Il mito del viaggio nel cinema americano contemporaneo

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IL MITO DEL VIAGGIO NEL CINEMA AMERICANO CONTEMPORANEO

Letizia Rogolino

Letizia Rogolino

Interviste a Davide Demichelis, Luca Miniero e Luca Pastore

Letizia Rogolino (1983) è nata e vive a Roma. Laureata al DAMS di Roma, oggi lavora come giornalista freelance. Ha collaborato con Mymovies.it, Best Movie online, Taxidrivers, Romalive.org, Cinemart Magazine e Coming Soon Tv. Oggi è responsabile del magazine Newscinema.it (www.newscinema.it) e Newscinema International (www.newscinema.eu) e scrive di cinema, arte, cultura e spettacolo per alcune riviste online del settore. www.falsopiano.com/ilviaggiocineusa.htm

ISBN 978-88-89782-80-4

IL MITO DEL VIAGGIO NEL CINEMA AMERICANO CONTEMPORANEO

Nel giro di poche ore, ci troviamo sperduti nel deserto del Nevada o alle prese con la natura selvaggia di paesaggi incontaminati e disabitati, a bordo di un’auto che procede a grande velocità, per portare a termine una missione o comprendere veramente noi stessi. Il cinema diventa così il nostro biglietto di andata (ed eventuale ritorno) per qualsiasi luogo: costituito da immagini in movimento, forse meglio di altre forme artistiche può descrivere il senso del viaggio e della scoperta di sé. Il genere cinematografico che più di ogni altro è il manifesto di questo tipo di film è il road movie. La sua peculiarità è la sua essenza camaleontica: pur essendo un genere a sé, il road movie abbraccia molte altre tipologie di film, dal thriller alla commedia, dal dramma alla fantascienza, creando contaminazioni complesse ed emozionanti, incentrate sul mito della scoperta e del vagabondare. Questo libro è un’appassionata introduzione al viaggio nel cinema americano contemporaneao e alla sua magia, un tema che ha incantato milioni di spettatori capaci di abbandonarsi al fluire delle sue immagini.

Letizia Rogolino IL MITO DEL VIAGGIO NEL CINEMA AMERICANO CONTEMPORANEO FALSOPIANO

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A mia madre e mio padre, mio fratello Marco, nonna Liliana e alla mia cara amica Laura, che mi permettono di realizzare i miei sogni ogni giorno.

Š Edizioni Falsopiano - 2012 Via Bobbio, 14/b 15100 - ALESSANDRIA http://www.falsopiano.com

Per le immagini, copyright dei relativi detentori Progetto grafico e impaginazione: Daniele Allegri - Roberto Dagostini Stampa: Arti Grafiche Atena - Vicenza Prima edizione - Aprile 2012


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INDICE Introduzione

p. 7

Genesi e tratti distintivi del road movie contemporaneo

p. 21

La Route 66

p. 33

Il Movimento

p. 43

Into the Wild: il viaggio picaresco

p. 57

Elizabethtown: ritorno al passato

p. 69

This Must Be the Place: Picaro torna indietro

p. 77

Paura e delirio a Las Vegas: il trip

p. 87

A bordo del furgoncino di Little Miss Sunshine

p. 93

I diari della motocicletta: il Grand Tour

p. 99

Il road movie della paura

p. 107

Il viaggio in Italia: interviste a Davide Demichelis, Luca Miniero e Luca Pastore

p. 131

Per una (provvisoria) conclusione

p. 158


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INtroDuzIoNE Fin dagli albori della civiltà, l’uomo ha fortemente sentito dentro di sé l’esigenza del viaggio: non un semplice spostarsi da un punto A ad un punto B, ma un insieme di eventi, di imprevisti, di incontri e di scoperte che formano una persona e la collocano nel grande disegno dell’ Universo. Che si tratti di viaggio per terra, per mare o nello spazio, che sia in compagnia o da soli, il viaggio diventa metafora della vita stessa dell’uomo e la strada, una compagna a volte amica a volte ostile. Fin dalla sua nascita, il cinema ha permesso alla gente di viaggiare, non fisicamente, ma in una dimensione altra e nuova, che permette di stare in mille posti diversi, pur rimanendo comodamente seduti in poltrona, nella propria casa. Quando il viaggio è protagonista di un film, noi, spettatori, ci identifichiamo con i personaggi principali, che non sono altro che viaggiatori, esploratori o gente comune che fugge dalla propria vita o vuole semplicemente trovare qualcosa di diverso e sconosciuto. Diventiamo dei cosiddetti cinenauti 1; «Chi va al cinema, ieri come oggi, non vuole solo vivere storie, emozioni, passioni, ma vuole vivere il movimento del

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mondo» 2. Nel giro di poche ore, ci troviamo sperduti nel deserto del Nevada, o alle prese con la natura selvaggia di paesaggi incontaminati e disabitati, o a bordo di un’auto che procede a grande velocità, per portare a termine una missione o comprendere veramente noi stessi. Il cinema diventa così il nostro biglietto di andata ed eventuale ritorno per qualsiasi luogo. E, costituito da immagini in movimento, forse meglio di altre forme artistiche, può descrivere il senso del viaggio e della scoperta di sé. Il genere cinematografico che, più di ogni altro, è il manifesto di questo tipo di film, è il road movie. La sua peculiarità è il suo aspetto camaleontico; infatti, pur essendo un genere a sé, il road movie abbraccia molte altre tipologie di film, dal thriller alla commedia, dal dramma alla fantascienza, creando un’opera completa ed emozionante, incentrata sul mito della scoperta e del vagare. Ci soffermeremo, in particolare, sul road movie del nuovo millennio, dal 1996 ad oggi, analizzando lungometraggi di diversi registi, ritratto di alcuni tra i più interessanti tipi di viaggio che si possono intraprendere nella vita. Non mancheranno comunque riferimenti ad

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alcuni film del cinema contemporaneo, palesemente costruiti sullo schema del road movie. La vita stessa si può definire un viaggio e, infatti, molti poeti, artisti e filosofi hanno usato questo termine. Un viaggio è creato da molte esperienze diverse, vissute in un determinato lasso di tempo che può variare da qualche ora a molti anni, esperienze positive e negative che contribuiscono a formare l’individuo, conducendolo comunque alla sua crescita personale e ad una ulteriore conoscenza, sia del mondo che lo circonda, sia delle persone che ha incontrato o che sono sempre state accanto a lui. Molto spesso, infatti, un viaggio unisce le persone che lo intraprendono insieme, in un modo particolare, difficile da spiegare se non si vive in prima persona. Molti road movie ci hanno raccontato proprio la nascita di una forte amicizia o di una passione amorosa, nati da un viaggio, poiché vivere molte esperienze e superare ostacoli insieme, rende le persone più vicine e legate da una storia comune. Basti ricordare Thelma e Louise, The Mexican, i più recenti The Lucky Ones o Assassini nati. Parlando del road movie americano, è facile che ci si ritrovi ad analizzare film come Thelma e Louise (Ridley Scott, 1991), Easy Rider (Dennis Hopper,

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1969), Duel (Steven Spielberg, 1971), Ritorno al futuro (Back to the Future, Robert Zemeckis, 1985) e altri tra i più classici ed acclamati. In questo saggio, invece, si lascia spazio al cinema più recente, poiché il road movie non è finito mai nell’ombra, altresì è stato sempre parte del cuore del cinema americano fino ad oggi. Il cinema parla del viaggio anche indirettamente o non necessariamente dedicando tutto il film ad esso, ma solo una parte. Alcuni registi, per esempio, considerano il viaggio protagonista della loro cinematografia ma in senso diverso. Tim Burton, per esempio, ci fa viaggiare con la fantasia, trasportando il pubblico nella dimensione originale e sconosciuta dei suoi film, che ritraggono sempre un posto originale, che nessun altro è capace di ricreare. Già dai primi minuti di film come Big Fish o Edward mani di forbici, La sposa cadavere, fino all’ultimo Alice in Wonderland, il regista ci prende per mano, portandoci nel suo favoloso mondo, fatto di personaggi grotteschi ma simpatici, magici e nello stesso tempo inquietanti. Egli riesce a far viaggiare lo spettatore con la mente, soltanto utilizzando una scenografia unica e delle storie emozionanti, in bilico tra il surreale e il fantastico. Per citare un altro nome, Zemeckis, che si è sempre

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contraddistinto nel panorama cinematografico, per la sua capacità di far sognare. Il cinema è nato proprio come “fabbrica dei sogni”, un mezzo per allontanarsi dalla realtà e dal quotidiano e partire per luoghi ignoti. Il cinema permette uno dei viaggi più belli della vita, ovvero quello verso la fantasia e un mondo senza preoccupazioni e doveri, senza trascurare comunque la riflessione, libero arbitrio dello spettatore nel momento in cui sceglie che film vedere. Zemeckis ci ha condotto in un viaggio nel tempo con la straordinaria DeLorean di Ritorno al futuro e ci ricorda che il viaggio fa parte della sua poetica filmica e ci dimostra che, in fondo, è davvero difficile ridurre il termine viaggio ad una sola definizione, poiché esso può essere interpretato in mille modi diversi. Pensando invece al road movie americano visto dagli occhi di un regista italiano, facciamo un balzo in avanti con il più recente This Must Be the Place di Paolo Sorrentino, in cui una rockstar lontana dal palcoscenico per molti anni, intraprende un lungo viaggio alla ricerca di un uomo che ha reso tormentato il soggiorno del padre in un campo di concentramento ebreo durante l’olocausto. Il tema del viaggio diventa protagonista anche

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qui e lo stesso Sorrentino afferma: «New York, il deserto americano, le stazioni di servizio, i bar bui coi banconi lunghissimi, gli orizzonti lontanissimi. I luoghi americani sono un sogno e, quando ci sei dentro, non diventano reali, ma continuano ad essere sogno. In questo film io mi muovo insieme al protagonista, Cheyenne, che manca dagli Stati Uniti da trent’anni. Siamo entrambi turisti, sebbene senza un biglietto di ritorno preciso». Io mi soffermerò a parlare solo di alcuni dei mille modi in cui il viaggio si incontra con il cinema, soffermandomi tra i più emozionanti e interessanti da comprendere ed analizzare. Into the Wild (Sean Penn, 2007), Elizabethtown (Cameron Crowe, 2005), Paura e delirio a Las Vegas (Fear and Loathing in Las Vegas, Terry Gilliam, 1998), Dal tramonto all’alba (Quentin Tarantino, 1996), The Hitcher (Dave Meyers 2007), Little Miss Sunshine (Jonathan Dayton e Valerie Faris, 2006), I diari della motocicletta (Diarios de motocicleta, Walter Salles, 2004) e This Must Be The Place, secondo uno studio e una riflessione sul road movie contemporaneo, possono creare un ritratto eterogeneo e completo del viaggio. La comicità, l’avventura, il dolore, la commozione,

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la rinascita, l’adrenalina e la paura arrivano sullo schermo, raccontando incontri e storie diverse. L’uomo che non si riconosce più e riscopre il suo vero Io, percorrendo l’America in lungo e in largo; giovani che non hanno idee chiare sul loro futuro e, partendo, cercano di indirizzare la loro vita verso una determinata direzione; una famiglia in crisi, piena di problemi, ricostruisce il suo equilibrio attraverso una corsa per realizzare il sogno di uno dei componenti; un ritorno ai luoghi del passato per riscoprire vecchie emozioni e ristabilire le giuste priorità; e, infine, l’andare freneticamente, tra realtà e fantasia, in un vortice di sensazioni ed emozioni, provocate dall’uso di sostanze stupefacenti. In particolare, cercheremo di comprendere cosa spinge il protagonista a partire, cosa cambia durante il suo cammino e cosa, nel finale, accade nel suo Io interiore e nella sua vita, che può migliorare nettamente, regredire allo scontento iniziale, o sconvolgere. Fondamentale un’analisi delle componenti principali del road movie: lo spazio, quindi la location e i paesaggi che fanno da sfondo alla storia; la musica, colonna sonora e protagonista attiva del film; le varie tecniche di ripresa adottate dal singolo regista e i procedimenti stilistici scelti. Il cinema on the road si presenta come un

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punto fondamentale ed imprescindibile della cultura contemporanea. «... Adesso considera un po’ questi qua davanti. Hanno preoccupazioni, contano i chilometri, pensano a dove dormire stanotte, quanti soldi per la benzina, il tempo, come ci arriveranno... e in tutti i casi ci arriveranno lo stesso, capisci. Però hanno bisogno di preoccuparsi e di ingannare il tempo con necessità fasulle o d’altro genere, le loro anime puramente ansiose e piagnucolose non saranno in pace finché non riusciranno ad agganciarsi a qualche preoccupazione affermata e provata e una volta che l’avranno trovata assumeranno un’espressione facciale che le si adatti e l’accompagni, il che come vedi, è solo infelicità, e per tutto il tempo questa aleggia intorno a loro ed essi lo sanno e anche questo li preoccupa senza fine...» (Jack Kerouac, Sulla strada).

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Genesi e tratti distintivi del road movie contemporaneo Il genere cinematografico che noi ormai conosciamo con la denominazione di road movie, secondo la maggior parte degli studi a riguardo, ha trovato la sua consacrazione nelle pagine del libro On the Road di Jack Kerouac del 1957, vera e propria “Bibbia” della protesta giovanile statunitense degli anni Sessanta. Kerouac dice che «la sua anima è racchiusa in una veloce automobile» 3. Neal Cassady, protagonista del suo libro, interpreta il bisogno di andare, di spostarsi, ma non è un esploratore, non ci sono nuove frontiere da conquistare come qualcuno vuol far credere. Né sono esploratori gli altri. «C’è un tormento che si placa spostandosi 4». Al cinema, nel 1969, Dennis Hopper e Peter Fonda decidono di scrivere insieme una sceneggiatura per un film, che avrebbe diretto lo stesso Hopper, narrando un semplice viaggio di due giovani ribelli e indifesi, per mostrare lo stato di estrema corruzione in cui versavano gli Stati Uniti alla fine degli anni Sessanta. Intitolato Easy Rider (Dennis Hopper, 1969), questo film sarà uno dei primi road movie americani che darà il via ad un vero e proprio genere cinematografico

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nuovo ed appassionante 5. Il road movie vero e proprio è un genere che mette in scena l’esistenza difficile e controversa di una generazione, che non si riconosce più nei valori normalmente accettati dalla società, ma si dirige verso un altrove illusorio e inesistente, inteso come il momento in cui l’uomo, a contatto con la vastità dello spazio, si confronta con i propri orizzonti limitati. La nascita di questo particolare tipo di film nel periodo degli anni Cinquanta - Sessanta non è assolutamente casuale, dal momento che gli studios hollywoodiani erano alla ricerca di nuove formule spettacolari, in grado di far uscire il cinema da una grave crisi d’incassi e di interesse, che si era registrata alla fine degli anni Sessanta 6. Il cinema americano, già negli anni Cinquanta, aveva risentito della nascita e della diffusione della televisione, che sottraeva molti spettatori alle sale cinematografiche. A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta si assiste ad un fermento produttivo e ad una notevole diffusione di artisti, come Scorsese, Coppola, De Palma etc...7 E di conseguenza il road movie si sviluppa all’interno della cosiddetta “New Hollywood”, mettendo in scena il ritratto di una società americana, che mostra apertamen-

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