Speciale Bambini 20 MARZO 2014 • A CURA DI SPM PUBBLICITÀ • Supplemento al numero odierno de La Provincia
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Il bambinese in pillole I bimbi imparano a parlare fin da quando sono nella pancia della mamma a I bimbi, già nel grembo materno, mettono le basi di quella che sarà la loro vita futura. Da quel "nascondiglio" privilegiato, infatti, ascoltano cosa accade fuori e comincia a strutturarsi nella loro mente il concetto di linguaggio. Quando un bimbo vede la luce, conosce già il mondo molto di più di quanto si possa pensare. Certo, la capacità di esprimersi viene dopo, molto dopo. La prima forma di espressione orale è il bambinese, un linguaggio internazionale comune a tutti i bambini del mondo che non è fatto di parole ma di vocalizzazioni e mimiche. C'è chi sostiene che il bambinese abbia persino dialetti, come il «neonatese» e il «lattantese». Di fatti, la ripetizione di sillabe e dei cosiddetti «versetti» segue una regola uguale per tutti. Il caso non c'entra, quando un bambino vocalizza sta facendo dei veri e propri discorsi di senso strutturale compiuto. I genitori possono aiutare i bambini a esprimersi in bambinese, ripetendo gli stessi suoni e incoraggiando il bimbo a continuare a parlare. E' utile anche battere le mani quando il bimbo dice qualche sillaba nuova, perché così aumenta la fiducia in se stesso e la voglia di continuare a sperimentare. Per un bimbo, imparare a esprimersi significa soprattutto associare un significato a un significante. Questo complicato processo inizia decifrando la mimica facciale di mamma e papà. Le espressioni del viso comunicano gioia, rabbia, stanchezza, complicità, allegria, simpatia e fastidio. Il bambino, già da piccolissimo, riesce a decodificare i volti e capire se va tutto bene, oppure se ci sono problemi. Il sorriso di mamma e papà, in bambinese, vuol dire: «tranquillo, sono qui vicino a te». Un mes-
Quando il logopedista può aiutare
Già da piccolissimo il bambino riconosce i volti
saggio a cui il bambino risponde fidandosi e predisponendosi al sonno o alla pappa più serenamente. Diverso è imitare gli errori linguistici dei bambini quando parlano senza riuscire a dire le parole o inciampando nelle lettere. In quel caso, la cosa migliore da fare per un adulto è dire la parola corretta, trattenendosi dal copia-
re le storpiature dei bimbi. E' divertente è buffo ripetere le parole così come le pronunciano i bambini. Ma non è educativo, perché il bambino ha bisogno di sentire suoni giusti per poterli imitare. Poi, si sa, in famiglia tutto è concesso se serve a strappare un sorriso e ad avere qualche ricordo felice in più dell'infanzia dei propri figli.
a Quali sono le tappe di evoluzione del linguaggio nel bambino? Quando i genitori devono allarmarsi? La fase pre-linguistica - caratterizzata da vocalizzi più o meno modulati - dura dal secondo al sesto mese di vita. A seguire compaiono i balbettii. Le parole incominciano a essere pronunciate verso il primo anno di vita. Tra uno e due anni il bambino non pronuncia frasi, ma dice parole che riassumono il senso della frase. Il tipico esempio è baubau, per dire c'è un cane. A tre anni, un bimbo di solito è in grado di comunicare con vere e proprie frasi. Ma ogni bambino ha i suoi tempi: alcuni imparano ad esprimersi molto velocemente, altri invece sono più pigri e a tre anni sono ancora molto indietro. Non c'è una vera e propria regola, ma è giusto che un genitore - se preoccupato - si rivolga a uno specialista per capire se va tutto bene, o se occorre intervenire in qualche modo. Oggi, rispetto al passato, c'è molta attenzione verso i disturbi evolutivi del linguaggio, ovvero il ritardo o la distorsione delle tappe di acquisizione del linguaggio. Consultare un logopedista può costituire un valido aiuto. Ci sono logopedisti specializzati nei problemi dell'infanzia, capaci di interagire con il bambino in modalità giocosa, favorendo la relazione e quindi l'apprendimento. I disturbi del linguaggio possono anche avere una radice psicologica. Ci sono casi, per esempio, il cui bambino ha paura di parlare e ha bisogno di qualcuno che lo aiuti “a rompere il ghiaccio”. Poi, potrete esserne certi, non si fermerà più. Perché non c'è avventura umana più affascinante di quella del linguaggio.