Annuario 2009-2010

Page 17

8DBJC>86O>DC:/ EGDBDO>DC: : H:CH>7>A>OO6O>DC:

…ho sempre pensato al teatro come un’attività grazie alla quale metti in gioco tutto te stesso in quanto fare teatro richiede elevata capacità relazionale e di capire l’altro al punto di saper assumere i panni di qualcuno che non sei tu. … percepire il profumo dell’attesa, dell’adrenalina, della paura più costruttiva che esista, quella di sbagliare, ma che spinge a dare il meglio …ma questo non è solo uno spettacolo bellissimo per me attore di parte, lo è anche per i messaggi che manda, per la cura con cui è stato realizzato, per l’impegno che noi, umili figuranti, che diamo timidamente voce alle parole inchiostratre sulla carte di un grande come Italo Calvino, e per il suo significato che il Servizio Civile ci ha fatto comprendere: collaborazione, entusiasmo, dedizione e sacrificio sono le parole chiave per vincere qualsiasi barriera e raggiungere ogni obbiettivo.

;did Y^ <^VXdbd 7^VcX]^

“invisibili” sono le metafore delle nostre comunità e del nostro comportamento individuale che si rispecchia nel collettivo; perché le città scrivono storie crudeli come crudele può essere l’uomo; perché nelle città si riflettono le nostre ansie, i nostri problemi, i nostri mutismi o le nostre urla... È stato uno spettacolo affascinante, quello andato in scena a fine marzo a Trento, in un Teatro Sociale esaurito in ogni ordine di posti. È stata sì la bravura dei sedici giovani attori ad imporsi con scene di danza, di mimo e di giocoleria presentati ad un livello professionistico; è stata sì la mano del regista che ha saputo guidare con esperienza e delicatezza queste giovani leve del teatro per portarle un poco alla volta ad esprimere sé stessi, più che i personaggi interpretati; è stato sì il testo di Calvino, bellissimo e coinvolgente, ad affascinare gli spettatori... ma è stata soprattutto la gioventù ad imporre il proprio entusiasmo, la propria voglia di cambiare registro, di dare anima al cemento e creatività all’acciaio. Sono stati loro a danzare le mille corde delle loro utopie per creare alla fin fine la “loro” città, la Città ideale in cui ci si parla, ci si sorride, si cammina tutti nella medesima direzione, ci si aiuta e ci si confronta... È stato indubbiamente un lungo lavoro, quello fatto dai giovani del Servizio Civile, un lavoro che senz’altro li ha aiutati a crescere ed è bello che all’origine di ciò ci sia un “vecchio” testo letterario che però mantiene ancor oggi intatto il suo valore. «Il teatro è qualcosa che non si ferma mai - hanno detto i giovani attori - e ci dà soddisfazione poter pensare che non lo facciamo solo per noi stessi e che darà un’emozione, una sensazione a tutti quelli che vorranno condividere. Le città che ci abitano, le città dentro di noi, quelle che siamo, quelle che diventiamo, quelle che non siamo più, quelle perfette a cui tendiamo e quelle infernali da cui fuggiamo... Sentieri di un labirinto in cui vivere i nostri segreti, le metamorfosi e le nostre leggerezze; in cui accorgerci che l’inferno dell’indifferenza e delle abitudini ha una geometria chimica che ci fa specchiare e ci chiede una scelta». Al termine, gli applausi si sono sprecati ed effettivamente gli spettatori hanno vissuto sulla propria pelle l’esperienza del coinvolgimento totale: lì, sul palco del Sociale, si stava parlando proprio della “nostra” città, di quella in cui noi bene o male viviamo ogni giorno, con la voglia di migliorarla, di farla più bella e diversa.

&,


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.