

Patrizia Alma Pacini
direttore editoriale eXL
Patrizia Alma Pacini
direttore editoriale eXL
Al titolo di un celebre film ci siamo ispirati per sintetizzare con due parole la complessità e la ricchezza dell’ecosistema che l’area pisana, anche in connessione con quella costiera, offre a interessi variegati, dagli investitori ai ricercatori o agli appassionati di arte e cultura. A confermarci “interessanti”, quindi “attrattivi”, sono i fatti che in queste pagine vengono brillantemente descritti anche dai diretti testimoni, le nostre “firme eXL”, di costanti rapporti, nuovi legami e collaborazioni che danno vita a innovazioni, opportunità, miglioramenti. La vivacità di questo nostro territorio è difatti connessa con la capacità di creare, trasmettere e rinnovare, una capacità tanto innata quanto assolutamente italiana. Italia e Toscana sono diventate riconoscibili brand in tutto il mondo e la loro forza è allo stesso modo dirompente e garante di saper fare, di qualità, di successo.
marketing culturale. Tutto questo e tutto insieme è una base feconda e sempre più attraente oggi anche per giovani stranieri che sempre più numerosi scelgono Pisa come base della loro formazione. Giovani che rappresentano di fatto la vocazione del nostro territorio, capace di rigenerarsi e di estendere oltre i propri confini la sua forza attrattiva come un centro di gravità.
* In copertina: Side view of the Victory of Samothrace (part.) © Peter Willi / Bridgeman Images
In questo numero raccontiamo le storie di due aziende pisane dall’enorme forza attrattiva: le creazioni artigianali della Cereria Graziani da Lorenzana arrivano in tutto il mondo, le innovazioni di Vibrotech hanno attirato l’attenzione di un colosso assoluto delle macchine industriali. Le nostre start-up e i brevetti registrati nella sola area costiera rappresentano un primato nell’intera Toscana. Le ricerche e gli studi dei nostri atenei danno vita a progetti e laboratori unici in Italia con proiezioni internazionali, e qui da ogni parte del mondo studiosi e ricercatori trovano infrastrutture e ambienti adatti a portare avanti indagini e studi. Al campo della innovazione si affianca quello della tradizione culturale e artistica, una certezza che non tramonta e anzi si moltiplica con una nuova impronta di
We’ve borrowed the title of a classic film to sum up, in just two words, the richness and complexity of the Pisa area – an ecosystem that stretches from the city itself to the coast, and attracts investors, researchers, art lovers, and culture seekers alike. And the facts, as brilliantly outlined in these pages by our eXL contributors, confirm that Pisa is not only “interesting” but also genuinely “attractive”. The facts speak for themselves, as our eXL writers show in the stories that follow. We tell the stories of two Pisa-based companies with remarkable pulling power: the handcrafted creations of Cereria Graziani in Lorenzana, now reaching markets worldwide, and the innovations of Vibrotech, which have caught the eye of a global giant in industrial machinery. Startups and patents registered in the coastal area alone set a record for the entire region of Tuscany. Meanwhile, the research and studies carried out by our universities fuel unique projects and laboratories in Italy with an international outlook. Alongside innovation stands the enduring legacy of cultural and artistic tradition – a heritage that never fades, but instead multiplies with a fresh imprint of cultural marketing. Taken together, all of this creates a fertile ground that is proving increasingly attractive, especially for young people from abroad, who are choosing Pisa in ever greater numbers as the base for their education and training.
In collaborazione con Partner
Sara Bagnoli Corinne Bonnet
Michela Poli
Nicola Vitiello
Hanno scritto in questo numero Nicola Belcari, Luca Menichetti, Fabio A. Recchia
Direttore Editoriale
Patrizia Alma Pacini
Direttore Responsabile Eleonora Mancini
Segreteria di Redazione Laura Magli Redazione
Margherita Cianchi, Luca Fracassi, Chiara Lazzaroni, Silvia Maculan, Marina Caterina Magnani, Michele Nardini, Andrea Pantani, Alberto Susini, Carlo Venturini
Comitato Scientifico
Giuseppe Anastasi, Francesco Baldini, Tiberio Daddi, Luigi Doveri, Manrico Ferrucci, Diego Fiorini, Leonida Gizzi, Andrea Madonna, Stefano Marmi, Corrado Priami, Valter Tamburini, Giuseppe Turchetti
Progetto grafico e impaginazione
Margherita Cianchi
Realizzazione editoriale e stampa
Pacini Editore Srl, Pisa
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MULTIFORME ED ECCELLENTE, CRESCE IL POTERE MAGNETICO DEL SISTEMA PISANO
Full Attraction
Diverse and Excellent: The Rising Magnetism of the Pisa System
Pisa: Capital of Innovation
DI NICOLA VITIELLO*
Nel cuore di una delle città universitarie più antiche e prestigiose d’Europa, la Scuola Superiore Sant’Anna guarda al futuro con una visione chiara: raffor-
Il punto di partenza è Pisa stessa. Un “Sistema Universitario e della Ricerca Pisano” unico, che comprende tre atenei di eccellenza – Scuola Superiore Sant’Anna, Scuola Normale Superiore e Università di Pisa – e una costellazione di enti di ricerca, istituzioni culturali e partner industriali. Il tessuto accademico, scientifico e imprenditoriale della città rappresenta una massa critica con pochi eguali: circa 1.500 docenti, oltre 1.000 dottorandi, più di 2.000 ricercatori, e un numero di studenti che sfiora il rapporto di 1 a 2 con i residenti. Pisa è già oggi, nei fatti, una “città della conoscenza”, ed è pronta a consolidare questo ruolo su scala internazionale.
All’interno di questo ecosistema, la Scuola Superiore Sant’Anna ha dimostrato una straordinaria capacità di trasformare ricerca in impresa. Nonostante le dimensioni contenute, ha saputo competere con i più grandi atenei italiani per numero di iniziative imprenditoriali e capitale raccolto. Le sue spin-off generano un fatturato annuo di circa 20 milioni di euro e impiegano più di 240 professionisti. Il successo di progetti come RoboIT,
zare l’ecosistema dell’ innovazione e rendere il trasferimento tecnologico un asse portante dello sviluppo nazionale ed europeo.
in collaborazione con Cassa De positi e Prestiti, è un esempio di come la sinergia tra accade mia e mercato possa produr re innovazione concreta e con impatto immediato.
Ma l’ambizione cresce. Con il supporto di una governance acca demica determinata – a partire dai prorettori Fabio Iraldo (Valorizzazione della Ricerca) e Giuseppe Turchetti (Rapporti con Imprese ed Enti) – la Scuola Superiore Sant’Anna è al lavoro per realizzare un Innovation Hub all’interno del nuovo parco tecnologico di San Giuliano Terme, la cui inaugurazione è prevista entro il 2026. Saranno disponibili oltre 16.000 mq destinati a laboratori, start-up e centri di ricerca con l’obiettivo di attrarre grandi aziende interessate a investimenti pluriennali nei settori strategici del futuro. Il modello è chiaro: creare un ecosistema che combini venture clienting (aziende che acquistano e co-sviluppano tecnologia) e venture capital, estendendo l’esperienza di RoboIT ben oltre la robotica. Il futuro Innovation Hub punterà anche al coinvolgimento di
grandi fondi internazionali per lo scale-up delle spin- off più promettenti.
Le competenze della Scuola Superiore Sant’Anna coprono ambiti tecnologici chiave per la competitività europea – robotica, neuroingegneria, scienze vegetali, sperimentazioni cliniche, data science, fotonica, intelligenza artificiale, cybersecurity, dispositivi medici e molti altri – in una prospettiva multidisciplinare che considera anche gli aspetti economici, etici, regolatori e legali dell’innovazione, per uno sviluppo responsabile e sostenibile.
Con uno sguardo rivolto all’Europa e al mondo, la Scuola Superiore Sant’Anna intende
contribuire alla costruzione di un’Italia leader nella frontiera dell’innovazione, in cui il sistema Universitario e della Ricerca Pisano possa svolgere un ruolo chiave. Pisa, con la ricchezza delle sue competenze, delle sue infrastrutture, del suo vivace tessuto imprenditoriale, infatti, può davvero rappresentare il motore di questa ricerca di leadership per il nostro Paese. Un’ambizione, la nostra, che si fonda su visione strategica, spirito di servizio e una cultura del trasferimento tecnologico che non è più solo una missione: è un’identità.
*Rettore della Scuola Superiore Sant’Anna
In Europe’s historic university city of Pisa, Scuola Superiore Sant’Anna aims to boost the innovation ecosystem and prioritize technology transfer for growth. Pisa hosts three top institutions – Scuola Superiore Sant’Anna, Scuola Normale Superiore, and University of Pisa – supported by research centers, cultural groups, and industry. With over 1,500 professors, 1,000 PhDs, and 2,000 researchers, Pisa is a genuine “knowledge city”.
Sant’Anna stands out for its ability to turn research into entrepreneurship . Despite its small size, it competes with major universities in the number of start-ups and capital raised. Its spin-offs generate around €20 million annually and employ over 240 professionals. Projects like RoboIT , in collaboration with Cassa Depositi e Prestiti, demonstrate how academia and industry can team up to create real-world innovations.
Looking ahead, with strong academic leadership, Sant’Anna is developing an Innovation Hub in San Giuliano Terme, set to open in 2026, with over 16,000 square meters dedicated to labs, start-ups, and research centers. Its goal: to attract major companies for long-term investment in future-focused sectors. The model combines venture clienting and venture capital, broadening beyond robotics to involve global funds in supporting the scale-up of spin-offs.
Sant’Anna’s expertises pans robotics, AI, data science, neuro-engineering, photonics, cybersecurity, medical devices, clinical trials, agro-green sciences, and more, maintaining a multidisciplinary approach that incorporates ethical, legal, and economic perspectives. Pisa, with its talented people, infrastructure, and vibrant ecosystem, is poised to lead Italy’s innovation frontier. This is more than a mission; it is our identity.
aiutare i giovani
Guidance for Choice
DI MARINA CATERINA MAGNANI
L’orientamento universitario non è marketing. Non si tratta di “vendere” corsi di laurea, ma di aiutare ragazze e ragazzi a scegliere consapevolmente, a scoprire se stessi, le proprie inclinazioni.
«Orientare – spiega Laura Elisa Marcucci,
Professoressa Marcucci, partiamo da qui: orientare significa anche attrarre?
“Non nel senso comune del termine, cioè non significa “convincere” o “sedurre”. L’orientamento non è promozione. Semmai, è aiutare studentesse e studenti a scoprire cosa li attrae veramente.
Cosa mi appassiona? In cosa riesco? Solo mettendo in relazione questi due aspetti si può costruire un progetto di vita.
In questo senso sì, orientare significa anche attrarre, ma nella giusta direzione ”.
delegata per le attività di Orienta ‑ mento dell’Università di Pisa – significa favorire il “matching” tra predilezione e predisposizione. È, prima di tutto, un lavoro di accompagnamento alla conoscenza di sé».
Quanti studenti coinvolgete ogni anno?
#Laura
“L’Università di Pisa raggiunge ogni anno circa 15.000 studenti delle scuole secondarie superiori. I percorsi sono differenziati, si va dalle quarte e quinte alle scuole medie. Quando ho assunto il ruolo di delegata, nel 2022, i numeri erano la metà. Dopo il Covid, la partecipazione però è cresciuta moltissimo”.
I momenti-chiave del vostro calendario?
“Il cuore dell’attività è UnipiOrienta, quest’anno il 9, 10 e 11 ottobre. Ogni
Editore: Pacini Editore Srl, via Gherardesca 1, 56121 Pisa | Direttore Responsabile: Eleonora Mancini Indirizzo della redazione: via Gherardesca 1, 56121 Pisa | Registrato Tribunale di Pisa n. 6/2020 del 4.11.20 Tipografia: Industrie Grafiche Pacini, via Gherardesca 1, 56121 Pisa
dipartimento accoglie studentesse e studenti e spiega loro cosa significa intraprendere un certo percorso. Ci sono poi lezioni, testimonianze e attività con i nostri studenti tutor. Portiamo l’università nelle scuole con un catalogo ricco di seminari, laboratori, incontri. Quest’anno abbiamo lanciato anche SummerCamp@Unipi, con un ottimo riscontro nonostante il periodo estivo”.
Quali progetti strutturano l’orientamento a Unipi?
“Partecipiamo a numerosi progetti nazionali e regionali. Il più rilevante è il progetto ministeriale etichettato come è legato al DM 934, finanziato dal PNRR, che ha permesso di costruire una struttura solida per l’orientamento. Poi ci sono i progetti PLS (Piano Lauree Scientifiche) e POT (Progetti Orientamento e Tutorato): reti nazionali coordinate da atenei capofila per supportare l’orientamento e il tutorato nei vari ambiti disciplinari. In questo ambito abbiamo in corso 20 progetti attivi, di cui 2 come capofila.
Un’altra esperienza importante è il progetto ORACOLI, finanziato dalla Regione Toscana: piccoli gruppi, attività di qualità, in scuole spesso lontane dai grandi centri. Infine partecipiamo a STEM UP, finanziato dal Fondo per la Repubblica Digitale: è un progetto in partenariato dedicato all’orientamento nelle discipline STEM”.
Cosa rende efficace un orientamento?
“Informare in modo completo, sfatare stereotipi, aiutare ragazze e ragazzi a scoprire i propri talenti e ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Un orientamento efficace insegna a scegliere, che è un passo fondamentale nella vita. In questo ci aiutano molto le psicologhe dell’USID e lo staff dell’Ufficio Orientamento, persone eccezio-
nali che da anni si dedicano con passione a questa attività. Ma i migliori ambasciatori restano i nostri studenti, capaci di parlare ai loro coetanei con incredibile entusiasmo”.
University guidance is much more than a marcketing strategy – it is a journey of self-discovery. It is an educational and relational process that helps students to explore who they are, identify their talents and passions, and design a life project that truly reflects their potential.
Guidance is not about filling lecture halls, explains Laura Elisa Marcucci, Delegate for Guidance at the University of Pisa. It is about creating a conscious encounter between students’ desires and their real opportunities.
In this perspective, the University of Pisa is particularly active, engaging every year around 15,000 secondary school students – twice as many as in 2022.At the heart of its structured and varied calendar is UnipiOrienta, a flagship event held every October: three intense days when departments open their doors to future students, offering lectures, first-hand experiences and conversations with tutors. Beyond this, the University brings guidance directly into schools with a wide range of activities, and recently launched SummerCamp@Unipi, which met with enthusiastic participation despite being held in summer, which is not the best season for such events.The University of Pisa also plays a leading role in national initiatives such as those linked to DM 934, PNRR, PLS and POT programmes (European and Italian governmental programs and initiatives, often interconnected, in the field of education, training, and guidance). The University coordinates 20 projects and leads two of them. At regional level, projects such as ORACOLI extend opportunities even to remote schools, while the STEM UP partnership actively encourages interest in technical and scientific fields.For Marcucci, truly effective guidance is that which “informs, challenges stereotypes and empowers young people”. Behind the scenes, the expertise of the Guidance Office staff and the psychologists of USID is essential, but the real ambassadors are the students themselves – enthusiastic, authentic voices capable of inspiring their peers and lighting the way forward.
DI SARA BAGNOLI*
Pisa rappresenta una realtà particolare nel panorama universitario italiano, direi quasi unica. Racchiusi in poche centinaia di metri all’ombra della Torre pendente, sono presenti gli edifici principali di ben tre centri universitari – Università di Pisa, Scuola Superiore Sant’Anna e Scuola Normale Superiore –, tutti e tre altamente coinvolti nella ricerca biologica, biomedica e biotech Altro centro fortemente presente e attivo è certamente l’Area della Ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), con il Laboratorio di Biologia della Scuola Normale (Bio@SNS lab) e alcuni labo ratori della Scuola Sant’Anna, uno dei quali congiunto con l’istituto di Neuroscienze del CNR (Translational Neurorehabilitation Laboratory). Tutto questo per sottolineare che, nonostante le sue piccole dimensioni, a Pisa la biologia fiorisce e prospera attraverso uno scambio fruttuoso tra le diverse anime che la compongono.
conseguito la laurea (Biologia molecolare e cellulare, Università di Pisa) e il dottorato (Neuroscienze, Scuola Normale Superiore) e in cui adesso proseguo i miei studi sull’invecchiamento cerebrale. Qui, infatti, ho la possibilità di studiare il vertebrato dalla vita più breve, il killifish turchese Nothobranchius furzeri, che costituisce il miglior modello di invecchiamento a disposizione della comunità scientifica, e che sta guadagnando sempre più rilevanza internazionale per il suo uso in studi anti-aging e di longevità. Ebbene, il Nothobranchius furzeri è stato introdotto nel mondo della ricerca proprio a Pisa grazie all’intuizione del professor Alessandro Cellerino e di Stefano Valdesalici, presidente dell’Associazione Italiana Killifish.
Ho avuto la fortuna di essere ospitata in questi anni presso il Laboratorio di Biologia della Scuola Normale, e ho avuto modo di assistere in prima persona a come la collaborazione tra diversi enti costituisca il cuore pulsante della ricerca.
Questo è uno dei principali motivi che mi hanno convinta a continuare la mia attività accademica in questa città, nella quale ho
Grazie alla possibilità di lavorare con questo incredibile modello sperimentale, che non raggiunge un anno di vita in cattività e consente quindi osservazioni pressoché “in diretta”, io e la mia collega Letizia Brogi abbiamo sviluppato una nuova piattaforma che costituirà il primo vero modello di invecchiamento in vitro al mondo, con il quale sarà possibile effettuare uno screening più accurato di farmaci geroprotettivi. Attualmente stiamo brevettando la tecnologia e stiamo lavorando alla costituzione di una spin-off che sfrutta un algoritmo di AI sviluppato e brevettato dal nostro gruppo di
ricerca per individuare composti promettenti da testare nella nostra unica piattaforma di screening. Lo sviluppo di questa tecnologia è anche al centro del progetto per il quale,
quest’anno, sono stata insignita – insieme ad altre cinque giovani scienziate italiane –del Premio L’Oreal – UNESCO per le donne nella scienza.
Altra caratteristica prominente di questo luogo è la forte spinta innovativa. Con circa 60 spin-off universitarie, Pisa è una forte contributrice al panorama tecnologico italiano. La biologia, e più in generale la ricerca scientifica, può prosperare solamente se c’è interscambio di idee, risorse e conoscenze. Noi scienziati formiamo una rete, invisibile ma imprescindibile, che permette allo studio delle scienze della vita di fiorire: la comunità pisana è una piccola maglia di questa ampia rete, ma è tra le più prolifiche.
* Assegnista di ricerca presso il Laboratorio di Biologia della Scuola Normale
In Pisa, within just a few hundred metres, three leading academic institutions stand side by side: the University of Pisa, the Sant’Anna School of Advanced Studies and the Scuola Normale Superiore. All are deeply involved in biological, biomedical and biotech research, with state-of-the-art laboratories at the heart of their activity. Added to this is the vibrant CNR Research Area, making the city – despite its modest size – a true hub where biology thrives under the shadow of the Leaning Tower. Here, I have the opportunity to study the vertebrate with the shortest lifespan, the turquoise killifish Nothobranchius furzeri. This extraordinary
species represents the best ageing model currently available to the scientific community and is gaining increasing international prominence for its use in anti-ageing and longevity research. The Nothobranchius furzeri was first introduced into the research world right here in Pisa, thanks to the vision of Professor Alessandro Cellerino and Stefano Valdesalici, President of the Italian Killifish Association. Working with this remarkable experimental model – which rarely lives beyond a year in captivity and therefore allows researchers to make virtually “real-time” observations – my colleague Letizia Brogi and I have developed a new platform that will become the world’s first true in vitro ageing model This breakthrough will enable more accurate screening of geroprotective drugs. We are currently patenting the technology and preparing the launch of a spin-off company, which will leverage an AI algorithm developed and patented by our research group to identify promising compounds to be tested using our unique screening platform. This project, and the opportunities it opens for future therapies, also earned me recognition this year as one of six young Italian scientists awarded the prestigious L’Oréal –UNESCO For Women in Science Prize
Cereria Graziani è un modello di saper fare italiano conosciuto in tutto il mondo
Cereria Graziani: A Living Flame
Da duecento anni tiene viva la sua fiamma adattandosi ai venti e ai mutamenti di riti e abitudini sociali. Oggi è la più grande azienda toscana di candele e tra le più importanti e conosciute in Italia e nel mondo. Le speciali candele della linea Meloria sono in vendita esclusiva nello store del Moma
di New York e altre, di ogni forma e colore, arredano alberghi, case, barche di lusso. Simbolo e modello del saper fare italiano, con il 90% di fatturato derivante dall’export, la CERERIA GRAZIANI è un vero unicum nel panorama industriale e artigianale toscano.
La sua fiamma, accesa dal lontano
1805, è stata tramandata di padre in figlio per sette generazioni, e l’ultima è oggi rappresentata da Maria Graziani, 38 anni, ingegnere gestionale e anche presidente del Gruppo Giovani di Confindustria Toscana.
Entrata in azienda nel 2018, dopo esperienze in multinazionali estere, Maria ha rinnovato la vocazione internazionale di Cereria Graziani, eredità del nonno Alberto e frutto del lavoro del padre Mario Graziani, oggi Presidente, e della madre Francesca Ricci, attuale CEO. “Mio nonno – racconta Maria - era riuscito a costruire intensi rapporti con la Francia dalla quale riceveva diverse commesse. Chiese a mia madre, laureata in lingue, la sua disponibilità nel venire in azienda un pomeriggio a settimana per rispondere ai fax dall’estero. Fu cruciale. Da quel momento i nostri prodotti si fecero strada in Europa e in America e la nostra storia di famiglia continua ancora oggi”.
Una strada nuova e importantissima per una azienda i cui prodotti non sono più, oggi, beni di prima necessità.
“Sì, se in ambito religioso l’uso delle candele è rimasto tradizionale, nella società moderna ha assunto un significato diverso rispetto a quando erano indispensabili per illuminare gli ambienti. Oggi le candele sono molto richieste a scopo ornamentale, decorativo. Quando ai primi del ’900 l’elettricità iniziava a diffondersi, i miei avi avevano già capito che avrebbero dovuto indirizzare la produzione in quel senso e la storia ha dato loro ragione”.
La prima attestazione di Cereria Graziani è in un editto del 1805. Come nacque l’azienda?
“In quella data il Granduca autorizzava Abramo Graziani a imbianchire la cera dalle Indie.
Abbiamo molte ragioni per ritenere che l’attività sia nata molto prima. A quel tempo in tutte le città c’erano più cererie, via via scomparse; la nostra, la cui origine è a Livorno, si impose come fornitrice della Marina Militare Italiana per la quale fu progettato un tipo di candela per le navi militari”.
Nel 2007 il trasferimento a Lorenzana e ora nuovi progetti?
“La crescita dell’azienda e della produzione ci hanno motivati nella ricerca di un nuovo sito e da Livorno ci siamo trasferiti nella provincia di Pisa. Stiamo progettando un nuovo capannone e vorremmo realizzare anche un museo dedicato alla storia industriale della produzione di candele”.
Da Lorenzana le candele di Cereria Graziani arrivano in tutto il mondo accreditandosi anche come prodotti di lusso. Quali sono i principali mercati?
“Stati Uniti, Inghilterra, Nord Europa, ma ci rivolgiamo an che ai mercati asiatici.
Una nostra società, negli Stati Uniti, vende esclusiva mente i nostri prodotti ai clienti americani. Nel Nord Europa c’è una grande domanda di candele, legata alla loro tradizione, e una grande attenzione alla qualità. Abbiamo sedi commerciali anche in altre nazioni, ma la produzione è, e rimane, a Lorenzana”.
di progettare prodotti sempre diversi e innovativi, di adattarci alle esigenze dei clienti e di creare candele uniche e di altissima qualità”.
Con una produzione di milioni di pezzi all’anno, riuscite a mantenere la ‘poesia’ del lavoro a mano, artigianale?
“Direi proprio di sì. I nostri macchinari sono studiati dai nostri tecnici assieme ai produttori; progettiamo noi gli stampi e riutilizziamo quelli vecchi innovando. Alla prossima fiera internazionale presenteremo un nuovo prodotto di design ideato da un vecchio stampo per candele ‘religiose’. La laccatura delle nostre candele, così apprezzata, unica e, potremmo dire, identitaria, avviene a mano ed è realizzata da personale formato da noi in azienda. Il tipico effetto a specchio si ottiene immergendo la candela in una vernice naturale a base di cellulosa che richiede fino a sei giorni di essiccazione. Si tratta di una scelta che, a differenza della laccatura industriale completata in soli 20 minuti, assicura una qualità superiore. Una perfetta fusione tra chimica, design e artigianalità, direi”.
Industria, innovazione, tecnologia e artigianato: come possono integrarsi in un modello produttivo sostenibile?
Oltre al settore religioso, dedicate una linea al private label. Da cosa dipende questo successo?
“In gran parte dal fatto che rappresentiamo il ‘Made in Italy’ che all’estero ha un valore e un significato altissimi. Riceviamo ordini da importanti clienti stranieri non solo della grande distribuzione ma anche del lusso. Si rivolgono a noi perché siamo capaci di ‘tagliare su misura’,
“La sostenibilità per noi è un principio guida che si riflette in ogni fase della produzione. Utilizziamo cere provenienti da scarti selezionati, riducendo così il consumo di nuove risorse. I nostri impianti sono progettati per il recupero totale del calore e per minimizzare sprechi ed emissioni. Dalla scelta delle materie prime alla logistica, ogni passaggio è pensato per ridurre l’impatto ambientale. Crediamo che il vero valore artigianale oggi stia nel saper coniugare tradizione, qualità e rispetto per l’ambiente”.
Non solo ecosostenibilità, ma anche parità di genere: come si muove Cereria Graziani su questo tema?
“Siamo certificati per la parità di genere: infatti promuoviamo diversità, inclusione, parità e offriamo un ambiente di lavoro equo e
Cereria Graziani is one of Italy’s most prestigious candle makers, with a heritage that goes back more than two centuries. Abramo Graziani first mastered his craft in Borgo S. Jacopo, a historic neighborhood in Livorno, Tuscany. Standing as a symbol and thanks to his history rich in tradition and passion, Graziani has been able to continue creating products of unmistakable quality for so many years.
Over time, Cereria Graziani has built up remarkable expertise and professionalism in its field, steadily expanding its production and diversifying its range of wax-based and other products, all proudly bearing the Graziani name. Now based in Lorenzana, the company remains true to its mission: to anticipate and satisfy the needs of customers who value the excellence and reliability of the Graziani name.
Among the leading companies in the sector in Italy, with an export share of 90%, Graziani is recognised worldwide as a leading name in the sector. Its products are sought after across diverse fields: from religious worship (candles and liturgical accessories) to manufacturing, as well as the worlds of interior design and lifestyle. A shining example is the Meloria candle collection, featuring a sleek, glossy finish and contemporary packaging – so distinctive that it has earned a place in the prestigious MoMA Design Store in New York
inclusivo, libero da discriminazioni (UNI/PdR 125:2022). Ci impegniamo a valorizzare i dipendenti accompagnandoli nella crescita e nell’empowerment consapevole”.
In questo articolo: foto © Cereria Graziani
Beyond the Leaning Tower
DI LUCA FRACASSI
Nel Settecento, quando Pisa era una tappa obbligata del Grand Tour, viaggiatori colti e aristocratici, dal Nord Europa, scendevano in Italia per ammirare le sue meraviglie: la Torre, certo, ma anche i lungarni, il Camposanto, le pievi romaniche,
le rovine medievali. Oggi, Pisa si affaccia con rinnovata ambizione sul panorama turistico internazionale, forte di una strategia integrata che in pochi anni ha trasformato i numeri e il posizionamento della città.
Il trend è netto: dal 2022 al 2024 le presenze turistiche sono salite da 1,6 milioni a oltre 2,18 milioni (+36%), mentre gli arrivi sono passati da 696mila a quasi un milione. Il 2024 si è chiuso con +9,9% di arrivi e +7,6% di presenze rispetto all’anno precedente. E nei primi cinque mesi del 2025 la crescita continua: +6,6% gli arrivi, +4,7% le presenze. Pisa piace, soprattutto all’estero: i turisti stranieri rappresentano oggi il 58,8% dei pernottamenti, quota in costante crescita rispetto al 49% del 2019. Dietro questi numeri non c’è solo il richiamo magnetico della Torre, ma c’è un lavoro preciso dell’Amministrazione comunale, che ha messo a punto un vero cambio di paradigma. Fulcro di questa trasformazione è la Destination Management Organization (DMO), strumento di governance turistica partecipata nato nel maggio 2025 con la firma di un protocollo d’intesa tra il Comune di Pisa e tutti i principali stakeholder cittadini: Università di Pisa, Scuola Normale Superiore, Sant’Anna, Camera di Commercio, sistema museale, associazioni di categoria, operatori culturali ed economici. La DMO si configura come un tavolo permanente, coordinato dall’assessorato al turismo, con una struttura tecnica ope-
In the 18th century, Pisa was a must-see stop on the Grand Tour. Aristocrats and intellectuals from Northern Europe flocked to Italy not only to marvel at the Leaning Tower, but also to stroll along the Arno riverfront, visit the Camposanto, explore Romanesque churches and wander among medieval ruins.
Nowadays, Pisa is once again stepping into the international tourism stage with renewed ambition. Thanks to an integrated tourism strategy, the city in just a few years has reshaped both its positioning and its numbers.
The trend is clear: from 2022 to 2024, overnight stays rose from 1.6 million to over 2.18 million, while arrivals increased from 696,000 to nearly one million. And the growth shows no sign of slowing: in the first five months of 2025 alone, arrivals are up 6.6% and overnight stays 4.7%.
Behind these figures lies not only the enduring charme of the Tower, but also the determined work of the city administration, which has introduced a genuine paradigm shift.
At the heart of this transformation is the Destination Management Organization (DMO),
rativa incaricata di tradurre la visione strategica in azioni concrete: dall’integrazione degli itinerari alla creazione di una carta unica dei musei, dalla promozione coordinata fino alla programmazione di eventi. In sintesi, una cabina di regia che mette a sistema l’identità storica, le eccellenze scientifiche e culturali, l’accoglienza e la mobilità, per affrontare in modo competitivo il mercato turistico globale. Accanto alla governance, c’è la comunicazione; a guidare il posizionamento di Pisa come destinazione contemporanea e molteplice è la campagna “Where is the tower? Pisa is much more”, lanciata nel 2025 con un investimento mirato di 157 mila euro, in gran parte finanziato dal Ministero del Turismo. L’obiettivo è attrarre visitatori mostrando un’immagine di Pisa che vada oltre il cliché della foto sotto la Torre, che c’è ma resta sullo sfondo, come pretesto per innescare la scoperta di un “altro” patrimonio – quello diffuso, autentico, vissuto. Pisa sta dimostrando che anche una città fortemente identificata con un solo monumento può emanciparsi da quella “monocultura visiva”. Lavorando su qualità dell’accoglienza, contenuti, racconto. Come ai tempi del Grand Tour, chi arriva a Pisa torna a casa con molto più di una foto sotto la Torre.
a shared governance tool for tourism, established in May 2025 through a memorandum of understanding between the Municipality of Pisa and all the city’s key stakeholders: the University of Pisa, the Scuola Normale Superiore, Sant’Anna School, the Chamber of Commerce, the museum network, professional associations, and cultural and economic operators. The DMO serves as a permanent forum, coordinated by the Pisa Municipality’s Department for Tourism and supported by a technical team, turning strategic vision into practical measures: from weaving together itineraries to launching a single museum pass, from joint promotion campaigns to coordinated events.
In short, a steering hub that brings together Pisa’s historic identity, scientific and cultural excellence, hospitality, and mobility, positioning the city to compete effectively in the global tourism market.
In short, it is a control room that brings together historical identity, scientific and cultural excellence, hospitality and mobility in order to compete effectively in the global tourism market.
Eleonora Mancini
Vibrotech rivoluziona i processi produttivi e conquista i “colossi”
Vibrotech, Made of Italian Soul
Fondata nel 2005 nel cuore
della Toscana, Vibrotech nasce dall’intuizione e dalla visione tecnica di Giuseppe Trotta, esperto nella costruzione di macchine industriali. Grazie allo sviluppo di sistemi di automazione ha rivoluzionato i processi produttivi nei settori farmaceutico, cosmetico e alimentare e le sue soluzioni sono richieste da aziende internazionali perché garantiscono efficienza e continuità operativa delle linee di riempimento e confezionamento.
Trotta, potremmo dire che le soluzioni di Vibrotech accrescono la competitività delle aziende?
“Siamo parte fondamentale della filiera produttiva in molte industrie. I nostri sistemi, oggi presenti in linee produttive di tutto il mondo, automatizzano e semplificano il caricamento dei componenti, sostituendo operazioni manuali ripetitive e logoranti, con un impatto concreto sull’efficienza, sulla produttività della linea ma anche sulla sicurezza dei prodotti e degli operatori. La capacità di prototipazione e personalizzazione, unita alla versatilità delle nostre soluzioni, ci distingue dai competitor italiani e internazionali – tedeschi, spagnoli, americani – e ci permette di rispondere in modo efficace a una domanda sempre più diversificata da parte di grandi multinazionali. I nostri clienti operano in settori regolati e complessi come quello dei dispositivi medicali, della cosmesi, della cura della persona, degli integratori e dei prodotti alimentari”.
Una azienda giovane che in meno di vent’anni ha attirato l’interesse di un colosso come il Gruppo Marchesini.
“Dal 2017, il 40% delle nostre quote è stato acquisito dal Gruppo Marchesini, leader globale nelle linee di packaging farmaceutico e cosmetico: una partnership strategica che ha rafforzato la nostra solidità e visione internazionale. Il primo passo è stato la produzione di sistemi vibranti per l’orientamento di componenti, destinati alle linee di confezionamento automatiche e ai processi di assemblaggio, riempimento e tappatura. Oggi la nostra proposta spazia da sistemi vibranti circolari e lineari, a soluzioni centrifughe, gravitazionali e alveolari, fino ad alimentatori robotizzati e ibridi, che combinano tecnologie meccaniche o vibranti e robotiche per adattarsi alle specificità di ogni componente e di ogni linea produttiva”.
Verso quali obiettivi si muove oggi l’azienda?
“Vogliamo affermarci come uno dei principali player europei nel settore dei sistemi di alimentazione automatica, forti di una leadership già consolidata sul mercato italiano. Abbiamo chiuso il 2024 con un fatturato di circa 10 milioni di euro e guardiamo al futuro con ambizione. Investiamo con decisione in ricerca
e sviluppo, in particolare nell’intelli genza artificiale applicata al rico noscimento e all’orientamento di componenti da stato caotico: una tecnologia che rappresenta un vantaggio competitivo sia per noi che per i nostri clienti e che stiamo brevettando. L’eccellenza per noi non è solo un obiettivo, ma un metodo: in ogni ambito aziendale puntiamo a standard qualitativi elevati, ispirandoci ai modelli tedeschi e svizzeri, con cui spesso collaboriamo e ci confrontiamo”.
Mantenendo l’anima italiana del saper fare artigianale…
“Abbiamo trasformato un modello produttivo artigianale in una realtà industriale strutturata, senza mai perdere la flessibilità e l’attenzione al cliente. Il nostro servizio tecnico è operativo in tutto il mondo, sia da remoto che in presenza, con un’attenzione costante alla relazione con il cliente, dalla fase di prevendita all’assistenza post-installazione”.
Quali sono secondo lei i punti di forza di Vibrotech?
“Oggi contiamo più di 70 persone, migliaia di sistemi installati in tutto il mondo. Il futuro di Vibrotech è segnato dalla spinta all’innovazione e dalla volontà di espandere la nostra presenza internazionale, consolidando collaborazioni esistenti e aprendo nuovi mercati strategici. Tra i nostri punti di forza, che ci di-
stinguono, la capacità di ascoltare, adattarci e innovare, per offrire soluzioni su misura che rispondano alle sfide di un mondo produttivo in continua evoluzione. Il nostro claim, infatti, è ed è sempre stato ‘Arte ed evoluzione nei sistemi di orientamento’”.
Founded in 2005 in the heart of Tuscany, Vibrotech was born from the intuition and technical vision of its founder, Giuseppe Trotta, an expert in the design and construction of industrial machinery. From the outset, the company set a clear objective: to leverage automation as a driver of innovation in production processes, with a particular focus on the pharmaceutical, cosmetics, and food industries.
The company’s initial core business was the design and manufacture of vibrating systems for component orientation, serving automatic packaging lines and processes such as assembly, filling, and capping. From there, growth was steady. Over the years, Vibrotech expanded its portfolio to include mechanical unscramblers, highly flexible feeders, robotic cells and systems, and eventually tailor-made combined solutions. Today, the company can design fully customized machines, based on the client’s specific needs and products, while also offering a catalog of more than twenty standard models.
Since 2017, 40% of Vibrotech’s shares have been acquired by the Marchesini Group, a global leader in pharmaceutical and cosmetics packaging solutions. This strategic partnership has further strengthened the company’s financial stability and expanded its international reach.
Vibrotech systems are now installed in production lines worldwide, automating and optimizing component loading while replacing repetitive and physically demanding manual tasks. The result is a measurable increase in efficiency and reliability across manufacturing processes.
The company’s ambition is to establish itself as one of Europe’s leading players in the field of automated feeding systems, building on its already consolidated leadership in the Italian market.
The Business Leap
Il sistema universitario toscano è riconosciuto come un’eccellenza, ma la sua capacità di tradurre la ricerca in impresa e innovazione sul territorio rimane una sfida aperta.
La Toscana Nord-Ovest emerge come un’area con un notevole potenziale, evidenziando casi virtuosi e ampi margini di crescita nel trasferimento tecnologico e nella creazione di nuove realtà imprenditoriali. Secondo i dati di Infocamere, a metà luglio 2025, la Toscana conta 519 startup innovative, pari al 4,2% del totale nazionale. Di queste, circa un terzo è concentrato nelle province di Pisa, Lucca e Massa-Carrara con Pisa che ne ospita ben 91 sulle 173 presenti
nell’area, a testimonianza del rapporto sinergico tra l’Università di Pisa, le Scuole Superiori Sant’Anna e Normale, il CNR e l’IMT di Lucca. Il dinamismo locale si riflette anche nei dati sulla brevettazione europea. Nel 2023, le tre province hanno registrato 104 domande di brevetto europeo da imprese ed enti di ricerca. Complessivamente, queste tre province rappresentano quasi il 40% dei brevetti europei depositati in Toscana. La stessa Banca d’Italia di Firenze, nel suo rapporto di giugno 2025, ha sottolineato come il sistema universitario toscano mostri una propensione alla brevettazione superiore alla media italiana, un elemento che si riflette anche nella creazione di startup innovative. Nonostante questi numeri, la regione fatica a trasformare i brevetti e i progetti accademici in startup solide, scalabili e ad alto valore. Le startup universitarie, pur nascendo con regolarità, spesso rimangono di dimensioni contenute, con pochi dipendenti e ricavi limitati, incontrando difficoltà nel superare la fase iniziale di crescita. Secondo il rapporto, le startup innovative toscane, al secondo anno di attività, mostravano un fatturato medio di 132.000 euro, circa un quinto rispetto alle altre società di capitale nate nello stesso periodo. Sebbene la loro produzione presentasse una maggiore intensità di capitale, soprattutto immateriale, e i divari in termini di redditività, dimensioni e produttività si fossero azzerati entro il sesto anno di attività, la probabilità di permanenza sul mercato a otto anni dall’avvio era inferiore di 7,2 punti percentuali rispetto al gruppo di confronto.
L’analisi di queste dinamiche evidenzia alcune criticità. Tra queste, la carenza di capitale di rischio, la non sempre adeguata attrezzatura degli incubatori per supportare il “salto” delle imprese, e una cultura imprenditoriale degli startupper non ancora pienamente radicata. Il territorio della Toscana Nord-Ovest è fertile: l’Università di Pisa, insieme alla Scuola Superiore Sant’Anna, alla Scuola Normale Superiore e al CNR, così come l’IMT Alti Studi Lucca, formano migliaia di studenti ogni anno. Ciò che deve essere migliorato è una strategia più coesa e proattiva.
Questo lembo di Toscana possiede il talento, le idee e casi di successo per affermarsi come un polo di innovazione. La sfida consiste nel trasformare il know-how ac-
cademico in economia reale, valorizzando i brevetti, incubando startup resilienti e trattenendo i talenti formati sul territorio Solo attraverso un’integrazione profonda tra università e mondo imprenditoriale, le istituzioni accademiche potranno diventare, oltre che luoghi di formazione, veri e propri volani di sviluppo economico per l’intera Regione.
The Tuscan university system is a point of excellence, yet turning research into business and innovation remains a challenge. In the northwest of Tuscany – across Pisa, Lucca and Massa-Carrara – the potential is clear, with strong room of growth in technology transfer. By mid-July 2025, Tuscany counted 519 innovative startups, equal to 4.2% of the national total. A full third of them are clustered in Pisa, Lucca and Massa-Carrara, where the University of Pisa, Scuola Superiore Sant’Anna, the Scuola Normale Superiore, IMT and the CNR create fertile ground for new ideas. In 2023 alone, these three provinces filed 104 European patent applications – almost 40% of the regional total. The Bank of Italy has noted Tuscany’s appetite for patents, which often translates into new startups.
Despite this, Tuscany still struggles to translate patents and academic projects into solid, scalable businesses. University startups, although numerous, often remain small and generate limited revenues. By their second year of activity, their average turnover was €132,000 – about one-fifth that of other limited companies. While this gap tends to close within six years, their survival rate at the eight-year mark is still 7.2 percentage points lower.
Key weaknesses include a shortage of venture capital, underdeveloped incubators, and an entrepreneurial culture that is not yet fully embedded. Northwestern Tuscany – anchored by the University of Pisa, Sant’Anna School, the Scuola Normale, CNR, and IMT Alti Studi Lucca – trains thousands of students every year. What’s missing is a more cohesive and proactive strategy.
The real challenge is clear: to turn academic know-how into economic value. That means making better use of patents, nurturing resilient startups, and keeping talent from moving elsewhere.
Michela Poli*
Pharmaceutical Lab
Un modello vincente che garantisce la completa sostenibilità dell’infrastruttura, la crescita in termini di ricerca clinica e trasferimento tecnologico con un impatto concreto per la collettività. L’Officina Farmaceutica dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR è un’infrastruttura con caratteristiche di unicità nel panorama nazionale italiano essendo l’unica istituzione completamente pubblica autorizzata dall’AIFA alla produzione in conformità allo standard internazionale della Good Manufacturing Practice (GMP) di radiofarmaci a base di Fluoro-18, utilizzati per l’esame diagnostico PET (Positron Emission To-
mography). Il fluoro 18 è prodotto nella stessa infrastruttura grazie alla presenza di un ciclotrone. La forte attenzione alle prospettive di ricerca, la possibilità di coprire l’intero ciclo di vita del farmaco (dallo sviluppo agli studi clinici, fino al trasferimento tecnologico), l’adozione di modelli gestionali complessi, il rapporto consolidato con le aziende del settore rappresentano i punti di forza di questa infrastruttura. Di fatto, l’Officina Farmaceutica si pone a collegamento tra l’azienda farmaceutica e l’utilizzatore finale contribuendo a garantire, da un lato,
per i pazienti, equità di trattamento e accesso a percorsi diagnostici mirati e innovativi di medicina personalizzata e, dall’altro, per l’infrastruttura, la sostenibilità economico-finanziaria e organizzativa.
Il nostro modello ha favorito la creazione di reti di collaborazione con istituzioni pubbliche e private, che si sono concretizzate in progetti di sperimentazione clinica come, ad esempio, il trial clinico internazionale SAFER3 sponsorizzato dall’azienda farmaceutica Synektik focalizzato sull’uso di un nuovo radiofarmaco PET per la diagnostica delle malattie cardiovascolari. Lo studio SAFER3 coinvolgerà pazienti in diversi paesi UE e USA e Pisa avrà un ruolo chiave:
l’Officina Farmaceutica sarà infatti l’unico centro in Italia a produrre, secondo programma a partire dalla metà di settembre, il farmaco sperimentale per gli importanti ospedali italiani coinvolti nel trial.
La stretta e fattiva collaborazione con l’industria farmaceutica si è concretizzata anche con i trasferimenti tecnologici di nuovi radiofarmaci PET. Uno è il caso della Fluoroetiltirosina (Technology Transfer of O-(2-[18F] Fluoroethyl)-L-Tyrosine (IASOglio®) Radiopharmaceutical), un radiofarmaco utilizzato per la diagnosi e il follow-up di vari tipi di tumori cerebrali. Per questo radiofarmaco, la nostra Officina Farmaceutica è stata il primo centro in Italia
| innovazione
a essere autorizzato alla produzione secondo gli standard di qualità europei (nota stampa CNR) e presto inizierà la distribuzione sul territorio nazionale.
Questo importante risultato è nato all’interno del progetto europeo PNRR Ecosistema dell’Innovazione THE (nell’ambito del gruppo di lavoro WP8 dello Spoke 1 e della collaborazione con l’azienda Curium Pharma) e, grazie a un finanziamento specifico, altri centri produttivi Curium – come quelli dell’Istituto Europeo di Oncologia, di Roma Tor Vergata e di Udine – stanno adottando lo stesso processo per espandere la produzione sul territorio nazionale; il tutto sarà anche oggetto di discussione scientifica nell’ambito del congresso conclusivo del progetto, previsto per il 1° ottobre 2025. Per il futuro, il nostro sogno è l’implementazione di linee produttive di radiofarmaci GMP destinati non solo alla diagnostica ma anche alla terapia (teranostica). Un investimento in questa direzione garantirebbe al CNR e al territorio pisano un ruolo da protagonista nel panorama della ricerca italiana applicata alla clinica. Per trasformare il sogno in
realtà sono necessari solo piccoli investimenti infrastrutturali, e per questo sono sicura che ne riparleremo a breve.
Site Manager e Qualified Person
Officina Farmaceutica CNR -IFC
A successful model ensuring full infrastructure sustainability, growth in clinical research and technology transfer, with tangible benefits for society.
The “Officina Farmaceutica” of the Institute of Clinical Physiology (CNR) is a unique public facility in Italy, being the only fully public institution authorized by AIFA to produce Fluorine-18-based radiopharmaceuticals for PET (Positron Emission Tomography), following international GMP standards. The Fluorine-18 is produced on-site via a dedicated cyclotron. The lab stands out for its strong research focus, full drug lifecycle coverage – from development to clinical trials and tech transfer –and close ties with industry. It acts as a bridge between pharmaceutical companies and patients, ensuring both access to innovative personalized diagnostics and the infrastructure’s financial and operational sustainability. This model has enabled national and international collaborations, such as the SAFER3 clinical trial, sponsored by Synektik, testing a novel PET radiopharmaceutical for cardiovascular disease. The Pisa facility will be the only site in Italy to produce the experimental drug for the participating hospitals. Further impact comes from the tech transfer of O-(2-\[18F] Fluoroethyl)-L-Tyrosine (IASOglio®), a radiopharmaceutical for brain tumor diagnosis and follow-up. The lab was the first in Italy authorized to produce it under EU-GMP standards and will soon begin national distribution. This success stems from the EU-funded PNRR “THE Innovation Ecosystem” project (WP8, Spoke 1), in collaboration with Curium Pharma. Additional Curium centers (Milan, Rome Tor Vergata, Udine) are adopting the same process. Looking ahead, the vision is to implement GMP-compliant therapeutic radiopharmaceutical production (theranostics). With modest investment, the CNR and Pisa can lead Italy’s translational clinical research in this field.
La Toscana ha lasciato un segno distintivo all’Expo Universale di Osaka 2025 grazie al progetto “T‑POWER: Life Sciences Made in Tuscany, Innovating for Saving, Empowering, and Connecting Lives”, presentato nel Padiglione Italia il 17 e 18 luglio 2025.
Coordinato dall’Università di Firenze, il partenariato ha incluso il CNR di Pisa e Firenze, le Università di Pisa, Siena, e per Stranieri di Siena, la Scuola Normale Superiore e la Scuola Superiore Sant’Anna. Finanziato dal MUR, T-POWER ha rappresentato un “esempio di fruttuosa collaborazione tra Expo-Italia e il MUR, il Ministero dell’Università e della Ricerca, come ha commentato il commissario generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka, l’ambasciatore Mario Vattani intervenuto all’apertura dei lavori, facendo i “complimenti alla Toscana per come ha interpretato lo spazio” e “ai ricercatori presenti per il lavoro e per le ricerche portate a Osaka e per il messaggio forte di innovazione, e di interpretazione dei temi di Expo”.
T-POWER utilizza un approccio comunicativo multidisciplinare e un linguaggio pensato per il grande pubblico e trae spunto dall’Ecosistema Toscano per la Salute ( Tuscany Health Ecosystem , “THE”) – finanziato con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – che rappresenta nel panorama italiano un modello di cooperazione tra alta formazione, istituzioni scientifiche, imprese, sistema sanitario e comunità. Sono stati presenti progetti innovativi nel settore biomedicale in un contesto capace di unire ricerca, cultura, cura e salute. T-POWER ha portato all’Expo di Osaka dimostratori tecnologici, workshop, tavole rotonde e dibattiti tra ricercatori italiani e giapponesi sui principali temi della salute e del benessere, rappresentando le nostre competenze attorno a sfide centrali con l’attenzione all’aspetto sociale e al contesto artistico e culturale della Toscana.
Nel Padiglione Italia e sul grande schermo nello spazio antistante, T-POWER con l’Università di Firenze ha curato una installazione video permanente che racconta il modello toscano per affrontare le sfide della salute in coerenza con i temi dell’Expo – Saving, Empowering, Connecting Lives – integrando arte, territorio e innovazione. L’Università di Pisa, in collaborazione con la Scuola S. Anna
e l’Università di Siena, ha coordinato l’allestimento di un’area interattiva con prototipi di alta tecnologia dedicati alla robotica assistiva e alla medicina personalizzata, oltre a un’esperienza in realtà aumentata di guida per interventi chirurgici. Il CNR, in collaborazione con la Scuola Normale Superiore e l’Università per Stranieri di Siena, ha organizzato workshop e tavole rotonde su oncologia e radioterapie avanzate, in particolare sulle prospettive della innovativa radioterapia FLA-
SH, e sulle neuroscienze, sull’Active Aging, sulla medicina di precisione, oltre a momenti di dialogo scientifico tra Italia e Giappone sulla cura e il benessere. La partecipazione di Pisa e della Toscana all’Expo di Osaka 2025, con T-POWER è stata un esempio emblematico di comunicazione scientifica integrata, dove ricerca, arte, salute e territorio si sono mescolate in un racconto potente alimentato dallo spirito di forte collaborazione tra Italia e Giappone, con la volontà di superare confini accademici e promuovere un modello di innovazione che disegna la società del futuro. Per una panoramica video dell’evento consulta www.cnrweb.tv/cnr-protagonista-aexpo-con-t-power
CNR of Pisa and Florence, the Universities of Pisa, Siena, and Siena for Foreigners, the Scuola Normale Superiore, and Scuola Superiore Sant’Anna. Italy’s Commissioner General, Ambassador Mario Vattani, praised Tuscany for its creative interpretation of the Expo’s themes and for delivering a strong message of innovation.
T-POWER draws inspiration from the Tuscany Health Ecosystem (THE), supported by Italy’s National Recovery and Resilience Plan (PNRR), which integrates higher education, research institutions, enterprises, healthcare systems, and communities. At Osaka, the project featured technology demonstrators, workshops, roundtables, and Italian-Japanese dialogues on health and wellbeing, highlighting biomedical innovations within a cultural and artistic framework
The University of Florence curated a permanent video installation linking health challenges with Tuscany’s identity of art, territory, and innovation. The University of Pisa, with Sant’Anna and Siena, presented high-tech prototypes in assistive robotics, personalized medicine, and augmented reality.
CNR, together with the Scuola Normale and the University for Foreigners of Siena, organized debates on oncology, advanced radiotherapy – including FLASH radiotherapy — neuroscience, precision medicine, and active aging, fostering exchange between Italian and Japanese researchers.
At Expo 2025 Osaka, Tuscany showcased its excellence in health research and innovation with the project “T-POWER: Life Sciences Made in Tuscany, Innovating for Saving, Empowering, and Connecting Lives”, presented in the Italian Pavilion on July 17-18. Coordinated by the University of Florence and funded by the Italian Ministry of University and Research (MUR), the initiative brought together a strong partnership including the
T-POWER’s presence at Expo Osaka 2025 stood as a compelling model of integrated science communication, where research, art, and health merged into a powerful narrative. It exemplified Tuscany’s ability to transcend academic boundaries, promote innovation for the wider public, and shape a vision of the society of the future. See also https://www.cnrweb.tv/cnr-protagonista-a-expo-con-t-power/ for a video coverage of the event.
Next generation
A Pisa nasce un nuovo polo d’eccellenza per la ricerca biomedica, frutto della collaborazione strategica tra l’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IFC‑CNR) e l’Università di Pisa. Il laboratorio congiunto, realizzato nell’ambito dei due progetti nazionali
SEELIFE – Strengthening the Italian
Infrastructure of Euro-BioImaging e Tuscany Health Ecosystem (THE), finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), segna un passo decisivo nello sviluppo di tecnologie avanzate per l’imaging molecolare e la medicina personalizzata
L’infrastruttura si inserisce nella rete europea Euro-BioImaging, offrendo alla comunità scientifica strumentazioni di ultima generazione per lo studio e lo sviluppo di nuove entità chimiche, radiofarmaci e traccianti innovativi. Grazie a sistemi di imaging ad alta risoluzione spaziale e funzionale, il laboratorio consentirà di analizzare i processi biologici in vivo, dalla fase preclinica alla ricerca traslazionale, accelerando il passaggio delle scoperte dal banco di laboratorio al letto del paziente.
La collaborazione tra CNR e Università di Pisa garantisce un ambiente scientifico integrato, in cui competenze in radiochimica, fisica medica, biologia molecolare e medicina nucleare convergono per affrontare le sfide della diagnosi precoce e delle terapie mirate. Questa sinergia favorirà lo sviluppo di nuovi protocolli sperimentali, l’ottimizzazione delle tecniche di imaging e la progettazione di radiofarmaci più selettivi ed efficaci.
Oltre alla ricerca, il laboratorio sarà un punto di riferimento per la formazione avanzata di ricercatori, tecnologi e clinici, grazie a programmi didattici e di addestramento pratico che valorizzeranno l’uso delle tecnologie più innovative. La possibilità di lavorare in rete con altri centri italiani ed europei offrirà ai giovani scienziati opportunità di crescita e scambio internazionale. Con il laboratorio congiunto di Pisa, l’Italia rafforza la capacità di contribuire in modo competitivo alla ricerca globale nel campo dell’imaging molecolare e della medicina personalizzata, ponendo le basi per nuove applicazioni cliniche e per una sanità sempre più mirata ed efficace
*Responsabile Scientifico UniPi Laboratorio See-Life, Università di Pisa; **Responsabile Scientifico UniPi Laboratorio See-Life, CNR-IFC; ***Presidente dell'Area di Ricerca di Pisa e Direttore di CNR-IFC
A new centre of excellence in biomedical research has been established in Pisa, thanks to the strategic partnership between the Institute of Clinical Physiology of the National Research Council of Italy (IFC-CNR) and the University of Pisa. The joint laboratory, developed within the national project SEELIFE – Strengthening the Italian Infrastructure of Euro-BioImaging and funded by Italy’s National Recovery and Resilience Plan (PNRR), marks a major step forward in the development of advanced molecular imaging technologies and personalised medicine
As part of the Euro-BioImaging network, the facility provides state-of-the-art equipment for the study and development of new chemical entities, radiopharmaceuticals, and innovative tracers. High-resolution imaging systems will allow in vivo analysis of biological processes, from preclinical studies to translational research, accelerating the
transfer of scientific discoveries from the lab to the clinic.
By combining expertise in radiochemistry, medical physics, molecular biology, and nuclear medicine, CNR and the University of Pisa create an integrated scientific environment to address the challenges of early diagnosis and targeted therapies. The laboratory will also serve as a training hub for researchers, technologists, and clinicians, offering advanced educational programmes and hands-on experience with cutting-edge technologies.
With this new joint facility, Italy strengthens its contribution to global research in molecular imaging and personalised medicine, paving the way for new clinical applications and more effective healthcare solutions.
Corinne Bonnet*
Il monumentale progetto della Scuola Normale Superiore per mappare i nomi delle divinità nel mondo antico
A World Full of Gods
Lettori appassionati dell’Iliade e dell’Odissea, amanti dell’universo fantastico della mitologia, spettatori commossi del destino tragico di Edipo o di Medea, percepiamo le religioni antiche come familiari, parte di un nostro patrimonio culturale. Eppure, l’idea che ne abbiamo è spesso distorta, approssimativa, influenzata da preconcetti. E se provassimo a rimettere Greci e Romani a distanza per tentare di capire come concepivano i loro dèi, come se si trattasse di una cultura lontana, estranea, persino esotica, come fanno gli antropologi in Amazzonia? Un esperimento come questo richiede
di affrancarci dal modo odierno di pensare la religione: fondata su un canone di libri (Bibbia, Torah, Corano), di dogmi e una fede esclusiva in un dio unico, quindi monoteista, gestita da una struttura gerarchica, a vocazione universale.
Al contrario, nell’antichità, ogni città, federazione, regno onorava determinate divinità: Zeus, Artemide, Apollo o Dioniso, certo, ma anche altre specifiche di un luogo. Per lo più si poteva accogliere divinità straniere, come Iside l’Egizia e Mithra il Persiano. Erano quindi sistemi aperti, flessibili, volti a soddisfare i bisogni delle comunità: costituivano risorse per gli umani, giacché potevano guarire, salvare, proteggere, nutrire, diffondere giustizia, prosperità, benessere, pace, ma anche punire, colpire, affamare se non erano onorate in modo adeguato.
Pertanto il mondo, per dirlo con Talete di Mileto, filosofo, matematico e astronomo del VI secolo a.C., è “pieno di dèi”. Innumerevoli entità sovrumane risiedevano nell’Olimpo e si manifestavano nel mondo: nei santuari costruiti per interagire con loro, nelle case, sull’agorà, sull’acropoli, ma anche nei porti, sulle mura, agli incroci, ai confini, e ancora negli alberi, nei fiumi, sotto terra, in mezzo alle stelle, ovunque! Su di loro circolavano tanti racconti, anche contraddittori – i miti – ai quali non si doveva “credere”, ma che esploravano la complessità del mondo e della condizione umana. Il Minotauro parla della parte di animalità che si cela nell’uomo, Prometeo rimanda al confine fra dèi e uomini... Queste storie proponevano un quadro culturale, norme comportamentali e sondavano le logiche dell’azione degli dèi. Nessuna verità definitiva, ma domande e risposte sul filo del rasoio, incerte, provvisorie, interlocutorie. Esiodo, un contemporaneo di Omero, pretende che, al servizio di Zeus, ben 30.000 “ispettori” divini si aggirassero sulla terra per sorvegliare il comportamento degli uomini. Si tratta di un’esagerazione? Dal progetto europeo di ricerca sui nomi delle divinità del mondo greco e semitico dal 1000 a.C. al 400 d.C. che compaiono in decine di migliaia di iscrizioni – progetto MAP (Mapping Ancient Polytheisms), da me diretto prima di insegnare a Pisa – sono emersi più di 26.000 appellativi di divinità, sole o in gruppo, qualificate con quasi 5.000 epiteti: una incredibile fucina creativa, parti-
colarmente sensibile ai contesti spazio-temporali. Per visualizzare questi dati, è pronto un Atlante Digitale dei nomi divini nel Mediterraneo antico, che verrà presentato al pubblico pisano alla Bright Night europea. Grazie a sofisticate metodologie di Digital Humanities, i nomi divini sono visualizzati sotto forma di mappe personalizzate e di storymaps, che raccontano il mondo divino nello spazio. L’ecosistema pisano è particolarmente favorevole a questi studi: oltre alle ricerche condotte alla Normale, il Laboratorio di Antropologia del Mondo Antico (LAMA) dell’Università di Pisa conserva i preziosi archivi di Louis Gernet e Jean-Pierre Vernant. Se il mondo è pieno di dèi, quest’area è particolarmente ospitale per loro.
Preside della Classe di Lettere e Filosofia della Scuola Normale Superiore
Today, our idea of ancient religions is often distorted, approximate, shaped by preconceptions. We tend to imagine them as based on a fixed canon of sacred books (the Bible, Torah, or Qur’an), on dogmas, and on exclusive faith in a single god – monotheistic, hierarchical, and universal.
On the other hand, in ancient times, each city, federation, or kingdom worshipped its own set of gods: Zeus, Artemis, Apollo, or Dionysus, of course, but also many other deities tied to a specific place. Foreign gods were often welcomed as well, such as Isis from Egypt or Mithras from Persia. These were open, flexible systems, designed to meet the needs of communities
The gods were seen as resources for human beings: they could heal, save, protect, feed, bring justice, prosperity, well-being, and peace – but also punish, strike, or starve those who failed to honor them properly.
As Thales of Miletus, the philosopher, mathematician, and astronomer of the 6th century BCE, famously said, the world is “full of gods”.
From the European research project Mapping Ancient Polytheisms – which I directed before taking up my position in Pisa – more than 26,000 names of deities have emerged from tens of
thousands of inscriptions dating from 1000 BCE to 400 CE, across the Greek and Semitic worlds. Alongside these names, nearly 5,000 epithets were used to qualify the gods – an astonishing display of creativity, highly responsive to space and time. To bring this wealth of data to life, a Digital Atlas of Divine Names in the Ancient Mediterranean has now been created, and will be presented to the public in Pisa during the European Bright Night.
Ricerca, imprenditorialità, talenti.
Ecco le parole chiave di Converging Skills, appuntamento annuale dell’Università di Pisa per promuovere sul territorio un ecosistema etico e sostenibile che valorizzi la conoscenza e stimoli l’innovazione.
A promuovere l’iniziativa è Corrado Priami, ordinario del Dipartimento di Informatica e prorettore per la valorizzazione della conoscenza.
Professor Priami, quale è il bilancio delle prime tre edizioni?
“Estremamente positivo perché abbiamo avviato un cambiamento culturale necessario a favorire l’innovazione. Università, aziende e capitali da soli non bastano. Con Converging Skills vogliamo favorire la commistione di questi tre mondi che faticano a dialogare”.
Anticipazioni per il prossimo anno?
“Quest’anno abbiamo sperimentato un format più interattivo e una sessione, Start Pitch, dedicata alla presentazione di idee imprenditoriali da parte di giovani provenienti da tutta Italia. Interattività e giovani saranno ancora
Tre “mondi” in dialogo con il progetto innovativo Unione Industriale Pisana/UniPi
più al centro della prossima edizione assieme a una maggiore visione internazionale, già aperta quest’anno con la collaborazione con il Consolato Generale USA a Firenze che ha contribuito a inserirci in una rete molto utile ai nostri giovani talenti”.
Il ruolo dell’Unione Industriale in un percorso come quello promosso da Converging Skills?
“Occorre un cambio culturale in tutti gli attori dell’innovazione incluse le imprese. Non si innova a costo zero e senza partecipazione attiva nei processi di evoluzione tecnologica. Le nostre imprese, con alcune eccezioni, sono molto conservatrici e orientate meramente
al bilancio annuale anziché alla prospettiva di medio periodo. Auspico un loro coinvolgimento in questi processi, perciò anche una partecipazione costruttiva a Converging Skills”.
La ricetta per rendere attrattivo il territorio?
“I driver per creare un polo dell’innovazione sono tre: visione, densità di talenti e di cervelli e infrastrutture efficaci ed efficienti. A Pisa abbiamo sicuramente la densità di talenti, siamo secondi in Europa dopo Oxford, e stiamo cominciando a costruire la visione grazie anche al cambiamento culturale avviato da Converging Skills. Ci mancano sicuramente le infrastrutture. Un esempio su tutti: l’Aeroporto di Pisa ha eliminato tutti i voli verso gli hub
europei, che poi consentono di raggiungere qualunque parte del mondo, a favore di un aumento dei passeggeri dei voli low cost. Una scelta dettata dal bilancio della società di gestione, che però pagheremo sempre più. La componente pubblica e locale della società di gestione non dovrebbe stare a guardare”.
“I casi più importanti sono quelli che non ti aspetti, quelli nascono da una conversazione informale o da un’intuizione condivisa tra persone che fino a un attimo prima non si conoscevano. Questo è accaduto più volte durante Converging Skills, dove team nati in contesti accademici hanno attirato l’interesse di investitori internazionali o sono entrati in contatto con realtà industriali interessate ad accompagnarli nello sviluppo. Questo è lo scopo di Converging Skills: avvicinare visioni e persone provenienti da contesti diversi per migliorare il nostro futuro con un reale impatto sulla società”.
ating bridges between academia, business, and human capital. Three worlds that often remain apart, but which must learn to engage and collaborate if true innovation is to emerge.
Converging Skills is the University of Pisa’s annual event designed to foster an ethical, sustainable, and innovation-driven ecosystem, where research, entrepreneurship, and talent development are the cornerstones of a deep cultural shift. The event was created by Corrado Priami, professor of Computer Science and Pro-Rector for Knowledge Valorization, the initiative has already delivered tangible results, cre-
The latest edition introduced a fresh, interactive format and the Start Pitch session, where young innovators from across Italy pitched original business ideas. Interactivity, youth leadership, and an international mindset – already strengthened through a partnership with the U.S. Consulate in Florence – will be even more central in future editions.
Priami stresses that the business world itself must evolve, moving away from purely conservative approaches and adopting a medium-to-long-term vision. To make the region attractive, he argues, requires vision, efficient infrastructure, and a critical mass of talent. Pisa, which ranks second only to Oxford in Europe for concentration of talents, now needs to invest in infrastructure – starting with restoring its airport’s connections to international hubs.
Converging Skills has already shown its generative power: ideas born from simple encounters have grown into projects backed by investors and industry, confirming the value of a platform designed to bring different worlds closer together and create real impact on society.
In una delle città più giovani e sperimentali d’Italia, il centenario
Teatro Verdi di Pisa apre l’autunno con nuovo spirito e nuove ambizioni espresse nella prima stagione lirica disegnata dal celebrato compositore Marco Tutino.
Già dall’apertura del 31 ottobre si delinea subito il nuovo slancio del Verdi grazie a una nuova produzione del Macbeth verdiano firmata dal regista e librettista Fabio Ceresa, già collaboratore di artisti come Ronconi, Nekrosius, dello stesso Tutino e animatore di festival sfidanti come quello della Valle d’Itria o dell’irlandese Wexford. Sul podio della ORT Giuseppe Finzi, allievo di Muti in Scala e poi per lungo tempo direttore principale della San Francisco Opera. Nel ruolo del titolo il solido Franco Vassallo e al suo fianco Vittoria Yeo.
Dal 26 novembre si avrà una prima incursione nelle nuove frontiere del teatro d’opera con un dittico cameristico di assoluta originalità grazie al rarissimo Le Bal Masqué di Poulenc, protagonista il baritono Giacomo Medici, e alla prima esecuzione assoluta de
Per la Stagione d’Opera ’25/’26 la Fondazione Teatro di Pisa ha ripreso una delle più nobili tradizioni della storia teatrale, quella cioè dei manifesti d’autore, e ha commissionato all’artista Francesco Barbieri l’opera Manifesto, una tela di 200x150 cm realizzata in tecnica mista (acrilico, idropittura, serigrafia, collage, spray).
La Torre: libretto elaborato da Vincenzo de Vivo, nome apicale della cultura musicale italiana, su soggetto del pisano Marco Malvaldi. Una nuova commissione nata su impulso del Comitato per gli 850 anni del Campanile con il contributo dell’Opera della Primaziale Pisana, della Fondazione Pisa e del Comune di Pisa, per la regia di Stefania Panighini.
In buca l’ensemble Sentieri Selvaggi, autorità riconosciuta nel repertorio contemporaneo, con la bacchetta del loro membro fondatore Carlo Boccadoro. Il cast giovanissimo nasce in collaborazione con la Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna per un palco in linea con la vocazione formativa di Pisa e il potenziale pubblico universitario che anima la città.
A gennaio con la Carmen di Bizet, nei 150 anni dalla sua prima esecuzione, prima assoluta sul podio pisano per Beatrice Venezi alla guida dell’Orchestra Sinfonica Fiorentina con la regia e le scene di Filippo Tonon, esperto frequentatore del titolo. Il cast è impreziosito da Laura Verrecchia, una delle voci più stimate e ricercate delle giovani generazioni, con l’Escamillo del fiorentino Devid Cecconi, già affermato sui migliori palchi d’Europa, dalla Scala alla Bayerische Staatsoper.
A febbraio con il raro titolo di Britten The Turn of the Screw nella nuova produzione del Verdi a firma del regista star Davide Livermore, si torna nel cuore delle nuove sperimentazioni grazie a una produzione che non solo indaga un’opera apicale di Britten, ma lo fa guardandola dall’inedita prospettiva produttiva della prosa, in un dialogo continuo tra i due mondi, grazie anche alla ripresa del progetto originale di Livermore da parte del noto attore e drammaturgo Giancarlo Judica Cordiglia. In buca Ensemble Orchestra Corelli e sul podio il giovane direttore Francesco Cilluffo, in costante ascesa da Londra a Vienna e ormai tra le nuove leve più stimate dei nostri giorni. Il solido soprano messicano Karen Gardeazabal sarà la celebre istitutrice tratteggiata dal romanziere Henry James, mentre Valentino Buzza interpreterà il ruolo di Quint.
A marzo ’26 la stagione d’opera si chiude con L’Elisir d’Amore di Donizetti per la regia
di Andrea Chiodi e, sul podio dell’Orchestra Roma Tre, al suo debutto a Pisa Massimiliano Caldi. Il giovane soprano Greta Doveri sarà Adina, mentre Nemorino avrà la fresca voce di Valentino Buzza.
In one of Italy’s youngest and most experimental cities, Pisa’s century-old Teatro Verdi opens the autumn season with fresh energy and renewed ambitions, unveiled in the first opera program curated by acclaimed composer Marco Tutino. From the very start – on October 31 – the theater sets the tone with a bold new production of Verdi’s Macbeth, directed by stage director and librettist Fabio Ceresa.
On November 26, the program ventures into new frontiers of opera with an original chamber diptych, highlighted by the rarely performed Le Bal Masqué by Poulenc, featuring baritone Giacomo Medici.
January brings Bizet’s Carmen, marking 150 years since its premiere, with Beatrice Venezi making her debut on the Pisa podium, conducting the Orchestra Sinfonica Fiorentina
The production, directed and designed by Filippo Tonon – an experienced interpreter of this work – promises to be a highlight of the season.
In February, the Teatro Verdi returns to the core of experimentation with Britten’s seldom-staged The Turn of the Screw. This new production, led by star director Davide Livermore, not only explores one of Britten’s masterpieces but does so through the lens of spoken theater, creating a continuous dialogue between the two worlds. The project also revives Livermore’s original concept, now revisited by acclaimed actor and playwright Giancarlo Judica Cordiglia.
The season will close in March 2026 with Donizetti’s L’Elisir d’Amore, directed by Andrea Chiodi and conducted by Massimiliano Caldi – making his Pisa debut with the Orchestra Roma Tre. The cast features rising soprano Greta Doveri as Adina and the fresh voice of Valentino Buzza as Nemorino.
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