The Art of Rebirth. Group Show: Bramante, Demetz, Minguzzi

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THE ART OF REBIRTH GROUP SHOW VENTOBLU ART GALLERY ●

DAVIDE BRAMANTE GEHARD DEMETZ ENRICO MINGUZZI ●


VENTOBLU ART GALLERY VIA CONVERSANO 14 POLIGNANO A MARE BARI ●


THE ART OF REBIRTH GROUP SHOW VENTOBLU ART GALLERY ●

DAVIDE BRAMANTE GEHARD DEMETZ ENRICO MINGUZZI ●


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The Art of Rebirth Group Show. Davide Bramante - Gehard Demetz - Enrico Minguzzi 18 maggio/15 agosto 2020 Testi di Sonia S. Braga Progetto grafico e impaginazione/Daniele Allegri/Falsopiano

Ventoblu Art Gallery Via Conversano 14/Polignano a Mare/Bari


INTRODUZIONE SONIA S.BRAGA ●

The Art of Rebirth

L’immaginazione artistica non conosce paure e distanze: è l’accelleratore creativo del pensiero, per contribuire a una nuova idea di rinascita. Dopo il lockdown, la Galleria Ventoblu è lieta di annunciare la mostra collettiva che segna la riapertura della stagione espositiva 2020. Tre artisti contemporanei, tre differenti generi, altrettante modalità espressive. Un denominatore comune: l’apertura sperimentale verso i linguaggi più internazionali della creatività. È questo confronto tra pratiche artistiche e tendenze del contemporaneo l’obiettivo della mostra “The Art of Rebirth”. Come si sono evoluti linguaggi tradizionali, che affondano le loro radici nella Storia dell’arte, e forme espressive come pittura, scultura, fotografia? Provano a raccontarlo – con l’obiettivo di raccogliere pensieri, idee ed esperienze sul tema della rinascita - le opere dello scultore Gehard Demetz, del pittore Enrico Minguzzi e del fotografo Davide Bramante. Per l’occasione i tre artisti presentano ciascuno un nucleo di opere recenti - tra le più emblematiche del loro percorso creativo - affiancate da lavori inediti, realizzati ad hoc. Questa collettiva, infatti, intreccia due aspetti di forte attualità: il primo è il concetto di crossover estetico e culturale, elemento distintivo della cultura visiva contemporanea; il secondo è l’esperienza del distanziamento sociale, qui esemplificato da un’opera che Demetz ha realizzato durante il lockdown. Ora, per ripartire insieme, raccogliamo in questo prezioso catalogo i loro lavori, accompagnati da schede storico-critiche. Con un focus sul concetto di “rinascita”, un messaggio che da sempre riesce ad avvicinare culture e linguaggi diversi.

GROUP SHOW DAVIDE BRAMANTE GEHARD DEMETZ ENRICO MINGUZZI ●


Davide Bramante

Alla sua seconda esposizione in galleria, Davide Bramante (Siracusa, 1970), artista fotografo dall’animo cosmopolita, torna con una raccolta di photos che arricchiscono l’acclamata serie “My Own Rave”. Dopo il successo della personale “The Old New World”, organizzata lo scorso anno da Ventoblu Art Gallery, ecco immagini mai esposte prima che celebrano le bellezze della Puglia. Una terra di grande fascino qui evocata dalla visione onirica di Polignano a Mare, la “perla dell’Adriatico” arrocata su uno sperone di roccia a strapiombo sul mare che si svela come un miraggio. O dai bianchissimi trulli di Alberobello, architetture dalla storia millenaria che si stagliano sull’orizzonte di un mare infinito. «Le photos sono il frutto di ciò che amo e conosco di più: i viaggi, la storia dell’arte, l’architettura e la fotografia… Mi affascina l’idea di poter condensare queste passioni in una sola immagine di grande impatto visivo», spiega Davide Bramante, che da sempre si muove a suo agio tra memoria storica e scenari immaginifici. Una geografia in continuo mutamento, uno storytelling per immagini che intreccia segrete connessioni tra archeologia del presente, racconto architettonico, heritage e tradizioni antiche di secoli. Risultato: visioni simultanee in cui tutto «si stratifica, si somma, si sedimenta per progressive sovrapposizioni. Meticolosa la tecnica: da 4 a 9 scatti non digitali, tutti realizzati in fase di ripresa, cifra distintiva di Davide Bramante che predilige fotocamere analogiche reflex e pellicole 35 mm. «Quando cerco di definire le differenze tra un fotografo e un artista fotografo, spiego che il primo raffigura la realtà così com’è; mentre il secondo ne crea un’altra, parallela e allo stesso tempo irreale e immaginifica. Simile ai nostri ricordi, simile ai nostri sogni». Sono molteplici le topografie della sua avventura creativa, che in passato l’hanno spinto a percorrere anche latitudini orientali, da Pechino a Shanghai a Hong Kong. Basti pensare a un’opera come Celestiale Shanghai (2007): una fotografia pittorica, intensa, quasi un’apparizione sospesa tra sogno e realtà. «Ciò che più mi ispira è la scoperta dei luoghi che di volta in volta desidero visitare, perché si possono guardare con occhi sempre nuovi».

GROUP SHOW DAVIDE BRAMANTE ●


Davide Bramante, “My own rave�, Celestiale Shanghai, foto a colori non digitale (tecnica delle esposizioni multiple), 2007


Davide Bramante, “My own rave�, Polignano (mare mare), foto a colori non digitale (tecnica delle esposizioni multiple), 2020


Davide Bramante, “My own rave�, Matera (yellow night), foto a colori non digitale (tecnica delle esposizioni multiple), 2020


Davide Bramante, “My own rave�, (tetti e trulli), foto a colori non digitale (tecnica delle esposizioni multiple), 2020


Davide Bramante, “My own rave�, Alberobello (Skyline), foto a colori non digitale (tecnica delle esposizioni multiple), 2020


Gehard Demetz «Sono più bravo con le mie sculture che con le mie parole». Gehard Demetz (Bolzano, 1972), presenza fissa alle grandi fiere internazionali, predilige la nobile arte della scultura lignea, da lui declinata in chiave attuale grazie all’ibridazione con l’estetica dei mondi digitali. Ne sono prova i tasselli che Demetz intaglia e dispone con cura meticolosa, come fossero pixel. L’effetto d’assieme, però, ha una resa di sorprendente verosimiglianza: una cifra quasi iperrealistica, in particolare nel modellato dei volti. «L’uso di moduli è ciò che mi dà la possibilità di modellare e allo stesso tempo costruire la scultura», spiega l’artista altoatesino. I soggetti preferiti di Demetz rimandano al pensiero di Rudolf Steiner, teosofo austriaco e fondatore dell'antroposofia. Ecco quindi bambini colti in atteggiamenti fortemente espressivi, che coinvolgono emotivamente lo spettatore: «Voglio che l’osservatore instauri un contatto con i miei lavori, che abbia quindi un ruolo attivo. L’estetica, infatti, è una questione del tutto relativa: mi aiuta, cioè, a raccontare una storia in modo del tutto personale», prosegue lo scultore. È in questa spiazzante ambiguità tra illusione e mimesi del reale («raffiguro sempre “bambini adulti”, anche nei loro pensieri, come si evince dalla postura») che l’alchimista del legno, creatore di artifici tecnici e formali, plasma sculture permeate di temi esistenziali e di riflessioni sulla condizione umana. «Amo il non-finito, per me sinonimo di libertà espressiva». Oggetti simbolici segnalano che il personaggio si trova davanti a una svolta, un giro di boa forse insuperabile. Il simbolo è il fulcro del problema, ombra stessa dell’enigma da risolvere. Enigma di un futuro, forse neanche troppo lontano, che attende di prendere forma. Perché Demetz predilige la scultura in legno? «Da sempre, in Val Gardena, esiste un’importante tradizione artistica legata alla statuaria sacra. Il mio interesse per la scultura in legno risale proprio alla mia infanzia. Un’artigianalità che nell’arte deve però convivere con un upgrade ideativo e concettuale. Il legno, inoltre, è un materiale organico, caldo». Dal suo debutto nel 2005, Gehard Demetz (vive e lavora a Selva di Val Gardena) è stato invitato da importanti gallerie a esibirsi negli Stati Uniti, in Spagna, Germania e Corea. Ha anche realizzato sculture monumentali su commissione per collezionisti di tutto il mondo.

GROUP SHOW GEHARD DEMETZ ●


Gerhard Demetz, Ragazzina Daddy Shoes, scultura in legno (particolare), 2019


Gerhard Demetz, Ragazzina Daddy Shoes, scultura in legno (particolare), 2019


Gerhard Demetz, Ragazzina Daddy Shoes, scultura in legno, 2019


Gerhard Demetz, Ragazzino Cold Water, scultura in legno, 2019


Gerhard Demetz, Ragazzino Cold Water II, scultura in legno, 2020


Enrico Minguzzi Visioni poetiche, talvolta oniriche, popolano le opere di Enrico Minguzzi. Nato nel 1981 a Cotignola (Ravenna), si è laureato all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2008. Affascinato dalla pittura, suo medium d’elezione, Minguzzi realizza dipinti sospesi tra figurazione e astrazione. Come topografie di un paesaggio interiore, queste opere evocano luoghi della sua infanzia, da lui trasformati in opere astratte in cui si avverte l’eco della natura. L’attenzione, in questi lavori, è tutta sul colore, elemento costruttivo e insieme concettuale. Ci sono spazi aperti, praterie, boschi e sterpaglie, cieli limpidi o plumbei, definiti da contrasti cromatici che enfatizzano la plasticità della pittura. I pigmenti fluorescenti, legati da resine epossidiche, accentuano la resa prospettica della composizione, conferendo alle sue opere una fisicità quasi tridimensionale. È una pittura empatica quella di Minguzzi, in cui si avverte l’eco degli “ultimi naturalisti” (la definizione è di Francesco Arcangeli, storico dell’arte, poeta e direttore della Galleria d’Arte Moderna di Bologna dal 1958 al 1968), corrente che definì un preciso momento dell’Informale italiano. Oggi, con la medesima attitudine sperimentale, riscrive in termini contemporanei una delle stagioni più entusiasmanti della storia dell’arte. Le composizioni di Minguzzi sono infatti ricostruzioni di luoghi impressi nella sua memoria paesaggi che stabiliscono nuove condizioni formali e percettive, nell’idea, come la definisce l’artista, di «disequilibrio perfetto». Questa nuova serie di dipinti conduce a esiti inaspettati, racchiusi nel gioco di contrasti che s’instaura tra matericità del colore ed evocazione figurativa. Forme e colori del paesaggio diventano tessiture di una natura “altra” astratta e sublime. Così Enrico Minguzzi trasferisce nella fisicità della materia pittorica le sensazioni scaturite dal confronto con il puro dato naturale.

GROUP SHOW ENRICO MINGUZZI ●


Enrico Minguzzi, Frammento, oil on resin on linen, cm 80x100, 2019


Enrico Minguzzi, Ostro, oil on board, cm 40x50, 2019


Enrico Minguzzi, Sereno, come il cielo, oil on epoxy resin on linen, cm 80x100, 2019


Enrico Minguzzi, Terra verde, oil on board, cm 18x24, 2019


Enrico Minguzzi, Sabbia I, oil on board, cm 30x24, 2019, e (a destra) Sabbia II, oil on board, cm 30x24, 2019


THE ART OF REBIRTH GROUP SHOW VENTOBLU ART GALLERY ●

DAVIDE BRAMANTE GEHARD DEMETZ ENRICO MINGUZZI ●


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