti con IMC compreso tra 24,9 e 29,9 ✱ obesi i soggetti con IMC superiore a 30 Vedi Tabella (Da “La Sindrome Metabolica”, 2006 Ercules Comunicazioni)

Ma come si diventa obesi?

Si diventa obesi quando si introduce più energia di quanta se ne consuma, in altre parole, quando lo stile di vita è caratterizzato da un’alimentazione sbagliata, con troppe calorie a fronte di una eccessiva sedentarietà. Se da un lato, infatti, il tessuto adiposo è indispensabile all’organismo per lo svolgimento di importanti funzioni, quali ad esempio,

Altezza in centimetri

162 165 168 171 171 177 180 183 186 189 192

19 18 18 17 17 16 15 15 14 14 13 13 13 12

21 21 20 19 18 18 17 17 16 15 15 14 14 14

Sottopeso

23 23 22 21 20 19 19 18 18 17 16 16 15 15

26 25 24 23 22 21 21 20 19 19 18 17 17 16

28 27 26 25 24 23 22 21 21 20 19 19 18 18

30 29 28 27 26 25 24 23 22 22 21 20 20 19

Normopeso

32 31 30 29 28 27 26 25 24 23 22 22 21 20

34 33 32 30 29 29 27 26 26 25 24 23 22 22

36 35 34 32 31 30 29 28 27 26 25 25 24 23

38 37 36 34 33 32 31 30 29 28 27 26 25 24

41 39 38 36 35 34 32 31 30 29 29 27 27 26

Sovrappeso

43 41 40 38 37 35 34 33 32 31 30 29 28 27

45 43 42 40 39 37 36 35 34 21 31 30 29 28

47 45 44 42 40 39 38 36 35 34 33 32 31 30

Obesità

la regolazione della temperatura corporea e la protezione di organi e tessuti, è altrettanto vero che troppo grasso rappresenta un grave rischio per la salute in quanto può contribuire all’insorgenza di malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete di tipo 2, steatosi epatica, sonnolenza diurna, disturbi del sonno con russamento notturno e in alcuni casi sindrome delle apnee ostruttive, patologie degenerative delle articolazioni e dolori articolari.

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prevenzione Centrale o androide o a mela

Quando il grasso rappresenta un pericolo per la salute A seconda dei punti in cui si deposita il grasso corporeo può rappresentare un rischio più o meno grave per la nostra salute. Infatti, il grasso che si accumula prevalentemente all’interno dell’addome, detto anche grasso viscerale, che caratterizza la cosiddetta “obesità androide” o a forma di mela (tipica del sesso maschile) costituisce un rischio maggiore per la salute rispetto al grasso sottocutaneo, che si deposita cioè sotto la pelle con una distribuzione prevalentemente periferica caratteristica della “obesità ginoide” o a forma di pera (più tipicamente femminile). Oggi il metodo più semplice per valutare la distribuzione del grasso corporeo è la misurazione della circonferenza della vita.

Che cos'è la Sindrome Metabolica In tempi recenti è emersa l’evidenza scientifica che la simultanea presenza in uno stesso individuo di più fattori di rischio cardiovascolare come: ✱ pressione alta ✱ ipertrigliceridemia ✱ bassi valori di colesterolo HDL (il colesterolo “buono”) ✱ obesità centrale

Si considera infatti “a rischio” : ✱ per la donna una circonferenza vita superiore a cm. 88 ✱ per l’uomo una circonferenza vita superiore a cm. 102. aumenta in maniera esponenziale il rischio cardiovascolare e quindi la possibilità di incorrere in malattie come infarto e ictus cerebrale. Questa condizione viene appunto definita Sindrome Metabolica e ha origine verosimilmente da una insulino-resistenza, ossia una ridotta risposta dell’organismo agli effetti biologici dell’insulina.

Come si effettua la diagnosi

✱ trigliceridi > 150 mg/dl ✱ colesterolo HDL (cosiddetto “buono”) < 40 mg/dl nell’uomo e < 50 mg/dl nella donna ✱ pressione arteriosa > 130/85 mm Hg ✱ glicemia a digiuno > 110 mg/dl consente di diagnosticare la Sindrome Metabolica e di identificare i soggetti ad alto rischio cardiovascolare.

Prevenzione e cura

✱ svolgere una regolare attività fisica: la sedentarietà è di per sé un importante fattore di rischio per la salute. Un esercizio semplice da fare e alla portata di tutti è camminare di buon passo dai 30 ai 60 minuti. L’ideale sarebbero 10.000 passi ogni giorno (magari misurati con l’aiuto di un contapassi). Questa attività sarebbe già sufficiente per migliorare la propria forma fisica, coadiuvare la perdita di peso, ridurre i valori di pressione arteriosa e del colesterolo e il rischio di ammalarsi di diabete.

Nel 2001 il National Cholesterol Education Programme Adult Treatment Panel ha definito quali sono le alterazioni (utilizzabili anche per uno screening su vasta scala) che si devono riscontrare, nello stesso paziente. Pertanto la presenza di tre o più delle seguenti alterazioni: ✱ circonferenza vita > 102 cm nell’uomo e > 88 cm nella donna

Di fondamentale importanza per prevenire e curare la Sindrome Metabolica risulta essere il cambiamento del proprio stile di vita, tenendo presente che, anche i piccoli cambiamenti, possono dare nel tempo benefici importanti in termini di riduzione dei fattori di rischio. A tale scopo risulta determinante: ✱ smettere di fumare: anche se non rientra nei parametri che definiscono la Sindorme Metabolica, il fumo di sigaretta risulta essere però uno dei maggiori fattori di rischio cardiovascolare; ✱ perdere i kg di troppo: una perdita di peso anche modesta (del 5-10% ) e una riduzione del giro vita, sono già sufficienti per ridurre molti fattori di rischio. Questo risultato può essere raggiunto, ad esempio, con un’alimentazione più sana e corretta che preveda di variare le scelte dei cibi, di non esagerare con le porzioni, di ridurre il consumo di grassi e di consumare invece con regolarità pesce, ortaggi e frutta;

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Periferica o ginoide o a pera

Infine è importante tenere sotto controllo, naturalmente con l’aiuto del proprio medico curante, che provvederà a prescrivere qualora necessario un’adeguata terapia farmacologica, i valori della pressione arteriosa, i livelli del colesterolo nel sangue e la glicemia. Testo raccolto da Marina Dall’Olio


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news

Innovazione nella cura dei tumori alle ovaie: la chemioipertermia

GLI ESPERTI CI INFORMANO... 24

Per le pazienti affette dai tumori dell’ovaio è al vaglio l’utilizzo della chemioipertermia, una tecnica di cura non standard che potrebbe essere di particolare efficacia nel trattamento delle recidive di malattia. L’Unità Operativa di Ginecologia Oncologica diretta dal Dott. Alfredo Ercoli comincerà a utilizzare questa procedura anche presso il Policlinico di Abano Terme, continuando così l’esperienza cominciata e validata dalle prime ricerche scientifiche presso l’Università Cattolica di Roma. La chemioipertermia, già validata nella cura di altri tumori, ma non ancora nel trattamento del cancro dell’ovaio, consiste nell’irrigazione del campo operatorio con una soluzione di farmaco chemioterapico riscaldato nel corso dell’intervento chirurgico per la rimozione del tumore. Questa tecnica è potenzialmente efficace

NUOVO FARMACO CONTRO L'ARTRITE REUMATOIDE Attivata a Siena, al Policlinico Santa Maria alle Scotte, la prima sperimentazione mondiale di un nuovo farmaco biotecnologico per la cura dell'artrite reumatoide. L'importante studio viene effettuato presso l'Unità Operativa Clinica di Reumatologia, diretta dal Prof. Mauro Galeazzi. La novità assoluta è nel meccanismo d’azione del farmaco che agisce solo nelle articolazioni colpite da infiammazione. ''Il nuovo farmaco è costituito da una proteina di fusione - spiega Galeazzi - in cui un anticorpo, specifico per i tessuti colpiti dalla malattia, è legato a un farmaco anti-infiammatorio naturale rappresentato dalla interleuchina 10 che viene così veicolata, in maniera assolutamente selettiva, sulla membrana sinoviale infiammata dell'artrite reumatoide. L'accumulo nel sito dell'infiammazione aumenta l'efficacia terapeutica del farmaco e, contemporaneamente, ne

perché consente il contatto diretto del farmaco con le cellule tumorali residue non rimosse dal chirurgo in quanto non visibili. Inoltre, tale effetto del farmaco è potenziato grazie alla temperatura elevata, che facilita il passaggio del farmaco stesso all’interno delle cellule. I primi studi sulla chemioipertermia in Italia e nel mondo su popolazioni omogenee di pazienti affette da recidiva di tumore ovarico sono stati condotti dall’équipe del Prof. Giovanni Scambia dell’Università Cattolica di Roma, consulente del Policlinico di Abano Terme, con la partecipazione per la parte chirurgica del Dott. Ercoli, e sono stati pubblicati su Gynecologic Oncology, una delle riviste scientifiche internazionali più importanti nel campo della ginecologia oncologica.

riduce drasticamente gli effetti indesiderati''. L’artrite reumatoide è una malattia che colpisce circa 300mila persone solo in Italia, con un picco massimo di incidenza tra i 20 e i 40 anni, ma non risparmia neppure i bambini e gli anziani. Se non diagnosticata precocemente e trattata adeguatamente, l'artrite reumatoide conduce alla disabilità e alla compromissione delle capacità lavorative in circa il 60-80% dei malati nell'arco di 10 anni, con costi sanitari e sociali enormi. ''Questo nuovo farmaco - aggiunge Galeazzi - rappresenta un'importante novità nel panorama dei farmaci disponibili per la cura dell'artrite reumatoide. In questa fase della sperimentazione, che è chiamata di fase UNO perché è quella che segna il passaggio dall'animale di laboratorio all'uomo, stiamo individuando la giusta dose

Tali studi, condotti su 41 pazienti, concludono che l’utilizzo della chemioipertermia dopo l’intervento per rimuovere il cancro dell’ovaio è un “trattamento fattibile, con un tasso di complicanze accettabile e potenzialmente in grado di migliorare, in modo significativo, i tassi di sopravvivenza rispetto all’utilizzo esclusivo di chemioterapia o di chirurgia e chemioterapia standard”. (fonte www.policlinicoabano.it)

Policlinico di Abano Terme - Padova

Policlinico Santa Maria alle Scotte - Siena

di farmaco da utilizzare e verifichiamo la sua sicurezza. La sperimentazione potrebbe durare anche due anni, tutto dipenderà dal tempo necessario al reclutamento dei 12 pazienti necessari a concludere la fase UNO. Per ora abbiamo appena trattato le prime tre pazienti con ottimi risultati''. Requisiti indispensabili per entrare nella sperimentazione sono l'aver già utilizzato almeno un farmaco biotecnologico e avere una età non superiore ai 65 anni.


Contro le piĂš comuni patologie invernali. Anche senza zucchero

Tosse grassa e catarro

Tosse secca

Sintomi influenzali

Sono medicinali. Leggere attentamente il foglietto illustrativo. Lisomucil contiene carbocisteina. Lisomucil Tosse Sedativo contiene destrometorfano bromidrato. Lisomucil Tosse Sedativo può indurre sonnolenza. Lisoflu contiene paracetamolo e pseudoefedrina. Attenzione i medicinali vanno assunti con cautela, per un breve periodo di tempo, non superando le dosi consigliate e solo per le indicazioni riportate nel foglio illustrativo. In caso di dubbio rivolgersi al medico o al farmacista. Non utilizzare nei bambini di età inferiore a 12 anni. Autorizzazione del 20.12.2010.


speciale

Dott. Andrea Lisotti Psichiatra e psicoterapeuta - Modena andrea.lisotti@gmail.com

Disturbi

psico somatici il corpo parla?

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speciale Soffrite di mal di testa ricorrenti, o di pruriti fastidiosi e imbarazzanti in pubblico, oppure di disturbi digestivi che rendono il sedersi a tavola un momento poco gratificante, o di allergie che non vi danno tregua? Se tutti gli esami clinici a cui vi siete già sottoposti hanno dato esito negativo, ma voi state effettivamente male e non sapete più che pesce pigliare, provate ad interpellare un Medico esperto in malattie psicosomatiche (Psichiatra, ma non solo e non sempre) così forse il vostro disturbo potrebbe trovare, finalmente, una spiegazione e una possibile soluzione.

Che cos’è la psicosomatica La psicosomatica è quella branca della medicina che studia la relazione tra mente (psiche) e corpo (soma), e in particolare il modo in cui il nostro mondo emozionale e affettivo produce effetti negativi sul corpo. Il suo presupposto teorico è la considerazione dell’uomo come inscindibile unità psico-fisica, nella consapevolezza che corpo e mente sono strettamente legati tra loro. I disturbi psicosomatici, quindi, si possono considerare malattie vere e proprie che comportano danni a livello organico e che sono causate o aggravate da fattori emozionali. Ma in che modo avviene quello che il padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, definì “il misterioso salto dalla mente al corpo”? Oggi si sa che tale “salto” è mediato, in situazioni di disagio psichico e di stress, dal sistema nervoso autonomo in una complessa interazione con il sistema endocrino e con quello immunitario (tanto che si tende a studiare tali relazioni in una unica scienza, la psico-neuroendocrino-immunologia). Le emozioni "negative" come, ad esempio, il risentimento, il rimpianto, la preoccupazione, il disagio, la paura, l’ansia, i pensieri troppo angosciosi, possono mantenere il sistema nervoso autonomo in uno stato di emergenza persistente e attivazione continua, tanto che, se supera il tempo che quel singolo organismo può sopportare, può causare danni agli organi più deboli.

Vediamo ora quali apparati possono essere colpiti dai disturbi psicosomatici e quali sintomi più frequentemente si possono manifestare  Apparato gastrointestinale: gastrite, colon irritabile, colite spastica, retto-colite ulcerosa, ulcera peptica, nausea, vomito, stipsi, diarrea  Apparato cardiocircolatorio: tachicardia, aritmie, ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica, cefalea emicranica  Apparato respiratorio: asma bronchiale (frequente soprattutto nei bambini), sindrome iperventilatoria  Apparato urogenitale: enuresi, dolori mestruali, anorgasmia, impotenza, eiaculazione precoce  Sistema cutaneo: psoriasi, acne, dermatite atopica, orticaria, prurito, sudorazione profusa, secchezza della cute o delle mucose, arrossamento da emozione  Sistema muscolo-scheletrico: cefalea tensiva, cefalea nucale, crampi muscolari, mialgia, crampi muscolari, artrite, dolori alla colonna vertebrale

L'insorgere del sintomo o della malattia psicosomatica: come affrontare la diagnosi Sintomi psicosomatici sono comunissimi in quasi tutti i disturbi d’ansia e anche in varie forme di depressione (quadri clinici di per sé di solito piuttosto evidenti), ma esistono dei disturbi psicosomatici veri e propri in assenza di altri sintomi di natura psicologica, che rendono più difficile per il soggetto imputare il malessere fisico a un problema psicologico piuttosto che a un malfunzionamento organico, è quindi più difficile “capire” il disturbo e curarlo adeguatamente. La caratteristica comune dei disturbi psicosomatici è la presenza di sintomi fisici che

fanno pensare ad una condizione medica generale e che non sono invece giustificati da questa. Naturalmente è possibile che i sintomi sopra menzionati siano invece conseguenza di una causa patologica nota, ed è fondamentale prima di “etichettare” un disturbo come psicosomatico avere accuratamente indagato ed escluso precise cause organiche. Per definizione infatti nei disturbi psicosomatici non vi è nessuna condizione medica generale diagnosticabile a cui possano essere pienamente attribuibili i sintomi fisici. Ma quando la causa di una patologia è dubbia, la possibilità che sia di origine psicosomatica deve essere presa in considerazione.

Quando il corpo "parla" Il disturbo psicosomatico viene spiegato come un meccanismo di difesa da emozioni dolorose e intollerabili che si attua con una espressione diretta del disagio psicologico attraverso il corpo. L’ansia, la sofferenza, le emozioni troppo dolorose per potere essere sentite e vissute, trovano una via di scarico immediata nel corpo incanalandosi un uno o più sintomi, essendo scarse le capacità della persona di mentalizzare il disagio psicologico, cioè esplicitare le istanze conflittuali e verbalizzare le tensioni emozionali. Ad esempio, le cefalee possono segnalare il bisogno di allentare l’eccessivo controllo razionale, di dovere lasciare più spazio all’intuizione. Di solito, infatti, chi soffre di mal di testa ha una mente lucida e razionale (fin troppo), che deve tenere sempre tutto sotto controllo senza cedere e lasciarsi andare mai. Altro esempio, le eruzioni cutanee (la pelle rappresenta simbolicamente il confine tra sé e gli altri) possono rivelare che non si hanno ben chiari i propri confini e che per difendersi si cerca, metaforicamente, di tenere lontani gli altri. Ma possono anche indicare che, pur non potendo permetterselo, si vorrebbe che gli altri stessero più vicini.

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speciale

La relazione tra paziente psicosomatico e famiglia Vari studi hanno evidenziato come certi tipi di organizzazioni familiari siano strettamente correlate allo sviluppo e al mantenimen-

Come affrontare il problema Ma il disturbo psicosomatico ha anche un risvolto positivo: il sintomo può infatti essere letto anche come un segnale che l’inconscio manda per attirare l’attenzione su un problema del quale, diversamente, non ci si prenderebbe cura. Se si soffre di que-

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Ancora, l’iperidrosi, cioè la sudorazione eccessiva delle parti del corpo più ricche di ghiandole sudoripare (mani, piedi, ascelle), affligge prevalentemente le persone timide, emotive, ansiose, schive e solitarie e che hanno difficoltà ad instaurare rapporti interpersonali. Quando invece si soffre spesso di gastriti, bruciori di stomaco o altri disturbi digestivi, spesso l’atteggiamento tipico è “mandare giù” con troppa frequenza le offese della vita. Il motto di queste persone è “porgere l’altra guancia”, ma nel contempo covano rabbie e risentimenti profondi. In questo modo, costringono lo stomaco ad una lenta e complessa “digestione“ della rabbia. In pratica, sono vittime di troppa “diplomazia”.

A livello intestinale, poi, la stitichezza può essere indice di un attaccamento eccessivo ai beni materiali, ma può anche rappresentare la paura di portare alla luce contenuti inconsci ed emozioni dalle quali non si riesce a prendere le distanze. La colite, invece, può affliggere chi è solito fare scenate, non reprimere rabbia e aggressività, tranne poi provare disprezzo verso se stesso per quello che ha fatto: l’intestino si fa carico simbolicamente di questi sensi di colpa e tenta di spazzarli via simbolicamente con gli attacchi di colite. Le vaginiti e le cistiti, invece, affliggono di preferenza 2 tipi di donne: le ansiosoirritabili (spesso ipocondriache, si stressano con molta facilità, tendono scaricare a livello genitale ansie, paure, rabbie) e le remissive ad oltranza (con senso del dovere molto spiccato, tendono a “sacrificarsi” ad oltranza ma anche, proprio per questo, ad accumulare tensioni nel corpo e soprattutto nell’area genitale.

to di disturbi psicosomatici in uno dei suoi membri, e come i sintomi di quest’ultimo a loro volta giochino un ruolo importante nel mantenimento dell’equilibrio familiare. In particolare, le famiglie con pazienti psicosomatici sono caratterizzate dall’impossibilità di esplicitare e dare voce al conflitto e alla tensione emozionale che dal conflitto deriva. L’impossibilità di esprimere le proprie emozioni non è quindi una caratteristica di personalità dell’individuo, ma una qualità

del sistema cui appartiene, la sua famiglia, a cui è costretto a conformarsi. I vissuti emozionali non possono essere verbalizzati (e quindi il disagio si manifesta nel sintomo psicosomatico) in conseguenza del fatto che le emozioni vengono accuratamente filtrate in modo da evitare conflittualità e da mantenere una pseudo armonia del sistema familiare. Il linguaggio scelto dal paziente per esprimere il disagio, il disturbo corporeo, è quindi il linguaggio della sua famiglia.

sti particolari disturbi bisognerebbe quindi fermarsi, chiedersi cosa non va nella propria vita e cambiare rotta. Anche se, si sa, per attuare questo processo spesso non basta una buona propensione all’autoanalisi, ma è necessario l’aiuto di un esperto che aiuti a “leggere” questo particolare linguaggio. L’aiuto si basa soprattutto sul rendere il paziente sempre più consapevole del proprio stato

emozionale, sulla stimolazione delle emozioni positive (anche intervenendo su modifiche dello stile di vita) e sull’apprendimento del controllo volontario e cosciente di quelle negative e delle funzioni biologiche alterate. Sono utili tutte le tecniche di rilassamento, in particolare il Training Autogeno e il Biofeedback. Testo raccolto da Marina Dall’Olio




medicina non convenzionale

M enopausa & Omeo patia Molto si può fare per stare

meglio... A un certo punto dell’esistenza di una donna il ritmo più o meno regolare del ciclo mestruale sembra fare le bizze: cosa succede? Semplicemente è iniziato quello che si definisce climaterio o premenopausa, ovvero quella situazione della fisiologia in cui il numero di follicoli (piccole formazioni dell’ovaio che contengono l’ovulo) si riduce, risponde meno regolarmente alla stimolazione degli ormoni. Questa fase, che può essere caratterizzata da vari disturbi (vampate, sudorazione abbondante, aumento di peso, emicrania, insonnia e variazioni dell’umore, secchezza vaginale con difficoltà ai rapporti e maggiore incidenza di vaginiti, disturbi urinari e incontinenza urinaria da

sforzo) è dovuta alla riduzione della produzione di estrogeni e progesterone. È stato valutato statisticamente che 80 donne su 100 hanno lievi disturbi, 10 su 100 notevoli disturbi e altre 10 nessun disturbo. Quando tutti questi malesseri sono finiti e alcuni di essi sono stabilizzati, in un tempo che va da pochi mesi a qualche anno, si entra in quella fase che si indica come “menopausa”. I disturbi dunque sono dovuti al passaggio dalla fase fertile a quella di totale quiescenza della fertilità, al quale ogni donna ha un modo individuale di reagire. Ogni donna poi deve assolutamente comprendere che i disturbi, legati a questa delicata fase di passaggio psico-fisica,

Dott. Giuseppe Fagone Medico Chirurgo, Omeopata - Milano giuseppe.fagone@medicina-omeopatica.it

con il definitivo assestamento ormonale che segue la menopausa scompariranno, anche se di tanto in tanto alcune manifestazioni si ripresentano. L’importante è sapere anche che due patologie importanti si possono manifestare a distanza di tempo dall’insorgenza del climaterio, ovvero nella fase successiva: una è il rischio di osteoporosi, l’altra è il rischio cardiovascolare. Questi due problemi possono essere affrontati innanzitutto con una corretta condotta di vita: la sana alimentazione e l’attività fisica quotidiana sono due “salvavita” in entrambe le situazioni. Quindi eliminare il fumo, il sovrappeso, la sedentarietà devono divenire una priorità, valida sempre, ma in modo particolare in questa fase della vita.

Esiste un protocollo terapeutico standard per la menopausa e i suoi disturbi, oppure occorre molta “personalizzazione” da parte dell’omeopata? Come sempre, in Omeopatia, la prescrizione segue la valutazione dei sintomi individuali, non tutti i sintomi che abbiamo descritto sono presenti allo stesso tempo e soprattutto non hanno durata e variabilità uguale. Lo abbiamo visto alcuni anni fa con uno studio specifico sulla menopausa trattata con l’Omeopatia presso il Centro Di Omeopatia di Milano (CDO). Allora notammo un netto miglioramento della sintomatologia complessiva come si può vedere nello schema riassuntivo della tabella che segue.

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medicina non convenzionale

I rimedi per il tono dell’umore

Perchè è utile la prevenzione Per contrastare le vampate di calore, le sudorazioni, le palpitazioni, le cefalee, l’ipertensione in menopausa meglio anticipare le cure omeopatiche? Cioè possono esse svolgere un’azione di prevenire se assunte prima dei disturbi conclamati? La mia esperienza e quella dei colleghi con cui ho modo di confrontarmi dice che una donna che sia seguita da un omeopata già prima della menopausa ha meno disturbi rispetto alla media, ma sarebbe opportuno condurre uno studio mirato su numeri più ampi. Questo è quanto stiamo cercando di fare con uno studio nazionale multicentrico voluto dalla FIAMO

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FREQ. VAMPATE

4

BENESSERE

Nella pratica quali rimedi può usare, per migliorare il tono dell’umore, la donna che svolge un’attività professionale impegnativa e che avverte un forte disagio nel contesto sociale attuale che richiede a tutti performance di altissimo livello? Dallo studio del Centro Di Omeopatia di Milano e dalle esperienze successive abbiamo visto che le medicine omeopatiche più frequentemente prescritte sono state: lycopodium, sepia, lachesis, nitricum acidum, kalium phosphoricum, ignatia. Ma le medicine utili sono state anche altre, magari perché la paziente presentava in modo preminente un disturbo di cefalea vasomotoria o dei disturbi gastrici, oppure di insonnia, ognuno di questi malesseri rende pertanto caratteristico il caso.

Tabella del Centro di Omeopatia di Milano (andamento complessivo)

INTENS. VAMPATE SECCH.VAGINALE

2

DISPANEURIA TEMPO ADDORM

0

FREQ. RISVEGLI QUALITà SONNO

-2

-4

MEMORIA

BASALE

1° CONTR.

(Federazione Italiana delle Associazioni e dei Medici Omeopati) che vedrà impegnati, da Gennaio 2012, circa venti medici in una decina di città diverse per uno studio che durerà due anni, sulla menopausa trattata con l’Omeopatia. Lo studio denominato METRO (Menopausa trattata con l’Omeopatia) avrà una parte di pazienti seguite con l’Omeopatia e una parte in modo tradizionale presso ambulatori privati e pubblici.

2° CONTR.

3° CONTR.

Infine, cosa può offrire l’Omeopatia per l’osteoporosi che è l’alterazione più temuta in menopausa? Non solo per l’osteoporosi, ma anche per le problematiche cardiovascolari, può dare qualche chance in più. L’Omeopatia nel caso del metabolismo dell’osso sembra stabilizzare il quadro e in alcuni casi lievemente migliorare la densità ossea, mentre le pazienti che nello studio del Centro

Di Omeopatia di Milano avevano problemi ipertensivi hanno nettamente ridotto l’uso dei farmaci prescritti in precedenza. Si può concludere che l’Omeopatia nei disturbi del climaterio e della menopausa ha sicuramente un’efficacia non inferiore ai metodi della medicina comune, ma ha il vantaggio di non presentare gli effetti indesiderati e di ridurre i costi per il Sistema Sanitario Nazionale.

MedicinA NON CONVENZIONALE: cosa dice la Legislazione italiana?

Il primo disegno di legge che tentava di disciplinare la materia risale al 1985. Sono passati 26 anni e l’Italia non ha ancora una legislazione chiara. Un ritardo enorme, considerato che circa il 18% degli italiani fa uso di Medicine non Convenzionali e che nel resto d’Europa hanno già da tempo provveduto a colmare questo vuoto. Allo stato attuale, tra le varie posizioni quella espressa dalla Federazione Nazionale Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri ribadisce che le figure abilitate a esercitare le Medicine e le Pratiche non Convenzionali sono solo i Medici Chirurghi e gli Odontoiatri, formati secondo gli ordinamenti didattici della Medi-

cina Convenzionale e solo successivamente resi esperti attraverso rigorosi e specifici percorsi formativi, definiti da soggetti pubblici e privati, a tale scopo accreditati. Le Medicine e le Pratiche non Convenzionali ritenute in Italia rilevanti, alle quali sono ricorsi con maggiore frequenza i cittadini sono: Medicina Omeopatica, Fitoterapia, Agopuntura, Medicina Ayurvedica, Medicina Antroposofica, Medicina Tradizionale Cinese, Omotossicologia, Osteopatia e Chiropratica. Una regolamentazione in materia è necessaria per contrastare in modo efficace l’abusivismo professionale. Testo raccolto da Marina Dall’Olio


Mal di gola? Protegge la gola, alleviando il dolore Salvigol aderisce alle pareti della gola creando un film protettivo ad “effetto barriera” che: • esplica un’azione reidratante sulla mucosa orofaringea • limita il contatto con agenti irritanti (freddo, fumo, smog, polveri) alleviando i sintomi tipici della gola irritata (secchezza, bruciore e dolore, difficoltà di deglutizione)

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medicina

PRURITO: un fastidio invisibile da non sottovalutare! Improvvisamente sentiamo un fastidio sulla pelle che guida la nostra mano a raggiungere la zona interessata per poter grattare, più o meno intensamente, fino a raggiungere un certo beneficio. Il prurito può comparire in una zona ristretta e localizzata, oppure può presentarsi come una sensazione diffusa su tutto il tronco e sugli arti. Di solito dopo il “grattamento” la parte interessata diventa rossa, ma il rossore dopo pochi minuti, scompare. Questa sensazione spiacevole, simile a numerose punture di spilli, è molto fastidiosa soprattutto quando si presenta in modo ricorrente e ci coglie, senza preavviso, in presenza di altre persone (ufficio, mezzi pubblici o ristorante). Il prurito può presentarsi in qualsiasi momento del giorno, dopo aver mangiato o anche interrompere il sonno, interferendo così pesantemente con la qualità della vita stessa. Nella maggior parte delle sue manifestazioni è di breve durata, ma in alcuni casi può rappresentare un vero campanello d’allarme per una patologia più importante, nascosta nel nostro organismo. Tutti lo abbiamo provato, almeno una volta: ma di cosa si tratta esattamente?

Come nasce il bisogno di grattarsi

Dott. Jan Schroeder S.C. di Allergologia e Immunologia Clinica Ospedale Niguarda Cà Granda (Milano)

profondo), in mezzo a questi due strati ci sono delle piccole terminazioni nervose (fibre C) che quando vengono stimolate inviano il segnale (prurito) al cervello e per via riflessa l’organismo mette in atto il grattamento.

Cosa scatena il prurito Le sostanze che maggiormente stimolano il prurito sono l’istamina (che viene liberata dai mastociti dopo stimoli fisici come doccia, corsa, pasto o altri), i leucotrieni, le prostaglandine, la serotonina e altri mediatori del sistema immunitario. L’accumulo di sostanze tossiche a livello cutaneo, come nelle epatopatie colestatiche o nell’insufficienza renale cronica, può innescare la stimolazione delle fibre C, ma pure gli stimoli di tipo elettrico o termico sono in grado di causare prurito. Esso inoltre può essere comparato a una stimolazione dolorosa di minima entità, se particolarmente intenso tuttavia, può determinare una sensazione più prossima al dolore.

Il prurito può essere definito come lo stimolo che induce a grattarsi; l’origine è da cercarsi a livello della cute che è costituita da epidermide (strato superficiale) e derma (strato

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medicina Vediamo ora le numerose forme cutanee di prurito Prurito senile: compare nelle persone anziane come prurito diffuso (gambe, fianchi e addome) soprattutto nei mesi invernali, quando ci si copre di più e si vive per molte ore in ambienti caldo-secchi. Questa forma compare generalmente in presenza di una cute secca e disidratata, favorita anche dalla riduzione delle ghiandole sebacee come avviene durante l’invecchiamento della cute stessa. Prurito acquagenico: si manifesta con un prurito diffuso, intenso in seguito al contatto con l’acqua, sia del mare, sia con quella per uso domestico. Dermatite da contatto: sempre più frequentemente viene provocata dal contatto ripetuto con sostanze estranee all’organismo. Le forme più diffuse sono quelle causate da metalli, come il nichel (presente nella bigiotteria e in alcuni detergenti), il cobalto cloruro o il potassio bicromato (presente nel cemento per questo è frequente nei muratori). Altre forme vengono provocate da cosmetici, profumi, detersivi, gomme e anche da alcuni farmaci per uso topico.

■ Malattie endocrine come ipotiroidismo, ipertiroidismo, paratiroidismo o la sindrome del carcinoide. ■ Diabete mellito: il prurito può essere anche tra i sintomi d’esordio. ■ Malattie epatiche: colestasi da epatite, cirrosi biliare o colangite. ■ Insufficienza renale: il 90% dei pazienti in emodialisi presenta prurito. ■ Emopatie: nella policitemia vera è relativamente frequente un prurito acquagenico, cioè prodotto dal contatto con l’acqua; nei linfomi il prurito è spesso notturno ed è associato a sudorazioni come nelle leucemie, nel mieloma multiplo o nelle anemie sideropeniche.

Diagnosi

Dermatite atopica: è sempre accompagnata da prurito intenso che porta frequentemente a importanti lesioni da grattamento con il rischio di sovrainfezioni batteriche (impetiginizzazione); questa forma peggiora generalmente durante l’inverno mentre migliora con l’esposizione al sole.

La diagnosi eziologia non è semplice: vi sono situazioni nelle quali il prurito precede la comparsa delle manifestazioni cliniche e quindi diventa importante eseguire una diagnosi precoce per valutare attentamente ogni sede interessata, la durata, il tipo d’inzio (acuto o insidioso) e altre alterazioni cutanee associate alla presenza di fattori favorenti (es. il sudore) o calmanti. Importanti anche i sintomi sistemici concomitanti, la storia farmacolo-

Dermatite seborroica, lichen planus, psoriasi e micosi cutanee possono evidenziarsi con prurito generalmente localizzato.

Terapia

Mastocitosi cutanea o sistemica si manifesta con prurito e talvolta con alterazioni iperpigmentate, essa deve essere presa in considerazione nelle diagnosi differenziali soprattutto quando il prurito si associa a vampate di calore e diarrea, in questo caso il dosaggio della triptasi ematica è importante. Ci sono, inoltre, diverse forme di orticaria: fisica, dermografica, infettiva, idiopatica (di origine sconosciuta).

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Alterazioni sistemiche che possono essere accompagnate o svelate da prurito cutaneo:

La terapia del prurito dipende dalla causa scatenante ed è rivolta alla rimozione o cura della malattia di base. Il prurito è frequentemente associato a cute secca, accompagnata da un’alterazione della funzione di barriera da parte della stessa: in questi casi si usano creme emollienti e idratanti per ristabilire sia l’equilibrio cutaneo che ammorbidire. Localmente può aiutare temporaneamente l’applicazione di cubetti di ghiaccio o impacchi con acqua fredda, mentre nelle forme localizzate può essere

■ Patologie allergiche: si riscontrano frequentemente reazioni avverse ai farmaci con prurito localizzato o diffuso, anche in assenza di altri segni clinici. Le forme dovute ad allergia alimentare insorgono spesso con prurito orale, oppure cutaneo. ■ Parassitosi: il prurito è presente in particolare nelle infestazioni da Giardia Lamblia (parassita intestinale) e nelle forme di Scabbia colpisce prevalentemente gli arti e si accentua durante la notte. Il prurito può essere presente in gravidanza, piuttosto frequente nell’ultimo trimestre, risulta dovuto a un’alterazione del metabolismo epatico. Nei disturbi psicologici, nelle forme di ansia, depressione e stress, il prurito è frequente talvolta in forma molto intensa e irrefrenabile, causando svariati disturbi alla persona nei suoi rapporti sociali. gica, eventuali allergie, sintomi simili tra familiari-conviventi, fattori occupazionali e sociali (presenza di animali domestici). In base ai dati raccolti si possono eseguire visita dermatologica e/o allergologica, esami ematochimici e strumentali. Le complicazioni più frequenti del prurito sono i danni creati dal grattamento come erosioni, escoriazioni, croste, infiammazione, lichenificazione fino alle alterazioni cutanee come iper- o ipopigmentazioni. Non sono rare nelle forme più gravi anche le cosiddette impetiginazzioni da infezioni batteriche o fungine. impiegata una crema cortisonica. L’antistaminico rappresenta il farmaco di scelta per il prurito, indipendentemente dalla causa, e può essere assunto anche per periodi prolungati. Gli effetti collaterali di questi farmaci d’ultima generazione risultano essere trascurabili e non richiedono particolari controlli. Nelle forme più resistenti viene usato il cortisone, farmaco in grado d’ interrompere questo fastidio, che se pur invisibile, può mettere a dura prova anche il più paziente dei pazienti. Testo raccolto da Marina Dall’Olio


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medicina

Sciatic quando la colpa è di un nervo... in gamba! Com’è fatto il nervo sciatico Il nervo sciatico è il più lungo e voluminoso nervo del corpo, potendo raggiungere il diametro di due centimetri. Nasce dalla fusione di rami nervosi che escono dagli spazi tra le ultime due vertebre del rachide lombare e dai primi tre fori dell’osso sacro (Fig. 1) Il nervo esce posteriormente dal bacino (Fig. 2) raggiungendo il gluteo e proseguendo nella regione posteriore della coscia; si divide quindi nei due rami terminali (tibiale e peroniero) per l’innervazione della gamba e del piede. Il nervo sciatico è un nervo misto poiché è deputato sia al movimento che alla sensibilità.

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sciatico che la regione lombare, si parla di lombosciatalgia. La sciatica non è quindi una “malattia a sé stante” ma è solo un sintomo: è quindi erroneo pensare che la sciatica sia esclusivamente conseguente a un’ernia del disco. Fig. 1

Tronco lombosacrale

Nervo gluteo superiore

Nervo gluteo inferiore Nervo sciatico

I sintomi della sciatica

Fig. 2

L5

S1 S2 S3 S4 S5

Nervo pudendo Nervo cutaneo posteriore del femore

PLESSO SACRALE

Per sciatica (o sciatalgia) si intende il dolore che si avverte lungo il decorso di un nervo (lo sciatico detto anche ischiatico) che viene in qualche modo interessato da un evento morboso. Quando il dolore interessa sia lo

Nervo sciatico

Il sintomo principale è il dolore che può insorgere acutamente dopo uno sforzo fisico o una torsione del busto, oppure presentarsi dopo una lombalgia acuta o cronica. Il dolore può essere di lieve entità oppure essere avvertito come “una pugnalata”, o una morsicatura lacerante e può associarsi a un senso di calore, di scosse elettriche o di formicolio. Può essere peggiorato dallo starnuto, dalla tosse o dalla postura. Il dolore viene percepito lungo il percorso del nervo; tipicamente parte dalla regione lombare e si irradia al gluteo, alla faccia po-


medicina

ca

Dott. Michele Catenacci Specializzato in Medicina Fisica e Riabilitativa (Bologna)

Ernia del disco vertebrale: si ha quando il nucleo del disco che si trova tra le due vertebre fuoriesce dalla sua naturale sede e comprime e irrita le radici nervose. Questa è la causa più frequente di sciatalgia. Processi degenerativi della colonna vertebrale come l’artrosi severa, con riduzione del diametro dei fori intervertebrali dai quali emergono i nervi spinali, con conseguente compressione degli stessi.

Incisura sciatica Muscolo Piriforme Gemello Superiore Otturatore Interno Gemello Inferiore Fig. 3

Cause che possono provocare la sciatica

Nervo sciatico

Spondilolistesi, che è lo scivolamento di una vertebra sull’altra. L’osso fuori posizione può pizzicare i rami che formeranno il nervo sciatico nella zona ove fuoriescono dalla colonna vertebrale. Sindrome del piriforme: questo muscolo contrae degli stretti rapporti con il nervo sciatico (Fig.3) e quando questo va in sofferenza per vari motivi (contrattura, ipertrofia, retrazione, infiammazione, traumi) tende a comprimere il nervo sciatico, provocando una sciatalgia. Traumi con lesione diretta delle radici dei nervi spinali lombari. Malattie infiammatorie come il morbo di Paget, l’artrite reumatoide, le borsiti. Malattie metaboliche come il diabete, la gotta o la condrocalcinosi. Malattie infettive a carico del midollo spinale o delle ossa

steriore della coscia e del ginocchio, alla regione posteriore ed esterna della gamba e infine al piede. Talora il dolore è più limitato localizzandosi alla natica o si arresta al livello del ginocchio, oppure può interessare quasi esclusivamente il polpaccio, il tallone e la pianta del piede. ATTENZIONE: se oltre ai sintomi elencati, si dovesse associare una forte debolezza muscolare o un’immobilità dell’arto colpito, eventualmente associata a una perdita della sensibilità, semmai in presenza di incontinenza fecale o urinaria, non indugiare un attimo e rivolgersi al personale sanitario.

Diagnosi Il medico, dopo un’analisi dei sintomi e aver eseguito delle manovre specifiche, potrà richiedere degli esami strumentali come la radiografia, la TAC, la risonanza magnetica e l’elettromiografia.

Prevenzione La prevenzione si basa sulla pratica di un esercizio fisico regolare, possibilmente consigliato da operatori specializzati, dal mantenimento di una postura corretta e dall’apprendimento di alcune tecniche corrette per l’esecuzione dei movimenti “ad alto rischio” come, ad esempio, sollevare dei carichi pesanti senza aiutarsi con le gambe.

Tumori del midollo spinale o dello stesso nervo sciatico. Compressione del plesso lombare come si può avere nella gravidanza, o per tumori, aneurismi o ematomi pelvici. Come conseguenza di una terapia. Tipicamente è secondaria a una terapia radiante; talora è causata da un’iniezione intramuscolare mal eseguita con lesione diretta del nervo che si trova a una profondità di circa 6 centimetri, oppure a un ascesso dovuto al liquido iniettato.

Terapia Come abbiamo visto, le cause che possono portare a una sciatalgia sono innumerevoli e la terapia dovrà conseguire a una diagnosi precisa. Tra i farmaci sono comunemente prescritti gli antinfiammatori, gli analgesici e i decontratturanti.

Il Fisiatra prescriverà le terapie fisiche più appropriate per i singoli casi. Nei casi più refrattari si renderà necessaria l’infiltrazione locale di cortisonici oppure, molto più raramente, il paziente potrà essere sottoposto all’intervento chirurgico. Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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medicina

Dott. Mauro Dicuio Specialista in Urologia Master Universitario di II livello in Andrologia Dirigente Medico presso l’Ospedale Maggiore C.A. Pizzardi di Bologna

Sessualità

MASCHILE I farmaci per la disfunzione erettile vanno assunti solo se prescritti dal medico

Anche se è prassi di MiaFarmacia Magazine astenersi rigorosamente dal menzionare i nomi commerciali dei farmaci, citandone soltanto i princìpi attivi, in questo articolo la Redazione ha ritenuto opportuno citarli con la denominazione con cui sono conosciuti dai lettori per la completezza dell’informazione.

La possibilità di trattare un problema delicato come la disfunzione erettile (DE) con i farmaci orali ha rivoluzionato l’andrologia. Tuttavia questi farmaci sono assolutamente efficaci e sicuri solo quando vengono prescritti da personale competente, come il Medico, e acquistati in sedi opportune, come la Farmacia, oltre che assunti secondo le giuste e scientificamente provate modalità.

negli uomini sopra i 45-50 anni: il trascorrere degli anni rappresenta infatti il principale fattore di rischio, perché col progredire dell’età la fisiologia dell’erezione subisce alcune modifiche, come ad esempio un tempo maggiore per ottenerla, un tempo ridotto di mantenimento e, inoltre, un lasso di tempo maggiore per una seconda erezione.

Cos’è la DE?

Questo problema si presenta quando vi è l’incapacità di raggiungere e/o mantenere un’erezione sufficientemente valida da consentire un rapporto sessuale soddisfacente. In passato, questa disfunzione veniva impropriamente chiamata “impotenza”. Si tratta di una condizione ampiamente diffusa che interessa, in

Italia, circa 3 milioni di uomini: tuttavia si stima che si tratti solo della punta dell’iceberg, perché per 3 milioni di pazienti che si rivolgono al Medico ce ne sono almeno altri 2-3 che, pur essendone afflitti, non ne parlano o per vergogna o per non consapevolezza del problema. La DE, anche se si può presentare a qualsiasi età, è più frequente

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medicina Un complesso meccanismo fisiologico Il pene è un organo costituito da due cilindri (corpi cavernosi) che si comportano come due spugne: quando avviene la stimolazione sessuale (visiva, tattile o immaginaria) si riempiono di sangue e, grazie alla particolare vascolarizzazione dei corpi cavernosi, questo sangue ristagna mantenendo il pene rigido. Quando il pene è a riposo, invece, il sangue entra ed esce

nei corpi cavernosi in eguale quantità. Ovviamente si tratta di un complesso meccanismo fisiologico in cui agiscono varie componenti, tra cui il sistema vascolare, quello nervoso e quello ormonale: tutti questi, a loro volta, interagiscono con la psiche, cioè con la componente emozionale. La DE avviene quando si ha una alterazione di una o più fasi del meccanismo dell’erezione.

Farmaci orali... I princìpi attivi cosiddetti “inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5” (PDE-5) sono: sildenafil, tadalafil e vardenafil, dal nome commerciale (nello stesso ordine) di Viagra, Cialis e Levitra. Essi agiscono aumentando la disponibilità di ossido nitrico che favorisce la vasodilatazione del pene, ovvero aiutano il rilassamento dei suoi vasi sanguigni consentendo l’afflusso di sangue quando è

sessualmente stimolato. Questi farmaci vanno assunti almeno 30-60 minuti prima di un rapporto: lontano dai pasti in caso di Viagra e Levitra, oppure anche vicino in caso di Cialis. Per tutti si consiglia l’assunzione lontano dagli alcoolici. La biodisponibilità del farmaco varia da alcune ore fino a 36, ma in caso di mancata stimolazione sessuale non vi è comunque risposta.

... ma non per tutti È importante sapere che non tutti i pazienti possono assumere questi farmaci: solo il Medico può prescriverli valutando caso per caso. Come per tutti i medicinali, possono esserci effetti collaterali, di solito di entità lieve-moderata. Vediamoli: • Viagra: i più comuni sono mal di testa e rossore al viso; a seguire, indigestione, capogiro, naso chiuso ed effetti

sulla vista (maggiore brillantezza di visione oppure offuscamento). • Cialis: mal di testa e disturbi digestivi. Meno comuni: mal di schiena, dolori muscolari, congestione nasale, vampate di calore al viso e vertigini. • Levitra: cefalea e arrossamento. Meno frequenti: capogiro, congestione nasale, dispepsia e nausea.

I rischi di chi compra in Internet I farmaci citati non solo necessitano di una ricetta medica, ma è anche indispensabile informare il Medico o il Farmacista sugli eventuali disturbi provocati dalla loro assunzione: su chi ha controindicazioni, infatti, essi potrebbero avere effetti anche molto gravi! Purtroppo, questi farmaci vengono molto spesso proposti su Internet: le caselle di posta elettronica sono a volte inondate da vere e proprie promozioni di acquisto a prezzi assolutamente fuori mercato. Grande il rischio per chi non si rivolge al Medico per la prescrizione e non lo acquista nelle sedi

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Le cause della DE Si distinguono in: psicogene, endocrine, neurogene, vascolari (arteriose e venose), da patologie croniche, farmacologiche, chirurgiche, radioterapiche e, inoltre, predisponenti. Vediamole in dettaglio: Psicogene: stress, depressione, problemi di coppia, ansia da prestazione. Per molti anni si è creduto che fosse la causa più diffusa; ora invece gli studi indicano che spesso è accompagnata da cause di natura organica. Endocrine (ormonali): riduzione del testosterone (ormone principe maschile del desiderio sessuale), aumento della prolattina, che si associa anche a riduzione della libido (il desiderio sessuale) e infertilità. Neurogene: patologie a carico del sistema nervoso centrale (numerose, ma fortunatamente non comuni) come sclerosi multipla, Alzheimer, Parkinson e lesioni del midollo spinale. Raramente sono il sintomo di esordio e si verificano nei pazienti affetti da tempo da queste patologie. Anche i nervi periferici possono essere danneggiati in varie situazioni patologiche, come il diabete. Vascolari: se arteriose (come l’aterosclerosi), vi è ridotto afflusso di sangue al pene; se venose, manca l’intrappolamento del sangue all’interno del corpo cavernoso dello stesso. Le patologie cardiovascolari sono una delle principali condizioni predisponenti: l’ipertensione arteriosa determina una disfunzione erettile in circa il 20% degli uomini. L’infarto cardiaco determina un deficit erettile in oltre il 45%, l’ictus o altri incidenti cerebrovascolari lo causano in circa l’85% dei pazienti. Patologie croniche: diabete (incidenza tra 35% e 75%) e insufficienza renale cronica, ma anche epatopatie di origine alcolica, patologie epatiche e neoplasie. Farmacologiche: psicofarmaci, terapie ormonali, antipertensivi, tranquillanti maggiori e sedativi ipnotici. Chirurgiche e radioterapiche: interventi chirurgici tradizionali, endoscopici, laparoscopici e robotici e radioterapia a livello della pelvi, poiché possono creare no lesioni nervose e/o vascolari. I più comuni sono la Prostatectomia radicale per il carcinoma della prostata e la cistectomia radicale per il carcinoma della vescica, oltre a tutti gli altri interventi chirurgici effettuati nella pelvi (interventi sul colon e traumi). Condizioni predisponenti: il fumo è la causa principale. Numero di sigarette e anni di fumo sono direttamente correlati, ma non solo: l’associazione del fumo con altri fattori di rischio moltiplica le possibilità di DE (ad es. nei diabetici fumatori il rischio è maggiore che nei diabetici non fumatori). A seguire, obesità, alcolismo cronico e uso di droghe. competenti: non conoscendone l’esatta provenienza, il farmaco potrebbe essere contraffatto negli eccipienti e nel principio attivo e risultare pericoloso. Spesso, poi, esso viene assunto da soggetti giovani e molto giovani che, pur non avendo problemi di DE, sperano erroneamente di migliorare la performance sessuale, magari mescolandolo a sostanze alcooliche e droghe: un cocktail assolutamente dannoso e pericoloso, perché può provocare effetti assolutamente incontrollabili! Testo raccolto da Antonella Ciana



news

si è celebrata la prima campagna nazionale “Mese della Gotta” Il “Mese della Gotta”, Campagna nazionale, è stato promosso da SIR (Società Italiana di Reumatologia) e SIMG (Società Italiana di Medicina Generale), con il patrocinio del Ministero della Salute e delle amministrazioni dei Comuni coinvolti nel progetto (Milano, Padova, Firenze, Genova, Roma, Napoli, Bari, Palermo). Per tutto il mese di Novembre operatori sanitari con strutture itineranti - nelle piazze o nei centri commerciali - hanno effetSABATO 4 FEBBRAIO - LE ARANCE DELLA SALUTE AIRC “Metti il cancro all’angolo, scegli le Arance della Salute” - Sabato 4 Febbraio i volontari di AIRC tornano nelle piazze italiane per distribuire le Arance della Salute: grazie al contributo della Regione Siciliana, oltre 400 mila reticelle contenenti arance rosse di Sicilia non trattate saranno offerte a fronte di un contributo di 9 euro, per aiutare la ricerca a rendere il cancro sempre più curabile. L’obiettivo della giornata è raccogliere quasi 4 milioni di euro. è stato ampiamente dimostrato che oltre il 30 per cento dei tumori nasce a tavola e che quindi è determinato da cattive abitudini alimentari. Per contro, una dieta Torna la GIORNATA NAZIONALE DELLA RACCOLTA DEL FARMACO Ogni anno, il secondo sabato di Febbraio, ha luogo la Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco: migliaia di volontari della Compagnia delle Opere, all’interno delle farmacie che aderiscono all’iniziativa, invitano i cittadini ad acquistare un farmaco a scelta tra le tipologie indicate dagli enti destinatari. Ciascuna farmacia provvederà a consegnare successivamente i farmaci raccolti agli enti assistenziali locali convenzionati con il Banco Farmaceutico. L’iniziativa ha consentito di raccogliere, in 11 anni, oltre 2,4 milioni di farmaci per un valore economico totale di circa 15,4 milioni di

tuato alcuni test per verificare il "rischio gotta" dei partecipanti. Sulla base dei test: un miniquestionario, la misurazione della pressione e una misurazione istantanea del livello di acido urico nel sangue, i partecipanti hanno ricevuto utili consigli sui corretti stili di vita da adottare. I dati sono poi stati registrati sulla “Pagella della Salute - Come 6”, che i cittadini potranno consegnare al proprio medico curante. La Campagna è nata per sensibilizzare gli italiani su come prevenire, individuare precocemente e controllare questa malattia in costante crescita. In Italia si stima vi siano circa 1 milione

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di gottosi, prevalentemente uomini, ma con un’aumentata incidenza femminile dopo la menopausa e tra le donne più giovani che fanno uso di diuretici per mantenere la linea. Ma sarebbero circa 5 milioni (dati SIMG) le persone che presentano livelli di acido urico elevato, quindi a rischio di ammalarsi di gotta. Fra i fattori predisponenti vi sono il sovrappeso, l’alimentazione sbilanciata e ipercalorica, lo stile di vita poco o affatto salutare, l’allungamento della vita media e gli effetti indesiderati di alcuni medicinali, come i diuretici e l’acido acetilsalicilico a basse dosi. (www.lagotta.it) corretta contribuisce a prevenire i tumori anche nei soggetti più a rischio. L’arancia rossa, particolarmente ricca di antociani quei pigmenti naturali con straordinari poteri antiossidanti - è la regina della dieta. Insieme alle arance, nelle piazze italiane sarà distribuita una pubblicazione speciale dedicata alla dieta mediterranea, con consigli utili per nutrirsi in maniera corretta e prevenire la malattia. Anche il mondo della scuola partecipa alla giornata, con l’iniziativa “Cancro, io ti boccio”: venerdì 3 Febbraio studenti, insegnanti e genitori distribuiranno le reticelle di arance nelle scuole del nostro Paese. Per trovare le Arance della Salute numero speciale 840 001 001 e sito www.airc.it euro. ANIFA (Associazione Nazionale Industrie del Farmaco da Automedicazione) ogni anno contribuisce al successo dell’iniziativa con importanti donazioni. L’iniziativa si svolge solo dove il Banco è presente e in grado di movimentare un numero adeguato di volontari. Gli esercizi aderenti all'iniziativa saranno riconoscibili dalla locandina esposta in vetrina. I farmacisti devolvono al Banco il guadagno realizzato sui farmaci che verranno donati. Le aziende farmaceutiche raddoppiano con le proprie donazioni i risultati dell’iniziativa. (www.bancofarmaceutico.org)


InformazIone PubblIcItarIa

“C’è stato un mattino in cui mi sentivo come un cancello arrugginito e troppo “rigida” per andare avanti. Ora che sto prendendo Red Oil, mi sento meglio; vado a giocare a tennis e seguo il mio giardino, che sono cose che amo fare e che mi tengono in forma. Mi sento come se Red Oil avesse ‘oliato le ruote’ del mio corpo”.

H

ilde lavora a tempo Ho ritrovato il pieno in un grande mio spirito magazzino ed è felice per il suo lavoro. Trascor- “Mi sento come se queste re il suo tempo libero con i capsule abbiano “lubrificato nipoti, in giardino e con il il mio corpo” e anche i miei amici hanno notato suo impegno al tenche il mio spirito nis club locale. Hilde: positivo stia pro“Qualche anno Non avrei mai fa ho cominciaimmaginato che un g re ss i va m e n to ad avvertiprodotto come Red te ritornando. Avere una vita re la mia età Oil sarebbe stato attiva e in moe sentivo una così importante vimento, ogni certa rigidità proper me giorno, mi permetgredire lentamente anche di rimanere te. Dopo un po’ il mio in forma e di tenere il peso spirito, solitamente buono, ha iniziato a deteriorarsi. Mi sotto controllo”. muovevo meno e ho iniziato a guadagnare peso”.

Ho provato Red Oil “Un mio caro amico, che fa il fisioterapista, mi ha parlato degli Omega 3 e di Red Oil. Ho deciso di tentare e mi son recata in farmacia ad acquistare la mia prima confezione delle capsule Red Oil. Ho iniziato ad assumerne una al giorno, al mattino, prima di colazione. Ora Red Oil è sempre sul mio tavolo della cucina.

Mantenere i vasi capillari in salute Red Oil è ricco degli acidi grassi EPA e DHA. Le capsule di Red Oil sono un impor-

Immagine di modella

Sentivo il mio corpo bloccato Ha “lubrificato” il mio corpo: Hilde ha notato come se le capsule Red Oil avessero “lubrificato gli ingranaggi” del suo corpo

tante aiuto per contribuire a mantenere un fisiologico livello dei grassi nel sangue. In questo modo, Red Oil aiuta a mantenere i vasi capillari liberi da eccessi di trigliceridi. Red Oil contribuisce, inoltre, a mantenere la pressione a livelli fisiologici. Le capsule Red Oil contengono un olio estratto dal krill, un piccolo crostaceo, proveniente dagli oceani più incontaminati della Terra, il Mare Antartico.

Ora in Italia Red Oil è in vendita nelle farmacie in tutta Italia. Per maggiori informazioni: 02.89070845 info@newnordic.it o visita il sito www.newnordic.it

Livello di grassi e pressione del sangue Con l’età diventa ancora più importante fare in modo che la nostra dieta contenga le sostanze necessarie per mantenere in salute il cuore e la circolazione, per rimanere attivi e vitali a lungo. Un apporto giornaliero di 2-4 g di

EPA e DHA è utile per aiutare a mantenere normali i livelli di trigliceridi e 3 g al giorno contribuiscono a mantenere la pressione sanguigna a livelli fisiologici. Red Oil è un integratore utile alla vostra dieta per ottenere questi livelli.

Nuova generazione di Omega 3 Prima prendevamo l’olio di fegato di merluzzo, poi l’olio di pesce e ora l’olio di krill è la nuova generazione di Omega 3. Red Oil consente diversi vantaggi. Gli Omega 3 sono sottoforma di fosfolipidi, che vengono im-

mediatamente assorbiti dal corpo e agiscono in armonia con esso. Il naturale colore rosso di Red Oil è dovuto al suo contenuto di antiossidanti naturali che permettono che l’olio rimanga fresco per molto tempo nelle

capsule. Siccome Red Oil si presenta sotto forma di fosfolipidi, è immediatamente dissolto nello stomaco, a differenza dell’olio di pesce. Pertanto, non causa il ben noto “retrogusto di pesce” dopo l’assunzione.



intervista a...

SEBASTIANO

SOMMA Attore di teatro, cinema e televisione, Sebastiano Somma muove i primi passi nel mondo della recitazione, quando ancora frequenta gli studi liceali a Napoli, interpretando classici della commedia napoletana come Miseria e nobiltà e Napoli Milionaria. Negli anni ottanta ottiene diversi ruoli nel cinema e lavora con Vanzina, Corbucci e Argento. Negli anni novanta torna al teatro con Aldo Giuffrè e Rosalia Maggio, in tournée che lo portano anche all’estero. Luigi Perelli (uno dei creatori de La piovra) nel 2000 lo vuole come interprete principale della serie televisiva Sospetti (3 edizioni) dove Somma, nei panni del procuratore Luca Bartoli, conquista il pubblico. Nel 2001 interpreta il ruolo di Giovanni Palatucci (poliziotto medaglia d’oro al merito civile per aver salvato la vita a migliaia di ebrei durante la seconda guerra mondiale) nel film Senza Confini. Sempre Perelli nel 2003 gli affida il ruolo di Rocco Tasca, avvocato penalista schierato dalla parte dei più deboli, in Un caso di Coscienza (4 edizioni sempre su RaiUno). Somma ottiene un grande successo anche per altre interpretazioni (La bambina dalle mani sporche, Nati ieri) e nel frattempo non lascia il teatro, recita infatti in Sunshine diretto da Giorgio Albertazzi, poi ne Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia con la regia di Fabrizio Catalano, e neppure il cinema (Il mercante di stoffe) film drammatico diretto da Antonio Baiocco.

Attore a tutto tondo Lei è nato vicino a Napoli, ma il lavoro l’ha portata lontano da quella città... Ritorna volentieri nei luoghi dove è cresciuto? Certamente, anche se in realtà non mi sono mai allontanato dal mio paese d’origine, esattamente da Castellamare di Stabia, perché lì vive ancora mia madre che oggi ha ottantacinque anni, quindi ci torno tutte le volte che posso. Ci racconta un episodio della sua infanzia che ricorda con particolare nostalgia?

Sebastiano Somma nel film "Il mercante di stoffe"

Non saprei descrivere un episodio in particolare, ma l’atmosfera che non posso dimenticare perché legata ai luoghi dove sono cresciuto, molto diversi da quelli di oggi, fatta di giochi, di amici, di un gruppo chiassoso di ragazzi che comprendeva anche tanti cugini, più piccoli o più grandi di me, perché le famiglie dei miei genitori erano piuttosto numerose e a giocare ci si trovava davvero in tanti. Da uno a dieci quanto conta per lei l’amicizia? Mi verrebbe da dire undici tanto è importante per me l’amicizia, quella vera e sincera. Nel mondo dello spettacolo l’amicizia è possibile, oppure la rivalità rende tutto più complicato? Certo che è possibile. Gli attori non sono diversi dalle altre persone anche se come categoria possono dare l’impressione di estraneità, rivalità o addirittura invidia. I rapporti di amicizia

nascono, così come nascono le simpatie e le antipatie in ogni altro ambiente di lavoro. Noi attori poi, siamo spesso a stretto contatto con i colleghi, ad esempio, sul set, quindi è naturale in alcuni casi approfondire il rapporto. Secondo me però le amicizie più solide sono quelle che nascono quando si è adolescenti o anche prima, sono quelle che non si spengono mai nonostante il passare degli anni. Un pregio e un difetto del suo carattere? Sono proprio due gli aspetti che mi vengono in mente subito se parliamo di carattere, ad esempio, nel lavoro sono pignolo, molto meticoloso, forse troppo tanto da fare sembrare questi atteggiamenti un difetto e non un pregio; al contrario nelle cose mie sono disattento, poco concreto nella quotidianità e questo, per chi mi sta vicino, può essere un problema: praticamente sono alla ricerca della misura giusta!!!

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intervista a... Come reagisce di fronte a chi non la rispetta? Con educazione, con ironia e in modo molto deciso se serve. La grande popolarità è arrivata con Sospetti, la serie televisiva in 6 puntate di Rai Uno. Nonostante tanti lavori importanti fatti prima, la televisione, anche per lei, è stata determinante per raggiungere il successo. Negli anni precedenti ha mai pensato di mollare la recitazione? Nel nostro Paese, negli ultimi anni, ci sono tanti problemi che possono demotivare chi vuol fare l’attore, ma non è andata meglio negli ottanta o novanta. Io ho lavorato tanto per arrivare al successo, con determinazione e volontà ferrea. Non nascondo mai le ansie e le incertezze che ho vissuto, tanto da temere di non essere adattato a fare questo mestiere, poi la passione, la voglia di fare, la mia capacità di adattamento mi hanno portato fin qui... Neppure oggi però dimentico i momenti difficili. Ci stiamo abituando a vederla nei panni del “buono”: è una coincidenza oppure una scelta? Sono arrivato ai personaggi di Sospetti e di Un caso di coscienza dopo aver maturato un percorso artistico piuttosto ampio: non sempre ho fatto personaggi così positivi, però questi ruoli hanno rappresentato per me una scelta più che azzeccata. A dire il vero, quando leggo i copioni, cerco di amare tutta la storia e non solo il personaggio che andrò a interpretare. Certo che se mi venisse offerto un personaggio più reale, con aspetti anche negativi e con molte più sfaccettature, sarei contento di potermi misurare con sceneggiature più complesse. Cinema, televisione e teatro, negli ultimi anni non si è fermato un attimo. Ha una ricetta segreta per tenere lontano lo stress? No, non temo lo stress. Come le dicevo prima sono una persona che ama questo lavoro e cerca di motivarsi sempre con delle esperienze nuove. Questo mi permette di vivere con un certo autocontrollo, diciamo un equilibrio interiore che compensa stress e fatiche, che pur ci sono. Che rapporto ha con la salute: è attento alla prevenzione o aspetta di star male per andare dal Medico? Una volta all’anno faccio un controllo generale. Alcuni timori li ho presi da mia madre,

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che tende ad esagerare un po’ alcuni sintomi, ma non sono un ipocondriaco. Diciamo che se ho sentore di qualche problema fisico mi faccio visitare subito e cerco d’intervenire prima possibile. Per un attore oltre alla forma fisica è importante la memoria: a lei è mai capitato di dimenticare la parte? è capitato a me e penso che, almeno una volta nella carriera, sia successo a molti altri attori. Quando si è sulla scena per perdere la concentrazione e dimenticare le battute basta una banalità come lo sternuto di uno spettatore o un telefonino in sala che squilla. La memoria per un attore è fondamentale e va allenata con la lettura, che serve per apprendere, ma nel nostro mestiere è soprattutto un esercizio necessario che aiuta a ricordare le battute. L’ultimo libro che ha letto? L’ultimissimo è “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia, insieme all’adattamento teatrale di Gaetano Aranica. Da quel romanzo, infatti, è tratta la pièce che per la seconda stagione consecutiva con la regia di Fabrizio Catalano (nipote di Leonardo Sciascia) portiamo in teatro, da Novembre, in diverse città italiane. Il debutto è stato a Novara. In Italia molte persone si dedicano quotidianamente al volontariato per sostenere la ricerca scientifica o per progetti di solidarietà, lei è vicino a qualche Associazione in particolare? A tante piccole realtà cerco di dare una mano. Non è per fare retorica, ma quando vedo situazioni di estrema sofferenza non resto indifferente, come l’incontro con il Piccolo Cottolengo di Tortona non poteva non avere un Sebastiano Somma insieme a Orso Maria Guerrini in una scena de "Il giorno della civetta"

seguito. Come testimonial ora aiuto l’AISNAF, una onlus nata nel 2006 che si occupa di bambini colpiti da una gravissima malattia del sistema nervoso centrale: la Neurodegenerazione con Accumulo Cerebrale di Ferro. La malattia é considerata "rara" e per l’esiguità della sua incidenza nel mondo nessuno mette a disposizione i fondi necessari per la ricerca, quindi occorre trovarli con le campagne di sensibilizzazione. Io ho una grandissima ammirazione per le persone che fanno volontariato, che scelgono di dedicare parte del loro tempo al prossimo: sono davvero speciali. Quale ritiene sia il valore principale in una persona, ad esempio, quello che vorrebbe trovare in sua figlia Cartisia? A mia figlia cerco di insegnare il giusto valore delle cose e poi vorrei che imparasse a condividere i sentimenti, non chiudersi, non isolarsi come succede un po’ ai giorni nostri. Per lei, e non solo, spero che gli anni a venire siano più sereni di quelli che stiamo vivendo noi. Una piccola curiosità, chi ha scelto questo nome così originale per una bimba: la mamma o il papà? La mamma, che pure ha un nome originale (si chiama Morgana) dopo averla vista in faccia appena nata ha deciso che Cartisia era il nome giusto e anch’io lo trovo molto simpatico. Pare che lei non frequenti né locali alla moda, né vita mondana... Cosa fa nel tempo libero? Ho già dato... come si dice oggi. Di tempo libero ne ho poco quindi appena posso cerco di fare dello sport, di vedere gli spettacoli di alcuni colleghi, ma soprattutto amo le cose semplici e al tempo stesso importanti, almeno per me, come stare con la famiglia e gli amici più cari. Mi piace condividere esperienze sempre nuove... Torniamo alla sua vita d’attore... A breve su RaiUno andrà in onda il film Il mercante di stoffe di Antonio Baiocco: una storia d’amore ambientata in Marocco; poi sono in attesa insieme agli altri attori delle ultime conferme per iniziare le riprese della quinta serie della fiction Un caso di coscienza, sempre per Rai Uno, intanto sono nei teatri più importanti d’Italia con il capolavoro di Leonardo Sciascia Il giorno della civetta. Intervista di Marina Dall’Olio


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IPOTENSIONE Sospetta iperidrosi: cosa fare? Circa un anno fa mi sono comparse sotto le piante dei piedi delle piccole macchie fastidiose che, a volte, fanno un lieve prurito. Il medico mi ha consigliato una visita specialistica perché teme si tratti di iperidrosi. Vorrei sapere se si tratta di un disturbo contagioso (non vorrei arrecare danno ai miei familiari) e quali accorgimenti sono indicati in attesa della visita del dermatologo. Franco P. (Modena)

Come affrontare l'ipotensione? Pressione bassa: perché non se ne parla mai? Sono stanca di sentire parlare spessissimo di pressione alta e mai di quella bassa. Capisco che chi soffre di ipertensione corre rischi maggiori, ma non si vive tanto bene neppure con quella bassa... Io ho 65 anni, per fortuna non soffro di patologie particolari, ma la mia pressione spesso non arriva a 110/65. Quando fa caldo sfioro appena i 90/60. Avverto debolezza, palpitazioni, mal di testa e a volte anche un senso di vertigine. Vorrei qualche consiglio per stare meglio. Grazie per risposta. Anna V. (Bologna) Risponde il Prof. Claudio Borghi

Direttore U. O. Medicina Interna Centro per lo Studio e la Cura dell'Ipertensione Arteriosa Policlinico S. Orsola-Malpighi (Bologna)

Risponde la Dott.ssa Maria Pia De Padova Specialista in Dermatologia e Venereologia Osp. Accreditato Privato “Nigrisoli” (Bologna)

Gentile lettore, dalla sua descrizione, più che un iperidrosi, penso si tratti di una disidrosi: una forma di eczema non infiammatorio, che può manifestarsi nelle persone di ogni età e sesso, spesso dopo periodi di tensione o ansia. Essa è caratterizzata da vescicole piccole, opache, profonde, in alcuni casi leggermente in rilievo, che non si rompono facilmente, con una localizzazione bilaterale e simmetrica tipicamente nel palmo delle mani, nella pianta dei piedi e nelle zone laterali e dorsali delle dita dei piedi e delle mani, spesso pruriginose, che possono associarsi ad iperidrosi, cioè eccessiva sudorazione. La malattia non è contagiosa e la sua vera eziologia non è ben conosciuta. Esistono dei fattori di rischio o aggravanti come l'iperidrosi, lo stress, il fumo e condizioni favorenti come ambienti di lavoro caldo umidi, cambiamenti climatici, aumenti di umidità, caldo o freddo eccessivo. Spesso la malattia regredisce nel giro di un mese, l'applicazione di creme cortisoniche per una o due settimane accelera la guarigione della malattia.

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Il problema della pressione troppo bassa viene di solito trattato con minore interesse rispetto al suo opposto per una ragione molto semplice: non è associato ad alcun pericolo per la nostra salute. La pressione bassa può essere un problema rilevante solo quando dipende dalla presenza di una malattia concomitante, che non è il caso della signora. In tutte le altre condizioni l'aspetto prevalente è quella del disagio soggettivo che talora causa, ma che non si traduce in alcun rischio di malattia cardiovascolari. Per quanto riguarda i rimedi possibili sono molti e di tipo alimentare-comportamentale quali: non alzarsi mai troppo bruscamente, evitare di restare fermi sotto il sole o evitare i luoghi troppo caldi. Può essere utile mangiare un po' più di sale (es. formaggio grana) o bere qualche caffé. Nei casi estremi si ricorre all'impiego di piccole dosi di beta-bloccanti, ma mi sembra che il suo caso si possa affrontare con i rimedi più semplici.

DENTI DEL GIUDIZIO. e se non c'è dolore? Togliere o no i denti del giudizio? Gent.ma dottoressa vorrei sapere quando vanno estratti i denti del giudizio. E’ vero che è meglio toglierli anche se non danno dolore? Grazie per la risposta. Martina P. (Milano) Risponde la Dott.ssa Maria Cristina Brotto Dottore in Odontoiatria e Protesi Dentale Specialista in Ortognatodonzia adulti e bambini (Milano)

Gentile Signora No, non c'è una regola fissa. Di solito, se non c'è una ragione precisa, è meglio non estrarre nessun dente sia che sia un dente del giudizio o meno. Un dente del giudizio di solito lo si estrae precocemente, intorno ai 16 anni circa, per questione di spazio per la dentatura che è a posto e non si vuole avere una spinta da parte del dente del giudizio che potrebbe rovinare il lavoro di ortodonzia. (In questo caso si chiama germectomia perché il dente del giudizio non è ancora formato del tutto). Oppure un dente del giudizio può essere estratto nell'adulto quando ha poco spazio e la gengiva intorno ad esso si gonfia spesso e dà dei problemi. Se un dente del giudizio non dà problemi, lo si può pulire bene e lasciare tranquillamente in sede perché, anche se poco, anch'esso contribuisce alla masticazione.

I contenuti che MiaFarmacia Magazine propone sono solo a scopo informativo e in nessun caso possono costituire la prescrizione di un trattamento o sostituire la visita specialistica o il rapporto diretto con il proprio Medico curante. Pertanto i Medici che collaborano a Mia Farmacia Magazine rispondono ai lettori al solo scopo di approfondire una tematica. Tutti i quesiti inviati all'indirizzo redazione@miafarmaciamagazine.it riceveranno una risposta e, a discrezione della redazione, alcuni saranno pubblicati sulla rivista.



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