ATTUALITÀ
Allarme cessioni di cani e gatti A un 2020 caratterizzato dall’effetto lockdown che aveva portato a un aumento del 20% di adozioni di animali, è seguito un anno che ha fatto segnare il fenomeno contrario, complici soprattutto gli “acquisti” effettuati attraverso associazioni poco prfessionali che operano online. Alla base delle richieste di rinuncia al pet ci sarebbero scelte superficiali e difficoltà economiche. di Stefano Radice
Se il 2020 si era caratterizzato per un for-
te incremento di richieste di adozioni di cani, +20% a livello nazionale – fenomeno che in alcune circostanze aveva lasciato i canili quasi sguarniti per soddisfare la domanda – nel 2021 è il fenomeno opposto a destare qualche preoccupazione. Soprattutto dal secondo semestre. Il Ministero della Sanità ha riferito di un numero di cani abbandonati e poi inseriti nei canili sanitari oscillante tra 80 e 90.000; un dato in linea con gli anni precedenti. Preoccupa, invece, la crescita di richieste di restituzioni o di cessione di cani di proprietà. La Lega Nazionale Difesa del Cane, nelle sue strutture ha registrato 800 casi di questo tipo contro i 600 del 2020 (+25%). Ci sono realtà locali, come l’Enpa di Monza e Brianza, in cui la richiesta di cessione di cani ha fatto registrare un +75% o come l’Enpa Piemonte con un +30-40%. Non si tratta, quindi, di animali randagi portati nei rifugi ma di cani che le famiglie di adozione hanno valutato di non voler più tenere, chiedendo il supporto dei canili. Una situazione non semplice da risolvere perché la quasi totalità degli istituti gestiti da Enpa, per statuto non può ritirare i cani di proprietà ma solo quelli vaganti e che non risultano avere proprietari; dopo dieci giorni nel canile sanitario – se non li reclama nessuno – vengono trasferiti al canile rifugio dove rimangono a tempo indeterminato a meno che non vengano adottati. In caso di particolari accordi con le amministrazioni comunali, i canili possono venire incontro alle esigenze di famiglie in difficoltà che per ragioni diverse non possono più sostenere l’impegno che richiede la cura di un cane. Diverso il discorso per i canili comunali gestiti da Lndc che hanno l’obbligo di accettare le rinunce
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di proprietà a differenza di quelli privati che agiscono a discrezione anche in base agli spazi disponibili. IL PROBLEMA DEL WEB / Alla base di queste richieste di cessione ci sarebbe spesso una certa superficialità da parte delle famiglie di pet parent che avevano preso in adozione o acquistato un cane e che improvvisamente si sarebbero accorte di non riuscire a gestirlo. I canili, prima di affidare un animale a una famiglia, seguono un percorso che porta il futuro proprietario a conoscere il suo animale; si cerca l’esemplare più idoneo a un determinato contesto. Quando si opera in questo modo, è difficile che si arrivi a chiedere la restituzione dell’animale. Il fenomeno emerso nel 2021 ha riguardato spesso acquisti fatti in Rete. Il web durante i mesi della pandemia ha registrato l’aumento di proposte che invitano a
comprare cani senza i necessari controlli indispensabili; si tratta spesso di esemplari di razza, provenienti magari dal Sud, o di cani strappati al randagismo. Non tutte le associazioni presenti in Rete sono affidabili e certificate. In diversi casi, infatti, sono arrivati nelle famiglie esemplari che non dovevano partire; cani non abituati al traffico, alla vita in città, alle ristrettezze di un appartamento. Il problema ha riguardato anche cuccioli di randagi venduti con troppa fretta mentre avrebbero avuto bisogno di essere seguiti da volontari esperti per superare i traumi prima di essere poi affidati a famiglie serie e motivate. «Da parte di troppi pet parents – interviene Giorgio Riva (Enpa Monza e Brianza) - abbiamo riscontrato il desiderio di avere un cane per vincere la solitudine dei mesi difficili durante la pandemia. Non voglio pensare che il cane sia servito solo per uscire di