Immagini dal Territorio.

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IMMAGINI DAL TERRITORIO

L’immaginario come forma di strutturazione del territorio in alcune località del Piemonte e della Sardegna.





Lo sguardo di un'anziana signora mentre racconta storie e vicende del passato, con i suoi acciacchi fisici e con la sua vocina un po' tremolante. Antiche abitazioni appartenenti alla stessa famiglia da generazioni, costruite con muri di argilla cruda e pietra. Vecchie cascine di campagna dove si respira la tradizione del passato e paesaggi rurali caratteristici di una bellezza unica. La bontà d'animo di chi ha vissuto la propria gioventù in un'epoca lontana e completamente diversa, un'epoca in cui nelle serate fredde

d'inverno si stava davanti al fuoco e si raccontavano storie di fantasia. I visi scavati di vecchi contadini che hanno lavorato la terra per maggior parte della propria esistenza, o di bambini senza scarpe che si svegliavano nel cuore della notte per andare a pascolare il gregge sul monte, perché una volta era così. Il velo di magia e mistero che si nasconde dietro a quello che può sembrare un semplice rudere, un ulivo secolare, una collina o una montagna. Questo insieme di immagini e sensazioni rimarranno impresse nella mia mente per sempre e le porterò dentro al mio cuore, quando pensando a questo periodo durato circa un anno, capirò che il bello di questa ricerca, alla fin dei conti, è stato proprio tutto questo.



A Mamma, PapĂ , Alessia e Nonna



INTRODUZIONE



Un territorio non è soltanto ciò che si vede passeggiando o osservando

Grazie all'aiuto di persone che mi hanno visto nascere e crescere, ho

la conformazione fisica e morfologica, ammirando l'architettura o

avuto la possibilità di effettuare un numero elevato di interviste ad

analizzando lo sviluppo che ha avuto nel corso degli anni, dei secoli,

individui per lo più anziani, con un livello di istruzione basso e di

dei millenni. Non è sufficiente tutto questo. Bisogna compiere lo sforzo

estrazione sociale quasi sempre contadina.

di vedere cosa c'è dietro, che cosa gli abitanti di un'area hanno da

all'interno di case antiche, abitazioni con una grande storia alle spalle e

raccontare in merito ai vari aspetti dell'immaginario simbolico. Il

cascine contadine caratteristiche dei luoghi. Queste costruzioni con la

territorio racconta se stesso autorappresentandosi e ci regala delle

loro tradizione e il fatto di essere tramandate di generazione in

immagini e dei simboli attraverso la voce e gli sguardi dei suoi anziani,

generazione, svelano un fascino unico regalando emozioni. Durante le

dei contadini, della gente nata e cresciuta in quel luogo. Il territorio

interviste non poche volte mi è capitato di immaginare la stessa casa o

parla. Un Architetto deve avere conoscenze tecniche molto ampie per

la medesima stanza in cui mi trovavo in maniera differente, con gli

poter eseguire al meglio la sua professione, abilità che si possono

occhi di chi ci ha vissuto per l'intera esistenza e ha condiviso momenti

migliorare attraverso una pratica costante, ma soprattutto grazie alle

ed esperienze che oggi non esistono più. Tramite le usanze del passato,

tante ore spese sui libri a studiare. Non tutto però può essere studiato

l'arredamento antiquato e la vita diversa che si svolgeva un tempo. La

sui libri. Ci sono cose che si possono estrapolare dal proprio guscio

casa è vissuta dalle persone che ci abitano come se fosse un po' il loro

soltanto effettuando azioni dirette, così come è accaduto con le

mondo, la loro realtà, ma soprattutto è il valore che essa rappresenta

interviste svolte. Non si può conoscere un territorio soltanto

ciò che è davvero importante. Tutto quello che è stato tramandato dai

studiandolo o effettuando un sopralluogo. Il ruolo dell'Antropologia

nonni e dagli avi è la linea di vita che viene seguita e che plasma

all'interno del percorso di laurea in architettura ci permette di avere una

l'esistenza delle persone e la tradizione di questi luoghi. Naturalmente

sensibilità più elevata nel momento in cui si va ad agire su una data

questo tipo di ricerca non si può effettuare all'interno delle grandi città

zona e ci mostra il perché sia cambiato il modo di vivere la casa e il

in cui il contesto sociologico è completamente differente rispetto a

territorio. Il lavoro svolto per la redazione della Tesi è stato un

piccole realtà rurali. Il lavoro è stato svolto in piccole Frazioni e in

qualcosa che già conoscevo grazie alla ricerca precedentemente fatta al

Comuni modesti con un basso numero di abitanti. Per lo più piccoli

corso di Antropologia Culturale, tuttavia ogni intervista realizzata mi

centri dove le persone si conoscono fra di loro. Molto probabilmente da

ha lasciato un segno importante ed è stata vissuta come un esperienza

una Tesi di Architettura ci si aspetta un lavoro diverso da quello svolto

di arricchimento personale e culturale in quanto mi sono sentito un

e la domanda può sorgere spontanea leggendo le prime righe.

vero e proprio ricercatore.

Sono stato accolto


«Che legame ha tutto questo con l'Architettura?»

Quando incontrai il Professor Alberto Borghini per la prima volta, devo

Il materiale raccolto rientra in un progetto di ricerca intitolato:

ammettere che rimasi piacevolmente sorpreso ma allo stesso tempo leggermente perplesso. La prima lezione di Antropologia Culturale, dopo aver presentato il corso e aver spiegato in cosa consisteva la

IMMAGINI DAL TERRITORIO. L'immaginario come forma di strutturazione del territorio

ricerca, uno studente gli chiese in che modo tutto questo poteva essere

L’archivio che contiene tutto il materiale raccolto negli anni in giro per

collegato con la professione dell'Architetto, soprattutto come avrebbe

l’Italia e non solo, il CENTRO DI DOCUMENTAZIONE DELLA

mai potuto aiutare nella fase di progettazione raccogliere storie di

TRADIZIONE ORALE di Piazza al Serchio (LU), è un serbatoio

fantasia relative a streghe, diavoli, folletti, giganti o quant'altro?

culturale da cui non si può prescindere ai fini della progettazione e

La risposta del docente fu più o meno questa:

della rappresentazione culturali sul territorio e l’ambiente. Finalizzato alla salvaguardia del patrimonio culturale che vanta storie, leggende,

«Se devi progettare un edificio in una zona di campagna, e in

tradizioni, superstizioni, fatti di medicina popolare tramandati

quell'area c'è un albero dove la gente del posto raccontava che lì ci

oralmente e destinati ad essere dimenticati. La raccolta di queste

andavano a ballare le streghe, tu cosa fai? Tagli l'albero o cerchi di

testimonianze è avvenuta sul campo mediante l'uso di un registratore

valorizzarlo?».

audio digitale. Il concetto di Autorappresentazione del Territorio è molto importante ai fini della comprensione della ricerca e del suo contenuto culturale. Attraverso le interviste che regalano materiale ai

Penso che il senso di tutta la ricerca e di ciò che essa rappresenti nel

ricercatori, che in questo caso sono gli studenti come me, si possono

suo legame con l'architettura sia racchiuso in questa risposta.

definire delle sottili linee guida che generano e definiscono le funzioni simboliche degli spazi, vale a dire la conoscenza del territorio attraverso l’immaginario simbolico riferito a certi luoghi. Questo processo molto legato alla sfera del culturale riferito al territorio regala una rivalutazione di esso grazie ad attività di approfondimento culturale.


L’Architetto è così spinto a descrivere e percepire il paesaggio come un qualcosa di oggettivo e non più soggettivo, in quanto non è più soltanto ciò che vede e capta passeggiando o effettuando un sopralluogo su una data area, ma si ritrova ad avere conoscenze aggiuntive e fondamentali al fine della realizzazione di un progetto di tipo CULTUROLOGICO. Tutto ciò che riguarda la valorizzazione del paesaggio e la definizione dell’identità culturale del territorio, è inscindibile dall’indagine sul campo finalizzato a raccogliere materiale folklorico che ha il compito di recupero e restauro culturale dei luoghi. L'indagine è stata effettuata in due aree molto diverse fra loro, in due regioni d'Italia differenti: La Rocca di Cavour in Piemonte.

Piemonte e Sardegna.

La parte relativa al Piemonte riguarda la zona del Pinerolese e la maggior parte delle interviste sono state realizzate per lo più nel zona adiacente al Comune di Cavour. Per quanto riguarda la Sardegna la ricerca ha avuto come fulcro le zone del Medio Campidano e della Marmilla e il materiale è stato raccolto soprattutto nel Comune di Genuri. Due luoghi diversi e distanti tra loro, tuttavia in entrambi i casi ogni attestazione orale riportata appartiene all'immaginario collettivo nei riguardi del territorio.

Campagna della Marmilla in Sardegna.





INDICE


1. Piemonte

1.1 Pinerolese Barge

24

Pramollo

78

Bibiana

26

Prarostino

80

Bobbio Pellice

28

Riaglietto

82

Cantalupa

32

Roletto

84

Cavour

34

Roure

86

Cavour (Fraz. Zucchea)

38

San Germano Chisone

88

Cumiana

42

San Secondo di Pinerolo

90

Cumiana (Fraz. Borgata Oreglia)

44

Staffareda

92

Fenestrelle

46

Villafranca Piemonte

94

Garzigliana

50

Villar Pellice

100

Macello

52

Villar Perosa

102

Massello

54

Villasecca

104

Osasco

58

Perosa Argentina

60

Pinasca

64

Pinerolo

66

Porte

70

Pragelato

72

Prali (Fraz. Serrevecchio)

76

1.2 Altre Aree Settimo Torinese

108

Torino

109


2. Sardegna

2.1 Marmilla

2.1 Altre Aree

Ales

114

Dorgali

202

Baradili

116

Dualchi

203

Barumini

118

Iglesias

204

Genuri

120

Gesturi

162

Macomer

205 206

Nureci Gonnoscodina

207

164

Isili

166

Las Plassas

168

Lunamatrona

170

Pauli Arbarei

172

Setzu

174

Siddi

186

Sini

188

Tuili

194

Ussaramanna

196

Villacidro

198

Tresnuraghes

208

Audiografia Interviste

211

Ringraziamenti

213



1. Piemonte



1.1 Pinerolese


Barge

Il Ravass <<Ne avevo sentito parlare… del… raccontavano che c’era un mostro a Barge… il Ravass… era una specie di…. di… era altissimo e era tutto peloso… e girava così nelle montagne sopra Barge… me l’aveva raccontata una volta mio nonno quando ero piccolo e molte volte me lo immaginavo… per esempio facevamo dei disegni così con… però e

perché a me… quello mi faceva paura… dicevano che era così… era cattivo poi andava in giro e la gente aveva paura… e alcuni molte volte gli portavano da mangiare perché… per farlo stare buono perché avevano paura… viveva così nelle montagne… era un mostro… era proprio un mostro una creatura così… […]E c’era il racconto di questo Ravass che poi una volta l’avevano ucciso… la gente aveva paura… e una volta un signore lì di quelle parti lì aveva preso una spada e lo avevo affrontato così in un duello… e gli aveva tagliato la testa e dicevano che quando quello lì è andato per colpirlo… per tagliarli la testa… la mano… il braccio di quello lì era accompagnato dal braccio della Madonna… e poi la testa del Ravass era rotolata giù dalle montagne lì dove avevano combattuto e tutto… e niente dice che poi dove la testa si è fermata avevano fatto… avevano costruito una cappella… per la Madonna… la gente pensava che quello era il Vista della Chiesa di San Giovanni Battesta e la torre del Castello inferiore.

Diavolo… […]>>.

24


Vista aerea di una parte del Comune di Barge. Sullo sfondo la Rocca di Cavour.

25


Bibiana

Il Ponte del Diavolo <<Si diceva del Diavolo… per esempio mi viene in mente a Bibiana… vicino al Ponte che c’è lì nel paese… avevo sentito che il Diavolo viveva lì e aveva scavato un buco enorme in una roccia per far arrivare l’acqua nei prati… perché aveva fatto un patto con… un monaco si era… gli aveva venduto l’anima al Diavolo… e se tu vai ora

a vedere vicino al Ponte del Diavolo lo chiamano… c’è una roccia con questo buco… […]>>.

Vista aerea del Comune di Bibiana con la Rocca di Cavour sullo sfondo.

26


Bibiana.


Bobbio Pellice

La Conca del Pra <<Sulla “Conca del Pra”… c’era un racconto di fate… era molto bello anche se era lungo e non me lo ricordo bene però… si diceva che c’erano queste fate… perché prima lì il… dove c’è il prato oggi si diceva che era un lago… nel lago abitavano tutte queste fate che stavno lì… e un giorno avevano… una di loro aveva detto a un

signore… un contadino credo che fosse… di scappare che dovevano asciugare il lago… perché dovevano togliere una roccia e il lago… il lago poi avrebbe inondato la valle lì di… della zona di Bibiana giù di là… e niente queste fate allora avvertono il contadino di dire a tutti gli abitanti di scappare… dalla… perché se no rimanevano tutti annegati… e dopo un po’ di giorni il lago… tutta l’acqua aveva inondato la valle e… però erano tutti salvi… e da questo lago che non c’era più era spuntata la Rocca (di Cavour)… poi queste fate le La Conca del Pra.

avevano condannate a morte mi sembra ma non mi ricordo bene questa storia qui… […]>>.

28


<<Un altro sempre sulla Rocca di Cavour e quel racconto sulla storia

<<Avevo sentito che lì… che c’è la “Conca del Prà” (Conca del

del lago… perché un tempo nella Conca non c’era il prato ma c’era un

Prato)… eh lì dicevano che una volta c’era il mare… era tutto

lago… dicevano addirittura alcuni che c’era il mare… ma io la sapevo

sommerso dall’acqua… si raccontava anche che lì vivevano le…

del lago… la “Conca del Prà” (Conca del Prato)… che è dove c’è

c’erano delle fate che un giorno avevano deciso di prosciugare tutto…

Bobbio Pellice… lì una volta c’era un lago e… nelle grotte lì vicino…

e avevano inondato i paesi vicini… eh niente… si diceva… ma poi

in questo lago c’erano le fate che stavano lì che governavano… un

sai… erano… che da questo mare era emersa la Rocca… poi però

giorno decidono di scagliare un fulmine… o una magia sul costone

non… non mi ricordo bene… […]. Le fate vivevano… c’è una leggenda

roccioso che conteneva il lago… lo chiamavano costone della

che racconta di fate e esseri così magici… dove c’è la Conca del Pra…

Maddalena e si diceva che in tre giorni il lago non c’era più e intanto

si diceva che prima c’era un lago dove abitavano le fate… e poi

aveva inondato Bibiana e dopo tutto questo fatto… questa inondazione

l’avevano svuotato con… perché avevano fatto crollare una crosta

era uscita fuori la Rocca di Cavour… fino a laggiù… come un’isola

rocciosa… una roccia gigante che aveva spazzato via tutta l’acqua…

quasi… però le fate non erano scomparse ma erano rimaste nel Prà…

che c’era lì… e poi si è… si era formata la Rocca di Cavour in quel

la fata che aveva comandato di togliere il lago era stata murata in una

punto… l’avevano fatto tutto le fate questo… erano le fate custodi del

grotta perché… non mi ricordo forse l’avevano condannata a morte le

lago… vivevano nelle grotte… stavano lì poi uscivano di notte a volte

persone lì del posto… era un po’… forse non era così però io mi

erano tutte luminose… erano storie che si sentivano…[…]>>.

ricordo di queste fate… e una l’avevano messa in una grotta… […]>>. <<La “Conca del Prà” dicono che sia un posto dove si va a cercare fortuna… è un posto molto bello ci vanno per le escursioni… in passato

ci andavano molte persone perché è di passaggio… e un posto magico in certi sensi… poi tutti questi racconti… con le fate eccetera a volte quando ci passi ci pensi a queste… […]>>.

29


La Conca del Pra.


La Val Guichard <<Nel vallone che c’è a Bobbio Pellice… la valle che si chiama Val Guichard (Valle Guicciarda)… dove c’è un… c’è il “Coumba dei Carboneri” (Canale dei Carboneri)… lì in quelle zone c’erano dei pastori… si facevano i formaggi il latte… cose così… e avevano raccontato una volta una leggenda… una storia che si sentiva… si raccontava di un pastore che era bravissimo a fare i formaggi… i suoi erano i più buoni di tutta la valle… questo signore… questo pastore… viveva in una grotta lì in Val Guicciarda e l’ingresso era… all’ingresso c’era una roccia… un masso… e tutti volevano sapere il segreto dei suoi formaggi perché erano troppo buoni… e volevano catturarlo altri pastori per farsi raccontare… eh lui la notte… perché aveva una morosa… gli piaceva una ragazza e andava sempre a spiarla di notte… e una notte gli avevano fatto una trappola e… per catturarlo ma non erano riusciti… non lo prendevano mai! E una fata lì della valle aveva consigliato ai pastori… perché non riuscivano mai a catturarlo… gli aveva detto… “Incollate delle scarpe e mettetegliele davanti all’ingresso della grotta!”… così lui le aveva provate e era rimasto intrappolato… e poi… aveva… l’avevano portato in una cella… al Il Vallone dei Carboneri nella Val Guichard.

ripiano della Sele… e l’avevano messo a lavorare a manipolare eccetera… e si era messo a fare burro formaggi… e intanto gli altri lo

Il “Ripiano della Sele” è un luogo della Val Guichard dove veniva manipolato il latte e i pastori si riunivano e molto probabilmente in quelle ore di compagnie venivano raccontat6e storie fantasiose dell’immaginario simbolico di questi luoghi.

guardavano per imparare… però poi era riuscito a fuggire… e non avevano mai scoperto fino in fondo il suo segreto… i trucchi che usava… era più bravo di loro…[…]>>.

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Cantalupa

Prà del Loup <<Perché i lupi molte volte si sentivano in queste storie qui dei paesi vicini… che le raccontavano sempre… poi anche per farci paura quando

eravamo

bambini

che

ci

dicevano

sempre…

“Non

allontanatevi che ci sono i lupi!”… allora noi poi… però non è che… e a Cantalupa ne avevano visti tanti nel… negli anni passati… adesso di

meno perché se li vuoi vedere devi andare proprio… però intanto… mi ricordo avevano detto che una volta li avevano visti là… dalle parti della Val Lemina… ma li sentivano eh… sempre questi ululati che c’erano… e versi eccetera… erano sempre lì vicino al… a quella zona lì di Cantalupa… e io a volte avevo anche paura… e dicevo “Speriamo che non vengono qui!”… poi una volta un signore ne aveva visti anche qui vicino… e lì mi ero spaventato… ero già ragazzo però non mi ricordo bene ora… […]. Di là… (a Cantalupa) c’è una… un prato una zona che si chiama il “Prà del Lup” (Prato del Lupo) e non so perché si chiamà così… ma sarà… perché lì c’erano sempre i lupi come ti ho già detto… era proprio una… in quella zona ce n’erano sempre si sentivano sempre… c’era la gente che aveva anche paura però poi… e questo… è lì vicino… prima della Frazione San Martino che c’è giù di là… […]>>.

32


Cantalupa vista dal Monte Brunello..


Cavour

La Rocca di Cavour << C’è per esempio la leggenda… della… sulla Rocca di Cavour…

doveva chiedere il permesso al padrone che era il… il padrone di

che si diceva che un tempo ormai lontano… ma non si sa quando…

quelle Alpi lì... e poi… noi ridevamo sempre con la nonna che ce lo

quanto tempo… e niente una volta si diceva che il Monviso era in

diceva… questo… il Monviso… aveva fatto una… una cacca lì… un

Africa… era in Africa e non era qui a… qui nelle Alpi… c’era la… si

bisogno… e quella era la Rocca… la Rocca di Cavour era nata così…

raccontava la storia che a me me la dicevano da bambino no… per…

la nostra nonna ci diceva sempre… poi quando andavamo dicevamo

quando ci trovavamo così la sera a raccontare le… e si diceva che

sempre guarda guarda che lì c’è… […]>>.

appunto Atlante era… lui comandava… era si diceva il padrone del mondo… che portava il mondo sulle spalle… e allora aveva anche il Monviso sulle spalle e quello gli pesava eh! E niente… aveva deciso

<< Sulla rocca se ne raccontavano un po’ di storie… però non so

che era ora di liberarsi di questo peso e non mi ricordo se l’aveva

perché dicevano… che era un bisognino del Monviso… e poi perché

schiacciato o qualcos’altro… non… e doveva metterlo da un'altra

era in Africa… non so si diceva era la… la storia della tradizione orale

parte perché là pesava troppo… allora niente ci raccontavano… mi

che c’era… perché non sapevamo a volte che giochi fare e allora ci

ricordo la mia nonna che a volte ce lo diceva… ma eravamo piccoli…

raccontavano queste storielle… leggende… di… […]>>.

anni e anni… però era bella… mi piaceva tanto la storia… il Monviso era al caldo in Africa e gli piaceva perché lì stava bene… era in Marocco mi pare… o in Africa comunque che lì faceva caldo… e allora Atlante gli aveva ordinato di andare a trovarsi un altro posto no… e quindi cammina cammina… un lungo cammino… e era arrivato fino a qui… a Cavour… lì da quelle parti qua vicino… Subito gli era piaciuto il posto… poi lì c’erano… era insieme a altre montagne e allora subito aveva fatto amicizia… era una storiella proprio… però

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<< Mah… sulla Rocca di Cavour per esempio ci sono un sacco di

“Bërgniff” (Bërgniff è uno dei nomi utilizzati in Piemonte per indicare

racconti… tutte leggende cose… racconti fantasiosi che ci dicevano… i

il Diavolo)… eh niente dicevano che andava in giro qui per la

nonni… o i nostri genitori… perché si passava così il tempo a volte

vallata… andava e girava tutto il giorno per cercare anime da portare

non… era bello ascoltare queste cose che ci raccontavano… poi io mi

con lui quando poi tornava la sera a casa… e una volta era tornato

incantavo… comunque sulla Rocca c’era un racconto che mi sembra

nella sua grotta la sera tardi e aveva preso un bel bottino di anime…

che fosse… parlava del Diavolo che ci… che girava per Cavour si

perché poi lui le teneva in un sacco queste… e… e allora era tornato a

diceva con un grosso sacco nero e dentro questo sacco nero che teneva

casa e aveva fame era stanco che aveva girato tutto il giorno e lì c’era

sulle spalle aveva… dentro c’erano le anime dei dannati che portava…

la schiava… la… che faceva tutte le faccende… e gli aveva preparato

che dovevano andare all’inferno con lui… e tutte queste anime erano

la minestra a Bërgniff… solo che quando si mette a mangiarla era

agitate e si muovevano dentro al sacco tutte furiose che non riuscivano

bollente e si era scottato… allora si era arrabbiato tantissimo e aveva

a stare calme… e dentro c’erano tutti questi dannati… avari…

preso una roccia non so una pietra… e l’aveva scagliata contro la

violenti… ipocriti e chi più ne ha più ne metta! Il Diavolo era tutto

ragazza che era fuggita… intanto era scappata perché aveva paura…

preso a tenere questo sacco che si muoveva con forza… ma a un certo

niente questo masso era precipitato e si era andato a mettere in mezzo

punto… scivola perché lì c’era tutto il terreno viscido e umido… e via

alla valle… e quella era la Rocca di Cavour… era nata così la… poi

tutto questo sacco che si era aperto e tutti questi dannati erano

negli anni dopo pian piano il vento che soffiava portava fiori…

scivolati fuori dal sacco e si erano irrigiditi tutti… e questo ammasso

alberi… e cose così… vegetazione sulla rocca che era diventata

di dannati avevano formato la Rocca di Cavour…[…]>>.

verde… era più bella… e il Diavolo una volta voleva salire e… era salito fino in cima e aveva visto una croce allora era precipitato giù…

<<Si erano irrigiditi perché erano talmente malvagi che non

e poi così… […]>>.

riuscivano a muoversi… le loro anime erano… rigide di pietra… e quindi si erano ammassati tutti e avevano formato la Rocca di

<<Se vai a vedere ci sono dei… come dei segni di unghie sulle rocce…

Cavour…>>.

mi sembra che le chiamino “Ongià dël Diao” (Unghie del Diavolo)… è bellissimo lì su quando vedi tutto… il… […]>>.

<<Di storie ne sentivi tante… quando ero bambino io poi… sulla Rocca di Cavour se ne raccontavano poi sai da bambini cosa avevi… a noi ci piacevano ce le raccontavano erano belle… mi ricordo quella di

35


<< Me ne ricordo una che sentivo ogni tanto qui nel… era sulla Rocca

Pasquetta… cercando con la gente così… e sempre andavamo a

di Cavour… dicevano che c’era un gigante… poi non so… era un…

vederlo il pozzo… proprio lo dicevano proprio… gli facevano anche il

stava nel regno dell’Olimpo era con tutti gli altri Dei… e c’era Giove

rosario una volta alla settimana… da dov’è che partiva che passava da

che una volta era arrabbiato con Bram… così si chiamava questo… il

Cantogno e poi passava per la Rocca di Cavour… da dove partiva…

gigante si chiamva così… e allora Giove una volta non so cosa gli

da Castagnole… non mi ricordo…>>.

aveva fatto… era arrabbiatissimo e aveva staccato una roccia per lanciargliela a Bram che intanto stava scappando nella pianura che c’era lì… e questa grande roccia… o una montagna che fosse ora non mi ricordo… però non ha importanza… e quella era la Rocca di Cavour… e una delle storie che ti raccontavano sul… e c’era la Torre una volta e la chiamavano la “Torre di Bramafam”… per…[…]>>. <<”Torre di Bramafam” perché si sentivano a volte dei… come dei

mugugni venire dalla Rocca si diceva… ma forse sai a volte il vento o quelle cose… si credevano a queste… però dicevano che era il gigante che aveva fame… “Bramafam”… però si dicevano così non è che poi… sai…>>. <<Sulla Rocca… sulla Rocca andavamo sempre tutti gli anni… a

La Rocca di Cavour.

Pasquetta… a fare merenda sulla Rocca… c’è il pozzo che buttavano giù la gente…dentro la gente… sulla Rocca di Cavour… c’è ancora il pozzo proprio lì se vai in punta c’è un bel pozzo… si raccontava una volta… è vera lo dicevano… con le guerre… che c’erano quelle cose lì che buttavano i prigionieri che buttavano giù la gente dal pozzo… io sono andato a vederla… tutti gli anni si andava a merenda a

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<<Mah io avevo sentito lì sulla Rocca che c’era già… una storia…

e era scomparso… proprio non c’era più nessuno… ma questa ce la

perché… prima di salire di imboccare lì che l’ultimo tratto prima di

raccontavano proprio… sai… da bambini però… è una storiella così…

arrivare in cima no… era una storiella così… in alto... c’è un pozzo… e

stupidaggini ma non è che… e allora dopo questa cosa che il… il

c’è una roccia che non lo so vai a capire sarà… la pioggia… la neve…

Diavolo era andato via… eh… la ragazza era rimasta a vedere no… e

il vento… che hanno lasciato tutta la… e sembra che… e come se

c’erano la… c’erano queste unghie… queste impronte… della mano

hanno lasciato delle impronte… e dicevano che quelle erano le unghie

del Diavolo… e la gente quando era scesa gli avevano detto che

o le impronte del Diavolo… c’era una storia… c’è ancora oggi… però

cos’era successo sulla Rocca perché avevano visto fulmini tuoni

non è che si racconta tanto oggi… tanti anni fa… dicevano di questa…

eccetera… e allora lei aveva detto a tutti di non aver più paura…

di questa ragazza… che era salita sulla Rocca… perché voleva fare

perché sulla rocca adesso era sicuro… non doveva più aver paura

una passeggiata per vedere se era vero che lì c’era il Diavolo come si

nessuno… però era un raccontino così non… ce la raccontavano sai i

diceva… allora appena inizia la salita… inizia a pregare con il rosario

nostri vecchi… così… […]>>.

perché aveva paura… si proteggeva da questo maligno… e si era fermata vicino a una roccia per prendere fiato perché aveva camminato tanto… per riposarsi perché la salita era faticosa… a un

<<Sulla Rocca (di Cavour) si sentivano a volte dei… delle cose

certo punto svolta… a una curva che c’era lì prima di salire in alto e si

comunque che ci raccontavano… mah raccontavano di cunicoli… di

trova davanti un signore che questo qui era tutto curato bello… con

percorsi sotterranei… però io non so… niente dicevano che… ho

modi gentili… era molto gentile e allora gli aveva detto (alla ragazza)

sentito dire… che di un carro d’oro… c’era un carro d’oro che

che l’accompagnava fino alla vetta… perché dice la strada è

dicevano appunto che… stava sotto la torre… però non so perché c’era

pericolosa… c’è il muschio si scivola eccetera… allora il… la ragazza

questo carro… […]>>.

l’aveva guardato e aveva capito subito che era il Diavolo… anche se era tutto vestito bene se era gentile e tutto… e non… e non… e non si era… spaventata… allora si fa il segno della croce… e lui si sente… che l’aveva scoperto… allora aveva dato un colpo… sul lì… sulla roccia perché era arrabbiato che questa ragazza l’aveva scoperto… e allora tutti fulmini e tuoni… e c’era un odore di zolfo forte…

37


Cavour (Fraz. Zucchea)

Le Masche

La Cavallina Bianca

<<Si andava a fare la veglia nei… nelle stalle così… e raccontavano

<<C’era quella lì… era una cavallina bianca… l’hanno vista di notte e

sempre di quelle cose… delle masche… era capitato anche a me i primi

gli andava sempre dietro… e uno l’ha presa e l’ha portata nella

anni che uscivo a sedici anni così… andavo giù a fare la veglia e di

stalla… nella stalla… l’indomani è andato per dargli da mangiare… e

qua non c’era nessuno fino lì davanti dove c’è la… dove c’è quella…

invece di una cavallina era una bella ragazza… me la raccontava

la prima casa giù di lì… lì c’era il posto di ritrovo… e lì si trovano

ancora buon’anima di mia nonna… la mamma di mia mamma… e mio

tutti quelli della borgata lì si trovavano… e di qua ero solo io che

padrino me la raccontava… una cavallina bianca… e perfino la casa

andavo… e allora di qua c’era già cinquecento metri… però io quando

che l’hanno fatto… al di là del Pellice… arriva a casa… dice che non

arrivavo i primi anni… che andavo a piedi perché non c’era… e

potevano tirarla sta cavallina… e poi e poi… al mattino era una bella

vedevo che gli alberi si… e sai era mezzanotte… l’una… e sentivo

ragazza… nuda… si era trasformata… l’hanno legata nella stalla… e

come se c’era la gente dietro mentre camminavo… […]>>.

l’indomani era una ragazza… nella cascina lì davanti al Pellice… si l’hanno presa lì nei boschi… dove andavano a tagliare le piante

<<Si sentivano… gli altri i nostri… i nostri vecchi che dicevano cose…

insomma… poi l’hanno portata nella cascina… lì vicino per andare a

che… delle volte c’era… le piante… perché si passava di lì dal… dove

Cavour… lì per andare a Cavour non so io… lei la raccontava di

c’era il bosco… e che battevano… e allora allora dicevano che c’eran

quelle lì… e niente dicevano quello che poi era una ragazza… ma poi

le masche (le streghe)… una volta vedevano… dice che vedevano…

non è che sia… non è che sia una bella ragazza che non sapevano poi

perfino dei fuochi… sulle piante… mah io non so è loro che dicevano…

chi era… sapevano poi chi era! Una masca le dicevano… erano di

dicevano che erano le masche che… qualcuno le… dicevano che

quelle che facevano dei dispetti anche […]>>.

andavano in giro in gruppi… perché se c’era uno solo scappava… era

capitato a Bertero… a uno che abitava qui vicino… che andava a trovare le ragazze… è solo lì davanti… e le piante si muovevano col vento così… e lui non è più andato…[…]>>.

38


Il Cüleis

La Madonna si Zucchea

<<Facevano degli scherzi… dicevano che c’era il Cüleis…

<<Ti racconto questa… questa è verissima… lo ricordo… da mia

prendevano una zucca… le facevano i buchi… mettevano una candela

nonna mia mamma e mio papà è andato a fare la… quando hanno fatto

dentro… poi la mettevano lì dove passa quella gente dove giravano un

la chiesa qui a Zucchea… e mio papà era giovane andava a servire i

po’… di notte… per fargli paura… ma erano cose che facevano…

muratori… perciò quella è proprio vera… c’è prima di arrivare a

quando… […]>>.

Zucchea c’è una famiglia lì… una casa lì… che abitava una famiglia… avevano una figlia che non parlava… proprio muta ma già grandicella… è sempre stata muta… andava al pascolo… e lì dove c’è la chiesa c’era un boschetto… e… lei andava al pascolo lì… a non so mucche pecore… andava al pascolo… e non parlava… una sera arriva a casa e parla… e i suoi sono rimasti lì perché parlava… e allora sono andati… l’hanno fatta andare con loro… a vedere dov’è che… ha

incominciato a parlare e quella ragazzina lì… è andata là e gli ha fatto vedere… dove c’è la chiesa adesso… non c’era la chiesa… e lì è La masca è una strega o brutta del folclore piemontese. Il termine piemontese, di etimologia incerta, è diffuso nel Roero, nelle Langhe, in Astesana, nel Biellese e nel Canavese, nelle Valli Cuneesi e anche nell'Alessandrino. Il termine trae origine dal longobardo masca e compare per la prima volta in un testo scritto nell'Editto di Rotari (643 d.C.) col significato di strega: «Si quis eam strigam, quod est Masca, clamaverit». Indica l'anima di un morto (da cui anche il significato meno comune di "spirito soprannaturale"), o dall'antico provenzale mascar, borbottare, nel senso di borbottare incantesimi.Le masche sono una figura di rilievo nel folclore e nella credenza popolare piemontese: generalmente sono donne apparentemente normali, ma dotate di facoltà sovrannaturali tramandate da madre in figlia o da nonna in nipote, o per lascito volontario ad una donna giovane. Secondo la tradizione, i poteri delle masche comprendono l'immortalità ma non l'eterna giovinezza o la salute: sono quindi vulnerabili e soggette alle malattie e all'invecchiamento. Quando decidono di averne abbastanza di questa vita, per poter morire devono trasmettere i poteri ad un'altra creatura vivente, che spesso è una giovane della famiglia, ma alcune volte può essere un animale o un vegetale.

andata lì… e ha detto ai suoi… “Guarda che bella! Guarda che bella! Guarda che bella! E’ tutta vestita di celeste… mi parla!”… era la Madonna… e quelle cosette lì… di chi crede… però quella è da credere perché quella lì non parlava! E non è una storia lunga…

hanno persino fatto… hanno fatto il pilone… con la Madonna… e poi hanno fatto la chiesa… hanno fatto la chiesa… e pensa che mia… mia amica… la mia prima amica che siamo state allevate assieme… non lo sapeva… sarà due anni fa le ho detto… “Eh dove abiti te sei fortunata lì… c’è sempre la Grazia del Signore”… perché non lo sapeva… perché loro venivano da via (da fuori)… e … lei era andata alla chiesa

di Vigone… […]>>.

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<<Mio papà era del novantasei (1896)… la chiesa l’hanno fatta del

io ci credo… è stato due anni non portavo i piedi in chiesa… che non

quindici (1915)… a Vigone di questa storia non lo sapevano… io lo so

resistevo più… avevo la depressione… e non andavo più… come

bene proprio perché lo raccontava anche mio papà… hanno fatto la

entravo in chiesa… mi veniva da uscire… mi veniva… venivo tutta

chiesa, lui era giovane… l’ha fatto prima di andare al militare… penso

lavata di sudore… e mi prendeva l’affanno… sono andata da lui… mia

sia stata fatta del quindici perché… sì sì prima della guerra del

amica… proprio quella che abita in quella casa che ti dicevo… mi fa

quindici… ma lì una ragazzina bella no… non parlava sempre stata

“Guarda vai vai da… vai lì dal prete… che è bravo vedi”… e io non

muta muta muta muta… non parlava per niente per niente… e poi

sapevo che fare… se andare… lei gli ha parlato al prete mi ha fatto

arriva a casa una sera e parla… guarda che quella è… è bella quella

andare… cosa ha fatto mi ha fatto la benedizione… ha letto delle

lì…[…]>>.

cose… e mi ha dato un botticino di olio… l’ha benedetto… e mi ha detto… “Te vai a casa ti fai sempre il segno della croce”… te magari

<<Come ad esempio se dovessi andare a Zucchea… là vedi c’è il

ridi che ti parlo di queste cose… di fare il segno della croce… e mi

pilone… c’è la chiesa… il pilone davanti alla chiesa… la chiesa è

raccomando… e vado ancora adesso…[…] non uscivo più non avevo

proprio lì… dieci metri più indietro… hanno fatto la chiesa e poi… e

più forze più niente… voglia di piangere… mi prendevano per un

poi hanno fatto anche il… una grotta… piccola… una grotta piccola…

braccio per farmi alzare di lì… […]>>.

con la Madonna… lì è proprio una grotta… fatta di… non so come… dentro… alla grotta… ci sono tutte le foto delle grazie ricevute… lì

<<E una domenica mi sono recata alla chiesa… e io vado sempre a

appendono le foto… poi c’è un altarino… è bellina quella cosa lì… e

messa… passo lì dove c’è il prete in sacrestia… poi vado lì da fianco

poi invece c’è proprio… la chiesa… la Madonna… e tutto… e sapessi

nella… (il prete): “Eh come mai non ti ho più vista!”… mi bacia

la gente che viene da Torino… perfino da Cuneo… da tutte le

perfino il prete… mi ha di nuovo dato una benedizione… io filo di

parti…[…]>>.

nuovo (sto di nuovo bene)… voi non ci crederete ma è così… tanti vengono per quello… gente che… si sente che ha sta cosa… vengono

L’Esorcista

apposta lì… io non so se guariscono… ce n’è tutte le domeniche… ma

<<Il prete lì che viene… è esorcista… sai dicono che… e viene da

guarda ce n’è quindici o venti… che fanno la fila dopo la messa per

Torino… e io non dico niente… né che sia bene né che sia male… poi

andare dal prete… gli dà una benedizione… è dal giorno di Sant’Antonio che ho ricominciato ad andare… […]>>.

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<<Santa Maria… la chiesa si chiama Santa Maria… Assunta mi

bravo proprio… comunque per dirti che sono tutte stupidaggini… però

sembra… ma è la chiesa di Santa Maria… Maria Ausiliatrice… si

qualche volta bisogna credere…>>.

festeggia a Settembre…>>. <<E poi un'altra… questa si parlava delle chiese… perché te non puoi sapere se uno… io non ci credo… eppure bisogna credere… l’ha detto solo l’altro giorno sulla predica… cosa è capitato al prete… se non fosse che ero io… avevo proprio il Diavolo… diceva… e lasciamo perdere…[…]>>. <<Poi ti racconto questa… una Domenica… sono andata lì alla messa… e poi sono passata lì nella chiesa centrale… perché tutti li benediva… ah qua chi portava olio… portavano tante cose… la gente benediva… e lui dopo la messa dava la benedizione a tutti uguale… così era per tutti… una ragazza… era dietro di me… si è messa a gridare… e poi andava per terra hanno dovuto tenerla… perché ha fatto quel gesto? Mentre il prete dava la benedizione e leggeva quelle parole lì… e un’altra che viene da Rivoli… da Rivoli… e suonava il piano lì in chiesa… era sempre pallida… e non stava bene… e andava dal prete… quella mattina lì… sempre la mattina stessa… mentre il prete leggeva sue preghiere… lì quello che leggeva… per tutti uguale così… quella ragazzina lì non la teneva più… si è messa a fare così (tremava in modo deciso)… l’hanno presa la tenevano… l’hanno tenuta su che andava giù… allora dimmi se non c’è da credere qualcosa… quello l’ho visto io… quello l’ho visto io… non è che me l’hanno raccontato… il prete lì… tutti vanno… tutti vanno… poi è

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Cumiana

La Strada dei Morti

Il Monte Freidour

<<Avevo sentito tanto tempo fa… però non so bene com’era la storia

<<Sopra Cumiana… siamo un po’ più di qua rispetto alle altre che ti

lì… che a Cumiana c’era una strada… dove si portavano i morti…

ho appena detto… dalle… la… il Monte Freidour è subito sopra il

però non so… non credo che esiste più… forse adesso c’è un sentiero

paese… su quel monte viveva… si diceva che vivesse un gigante… e

soltanto… e in questa strada dicevano che quando portavano i morti…

noi a volte andavamo e se sali su… ci sono due rocce… due massi belli

il morto si svegliava e uccideva gli… le persone quelle che erano vive

grandi… e si vedono due vaschette… però sono grandi… e secondo le

che lo stavano portando… perché collegava il paese con una chiesa

tradizioni e le leggende varie che si raccontavano e si raccontano

non so… era la “Stra dei mort” (Strada dei morti)… di quelle… da

ancora oggi però… quelle vaschette sono il piatto e il bicchiere del

quelle parti lì lo raccontavano… che…[…]>>.

gigante… perché una era più grande e meno profonda… che sta a rappresentare il piatto e l’altra è più profonda e stretta… il bicchiere… era una delle tante storie… però ce ne sono altre… Per esempio dicevano anche che sotto quelle rocce… o dentro la montagna da qualche parte lì non so… dicevano c’era una città antica tutta in pietra… però poi non è che l’hanno mai trovata… erano leggende così che si raccontavano… Poi c’era una grotta… la grotta del Diavolo… si diceva che il diavolo viveva lì… e questa si trova dove c’è un enorme… la Rocca Bianca… e c’era la “Truna del Diavolo” (Grotta del Diavolo)… la chiamavano così perché era buia… poi era profonda… è profonda c’è ancora… è da tanti anni che non ci vado più però l’avevo vista… dicevano che quella grotta collegava direttamente il monte con l’inferno… poi si faceva un gioco quando si andava… si buttava una pietra per sentire quanto era profond… eh…[…]>>.

La Rocca Sbarua.

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<<Il Diavolo a volte saliva sulla Rocca Bianca per far vedere i suoi poteri… e allora iniziavano i temporali e i fulmini con i tuoni e i lampi eccetera… e allora la gente diceva che c’era il Diavolo sulla punta della Sbarua… una cosa un po’… così… […]>>. <<La Sbarua… la Rocca della Sbarua (Rocca della Paura)… è il nome della Rocca Bianca… la chiamano così proprio perché raccontavano di queste storie del Diavolo e allora l’avevano chiamata… le avevano dato questo nome della Paura… poi raccontavano anche che quando suonavano le campane dalla chiesa di Frossasco… dicevano che il Diavolo si buttava giù dalla cima del… dal punto più alto della Rocca…[…]>>. <<Un'altra cosa se… lì prima di salire sulla rocca c’è una…

Il Monte Freidour.

un’incisione su una roccia molto particolare e… è fatta con una precisione… è davvero… è una stella incisa nella roccia con 25 punte… la chiamano la Stella del Freidour… però non so chi l’abbia mai fatta… è davvero particolare… si è bella… […]>>

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Cumiana (Fraz. Borgata Oreglia)

Il Bosco del Tussiot <<Sulle masche (streghe) c’è quella del Tussiot… il Tussiot… il bosco del Tussiot… è il bosco che c’è lì a Oreglia… fuori da Cumiana… lì è famoso perché c’era il ritrovo delle masche (masche)… lì proprio in quel bosco… la gente aveva paura ad andarci… proprio lì si incontravano di notte e ballavano e si sentivano sempre queste masche che volavano così e facevano le loro… i loro riti così… e poi la gente lì di Cumiana lì sentivano proprio… […]>>. <<Pensa c’erano una volta… era… erano andati dei ragazzi di notte così con delle torce per vedere se c’erano le masche… e quelle li avevano visti… e li avevano seguiti e… li avevano minacciati… avevano raccontato tutto così… […]>>.

Cumiana. Vista aerea.

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Tre Denti. Cumiana.

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Fenestrelle

La Garitta del Diavolo

La Stanza dell’Aquila

<< Si diceva del diavolo… laggiù a Fenestrelle… c’è la “Garitta del

<<Poi sempre nel forte… lì dicevano che c’erano dei fantasmi che

Diavolo”… che è… lì dove c’è l’osservatorio dove c’è il forte di

sentivano… perché facevano sevizie o altre cose così… è sapevo che

Fenestrelle… è famoso è da visitare se non ci sei mai andato…

c’era una stanza… la “Stanza dell’Aquila”… si chiamava così perché

vabbè… e lì c’è uno spuntone roccioso che dicevano che il Diavolo…

sul soffitto in centro c’è appesa un aquila… quando ero bambina…

mentre lo costruivano il Diavolo rompeva sempre… interrompeva

andavamo lì vicino al forte di Fenestrelle a fare la scampagnata… e

sempre i lavori e allora ci hanno messo più tempo a costruirlo…

quel posto lo conosco bene… dicevano che si sentivano urla e grida da

perché di notte lui andava e disfava tutto… il lavoro che facevano di

questa stanza perché avevano preso delle persone e le avevano

giorno lui lo distruggeva sempre… perché era dispettoso… però erano

seviziate… e allora si sentiva dire queste… ma poi erano dicerie…

solo storie così… in realtà avevano… era difficile fare quei lavori lì

pero raccontavano di questi fantasmi e voci che si sentivano…>>.

perché la zona era… erano difficili da fare e i costruttori cercavano scuse… allora dicevano sempre… “E’ stato il diavolo! E’ stato il Diavolo!”… e dicevano così… però in realtà sai… […]>>.

La Garitta del Diavolo.

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Il Forte di Fenestrelle


Il Forte di Fenestrelle <<Io ricordo… sul Forte di Fenestrelle che invece di passare dal

ci orientavamo in base alla luce che c’era… tra una feritoia e l’altra…

ponte che era stato aggiustato… noi passavamo lì vicino a dieci metri

sapevi che da una parte c’era il sole… dall’altra parte c’era il buio… e

era di distanza su… in una fessura… di una feritoia che usavano per i

allora dicevi lì è la parte dove si esce… ricordo una cosa bella… che

moschetti… si girava a sinistra e si entrava finalmente nel forte nella

c’era… la piazza centrale… un cannone in disuso… con la canna

piazza centrale… dove c’era sulla sinistra una fontana con… dove si

mozzata… eppure le battaglie non sono mai successe al Forte di

poteva bere… poi ancora sulla sinistra c’era un entratina che non…

Fenestrelle… non sono mai successe delle battaglie… l’avevano fatta

ormai non usava più nessuno… che portava alla scala mulattiera… era

per quel motivo lì la… il Forte… ma poi non hanno mai combattuto…

una scala… non finiva più… erano settecento gradini… o giù di lì… si

[…]>>.

sa che il Forte… almeno per quello che so io… l’avevano costruito per contrastare l’esercito francese… che arrivava dalla valle là… ma che non è mai servito a niente… hanno speso un mucchio di soldi […]…

c’erano queste feritoie e si faceva da mangiare in… nel… nel primo spiazzale che c’era prima di andare negli alloggiamenti dei militari… che mi sembra che erano cinque o sei piani di camerate… sotto qua nella dove noi facevamo il fuoco… c’erano dei lastroni di granito che c’erano dei buchi come se erano… come delle fogne… però andando giù c’era… c’era altri corridoi… che erano comunicanti con tutto il

resto del forte… probabilmente erano scappatoie… o rifugi in caso di attacco… lo raccontavano… io lo so perché ci andavo quando ero piccolino… e ci andavo con i miei… a farsi una scampagnate… noi facevamo il fuoco lì vicino e poi si andava a esplorare… come facevano tutti i ragazzi no… cinque o sei si andava si girava… si

Vista aerea dell’osservatorio della Garitta del Diavolo.

andava tutti… addirittura pomeriggi interi… prima di riuscire a

ritrovare la strada… erano dei labirinti… noi

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Scala Reale con magazzino intermedio nel Forte di Fenestrelle..


Garzigliana

Il Castello di Montebruno <<Adesso non c’è più com’era una volta nel passato chissà… però il Castello di Montebruno che c’è a Garzigliana… e lì c’è una leggenda… anzi ci sono… ce ne sono due o tre… perché lì dicevano che giravano i fantasmi… c’era un racconto… una leggenda… non so… e raccontavano che c’erano due innamorati che volevano sposarsi e poi non me la ricordo bene ma per togliere di mezzo questa ragazza che i padroni del castello non volevano… e… l’avevano murata viva in una… nei sotterranei del Castello non so… e allora il giovane che la voleva sposare il suo moroso non la trovava più… questa era scomparsa nessuno sapeva dov’era… e allora una volta un fulmine aveva colpito il muro dove… lì dove dentro c’era la ragazza… e il suo Vista aerea dell’osservatorio della Garitta del Diavolo.

moroso si era ucciso e dicono che i loro fantasmi girano così la notte per il castello… e poi c’erano dei pozzi… fuori al Castello adesso non so… comunque c’erano questi pozzi che erano profondissimi e sotto in fondo al pozzo c’erano delle lame e lì ci buttavano i prigionieri o le persone che volevano uccidere… e niente e poi c’erano altri pozzi dicevano che se andavi in fondo c’erano dei sotterranei che passavano sotto al fiume… sotto al Pellice… e che poi si arrivava fino a Cavour… adesso se vedono ancora queste… questi pozzi sono tutti coperti di terra ma erano storie sul… la gente le raccontava… poi sui Castelli ce ne sono un sacco di leggende… […]>>.

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Vista del Campanile. Santuario di Montebruno.

Scala Reale con magazzino intermedio nel Forte di Fenestrelle..


Macello

Il Castello di Macello <<Come qui a Macello dove c’è la torre lì… del Castello… c’è un sotterraneo di lì che si va al Castello di Buriasco… è vero… c’è ancora lì nel Castello di Macello… c’era la storia quando andavamo a scuola… noi siamo andati a vederlo… c’è il pozzo… adesso l’hanno venduto… l’hanno venduto… l’ha comperato uno di Vigone… un professore… passava tutto sotterraneo… erano quasi tutti così… vai a vedere lì davanti… nel Roero di lì… tutti… tutti i paesetti c’hanno il Castello… tutti… hanno tutti qualcosa… […]>>. <<Lì è… tutte cose che facevano le guerre di una volta… lì si nascondevano perché combattevano da un Castello all’altro… si nascondevano per… per non far… dicevano che c’erano i passaggi

segreti per le fughe dei Re che non volevano essere… i castelli sono Castello di Macello.

tutti collegati perché il Re quando il popolo si ribellava erano… avevano… era un punto di fuga… […]>>.

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Castello di Macello. Scala Reale con magazzino intermedio nel Forte di Fenestrelle..


Massello

Il Canale di Bessè

La Cavallina Bianca

<<Sul… il Canale di Bessè è un canale che c’era dalle parti di

<<Senti questa… questa è proprio per ridere guarda… a Rodoretto

Massello… salendo su in montagna… c’è un paesino lì… Massello… e

su… salendo su per la strada… c’è questo… questa frazione… e lì si…

c’era questo Canale di Bessè che dicevano che lì vicino… siccome c’è

la conoscevano tutti era successa davvero… però io non so… non è

una roccia con dei segni così… dicevano che quei segni li aveva

che… non ci andavo tante volte però mio papà me la raccontava che a

lasciati il Diavolo… perché quel canale la storia era un po’ così di

volte lì andava perché aveva fatto dei lavori così… e in quel posto poi

fantasia… però ce la raccontavano a volte anche quella lì… e niente

li si conoscevano tutti un po’ come qui da noi però lì era ancora più

c’era… di… si raccontava che c’era una ragazza che aveva… che era

piccolo… e c’era una signora lì che era una strega… perché questa

l’ereditiera di questo canale perché forse prima era di suo papà non

dice che si trasformava in una cavallina… diventava una cavallina

so… e questo Canale però dovevano finirlo di costruire… allora questa

bianca e andava in giro così per il paese… e aveva… e questa signora

ragazza non sapeva come fare… non c’era nessuno che l’aiutava e

era sposata aveva il marito e tutto… e lui lo sapeva… ma la

tutto quanto… e un giorno c’era una fata… una fatina che viveva lì

conoscevano lì nel paese… e proprio… ma tutti lo sapevano che era

sulle montagne che l’aveva vista triste… però… e intanto lei piangeva

una masca (strega)… e la gente aveva paura sai… però anche lì

e non sapeva come fare perché non riusciva a costruire questo canale

secondo me erano tutte cavolate… era l’ignoranza… ma come fai a

da sola… allora questa fatina dice che aveva chiamato il Diavolo e gli

credere… e poi questa qui ne faceva di tutti i colori… dice che una

aveva detto di costruire il Canale… però quello lì era cattivo… ma non

volta uno la voleva picchiare perché l’aveva fatto spaventare e le altre

era tanto furbo infatti la fatina l’aveva fregato…

e lui voleva la

persone che c’erano lì… perché c’era anche altra gente lì quando era

ragazza in cambio e la fatina gli aveva detto di sì de tutto quanto… e

successo… la voleva picchiare perché diceva che era una strega che

poi non so come era andata a finire ma quella fatina l’aveva fregato…

faceva spaventare la gente… e poi l’avevano difesa perché avevano

l’aveva fregato e quello dice che si è arrabbiato che con una scia è

paura che gli faceva qualche dispetto o qualche maledizione non so…

scomparso e ha graffiato così su una roccia che c’era lì…[…]>>.

ma ci puoi credere a quelle cose lì? ma la gente che ci credevano anche… pero sai… di storie così perché c’era l’ignoranza …[…]>>.

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Le Cascate del Pis

Il Foulet

<<Si sentivano delle storie… perché la gente andava veramente poi…

<<C’è quella del “Foulet” (Folletto) della Balziglia… ma quella è

che c’era questa sorgente miracolosa… o non so… dicevano che

proprio per… era proprio per i bambini… era una storiella che ci

quando ci andavi ti potevi curare le malattie che l’acqua che c’era lì

raccontava addirittura nostra nonna pensa… e niente dicevano… si

era miracolosa… il “Laigo d’la legno”… e vedevi molte volte delle

raccontava che dove c’è lì a Balziglia… lì c’è una strada… una

persone che ci andavano apposta… e lì vicino ci sono anche delle…

stradina là… che poi se andavi più in fondo giù lì… laggiù c’era una

come delle cascate… le cascate del Pis… le cascate del Pis… subito…

grotta… e lì dicevano che c’era un “Foulet”… e questo Foulet qui

dove c’è il Pelvo… e la gente ci andava sai… e molti lì a Massello

viveva lì nella caverna e c’erano delle persone… si raccontava ma poi

dicevano che prima di morire dovevi andare lì al Pis e bere l’acqua

era tutta una storiella non ti credere che… c’erano delle persone che

per purificare l’anima… era proprio una credenza così popolare…

andavano in questa grotta e gli lasciavano a volte il latte… o altre

[…]>>.

volte dei biscotti cose così da mangiare… e niente questo Foulet subito non usciva perché aveva paura… poi si faceva vedere perché aveva

fame… mangiava sempre… e allora poi sempre le stesse persone mi sembra che erano due signori… un signore e una signora un po’ vecchietta… e questi signori qui andavano e gli davano… gli portavano il latte così e lui usciva con i suoi passetti piccoli così… e prendeva da mangiare… e si fidava così… poi dicevano che era sparito… ma poi veramente è che era tutta una fantasia che facevano

su quella grotta lì… pensa ti racconto questa… una volta c’erano dei ragazzini ma ti parlo… di… anni fa… e questi giocavano e una volta uno mi sembra che gli aveva detto a gli amici che era tornato il folletto… che era tornato il folletto… e allora si erano messi d’accordo per portargli da mangiare e vedere che faceva se mangiava o no… allora l’avevano fatto due e tre volte e la roba spariva tutte le volte… e Vallone di Massello da Aiasse versante sud.

una volta uno dice che si era nascosto dentro la grotta e questi avevan

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portato da mangiare… e quello è saltato fuori così… e quelli si sono… sono scappati si erano spaventati a morte… perché la gente pensa… credeva ancora che quel folletto davvero stava lì… e proprio una cosa… è lì… proprio a Massello dopo il Castello… ma è una grotta così… niente di che…[…]>>. <<Aveva anche un nome questo… questo Foulet ma non me lo ricordo… e comunque ora che… avevo anche sentito pensa… che dicevano che in quella grotta sentivano dei rumori così e pensavano che c’era qualcuno con una pentola tutte le volte… che si faceva così da mangiare… e pensavano che c’era il Foulet con una pentola che si faceva da mangiare… le cavolate che si sentivano a volte… così Borgata Occie nel Comune di Massello. Val Germanasca.

parlando con la gente del… e una volta si usava raccontare tutte

queste…. Ma oggi chi ci crede più? […]>>.

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Cascate del Pis. Scala Reale con magazzino intermedio nel Forte di Fenestrelle..


Osasco

Il Pilone del Cristo <<A Osasco c’era un racconto… questo però… io ci credo perché è sul Gesù… se tu vai a Osasco affianco al Castello c’è la chiesa che non so mi sembra che ha mille anni più o meno… è antica comunque… e di fronte a questa chiesa c’è una piazza che una volta in tempi antichi… adesso c’è solo la piazza… una volta lì c’era un cimitero e avevano portato un Pilone… questo…. E questo Pilone l’avevano portato da Saluzzo forse… non so comunque la storia è che su una delle facce del Pilone c’era il Cristo così no… e una volta erano passate delle persone che avevano delle pistole e questi non ci credevano a queste… e allora avevano sparato al Pilone e il proiettile pensa aveva colpito il Cristo e il Pilone aveva iniziato a sanguinare e poi un’altra cosa questo colpo di pistola… e… aveva… era rimbalzato e aveva ucciso il cacciatore… e poi non so come era più la… il resto della storia ma questo Pilone

Castello di Osasco.

adesso non c’è più ma ce n’è un altro… mi sembra di ricordare… […]>>.

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Castello di Osasco. Visto dal Centro Storico.

Scala Reale con magazzino intermedio nel Forte di Fenestrelle..

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Perosa Argentina

La Chiesa di San Nicola

Il Forte di Bec Dauphin

<<Racconti così… di… lì a Perosa Argentina dicevano… si

<<Se fai la strada per Sestriere passando da Perosa Argenitina… poi

raccontava di una chiesa che era… si chiamava Chiesa di San

c’è Borgata Brandoneugna… se tu guardi in alto su una roccia ci sono

Nicola… proprio perché… infatti dicevano mi sembra che il giorno di

i resti del Forte di Bec Dauphin… era un forte che avevano costruito i

San Nicola si sentiva da sotto la terra… che suonavano le campane…

Savoia… e lì c’era una leggenda… però non è che la so tanto bene…

un suono di campane da sottoterra e si diceva anche che c’erano dei…

però dicevano che il quel forte c’era un grandissimo tesoro nascosto…

di monaci come… fantasmi che giravano e facevano una processione…

poi oggi non c’è più niente neanche il forte… è tutto demolito c’è solo

però non so… lì a Perosa molti lo dicevano ma erano anche convinti…

un pezzo in piedi… però… dicevano che c’erano dei passaggi

però io non so bene di quelle parti lì… ogni tanto si… […]

sotterranei che collegavano altri forti della zona… e due soldati erano

ma

poi…>>.

scappati per questi passaggi con tutto il tesoro… e nessuno però li hai mai trovati… o nessuno aveva saputo niente… poi chissà… […]>>.

Il Forte di Bec Dauphin.

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Il Folletto

Le Fate della Montagna

<<Guarda te ne racconto una ma proprio… questa è proprio per

<<Di questi posti sulla valle… ma poi anche sulle montagne si

ridere perché… e niente c’è la casa che c’è giù qui in fondo alla via…

raccontava tanto… perché i nostri nonni magari… si sentiva sulle fate

e lì c’era un signore che adesso non c’è più e quando ero giovane io

che vivevano qui sulle montagne ma c’erano proprio delle grotte dei

pensa era successo davvero… e niente quel signore lì che mio papà lo

posti dove dicevano che loro vivevano lì dentro… e a volte c’erano i

conosceva bene erano amici ma anche io lo conoscevo… e una volta

disegni sui muri di queste balme (grotte)… e dicevano che quei disegni

era d’inverno di sera… era già buio no… e avevamo sentito lì nella

erano delle fate perché li facevano quando non trovavano più la

strada… gridava e poi niente era rientrato in casa… però poi non

strada… si disegnavano le mappe… e poi volavano andavano da un

l’avevano visto in giro per un po’ di giorni… per settimane non andava

parte all’altra della valle qui che… e poi dicevano sempre che

a lavorare e non usciva di casa… allora mio papà una volta era andato

abitavano lì che lavoravano e sapevano fare un sacco di cose… e poi

a trovarlo perché si conoscevano per sapere cosa era successo o no…

una volta avevano litigato con qualcuno del posto… non so di qualche

e niente questo signore diceva che c’era un folletto che lo aveva

paese che forse voleva sapere delle cose sui loro poteri… e loro si

seguito e che lo aveva minacciato… e allora questo si era spaventato e

erano offese e avevano abbandonato la valle… le montagne però erano

non usciva più di casa… ma robe da matti… noi ridevamo sempre…

rimasti tutti questi disegni nelle grotte… si sentivano raccontare

poi dopo un po’ di tempo non so era andato dal prete lì della chiesa

perché… sai quando eravamo bambine a volte ce le raccontavano che

lì… e gli aveva dato qualche benedizione non so… e poi gli era

noi ci credevamo… adesso non so se uno può più crederci…>>.

passato… però è una cosa da non crederci… dice che una volta l’aveva visto anche nell’insalata mentre mangiava e che poi era stato

male… che aveva male allo stomaco e che non riusciva ad alzarsi dal letto… e che stava male… e sai la moglie lì… che era tanto brava… ma era una signora… lei era preoccupata sai non sapeva più che fare… quel signore lì stava male veramente… e quando l’avevamo visto quella sera era in strada che stava gridando… sembrava impazzito davvero… e aveva visto questo folletto che lo seguiva…[…]>>.

61


Il Tesoro del Diavolo

Il Gomitolo Rosso

<<E di quando ero giovane che ci andavo ogni tanto con mio papà…

<<Qui di notte… ma soprattutto si sentiva del… più lì nella parte dove

la storia del “Tesoro del Diavolo” di… che dicevano che c’era dentro

ci sono quelle case lì… e la gente aveva paura sai… non andava in

alla “Cro da loup” (Tana del Lupo)… però questa è proprio in

giro nessuno di notte perché c’era questo “Grumiscel Rou” (Gomitolo

montagna e quando andavo… questa la sapevo perché ci andavo da

Rosso)… in piemontese si dice così… un gomitolo… un gomitolo

quelle parti a volte facevamo così la passeggiata… e niente si sale su e

rosso… ma era indemoniato… dicevano… la gente… che niente questo

ti lasci sulla sinistra… salendo il vallone di Faetto e andando verso la

gomitolo lascava la scia… lasciava questo filo rosso che girava così

Conca Cialanca… vabbè comunque c’era questa specie di grotta di

per le strade di notte… e nessuno doveva toccarla perché se no

tana… che poi è una roccia profonda… un buco così… bello… era

succedeva qualche… e la gente non uscivano di casa sai… quando

grande… e niente lì si raccontava che c’era proprio il Tesoro del

c’era buio stavano in casa perché l’avevano visto a volte e quel filo

Diavolo perché c’erano queste pietre… come se erano degli scalini che

rosso era pericoloso… anche a noi a volte ce lo dicevano quando

portavano sotto… proprio come un passaggio non so… e lì per…

eravamo più piccole… eravamo bambine… e mi ricordo mia nonna che

dovevi sapere la parola magica e allora si apriva questa grotta con gli

ci diceva sempre di questo “Grumiscel” che se lo toccavi ti venivano le

scalini se no niente… e una volta un pastore c’era riuscito ma poi non

maledizioni e non bisognava uscire mai col buio… oggi invece non ci

so non aveva trovato niente… erano tutte leggende forse così…

sono più… non c’è più… ma era un po’ anche l’ignoranza che aveva la

[…]>>.

gente… che si… che sentivano queste cose ma erano tutte fantasie perché non si sapeva niente… erano tempi così… però era vero… mi ricordo ancora io… […]>>.

62


Perosa Argentina. Vista Aerea.

Scala Reale con magazzino intermedio nel Forte di Fenestrelle..


Pinasca

La Fontana dell’Orsa

Il Ponte di Annibale

<<Ora che ci penso anche lì a Pinasca… che in… che lì a Pinasca c’è

<<Poi chiaramente a Dubbione… più famoso ancora… ma perché si

la Frazione Dubbione che hanno anche loro lì la “Fontana

vede subito quando arrivi è questo ponte romano… il… quello è il

dell’Orsa”… è tutto in quella zona lì che hanno le… raccontavano

“Ponte di Annibale”… ci sono tante leggende su questo... sulla storia

storie degli orsi… anche la lontra che viveva lì vicino al torrente… di

del ponte… proprio dove passa il torrente… il Rio Gran Dubbione si

questi animali che facevano paura… perché poi lì c’erano i pastori

chiama quel torrente lì… questa storiella la so perché me la diceva a

nelle montagne che… e comunque c’era questa leggenda sulla

volte mio nonno…dicevano che Annibale aveva riposato con le sue

fontana… alcuni dicono che era nata prima la fontana della borgata…

truppe lì vicino e aveva fatto costruire il ponte… per… perché

altri dicono il contrario… perché lì c’è la “Borgata dell’Orsa”… io

dovevano passare lì con l’esercito non so… e l’aveva costruito lui…

vado spesso lì… la storiella raccontava di un’orsa che andava tutte le

quella volta lì…però poi non so se è vero… era una leggenda… e lo

sere al tramonto a bere alla fontana… andava sempre in silenzio e non

chiamano così… “Ponte di Annibale”… lì a Dubbione tutti lo

disturbava nessuno… sempre tutti i giorn i al tramonto… e la gente lo

chiamano così e sanno di questa storia…[…]>>.

sapeva e quindi non si avvicinava alla fontana a quell’ora… poi una volta… per due tre giorni ora non so… non si era più fatta vedere… e la gente che lì… iniziavano a preoccuparsi… poi una volta era scesa di nuovo alla fontana ma era come se… era agitata non so… e poi la gente l’aveva vista e aveva due cuccioli… e se tu vai lì a Dubbione… la sera la gente non si avvicina mai alla fontana perché è proprio una credenza

popolare…

che

hanno

su

questa…

sulla

storia

dell’Orsa…[…]>>.

Il Ponte di Annibale.

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Le Masche

Le Lontre

<<Sempre a Dubbione raccontavano una storia… però era di

<<Poi ci sono altre cose su Dubbione… una volta… adesso non più…

fantasia… eh niente dicevano che c’era un giovanotto… un ragazzo…

c’erano le lontre… vivevano lì… erano lì dove c’è il torrente…un paio

un bel ragazzo… che stava tornando non so da… era con la sua

di volte io le avevo anche intraviste… in piemontese si chiamano le

morosa… stava tornando a casa… e a un tratto della strada lì mentre

“Lundrie”… però in… non lo dire mai che è anche una parolaccia…

camminava… c’erano due maiali neri… che avevano gli occhi

[…]>>.

infuocati… allora il giovanotto che aveva… era coraggioso non aveva paura… aveva preso un coltello… e era riuscito a farli scappare… aveva colpito la zampa di uno di questi… e poi la sera và a casa e tutto bene… era un po’ spaventato però tutto tranquillo và a dormire… il giorno dopo lì al paesino… e c’era una ragazza che conosceva… e questa ragazza aveva il braccio fasciato… e com’era che aveva il

braccio fasciato? Eh niente… il ragazzo aveva capito che quelle erano due masche… due streghe… che si erano trasformate… perché quelle erano innamorate… ma lui non le voleva che aveva già la sua morosa che era più bella…>>.

La Fontana dell’Orsa.

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Pinerolo

Bric del Loup

La Città Sotterranea

<<Dalle parti di Pinerolo c’era un posto… c’è un posto che lo

<<A Pinerolo c’era quella del… raccontavano che avevano trovato o

chiamavano “Bric del Lup”… (Cima del Lupo)… era un posto lì vicino

forse erano fantasie non so… così che c’erano dei passaggi

a… era su una collinetta che c’è la da quelle parti… era vicino a

sotterranei… che collegavano i Castelli e le Torri… io avevo sentito

Riaglietto… dove c’è la Conca di Riaglietto di Abbadia Alpina… si

per esempio della Rocca… che sopra la Rocca di Cavour c’era un

dava questo nome perché lì c’erano sempre… si vedeva spesso il

castello che era collegato con quello di Miradolo… che anche a

lupo… o i lupi che giravano sempre di qua e di là… era una… era…

Miradolo che… dicevano che c’era un castello con passaggi

aveva una roccia sulla parte sopra della collinetta… lì da quelle parti

sotterranei e tutto quanto... e si sentiva a volte… non so poi erano gli

chiamavano i posti con il nome del Lupo perché proprio si usava che

anziani che a volte li sentivi raccontare di quelle storie lì… dicevano

li… anche a San Secondo avevano il “Castel del Lup”… poi c’era il

che c’era tutto una via… tutta una città sotterranea che passava anche

“Pra del Lup” e altri che non so adesso dirti così… […]>>.

sotto i fiumi… che passaggi… si raccontava che passavano sotto il Chisone… sotto il Pellice… però in realtà… magari avevano trovato a volte delle fosse lunghe e allora dicevano… ma non so se… queste erano fantasie sicuramente… poi anche le chiese di Pinerolo… dicevano che erano tutte collegate con dei sotterranei… erano passaggi grandissimi… ci passavano i cavalli con le carrozze… poi avevano anche trovato qualcosa una volta non tanti anni fa… però sai… c’erano le fantasie e allora la gente ci credeva… ma una volta era così.. adesso non è che si raccontano più queste cose così… […]>>.

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Il Pilone della Donna Morta <<Sì perché questi passaggi erano… servivano per andare con le

<<Se tu vai… c’è un boschetto a Costagrande… che è una frazione

carrozze da un Castello all’altro perché dovevano trasportare i

che c’è lì… è una zona dove c’è un… “Il Pilone della donna morta”…

sovrani… poi a volte facevano delle battaglie… erano racconti di

lì c’è una leggenda ma è famosa… la raccontavano sempre… si

fantasia così… però a volte si raccontavano… una volta si usava

diceva… niente, che una donna era stata uccisa lì proprio in quel

così…

punto… non so bene io mi ricordo che dicevano che una notte era

erano

belli

perché

si

ascoltavano

queste…

queste

storie…[…]>>.

andata al boschetto da sola perché si sentivano delle grida… non so urla o cose così c’erano dei rumori… però poi… e lei era andata da sola di notte perché tutti dicevano che c’erano dei fantasmi e spiriti… che erano quei… quelle grida che si sentivano… però poi lei andata da sola e non so l’avevano uccisa… forse era… gli avevano fatto una trappola… forse una sua… una che era gelosa di lei… era così mi

sembra… o forse c’era un mostro che l’aveva uccisa… era una storia così che si sentiva…[…]>>. <<C’è un piccolo monumento ancora oggi… in memoria di questa storia… di questa leggenda… poi chissà magari è successa davvero non so…[…]>>.

Il Pilone della Donna Morta.

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Piossasco

I Lupi <<Addirittura sui Lupi… a Piossasco c’è un posto che è una frazione del paese lì… proprio una frazione che si chiama “Frazione Lupi”… è subito lì vicino al paese appena esci sulla campagna… e si diceva che lì c’erano sempre i Lupi… li vedevano… e gli avevano dato questo nome… poi la gente li vedeva spesso e molti si prendevano paura perché a volte sai eri in giro… poi soprattutto la notte magari passavi di là con la bicicletta o con il biroccio… e sai… non era bello perché non sapevi mai come andava a finire con… […]>>.

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Piossasco.


Porte

La Cappella di San Benedetto << Racconti su chiese per esempio mi viene in mente un… lì a Porte… che c’è la Cappella di San Benedetto… che noi ogni tanto ci andavamo perché a Porte avevamo anche dei parenti che adesso sono morti e quindi non ci andiamo più tanto… anzi non ci andiamo mai… però lì c’era appunto… c’è ancora la Cappella di San Benedetto che l’aveva chiamata così perché si diceva che proprio in quel punto dove l’hanno poi costruita… aveva trovato un teschio… e quel… il teschio era proprio del santo… di San Benedetto… e niente si raccontava questa… questo fatto di questa Cappella… che a me piaceva anche… lì dalle parti di Malanaggio si trova questa… è molto bella… […]>>.

Cappella di San Benedetto a Porte.

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Cappella di San Benedetto a Porte.

Scala Reale con magazzino intermedio nel Forte di Fenestrelle..

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Pragelato

Il Colle del Beth <<Una storia leggendaria sul colle del Beth… è un colle che c’è dalle

dal mago… il mago l’aveva invitato a entrare nella grotta… con le sue

parti di Pragelato… è in montagna molte volte ci andavamo con i miei

musiche… e poi era apparsa la sua donna… allora il Conte era entrato

genitori… e lì c’è il passo del Beth… o colle del Beth… che separava…

e non era più uscito per anni e anni… e lo scudiero era sempre lì ad

che separava le due Bric del Mezzogiorno (Punta del Mezzogiorno) e

aspettarlo fino a che non ha pregato e il Conte era riuscito a uscire…

Ghinivert… ci sono molte fantasie di storie sul quel luogo perché erano

poi non me la ricordo bene… però dicevano che c’era questa

morte delle persone… erano morti dei minatori perché c’era stata una

maledizione… di questo Conte che era rimasto intrappolato… […]>>.

valanga… era venuta e li aveva uccisi… allora la gente raccontava queste leggende… di maledizioni… e ce n’era una di un signore con la barba bianca si diceva… questa la sentivo perché a volte la dicevano… si sentivano queste… si raccontava spesso poi quando andavo su da quelle parti lì… e comunque c’era questo vecchio con la barba bianca… che stava sempre davanti a una grotta che c’è al Beth… e tutte le volte che passava un viaggiatore… o qualcuno che doveva passare lì… questo vecchio :”Ti auguro che Dio ti porti da un'altra parte!”… dicevano che era un guardiano della valle… oppure un mago chissà… era un personaggio perché poi a volte si metteva a suonare… faceva delle musiche… delle melodie che stregavano i passanti… e una volta c’era uno scudiero che stava passando di là… e era con il suo Signore… era il Conte della Val Germanasca dicevano… aveva proprietà… miniere… questo Conte era triste perché aveva perso l’amore della sua vita… la sua bella era morta… allora arrivati

Il Colle del Beth.

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Il Monte Albergian

Il Dente della Vecchia

<<Certo che le leggende più fantasiose… quelle con più fantasia che

<<Sul versante opposto… dove c’è il Pian dell’Alpe… eh lì siamo già

parlavano di draghi e tesori nascosti sono quelle che parlano

a 2500… 2600 metri… siamo in alto poi giù si vede tutto… tutta la

dell’Albergian… (Monte Albergian)… anche lì andavamo sempre…

valle… è bellissimo… e lì c’è il “Colle della Vecchia”… e c’era una

che bel posto! Eh lì si raccontava di draghi appunto… perché lì c’era

roccia lì sopra che la chiamano il “Dente della Vecchia”… e dicevano

un tesoro grandissimo che era custodito da questi draghi che stavano lì

che su quel colle c’è una vecchietta… una signora anziana… che

nel… vivevano in queste grotte del monte Albergian… e dicevano che

viveva lì… e la storia racconto di questa signora che aveva protetto…

nella notte Santa questi draghi non riuscivano più a volare… poi

che si era presa cura di due pastorelli che si erano smarriti… non so

chissà… ma queste erano dicerie… leggende che si sentivano… poi

forse stavano cercando… mi sembra che avevano perso dei capretti…

però erano morte delle persone tanto tempo fa… c’erano le

e questa signora anziana si era presa cura di loro li aveva ospitati…

persecuzioni religiose e un gruppo erano morti di freddo… e fame…

perché faceva freddissimo e aveva un mantello nero che teneva caldo e

questa era succesa davvero mi dicevano… poi però non so… […]>>.

li aveva riscaldati col suo… però sai è una figura… quasi mitologica…

non credo che poi… […]>>.

Il Colle della Vecchia.

Il Monte Albergian.

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La Roccia del Mago <<Adesso che me ne viene in mente una… l’avevo sentito tanto tempo tempo fa… però una volta c’ero andato e mi ricordo… se… andando… però su in montagna… dalle parti del Lago di Lauson e andando… salendo così per la Cima Gardetta si chiama quella lì… e lì è un posto si vede tutto dall’alto… ma è un posto proprio… guarda una volta ci devi andare… e niente lì c’è un prato dove in mezzo… comunque è isolato c’è una roccia un grande… e quella lì… ma proprio quella lì… non so quando perché poi lì ci vivevano i pastori… non so… comunque lì quello è la “Roca du Magou” (Roccia del Mago)… e lì raccontavano a volte… ma non lo so bene perché questa cosa l’avevo sentita solo un paio di volte… però poi io c’ero andato e mi faceva effetto passare lì

Il Lago di Lauson.

vicino… e… facevano le magie alcuni maghi o un mago che c’era lì non so… forse si ritrovavano e facevano delle stregonerie delle magie… ma chissà quanti anni… sono… e quel posto lì era così… la “Roccia del Mago”… pensa che storielle così…[…]>>.

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Il Lago di Lauson visto dall’interno.

Scala Reale con magazzino intermedio nel Forte di Fenestrelle..

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Prali (Fraz. Serrevecchio)

Il Tesoro di Rame e la Pelle di Bue <<Poi sempre lì dalle parti di Prali… quando ero giovane avevo degli amici che andavano a Serrevecchio… perché dicevano che lì da qualche parte… c’era un tesoro con monete di rame… e mi ricordo si andava proprio lì a Serrevecchio a cercare questo tesoro… dicevano che tanti anni fa che c’erano le guerre non so… negli… ma proprio nel passato lontano così… un gruppo di soldati che aveva questo tesoro di rame… che l’avevano nascosto in una “courasa ‘d bo” (pelle di bue)… e tutti lo andavano a cercare… perché proprio non so ci credevano… però non so nessuno l’aveva mai trovato per davvero… però era bello perché si organizzava così si andava in montagna su a fare la scampagnata… perché era in alto… è in alto così questo posto… e proprio si faceva gruppo e si andava… poi vabbè a volte non ci credevano tanto neanche quelli che ci andavano però sai… era anche Vallone di Prali.

per stare tutti insieme… magari la domenica così… […]>>.

76


Paesaggio della Montagna di Prali.

Scala Reale con magazzino intermedio nel Forte di Fenestrelle..

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Pramollo

Le fate di Trincea

Bollire i Vestiti

<<Sulla guerra per esempio… perché quando i soldati morivano si

<<Sempre a Pramollo… mia mamma… la raccontava spesso perché

facevano spesso dei… si inventavano magari storie… fantasie… e ci

lei proprio la conosceva di persona… c’era una signora… e niente

sono le trincee della guerra… se vai sul colle… qui su dopo Pramollo

aveva una figlia che stava male… non so era un periodo che si era

c’è il “Colle Lazzarà”… e io ero andato a vederlo… una volta tanti

proprio ammalata… passava le giornate così nel letto… non mangiava

anni fa… e c’erano… ci sono le trincee e dicevano che lì dentro

non voleva sentire nessuno… stava proprio male insomma era… non

vivevano le fate… o altri dicevano che c’erano sempre i fantasmi dei

so proprio male male… non c’era rimedio… avevano chiamato il

soldati… poi… ma erano fantasie… io non li ho mai visti i fantasmi! Si

dottore e tutto quanto e gli aveva detto che non sapeva cos’era ma lei

raccontavano storie… e c’era una storia che raccontavano così gli

stava male sudava così… e allora la signora lì che gliel’aveva

anziani… che c’era una bella fata che aveva avuto una storia d’amore

raccontato proprio a mia madre questa… di questa… e allora erano

con un giovanotto forse un soldato che stava combattendo lì la guerra

andate… questa signora non sapeva più che fare e aveva portato la

che erano sempre nelle trincee… e poi non so come era bene la

figlia da un signore lì… io poi non ci credevo perché non so magari

storia… la fata poi era scomparsa o era morto il soldato e si erano

aveva preso un’ infezione o cose così che magari poi passano da sole…

persi di vista… ora non ricordo bene… era una storia d’amore così…

e questo signore era di… lì dalle parti di Pramollo anche lui… e niente

ma pensa ti… erano tutte storielle così[…]>>.

dicevano che questo era uno stregone che poteva guarirla e tutto quanto… e gli aveva detto… che c’era una… qualcuno insomma voleva sua figlia che gli aveva fatto come una maledizione… e che doveva mettere dei vestiti… pensa… dei vestiti della figlia così a bollire in una pentola e che poi…. per farla guarire… e allora niente erano andate a casa e si era messa con questa pentola e allora aveva preso poi dei vestiti che c’erano lì della figlia e li aveva messi a bollire… e dopo un po’ dice che suonano al campanello e che c’era una signora

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che gridava e gli diceva:”Non mi uccidere! Cosa stai facendo!?” e allora quell’altra:”Ora la lasci stare a mia figlia?!”… (la strega) “Sì sì la lascio stare ma smettila! Cosa stai facendo!?”… era la masca che perseguitava la figlia quella lì… e poi la figlia lì era… aveva cominciato a stare bene di nuovo… questa è proprio da non crederci perché… però era così… era vera questa… proprio mia mamma me l’aveva raccontata…[…]>>.

Colle Laz Ara. Più comunemente chiamato Lazzarà.

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Prarostino

Il Bosco della Lioudera <<Di là… qua vicino c’è il bosco della Lioudera… qui vicino c’è frazione Lioudera… e c’era una storia… ma erano stupidaggini così che si raccontavano… che a volte magari si vedevano delle luci… qualcuno aveva detto che c’erano gli stregoni… raccontavano che vedevano questi stregoni che danzavano e facevano le loro… e c’erano tutte ste luci così… ma te ci credi? Erano proprio a volte… poi… perché dicevano che in quel bosco… che sotto il bosco c’era un tesoro… che c’era un… tesoro tutto con… che c’era tantissimo oro… e allora sti stregoni ballavano sopra questo tesoro… e dicevano perché a volte si sentivano delle cose dei rumori… ma una volta la gente raccontava… però come fai a credere… e poi una volta avevano raccontato di uno… un signore che era andato a vedere… se c’erano gli stregoni che ballavano… ma non aveva trovato niente… il tesoro Prarostino vista dal Faro della Libertà.

non c’era mica era tutta una… erano stupidaggini che la gente si raccontava così… per fare… per metter paura agli altri… che una volta c’era… si usava di più fare cattiverie così…[…]>>.

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Prarostino.


Riaglietto

La Strada delle Masche

Le Fate di Prà Martino

<<Lì a Riaglietto hanno la “Stra d’le Masche” (Strada delle

<<Sempre lì a Riaglietto… ci raccontavano… gli anziani… delle fate

Masche)… è un sentiero… e lì dicevano che… si raccontava una

che vivevano nelle grotte delle montagne che c’erano lì sopra… dalle

volta… me l’aveva raccontata il mio papà pensa te… che lì c’era come

parti di Pra Martino… e si raccontava proprio di un posto che c’era…

un… era un tragitto delle anime… che dovevano… passavano di lì per

una specie di laghetto lì del… dove passa il torrente che c’è lì… e

raggiungere il Diavolo… non so… poi era un posto dove si

niente dicevano che li andavano a risciacquarsi le fate… che

incontravano queste persone e lì si trasformavano in masche… e c’era

scendevano a valle e si rinfrescavano lì… che erano piccole eccetera…

tutta questa storia dietro… la gente lì che abitano lì… avevano sempre

mah io non so… […]>>.

paura a passare di lì… perché c’era tutta questa storia alle spalle… era un sentiero… sai poi ci sono degli alberi altissimi… e col vento magari si muovevano e la gente credeva a queste storie… avevano tutti paura… poi si sentiva anche che da quelle parti passavano i lupi… era pericoloso… era pericoloso…[…]>>.

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Colle PrĂ Martino

Colle PrĂ Martino Scala Reale con magazzino intermedio nel Forte di Fenestrelle..

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Roletto

La Mano di Gelosia <<Senti… ti racconto ancora questa… lui (il marito dell’intervistata)

non stava bene… e tutto… e un giorno gliel’ha raccontato… di mia

andava da una signora a Torino… che non stava bene… è stato tanti

figlia… gliel’ho raccontato a mia figlia… che c’era proprio una

anni che stava male… e… è andato… andava da quella signora lì… e

ragazza che le faceva del male… e allora sua cognata che è tanto di

poi una volta… andava anche Marinella… ti racconto di Marinella…

chiesa così… mi ha detto guarda facciamo una cosa… a Roletto di

Marinella sai chi è… mia figlia… ma Marinella si è sposata… dal

Pinerolo… qui siamo sempre nel Pinerolese… a Roletto di Pinerolo…

giorno che si è sposata… non stava più bene… per niente… non poteva

c’è una signora che fa… fa quelle cose lì… li aiuta… o se ti fai male…

più tirarsi su… per niente… non mangiava era bianca… sarà stata… è

o qualcosa… però c’è sempre un prete che viene… e fa delle cose sulla

venuta 25 chili… sempre il dottore… sempre il dottore… e era sempre

messa… fa una messa ed era una casetta (la messa era dentro una

lo stesso… sempre lo stesso… e un giorno suo marito… lì… ancora

casetta)… io sono andata a vedere… una casetta lì sulla montagna di

un'altra cosa… le abbiamo portato la maglia a quella signora là… e

Roletto dietro Pinerolo… siamo andati là… io non sono andata quella

quella signora lì… sai cosa ci ha detto a noi? “Eh ma già che non

volta lì… è andata Marinella con sua cognata… sai chi ha trovato là?

guarisce! Ha una donna che le ha messo le mani addosso a vostra

Il prete che abbiamo noi a Zucchea… pensa te… da che mai più… chi

figlia!”… perché era gelosa che aveva sposato quello lì… ma lì è

andava a pensare… prima di venire qui a Zucchea… qui veniva da

vera… è quella è bella (la storia che sta raccontando l’intervistata)…

Torino… e faceva quell’esorcista lì… e la gente andava… e da allora

allora c’era chi faceva del male… sai quando sono giovani magari… le

ha cominciato a star bene… a star meglio…[…]>>.

ragazze una è gelosa del suo marito o qualcosa… e ci ha detto a noi… guardate che ha… ha proprio una mano di gelosia di una ragazza… ragazza o ragazzo… non mi ricordo più cosa ha detto che ha le mani addosso a vostra figlia… da quando si è sposata… la gelosia… e lei (Marinella)… stava sempre male… stava sempre male… e ha una cognata sposata a Piscina… e tutti lo sapevano là… lo vedevano che

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Frazione Roletto.

Scala Reale con magazzino intermedio nel Forte di Fenestrelle..

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Roure

Le Fate del Monte Orsiera

Il Lago della Malanotte

<< Di fate e storie così ne sapevo tante però non me le ricordo più

<< Quando ero giovane andavo a volte dalle parti del Monte Orisera e

tutte quelle… forse una ma proprio… però ci provo mi sembra che era

mi ricordo di un racconto che era anche conosciuto lì soprattutto… sul

un… la storia delle fate del Monte Orsiera lì a Roure… perché in

Lago della Malanotte era la storia di due innamorati… era un po’

montagna con le grotte le zone un po’ particolari… si dicevano tante

triste come storia però è così… c’era un soldato che si trovava da

storie così… di fate e leggende… c’era una fontana lì che si diceva che

quelle parti e aveva conosciuto una bellissima ragazza e due si erano

lì vivevano le fate… e una volta una ragazza era andata lì in paese e

innomarati e si incontravano tutti i giorni sulle rive del lago… solo che

aveva raccontato che le aveva viste tutte insieme… però non mi

c’era un problema… il problema è che questa ragazza era già stata

ricordo bene… non […]>>.

promessa come sposa a un signore ricco lì del posto… e allora questo signore aveva scoperto tutto e aveva ucciso il soldato proprio lì dove c’era il lago… e la ragazza un giorno era andata al solito appuntamento e il soldato non c’era e dopo un po’ l’aveva visto nel lago morto… l’aveva ucciso con una pietra con un colpo alla testa… molto tragica come vicenda… e infatti la ragazza era molto triste e non era più riuscita a riprendersi… e allora dopo un po ‘ di tempo l’avevano trovata morta… perché era troppo il dispiacere… e a volte raccontano che si sentono le voci di una ragazza lì dalle parti del lago alcune sere… soprattutto d’estate… altri dicono che ci sono delle fiammelle a volte che girano lì vicino a quel posto e che quelle fiammelle sono… è la ragazza… l’anima di… della ragazza che cerca ancora il suo amore sulle rive… però sai a volte la voglia di fantasia di alcuni… non so… però era molto famosa lì da quelle parti… […]>>.

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I Dodici Apostoli <<Lì è già Frazione Roreto… (Roure)… dove c’è il Vallone del Bourcet… dopo il Becco dell’Aquila… è un posto molto bello ci sono tante cose… rocce… poi ci sono dei piccoli posti con delle abitazioni… dei piccoli villaggi… c’è uno molto… è particolare proprio tipico di montagna… Chasteiran… poi se sali ancora ce ne sono altri… sono molto particolari… e lì da quelle parti ci sono… c’è un gruppo di rocce con delle forme… sono un po’ strane… e quelle rocce le chiamano i “Dodici Apostoli”… avevo sentito delle storie… comunque si raggiungo da Chaulieres che è il villaggetto quello più in alto… da quelle parti in quelle parti in quel punto… la gente li chiama anche i “Bec Bianc”… si diceva che lì in quel punto erano passati dei monaci

che avevano chiamato non so per convertire le persone… e infatti ora che ci penso li chiamavano i “Dodici Apostoli” o anche con il nome di

Chasterain.

“Fra Bianc”… (Frati Bianchi)… non so a quanti metri di altezza si trovano… però sono bellissime queste rocce… poi se sali c’è un panorama bellissimo… io andavo spesso quando ero giovane… che facevamo le escursioni… […]>>.

I 12 Apostoli.

87


San Germano Chisone

La Fontana dell’Orso

Il Fantasma

<<Si dicevano di Orsi per esempio… c’erano dei posti dove li

<<Ora… perché non… c’era una fantasia… oggi forse c’è ancora… si

vedevano un tempo… ma tanto tempo fa… e lì a San Germano… c’è

parlava di un fantasma che girava dalle parti di San Germano

il… la “Fontana dell’Orso”… si chiama quel… la sorgente che c’è

Chisone… questa la sanno in pochi… forse ancora qualche vecchietto

vicino dove passa il ponte per il paesino… perché lì è un posto di

la conosce però… non so… dicevano che lì… perché lì c’è uno

montagna… si raccontano queste storie che vedevano gli orsi… e i

spuntone… una… un grosso sasso… una roccia… e lì durante la

pastori li vedevano e avevano paura a volte che… poi lì è particolare

guerra avevano ucciso una sentinella… uno dei tedeschi… sai una

perché ci sono anche altre sorgenti… o la stessa… ora non so… la

volta con ste guerre… era tempi un po’ così… e dicevano che dopo..

chiamavano anche “Fontana di Napoleone” non so perché però la

gli anni dopo si vedeva sempre il fantasma di questo soldato… che

chiamavano anche così… o forse ce n’era un'altra…[…]>>.

girava così nei paesini lì… era l’ignoranza che c’era una volta… si diceva spesso che le anime così dei morti… giravano… e proprio lì dice che l’avevano visto una volta… si chiama la “Rocca del Toudre”… poi non è che scherzavano… quando c’era la guerra mi ricordo c’erano cose… così… erano tempi sai… […]>>.

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Le Fate della Roccia Cherpeniera <<C’era proprio una… guarda questa è proprio di fantasia… me la raccontava ancora la mia nonna quando ero bambino… ma erano… ormai tanti anni però me la ricordo sempre… perché ci passavamo ogni tanto… e.. di questa… c’era un posto se.. non so se lo conosci di lì di Pramollo dopo San Germano Chisone… c’è una zona lì con una roccia come… la chiamavano la “Roccia Cherpeniera”… e sopra quella roccia… dicevano che ci abitava una fata… ma la conoscevano quelli del posto lì.. e pensa andava tutti i giorni a filare questa fata… e mia nonna mi diceva sempre di questa storia… che era una fatina bellissima… era tutta piccolina… e una volta uno che voleva andare a parlare… sai si era avventurato di notte e non l’avevano più trovato…

forse era morto... o gli aveva fatto un incantesimo non… e questa pensa ti… era proprio quando ero bambino… […]>>. San Germano Chisone.

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San Secondo di Pinerolo

Il Castello del Lupo di Miradolo << Mi viene in mente ad esempio quella del… lì che a San Secondo

l’avevano visto e si erano messi a combattere contro questo lupo e

c’era un castello… ora non c’è più ma prima c’era un castello lì…

erano anche riusciti a ucciderlo… l’avevano fatto cadere dal… giù per

che… non so era stato distrutto dal… e poi niente dicevano che c’era

la valle… e poi era andata così la… non mi ricordo come… perché…

una leggenda anche sul… perché poi se ne raccontavano e se mi

[…]>>.

ricordo… però non è che me la ricordo tanto bene… parlavano di <<Questo castello non so quando ma era stato distrutto perché poi qui

gatti… di animali… che un forestiero che si era piazzato lì nel

c’erano sempre guerre nel… come in tutta Italia nella storia credo…

castello… quando faceva i suoi giri lì nei boschi e questo qui aveva

era lì nella frazione Miradolo che c’è lì a San Secondo… perché lì c’è

tanti gatti… con lui li teneva sempre… nel… era un uomo che

un altura e scacciavano gli attacchi dei nemici…[…]>>.

viaggiava tantissimo e questi gatti li aveva presi pian piano in giro per il mondo durante questi… durante questi viaggi… e quindi niente si era

<<Il “Castel del Loup” non c’è più però c’erano le leggende su quel

fermato in questo castello con tutti questi gatti… e una volta dicevano

posto… era su un cucuzzolo lì a Miradolo… era una fortezza che

che aveva aiutato con tutti questi gatti a liberare… aveva aiutato un

avevano gli Acaja mi pare… poi in quella zona si raccontavano tante

contadino che era infestato… che era pieno di topi nel… nella sua

storie sui lupi… c’era una leggenda su un lupo che aveva attaccato

cascina e nei suoi terreni… e il forestiero niente l’aveva aiutato e

un… aveva attaccato il padrone del castello e lui era riuscito grazie ai

aveva fatto mangiare tutti i topi di questo contadino… allora aveva

suoi gatti a salvarsi… però non la ricordo tanto bene a dir la verità…

rivìcevuto una ricompensa… una volta non si usava magari dare soldi

[…]>>.

o cose così perché era… non è che ce n’erano tanti eh! Mi sembra che gli aveva regalato un agnello così poteva mangiarselo… come ricompensa… però questo agnello belava in continuazione e aveva fatto arrivare lì fino al castello un lupo che una notte aveva cercato di portarlo via… che voleva mangiarselo… ma i gatti che erano tantissimi

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Castello di Miradolo

Scala Reale con magazzino intermedio nel Forte di Fenestrelle..

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Staffarda

La Lisca ‘d Pes <<Una storia particolare però così di fantasia… naturalmente… non è

un pesce gigante… grandissimo… che li avevano… li aveva… gli era

che è successa davvero… è tutta un’invenzione diciamo… però si

servito per mangiare tutti quei giorni che intanto stavano rimettendo

raccontava… si raccontava tante volte… i vecchi la raccontavano…

apposto tutto il disastro che era successo… perché loro erano bloccati

perché mio nonno andava sempre a Staffarda lì dove c’è l’Abbazia…

lì… e allora grazie a quel pesce sono riusciti poi a costruire l’abbazia

perché lì c’è questa… e ce la raccontava sempre… è anche famosa…

e quela lisca lì è il segno che il signore ha voluto… voleva… che in

era la storia della “Lisca ‘d Pes” (Lisca di Pesce)… la “Lisca ‘d

quel punto lì proprio… e questa storia qui mio papà a volte la sentivo

Pes”… praticamente era una… una grossa… è una grossa… un osso…

che… e l’Abbazia alla fine l’avevano costruita… e allora quella lisca lì

gigante che se tu vai nell’Abbazia di Staffarda… ancora oggi c’è

è un… è un segno… che il Signore… l’hanno mantenuta… è ancora

dentro una cappella non so lì… dentro a una parte della chiesa… e…

dentro la… l’Abbazia ecco… e allora tutti la venerano e… è proprio un

la storia racconta che… una volta… c’erano dei monaci… che siccome

simbolo dell’Abbazia di Staffarda… che è famosa… però credo che era

lì è un… Staffarda è un… era in passato… un punto per i pellegrini che

un osso di qualche animale che poi avran trovato lì e ci hanno fatto

scendevano dal nord per andare poi in Terra Santa… era un punto di

tutta la leggenda attorno… e così… però sai una volta si

passaggio… una zona di passaggio…allora dovevano costruire il…

raccontavano… perché era diverso c’erano tante… […]>>.

volevano costruire il Santuario lì… la… l’Abbazia e questi monaci mentre costruivano l’Abbazia… a un certo punto c’è stata un… una pioggia che è durata… un’alluvione che è durata… tanto tempo… aveva distrutto tutto… aveva inondato tutto… e si erano salvati questi qui che… questi monaci che stavano… queste persone che stavano costruendo il… il… l’Abbazia… e allora… a un certo punto era tutto distrutto… i campi… i raccolti… da mangiare non c’era più niente… e da questa inondazione questi… questi monaci avevano trovato… una…

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L’Abbazia di Staffarda

La Mula Farda

<<E pensa ci raccontavano che uno di questi monaci che vivevano lì

<<Poi sempre su Staffarda… ma questa è proprio una storiella così…

nell’Abbazia di Staffarda… che una volta era lì che prendeva il sole o

una di quelle che si raccontano ai bambini non so se… e niente una

c’era una giornata di caldo comunque adesso non so… e niente era lì

volte c’era dei… c’erano delle persone che stavano attraversando le

che stava morendo di caldo e non sapeva come fare per… per ripararsi

Alpi le montagne lì no… e avevano un carico perché si stavano

dal sole… e niente aveva preso dell’argilla per rinfrescarsi… per

spostando da un paese all’altro non so… forse stavano arrivando dalla

ripararsi… non so… l’aveva messa su tutto il corpo… e poi quando si

Francia o non so… e niente avevano questa mula… la mula Farda… a

era asciugata che era tutta rigida aveva tolto… poi si era tolto i pezzi

me veniva da ridere perché poi era come una barzelletta che la

da… che aveva addosso… e quando ha tolto quelli dalle cosce l’aveva

raccontavano… mio nonno e poi… e questa mula Farda aveva tutto il

guardato non so e aveva pensato di usarli… per… da mettere sul

carico il cibo le coperte eccetera… e camminano camminano e niente

tetto… sai i coppi quelli che si usano per fare i tetti delle case… e

arrivano lì dove adesso c’è Staffarda e allora c’erano delle sabbie

l’avevano inventato quella volta lì il tetto con.. questi… il tetto con i

mobili non so perché una volta non c’era niente era tutta una palude

coppi… a Staffarda pensa…>>.

non so… e questa mula si era… era stata inghiottita dalle sabbie mobili e si agitava e allora quelli… “Sta ferma Farda! Sta ferma Farda! Sta ferma Farda!”… e poi non ce l’avevano fatta a salvarla e era morta nelle sabbie mobili… però poi quel posto lì… era diventato Staffarda perché gli dicevano “Stai ferma Farda!”… e poi si erano fermati da quella volta lì e avevano costruite le prime case… era nata così…>>.

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Villafranca Piemonte

Il Santuario di Cantogno <<Delle volte c’erano delle bestie che facevano… maiali che venivano

più! Vedete che mangiano lo stesso tutti i maialini! Non fatelo più!

malati… e non sapevano cos’era… c’erano quelle lì che li

Perché date del danno ai maialini!”… e poi dopo subito i maialini si

maledivano… gente che stava lì… quella là è capitata nella casa di

son messi a mangiare… era quella strega lì… che li faceva… ma ti

mia nonna… è capitato ai miei nonni… a mio padrino a mia mamma…

puoi credere quelle cose lì… e pure è capitato… e sappiamo chi è…

quella lì… mia mamma era giovane… e mio padrino… fratello di mia

sappiamo chi è quella lì… quella lì non c’è più… è una che abita lì

mamma… e c’è un santuario a Cantogno… vicino a Villafranca… e

davanti e mia mamma un po’ più giù… facevano del male così… e poi

allora avevano lì la… la scrofa no… con tutti i maialini… neanche un

per morire quella lì… quando doveva morire poi che stava male… non

maialino che succhiava… più niente niente niente… non succhiavano

moriva… e ne faceva di tutti i colori… non poteva morire… qualcuno

più ma dalle cosa volevi e niente… allora mio padrino ha preso non so

gli hanno detto lì i parenti… dategli una scopa… ha preso la scopa in

più che cosa… che cose che davano a mangiare alla mamma lì… ha

mano… la scopa è andata su per il camino… mia mamma l’avrà

caricato il carro e l’ha portato a Cantogno… là c’era un prete… che

raccontata mille volte…[…]>>.

prendeva ste cose… e io non so faceva le… ha fatto… lì… le ha dato una benedizione… e poi gli ha detto vai a casa e gli dai questo… a mangiare… lui è venuto a casa… ma gli ha detto ancora di farle qualcos’altro… gli ha detto di prendere la corda che aveva al collo… e metterla… vi faccio ridere…di mettere la corda in una pentola… e poi far bollire l’acqua… e poi sempre tagliare la corda… loro l’hanno fatto… non è andato mezz’ora da… dopo una signora… che abitava quasi vicino… è arrivata “Ma cosa fate! Ma cosa fate! Ma cosa state facendo!!”… è entrata dentro (la signora)… (il proprietario della scrofa): “Eh stiamo facendo quello”… (la signora): “Ma non fatelo

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<<E c’era uno a Cantogno che faceva anche così… quel Santuario di

<<Mah quel Santuario lì… aiè una storia (c’è una storia)… fattela

Villafranca… lì proprio… un Santuario grande… e c’era un prete che

raccontare quella c’è una storia… che di qualcosa che parte da

credeva tanto… e quando è mancato mio papà… questa è piccola

qualche paese… non so se sia un altro Santuario più giù… che poi

però… quella è arrivata a mi (la storia è arrivata a me) e… c’ero solo

hanno fatto… la fermata a Cantogno… e poi hanno seguitato… da

io… io e mia mamma… quando è mancato mio papà… io non avevo

dove arriva… c’è una storia… c’è qualcosa che è arrivato si è posato a

fratelli e sorelle… è mancato mio papà… e poi io non entravo più in

Cantogno… e poi ha seguitato per un'altra… ma quella non so…>>.

casa… ma per niente… bisognava tirarmi… buon anima… un uomo

<<Su Cantogno… Il Santuario che c’è lì la gente… vengono gente da

che abitava lì… a prendermi per il braccio… ma ero più forte di un

tutte le parti da Torino… da tutte le parti da fuori… e lì c’è la

toro… non sono riusciti a farmi entrare dentro… non entravo più in

Benedizione della Madonna… ci sono tante persone che vanno per

casa… perché lì è stato mio papà… era la sera dopo e sempre tutte le

farsi curare o altro… la Madonna del Buon Rimedio… sapevo di

sere… mio zio… che adesso che è mancato… quel mio zio lì mi ha

persone che andavano proprio apposta perché è successo che tante

presa… avevo tredici anni… mi ha prese mi ha fatto andare… siamo

volte ci sono stati miracoli di gente che magari stava male… e una

andati in bici… a quel Santuario di Cantogno… mio zio le ha

volta che sono andati li sono… poi sono guariti… e poi è bella tutta

raccontato tutto a quel prete lì… cosa mi ha fatto non lo so… più che

dentro ci sono i quadri… tutti dipinti lì della Madonna… è famosa ma

preghiere quelle cose che fanno… sono arrivata a casa… io no navevo

ti dicono che vengono da fuori da tutte le città… da tutte le… proprio

più paura di niente e entravo in casa… allora c’era qualcuno che mi

per questa… per questa Madonna del Buon rimedio…[…]>>.

faceva del male… non so… quella l’ho toccata io (l’ho vissuta io)… a due mani così mi tiravano ma ero peggio di un toro… una volta c’era di quella gente che faceva del male… le gelosie avevano magari… le gelosie facevan del male… non so come fosse… adesso non ci sono più quella gente…[…]>>. <<Ma quella di Cantogno… quella là è grande… se vai nella chiesa di Cantogno… entri… è tutta in un quadro… non è nella chiesa… è nell’androne… c’ha un androne dietro… tutta la parete attorno… tutti

i quadri… tutte le cose capitate…[…]>>.

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Il Cüleis

Il Cavallo Bianco

<<A volte lì vedevano girare così andavano sulle case… sui tetti poi

<<Senti questa… questa me l’aveva raccontata quello che aveva…

volavano… i Cüleis erano dei fuochi così che giravano… e volavano…

[…] e niente comunque… c’era questo signore… era il giorno dei

erano veloci! Alcuni dicevano che li seguivano… e quelli dicevano che

morti… e una volta… ora non più perché… però una volta era proibito

erano gli spiriti dei morti… che non avevano avuto pace e allora

uscire la sera il giorno dei morti… perché… non è che era proibito

andavano in giro così di notte… e li vedevano a volte nei… sui fienili

però era una cosa di rispetto per le anime dei morti… perché quel

così si appoggiavano poi volavano via da altre parti così… stavano

giorno lì dicevano che le anime giravano così… che andavano in

così magari un po’ su un albero… poi volavano e andavano sui tetti…

giro… e allora la gente non usciva così per… anche perché a volte si

poi si spostavano… tutta la notte così… […]>>.

credevano a queste… e allora c’era questo signore che quella sera era uscito lo stesso e era andato così con gli amici si erano incontrati per giocare a carte… e avevano mangiato tutti insieme… e niente… ma avevano anche bevuto infatti secondo me era poi per quello che… e

niente dice che era arrivato a casa terrorizzato e non riusciva più a dormire era stato male un po’ di giorni… e niente dice che mentre tornava a casa aveva visto un cavallo bianco che correva… e gli andava incontro e dice che mentre gli andava incontro e correva… tutti fiori gialli che crescevano così lì al bordo della strada… e poi niente la moglie era preoccupata… perché questo qui stava male

eccetera… ma era serio quando lo raccontava… però che… quello aveva bevuto ecco perché vedeva i cavalli e i fiori… […]>>. La Cappella di Missione

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La Cappella di Missione <<Qui a Villafranca abbiamo… la storia della “Cappella di Missione”

molto bella… che aveva… che ha una storia… che avevano raccontato

che quella è famosa… e c’era… c’era questo racconto che

qui a… alcuni vecchi che lo raccontavano… che… questa statua…

praticamente diceva di questa… di questa cappella… che è bella qui a

c’era questo pezzo di legno… che serviva… serviva per fare questa

Villafranca… e qui c’è in questa chiesa c’è la “Madonna del Latte”…

statua… non sapevano a chi farla fare questa statua qui e si cercavano

che è… è importante… e ancora lì che la gente va per questa… questa

scultori… gente ma poi alla fine non avevano trovato nessuno… erano

“Madonna del Latte”… e avevano… c’era stato un miracolo… che

disperati così… il parroco… non sapeva cosa fare… e… ma questo è

c’era il… avevano portato un’ampolla non so… un recipiente con

anno e anni… secoli non so tanti anni fa non so di quand’è la chiesa…

dell’olio sacro da… come come… come regalo… come offerta… e a

e allora… avevano… era arrivato un signore un giorno… un poveretto

un certo punto questa Madonna ha iniziato a trasudare l’olio… però

non so un… uno che… un mendicante… un poveretto che cercava da

l’ampolla era sempre piena… quindi non si spiegava la gente come

mangiare… riparo non so… e questo signore qui gli aveva detto al

usciva quest’olio… se tu vai ancora adesso e la tocchi è ancora… ha

parroco: “Guarda la faccio io la statua che sono capace però dovete

ancora quella sensazione di toccare qualcosa di unto… e allora tutti

lasciarmi in una stanza tre giorni senza cercarmi… senza darmi da

andavano per vedere questo miracolo… e un giorno una signora non so

mangiare… da bere.” Eccetera così… e allora dopo tre giorni

che è andata lì… aveva preso quest’olio… aveva riempito un recipiente

questo… questo signore… era uscito… è la statua era pronta… era

e era andata a venderlo e subito dopo questo… dopo questa cosa…

come… come è adesso insomma… e l’avevano messa lì nella chiesa di

l’olio aveva smesso di… di uscire di trasudare da questa… dalla

San Bernardino e questo signore aveva detto che doveva stare lì… che

“Madonna del Latte”… e l’ampolla si era svuotata… è una cosa che è

non dovevano spostarla per niente al mondo… poi era sparito… e

successa veramente… è una cosa qui di Villafranca… è famosa… la

allora avevano pensato tutti quanti che quello era Dio… quello era

gente qui lo sanno tutti…>>.

Dio… tutti quanti lo dicevano… qui a Villafranca… se chiedi in giro se vai… gli anziani così loro lo sanno… e una volta… un altro prete adesso non so bene dirtelo… l’aveva spostata in un altro posto… in un’altra chiesa… ma non… non so bene… e era ritornata nella chiesa di San Bernardino… da sola… la storia del Cristo che è venuto a

Villafranca… tutti quanti la raccontavano… ecco… è così… […]>>.

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Il Pescador e la Pescadoira

Le Baite

<<Per esempio qui a Villafranca fanno il Carnevale… e siccome negli

<<Se vai più in là… lì vicino alle rive del Po che c’erano… e lì c’è un

anni… nel passato… qui a Villafranca c’era un… si pescava… la gente

posto che si chiama “Le Baite”… e perché… proprio lì c’erano i

andava a pescare qua che c’è lì il fiume (il Po)… erano proprio nella

pescatori che vivevano proprio lì… c’erano proprio le case dei

tradizione… allora le maschere che tutti gli anni ci sono quelle

pescatori… ma fino… mio nonno ogni tanto andava… ma anche mio

famose… sono “il Pescador e la Pescadoira” (Pescatore e Pescatrice)

papà… e lì c’erano proprio i pescatori che vivevano lì e pescavano… e

che anticamente sono le… le due maschere principali qui di

adesso fanno delle belle feste sulle rive lì… se vieni qui a… mi sembra

Villafranca e si fanno festa… e… perché qua c’era questa tradizione

fine settembre… e qui fanno anche una bella festa lì al fiume proprio

che c’erano i pescatori una volta…[…]>>.

per… che ricordano questi… questa tradizione dei pescatori… fanno la Festa dei Pescatori… e a Natale fanno il Presepe lì dove c’è il fiume e

<<Lo facevano per sfamarsi ma poi era diventata anche una cosa…

lo lasciano illuminato anche di notte... perché questa cosa dei pescatori

così per stare tutti insieme per anche una cosa di religione si pregava

e tutto quanto è molto importante qui… è la gente e… è sentita questa

tutti insieme… erano… era come una società… erano tutti uniti questi

festa… […]>>.

pescatori e vivevano tutti insieme…[…]>>.

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Santuario di Cantogno

Scala Reale con magazzino intermedio nel Forte di Fenestrelle..

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Villar Pellice

Le Fate di Subiasco

Il Vallone degli Invincibili

<<Al Vallone di Subiasco per esempio… raccontavano di fate… storie

<<Il Vallone di Subiasco è chiamato anche il “Vallone degli

su fate… esseri che volavano che avevano poteri… però allo stesso

Invincibili”… perché c’erano i valdesi che avevano lottato fino alla

tempo erano… lavoravano facevano i formaggi… pastorizia… erano

morte… e dicevano che a “Barma d’Aout” (Grotta in alto) vivevano le

gentili… con le persone del paese… queste fate erano brave con la

fate e che proteggevano questi… combattenti valdesi… che erano

produzione del burro e lo insegnavano alle persone del paese… ai

perseguitati… perché…. e si raccontavano di queste storie… perché

valligiani… e c’era un signore… o un ragazzotto del paese di lì non so

poi il posto anche era bello… quando sali su in punta vedi tutto il…

che si era innamorato di una fata… solo che lei non lo voleva come

il… panorama è bellissimo… e questi soldati sopravvivevano perché

moroso… allora si era vendicato e aveva provato e prendere degli

vivevano in questi posti… e vivevano di pastorizia… cose così…

oggetti dalla loro grotta… e… avevano dei segreti su come fare il

[…]>>.

miele… solo che dopo questo episodio… le fate si erano arrabbiate con le altre persone… e allora… non gli avevano più mostrato niente… e mai più avevano… si erano arrabbiate e si erano isolate dalla gente del posto… erano diventate cattive con loro…[…]>>.

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Barma d’Aout

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Villar Perosa

Il Colle Prà Martino <<Dalle… vicino a Villar Perosa… una volta una storia… avevo sentito che… era lì dalle parti del “Pra Martino” (Prato Martino) nei boschi che ci sono lì… dicevano che viveva un brigante… Cotello… e infatti lì c’è la Roccia Cotello… o Coltello… forse Coltello però avevo sentito dir anche Cotello senza la “L”… non so perché questo… così… vabbè… e dicevano che questo brigante andava in giro a fare… a rubare a disturbare la gente della… lì nelle zone di Villar Perosa sempre con questo coltello che dicevano… e dicevano che abitava lì nei boschi in un nascondiglio… si raccontava che questo signore qui si era costruito la sua… il suo rifugio… con dei… con il legno che aveva rubato… aveva fatto una casetta con pali di legno che aveva rubato dai Bassa Val Chisone. Villar Perosa.

vigneti della Val Lemina…poi però era una leggenda… di Roccia Coltello… e la gente aveva paura ad andare nei… perchè che dicevano che c’era il brigante… […]>>.

Il colle di “Prà Martino” detto anche “Pra Martino” è alto quasi 1000 metri ed è situato a cavallo tra Villar Perosa, San Pietro Val Lemina e Pinasca. Un tempo era una località molto rinomata, oggi un po’ di meno, ma viene comunque utilizzata grazie alle sue salite panoramiche, come zona con percorsi per le gare ciclistiche.

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Villar Perosa dall’alto.

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Villasecca

Le Fiamme sulle Rocce

La Meridiana

<<C’è un posto che… ci raccontavano racconti che… racconti per

<<La storia quella lì sulla… sulla meridiana che c’era lì a

farci paura su stregoni cose così… c’è… dopo il ponte di Batrel… c’è

Villasecca… a Villasecca avevano… un punto vicino al Comune adesso

una gola…è abbastanza stretta… anzi è molto stretta e… poi lì c’è tutta

non so bene… c’era questa… questa meridiana… che era… era un po’

la valle che inizia… e lì… ma si sapeva proprio… si incontravano a

strana perché… in alcune ore del giorno non faceva ombra anche se

volte di notte questo stregoni e facevano le loro magie… e una volta

c’era il sole… non c’era ombra… e allora una volta siccome lì c’erano

era capitato a un signore che poi era venuto… era poi… che l’aveva

i ricchi lì i conti… i ricchi del paese… i signori che comandavano no…

raccontata a Villasecca perché lui era di Villasecca qua vicino… ma

una volta un signore aveva visto che questa meridiana non… non

sarà capitato io avevo più o meno vent’anni… sarà capitato verso il

faceva l’ombra… ma solo alcuni… alcune ore del giorno… e allora era

1950 ora non mi ricordo bene però… questa era successa proprio… e

andato da questi signori qua ricchi… a questi conti… marchesi… non

c’era questo signore che stava passando lì a la “Gorio ‘d la Touaro”…

so cos’erano… e questi qui… si erano messi a ridere perché

e era una notte e questo si era spaventato perché stava passando di lì e

dicevano:”Ma questo è pazzo!”… e allora tutte le volte questa

a un certo punto aveva sentito delle voci come l’eco che

meridiana quando non faceva l’ombra succedeva qualche disgrazia…

rimbombavano nella valle non so tutto così… e poi a un certo punto

o c’era un incendio… o c’erano altre… altre disgrazie… qualcuno che

c’erano tutte le fiamme che andavano così su e giù per le rocce… e lì…

annegava… qualcuno che moriva o cose così… e allora questi signori

perché lì si incontravano gli stregoni che facevano le loro cose… le

ricchi avevano avuto un figlio… e anche questo signore qua povero…

loro magie… e infatti lì non ci andava quasi mai nessuno perché lo

questo signore qua che era andato ad avvertire aveva avuto una

sapevano… tutti lo sapevano che lì era un brutto posto… non si doveva

figlia… e questi due bambini… questo bambino e questa bambina

andare… e infatti questo signore… lui era obbligato a passare di là

erano cresciuti insieme e allora… così la meridiana non faceva più

perché doveva trasportare non so delle cose sue che aveva… però poi

questi strani… questo strano gioco… che non… che non faceva… non

era spaventatissimo e aveva raccontato tutto e anche qui a Perosa lo

faceva l’ombra… fino a quando… il… poi il bambino… il figlio dei

raccontavano… c’erano sempre di queste cose così… […]>>.

ricchi… … il papà di questo bambino gli aveva…

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gli stava insegnando a comandare e avere il potere eccetera… e allora la meridiana aveva ricominciato… a non fare ombra e erano ricominciate tutte le disgrazie tutto quanto… e questa bambina che poi intanto era cresciuta anche lei… stava aspettando poi un bambino dal suo marito che era quello… era l’altro il figlio dei ricchi… perché si erano sposati… così e aveva avuto una visione di andare fuori dal paese su in un posto dove c’era… che aveva visto dove dove andare… sempre dalle parti lì… è andata lì e c’era un vecchio che gli ha detto che questo bambino… questo bambino avrebbe avuto una disgrazia… se i ricchi del paese non la smettevano di fare… di fare tutte quelle cose lì… brutte… perché loro erano cattivi… allora lei dispera e gli dice: ”No! Dai la disgrazia a me! Non darla al mio bambino!”… e niente… allora quello lì… il signore lì… l’anziano gli dice:”Va bene… ma qualcuno dovrà pagare!”… e niente e alla fine la meridiana era scomparsa… e il bambino si era… era nato… e non era successo niente… e poi i marchesi e i conti erano morti… morti bruciati… e il figlio dei ricchi lì erano tornato buono come quando era bambino e niente… a Villasecca poi era tornata la pace… […]>>.

105



1.2 Altre Aree


Settimo Torinese

Il Vecchietto <<Quando Davide (il figlio) è andato ad abitare nella casa dove

è… tutta sfregiata… gli è andata bene… è caduta… se batte la testa…

abitano… sentiva dei rumori sentiva dei rumori e vedeva un

in un’altra occasione è caduta così… e si è rotta le costole…>>.

vecchietto… vedeva vedeva… no veramente!... non sto scherzando… un giorno l’ha trovato davanti alla culla del bambino… e il bambino gli ha detto: “Papà chi è?”… il bambino era piccolo piccolo… no

<<A Settimo… dove abita adesso… è una casa semi indipendente

dice… (Davide): “E’ un signore che è passato a salutarci”… capito…

perché è attaccata alle due case… è una casa che ha più di

però lui aveva sempre paura che tornasse.. allora gli ho detto… ma

sessant’anni… una villetta… di due piani… come può essere qua… la

fattela benedire questa casa qui no… ho detto così magari non è

suocera e il suocero sotto e loro sopra… e sotto hanno bella rimessa

niente… però… sai togli… ti togli il dubbio… eh… una di quelle…

sai… loro la chiamano la rimessa… è un androne dico io… che porta

allora è venuto… hanno fatto la benedizione… ha fatto la benedizione

su a casa di Davide… la suocera c’ha l’entrata di fuori… e però può

della casa… ha detto che non ha più sentito niente… e non ha più visto

anche uscire dall’altra parte… c’è un pezzettino di giardino di verde…

nessuno… però per esempio Barbara con la mamma non l’hanno mai

[…]>>.

visto… (Barbara è la moglie di Davide)… invece Davide sì… Davide l’ha vista in cantina… e poi si sentiva battere… e allora io gli ho detto “Davide fatti benedire la casa… magari non è niente… però sai”… da quando ha fatto quella benedizione lì… e questo qui non è di tanto tempo… sarà successa quattro anni fa… appena sono andati ad abitare lì… dopo per un bel po’… gli ho detto: “Fattela benedire questa casa qui”… anche perché Candida era caduta e si era fatta male… (Candida è la suocera di Davide)… due volte è caduta… è scivolata dalla scala… è scivolata dalla scala… ha fatto tutta la scala… e si è si

108


Torino

La Stanza della Regina <<Mia mamma mi ha raccontato… che andava con… un’amica di famiglia era una vecchietta e questa signora una volta aveva detto che proprio a Torino… proprio a Palazzo Reale… dice che c’è una… una stanza la “Stanza della Regina”… la Regina si sceglieva i ragazzi più belli che li piacevano… e perché non parlassero che non la scandalizzassero… li usava una volta li ammazzava e li buttava nel pozzo… lei lo faceva… per non farsi scandalizzare da dire che faceva queste…[…]>>.

109



2. Sardegna



2.1 Marmilla


Ales

La Madonna della Pioggia <<Se tu vai ad Ales in chiesa… non so se ci sei mai andato… No vero? Comunque lì…c’era un’usanza… però oggi forse non la conoscono neanche più i giovani come te… gli anziani sì… siccome c’è sempre… per mesi succede che non piove allora dicevano che per far venire la pioggia… se portavano fuori dalla chiesa la statua della Madonna… quella che c’è dentro la nicchia dietro l’altare… se portavano fuori quella statua allora pioveva… però pioveva tanto e a volte distruggeva tutti i terreni dei contadini… infatti non l’avevano più fatto… […]>>.

Ales. Cattedrale di San Pietro

114


115 Ales. Cattedrale di San Pietro


Baradili

Il Cane Nero <<Raccontava anche mio marito… che lui… aveva fatto… quando era venuto in licenza nel tempo della guerra… l’aveva fatto a piedi da Baradili a Sini… e dice che si era presentato questo cane nero… e lo rincorreva sempre davanti… sempre davanti… arrivato a un certo punto… ha detto che ha fatto una fiammata di fuoco… e lui è sparito… (il cane)… è sparito… si… quello era “Su Demoniu!”… (il demonio)… tu non ci credi vero? Vedi… i racconti di fantasmi… lo raccontava sempre lui… mi diceva… guarda questo è vero… diceva… “Mi rincorreva sempre prima! Poi a un certo punto… sono arrivato qua… vicino a… sparito!”… ha fatto una fiammata di fuoco… ed è sparito… prima questi fantasmi non lo so… non lo so… se era vero… questo di mia mamma era vero eh… anche quello che ti ho raccontato io… proprio io… quello era vero… io li ho visti io… con i miei occhi…

Baradili visto dalla Campagna.

[…]>>.

116


Centro Storico di Baradili


Barumini

Il Fantasma e l’Orologio

I Giganti del Nuraghe

<<E mia sorella è stata a lavorare a Barumini… in casa di una

<<Mi ha fatto impressione il Nuraghe di Barumini quando l’ho visto…

signora che si chiamava Claudina… questa donna qua… questa qua

tutta questa… questa pietra… e tutti i Nuraghi sono così… io non so…

curava il tetano… andava molta gente per curare il tetano a

che forza potevano avere questa gente in quel tempo… se avevano

Barumini… e lì succedevano tante cose misteriose… dice che lei aveva

attrezzatura… macchinari è sicuro che non ce n’erano… e chi ne sa…

un anello che in questo anello faceva vedere tante cose… cose

boh… quelle pietre che ci sono… proprio… lì al Nuraghe… quelle

indescrivibili proprio… e di notte… asino a macinare il grano non ce

devono pesare un paio di tonnellate almeno… e come avranno fatto a

n’era però sentivano sempre quest’asino camminare… girando la

incastrarle così… dicevano che erano giganti però anche se erano

macina… macinando il grano… tutte cose proprio… fuori dal

giganti le pietre erano pesanti… devono essere giganti davvero…

normale… e poi quando era a letto questa donna… andavano e li

quelli che l’hanno costruito… e gli altri abitanti erano piccoli… così

mettevano un orologio sull’orecchio… accendeva la luce e non c’era

dicevano… […]>>.

nessuno… però le mettevano l’orologio nell’orecchio… un fantasma glielo metteva… lo raccontava mia sorella di questa… che questa signora glielo diceva… […]>>.

118


Nuraghe di Barumini


Genuri

I Giochi << Noi si giocava con i birilli… si piantavano tre birilli… e uno a

con un bastone lungo… e si metteva uno da una parte e uno

fianco e con un sasso a distanza di… non so venti… trenta metri… si

dall’altra… e uno buttava il pezzo del bastone e doveva colpirlo… e

scagliava il sasso per colpire questi birilli alti un metro… un metro e

poi andava e gli portava via il posto… di nuovo… insomma tutte queste

venti… e si giocava così… poi si giocava a “Re d’Italia”… eravamo

cose erano i giochi che facevamo noi… e poi “Su jogu a su pei” (il

due schiere di ragazzi… e… quando quando… si chiedeva l’attacco…

gioco del piede)… facevamo tre cerchi e poi un quadrato… un po’

il ragazzo di questo… di questo… di questa fila di ragazzi… usciva un

rettangolare con una striscia in mezzo… poi un altro cerchio poi un

ragazzo e doveva… con un certo impeto… doveva… troncare la catena

altro quadrato con quattro quadretti… e si tirava la pietra… e si

che si trovava… catena di ragazzi che si trovava a distanza… giocava

spingeva col piede… se arrivava dove c’era la linea… e allora aveva

anche a “Mamma Cua” (Mamma nasconde)… a nascondino cioè…

perso… e doveva riprendere il gioco un altro… si giocava a carte… si

[…]… oppure giocavamo a “Cuaddu Fòttisi” (Cavalli Forti)…

giocava con i pallini… giocavamo a “Piccus”… specialmente le

eravamo tre o quattro ragazzi… uno si metteva così chinato… e l’altro

ragazze… e poi “Su jogu a su quattru” (Il gioco del quattro)… era lo

doveva saltare… doveva cavalcare… saltava sulla schiena… e poi “Su

stesso… un quadrato con… si facevano forse quattro e quattro… e

Jogu de su Sadazzeddu”… (Il gioco “de su Sadazzeddu”) e lì anche

quello si doveva spingere la pietra… sempre col piede se andava nella

dove c’è la casa di zia […] lì c’era una specie di ponte… un

striscia perdeva… se invece se andava dopo nel quadretto… si metteva

ponticello… dove c’erano quattro pali di… di pietra… e ci mettevamo

la croce e incominciavi a vincere… se uno riusciva a fare tutto il giro

uno nei quattro angoli… e uno diceva: “Su Sadazzeddu! Bai a

in questa… maniera qua… allora era la sua vittoria...>>.

Casteddu e torramindeddu!” (Su Sadazzeddu! Vai a Cagliari e Il gioco “de su Sadazzeddu” prende il nome dal tipico arnese agricolo per secernere e separare i cereali dalle impurità. In sardo questo strumento è chiamato “Sadazzu”, mentre in italiano è conosciuto come setaccio. La metafora del gioco richiama quella dell’attività della setacciatura di espellere l’elemento impuro per lasciare soltanto i cereali puliti, infatti durante la fase del gioco uno dei partecipanti rimane scartato.

riportamelo) … e allora si spostava da una parte all’altra… e poi… e quello che si spostava… e allora andava e gli rubava il posto… e poi si faceva anche “Su jogu a su fusti” (il gioco del bastone)… si giocava in due o tre… e si faceva un pezzetto di bastone in questa maniera qua…

120


Musca Maccedda <<In Giara si andava a cercare i nidi… i nidi degli uccellini… a

<< Sì del Nuraghe… sai cosa dicevano… dicevano che in questo

cercare… a preparare trappole per gli uccelli d’inverno… per la

nuraghe c’erano… “Sa Musca Macceddusu” (La mosca che

caccia degli uccelli… si metteva una trappola… così con un verme… e

macella)… queste mosche che erano… erano grandi quanto passeri…

tu ti piazzavi questa trappola… in un posticino dove di solito sapevi…

ed erano delle mosche pericolose… perché se uscivano… magari

che gli uccelli erano… soliti andare in quel posto lì eh… per

distruggevano le persone… io lo sentivo dire da mio babbo… questa

mangiarli… per mangiarli… d’inverno… con la neve scalzi… quando

cosa qua… perchè queste erano nascoste magari tra le macerie di

si arava poi… si preparava il terreno per seminare ceci… […] certe

questi… di questi… di questi nuraghi perché erano abbandonati… non

volte riuscivi a catturare anche venticinque… trenta uccelli… tu venivi

è che si facevano delle ricerche… per vedere cosa… a che tempo

a casa con una bisaccia di quelli belli… lodole… tordi… e merli

risaliva… cosa serviva… e tutto… c’erano… ai tempi d’oggi… sarebbe

anche…>>.

proibito… perché andavano con i carri agricoli… uno che doveva fare una costruzione… prendere di quelle pietre… che si trovavano dentro

La Giara citata in questo caso è la cosiddetta “Jara Manna” (Giara grande) oppure chiamata anche “Sa Canoa” (la corona), vale a dire la Giara di Gesturi che domina gran parte della Marmilla.

queste… questi diciamo… edifici antichi… e in molti muri… se ne vedono qualche pietra ben squadrata e questa era la pietra rubata dal Nuraghe… le usavano per fare i muri… per le costruzioni insomma…

La Marmilla è una subregione della Sardegna situata nella parte centromeridionale della regione. Delimitata a est e a sud dal Campidano, a nordovest dal Monte Arci, a nord dalla Giara di Gesturi e dalla Giara di Serri, a est dal Flumini Mannu. Il nome “Marmilla” proviene dalle vaste colline tondeggianti assomiglianti verosimilmente a mammelle. Altra ipotesi è quella secondo la quale vista la presenza di molte paludi nella zona, il paesaggio poteva apparire punteggiato da “Mille Mari”.

si vede che quella mosca lì… si vede che era… era dentro questo… questo… questi nuraghi… e si vede che qualche volta o tante volte usciva fuori e poteva colpire le persone… mosche giganti come

passeri… insomma si sosteneva che sarebbero… che erano grandi come i passeri queste mosche… e se uscivano magari e colpivano le

La Giara è un tavolato basaltico caratteristico della Marmilla e del Sarcidano. Nella parte centro meridionale della Sardegna se ne trovano diverse, tra cui la cosiddetta Giara di Gesturi chiamata in lingua sarda anche “Sa Canoa” (La Corona) . Chiaramente visibili dalle zone pianeggianti, le giare si presentano come altopiani dai lineamenti cartatteristici di enormi fortezze naturali, fornite di bastioni dalle pareti scarpate ed anticamente inaccessibili.

persone erano micidiali… ma erano di fantasia… erano racconti tramandati da padre in figlio… e ci raccontavano tante cose… noi da ragzzini avevamo paura…[…]>>.

121


<<Sai quella collina come andiamo a Setzu… c’è quella collina no…

racconta eh… dicevano che erano riusciti a prenderla… l’avevano

lì… lì dicevano che c’era… che usciva “Sa Musca Maccedda” (la

presa e l’avevano murata dentro il Nuraghe… lì a San Marco… e

mosca che macella)… io mi ricordo che andavamo… andavo lì a… da

allora la gente aveva paura perché se andavano a scavare lì… usciva

mia nonna… a prendere i cardi selvatici… perché crescevano lì in

la “Musca Maccedda” e allora la gente non andava perché… perché

quel terreno lì… non lo so questa mosca com’era… uscivano da questa

aveva paura… e quindi queste cose erano per spaventare la gente…

collina… dice che uscivano… e questa faceva… non so… alla gente

infatti… i sardi… non hanno… avevano paura a scavare nei nuraghi…

non so… se faceva del male… non lo so… quando andavamo dicevano

per questa “Musca Maccedda”… perché se no poi li uccideva…

sempre che lì usciva “Musca Maccedda” e io non sapevo cosa fosse

[…]>>.

questa mosca… e c’era la “Musca Maccedda”… dicevano… […]>>. <<Dicevano anche che… era una creatura… una mosca gigante che <<La storia della “Musca Maccedda” è una fantasia… era una cosa

uccideva le persone che si avvicinavano al Nuraghe a rubare le cose…

per far paura alla gente… perché così non andavano al Nuraghe a

perché lì dentro hanno trovato tante cose preziose sai… e la gente

rubare gli oggetti e le cose che… perché prima… le persone… la

andavano a rubare… sai quante cose di valore… e allora c’era questa

gente… mettevano gli oggetti di valore e le cose che avevano dentro il

storia della “Musca Maccedda”… e le persone avevano paura… e

Nuraghe… e poi c’erano tutte cose di bronzo… cose che erano

molti così non andavano… era molto pericolosa perché succhiava tutto

antiche… erano troppo preziose… e però quando arrivavano i romani

il sangue delle persone… […]>>.

così… arrivavano e svaligiavano tutto… e per quello che le hanno

<<Nella strada venendo da Setzu… c’è “Su Scrussorgiu” … è un

trovate sempre dentro i pozzi queste di bronzo questi oggetti di

tesoro che è coperto da una montagnetta… lì dicevano che c’era un

bronzo… perché se no i romani arrivavano… e prendevano tutte queste

Nuraghe con un tesoro enorme… dicevano che lì c’era tutto un tesoro

cose… e facevano le armi per l’esercito… allora poi la gente

d’oro… dicevano che una volta erano venuti a saccheggiarlo… e

nascondeva anche altre cose dentro i nuraghi… e allora niente c’era

avevano rubato l’oro… e poi questi qui… questi ladri qui erano morti

questo racconto della “Musca Maccedda” che era una ragazza nuda

un po’ di tempo dopo… poi dicevano anche della “Musca Maccedda”

che aveva le ali e che andava in giro… dicevano che pungeva le

che era sempre lì dove c’erano questi tesori… […] ma anche… poi ce

persone e le uccideva… e allora si diceva che questa donna così che

ne sono altri… dove ci sono questi Nuraghi coperti… è tutto pieno di

volava con queste ali tutta nuda… bella era… molto… andava in giro e

tesori e lì c’è sempre la “Musca Maccedda”…>>.

ammazzava le persone… e allora un giorno l’aveva presa… si

122


Nuraghe San Marco di Genuri


<<Dicevano e si raccontava tante volte… lì a San Marco dove c’è il Nuraghe… che c’era la “Musca Maccedda”… la sentivi anche a chilometri di distanza se volava in giro per il paese… e quella era terribile… lì al Nuraghe c’era un tesoro sotto e tutti lo dicevano… se andavi a cercare cose lì c’era la “Musca Maccedda” che ti uccideva… era grande come la testa di un bue… era come… uccideva le persone e le mangiava… era pericoloso dicevano andare lì dove c’era il Nuraghe… però molte persone andavano lo stesso… prendevano le pietre… e se… infatti molte case qui le hanno costruite con le pietre del Nuraghe… e poi alcuni trovavano cose in rame… ma non lo dicevano a nessuno… era così perché se no li denunciavano… non si potevano prendere perché quelle erano tutte cose antiche… […]>>.

<< ”Sa Musca Maccedda” dicevano che aveva la casa qui… in questa piazzetta qui davanti… io mi ricordo da ragazzino piccolo c’era un forno lì… lì c’era un forno… e dicevano che ci abitava la “Musca Maccedda”… e dicevano che poi si era spostata al Nuraghe di San Marco… era un… come un uccello… non so che cosa fosse… questa “Musca Maccedda”… dicevano che uccideva le persone… e adesso

quel forno… dopo che hanno fatto la piazzetta… prima era tutta con il

Maschera Popolare della Musca Maccedda.

pavimento in pietra (la piazzetta)… poi l’hanno fatta come dire… hanno fatto la strada (asfaltata)… e in mezzo in mezzo lì è fatta con le piastrelle dove ci sono quegli alberi… e lì c’era come un forno… perché c’erano cose… nere… cose bruciate… come un forno… era antico… l’hanno distrutto… non c’è più… io mi ricordo com’era e

allora il paese era… […]>>.

124


L’uomo che diventava sempre più alto

Bamutta

<< Io da ragazzino… per tutte le cose che ci raccontavano… avevo

<<Poi… anche mia sorella che è mancata… lei una volta… mio padre

anche paura di entrare in una stanza a casa di mia mamma… per le

era nel terreno della mietitura sempre lì… alla parte di “Bamutta”… e

cose che ci raccontava… e dicevano… uno ha detto… qui nella

siccome aveva un terreno più… più lontano da dove aveva lasciato mia

campagna di Sini tra Sini e Genuri… ha detto… stava passando ha

sorella… e le ha detto tu rimani qua e intanto io a caricare i covoni del

detto… e aveva visto un uomo… e quanto più lo guardava… e più

grano ce la faccio da solo… perché era poco… quella località si

diventava alto… e più lo guardava e più diventava alto…>>.

chiamava “S’Arramià”… e mio padre era andato lì e mia sorella l’ha lasciata da sola dove c’è un uliveto lì prima… dove c’è proprio lì come si sale a “Bamutta”… lì dove c’è quell’uliveto grande… e mia sorella è rimasta lì proprio nell’entrata di questo posto proprio dove c’è questo posto… dove ci sono tutti questi alberi di ulivo… e nel… nel terreno di fronte… proprio nella strada dove si passa per andare a

“S’Arramià”… lei era lì che aspettava e c’aveva la bisaccia… e c’aveva il coso dell’acqua… che si portava dietro… dice che lei aveva visto un ragazzino… non… la testa non ce l’aveva come noi… dice che c’aveva la testa fatta in questa maniera qua… ma di… ma brutto… ma di una bruttezza che ra una cosa spaventosa… stava un po’ calando il sole… e lei lo raccontava ed era stata terrorizzata… di questo coso

qua… e le diceva… lei chiedeva ma cosa vuoi… chi sei… cosa vuoi…

Vista aerea di Genuri.

dice che diventava sempre più brutto… sempre più brutto… poi alla fine ha tirato fuori dalla bisaccia la falce che mio padre usava per mietere il grano… ha detto… (la ragazza)… vengo lì e ti taglio il collo… quando è sceso mio padre l’ha trovata che era non lo so terrorizzata

proprio…

dalla

paura…perché

ultimamente sempre l’ha raccontato…

125

lei

dice

tutt’ora


è vero che io questa cosa l’avevo vista era terrorizzata proprio… poi è

<<Si racconta anche… che un contadino… aveva lasciato l’aratro in

svanito… non l’ha visto più… quando è arrivato mio padre non c’era

un posto proprio a “Bamutta” dove di quel posto dove stiamo

più… fin quando lei era sola c’era… ma quando è arrivato mio babbo

parlando… era di notte… siccome aveva piovuto la notte… non poteva

non c’era più… lo raccontava sempre…>>.

andare a fare l’aratura dove aveva lasciato l’aratro… è andato a prendere l’aratro… a spalle… l’aratro a legna… di legno… […] ha

<<Si racconta anche… che un contadino… aveva lasciato l’aratro in

detto che aveva visto… visto e parlato con un uomo che era già

un posto proprio a “Bamutta” dove di quel posto dove stiamo

morto… da tanti anni… e questo… questo signore qui (il contadino) se

parlando… era di notte… siccome aveva piovuto la notte… non poteva

la… se l’è presa non so come… dopo tre quattro mesi è morto… che

andare a fare l’aratura dove aveva lasciato l’aratro… è andato a

avevano fatto un bel tragitto assieme parlando… e quando lui è

prendere l’aratro… a spalle… l’aratro a legna… di legno… […] ha

arrivato al terreno per prendere l’aratro… quest’uomo è svanito… poi

detto che aveva visto… visto e parlato con un uomo che era già

si è ricordato che era morto… […]>>.

morto… da tanti anni… e questo… questo signore qui (il contadino) se la… se l’è presa non so come… dopo tre quattro mesi è morto… che

<<Era Zia Ciccia Contu con il marito… il giorno prima al marito gli

avevano fatto un bel tragitto assieme parlando… e quando lui è

avevano detto se il giorno dopo sarebbe andato a lavorare… ad arare

arrivato al terreno per prendere l’aratro… quest’uomo è svanito… poi

in un posto… e allora lui ha detto così… “No non posso andare perché

si è ricordato che era morto… […]>>.

ho lasciato l’aratro a “Bamutta”… devo prima andare a “Bamutta”… prendo l’aratro e poi vengo… però gliel’avevano detto per andare poi il mattino presto all’alba e per iniziare la giornata… perché la giornata in campagna inizia all’alba… allora lui è andato di notte…

alle due tre di notte… doveva andare a prendere questo aratro a “Bamutta”… sai dov’è “Bamutta”? E’ tutte piante di ulivo… capito… è un angolo… lì… che c’è un buio… una cosa che noi… a “Bamutta”

“Bamutta” è una zona collinare costituita da ulivi e macchia mediterranea molto fitta. L’origine della parola deriva dal termine sardo “Mutta” (mirto) in quanto in quest’area di territorio è presente una vegetazione rigogliosa di mirto. In questa zona si sono verificati molti episodi riconducibili a fantasie dell’immaginario popolare. “S’Arramià” è un’altra zona vicino a “Bamutta”, l’origine della parola deriva dal termine sardo “Arrammi” (rame), in quanto i colori del territorio in questione richiamano il rossiccio ramato.

abbiamo paura… dice che escono questi fantasmi no… a un certo punto questo signore è uscito di casa ed è andato a prendere questo aratro… è andato lì… e quando è tornato a casa c’era la moglie che lo

aspettava e lei gli ha detto…

126


“Hai fatto tardi che stavi facendo?”… (lui) “Eh ho incontrato..”… io

<<Cose brutte c’erano a “Bamutta”… vedevano morti… io non le

ora non mi ricordo il nome di quest’uomo… “Ho incontrato

racconto però… di cose così… sono cose brutte… non le ho mai

quest’uomo”… le aveva detto alla moglie… il tale non so… e la moglie

raccontate neanche a mia figlia… non le racoonto ai ragazzini… non

allora… “Ma questo signore non è morto?”… (lui) “Ma stai

l’ho detto mai neanche a Alverio (figlio)… neanche a Guglielmo

scherzando?”… (moglie) “Quello è morto”… (marito) “Ma stai zitta!

(figlio)…[…]>>.

Ma se io sono venuto insieme a quest’uomo!”… il marito c’era <<Raccontavano che a Bamutta uscivano cose lì…ma non è vero… e

rimasto… e la moglie continuava… “Guarda che è morto”… (marito)

c’erano pastori che avevano paura la notte a passare lì… invece io che

“No io sono venuto insieme a lui stavamo chiacchierando!”… gli

facevo il pastore… andavo lì… quando c’era da fare lì… io non avevo

diceva quest’uomo alla moglie no… e poi dopo questo… lui ha iniziato

paura… e a volte in estate… mi mettevo lì all’ombra e mi coricavo… si

ad avere pensieri… pensieri cattivi… e poi è morto… è morto

stava bene perché lì non veniva mai nessuno… e anche di notte… mi

veramente dallo… dallo spavento… dalla preoccupazione di questa

mettevo lì ed ero sempre solo… e ne ho sentite storielle di quelle cose

cosa… però prima dicevano che questi fantasmi uscivano… però poi

lì… e invece non è vero… mi ricordi vari… racconti… c’era un signore

non so… hanno fatto non so… qualche cosa… di preti non so… o il

che aveva una terra… un terreno lì a Bamutta… e ce l’hanno ancora i

Papa… per ritirare queste anime… io non lo so se è vero o no poi…

figli… e erano andati lì per lavorare la terra… e niente… e erano

adesso non ce ne sono più di questi fantasmi… non esistono più chi ne

usciti di notte… perché prima andavano al mattino presto che era

sente più di queste cose qui… […]>>.

ancora notte… erano andati lì a Bamutta di notte… si sono messi ad <<C’era una nostra vicina di casa… che era amica con mia mamma…

arare… e a un certo punto hanno rotto un aratro… e allora il fratello…

e questa signora veniva ogni tanto e ce le raccontava… e mi ricordo

e venuto in paese per prendere un altro aratro… lì c’è un… ci sono

che una volta mi aveva detto di stare attento attento ai fantasmi… poi

degli ulivi… prima di entrare a Bamutta… lì… aveva raccontato che

lì… per esempio a Bamutta si sentivano sempre storie… e mi aveva

gli era uscito il nonno di un altro signore di Genuri che ora non mi

detto mi ricordo ancora oggi… “Portati un fazzoletto benedetto e

ricordo… però questo era morto… era uscito questo fantasma… gli era

quando vedi il fantasma tiraglielo addosso e sparisce!”… lo

venuto uno spavento… e dicono proprio che sia morto di questo… per

raccontava come se era normale incontrare un fantasma… me lo

questo episodio qui… dicono proprio che sia morto per questo… e una

ricordo ancora adesso… io ero ragazzino… ma non avevo paura di

volta suo fratello dopo che questo signore era morto… aveva preso il

queste cose… […]>>.

fucile… era anche un po’ ubriaco ed è andato a Bamutta… è andato

127


lì… quando è entrato lì in quel terreno che ti ho appena detto… diceva

dove c’è “Sa Mitza Sabida”… avevo due cani in gamba… prima di

così: “Esci! Esci te che hai ucciso mio fratello!” Esci che ti

andare su stavo a casa e mi addormentavo due o tre ore… nella

sparo!”>>.

mansarda su… non era come adesso… era… e c’era una fontana che dava sulla tramontana… e io dormivo lì su… e io quando sentivo i cani

<<E quindi a Bamutta molte persone avevano paura… un certo che si

abbaiare li ascoltavo… però l’abbaio che facevano non era un

chiamava Beppe Soddu… era un uomo colto anche… e diceva con

abbaiare normale di quando si avvicina qualcuno per rubare il

babbo… che non aveva paura di altri posti tranne che a Bamutta… e

bestiame… non stavano abbaiando per quel motivo lì… tre o quattro

non lo so perché… io penso che sia l’idea che ha uno… penso che sia

ore… a volte di meno anche perché… quando salivo poi di notte…

l’idea che ha uno… ormai uno quando è morto non esce più… e io dico

quando salivo che era mattina presto ancora buio… e le pecore

sempre che bisogna avere paura dei vivi… non dei morti… però

stavano lì che dormivano sotto la Giara… e io quando arrivavo lì… i

dicevano all’epoca… che quello era condannato… quello era morto

cani se ne accorgevano… e abbaiavano… e in un attimo mi

però era condannato… e allora dicevano che uscivano questi

riconoscevano che ero io… comunque un’altra notte è capitato

condannati… io non ho mai visto niente… e io in campagna qui ci sono

questo… una notte… lì c’erano cinque sei orticelli… però quella notte

rimasto molto… però non ho mai visto nulla… […]>>.

le pecore sono entrate in uno di questi… e se non uscivano da dove

<<Una volta a Bamutta mi ricordo… un pastore mi diceva così: “Non

erano entrate non c’era sbocco per uscire… io quando sono salito al

hai paura in Bamutta?”… e io: “No perché cosa c’è?”… e questo

mattino mi sono seduto lì vicino ascoltando… le campane che avevano

pastore mi diceva che di notte non voleva andare e che non ci

e non ne sentivo neanche una… all’epoca non ero sordo come

andava… lì era un bello spazio per le pecore… era grande anche… lì

adesso… e non ne sentivo neanche una… e io non sapevo dove erano

nella strada quando andavi a Sini con il gregge… eri tranquillo… non

andate… allora prendo e salgo… e salgo dove sapevo che andavano di

c’erano vigne… non c’era nulla… e io avevo una pistola pure… però

solito a coricarsi… ma non ce n’erano di pecore neanche lì… mi

non ce l’avevo perché avevo paura a passare lì… ce l’avevo perché

sposto dalla parte della Giara di Setzu… sempre buio… e niente e non

non si sa mai… perché a quei tempi si rubava c’erano persone che… e

sentivo nulla… non sentivo ne’ campane ne’ nulla… torno alla zona

bisognava mettersi in guarda… e io poi ero sempre solo… sempre

qui sotto al paese mi siedo lì… ascoltando e non sentivo nulla… allora

solo… come qua dalla parte del monte di Setzu… non ci andava mai

ho pensato che erano salite in giara… sono rimasto un’ora e mezza

nessuno… ci andavo solo io… passavo dopo San Marco… la stradina

girando e non sentivo nulla… campane da nessuna parte… niente…

128


ma nulla nulla… quando stava per uscire il sole… ho sentito una campana… allora vadoin quegli orticelli ed erano lì… erano lì dentro ma non ho sentito un minimo rumore di campana per tutta la notte… ma niente niente… e quelle prima dell’alba da lì non uscivano… prima dell’alba non uscivano… […]>>. <<Ziu Beppi (Signor Giuseppe) una volta ha detto che… lì in campagna vicino a Bamutta… c’è una pianta di ulivo grande… e una volta stava andando lì… e ha detto che ha visto il… un signore che era morto… e questo signore era il nonno di mia moglie… tanti anni fa… e l’aveva visto tutto malandato… era un fantasma… però l’aveva visto come se lui era morto… era tutto bucato… e quell’uomo (Ziu Beppi)… è stato coraggioso… non aveva avuto paura… ecco… […]>>. <<Si… questo l’avevo sentito per quanto riguarda una persona che… una… era una persona della quale però io non ricordo… non ricordo… non avevo sentito neanche il nome… che quest’uomo usciva a “S’Arrammià”… a “Bamutta”… quindi siamo al confine tra Genuri e Sini… questo si… è una… era una persona di Genuri… aveva visto quest’uomo… quest’uomo… e non ricordando che era morto… l’aveva anche salutato… poi dopo di che torna a casa… e disse appunto… al… alla moglie… guarda che ho visto il tale bla bla bla… (la moglie):”Ma quell’uomo è morto!”… e quindi da lì si era preso uno spavento… e poi si era ammalato tantissimo… però non ricordo… non so

Strada di Bamutta.

veramente… i nomi esatti di queste persone… ma questa è roba… ma anche di queste cose qui […] ne succedevano […]>>.

129


Il Carro della Morte

Il Malocchio

<<Dove è la casa del parrocchiale… la strada stretta dove c’è la

<<C’erano delle persone che facevano delle orazioni… sai che a volte

chiesa… una via stretta… lì dicevano che uscivano cose brutte… ci

mi prendeva mal di testa e stavo male… andavo a casa di Zia Daffenza

sono dei fantasmi… ci sono questo e quest’altro… eravamo un paio di

che lo curava… è vero… quando l’occhio c’è il grano rimane in piedi

ragazzi che si giocava… di pomeriggio sul tardi… si chiacchierava…

con una bolla sopra… e il sale si scioglie… quindi di quest’acqua ne

qui… qui esce il carro della morte… il carro della morte… ad un tratto

deve prima bere… poi magari lavano le mani… la danno sul viso…

abbiamo sentito un forte… boato… siamo scappati… […]>>.

pochino sui piedi… poi… se ci rimane un po’ di grano o sale… che lo buttano dentro la roba… sulle spalle… appendevano il fiocchetto verde

<<”Su Carru e’ Nannai” dicevano che era dietro la chiesa di Santa

ai bambini perché dicevano che… quello li salvava un po’… adesso

Maria che passava di notte… era il “Carro della Morte”… e niente

mettono quel braccialettino verde col coso in oro…[…]>>.

raccontavano che questo carro era guidato da cavalli… che… questi cavalli dicevano che erano senza la testa… e erano come dei diavoli…

<<Per esempio sul malocchio… la sua mamma… lei lo diceva

infatti a volte sentivamo dei rumori e scappavamo subito da lì…

questo… non diceva bugie questa donna… questa c’aveva un cavallo…

dicevano che c’era “Su Carru e’ Nannai”… però magari a volte erano

e quindi questo cavallo… a un certo punto si era sentito male… era

degli animali così… o qualche cinghiale… dicevano che portava via i

coricato per terra… non mangiava non… se gli andavi vicino non

bambini cattivi… per portarli all’inferno… ma era per far paura…

faceva nessun segno no… era da un paio di giorni così e la signora lì

così… si diceva… […]>>.

non sapeva spiegarsi cosa aveva… che cosa aveva… dicevano che aveva l’occhio… (il malocchio)… a un certo punto tutti avevano… perché mio suocero… lo utilizzavano per il lavoro questo cavallo e tutto… e quindi… dicevano… per questo cavallo che stava male… e allora avevano chiamato Genzia (una signora che curava il malocchio)… Genzia aveva una preghiera che le aveva lasciato… un'altra signora ancora che era morta… perché se lo passavano capito da una persona all’altra questa cosa di curare… quando moriva una poi lo passava all’altra… però fin quando non moriva l’altra non

130


Il Mare a Genuri Poteva recitare la preghiera del malocchio… allora hanno chiamato

<<Sul ciglione della Giara dicono che ci siano anche degli anelli dove

Genzia… l’avevano avvisata e tutto… allora lei aveva… avevano un

attraccavano l’imbarcazione… perché prima era… quando ero

bicchiere con un po’ d’acqua e ci mettevano un granello di grano

giovane… avevamo una terra lì a San Marco… salendo in Giara dopo

dentro… e questo qui… questo grano… doveva fare delle bollicine…

San Marco… c’erano dei sassi… e in questi sassi… c’erano i fossili…

tutte attaccate al grano capito… se ne aveva molte bollicine voleva

però ci sono ripassato e non ho visto più niente… però c’erano… e

dire che gli avevano preso occhio… molto… capito… e se non ne

dicevano che forse forse… era stato sommerso dalle acque… perché è

faceva voleva dire che non ce n’era… è andata Genzia… e gli ha fatto

una cosa che si sgretola lì… sembra quasi sabbia… è una leggenda…

la medicina dell’occhio… e vedeva questo grano che era tutto pieno di

di queste cose si diceva che a Genuri c’era il mare… ma questo poi è

bollicine… di tutte bollicine attaccate al grano… allora la gente

provato da questi sassi… e poi dicono che c’è un vulcano spento… e lì

diceva… dicevano che gli aveva preso molto occhio… c’erano tante

nel ciglione della Giara c’erano delle anelle di quelle… si vede che

bollicine…

attraccavano le imbarcazioni…>>.

e allora prendeva… faceva le croci… tutto il…

pregavano… queste preghiere che fanno… e poi dopo alla fine glielo dava l’acqua così… che era acqua benedetta secondo loro… dopo la preghiera capito… gliel’ha fatto un paio di volte dopo questo cavallo si è alzato… si è alzato e stava bene… e quindi dicevano che aveva “Su ogu liau” (il malocchio)… e poi per i dolori anche… per i dolori per i bambinetti… per i bambini piccoli… piangevano piangevano… e

dicevano che avevano dei dolori… che glieli avevano procurati con… con il malocchio… proprio quelli piccoli piccoli neonati… e allora se li mettevano in grembo no… gli facevano coricare con la pancia in terra… e gli faceva tirare il braccio destro con la gamba sinistra… capito… e li facevano unire assieme… se non raggiungevano… vuol

La giara vista dalla campagna di «San Marco» a Genuri.

dire che avevano dei dolori… io non lo so poi…[…]>>.

131


Nuraxi Candebi <<Perché un terreno dove ci sono delle terre lì dei miei nipoti… lì in

<<“Su Nuraxi Candebi”… non so neanche dove sia… so la località…

“Saduru”… un terreno che hanno… quando Abramo… un signore che

però non so dove sia il Nuraghe… dicono che c’è… però non so dove

lavorava lì… andava col trattore grande ad arare lì… avevano trovato

sia… o forse non c’è per niente… però lì c’è la sorgente… “Sa Mitza

tanti dei tegamini… di terracotta… li sfasciavano… che peccato…

Nuraxi Candebi”… ma il Nuraghe io non l’ho visto… e poi tra l’altro è

c’era anche una tomba… che avevano scoperto… tutte i mattoni… lì in

una zona che pratico poco… però ripeto so più o meno dov’è la

“Saduru”… e poi c’era un recipiente di terracotta… ma di queste

sorgente… poi non so adesso… presumo che non sia neanche più

tombe… se ne sono trovate un po’ dappertutto… andando a “Nuraxi

attiva… andavano a prendere l’acqua… sia i nostri genuresi… sia

Candebi”… andando a Baradili… andando a Baradili… prima di

quelli di Baradili… c’era un conflitto l’uno con l’altro… in quel

arrivare nell’ultima salita che c’è nella strada… lì… proprio lì…

periodo là… non so se lo sai… non essendoci l’acqua… si andava alle

ossa… ossa umane… e tombe… ce n’erano parecchie… quando hanno

sorgenti… c’era il pozzo dove c’erano le sorgenti… in estate quando

allargato per fare la strada un po’ più larga ne hanno trovate di

c’era il periodo di siccità… allora bisognava aspettare che il… che il

cose…>>.

pozzo… la sorgente… dava di nuovo acqua… e c’era un’attesa lì di fronte alla… alla sorgente… e c’era la battaglia… “C’ero prima

<<Il Nuraghe di “Santa Maria Candebi” si dice che… allora prima di

io!”… “No c’ero prima io!”… insomma si faceva un po’… credo…

tutto questo posto è tra Genuri e Baradili… si dice che nelle notti…

questo… questo conflitto… mini-conflitto se vogliamo ecco… […] io il

specialmente d’estate in quella zona… verso mezzanotte… in

Nuraghe comunque… se c’è non l’ho mai visto… può darsi che ci sia

quell’orario lì si vede una signora che passeggia… si dice che stava

qualche traccia…>>.

prendendo il fresco… si dice che sia morta lì e che passeggia per prendere il fresco… quella zona… in quella zona si trova un Nuraghe… che non… cioè si sa che c’è un Nuraghe però non vogliono mai… non vogliono riscoprirlo anche se i segni ci sono… c’è il segno di una cupola… e la terra… ogni anno sprofonda sempre di più… quindi qualcosa sotto c’è sicuro… […]>>.

132


Nuraghe San Marco <<Lì al Nuraghe (San Marco) sulla trave per entrare in un altro

<<Dicono che c’è una strada… io non so… che questi nuraghi

scomparto… avevano trovato le ossa di un bimbo… di un bimbo

corrispondono tutti insieme… io non so… però… non collegati

piccolino… nel Nuraghe di San Marco… lì abitava gente (dentro il

esternamente… collegati con l’aria… si vedono uno con l’altro… si

Nuraghe)… è più che sicuro… io mi ricordo una caratteristica… che

vedono l’uno con l’altro… in modo da mandare… si mandavano i

dicevano che la chiesetta di San Marco era al centro del paese… era la

segnali… uno mandava un segnale… se succedeva qui… mandava il

parrocchia un tempo… dice che era al centro del paese… che adesso

segnale… a quell’altro che lo vedeva… mandavano i segnali…

invece è tutta in campagna… perché si sono trovate tracce… anche

[…]>>.

fuori del… anche fuori dal Nuraghe… negli orti… si sono trovati segni

<<Dove c’è il Nuraghe dicevano che Genuri era tutto in quella zona…

di vita… di persone… in quei terreni hanno trovato dei mattoni…

avevano trovato case in fondo… tutto… era grande Genuri… però era

vogliono dire che lì ci fosse un convento… nei terreni dopo San

proprio tutto spostato dove c’è il Nuraghe adesso… io ci sono entrata

Marco… nella strada andando verso Setzu… […] ma chissà quanti

pure dentro al Nuraghe… niente c’era sempre… lì cercavano

anni… se tu vai a “Scaba de Anea” (Scala di Sabbia)… e lì ci sono i

cercavano… dicevano che c’erano case lì sotto…

fossili…>>.

in quella zona

dicevano che c’erano tutte case sottoterra… sotterrate… quella zona lì

<<Nella campagna di mio padre… vicino sempre lì al Nuraghe San

di San Marco… dicevano che c’erano case sottoterra… poi non so chi

Marco… quando aravano col trattore… hanno trovato… il sotto…

le abbia… solo Dio lo sa… un paesino intero sommerso… sottoterra…

come si chiama… le fondamenta… tutti… muro dritto dritto dritto….

come adesso che è un paesino… il Nuraghe era tutto sotterrato… non

Come camminava il trattore era tutto una pietra… le pietre tutte

proprio sotterrato… si vedevano solo le pietre di sopra… in

dritte… come le fondamenta… mi sa… non si sa di cosa erano… è un

superficie… […]>>.

po’ più lontano del nuraghe… poi nel terreno più avanti dove c’è La zona di Genuri chiamata “San Marco” comprende una serie di luoghi molto importanti per il territorio in questione e di particolarità unica sia per quanto riguarda l’aspetto storico che quello dell’immaginario popolare. La presenza del Nuraghe è sempre stata nota alla popolazione e le leggende e i racconti della tradizione orale sono molto frequenti e vari in quanto il sito archeologico nasconde ancora oggi antichi misteri.

quella pianta di ulivo grande… un signore che lavorara con mio papà… una volta ha detto che ha visto… che ha trovato una tomba… c’era una tomba… però mai nessuno ci ha… ci passavano col trattore sopra… […]>>.

133


<<Al Nuraghe ci sono tre torri… una grande e una piccola… ma non

<<Una volta un signore che c’è… qui a Genuri… ha detto che era

hanno trovato ancora neanche la fontana… così hanno detto… ci sono

sdraiato… perché lui andava sempre lì in quella parte di campagna

tre torri… e hanno trovato cose anche… è bello molto sotto… una volta

lì… era… ha detto che era sdraiato così su una pietra… e quando ha

non lo toccavano il Nuraghe… perché dicevano che c’era la “Musca

fatto per alzarsi… perché lì poi la pietra… le pietre erano tutte

Maccedda”… ma non è vero… ma “Sa Musca Maccedda”… dovrebbe

disordinate e si spostavano appena le muovevi un po’… e quando si è

essere… dicono così della “Musca Maccedda”… api… ci sono lì…

alzato… e si è girato un po’ la pietra era… e non c’era… c’era uno

molte di… api… e infatti lì vicino dove c’è il Nuraghe… c’è un orto…

scheletro… ma non l’aveva detto… non l’aveva rivelato perché se no

così un po’ più di là… e si chiama “L’orto delle api”… si vede che

diceva che venivano gente da Cagliari… così e lui non voleva… e non

c’erano le api lì… e prende un bel pezzo di campagna lì da quelle

l’aveva mai rivelato… ora adesso che sono passati tanti anni l’ha

parti… se lì si mettessero a scavare… arrivano fino a… è grande il

raccontato questo episodio… e hanno detto che era dei tempi antichi

Nuraghe lì sotto… sotto la chiesa di San Marco lo stesso… la fontana

dei romani non lo so… hanno trovato un bimbo… un bimbo hanno

deve essere… perché adesso lì prima di arrivare… c’è un pezzo prima

trovato… un bimbo e uno scheletro grande… e li hanno poi portati a

dello sterrato che è tutta fatta asfaltata… lì ci sono griglie di ferro… e

Cagliari… e poi hanno trovato anche altre cose… però non si possono

lì c’è sempre una sorgente… passa sempre l’acqua… bevavamo anche

rivelare… […] nessuno qui in paese lo può sapere… […] tutti i lavori

noi da ragazzini quell’acqua lì… e scendeva dalla campagna… per

sono segreti… chi lavora lì non può rivelare niente…>>.

quel tratto lì… e si vede che c’era… e tutto sotterrato lì… certo è tutto sotterrato… quante ce ne sono di cose lì sotto… […]>>. <<Prima… nel passato… c’era gente che l’hanno toccato… il

<<Pensa che lì sempre vicino al Nuraghe San Marco… c’è una

Nuraghe… hanno scavato no… e hanno trovato cose… e le hanno

terra… un terreno… quando aravano col trattore… hanno trovato un

vendute… si sono zittiti… non hanno detto nulla… hanno preso tutti di

bel “Lacu”… e allora… gli hanno detto… questo è del Nuraghe… è

quelle cose… di bronzo… oggetti di bronzo… e quelli li hanno presi e

una cosa antica… hanno tolto anche tante pietre dal Nuraghe… perché

li hanno venduti… e ora sono morti… e quelli chissà quanto valore… il

la gente era ignorante e la gente non sapeva che lì c’era un Nuraghe…

valore che avevano… altro che quello… non era il valore che glieli

qualcuno così lo diceva… però poi… e allora la gente andava lì e

hanno venduti… gli hanno dato un po’ di soldi così… e basta… ma

rubava le pietre… e si costruivano le case… se volevano delle pietre

pochi… >>.

per costruire le case andavano lì a prenderle… […]>>.

134


La Cesta <<Il Nuraghe di San Marco io l’ho conosciuto com’era una volta…

<<Poi avevo sentito… che era morta questa donna… e la mamma di

c’era un buco lì dove c’è la… dove c’è la torre principale… e poi

Giuliana… dice che questa donna l’ha vista diverse volte con una

c’era… c’era un buco… però… era tutto da scavare il Nuraghe… il

corbula in testa… una cesta in testa… la vedeva con una corbula in

Nuraghe di San Marco dicevano che sotto era grande e infatti ora è

testa che andava non so dove… l’aveva vista diverse volte… e questa

tutto lì che lo stanno scavando e c’è veramente un bel Nuraghe… e

donna era morta… io ci credo a queste cose…>>.

deve essere più antico di quello di Barumini pure… […]>>.

I Soldi <<Una signora… si chiamava Ninna… era a servizio in casa di non so chi… e di notte la chiamavano… “Ninna! Ninna!”… la chiamava tante

volte… e lei aveva paura… e poi aveva sentito… quando questa persona… questa voce era stufa e lei non rispondeva ha detto “Se tu mi avessi risposto ti avrei dato un sacco di soldi… Adesso ti prendi un bel nulla!”… e (la signora Ninna) “Sono stata stupida quella volta… se io avessi risposto a quella voce adesso ero piena di soldi”… le fantasie… lo raccontava in casa…>>.

Vista Aerea del Nuraghe «San Marco» di Genuri.

135


Apparizioni <<Un’apparizione l’ho vista anch’io a casa di mia nonna… io ero

sorriso… e io le dicevo “Questa è la Madonna! Troppo bella!”… e lei

ragazzina e avevano dei conigli i miei nonni e allora mia nonna le ha

(la nonna) ha cominciato a gridare… è presa ed è scappata… in quel

detto a mia zia di andare a prendere l’erba… era nel mese di maggio

momento anche a me mi è venuta paura e sono uscita fuori… è corso

nel periodo che si estirpano le fave e ha detto ti porti dietro Carmela

tutto il vicinato… quando Dina stava qua qualche anno fa col

così ti tiene compagnia… e siamo andati a prendere quest’erba…

fratello… lei me l’ha ricordato… mi ha detto “Te lo ricordi quando hai

quando siamo tornati a casa… io le ho detto a mia zia che avevo sete…

visto quella… quella donna in casa di tua nonna?” e io “Certo che me

e ha detto va bene… e vicino al letto mia nonna… vicino al comodino

lo ricordo”… io tuttora ce l’ho… io avevo sette otto anni… e quando

aveva la brocca dell’acqua… che prima le case si sa com’erano… e il

siamo rientrati non c’era niente… quando sono rincasati i miei nonni e

letto di nonna… quello con le spalliere di legno… anche le tavole di

abbiamo raccontato l’accaduto… mio nonno mi ricordo che mi ha

legno per appoggiare il materasso… e mi ha detto aspetta che do un

detto così… “Beata te figlia mia che sei innocente” e mia nonna

pochino di erba ai conigli che poi rientriamo e ti do l’acqua… come

siccome gli era morta la figlia… che aveva ventidue anni quando gli è

siamo entrati… c’era la spalliera del letto… e l’altra parete era

mancata… e il figlio l’aveva lasciato che era un bambino di quindici

libera… non c’era niente sul muro… e io lì ho visto una donna… ma

mesi… io non l’ho neanche conosciuta perché mia mamma aspettava

era di una bellezza indescrivibile quella donna… aveva la sagoma… la

me… lei era morta a maggio… e io ero nata a novembre… e mia

fisionomia di Santa Maria che abbiamo la statua in chiesa… aveva un

nonna mi fa dice… “Vuoi vedere che era Danielina…” e lo sai che

vestito rosa con una scollatura così e un manto azzurro… ed era di una

siccome c’è la fotografia in cimitero… io la guardo… perché aveva

bellezza… una cosa indescrivibile… e io le ho detto a mia zia… ho

quella pettinatura in questa maniera qua… a me mi sembra che

detto… “ Guardi questa donna che c’è qui! Già è poco bella!” e lei (la

qualche somiglianza c’è… solo nel modo che lei era vestita che aveva

nonna dell’intervistata) mi ha chiesto “E dove?” (intervistata):”Non

questo vestito rosa con questa scollatura bellissima… e di questo

vede qui!”… proprio a distanza da… lei (la nonna) non la vedeva… a

manto azzurro… e con questo seno fuori che allattava questo bimbo…

me mi guardava e mi faceva il sorriso… no ma poi aveva un seno fuori

però non è una fantasia… io l’ho vista coi miei occhi… […]>>.

con un bambino che lo stava allattando… e il bambino gli metteva la manina così… un bimbo vivo… il bambino era vivo… e metteva la

manina così sopra il seno… e a me mi guardava e mi faceva il

136


<<Poi mi è successa un'altra cosa… non sono fesserie… è la verità…

<<Un po’ di anni fa… io stavo stirando la roba… era più o meno

era per Maria Ausiliatrice… io sapevo che mia sorella Rosa che sta a

quest’ora così… quando ho finito di stirare… io ho preso la roba per

Milano… stava malissimo… io sono entrata non lo so con un animo…

portarla dentro… come mi sono affacciata nella porta… lei era in piedi

ho chiesto alla Madonna… di avere misericordia di questa sorella che

così… mia suocera… però mia suocera era morta… era morta fa

stava male… mi sono messa nel primo banco come si entra in chiesa…

ventuno anni a novembre che era morta… e io quando l’ho vista… ho

[…] poi è entrata un'altra persona… io non ho l’abitudine di girarmi

fatto questo gesto qua… ho visto la sua sagoma era lei vestita di nero

quando entra qualcuno in chiesa… è una cosa che non ho mai fatto…

col fazzoletto legato sotto al mento… però la faccia ce l’aveva col

come ho sentito questa porta io mi sono girata… hanno aperto chiuso

colore… di quel giallo un po’… non ho visto gli occhi e la bocca…

però io non ho visto nessuno… dietro di me… nella striscia dove ci

insomma ho visto questa faccia senza vedere… naso bocca occhi… e io

inginocchiamo… si è inginocchiata una persona… questa persona ha

mi sono spaventata… poi per rincuorarmi… ho detto a mio marito…

seguito tutta la messa… ha risposto a tutta la messa… io ogni tanto mi

“Tornato sei?”… e lui “Sì sì sono qui”… e infatti lui era seduto qua…

giravo per invitarla a sedersi pure lei perché il posto per lei c’era

quando sono uscita io tremavo… e gli ho detto se ti racconto cosa mi è

anche davanti dove ero io… però non c’era nessuno… però io sentivo

successo… e allora.. “Lì dove c’è la scala c’era tua mamma”… (il

le sue braccia che mi sfioravano le spalle… quando ero seduta… è la

marito) “Ma che stai scherzando?”… (intervistata) “No no c’era lei in

verita… è successa questa cosa… io sentivo che mi sfiorava le spalle…

piedi!”… poi io l’ho raccontato con la dottoressa questo particolare…

come lei era appoggiata… così inginocchiata e… però non ti so dire ho

e la dottoressa mi ha detto “Ne parli con un prete”… in quel periodo

somigliato la voce a tale persona (non ho associato la voce a nessuno

prete qui in paese non ce n’era… perché Don Marco era andato via e

di conosciuto)… se mi credi sto dicendo la verità… non è una

prete non ce n’era… allora ho chiamato il prete di Lunamatrona… che

fantasia… poi alla signora che c’era vicino a me le ho detto… “Ma chi

c’avevo parlato un’altra volta così… ero entrata a confessare… ho

c’era dietro di noi inginocchiata?”… ma lei mi ha detto “Io non ho

chiamato a lui… e gli ho detto “Avrei bisogno di venire da lei per una

visto nessuno”… ma c’era una persona… ha risposto a tutta la

questione un po’ delicata”… […] siamo andati e lui “Allora cosa è

messa… a tutta la messa ha risposto… e poi sentivo che mi sfiorava le

successo signora?”… e io gli ho raccontato l’accaduto… […] e’ stato

spalle con le braccia… inginocchiata appoggiata alla… al coso del

un istante questa presenza…>>.

banco… è la verità… è la verità… forse lei è la risposta di ciò che lei ha pensato nei confronti di mia sorella… l’avevo raccontato anche col prete… […]>>.

137


Sa Maxia de S’Ogu <<Il malocchio è vero… io una volta qui… avevo una pianta dove c’ho

passavano capito da una persona all’altra questa cosa di curare…

quella adesso… che era uno spettacolo… era venuta una persona…

quando moriva una poi lo passava all’altra… però fin quando non

dicevano che questa prendeva l’occhio… e veniva sempre per fargli

moriva l’altra non poteva recitare la preghiera del malocchio… allora

determinate cose… e io ero seduta in strada con… lì davanti a casa…

hanno chiamato Genzia… l’avevano

quando è venuta questa signora… è entrata qui in casa… e dopo la

aveva… avevano un bicchiere con un po’ d’acqua e ci mettevano un

pianta era tutta rovinata… come se gli avessero buttato addosso acqua

granello di grano dentro… e questo qui… questo grano… doveva fare

bollente… si morta questa pianta… sembrava che gli avessero buttato

delle bollicine… tutte attaccate al grano capito… se ne aveva molte

dell’acqua bollente… è vero questo del malocchio…[…]>>.

bollicine voleva dire che gli avevano preso occhio… molto… capito…

avvisata e tutto… allora lei

e se non ne faceva voleva dire che non ce n’era… è andata Genzia… e <<E mia nonna… quando le veniva mal di testa… questo è anche da

gli ha fatto la medicina dell’occhio… e vedeva questo grano che era

ridere aveva sempre una ciotolina in alluminio… sul davanzale della

tutto pieno di bollicine… di tutte bollicine attaccate al grano… allora

finestra lì a casa sua… e ci metteva pipì… e prendeva uno straccetto e

la gente diceva… dicevano che gli aveva preso molto occhio… c’erano

si bagnava sempre qua… che le passava il mal di testa…>>.

tante bollicine…

e allora prendeva… faceva le croci… tutto il…

<<Per esempio sul malocchio… la sua mamma… lei lo diceva

pregavano… queste preghiere che fanno… e poi dopo alla fine glielo

questo… non diceva bugie questa donna… questa c’aveva un cavallo…

dava l’acqua così… che era acqua benedetta secondo loro… dopo la

e quindi questo cavallo… a un certo punto si era sentito male… era

preghiera capito… gliel’ha fatto un paio di volte dopo questo cavallo si

coricato per terra… non mangiava non… se gli andavi vicino non

è alzato… si è alzato e stava bene… e quindi dicevano che aveva “Su

faceva nessun segno no… era da un paio di giorni così e la signora lì

ogu liau” (il malocchio)… e poi per i dolori anche… per i dolori per i

non sapeva spiegarsi cosa aveva… che cosa aveva… dicevano che

bambinetti… per i bambini piccoli… piangevano piangevano… e

aveva l’occhio… (il malocchio)… a un certo punto tutti avevano…

dicevano che avevano dei dolori… che glieli avevano procurati con…

perché mio suocero… lo utilizzavano per il lavoro questo cavallo e

con il malocchio… proprio quelli piccoli piccoli neonati… e allora se

tutto… e quindi… dicevano… per questo cavallo che stava male… e

li mettevano in grembo no… gli facevano coricare con la pancia in

allora avevano chiamato Genzia (una signora che curava il

terra… e gli faceva tirare il braccio destro con la gamba sinistra…

malocchio)… Genzia aveva una preghiera che le aveva lasciato… se lo

[…]>>.

138


Il Bambino che piange

Ziu Pabi

<<Lì vicino alla chiesa di Santa Maria… dicevano che… ma questo

<<Poi c’era… di quella signora che ha visto la Madonna… eravamo

proprio me l’hanno detto… che sentono un bambino piangere lì nel

un giorno eravamo a raccogliere le spighe no… lì a “Ziu Pabi”…

piazzale della chiesa… si sente un bambino piangere… davvero… nel

quella pianta che c’è proprio lì su (albero di ulivo)… nella costa…

piazzale della chiesa… tra la piazza della chiesa e la zona dove c’era il

nella costa del monte… e allora eravamo lì… e stavamo raccogliendo

vecchio cimitero di Genuri… sentono questo bambino piangere…>>.

le spighe no… e questa donna si mette a raccontare queste cose no… era la più anziana tra noi… io ero ragazzina… e allora… “Eh lo sapete a me è apparsa la Madonna”… noi non ci volevamo credere… e lei insisteva “Eh te lo dico io! Mi è apparsa la Madonna!” “Ero a Scaba de Anea!” “Era lì! Proprio lì! Aveva un velo nero!”… e dice che aveva le mani giunte… e noi eravamo tutta l’ora pensandoci… questa poi era una donna che non diceva fesserie… e quindi poteva

essere vero… però eravamo un pochino… tra il credere e il non credere… quando stavamo scendendo poi con le spighe… una di quelle che eravamo insieme… le ha chiesto a questa signora… “Qui le è uscita la Madonna?”… e lei… “Si si proprio lì! Era lì”… e guarda ho i brividi anche adesso a raccontarlo… e ogni volta che passo lì mi Albero «Ziu Pabi» visto dai piedi della Giara.

ricorda questo… di questa donna… proprio a “Scaba de Anea”…

andando sul monte… dopo San Marco… in quel terreno… c’è una “Ziu Pabi” è il nome di una pianta di ulivo presente in Giara e visibile dalla pianura in quanto le sue dimensioni sono davvero considerevoli. “Scaba de Anea” (Scala di Sabbia) è una zona di passaggio che c’è salendo da Genuri verso la Giara. Questa zona prende il nome dalle tipiche pareti che ricordano la sabbia e sono caratterizzate dalla presenza sovente di fossili incastonati, molto spesso ben visibili direttamente passeggiando nelle vicinanze.

strada che va verso la chiesa… di San Domino… e la chiesa nostra… e l’altra strada che va sul monte… però senza svoltare quella strada… proprio lì era che era successo questo… […]>>.

139


Le Facce <<Di posti sulla Giara… per esempio c’è “Sa Matta Manna” (l’albero

<<Se vai… vicino alla chiesa grande di Santa Maria… lì avevano

grande)… è quell’albero che c’è sulla Giara si vede da Genuri… è

sempre paura a passarci perché dicevano che c’erano i morti… che

l’albero più grande di tutti… salendo in Giara… e quello è un posto

uscivano i morti… lì c’era un cimitero prima… salendo al monte…

importante perché una volta di più… oggi un po’ di meno… salendo in

c’era un camposanto… prima andavano a seppellire i morti lì anche

Giara è un punto di riferimento… per i pastori che cercavano ombra…

mio nonno per esempio è seppellito lì… allora mi ricordo… che lì

perché quando c’è caldo sai… e allora è un punto di riferimento… e

dicevano che… che vedevano… per esempio… mio zio… un fratello di

dicono che quello è l’albero di ulivo più grande di tutto il

mio nonno… era pastore no… e dice stava andando con il gregge lì…

Campidano… e della Marmilla… non so poi se ce ne sono altri… e

passando lì… e a un certo punto il gregge si è fermato… non si

dicevano che l’aveva piantato un signore secoli e secoli fa… la

muoveva più… questo gregge no era lì fermo… perché qualcosa

chiamano anche “Sa Matta de s’Arrobi de Ziu Pabi”… che era come…

c’era… lì dietro la chiesa dove c’era il cimitero no… lì c’è quella

l’albero che ha piantato Ziu Pabi… era una storia che dicevano… poi

stradina che è un po’ stretta… adesso il cimitero non si vede più… tra

chissà chi ce l’ha messa lì quella pianta… quell’ulivo è secolare… qui

la casa del prete e la chiesa… in quell’angolo c’era il cimitero… e

è una zona dove ci sono tanti ulivi… ma quello è il più grande… è

quindi questo qui andava col gregge però si è fermato e quindi non

proprio il più grande di tutti… […]>>.

camminava questo… non camminavano… le pecore… poi a un certo punto ha visto… una… due facce no… e quest’uomo allora… “Ma che cos’è questa cosa?”… aveva paura anche lui… era terrorizzato… ha visto… era queste due facce… erano due facce di asinelli… che erano

lì ferme… e le pecore erano spaventate… certo… non passavano per La chiesa di Santa Maria è una delle tre chiese presenti a Genuri, le altre due, San Domino e San Marco sono due chiese minori sia per dimensioni sia per utilizzo. La chiesa di Santa Maria secondo i racconti emersi è stata costruita sopra il vecchio cimitero di Genuri ed è la più recente che è stata realizzata in paese. La chiesa di San Domino risalente al XV secolo, al suo interno custodisce un singolare altare in pietra con particolari decorazioni, probabilmente unico in Sardegna.

quello… però alla fine… lui aveva… ha detto cos’è cosa non è… ha avuto il coraggio… e la forza di passare avanti… e era questo… erano due fantasmi… capito… molta gente magari sarebbe scappata… però sai… […]>>.

140


San Domino

I morti di Santa Maria

<<Nella chiesa una volta avevo sentito da gente grande anziana… che

<<E poi dicevano che nella chiesa quella nostra… quella grande di

la chiesa di San Domino c’erano… che erano a questa chiesa

Santa Maria… che sotto… quando l’hanno restaurata… hanno trovato

andavano… avevano fatto una festa no… e cono andati a mangiare in

i morti seppellitti lì dentro… dove c’è la chiesa grande… una volta

questa chiesa… carne di maiale… carne di agnello… non so si erano

c’era… ce n’erano due (morti)… avevano i piedi così (che sbucavano

saziati… avevano bevuto… avevano ballato… hanno fatto schiamazzi

fuori)… li avevano scoperti… erano due scheletri… dove c’è adesso

no… e poi qualcuno che non credeva in Dio… aveva preso degli ossi…

l’altare… erano lì sotto… perché prima seppellivano in chiesa… cosa

degli scarti del… e l’aveva lanciato dicendo “Tieni a te Domino!”…

che non avrebbero dovuto fare buttare giù il camposanto per fare la

così come… come uno sfregio per il santo… per San Domino… e a un

chiesa… c’era il cimitero e hanno costruito la chiesa lì… hanno

certo punto… questi qui… non so uno di questi mi pare che aveva la

scavato tutto e mattonelle e cose così… e hanno trovato le tombe in

gamba tagliata… non so dopo un po’ di tempo… e tutto perché rideva

terra… sotto… avevano scavato per fare… per restaurare un pezzetto

di questo… rideva del santo… così dicevano si… così dicevano… si

di chiesa… erano sotto i cadaveri… i morti… e questi due che avevo

erano messi nel terreno di campagna che c’era subito lì vicino alla

visto io erano tenuti bene… bene… uno aveva persino un piede

chiesa sai… […]>>.

girato… […]>>.

141


Chiesa San Domino di Genuri.

141


La Santa

Chiesetta di San Marco

<<E una donna non so… non so dove… nel camposanto vecchio…

<<Dicevano di San Marco… della chiesa di San Marco… dicevano

dove c’è la casa del prete… diceva una donna… io ero ragazzina… e

che era metà… dicevano che era al centro del paese… era in mezzo in

questa donna era interrata… io non so perché l’hanno estrapolata poi

mezzo… mio nonno lo diceva… lui lo diceva sempre… mio nonno

questa donna… perché era sotterrata in terra e poi l’hanno tirata

pensa un po’… l’ha sentito dire anche lui… […]>>.

fuori… e quindi hanno visto questa donna… era intatta… come il giorno in cui è morta… aveva i vestiti e la faccia uguale… come il giorno che è morta… lei è rimasta così… e non sanno perché questa donna è rimasta così… nessuna morta è rimasta mai così… non si vede la pelle naturalmente… però era sistemata proprio bene… come il giorno che è morta… nel cimitero l’hanno tirata fuori… l’hanno scoperta dalla tomba… perché prima li seppellivano con la terra…

dentro la terra… lei era dentro la bara… però la bara era di tavola… fine fine… non era… come le tavole di adesso… quindi io non so se questa tavola… non si è rotta o come era non lo so… comunque hanno visto così… e l’hanno riconosciuta questa donna… non si è mai disfatta… comunque in quel campo santo ne sono successe molte di cose… perché ci sono certi morti che si disfano subito… una cosa

impressionante questa… erano tavole fatte così… non come ora… e allora dicevano… perché quella donna era rimasta così… una Santa dicevano… quella è una Santa… […]>>.

La chiesa di San Marco Evangelista, che sorge vicino alla zona archeologica omonima, fu edificata nel XV secolo e fu successivamente restaurata nel 1743. Chiesa San Marco di Genuri. Ingresso.

143


Chiesa San Marco di Genuri. Chiesa San Domino di Genuri.

141


La Giara <<Poi dicevano che c’era un vulcano sul monte… nella Giara c’era

<<Pressappoco il mare… diciamo arrivava… poco poco più su di casa

un vulcano… per queste… le pietre… sono pietre vulcaniche no… le

di Daniele… dicono così… sopra la piazzetta… capito… era sulla

pietre della… della Giara… no… Le pietre del monte… di là che

costa il Nuraghe… e anche quello di Setzu e di Barumini… oppure

c’è…>>.

alcuni dicono che prima il mare era molto più su… e arrivava alla Giara… poi c’erano vulcani in Giara… ci sono vulcani in Giara… solo

<<E ma nella zona della Giara… salendo da noi… sulla destra… dopo

che sono disattivati… non sono più… dove ci sono le paludi… lì prima

San Marco… se tu cammini lì… trovi di tutto…tutto cose storiche…

c’erano vulcani… si vedono bene bene dei vulcani però poi non mi

trovi di tutto… ovviamente le cose più vistose le hanno già tutte

ricordo di dove sono… si vede proprio la forma… non sono molto

prese… già da molto… […]>>.

grandi e lì sopra ci sono le paludi… ma si vede bene bene bene due

<<Un’altra storia so di Genuri… la zona salendo in Giara… il

affiancati sono… dalla Giara in un punto si vedono bene bene bene…

curvone quello grande grande… sulla sinistra… non mi ricordo la zona

me lo ricordo alla perfezione… sono perfetti… […]>>.

come si chiama… lì ci passa una stradina… sopra… proprio sopra… e dicono che lì… alcune notti hanno visto due persone… no… si due persone… una coppia… maschio e femmina… camminando tranquilli e

<<Anche quella casa… quella nostra con la cucina rustica… quando

che sparivano dopo… alla fine di quella strada… proprio svanivano…

avevano fatto le fondamenta di quella casa… che hanno scavato tutto lì

da lì si… dicono che siano fantasmi… dicono che era una coppia che

c’erano praticamente… tutte le fogne romane… e un passaggio che

era morta… dicono che era una coppia che era morta nella Prima

andava da qui all’altra parte del paese… hanno trovato un

Guerra Mondiale… dopo che avevano fatto esplodere una bomba… qui

sottopassaggio… no ma dicono propri oche ci siano sottopassaggi…

a Genuri proprio… […]>>.

ancora ce ne sono proprio in profondità… che vanno… dicono che ce n’era uno da Sini a Baradili… poi da Baradili a Setzu… da Genuri a Barumini… ce n’è un sacco capito… e si passava da lì… ma poi ad esempio trovi anche altre cose strane in paese… forse tu non lo sai… in quella curva che ti ho detto della Giara… c’è un nascondiglio per le

bombe… c’è una parete artigianale… […]>>.

145


Sa Mitza Sabida

Il Cimitero

<<”Sa Mitza Sabida” (sorgente salata)… è in Giara… non ne esce più

<<Il cimitero non era come è adesso… li sotterravano in terra prima…

di acqua… era acqua salata… era proprio salata… era salata l’acqua

il cimitero prima era… non è dove è adesso… era dove adesso hanno

si… si vede che c’era questa sorgente fatta… in questa roccia… e

fatto la chiesa grande (chiesa di Santa Maria)… io mi ricordo quando

come se ci fosse l’acqua di mare… che… qua

stavano facendo i lavori… avevano trovato due… due morti… erano

dicevano che c’era il mare… non si era mai asciugata quella fonte…

tutti interi… nella fossa… tutto lì… tutto dove adesso hanno fatto la

un po’ di anni fa è sparita l’acqua di quella sorgente… erano tutte

casa del prete… quello era tutto camposanto… la chiesa prima non si

asciutte… ma quella poco poco ma ne usciva sempre…

entrava dove si entra adesso… si entrava di lato… adesso invece si

usciva salata lì…

neanche

d’inverno ce n’è più… […]>>.

entra dritto come arrivo… e prima sotto e tutto c’era il camposanto…e avevano trovato questi… morti quando avevano fatto i lavori… e poi prima mica era come invece è adesso… prima li sotterravano tutti in terra… con una croce magari in legno… che si vedeva sopra…

mettevano magari il nome fuori per sapere chi era… quando passavamo di là avevamo paura perché lì vicino c’è la strada che va in Giara… io ho visto le croci… comunque il camposanto è là sotto… […]>>.

Il cimitero di Genuri oggi è situato in una zona marginale all’ingresso del paese arrivando da Sini, altro paesino situato ad 1 km di distanza. Una volta era dove oggi c’è la chiesa di Santa Maria e durante i vari lavori di ristrutturazione sono stati trovate più volte le tracce di questo cimitero, andando ad alimentare anche in questo caso il racconto di episodi e leggende dell’immaginario popolare. Sa Mitza Sabida.

146


Vista del Paesaggio dalla «Mitza Sabida»


<<Ti racconto questo… qui dietro la zona… la zona che c’è qui dietro

io mi sono spaventato per dirti fino a che non sapevo che era un

la chiesa… dove c’è l’oratorio… lì c’era il cimitero vecchio… usciva

asino… per dire… magari era qualcuno che sai sapendo che io ero un

in quella stradina… che c’è lì dove poi si sale in Giara… ci sono tutti

po’ coraggioso che magari voleva farmi uno scherzo brutto… qualche

gli ulivi dopo quella stradina stretta… e lì è un posto buio…

beffa… […]>>.

specialmente in inverno… o quando è nuvoloso… e io questo mi è capitato nel 1950… nel periodo che eravamo in Giara sempre… mi è capitato nel ’50… il giorno che mi toccava a scendere in paese… rimanevo e tornavo poi su in Giara verso mezzanotte… mi piaceva rimanere in giro… una notte… mi sono ritirato dagli amici… ho preso tutte le mie cose e sono salito in Giara… lì c’era pure una porticina che dal cimitero dava sulla stradina… io andando dopo che ho superato la prima casetta che c’è lì… 15 o 20 metri… era buio mi ricordo… e sentivo un passo davanti… davanti a me… mi sono fermato e non lo sento più… torno a muovermi e torno a sentire il passo… mi fermo di nuovo… questo pure fermo… torno a muovermi io… e si torna a muovere anche lui… e allora sentendo che lì c’era il cimitero e sentendo cose di altri anche che le raccontavano… avevo un bastone pensando che non fosse qualcuno che voleva farmi spaventare capito…

La Giara.

ho preso il bastone e ho iniziato a camminare senza fermarmi più… poi vediamo… inizio a camminare… alla fine guardo ed era una asinello… perché un tempo lì tenevano quasi tutti in casa… perché lì usavano per macinare il grano… e alla fine era un asino… e gli ho dato una scarica di colpi con il bastone… e poi è scappato su in Giara senza sapere neanche dove sarebbe andato a finire… e se non l’avessi visto avrei pensato al peggio… per dirti… invece vedi come succedono le cose…

148


Ziu Balliccu <<Una volta a casa di Ziu Sriviu (Signor Silvio)… avevo visto…

<<Di Ziu Balliccu… era il ’53… c’era mia figlia piccola… anche a lui

avesto un… avevo visto a Ziu Balliccu (Signor Balliccu)… era proprio

gli avevano fatto la messa di ritiro… a Ziu Balliccu… queste anime

lui… però lui era… lui era morto… ma io l’avevo visto proprio… mi

condannate che dicevano… mia cugina… era uscita dalla cucina per

ricordo… io sono scesa dalla mansarda… e me n’ero andata da

andare a dormire e era tutto buio perchè luci non ce n’erano in

Eleonora durante la notte… per dormire tranquilla… e mi ha chiesto

salotto… lei ha spento la luce della cucina… come ha spento le luci

“Eh che cosa c’è!?” e io “C’era Ziu Balliccu!”… io mi ricordo aveva

della cucina questa ha detto che ha visto il padre… vestito di bianco…

un bastone… quello adesso me lo ricordo così bene… proprio dove

dice che aveva sentito un rumore… un rumore strano non so bene di

stavo dormendo io… era morto però lui… e io l’ho visto proprio lì

che cosa… che cosa aveva sentito… e loro dormivano su con la

dove dormivo io… dove dormivamo noi che facevamo da servitori… lì

sorella… e allora poi gli avevano fatto la messa di ritiro… e pure lei

nella mansarda… davvero… l’avevo proprio visto dove ero io… aveva

diceva che l’aveva visto il padre… vestito di bianco… ma lui era morto

un bastone… quello me lo ricordo bene bene adesso… in casa di Ziu

già… giurava che l’aveva visto… in quella casa che c’è lì dopo che

Sriviu (Signor Silvio)… perché io dormivo sopra capito nella

giri la piazzetta… giurava che l’aveva visto vestito di bianco… di

mansarda… noi eravamo… mi ricordo e si era affacciato proprio nella

bianco proprio… e dicevano anche che una volta l’avevano visto

finestra… c’era una finestra dove dormiva Eleonora in basso… poi

apparire anche vestito in maschera un'altra volta... non so però… era

c’era una copertura ed era passato di là… dove dormivamo noi

una notte molto buia… non so… non mi ricordo quando era…

servitori… è venuto proprio… questo me lo ricordo proprio bene… è

dicevano che lo vedevano andare a rubare le mandorle in campagna di

venuto proprio dove dormivo io… aveva perfino un bastone… mi sono

notte… quello me lo ricordo quando lo dicevano… per Ziu Balliccu…

spaventata tantissimo… era durante la notte questo me lo ricordo

[…]>>.

bene… e io avevo detto “Guarda io non ci dormo più lì!”… “C’era Ziu Balliccu stanotte dove c’ero io!”… è vero… di quello mi ricordo sempre… alla fine non avevo più dormito lì… e per un po’ di tempo ho dormito nella sala… poi piano piano… ma l’avevo visto proprio… a quest’uomo l’avevo visto proprio… magari sai… io lo vedevo sempre

Il fantasma di Ziu Balliccu è stato visto da più persone in diverse occasioni all’interno di Genuri.

quando all’orto… ero piccola… l’avevo visto proprio bene… […]>>.

149


La Campana <<A casa di babbo…c’era un prete era lo zio di babbo… no lo zio di

raccontava… allora babbo…io ero grande quando è morta nonna…

mia nonna era… le casa era del prete… quel prete poverino gli

poverino dicevano… era la campana del prete che l’avevano ucciso a

avevano rubato in casa… l’avevano ucciso… a colpi di grasso di

colpi di grasso di pecora indurito… per andargli a rubare… per

pecora… dicevano… erano andati tutto… a rubare… mia nonna era

prendergli tutto l’oro… di fatto prima di morire… avevano detto che

fidanzata con mio nonno… raccontava… ma io non le racconto mai…

l’aveva nascosto tutto in un posto (l’oro)… ma non l’avevano mai

queste… per non spaventare la gente… […] Susanna (sorella) era

trovato… diceva nonna che aveva tutte coppe di oro… era ricco…

timorosa… perché io… dormivamo con Susanna in “S’apposentu”…

aveva molti terreni… infatti nonna diceva che li aveva anche venduti

quando ero una ragazzina piccola… dormivamo lì insieme con

molti terreni… se no ne aveva anche tanti di terreni… […]>>.

Susanna… e allora sentivamo sempre una campana e io glielo dicevo “La senti quella campana?”… e lei allora si arrabbiava… perché si spaventava… si arrabbiava con me… perché io glielo dicevo della

campana… e allora tornavo a dormire… e sentivo sempre… e babbo si arrabbiava perché non facevamo silenzio… però la campana la sentivamo… e allora era sceso babbo e mi aveva chiesto “Cos’è che senti?”… e lì il poggia piatti nella credenza… e sempre… suonando a campana… e perché lì mamma aveva dei piatti… e allora babbo diceva “No no non è il rumore dei piatti! Sono le campane di quel

prete che hanno ucciso!”… e diceva allora buon’anima di babbo… quando eravamo grandicelle… che lui non aveva paura ne’ dei vivi ne’ dei morti… allora quando ero grandicella mi aveva detto che lì c’era

“S’apposentu” in lingua sarda è una parola che sta ad indicare la tipica stanza di accoglienza per gli ospiti, vale a dire un soggiorno poco utilizzato durante il quotidiano. Presente in tutte le case tipiche sarde di una volta è un luogo caratterizzato da un arredo molto arricchito e particolare della cultura isolana di una volta; tuttavia nella maggior parte delle abitazioni della Marmilla e di moltissime altre parti della Sardegna, è ancora presente all’interno delle abitazioni.

una campana… di quel prete… quando andavano a chiamarlo suonavano quella campana… era proprio in casa di babbo e mamma… dove dormivo io… e dicevano che era la campana di quel prete che

avevano ucciso… babbo lo raccontava… che c’era una campana… lo

150


Putzu Marcu <<Quando avevano rifatto la piazza qui… la piazza “Putzu Marcu”

“Sa Mamma e su Bentu”… e allora non ci facevano uscire a giocare

(Pozzo Marco)… avevano… c’era un “Lacu”… sembrava di

perché questa strega se no ci prendeva… passava con un lenzuolo

porcellana… sembrava un porcellanato sembrava… ma era bello…

lungo e ti metteva sotto… ti metteva lì sotto e ti portava via… lo

come noi andavamo a lavare le cose i vestiti… usciva sempre più

raccontavano… eh si… lo dicevano così… […]>>.

lucente… era tutto a chiazze a chiazze… bianco e nero… mi sembra di vederlo ora davanti a me quel Lacu… quando hanno fatto la strada l’hanno preso e l’hanno rotto… io li avrei fatti arrestare… invece in chiesa lì nella zona della chiesa… c’era una fonte… un pozzo non so… lo volevano coprire… il prete si era arrabbiato poi non l’avevano più fatto… […] quella è una cosa storica e non la dovete toccare gli aveva detto… […] e poi gli altri “Lacusu” del paese li rubavano… perché

erano oggetti antichi… […] è un peccato… le cose antiche… non si toccano…>> <<Sentivo sempre… perché mamma ci mandava al pozzo a prendere l’acqua… eravamo bambine… andavamo a “Putzu Marcu” (Pozzo

Vista aerea di Genuri.

Marco)… e allora c’era la storia… de “Sa Strega e is Funtanasa” (la strega delle fontane)… di questa strega che viveva nei pozzi e se ti sporgevi ti prendeva per le braccia e ti portava giù… nel pozzo… e tu non riuscivi più a tornare a casa… a uscire ecco… e io mi ricordo quando andavo con mia sorella che era più grande… io ero proprio piccolina… e allora per farmi stare brava… per spaventarmi mi diceva che c’era quella… “Sa Strega e is Funtanasa”… però erano tutte così fantasie… oppure quando c’era il vento dicevano sempre che c’era

151


Maria Abbranca

Le Pecore

<<Si sentiva a volte… lo raccontavano gli anziani a noi bambini per

<<Un’altra cosa di babbo mio e di me… che sempre anche lui… che

farci paura… però non è che esisteva veramente… era Maria

era pastore… non ha visto mai niente… mai niente… mai niente… e

Abbranca… era una specie di strega… un demone più o meno… che

invece un altro pastore che era sempre con lui… un altro signore lì che

faceva… niente questa era una… era la custode dei pozzi… “Sa

era coraggioso pure… aveva raccontato una volta… su… sopra il

Mamma ‘e Funtana”… (la mamma del pozzo)… e anche lì dove c’è

paese lì… che ha visto una… il 24 Maggio… la notte di Maria

San Giuliano… dicevano che c’era questa… questo demone… che

Ausiliatrice mi ricordo bene pure io di questo… stava rinchiudendo…

proteggeva il pozzo che c’era lì che ora è coperto e non c’è più…

era tardi verso le 9 di sera 9 e mezzo… lì nella strada del recinto…

dicevano che se qualcuno si avvicinava al pozzo questa Maria

quando è arrivato lì vicino al recinto proprio nella strada che c’è lì…

Abbranca lo uccideva e poi lo mangiava…e i bambini avevano paura

le pecore si sono agitate e si sono messe a correre tutte insieme e se lo

ad avvicinarsi al pozzo… erano storielle così per far paura… dicevano

prendono lo investono… però sai cos’era? Avevano sentito odore di

sempre questo me lo ricordo… che lei era dentro il pozzo che stava

carne arrosto… e poi non le avevano trovate… con mio papà erano

ferma lì e con un uncino catturava chi passava vicino al pozzo… di

andati e le avevano trovate poi il mattino dopo… tutta la notte a

notte specialmente… io avevo paura a passare lì da bambina… lo

cercarle erano rimasti… il mattino erano coricate qui in basso e erano

raccontavano proprio questo… […]>>.

tranquille lì così… […] non hanno spostato nulla da nessuna parte… però era per l’odore della carne… […] e quella volta ha rischiato di morire…>>. <<Un'altra volta io avevo le pecore su dopo la chiesa… e questo è successo tanti anni fa… avevo le pecore lì… mi sembra che era il mese di giugno… vado per far uscire le pecore verso l’una… avevo il recinto che era tutto chiuso bene sempre… io lo chiudevo bene… mettevo il lucchetto anche al cancello e tutto… e guardando appena arrivato lì ho visto che era tutto caduto… tutto rotto… e lì non sapevo che cosa era successo… guardo e le pecore non c’erano erano riuscite a rompere il

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recinto e uscire… poi dopo guardo ed erano sotto una pianta… sotto

che andassero dove c’erano le vigne… perché se andavano lì… era un

un ulivo…

disastro… in quei tempi il bestiame aveva fame… poi l’uva era cara… è capitato molte volte cose… […]>>.

proprio in fondo in fondo a un terreno… sotto a quella pianta… ma quelle non ce n’era una che aveva niente… hanno rotto delle parti in cemento… hanno rotto la parte in cemento… non hanno rotto anche l’acciaio però il cemento si è crepato… si è crepato molto davvero… e sono rimaste lì sotto quell’ulivo… senza toccare niente altro… non so

<<Babbo raccontava quando è morta la moglie di un suo amico… che

che cosa abbiano visto… ma penso sicuramente o una volpe… o

viveva qui vicino… babbo lo raccontava… quando era morta…

qualche gatto… io avevo un bel cane quella volta… non so il cane che

raccontava che il giorno che era morta quella donna… poi la notte…

era con le pecore… io ho pensato che non fosse proprio una volpe

la stessa notte… non potevano riuscire a rinchiudere gli agnelli e le

perché comunque giravano… si sono spaventate e hanno cercato di

pecore nel loro recinto… salivano correndo dove era morta questa

uscire e sono uscite rompendo tutto… […]>>.

donna… e tornavano a scendere sempre correndo… e poi ha detto babbo… non riuscivano a tenerli fermi come se avessero i diavoli…

<<Un'altra volta mi ricordo… stavo andando in un posto lì da quelle

eppure babbo guarda… lui non ne raccontava mai di queste cose

parti… e c’erano vigne senza essere vendemmiate… verso Setzu… in

così… era un uomo molto coraggioso… però questo fatto me lo aveva

campagna lì… e avevo delle pecore lì in quel terreno lì vicino… era

raccontato… questo me lo aveva raccontato… e diceva che correvano

tardi… era più o meno mezzanotte… l’una… e io avevo visto che le

e si agitavano come quando ci sono i diavoli… e gli agnelli salivano

pecore stavano dormendo… mi stendo e mi addormento così… a

correndo lì… dove c’era quella donna… e tornavano indietro sempre

pancia in giù… passano cinque minuti… e mi sembrava di sentire dei

correndo come quando hanno i diavoli… […]>>.

rumori lì nella campagna vicina di Setzu… le campane delle pecore… ero… sonnambulo… mi sono alzato in piedi addormentato… sono arrivato fino a dove sentivo le campane e lì poi una volta arrivato mi sono svegliato e lì pecore non ce n’erano… ho detto quelle sono ancora coricate lì dove erano prima… sono tornato lì e stavano dormendo lì… non se n’era alzata neanche una… io avevo il terrore

153


Fantasmi <<Una volta… ora questo me lo ricordo c’era una signora qui in

più lì guardavi più diventavano alti… ma alti! Però non facevano

paese… e gli era… e lei era in casa e gli era uscito uno… (un

rumore perché c’era… c’era il fieno era una stoppia grande… e

fantasma)… e lei era in casa… e niente… gli aveva fatto tutti dei lividi

passando lì una persona normale avrebbe fatto rumore…che faceva

(sfoghi cutanei) nelle braccia e nelle gambe dallo spavento che si era

rumore… e invece no… non facevano rumore queste cose… […] alla

presa… ma più nelle braccia… […]>>.

mia amica che ha la mia stessa età.. io ho 86 anni… anche lei ha 86 anni… le dico sempre… “Ti ricordi? Di quello che abbiamo visto

<<Questo fatto che dicevano di queste anime… che uscivano anime

noi?”… per me erano due che uscivano dal campo santo perché… il

condannate… dicono che aveva fatto una messa di ritiro il Papa… e

terreno era un pochino vicino così… come facevano loro a passare con

non si è mai più sentito niente di queste storie così… […]>>.

queste due valigie grandi grandi grandi… alti alti alti… e che non

<<Sì… sì… sì… sì… è vero… è vero… è vero… è vero… è vero che ci

facevano rumore? Questo era un mistero… una cosa… poi si sono

sono i fantasmi… è vero… è vero… guarda… noi prima… eravamo…

spariti… e noi siamo scappati in paese… perché era presto… noi

eravamo la gioventù di prima… eravamo tutti unite… io ero con la mia

aspettavamo le altre compagne per venire a Genuri… tutti i giorni

compagna che venivamo alle olive a Genuri… perché quelli di Sini

venivamo noi a Genuri… perché a Genuri c isono tante piante di Sini…

c’hanno molte olive a Genuri… e uscivamo presto… al buio… e allora

e noi poverine… avevamo come 12… 13 anni… ci facevano andare

noi per aspettare gli altri… ci siamo seduti in questa pianta… di

anche se eravamo piccole a lavorare… non come adesso… […]>>.

olive… a un certo punto… io ho visto… questi due uomini… alti… alti… alti… quanto più camminavano più erano alti… e c’era un

terreno… che era di stoppie… però non facevano rumore questi…

<<Poi… per raccontarti dei fantasmi… io… però… in casa di Ziu

allora io gli ho detto… “Oh! Guarda che cosa c’è lì!”… le ho detto…

Angiuleddu (Signor Angelino)… quando c’era suo nonno… allora…

(la compagna):“E che cosa c’è?”… “Non lo vedi quei due uomini che

sentivano… nel tempo della guerra… c’erano questi sfollati… che

escono lì dalla parte del camposanto che hanno queste due valigie

erano in queste case private… e una notte… a mezzanotte… è venuta

correndo?”… siamo scappati assieme… in paese… non siamo più

questa… come si chiamava… signorina Maria Murru… aveva detto…

andate a quell’ora… io dico quelli erano fantasmi… quello era…

“A casa mia si sente sempre questo picchio… tic tic… tic tic… ci

quella era proprio realtà mia… quelli li ho visti io proprio io… quanto

dev’essere qualche fantasma su nel sottotetto!”… allora noi andiamo…

154


con il compagno… e l’avevano fatto salire sopra un armadio… e in

<<Prima questi fantasmi uscivano… uscivano davvero… un… in un

quell’armadio c’erano dolci… un sacco di dolci… loro dicevano che

terreno dove avevamo delle pecore con babbo… dice che c’era uno

questa scena si faceva tutte le notti che era un fantasma… invece

che usciva con la barba lunga lunga lunga… e dice che gli faceva la

avevano scoperto che era una gallina che era sopra lì… e lei

mano così… non lo so se è vero… dice che gli faceva la mano di

beccava… questa gallina… beccava… […]>>.

andare che gli dava soldi… ma non lo so se è vero… non lo so… non lo so… prima queste cose… questi racconti erano… all’ordine del

<<Però te ne racconto uno… uno veramente vero… che me lo

giorno… guarda… perché dicevano… in… nelle case… dice che

raccontava mia mamma… allora mia mamma… proprio mia mamma…

uscivano questi fantasmi… chiamavano… e dicevano… “Vieni qui!

raccontava… io ero piccola… mio babbo faceva il capraro… mia

Che ti do soldi!”… non si sa se era vero… però questo di mia mamma

mamma diceva che gli tiravano pietre alla porta che andava all’orto…

è veramente vero… e questo che è successo a me era veramente vero…

uscivano e non c’era niente… per esempio tu una pietra se tu… la

[…]>>.

tiri… la trovi l’indomani mattina… invece non trovavano niente… allora una notte… aveva… diceva… mio babbo gli diceva…

“Guarda… così e così… lì tutte le notti quando tu non ci sei… mi picchiano alla porta! E tirano le pietre e pietre non ce ne sono!”… questo era un fantasma davvero… questo era proprio vero… allora una notte… hanno fatto coricare… tre persone… non c’era babbo… e quella notte non l’ha fatto… ed era un’anima in pena che voleva a perdonarla… mamma era andata ad un posto… per farli capire che

cos’era questo che voleva… ed era una persona morta che voleva per farlo perdonare… per farsi perdonare… e questo era vero eh... e questa era proprio una storia vera… che lei… io avevo anche paura… quando me la raccontava mamma… avevo sempre… avevo paura… perché ero piccolina… e quindi queste cose… […]>>. Corte interna di una delle più antiche case in Piazza San Giuliano.

155


Streghe

S’Ingannadori

<<Una volta c’erano delle… c’erano quelle persone che ti facevano

<<Si sentivano a volte… di questi tesori che dicevano che c’erano

come delle maledizioni… ti dicevano… “Ti fazzu una mazzina!” (Ti

sotto i Nuraghi… o in altri posti… e una volta un signore che abitava

faccio un maleficio!)… lo usavano quelle signore che facevano di

lì… […] aveva detto che aveva fatto un sogno… aveva sognato un

quelle formule così… che erano come… delle streghe… “Is

folletto… mi ricordo quando ce lo raccontava… e che questo era

Bruxasa”… a volte prendevano addirittura delle lucertole… morte

“S’Ingannadori” (L’ingannatore)… diceva che era piccolino e gli

piccoline… e poi le pungevano con delle spille per mandare la

parlava… però l’aveva visto anche di giorno un po’ di volte… lo

maledizione così alle persone… c’era una casa qui di una signora che

vedeva sempre di giorno e di notte… e io mi ricordo noi ridevamo

ora non c’è più… e lì avevano trovato delle mazzine… e niente

sempre perché… queste cose così erano un po’… però mi ricordo…

dicevano che quella era una strega… che faceva queste cose così…

diceva che lo vedeva correre veloce… e comunque una volta dice…

[…]>>.

aveva raccontato che questo folletto gli diceva di andare in campagna dove c’è un posto lì vicino a San Marco… dalle parti della sorgente

che c’è lì sul monte… e questo era andato veramente… solo pietre e terra aveva trovato… noi ridevamo sempre che lo prendevamo in giro… […]>>.

156


Il Carnevale

Momotti

<<Di queste cose si raccontavano… perché una volta… non era come

<<Di fantasia mi ricordo mi ricordo quella di “Momotti”…

adesso… noi andavamo in chiesa… era tutto diverso… oggi non è più

“Momotti” era il… era come un diavolo… però non… lui era un

così… c’era questo raccontino… sul Carnevale… a Carnevale…

folletto cattivo… e ci dicevano che catturava i bambini quando… dopo

c’erano delle persone che ballavano… si raccontava eh… ma qui non

il tramonto usciva se tornavamo tardi dopo il tramonto dicevano che

è mai successo… qui a Genuri… c’erano delle maschere… di

veniva “Momotti”… ma era perché se no… anzi se tornavamo tardi

Carnevale no… erano lì ballando ballando… e poi all’uscita dalla

babbo i colpi che ci dava…[…] e dicevano che questo… che aveva un

chiesa era uscito un viatico… e queste maschere continuavano… e

coltello e con quello tagliava i bambini e se li mangiava… e li

allora poi dopo tutti si erano inginocchiati perché c’era questo… e

catturava… ti prendeva dentro il sacco così e ti mangiava dopo… era

allora dopo che era passato… le due… quei due non sono più riusciti a

per far paura…>>.

togliersi la maschera… e perché Gesù Cristo li aveva puniti… perché loro avevano continuato a ballare… e non si erano… non si erano

messi in ginocchio come dovevano fare… eh che ti credi una volta queste cose… di queste storie così… perché la gente aveva più rispetto per le feste… per queste… così era… […]>>.

157


Il Bue Mulinu

S’Affumentu

<<Oppure altre volte… però non so poi… si diceva… alcuni lo

<<Si faceva… mia nonna mi ricordo “S’affumentu”… quando uno era

dicevano che… per esempio quando uno si arrabbiava tanto…

triste mi ricordo… magari era morto qualcuno e dal dispiacere…

dicevano che gli era entrato “Su Boi Mulinu” (Il bue mulino)… poi

c’erano persone mi ricordo che… una volta c’era una signore che…

una volta un signore che c’era qui… una volta aveva sentito il figlio

gli era morto il marito e questa signora era amica con mia nonna e

diceva che faceva dei versi come un bue… dicevano che gli era entrato

veniva sempre a casa così… e piangeva sempre… allora mia nonna gli

il bue dentro… lo spirito di bue dentro… e allore era impazzito…

aveva fatto “S’affumentu”… e niente… si prendeva una tegola… e

diceva che era successo di notte… e allora ogni tanto l’avevo sentito

sopra si mettevano delle erbe con… e poi metteva foglie di olivo e un

era una leggenda questa de “Su Boi Mulinu”… però quel signore lì

po’ di grano così no… niente poi si bruciava e dopo tutta questa… la

quando la raccontava era serio… […]>>.

cenere… si passava sui piedi della… della persona… e intanto si dicevano delle preghiere così… e mia nonna lo faceva perché lei poteva… oppure c’era un altro modo… si prendevano dei fiori secchi e

si faceva un fuoco… un fuocherello no… e si faceva respirare… erano fiori benedetti… così’ poi quella persona che era agitata si calmava… c’erano delle signore che lo facevano… anche mia nonna lo faceva… oppure quando avevi male alle orecchie… si metteva l’orecchio nel buco della caffettiera e si faceva entrare il fumo dentro così… e poi passava il male all’orecchio… […]>>.

158


La Mamma del Sole e la Mamma del Vento

Il Bambino

<<Sempre da bambini per farci spaventare… perché stavamo in giro a

<<Una volta… questa che ti racconto è proprio… era successa a mio

giocare sempre… ci dicevano che veniva “Sa Mamma ‘e Su Sobi” (La

zio… era il fratello di babbo e lui andava sempre in campagna così…

mamma del sole) oppure “Sa Mamma ‘e Su Entu” (La mamma del

una volta era a “Prutzu Cungiau” che stava lavorando in campagna…

vento)… e ci dicevano che ci portavano via… se un giorno c’era un bel

perché aveva i terreni… e ci aveva raccontato che una volta si era

sole e noi stavamo troppo tempo fuori da casa a giocare allora “Sa

avvicinato un bambino… e questo bambino però non parlava… e aveva

Mamma ‘e Su Sobi” ci rapiva se no se c’era il vento… “Sa Mamma ‘e

la testa abbassata… non riusciva a vederlo in faccia mio zio no… e

Su Entu”… ma se facevamo tardi o non facevano l’ora che dicevano…

allora si era avvicinato (lo zio)… perché il bambino era vestito solo

erano colpi… babbo quante volte… […]>>.

con stracci… era tutto messo male poverino… e non aveva le scarpe… allora appena si è avvicinato ha visto che gli crescevano i piedi come… diceva sempre che quello era il Diavolo… e poi quando si è avvicinato troppo quello (il bambino) è sparito… è sparito nel nulla ha

fatto delle fiamme e una scia non so… era sparito… e quando lo raccontava… quando lo raccontava…

lo dice come se… era

convinto… diceva sempre che era successo davvero… […]>>.

159


La Casa dei Banditi

Chiesa di San Domino

<<“Sa Dommu de i Bandiusu” (La casa dei banditi)… quella… “Sa

<<A San Domino… sai dove c’è la chiesetta lì… quella dietro

Pedra de i Bandiusu” (la pietra dei banditi)… è una… una cavità…

salendo… lì dicevano che quando c’è buio… uscivano degli uccelli con

enorme più che altro è uno spazio ricavato sotto un grossissimo

gli occhi rossi… e questi uccelli erano carnivori… erano in…

macigno… che è vicino a una sorgente… sempre sul costone su in

praticamente se ci andavi ti mordevano… ti cercavano di mangiare…

montagna…

che

lo raccontavano sempre… io non ci andavo mai… infatti una volta era

frequentavamo lì la montagna lo chiamavamo “Sa Dommu de i

successo… c’era questo signore che ce lo aveva raccontato… che una

Bandiusu”… la chiamavamo così… non lo so come è nata… che la

volta era andato lì vicino perché passava spesso di notte per salire in

chiamavamo così… forse per in quel periodo c’erano i banditi sardi

Giara… con le pecore no… aveva visto degli uccelli proprio avevano

eccetera…

gli occhi rossi… e allora si era preso paura … e lo raccontava sempre

noi

lo

chiamavamo…

noi

ragazzi

allora

eravamo giovincelli noi… e noi dicevamo sempre…

“Questo va bene per i banditi… per nascondersi”… eravamo ragazzini

questo… questa storia qui… […]>>.

quindi sai… ti entrano un po’… queste… cose del genere… era un

riferimento a queste… a questa idea mitologica del banditismo… e questa è vicina alla sorgente sul monte… è vicina a “Sa Grutta ‘e Annaru”… “La Grotta di Gennaro” sarebbe… è un grosso macigno… circa venti metri mi pare dalla sorgente… vicinissimo… […]>>.

Chiesa di San Domino.

160


Ulivo Secolare nell’area della Chiesa di San Domino.


Gesturi

Is Brebus <<C’era una storia… quando ero bambino l’avevo sentita… di questo signore che era sposato… e la moglie… questo signore era un contadino no… un signore un po’ così… sai come quelli… come quelli di una volta all’antica… e niente la storia era che questa signora avevano avuto sette figli… però erano tutti morti tranne uno… uno solo era rimasto vivo non so perché… era la storia così che… e niente… questa era una signora come erano una volta cucinava… puliva in casa… e poi era sempre lì che filava e cose no… ma era una di quelle… lei poteva guarire le persone… e c’erano delle altre signore che… a volte si trovavano tutte insieme per fare di queste… facevano cose di magia e per guarire non so le persone… questa signora faceva “Is Brebus”… e questi… e lei guariva la gente… però una volta… questa era una signora brava… però erano gelosi lì in paese… e allora avevano detto che questa era una strega… che con le sue formule e cose uccideva le persone… le faceva ammalare ma non era vero… Vista aerea dell’abitato di Gesturi.

erano tutte cose perché erano gelosi… e poi una volta una signora del paese era morta… e questa qui (la guaritrice)… aveva provato a

Il significato di brebu è "parola". Ne ritroviamo traccia negli antichi testi giudicali, in cui "torrare berbos" significava rispondere. Nei tempi attuali, considerati moderni, i brebus vengono considerati parole magiche, gli scongiuri, le frasi capaci di guarire malattie o preservare gli uomini dai malefici e dai fastidi.

guarirla… però non c’era riuscita e allora l’avevano condannata… e poi l’avevano uccisa… raccontavano così… però non so se era… forse era un racconto così sulle streghe ma non so se era esistita davvero questa signora qui… […]>>.

162


Gesturi

163


Gonnoscodina

Il Ragazzo della Curva <<Poi ce n’è un’altra a Gonnoscodina… a Gonnoscodina c’è la prima curva entrando nel paese… che lì avevano… dicono che avevano investito con un trattore un ragazzo… e il giorno del suo… del suo anniversario di morte come posso chiamarlo… dicono che di notte… verso… tra le undici e mezzanotte… se tu fai quella curva ti vedi il ragazzo in mezzo alla strada… diciamo il fantasma in mezzo alla strada… poi… ce ne sono molte di storie… […]>>.

Parrocchiale di San Sebastiano a Gonnoscodina.

164


Gonnoscodina. Chiesa di San Daniele.

116


Isili

Matzamurreddu

Sa Jana Maìsta

<<A Isili avevano raccontato di un bambino che aveva trovato un

<<Sempre a Isili dicevano mi ricordo… lì c’era “Sa Jana Maìsta” (la

tesoro… c’era la storia di “Matzamurreddu”… “Matzamurreddu” era

fata maestra)… era una fata… però non come quelle che si conoscono

un folletto… era velocissimo e piccolo… dicevano che lo vedevano e

quelle erano fate cattive che succhiavano il sangue alle persone…

che si trasformava… era sempre come… era un bambino che poi

questa Janas… dicevano che viveva nelle grotte che ci sono lì dalle

scompariva… dicevano che andava dentro le case mentre la gente

parti di Isili… e questa Jana Maìsta quando qualcuna (persona)

dormiva e si appoggiava così sopra mentre dormivi… o faceva

passava vicino alla sua grotta usciva veloce… come una volpe quando

dispetti… era un folletto che dava fastidio alla gente… si divertiva

deve prendere i polli… usciva e succhiava il sangue della persona… e

così… e raccontavano che questo folletto andava poi sottoterra che

poi tornava di nuovo dentro nella grotta per aspettare le… per

aveva i tesori con le pentole piene d’oro… e se gli prendevi il

aspettare la prossima vittima che poverina passava di là… […]>>.

cappuccio doveva darti un tesoro… una volta avevano raccontato che

<<Una volta c’erano le signore che quando uno stava… quando uno

un bambino gli aveva messo il rosario al collo… perché mentre

era tanto ammalato ma non riusciva a morire c’erano le

dormiva lo aveva aspettato… e questo folletto lo aveva portato al suo

“Accabbadorasa”… erano… facevano finire di morire le persone che

tesoro… e lo raccontavano proprio… […]>>.

tanto dovevano morire ma non riuscivano… […] si usava fare così per non fare soffrire più persona che tanto stava per morire… […]>>.

166


Il Vampiro <<Una storia che sentivo… da babbo qualche volta… ora che mi viene in mente… c’era… dicevano una signora a Isili… che saliva in monte… e andava sempre il mattino presto… di notte quando era buio… e dicevano che se questa signora prendeva il sole allora sarebbe morte… ma poi non so… se crederci a queste storie così o no… però poi avevano detto che era morta proprio perché aveva preso il sole… che una volta era rimasta in giro più tempo del solito… però chissà… poi se è vero o no ecco… e questa la raccontavano a Isili ora che mi ricordo che lì avevo una zia che andavamo a volte quando ero ragazzino… però sai… magari… era di fantasia questo racconto… era come un vampiro… come… che di giorno se stanno in giro muiono…

[…]>>. Parrocchiale di San Sebastiano a Gonnoscodina.

167


Las Plassas

Il Castello di Las Plassas <<Una volta siamo saliti lì… nel cucuzzolo di Las Plassas… una

Plassas… io l’avevo sentito… dicono che c’è… poi chissà… c’è un

volta… lì dicevano… quei muri che si vedono… sono fatti di una

sottopassaggio sottoterra… dicono … che c’è da Barumini alla punta

precisione… sono fatti di una precisione una cosa che non ti puoi

di Las Plassas… può darsi che siano anche così lì dentro… avevo

spiegare… poi al centro c’è un coso… una cisterna come un pozzo… ci

sentito forse che c’erano case… fate… chi lo sa… può darsi sia così…

sono dei massi di pietra nei quattro lati enormi… e poi una hanno detto

[…]>>.

che lì c’è un passaggio che si cammina sotto terra… fino ad arrivare

<<Il Castello di Las Plassas… era sempre una di quelle torri di

ad Oristano… dicono che ci sia un passaggio anche per il Nuraghe di

controllo… però molto molto più vecchia di cosa ti posso dire… quello

Barumini… da Las Plassas a Barumini… proprio al centro di questa

era sia una torre di controllo che anche un recupero di acqua

costruzione questa cosa che sto dicendo… ho sentito dire che questo

piovana… lì è come se ci sia una specie di come ti posso dire… una

sarebbe un passaggio che arriva fino ad Oristano… poi è vero non è

cisterna naturale… secondo me è gigante… io ci sono salito… ho preso

vero… chi l’ha scoperto… l’avrebbero dovuto scavare questo coso

una pietra e solo dopo un po’ di tempo ho sentito il rumore… lì ci sono

qua… per vedere… […]>>.

i passaggi sotterranei… […]>>. <<Quello sul Castello di Las Plassas… dice che era di coso… di

<<Da mio padre sentivo sempre… e perché c’era una specie di

Arborea… Eleonora di Arborea… è un… una casa fatta dagli

corridoio che partiva dal Castello di Las Plassas che collegava sia

Arborea… e c’è il Castello… infatti ci sono solo i muri… io ci sono

Barumini… sia col Nuraghe di Ussaramanna… ma quelle sono

andata… c’è un muro… poi in mezzo c’è una cisterna… non so per

chiaramente anche lui… roba che sentì al suo tempo… e che raccontò

cosa era… l’acqua del tetto la conservavano e cadeva lì… si scendeva

a me appunto in queste condizioni qua… ma effettivamente trovato…

dal muro c’era un canale… e c’erano tutte le pietre scolpite per

non si è mai trovato niente… […]>>.

scendere l’acqua… capito… per raccogliere l’acqua piovana… e andava a un'altra parte poi… passaggi sotterranei dicevano anche… da Barumini… che c’era un passaggio da Barumini a lì… a Las

168


<<Il Castello di Las Plassas ci sono tutti… quelle pietre… ma non ci sono salita mai… si vede da lontano… quello si vede da lontano… io l’ho visto da lontano… non ci sono salita mai… e dicevano che c’era la strada da Las Plassas al Nuraghe di Barumini… dicevano però… gli antichi… ma io non lo so… dicevano che era da Las Plassas a Barumini una strada tutta sotto sotto…e passavano… […]>>.

Castello di Las Plassas. Vista aerea e contesto.

Vista aerea ravvicinata del Castello di Las Plassas.

Castello di Las Plassas visto dalle campagne Marmillesi.

169


Lunamatrona

Su Ciaddu ‘e Nixias <<Però anche… A Nixias… vicino a Lunamatrona c’è una “Tomba

chissà… ah e poi dicevano anche… che questo corridoio con le

dei Giganti”… è bella… lo chiamano “Su Cuaddu ‘e Nixias” (Il

pietre… dicevano che era la tomba di un orco… di un orco gigante… e

cavallo di Nixias)… io l’ho vista un po’ di volte è lunga… e li ci

che gli altri orchi lo avevo seppellito lì… però chissà quanti anni fa era

mettevano i giganti… dicevano così che erano delle tombe per i giganti

successo… e poi se è vero […]>>.

perché è grandissima… io non so come… però le avevano fatte i giganti dicevano… e c’è proprio il monumento lì… è bello da vedere… […]>>. <<Poi c’è anche… “Su Cuaddu e Nixias” (Il cavallo di Nixias)… è proprio

come…

nella

strada

per

Lunamatrona…

sai

dov’è

Lunamatrona?... se vai un po’ avanti… qualche chilometro con la macchina lungo la strada c’è “Su sattu e Nixias” (la campagna di

Nixias)… è proprio lì tu dalla strada lo puoi vedere passando… è un… non so… sono tante pietre che formano una… un corridoio lungo… non so quanti metri… saranno 10 o 15 metri… io l’avevo vista proprio

.

bene… c’ero andata… e in punta a questa… a questo corridio di pietre c’è una pietra con un buco al centro… e lì dicevano che c’era un cavallo… che aveva la testa lì dentro… ma se tu lo vedi è di una

precisione… davvero molto preciso… e dentro questo buco c’era il cavallo… con… che teneva la testa lì… e poi… per quello “Su cuaddu e Nixias” (Il cavallo di Nixias)… poi chissà se è vero… chissà… Cuaddu ‘e Nixias.

170


Su Cuaddu ‘e Nixias

116


Pauli Arbarei

I Giganti <<Anche a Pauli Arbarei… lì dicevano… ma lo raccontavano proprio sai… che c’erano i giganti lì… hanno trovato anche degli scheletri di persone alte 2 metri e 30… 2 metri e 50… ma non… è solo qualche voce così… qualche racconto di sfuggita che avevo sentito… ma niente di più… questi però scheletri li hanno trovati… […]>>.

172


Tomba dei Giganti nelle campagna di Pauli Arbarei.

173


Setzu

La Casa dell’Orco <<Le Domus de Janas… quelle sono tombe… sono a Setzu… sono

masso poi entri dentro e… è vicino anche alla strada salendo in Giara

tombe sulla roccia… su un masso… sono tombe… qui a Genuri non ce

di Setzu… è una “Dommu de Janas” quella casa…>>.

n’è… a Setzu ce n’è… sulla strada per Setzu… salendo su in Giara…

<<A Setzu… c’è “Sa Dommu e s’Orcu”… la chiamano così perché si

per la… la strada che c’è sulla Giara di Setzu… quelle sono tombe…

pensa che all’inizio ci viveva qualche gigante… come si può dire…

sono tombe… tombe antiche…e poi dopo ci mettevano… gli animali

proprio qualche orco… e invece sai cos’è in realtà quello… è una

andavano lì con gli animali… a Setzu c’è “Sa Dommu e s’Orcu” (la

tomba… praticamente mettevano le persone morte lì dentro capito…

casa dell’orco)… dicevano che lì ci viveva un orco… fantasie… così

scavata a mano… è un “Carongiu” (un masso grande)… è una pietra

che dicevano… […]>>.

gigante scavata dentro… […]>>. <<A “Sa Dommu e s’Orcu” (Casa dell’orco) ci sono andato molte

<<Lì dove c’è “Sa Dommu e S’Orcu” (la casa dell’orco)… sempre sul

volte… i pastori di Setzu lì ci andavano anche… e pure loro… loro

monte dalla parte di Setzu… c’è una piccola grotta… quella è una

dicevano che questo orco… questo che viveva in questa casa… io ci

“Domus de Janas” (Casa delle fate)… e su quella grotta lì c’è un

sono entrato pure lì… dicevano che quello mangiava la gente e c’era

raccontino… però io non è che me lo ricordo… ora non mi ricordo

una specie di posto per dormire… però lungo dove ci sarebbe stato

bene… dicevano che c’erano le Janas (fate)… e dicevano che vivevano

l’uomo… e un'altra stanza con l’abitazione… però quel masso (la casa

queste fate… però non mi ricordo quante ce n’erano… forse due o

dell’orco)… quel masso… è un masso grande… io ero andato… e

tre… e queste erano sorelle… e dicevano che erano bellissime… però

eravamo andati una volta e c’era una capra morta nella stanza dove

chissà se è vero… è sempre una di quelle storie così… queste fate

dormiva l’orco… ed era morta anche da poco perché era ancora tutta

uscivano di notte dicevano perché di giorno si dovevano fare il bagno

intatta… se ci vai è bello… troppo bello… e come quella ce n’è una

che poi di notte dovevano essere belle… erano piccoline e di notte

nella Giara di Siddi pure… una “Casa dell’Orco”… in tre quattro

andavano in giro… vedevi queste luci magari in monte… quelle erano

posti ce ne sono… dicevano che questi orchi vivevano della carne della

le Janas… oggi non se ne sentono più di queste storie così… […] erano

gente… e chi lo sa… però quel masso se ci vai fotografalo… è un bel

174


Sa Dommu ‘è S’Orcu


Il Tesoro piccoline piccoline e mangiavano le cose che trovavano così sulla

<<Facendo la strada da Setzu verso Genuri… sulla sinistra proprio

giara… erano povere… addosso avevano solo vestiti di stracci così…

nella prima salitina che c’è… in quella curva… sulla sinistra… c’è

tutte cosette così… che trovavano…>>.

un’altura e lì c’è un Nuraghe… che lo stavano anche riscoprendo e tutto però poi non hanno continuato… è sotterrato come tutti gli altri

<< “Sa Dommu e S’Orcu” (la casa dell’orco) è in monte… valla a

Nuraghi che hanno scoperto… è sotterrato… però vabbè qualche

vedere… “Sa Dommu e S’Orcu” era dell’orco… era… questa casa era

segno c’era… sai la forma anche… se c’è terra sopra un po’ di forma

dell’orco… viveva lì in quel… c’è la stanza per dormire… c’è la stanza

gliela da… quella si dice che sia… che era una di quelle torri di

per pranzare… c’è una stanza dove legava il cavallo sopra… la stalla

controllo… e invece nell’altra parte sulla destra… c’è un'altra

dove mangiava il cavallo… la stalla dove c’era l’acqua… dicevano

montagnetta… un’altra collinetta piccolina e dicono… che è una

così… io l’ho sempre sentita da quando ero bambina… “Sa Dommu e

diceria… che se tu scavi lì trovi un tesoro… però non si sa neanche che

S’Orcu”… io ci sono andata… mio fratello lavorava in casa di uno

tipo di tesoro sia… è un… è una diceria di quelle di paese… […]>>.

ricco che c’era qui… e allora con mamma andavamo a portargli il pranzo… e allora se pioveva entravamo dentro “Sa Dommu e S’Orcu”… […]>>.

La Casa dell’Orco.

176


I Giochi

Maria Tighitta

<<I giochi… giocavamo con un piede… un pezzo di tegola… facevamo

<<Sapevo il racconto di Maria Tighitta… quello era… quello di Maria

un cerchio e allora… e saltavamo… da un cerchio all’altro… chi

Tighitta era il babbo… e a questa… e a Maria Tighitta gli era morta la

usciva dal cerchio allora aveva perso… il cerchio lo facevamo con la

mamma… e il papà era vedovo… e allora… si era sposato di nuovo il

tegola… poi giocavamo a “Su Zacca e Poni” (picchia e metti)… poi

babbo e questa ragazzina aveva la madrina… la matrigna… o com’è

con una corda con rami di finocchio selvatico… di quel finocchio

che si dice… la matrigna… e quella si chiamava Margherittedda (la

selvatico della campagna… allora lo legavamo con due funi di

bambina)… la bambina che aveva lasciato con il babbo… la mamma

finocchio… salto alla fune… […]>>.

gli era morta… si era sposato e quella bambina ce l’aveva la matrigna… allora diceva quella signora che si era sposata… al marito

<<Tanto… a Carnevale… ci mettevamo i vestiti di babbo… andavamo

quando tornava a casa… (il marito):”E allora moglie mia come hai

a casa della gente… “Zippulleddas Zippulleddas Zippulleddas

passato la giornata oggi?”… (matrigna):”Zitto marito mio! Zitto

signore!” (Zeppole Zeppole Zeppole signore)… a chiedere zeppole

marito mio!”… (marito):”Che cosa succede?”… (matrigna):”Quella

nelle case… come maschere poverini… avevamo tutte cose vecchie…

Margherita non ha fatto nulla! Se non la cacci subito da qui! E non la

allora andavamo ai “Doppiadorisi”… per Tutti i Santi… per i morti…

porti via… anche se la porti… a ucciderla!”… non la voleva in casa…

andavamo dentro al paese dalle… in casa delle famiglie… “Ci sono Is

e allora quell’uomo poverino… non sapeva… e allora aveva preso la

Doppiadorisi signora!”… ci davano fichi secchi… e melograno… fichi

bambina… l’aveva portata al monte… quella bambinetta… anche se

secchi… pezzi di pane… fave e cieci… quelli erano tempi eh… […]>>.

era piccola… mentre stava andando… aveva buttato per terra una scia di cieci… andando al monte… e l’aveva lasciata lì il babbo… e lui era

sceso e l’aveva lasciata sul monte… allora era andato il Re… e li aveva detto… il Re l’aveva trovata e le aveva detto:”Ma cosa fai qui tu?”… (Margherita):”Eh mi ha portato mio babbo.”… (il Re):”E perché?”… (Margherita):”Eh perché non mi vogliono in casa.”… (il Re):”Vuoi scendere con me in paese? Che ti mettiamo magari in casa nostra a a pascolare le galline? Come ti chiami?”… e la bambina:”Mi

chiamo Margherita.”… aveva detto quella bambina… allora l’aveva

177


scesa dalla montagna… quando era arrivato in paese dalla mamma…

che la portava sotto la sella… e ballando ballando è arrivata l’ora… se

(il Re):”Mamma! Mamma! Ti ho portato una bambina per pascolare le

ne sono andati… e ognuno è tornato a casa sua… un altro giorno lo

galline!... e allora quella:”Bello! Bello” Figlio mio e come si

stesso… la chiama:”Margherita!”… e lei:”Comandi Re!”… dice…

chiama?”… (il Re):”Si chiama Margherita!”... allora gli avevano dato

“Vieni che mi selli il cavallo che devo andare a una festa!”…

una casetta e in questa casetta gli avevano messo tutto il letto… gli

(Margherita):”Eh se mi portava anche a me piccolo Re”… (il

oggetti… per fare… per cucinare… e tutto… e avevano anche altri…

Re):”Dove ti metto? Sotto la Coda? La coda del cavallo ti metto”… e

gente… servitori… il Re… e aveva detto… (il Re e i servitori):”Ora

lei:”E non fa niente… Già vado lo stesso anche se vado sotto la coda

guardiamo di nascosto dal buco della chiave.”… nel buco della

del cavallo!”… arrivano alla festa… e torna a vedere questa splendida

chiave… volevano vedere cosa stava facendo Margherita… e avevano

ragazza… (il Re):”Quella è quella che ha ballato con me l’altra

detto:”Sarà tutto pieno di cacca di gallina”… perché lei pascolava le

volta!”… il Re… il re piccolo… “Ora la invito a ballare”… ballando

galline… e invece si stava facendo bella… e quelli lì avevano

ballando gli ha detto:”E di dove sei?”… gli aveva detto il Re… e

detto:”Margherita come si sta facendo bella!”… allora di mattina…

quella:”Sono di Bidda e Coa!” (Paese della Coda)… (il Re):”E come

che doveva svegliarla il Re… “Margherita!”… e lei:”Comandi!”… (il

mai non l’avevo sentito mai? Bidda e Coa”… Bidda e Coa perché lui

festa!”…

le aveva detto che la portava sotto la coda… quando era andato gli

(Margherita):”Quale festa?”… (il Re):”A Bidda e Coa”… (Al Paese

aveva detto che era di Bidda Coa questa volta… raccontini antichi

della Coda)… e allora… “Come mai?” ha detto… non avevo sentito

sono questi! E poi… aveva detto… si era affacciato nella chiave e

mai “Bidda e Coa” perché gli aveva detto il Re… “Dove ti metto?”…

aveva visto questa ragazza… (il Re):”E questa è quella che stava

no gli aveva detto prima… (Margherita):”Mi porta alla festa?”… e lui

ballanda con me!”… corre dalla mamma… “Mamma!”… (la mamma

aveva detto:”Sotto la sella!”… che la portava a Margherita… allora

del Re):”E cosa vuoi figlio mio?”… (il Re):”Io mi devo sposare con

era andato in questa festa e aveva visto… il Re grande… e aveva visto

Margherita!”… (la mamma del Re): ):”E come mai? L’hai portata a

questa ragazza bella… bella bella bella… (il Re):”Adesso le chiedo se

pascolare le galline e adesso ti vuoi sposare con Margherita?”… (il

vuole ballare con me!”… e quando stavano parlando li ha detto:”Di

Re):”Io mi sposo con Margherita!”… e si era sposato con

dove sei?”… il Re a quella ragazza… e lei:”Sono di Bidda e Sedda!”

Margherita… c’è un altro pezzetto pure ma non mi ricordo… tutte

(il Paese della Sella)… e allora il Re:”E come mai io non l’ho mai

cose antiche… racconti antichi… no perché quando l’aveva portata al

sentito questo Bidda e Sedda!”… perché il Re piccolo le aveva detto

monte il babbo… mi sono dimenticata di raccontare questo pezzetto…

Re):”Sellami

il

cavallo

che

devo

andare

alla

178


quando il babbo l’aveva portata al monte… per lasciarla sul monte che la matrigna non la voleva… quella ragazza aveva portato ceci ogni passo che faceva buttava per terra un cece… ed era tornata a scendere… con la strada che ha fatto dei ceci… e quando era tornata e la matrigna… il marito:”E allora moglie mia oggi?”… e la matrigna:”Zitto! Zitto marito mio! Che tua figlia non gli hai fatto nulla! E’ tornata!” Portala via anche se la devi portare a ucciderla! E per farmi credere che l’hai uccisa veramente portami una bottiglietta di sangue e un pezzo di fegato!”… era una donna cattiva… e allora dice che c’era un porcile… in monte… e il marito aveva detto:”Ragazzo, mi faresti un piacere? Mia moglie è morta e ora mi sono tornato a sposare e la mia nuova moglie non vuole mia figlia in casa… mi ha detto di portarla sul monte e di ucciderla… per farglielo credere vuole che le porti una bottiglietta di sangue e un pezzetto di fegato… me lo uccidi un maialino? E mi dai un pezzetto di fegato e una bottiglietta di sangue?”… e allora era sceso dal monte quell’uomo… l’aveva lasciata sul monte… e poi era andato il Re e l’aveva presa… e allora aveva detto:”Ecco ora sarai contenta! Ecco il sangue e il pezzetto di fegato!”… e la donna:”Ah che peccatto! Ben fatto! Ben fatto! Che quella non si poteva sopportare!”… che l’aveva uccisa… invece non è vero… non l’aveva uccisa… gliel’aveva dati quello che aveva i maiali (il pezzetto di fegato e la bottiglietta di sangue)… e allora era andato il Re al monte per la caccia… e l’aveva trovata lui quella ragazzina… e l’aveva fatta scendere… e l’aveva messa a pascolare le galline… e allora si era poi fatta bella… e il Re se l’era sposata… il Re piccolo… […]>>

179


I Mesi Longusu <<Poi te ne racconto un altro antico… Si erano sposati marito e

”Oia! Oia! Marito mio! La schiena mia!”… e imarito:”Che

moglie e allora… la moglie non era… era una buona a nulla… il

cos’hai?”… e la moglie:”Eh! Quella porta! Tanto è poco pesante!”…

marito era in gamba… ma lei era matta… era scema… e il marito

e il marito… “Ti insegua la giustizia! Ti insegua! Ti avevo detto di

aveva conservato il grano per i “Mesi Longusu” (i mesi lunghi)… per i

chiuderla non di staccarla e portarla con te!”… allora… poi vedono

mesi Maggio e Giugno… il grano per fare il pane… e lui era uscito in

quei signori quelli… quelli che gli aveva dato il grano… stavano…

campagna… e le aveva detto alla moglie… “Guarda questo grano

erano sotto un albero mangiando e bevendo… e allora il marito…

moglie mia non lo toccare che è per i “Mesi Longusu”… per i Fradisi

sottovoce… “Moglie mia… vai piano piano che ci sono qui… sono

Longusu”. (Fratelli Lunghi)… lui voleva dirle per i mesi lunghi ma le

sotto l’albero… vieni che li facciamo spaventare…shh… piano…” … e

aveva detto per i fratelli lunghi… va uno zio e gli aveva detto (alla

la moglie:”Si ma ho la porta”… e il marito:”Ma chi se ne frega della

moglie)… “Signora ha del grano da vendere?”… e allora quella ha

porta… l’avresti lasciata in casa!”… e allora… salgono… e allora la

detto:”Si si già ne abbiamo però è per i Fradisi Longusu… lei è un

moglie… “Marito mio mi fa male troppo la schiena!”… e il

Fradi Longu?”. (Fratello Lungo)… quella gente che erano in gamba

marito:”Adesso ormai portala che io ti ho detto di chiuderla non di

avevano detto:”Si si siamo noi i Fradisi Longusu!”… e allora… e poi

toglierla!”… e la moglie:”Oh marito mio devo andare a fare la pipì! E

quando torna il marito… “E allora moglie mia oggi che cosa hai

come faccio?... e il marito:”Piscia!”… le aveva detto il marito… quei

fatto?”… e la moglie… “Zitto marito mio! Zitto! Che sono venuti i

banditi sotto l’albero l’avevano vista… e le avevano gridato dietro… e

Fradisi Longusu e gli ha dato il grano!”… e allora il marito… :”La

la moglie:”Oh marito mio devo fare anche la cacca!”… e il

giustizia ti sequestri!! Ti avevo detto che erano per i Mesi Longusu per

marito:”Falla piano piano!”… e allora lei aveva fatto cadere la porta

Maggio e per Luglio e per Agosto! Per fino a quando tornava l’annata

mentre che…e quei banditi si erano spaventati e erano scappati… e

nuova! E dove sono andati questi qui?!”… e la moglie:”Sono andati in

avevano lasciato tutto lì… e allora il marito e la moglie avevano preso

questa zona! Da quella parte là!”… (marito):”Dai! Chiudi la porta!

i cavalli… il grano… e tutto e sono tornati a casa loro… […] quelli

Che andiamo a cercarli!”…

sono racconti antichi eh!>>.

e quella donna… il marito le aveva

detto:”Tirati dietro la porta!”… per chiuderla no… e quella donna l’aveva proprio tirata… l’aveva staccata… la porta… e l’aveva… se

l’era messa sulla schiena… e allora andando andando aveva iniziato:

180


La Moglie Poltrona <<Poi un’altra donna… nell’antichità eh! Tutti raccontati da babbo

quella ragazza e gli daro la fetta di pane? O lo farò io quella che c’è

mio… mamma mia… mia mamma era una barzellettaia ne raccontava

da fare?”… e allora aveva detto:”Io ho fame! Forse pulisco la casa e

molti di racconti… si era sposato… e dicevano che era troppo poltrona

mi mangio la fetta di pane!”… allora aveva ancora fame (la moglie)…

la moglie… “Se entra in mano mia!”… aveva detto il marito… “Già

“Eh… forse vado a portare la tanica dell’acqua e mi mangio l’altra

me la metto apposto io a questa!”… allora ha detto… “Io sto andando

fetta di pane!”… fino a quando se l’era mangiate tutte e tre… allora

in campagna moglie mia… guarda questa è una fetta di pane… è una

torna il marito… “Eh allora oggi moglie mia?”… e la moglie… “Zitto

fetta di pane per chi pulisce la casa… una fetta di pane per chi porta

marito mio! Zitto marito mio! Che oggi ho pulito tutta la casa e mi

l’acqua dal pozzo e una fetta di pane per chi porta l’asino in campagna

sono mangiata la fetta di pane! Ho portato l’asino a pascolare e mi

a pasolare!”… e la moglie:”E come farò mai!” Ora chiamo la tale e le

sono mangiata l’altra fetta di pane! Ho portato la tanica di acqua e

do una fetta di pane… le faccio pulire la casa e le do una fetta di

avevo fame! E mi sono mangiata l’altra fetta di pane!”… e allora il

pane”… e… era rimasta senza mangiare… allora più tardi… “Bisogna

marito era contento… perchè il lavoro l’aveva fatto lei e il pane se

portare la tanica di acqua… gli do un'altra fetta di pane”… e porta

l’era mangiato lei… perché era molto poltrona… e il marito allora…

l’acqua… più tardi… “Oh marito mio mi ha lasciato la commissione di

“Fai ogni giorno così moglie mia! Invece di darlo agli altri…

portare l’asino a pascolare!”… e allora via l’altra fetta di pane…

mangiatelo tu i il pane e fallo te il lavoro!”... capito l’hai? Quelli sono

quella donna che andava a portargli l’asino a pascolare… torna il

racconti antichi eh! […]>>.

marito… “E allora moglie mia oggi?”… e la moglie… “Zitto! Zitto marito mio! E niente ho chiamato una per pulire la casa e le ho dato la

fetta di pane! Mi ha portato la tanica di acqua e le ho dato l’altra fetta di pane! E per portare l’asino in campagna le ho dato l’altra fetta di pane! E io sono rimasta morta di fame!”… e il marito… “Ah! Peggio per te è!”… allora altro giorno le torna a fare lo stesso il marito… “Guarda queste cono tre fette di pane! Per chi porta l’asino a pascolare Per chi porta la tanica d’acqua e per chi pulisce la casa!”…

lei aveva fame… e allora pensava… “E come farò mai!? La chiamerò

181


Pedra Arrubiu

Il Servitore Stupido

<<Allora… poi un’altra volta… il marito era abile… e lei era scema…

<<Allora un altro… il marito sempre… il marito bravo e la moglie

ne so molti di questi… tutti raccontati da mia mamma… io ne so

stupida… questo era… viveva…no aspetta… era il sevitore… uno era il

molti… ma questi sono racconti proprio antichi eh… allora questa

padrone e uno era il servitore… e gli avevano detto che era poltrone il

donna… il marito va a lavorare… e aveva fatto i Tallanius (pasta

servitore… allora quest’uomo gli aveva dato una bottiglia di vino… un

fresca fatta in casa)… no aveva infilato la lana nell’ago… con il fuso…

pezzo di formaggio e una pagnotta… per andare in campagna per

con il fuso… la lana… dopo che aveva finito l’aveva buttato nel

mangiare… per pranzare… e allora il padrone:”Allora ragazzo mio!

fuoco… e allora poi torna il marito… “E che cosa stai facendo?”… e

Tu vai in campagna e fai questo e quest’altro! All’ora di fare lo

la moglie… “Zitto marito mio! Zitto! Che sto cercando Pedra

spuntino fai lo spuntino! All’ora di pranzare pranza! Però stappa e non

Arrubiu!” (Pietra Rosso)… e il marito… “Eh? E che cosa vuol

bere… inizia e non cominciare!”… doveva stappare il fiasco ma non

dire?”… e la moglie:”Gli ho dato la lana da infilare nell’ago… l’ho

doveva berne… il pane pure dove incominciarlo ma non doveva

buttata ma non ne vedo… sto cercando cercando… nel caminetto!”…

mangiarne… allora era venuta l’ora di fare lo spuntino e il

che cosa voleva trovare non lo so… l’aveva buttata… l’aveva bruciata

servitore:”Ma com’è la faccenda? Mi ha detto un sacco di cose il

la lana… […]>>.

padrone… e mi ha detto stappa ma non bere… inizia ma non cominciare… e come farò mai?”… alla fine lo stappava e non se lo beveva… lui doveva lavorare ma in realtà era poltrone e allora il padrone gli aveva detto così… “Stappa ma non bere… inizia ma non cominciare!”… allora torna il servitore… e allora il padrone:”Vieni

ragazzo! Vieni!”… e il servitore:”Eh signor padrone ho molta fame!”… e il padrone:”Eh come mai?”… e allora (il servitore):”Eh lei mi ha detto stappa ma non bere… inizia a mangiare ma non cominciare!”… gli aveva detto così il padrone… e era rimasto senza mangiare e era rimasto senza bere… e allora aveva riportato tutto… il formaggio… il pane e il vino… perché era stupido… […]>>.

182


Domenighedda <<Un altro… si era sposato… e era Barraccello… e gli amici

“Eh non mi ricordo!”… dice… gli avevano detto un sacco di nomi…

Barraccellai… proprio la notte che si era sposato… allora dicevano…

Maria… Teresina… no no no… non lo sapeva… Vincenza… tutti i

“Questa notte lo facciamo andare alla ronda! A fare il servizio con gli

nomi… allora gli aveva detto il funzionario… “E’ vicino vicino dove

altri Barraccelli!”… perché facevano la ronda… e lui doveva lasciare

c’è il pane nuovo!”… perché il nome era vicino a dove facevano il

la moglie a casa quindi… si chiamava Domenighedda (Domenichetta)

pane la Domenica… e allora quello (il marito) aveva detto… “Ma non

la moglie… e allora… gli aveva detto… “Ascolta moglie mia… stanotte

si chiamerà mica Domenica?”… e allora il funzionario:”Si! Si!

mi tocca la ronda… mi hanno detto i miei amici di andare che non ne

Domenighedda!”… si chiamava… allora poi è andato a casa… e

posso fare a meno! Tu ascolta fai una cosa che ti dico io!”… il

ripeteva…

marito… era uno stupido forse… allora gli aveva detto… “Tu coricati

Domenighedda!”… allora è arrivato lì davanti… e si è dimenticato il

e se bussano alla porta non aprire a nessuno mi raccomando!”… e

nome un’altra volta! E allora… allora poveretta quella ragazza… e

allora lei… “No no marito mio!”… allora lui fa un giro… e torna a

quell’uomo non si ricordava il nome… non si ricordava il nome…

casa… e bussa alla porta… “Du du!”… (moglie):”Chi è?”… e non si

stava camminando camminando mentre era… e allora era inciampato

ricordava il nome della ragazza… della moglie no… “Du du”… “Chi

e era caduto nel letame… e l’aveva trovato morto la moglie quando si

è?”… non poteva dire che era il marito!?... no… diceva che era

era svegliata il mattino… era stupido proprio… non si ricordava mai il

quello… allora la moglie:”No mi ha detto mio marito di non aprire…

nome… gliel’avevano appena detto e quando è arrivato a casa si era

io alla ronda non apro nè a quello nè a quell’altro! Mio marito non

dimenticato di nuovo il nome…ti piace questo racconto? Visto…

c’è!”… lei… che era sola… allora il marito:”Accidenti… non mi

[…]>>.

ricordo il nome… non mi ricordo il nome… non mi ricordo il nome!”… alla moglie che non si ricordava il nome… era scemo! Allora… torna ad andare e gli fa la stessa cosa… “Du du”… “Chi è?”... “Sono quello!”… eh non glielo poteva dire che era il marito!?... no aspetta prima erano andati al Comune… per sposarsi in Comune… e quando è andato gli ha detto il… il funzionario del Comune… no come… gli

aveva chiesto:”Come si chiama tua moglie?”… e quello (il marito)…

183

“Domenighedda!

Domenighedda!

Domenighedda!


Il Cavallo di Ziu Baccu <<Adesso ti racconto questo… c’era una signora… si chiamava Zia

rumori… era di nuovo il cavallo! E allora scende di nuovo… e lo frusta

Luisetta (signora Luisetta)… era una vecchietta… era vecchia molto…

di nuovo però niente… quello era sempre agitato… allora poi alla

però era in gamba… poi era morta poverina… io mi ricordo ancora

fine… tutte le notti era la stessa storia… e allora questo… Baccu aveva

quando era morta… e questa signora stava sempre a raccontare di

chiamato il prete di paese per fare una benedizione alla stalla… e poi

queste storie e noi bambini e bambine la ascoltavano sempre… si

il cavallo non lo faceva più… erano delle anime in pena avevano

metteva fuori dalla porta di casa che stava sempre facendo lavoretti

detto… una volta si sentivano di più di queste storie così… ne

così… preparava da mangiare… e ogni sera ci mettevamo seduti

succedevano molte… […]>>.

attorno noi ragazzini e ragazzine del vicinato per sentire le sue storie… e sai quante ce ne raccontava… erano racconti che facevano venire paura e a noi ci piacevano… e allora andavamo tutte le volte… “Oh Zia Luisetta! Ci racconti una storia!”… erano belli… e noi

andavamo… […] una volta ci aveva raccontato questo… che era successo a un signore di paese… c’era un signore che aveva un cavallo… questo signore si chiamava Baccu… Ziu Baccu… e il cavallo si chiamava Pistone… lo teneva sempre nella stalla sotto casa sua… e allora una notte Ziu Baccu (Signor Baccu)… era andato a dormire… e stava dormendo… e poi aveva sentito il cavallo che si agitava… e

faceva un rumore… come se c’erano i Diavoli nella stalla… allora era sceso questo signore per vedere cosa c’era… e c’era il cavallo impazzito… e diceva che c’erano i Diavoli nella stalla… e poi questo cavallo non si calmava… allora questo signore non sapeva che fare per calmarlo… lo aveva frustato poverino… però il cavallo non si calmava… solo quando poi era giorno si calmava di nuovo… allora la

notte dopo la stessa cosa… va a dormire… e inizia a sentire questi

184


S’Ammuttadori <<A volte succedeva… dicevano che di notte quando dormivi veniva “S’Ammuttadori”… se succedeva era una cosa brutta perché quello era il demonio che ti veniva a prendere nel sonno… e tu non riuscivi a muoverti… volevi muoverti ma non riuscivi perché ti aveva preso “S’Ammuttadori”… proprio c’erano persone che lo raccontavano che magari erano così… in dormiveglia… quasi svegli che però erano… non riuscivano proprio a muoversi… e dicevano che quello era “S’Ammuttadori”… c’era un… un mio zio che lo raccontava sempre la sera tardi che veniva a casa e ci raccontava le storie… stavamo attorno a “Su Foxibi” a sentire queste storie… però questa gli era successa davvero… lui la raccontava tante di quelle volte… era una S’Ammuttadori rappresentato in un disegno di Antonio Pintus.

mattina che si stava alzando dal letto… e aveva sentito come qualcuno che lo stava toccando… poi… lui era spaventato… perché non riusciva a muoversi… allora aveva aperto gli occhi… però non riusciva ad aprirli bene… e aveva visto una persona… ma quella era un fantasma! E allora diceva che era “S’Ammuttadori”… e diceva che non riusciva a muoversi per niente proprio… poi piano piano era riuscito a

muoversi di nuovo e questo fantasma non c’era più… diceva sempre che voleva ucciderlo… si era preso uno spavento! Quando lo raccontava… lui diceva che era vero… era successo veramente […]>>.

185


Siddi

La Tomba dei Giganti <<A Siddi c’è “Sa Dommu ‘e s’Orcu” (la casa dell’orco)… è una

grandissima… la Tomba dei Giganti… anche quella è una “Dommu de

tomba… lì ci seppellivano i giganti… però poi la chiamano anche

Janas”… dicevano… ma quella è proprio… la gente vengono proprio

così… dicevano che ci abitava un orco… che mangiava i bambini… o i

a visitarla… per le… è una cosa antica chissà di quanti anni è che

pastori che passavano lì… però in verità è… era una tomba dove ci

c’è… ma è proprio… e quella l’avevano fatta i giganti sicuramente…

seppellivano i giganti… e dicevano che l’orco viveva lì dentro… era

almeno… per quello che so… lo raccontavano… l’hanno sempre

una storia di fantasia… anche a Setzu c’è una di queste… erano come

chiamata così… perché era troppo grande… solo i giganti la potevano

le “Domus de Janas”… infatti alcuni dicevano che ci vivevano le

fare una cosa del genere… tutti l’hanno sempre detto che era così… la

fate… altri dicevano che c’era l’orco… era tutta una fantasia che c’era

Tomba dei Giganti… e questa è proprio nella Giara di Siddi… sopra il

una volta… sai… si raccontavano tutte di queste storielle qui… io non

paese… se tu Sali la vedi… è proprio antica… ci vanno sempre a fare

ho mai creduto a niente… però lì a Siddi è bella… è grande poi…

le foto così… […]>>.

[…]>>.

<< “La Tomba dei Giganti” di Siddi… l’ho vista una volta… sull’altopiano per andare verso… verso… Gonnostramatza o Gonnoscodina… l’ho vista una volta così… è un insieme di pietre… la chiamano Tomba dei Giganti… forse ci seppellivano i giganti… dicevano così almeno […]>>. <<A Siddi dicevano che c’erano i giganti… perché lì se vai c’è una Tomba grandissima… è tutta fatta con pietre enormi… io non so però quelli che l’hanno fatta erano i giganti… queste pietre così come facevano a portarle non lo so… era una cosa… eh… è davvero

Tomba dei Giganti di Siddi. Vista Aerea.

186


La Tomba dei Giganti di Siddi.

116


Sini

Fantasmi <<Mi ricordavo di questa… però ora non me la ricordo bene… c’era

nessuno… e si dice che in piazzetta a Sini quando avevano buttato giù

questo signore a sini… che aveva incontrato… questi altri due signori

la chiesa siccome aveva girato la curva… poi era sparito… si dice che

che stavano passeggiando in una terra… vicino al campo sportivo di

non l’hanno più visto… che è tornato a casa e sicuramente gli ha dato

Sini… che parlando così… sembravano come delle persone di affari…

uno schiaffo… e allora sai le cose che si raccontano ai bambini quando

questo qua si era fermato a parlare… e dopo due ore… loro erano

sono piccoli… che vedono il bambino… c’è nell’angolino della

ancora lì che passeggiavano su quelle terre… uno si gira… li ha visti e

piazzetta a Sini… lì l’ultima volta dove l’avevano visto… allora da lì a

però poi sono svaniti così… e allora quello si è impazzito e… è morto

volte dipende poi di notte puoi vedere il bambino… capito le

da pazzo diciamo… […]>>.

storielline… dicono che vedono il bambino nella piazzetta… specialmente i giorni di San Giorgio… dicono proprio che nei giorni

<<Poi vabbè si dice di un altro di Sini che… adesso mi è venuto in

pressappoco di San Giorgio dicono che si vede il bambino in

mente una… che era morto d’infarto… dopo aver parlato con una…

piazzetta… […]>>.

allora praticamente era morta una cugina e ha detto che lui l’aveva

rincontrata… quando stava lavorando in campagna… l’aveva proprio

<<Poi c’era questo… stavano venendo dalla vendemmia… e siccome

rincontrata… si è messo a parlare e… è morto d’infarto… così si

lui era un uomo ricchissimo… era il primo ricco di Sini questo… e

dice… poi non so se è vero… […]>>.

mamma ha detto… “Guarda! Celestino! Seduto!”… arrivano a casa… e lo trovano seduto… in “Sa Lolla”… come si chiama in italiano… nel

<<Poi ce ne sono molte di dicerie… anche a Sini di un altro… tanti

Loggiato… e mamma gli ha detto:”Ma e come mai lei era seduto in

anni fa… era morto… era morto… l’avevano ucciso questo ragazzino

campagna e invece lo trovo qui!”… e allora (Celestino)… “Ma no che

piccolo… si dice che… ci sono molte dicerie… quella che si dice più è

tu ti sei sbagliata!”… dicevano che quest’uomo usciva… capito? Si

che… quella che sa la mia famiglia e anche altre famiglie… che il

sdoppiava! Capito? Lei l’ha visto proprio con i suoi occhi in

padre gli aveva dato uno schiaffo e l’aveva ucciso… e poi l’avevano

campagna… e sono arrivati a casa e lei l’ha visto seduto nel loggiato...

preso e l’avevano buttato nel fiume… l’avevano messo lì perché così

e lei… e mamma gli aveva detto… “Ma come mai io l’ho vista in

188


Chiccaboddi campagna a lei! E adesso è seduto qui nel loggiato!”… e (Celestino)…

<<Di “Chiccaboddi”… “Chiccaboddi” era una signora di Sini… una

“Ma no che tu ti sbagli! Che io non ero lì!”… chissà se era vero… se

fantasia di quelli… che dicevano quelli di Sini… era una signora

non era vero… prima questi racconti erano all’ordine del giorno eh…

altissima bruttissima… sempre col… che raramente aveva il viso

però non si sa se sia vero… queste cose… però questi […]>>.

scoperto… e diciamo che rapiva i bambini e se li mangiava… per esempio fanno… e usciva solo nei giorni di Carnevale… e infatti a Sini

<<E mio babbo… quando andava… prima non c’erano… lampadine…

qualche

aveva il “Lantioneddu” (Lanternino)… quando andava… quando

anno

fanno

“Chiccaboddi”

e

si

mette

fuoco

a

“Chiccaboddi”… perché dicono che si mangiava i bambini… non l’hai

andava di notte sulla Giara… perché andavano… scendevano un po’

mai visto?... Fanno un falò con proprio… bruciamo “Chiccaboddi”…

di… pane… un po’ di provviste e poi ritornavano nella campagna su

e gli mettono fuoco… il primo giorno di Carnevale in piazzetta…

sin sopra la Giara… perché dovevano stare… dovevano stare lì… e

buttano alcol e gli mettono fuoco… […]>>.

dice che sentiva sempre e dice che sentiva sempre nel ruscello una donna… dice che sentiva sempre una donna che stava lavando…

<< Eravamo… insomma siamo delle più anziane di Sini… però…

lavando i panni… e un bambino che piangeva… e allora mio babbo

c’erano anche queste storie di “Chiccaboddi”… allora… queste storie

perché era anche molto coraggioso… diceva… “Tu non mi inganni a

antiche… streghe… ci sono questi Nuraghi anche nel nostro paese… ce

me!”… diceva che era il demonio… “Non mi inganni a me!”…

ne sono tanti… e per esempio… c’è un terreno… che si dice “Sa Terra

diceva… lei raccontava questo… […]>>.

a Lapidasa”… e in italiano non saprei tradurre… che hanno trovato tanti resti… di morti per esempio… come scodelle… sai dov’è? Vicino a “Scibiscia”… questo terreno famoso… che hanno trovato tante cose belle di questa terra di Sini… […]>>.

189


Nuraghe Mobinu <<Poi c’è questa famosa… racconto di “Chiccaboddi”… che anche io

<<Poi a Sini c’è un altro Nuraghe… solo che non l’hanno mai… si

quando ero piccola… mamma mi diceva… “Guarda che faccio venire

chiama “Nuraghe Mobinu”… è una zona di Sini… e se tu sali lì

a Chiccaboddi!” Per avere paura… per avere paura i ragazzi… però

dentro… è bello perché non è scavato molto… però ci sono tutti i

io non l’ho mai conosciuta Chiccaboddi… è una cosa… io penso che

muretti delle cose dei nuraghi… tu puoi entrare tranquillo… ci sono

sia una cosa inventata… immaginaria… e… e si chiama “Su Nuraxi de

anche piante in mezzo… perché non hanno mai voluto continuare

Chiccaboddi” (Il nuraghe di Chiccaboddi)… perché è… è in un

capito… un po’ l’hanno scavato… fai un metro e mezzo di altezza sì…

terreno… si chiama località… com’è che si chiamava… vicino… non

però ci puoi passare tranquillo… ci sono tutti i muretti… i cosi tondi

mi ricordo il nome… il Nuraghe di Chiccaboddi… e poi… e poi ce ne

delle cupole… c’è tutto solo che non l’hanno mai voluto scavare…

sono tanti… ci sono sulla Giara… tanti Nuraghi ci sono nel nostro

[…]>>.

paese… c’era anche il Nuraghe di San Giorgio… però l’hanno buttato… l’hanno storpiato… di fatto sono tanto arrabbiati… lì…

[…]>>.

Chiesa di San Giorgio. Facciata Principale.

Chiesa di San Giorgio. Entrata.

190


Musca Maccedda

Carnevale

<<A Sini… lì dicevano che c’era “Sa Musca Macceddus”… (la mosca

<<Per esempio… il Carnevale noi… noi lo vivevamo molto più bene di

che macella)… io non ne ho mai capito… dicevano così… era un modo

adesso… perché ci divertivamo tutti… vestivano… le maschere… le

di dire… che c’era questa “Musca Macceddusu”… io non so che

maschere non erano come quelle di oggi… e facevano questi balli

cos’era… non lo so… sono tutte cose che… che si dicevano… però io

tradizionali… in case… e tutti ballavano… a chi c’aveva l’aratro…

non lo capivo quello… […]>>.

allora… ognuno rappresentava… ognuno rappresentava il suo mestiere… anche prima il Carnevale… rappresentava i mestieri che facevano i contadini… i propri mestieri… e poi dopo… dopo il Carnevale… si faceva la Pentolaccia… poi passavano in casa in casa… e raccoglievano per esempio… e gli davano un pezzo di pane… tu gli davi un pezzo di salsiccia… tu gli davi per esempio una gallina… o un’anatra o un agnello… poi si faceva questa grande festa… in una

casa devono fare la festa del Carnevale… partecipavano tutti quelli che volevano… quelli che erano vestiti a maschera… partecipavano tutti… e andava… sono andata anche io… un anno io avevo cotto due agnelli a casa… a casa mia… e facevano queste feste… il Carnevale Sinese era così… era molto più bello di quello che si fa adesso… di fatti stanno riscoprendo… a Sini… le cose antiche del Carnevale…

infatti quest’anno hanno fatto il Carnevale un po’ rassomigliando quello antico che si faceva prima… capito? E perché le cose antiche… […]>>.

191


La Tentazione <<Poi per i balli… balli tradizionali nostri erano… “Su Ballu” (il

<<E poi… per esempio di quando c’era questi ragazzini… perché

ballo)… erano il ballo sardo… “Su Passu Torrau” (il passo tornato)…

prima… i ragazzini poverini andavano a pascolare… a pascolare il

il… “Su Ballu Gabillu”… e quel suon di “Launeddas”… che si

bestiame… andavano dall’età di 8… 10 anni… capito? E questo

faceva… e si ballava tutti in coppia… se tu facevi uno sgarro per

ragazzino… sentiva questo tintinnio di campanelle… e mio babbo li

esempio… e tu mi dicevi… “Balli con me?”… e io ti dicevo… “No! Io

diceva… “Non avere paura! Che quello è la tentazione che ti fa aver

non ballo con te!”… allora veniva un altro… e mi diceva… “Balli con

paura! Non ti far… non avere paura che ci sono io!”… perché mio

me?”… “Si!”… sai cosa ti facevano? Ti facevano fare un giro… ti

babbo era un uomo che era stato vissuto sempre in campagna ed era

mettevano in mezzo… e ti dicevano… “Piscia ingui!” (Piscia lì!)…

un uomo che aveva sperimentato tante cose… eh si… prima queste

“Stai lì!”... io scappavo… ma io scappavo… io l’avevo fatto una

cose… se è vero… se non è vero… […]>>.

volta… però non ero rimasta… no… e i balli per esempio per la festa… di San Giorgio… si faceva “Su Paddi” (il palio)… si correvano

asinelli… oppure anche cavalli… il Palio di Santa Chiara si faceva dove adesso c’è la cappella… e anche lì si correvano asinelli… insomma si festeggiava… insomma festeggiavamo bene… adesso è tutto… adesso la vita è tutto cambiato… è tutto diverso… […]>>.

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Chiesa di San Giorgio. Facciata Laterale.

116


Tuili

Chiesa di San Giorgio. Facciata Laterale.

Il Vento <<Te l’ho detto quello… il fratello di mio nonno… lui era… andavano

poteva rimanere… in quella casetta che c’era lì… lì c’erano “Is

sempre in Giara anche la notte… era una notte che era… stava

Tiausu” (i diavoli)… lì c’erano “Is Tiasu” diceva… e prima lo

piovendo no… era una notte che stava piovendo no sulla Giara… era

dicevano spesso… si raccontavano tante volte che uscivano di queste…

in Giara no… io a dormire a casa loro a casa di mia nonna no… la

di queste cose così… […]>>.

mamma di mia mamma… […] e a volte… c’era anche questo… era il fratello di mio nonno… […] e allora ci mettevamo vicino al fuoco… con la candela di petrolio… di olio capito… e la spegnevano anche perché doveva consumare molto olio per stare accesa… e quindi dovevano stare lì al buio… solo col fuoco e basta… e io vedevo la sua faccia solo con la luce del fuoco… di quest’uomo no… quindi parlava di queste storielle di… di fantasmi queste cose… e allora diceva che una notte era lì… nella Giara… col bestiame diceva lui… e ha detto che stava piovendo molto… e a un certo punto c’era una casa… non so di Tuili era la Giara tra Genuri Gesturi Tuili… non so bene non mi ricordo neanche più… è andato lì e questa casa… non ci abitava nessuno no… lui era tutto bagnato per ripararsi è entrato lì… e ha detto che c’era un vento… dentro questa… dentro questa casa… un vento… un vento guarda che non si poteva stare… e sentiva suoni pentole… suoni di piatti… suoni di bicchieri… aveva detto “Lì c’era il Demonio! C’erano i Demoni! C’erano i Demoni!”… esce fuori… e

Esempio di Capanna presente sulla Giara di Tuili.

niente vento… torna dentro… e stessa cosa… un rumore che non si

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Tuili.

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Ussaramanna

Il Pozzo << Ecco nel territorio di Ussaramanna era stato trovato al suo tempo negli anni tra… a cavallo tra il ’50 e ’60… un pozzo che non era molto lontano dal Nuraghe… e… in un nostro territorio… e c’erano dei nostri… dei nostri mezzadri che lavoravano lì… dissero appunto… “Guardate che abbiamo trovato questo pozzo qui… venite a vederlo!”… andarono a vederlo… e… si c’era ancora babbo allora… si si… babbo non era ancora morto… e quindi disse… “Si si va benissimo… sono d’accordo… vediamo un pochino come fare per recuperare questo pozzo”… questi mezzadri invece all’insaputa dei… nostra… quindi in quel caso lì di mio babbo… misero un sacco di pietre… e le misero dentro dentro… dentro il pozzo… lo ricoprirono e si sono perse le tracce… anche di questo pozzo qua… e adesso mio fratello che stava cercando di recuperare questo pozzo qua per

Esempio di Pozzo coperto in una delle case più antiche di Genuri nella Marmilla.

vedere… perché è tutto costruito… poi ovalizzato tra l’altro… quindi era tipo… tipo una cisterna ecco… come abbiamo qui noi in cortile… però non siamo riusciti a trovare dove… l’ubicazione… ubicare veramente questo pozzo qua… non ci siamo riusciti… […]>>.

196


Nuraghe San Pietro di Ussaramanna.

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Villacidro

Fantasmi <<Poi cosa ci aveva raccontato questo prete… che c’era una donna…

bastone”… ma loro (i genitori del bambino) non vedevano nessuno…

perché lui aveva fatto il prete a… Villacidro… ha detto è venuta una

vedevano solo il bambino… e il bambino diceva “Vieni nonnino dammi

donna… per dirmi “Guardi che in tale vicinato è morta una signora

la mano che adesso andiamo in giardino”… e scendevano nel

che l’aspettavano ad andarci”… però questa signora non è entrata

giardino… della casa… e temevano che il bambino giocava come fa un

perché il prete stava confessando una signora… e se n’è andata… poi

bambino quando è in compagnia… poi a una certa ora le diceva…

è riandata… e riandata e gli ha detto “Guardi che lo stanno

“Nonnino andiamo a casa? Aspetta che ti do il bastone”… prendeva e

aspettando in questa famiglia perché è morta questa signora”… e il

le dava il bastone… lo vedevano tendere la mano per salire su a casa…

prete allora “Ma cosa stai dicendo se è venuta a confessarsi sta

però loro a lui non lo vedevano… lo vedeva solo il bambino… avevano

mattina?”… quando questa signora è andata la morta era quella che

questo bambino senza battezzare… dopo che hanno battezzato il

era inginocchiata a confessarsi… ha detto si vede che lei aveva

bambino… questo non si è verificato più… ce l’aveva raccontato lui

qualcosa da dover scontare… e il suo spirito è andato in chiesa a

proprio lui… […]>>.

confessarsi… poi il prete è andato ed era vero che era morta questa… questa donna… ce l’aveva raccontato lui…>>.

<<E poi un altro… dice che questo aveva acquisito… una tale ricchezza… era morto molto anziano questo signore… e poi aveva un figlio che aveva un nipotino… e questo nipotino… sono tutti racconti

che ci ha fatto questo prete… e questo bambino i genitori lo sentivano che diceva… “Andiamo in giardino nonnino?”… ma loro non vedevano nessuno… e diceva… (il nonno) “Aspetta che ti do il

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Chiesa di Sant’Antonio a Villacidro.



2.2 Altre Aree


Dorgali

Sacrifici <<Una volta che siamo andati a Dorgali… avevano fatto una gita dei ragazzini però potevano andare pure i genitori… allora ci siamo andati anche noi… è un posto che non avevamo mai visto… è stato bello […] e c’è lì un coso delle stalattiti… che si chiama “Spinigoli”… questo coso qua… infatti per fare luce è azionato da un coso da un motore fortissimo… e c’è una scala una profondità di ottanta metri… per scendere… e lì sacrificavano i figli… le femmine o non so… un tempo… le buttavano lì… per sacrificio… e c’era entrata… la sorella di mio marito… e quando è uscita fuori ha detto… “Non sapete cosa vi siete persi”… ha detto… “Se vedete la bellezza che c’è lì dentro è una cosa bellissima”… io ho avuto paura di quel rumore per scendere le scale… […]>>.

202


Dualchi

Il Tesoro delle Janas <<Dalle parti di Nuoro… lì nel nuorese sono proprio belli i paesini dovresti andare un giorno… dicevano che… mi sembra a Dualchi che è un paesino di quella zona… era famoso il racconto che si sentiva di questo pastore… che aveva trovato una pentola con dei… era piena di pezzi d’oro… lì dove c’è il Nuraghe vicino… e poi raccontavano di queste Janas che tenevano il tesoro nascosto… però non mi ricordo bene perché non è di qui questa storia l’avevo sentita così però la raccontavano… l’avevo sentita un po’ di volte… […]>>.

203


Iglesias

Musca Maccedda <<C’era quella del Castello di Iglesias mi ricordo… sempre sulla “Musca Maccedda”… lì raccontavano che le avevano catturate… ce n’erano molte… e avevano fatto questo… come un cerchio magico con tutti gli abitanti perché dicevano che era pieno di “Musca Maccedda”… e allora un frate si era messo a suonare un… non so uno… con la musica e tutto avevano fatto venire tutte le mosche… e le avevano catturate… le avevano messe in dei… non so erano dei barili e le avevano chiuse lì dentro… e dicono ancora oggi che ora quei barili sono sotto al Castello di Iglesias… lo raccontavano questa è famosa… […]>>.

204


Macomer

Su Triagolzu <<C’è quella de “Su Triagolzu”… era come un… mezzo uomo e mezzo cavallo… e questo… era un mostro proprio andava in giro… e dicevano che usciva nella notte di ferragosto… a Macomer c’era mio zio che lo raccontava sempre quando lo vedevamo… e dicevano che questo qui girava per il paese e aveva tutte… come delle catene che andava in giro così… e niente prendeva le persone e la loro anima… dicevano che se ti prendeva ti portava sotto l’acqua… in mare… per prenderti l’anima… e poi faceva sempre rumore quando passava… e infatti quando uno faceva così schiamazzi così… si diceva “Esti passendi Su Triagolzu!” (Sta passando “Su Triagolzu”)… […] così dicevano…>>.

205


Nureci

Conchiglie <<Abbiamo trovate delle… anche delle conchiglie noi… e su… lì nel terreno nostro… conchiglie abbiamo trovato… e ma a coso… a Nureci… io vado… ero andata… quando andavo alle lumache… a cercare cose… sulla terra ci sono i sassi così… pieno di conchiglie… con le conchiglie attaccate… pieno pieno pieno… ne prendi quante ne vuoi… di sassolini così con le conchiglie… sicchè… vuol dire che c’era il mare… poi… sarà successo un terremoto… chissà quanto tempo… […]>>.

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Tresnuraghes

Il Tesoro <<A Tresnuraghes… lontano da qui… avevo degli zii quando ero ragazzina ogni tanto ero andata… e lì raccontavano di un tesoro sempre… mi piaceva la storia lì che c’era… di questa signora che aveva trovato un tesoro… c’era una grossa pentola d’oro… era tutta piena d’oro però questa pentola… gliel’aveva detto il Santo di cercare lì il tesoro… e infatti lì poi hanno fatto la chiesa di San Marco… era proprio San Marco… aveva parlato… era apparso alla signora e questa aveva trovato quella pentola che era sottoterra… era in fondo in fondo… e lui gliel’aveva detto e alla fine l’aveva trovata… e infatti lì c’è la chiesa di San Marco e c’era questo racconto… […]>>.

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Tresnuraghes

Il Tesoro <<A Tresnuraghes… lontano da qui… avevo degli zii quando ero ragazzina ogni tanto ero andata… e lì raccontavano di un tesoro sempre… mi piaceva la storia lì che c’era… di questa signora che aveva trovato un tesoro… c’era una grossa pentola d’oro… era tutta piena d’oro però questa pentola… gliel’aveva detto il Santo di cercare lì il tesoro… e infatti lì poi hanno fatto la chiesa di San Marco… era proprio San Marco… aveva parlato… era apparso alla signora e questa aveva trovato quella pentola che era sottoterra… era in fondo in fondo… e lui gliel’aveva detto e alla fine l’aveva trovata… e infatti lì c’è la chiesa di San Marco e c’era questo racconto… […]>>.

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Audiografia Interviste

INTERVISTATI

MESE E ANNO DI NASCITA

LUOGO INTERVISTA

CD ALLEGATO

Serafino Contu

Ottobre 1928

Genuri (VS)

File Audio 1

Carmela Spada

Novembre 1936

Genuri (VS)

File Audio 2

Caterina Batolla

Gennaio 1926

Sini (OR)

File Audio 3

Albina Sisti

Settembre 1927

Setzu (VS)

File Audio 4

Placido Zedda

Settembre 1946

Genuri (VS)

File Audio 5

Fernando Corona

Gennaio 1956

Cavour (TO)

File Audio 6

Ezechiele Piras

Febbraio 1929

Genuri (VS)

File Audio 7

Cleofe Marras

Gennaio 1927

Genuri (VS)

File Audio 8

Mariuccia Piras

Marzo 1933

Genuri (VS)

File Audio 9

Veneranda Lisci

Maggio 1949

Genuri (VS)

File Audio 10

Celestino Caffarati

Dicembre 1927

Cavour (TO)

File Audio 11

Margherita Bonetto

Giugno 1931

Cavour (TO)

File Audio 11

211



Ringraziamenti La prima persona che voglio ringraziare per la stesura di questa Tesi è il Professor Borghini, persona dall’animo buono, sempre molto gentile e disponibile. Naturalmente ringrazio di cuore tutta la mia famiglia, la mia Mamma e il mio Papà, e la mia sorellina Alessia. Per voi vivo ogni giorno. Grazie a voi la mia vita ha un senso ed è ricca di felicità. Ogni giorno mi impegno per rendervi orgogliosi di me. E poi come non ringraziare la mia Nonnina, la mia seconda Mamma a cui voglio un bene infinito. Grazie per avermi accompagnato nelle case di Genuri e aver potuto fare le mie interviste al meglio. Grazie a Margherita e Celestino, signori d’oro e persone d’altri tempi. Grazie a Zio Ezechiele, a Zia Veneranda, Zia Cleofe, Zia Carmela, Zio Serafino e Placido. Grazie ai miei amici di Genuri, in particolare grazie ad Alessio e Francesco che mi hanno fatto intervistare le loro nonne. Siete unici e vi porto sempre nel mio cuore. Non voglio dimenticare nessuno, quindi ringrazio tutte le persone che hanno sempre creduto in me e che continuano a farlo. Ringrazio anche chi è sempre stato geloso di me, chi mi ha fatto soffrire, chi mi ha umiliato, chi mi ha mancato di rispetto. Senza di voi forse non avrei mai avuto la grinta necessaria per superare gli ostacoli più difficili e arrivare fino a dove sono arrivato. Anche se questo è solo l’inizio di una scalata che mi porterà molto in alto. Concludo con un ricordo speciale per Zio Carletto. L’ultima volta che ti ho visto eri lì in cascina, indaffarato come era tuo solito fare, proprio il giorno dell’intervista a Zucchea. Era una bella giornata di sole e quel ricordo è ancora vivo dentro di me. Ti dedico tutto questo sperando che da lassù possa apprezzare questo mio semplice gesto. Sei sempre nel mio cuore e non te ne andrai mai. Che Dio vi benedica tutti e vi protegga sempre.

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