Antonio Tosi : Abitare, insediarsi: una integrazione possibile.

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Partners: Città di Bolzano, Assessorato alle politiche sociali e alle pari opportunità, Assessorato all’urbanistica, Fondazione Michelucci. Il progetto “La città accogliente” è nato nel 2003 dall’esigenza dell’Amministrazione comunale di mettere in atto politiche più organiche per affrontare i problemi abitativi di sinti e rom: l’obiettivo è il superamento dei “campi”, la prospettiva è la realizzazione di un sistema plurale di risposte che risponda alle differenti esigenze delle popolazioni rom e sinte. Il progetto Il lavoro è stato sviluppato da un gruppo di ricerca, coordinato dalla Fondazione Michelucci di Firenze e composto da sociologi, urbanisti, architetti ed esperti interculturali, che hanno lavorato in stretta relazione con gli uffici dei diversi enti e assessorati dell'Amministrazione comunale. A partire da un’accurata ricerca sui bisogni abitativi e le aspettative delle famiglie di sinti e rom, sull’esperienza dei campi nomadi, sui percorsi di inserimento nell’edilizia pubblica, sui percorsi di inclusione in corso, il gruppo di lavoro ha identificato le linee per un progetto di “residenzialità sostenibile”, diversificato per le due popolazioni: per i rom il progressivo inserimento in alloggi sociali, risultato per loro non solo plausibile ma anche auspicabile; per i sinti, avendo l’indagine confermato per molti una sorta di intolleranza psicologica all’alloggio convenzionale, un piccolo numero di microaree a misura di clan familiare, con concrete possibilità di autogestione responsabilizzata. L’indagine conoscitiva I sinti vivevano in parte (123 persone, 37 famiglie nucleari raggruppabili in 7 famiglie allargate) in un campo sosta. Per un’altra parte (176 persone, 35 nuclei familiari) in alloggi di edilizia popolare. La ricerca indicava che questa seconda sistemazione poteva comportare per i sinti diversi problemi a causa di modi di abitare poco compatibile con le rigidità dell’edilizia pubblica: ad es. per la necessità di disporre di un'area per parcheggiare la roulotte, di poter ospitare i parenti in visita ecc. Sul territorio comunale sono stati censiti 50 nuclei familiari (250 persone) appartenenti a diversi gruppi rom provenienti dalla ex Jugoslavia. 27 nuclei abitavano in un “campo” realizzato dal Comune nel 1996 nei pressi di Castel Firmiano. 23 nuclei abitavano in alloggi convenzionali. Lo stile di vita sedentario al quale i rom sono legati li portava a desiderare questa sistemazione, ma la scarsità di alloggi e l’alto costo degli affitti rendeva difficile il raggiungimento di questo obiettivo. All’epoca dell’indagine tutte le famiglie del campo erano iscritte nelle graduatorie degli alloggi di edilizia pubblica. Indicazioni per il superamento dei campi sosta A partire da questo quadro conoscitivo è stato approntato un “piano di indirizzi” per una politica insediativa e di inserimento. Il piano prevedeva un sistema di risposte plurali, che coniugasse le differenti opzioni espresse dalle famiglia sinti e rom, le valutazioni urbanistiche e gli indirizzi sociali espressi dai diversi Assessorati, le risorse disponibili sul territorio, sia pubbliche che facenti capo alle realtà del Terzo settore. Negli indirizzi proposti si delineavano alcune ipotesi di carattere sociale, urbanistico e progettuale che hanno dato luogo ad una articolata serie di proposte. Alloggi convenzionali dell’edilizia residenziale pubblica. Per le famiglie sinte, se da un lato la sistemazione in alloggi dell’edilizia economica popolare rispondeva positivamente ai bisogni di carattere abitativo, dall’altro in molti casi questa soluzione era vissuta con sofferenza, soprattutto per la separazione che poteva comportare nella famiglia estesa e nello stesso nucleo familiare ristretto. Talvolta i tagli di alloggio risultavano insoddisfacenti rispetto alle dimensioni del nucleo oppure non risultava gradita la collocazione urbana del quartiere. Per le famiglie rom, l’aspirazione era quella di lasciare al più presto il campo per una 16


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